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L’utilizzo delle autostrade del mare in Italia è più conveniente del trasporto tutto-strada. E’ questa, in sintesi, la conclusione di uno studio, relativo ai collegamenti tra la Penisola italiana e la Sicilia, condotto all’Università di Pisa da un gruppo di ricercatori del dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale e del Polo universitario Sistemi Logistici di Livorno, composto dai professori Marino Lupi e Antonio Pratelli e dai dottori Alessandro Farina e Denise Orsi.

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Lo studio, pubblicato sul “Journal of Transport Geography”, ha messo a confronto i tragitti “tutto strada”, in cui l’unica parte marittima è l’attraversamento dello Stretto di Messina, e quelli “intermodali”, cioè strade più Autostrade del Mare (AdM), in modo tale da confrontare i costi monetari e i tempi di trasporto a partire dalle principali città della penisola italiana e verso i più importanti centri della Sicilia.

“Dal punto di vista del costo monetario il tragitto intermodale è quasi sempre il più conveniente – spiega Antonio Pratelli - mentre dal punto di vista del tempo il tutto strada risulta conveniente solo per alcune coppie origine/destinazione: dipende dalla disponibilità e dalla frequenza delle rotte e dalla posizione geografica delle città di origine e di destinazione”.

In termini assoluti, per fare alcuni esempi, il vantaggio di utilizzare le Autostrade del Mare può andare dalle 8 ore circa nella tratta Napoli-Messina o quantificarsi in quasi 1.000 euro nel tragitto fra Venezia e Palermo.
Nella seconda parte dello studio i ricercatori hanno quindi confrontato i dati e il modello di rete intermodale che hanno realizzato con i tragitti effettivamente scelti dai trasportatori attraverso una campagna di interviste ad alcune aziende che operano tra la penisola e la Sicilia. Quello che è emerso è che le scelte operate dalle aziende sono il più delle volte in linea con i risultati ottenuti dal modello. “Le aziende del nord Italia scelgono quasi sempre il trasporto intermodale, date le maggiori distanze – dice Alessandro Farina – al contrario di quelle del sud che utilizzano con maggior frequenza il tutto strada”.

“Il nostro studio ha evidenziato che è necessario incrementare il numero di rotte e le frequenze di quelle esistenti – ha concluso Marino Lupi - una ragione fondamentale per cui in Italia il trasporto merci tramite Autostrade del Mare è ancora una percentuale minoritaria è dovuta alle poche rotte in esercizio, specialmente nell’area adriatica, dove c’è solo la Ravenna – Brindisi – Catania, senza alcun collegamento con il nord-est e con Trieste malgrado l’alta densità di attività produttive e di strutture logistiche esistenti nell’area”.

monica agnolucciUn team dell’Università di Pisa ha sequenziato il DNA delle popolazioni di lieviti e batteri lattici del pane toscano, rivelando le potenziali proprietà salutistiche di questo alimento. Lo studio, coordinato dalla dottoressa Monica Agnolucci (foto) del dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali e condotto insieme a Michela Palla, Caterina Cristani e alla professoressa Manuela Giovannetti, è stata pubblicato sull’«International Journal of Food Microbiology» e fornisce i primi dati in assoluto sull’impasto acido naturale - detto anche “lievito madre”, “impasto acido” o “sourdough” - del pane toscano DOP.

“Abbiamo lavorato per isolare e identificare i microrganismi autoctoni che sono alla base della produzione del pane toscano, dai quali abbiamo estratto il DNA - spiega Monica Agnolucci – che abbiamo quindi sequenziato e depositato nell’European Nucleotide Archive, una banca genetica internazionale”.

Le ricercatrici hanno isolato di più di 500 ceppi di lieviti e batteri lattici dal lievito madre per studiarne le proprietà funzionali e salutistiche, come la capacità di degradare i fitati, sostanze antinutrizionali che impediscono l’assorbimento di minerali come il ferro, lo zinco e il calcio. Attraverso lo studio del DNA è stato così individuato il complesso sistema biologico, in cui sono presenti diversi generi, specie e ceppi di lieviti e di batteri lattici omo ed eterofermentati che, con i prodotti del loro metabolismo, conferiscono al pane toscano peculiari caratteri tecnologici, organolettici e nutrizionali.

“A questo punto la nostra ricerca si concentrerà in particolare sui ceppi microbici che hanno mostrato di essere capaci di degradare componenti come i fitati, l’amido e le proteine - spiega Monica Agnolucci - con l’obiettivo futuro di produrre pane toscano e prodotti da forno con alto valore salutistico”.

La Regione Toscana è a favore della posizione tenuta dall'Azienda regionale per il diritto allo studio universitario, contesta l'accertamento sul regime Iva effettuato dall'Agenzia delle entrate e si dichiara a difesa del diritto allo studio a livello sia regionale che nazionale. La vicepresidente della Giunta toscana ed assessore a Cultura, università e ricerca, Monica Barni, ha espresso la posizione della Regione sull'accertamento Iva effettuato a carico dell'Azienda per il diritto allo studio nel corso della conferenza stampa che si è tenuta martedì 16 maggio a palazzo Strozzi Sacrati, alla quale hanno partecipato il rettore dell'Università di Firenze, Luigi Dei, quello dell'Università di Pisa, Paolo Mancarella, quello dell'Università di Siena, Francesco Frati, il docente Claudio Pizzorusso dell'Università per Stranieri di Siena e il presidente Marco Moretti dell'Azienda per il diritto allo studio universitario della Toscana o Ardsu.

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"Il diritto allo studio universitario trova fondamento nella Costituzione che sancisce il diritto al raggiungimento dei più alti gradi di istruzione e prevede che lo Stato rimuova gli ostacoli di ordine economico e sociale che a ciò si frappongano. Sempre la Costituzione, inoltre, attribuisce alla Regioni la competenza legislativa e amministrativa in materia di caratterizzazione, organizzazione ed erogazione dei servizi per il diritto allo studio universitario sul proprio territorio, ferma restando la competenza dello Stato nel definire i livelli essenziali delle prestazioni. Se l'Azienda per il diritto allo studio dovrà davvero privarsi delle risorse che richiede l'Agenzia delle entrate, le politiche regionali in materia sarebbero compromesse per diversi anni", ha affermato la vicepresidente Barni. "Le politiche per il diritto allo studio vengono attuate grazie alla sinergia fra i fondi dello Stato e le risorse regionali", ha aggiunto. "La gestione degli interventi e dei servizi è solitamente affidata ad aziende, agenzie od enti istituiti dalle Regioni. La Toscana gestisce gli interventi ed i servizi a favore degli studenti universitari tramite l'Azienda regionale per il diritto allo studio, istituita con legge regionale, che è un ente dipendente della Regione, dotato di personalità giuridica, con proprio personale e patrimonio. Nell'erogazione dei servizi l'Azienda si attiene a criteri fissati dalla programmazione regionale".

La vicepresidente ha quindi spiegato che nel corso del 2016 l'Agenzia delle entrate ha svolto nei confronti dell'Azienda per il diritto allo studio una verifica fiscale, in materia di Iva, sulle operazioni attive compiute negli anni 2011, 2012, 2013 e 2014 relativamente ai servizi di vitto e alloggio prestati. Al termine della verifica, è stato notificato un verbale di contestazione con cui l'Agenzia delle entrate rileva come il trattamento Iva delle operazioni dell'Azienda deve esser valutato alla luce di un sentenza del 2011 della Corte di Cassazione. L'Agenzia delle entrate ha quindi invitato l'Azienda ad esporre le proprie deduzioni ed argomentazioni. L'Azienda per il diritto allo studio universitario ha depositato una memoria difensiva in cui ha confermato che i servizi prestati dall'Ente agli studenti universitari sono riconducibili alla sfera commerciale, ad esempio vitto ed alloggio, quindi soggetti ad Iva. Fino ad oggi veniva richiesta ed ottenuta la restituzione dell'Iva a credito dalle Aziende per il diritto allo studio. In Toscana quelle risorse sono sempre state investite nei programmi di Dsu.

Nonostante i chiarimenti, tuttavia, l'Agenzia delle entrate ha provveduto a notificare all'Ardsu l'avviso di accertamento con il quale ha confermato che il trattamento Iva delle operazioni poste in essere deve esser fatto rientrare nelle previsioni di esenzione indicate nel Dpr 633/1972. Di conseguenza l'Amministrazione finanziaria pretende di recuperare, al momento per l'anno 2011, l'Iva detratta dal Diritto allo studio pari a 4.028.349,44 euro. In aggiunta l'Agenzia delle entrate ha provveduto ad irrogare le sanzioni previste pari a 4.531.892,63 euro. "Riteniamo tale richiesta infondata e inammissibile. Se dovesse concretizzarsi, pregiudicherebbe gran parte delle politiche per il diritto allo studio in Toscana", ha concluso la Barni.

(fonte: Toscana Notizie)

Anche la selezione maschile di basket conquista il pass per le finali dei campionati nazionali universitari di Catania in calendario dal 9 al 18 giugno, aggiungendosi alle già qualificate selezioni pisane di calcio a 5 e calcio a 11.

Il Cus Pisa ha battuto il il forte CUS Torino nella sfida di ritorno, fra le mura amiche, ribaltando la sconfitta dell’andata con un netto: 92-58; i gialloblù pisani avevano superato il primo turno di qualificazione eliminando con due vittorie il CUS Siena, mentre Torino era stata invece esentata dalla prima tornata di gare in quanto testa di serie del ranking in virtù della partecipazione alle Finali 2016 di Regio Emilia.

I ragazzi di coach Stefano Dari sono partiti da subito con la grinta necessaria, schiacciando l’avversario già dai primi minuti e concludendo il primo periodo avanti di 19 lunghezze, aumentando il proprio vantaggio ad ogni quarto.

“Sapevamo di affrontare una formazione agguerrita - dichiara il dirigente Francesco Fiorindi – ma siamo entrati in campo con la giusta mentalità, rinforzati da almeno un paio di elementi che hanno dato equilibrio in ogni reparto e stabilità all’intera squadra. Dal punto di vista tecnico la chiave per la vittoria sono stati i punti da tre e soprattutto i nostri contropiedi, sintomatici della nostra voglia di conquistare la qualificazione ad ogni costo. A Catania andiamo con l’obiettivo di salire sul podio, ce la metteremo tutta”. (Comunicato Ufficio stampa e comunicazione CUS).

I protagonisti della vittoria (nella foto) Cus Pisa: Alessandro Brogi (6), Matteo Bertuccelli (4), Jacopo Donati (15), Alessandro Nanetti (-), Giacomo Fiaschi (8), Camillo Bianchi (25), Marco Petrucci (9), Jacopo Loni (16), Luca Benini (2), Luca Siena (9).

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Grazie a un accordo con la Zhejiang Ocean University (ZJOU), nasce la Marine Graduate School, una scuola internazionale che apre la strada a collaborazioni scientifiche, doppi titoli e scambi di studenti e docenti nel settore delle Scienze marine e delle Scienze e tecnologie alimentari. Per definire i termini della convenzione, nelle scorse settimane è stata ospitata a Pisa una delegazione cinese composta da Zhang Yuanlong, prorettore per le relazioni internazionali della ZJOU, Lyu Huaqing, preside della Scuola internazionale, e Zhang Bin, professore associato della ZJOU.

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«La Zhejiang Ocean University, fondata nel 1958, è una tra le più importanti università cinesi in ambito di Scienze marine e Scienze e tecnologie alimentari – commenta Francesco Marcelloni, delegato per l’internazionalizzazione dell’Ateneo pisano - L’Università di Pisa, già a partire dall’anno accademico 2015/2016, grazie al prezioso lavoro dell’allora prorettore all’internazionalizzazione, Alessandra Guidi, aveva deliberato l’attivazione di una convenzione con la ZJOU per il conseguimento di un doppio titolo in Biologia marina. A seguito dell’istituzione di questo percorso, si è creata una fruttuosa collaborazione tra la nostra università e la ZJOU che ha permesso l’intensificarsi di ulteriori contatti anche in altre aree scientifico disciplinari. Siamo molto soddisfatti dei risultati raggiunti».

A inizio anno, inoltre, il Consiglio di corso di studio aggregato in Biosicurezza e qualità degli alimenti e Biotecnologie vegetali e microbiche e del dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali aveva deliberato l’ampliamento della propria offerta formativa istituendo un percorso di doppio titolo con la Zhejiang Ocean University in Biosicurezza e qualità degli alimenti: «Viste le iniziative già in corso, abbiamo valutato l’opportunità di strutturare questa collaborazione nel settore delle Scienze marine e delle Scienze e tecnologie alimentari in modo più organizzato, sotto forma di una vera e propria Scuola, che è stata approvata dal Ministero dell’Educazione cinese – aggiunge il professor Marcelloni – Le sue finalità sono infatti molteplici, dall’istituzione di corsi di laurea magistrale e PhD doppi e congiunti, alla cooperazione in ambito di ricerca e trasferimento tecnologico, fino alla formazione di docenti e staff e, ovviamente, scambi di studenti, docenti e staff. A livello di lauree magistrali, questa è la prima scuola di questo tipo tra università italiane e cinesi. Inoltre, esistono in tutta la Cina meno di 40 scuole di questo tipo con università straniere. Un grande ringraziamento va a tutti i colleghi che insegneranno nelle due lauree magistrali a doppio titolo e ai dipartimenti di Biologia e di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali, che hanno consentito il raggiungimento di questo prezioso risultato».

Nell’ambito dell’accordo stipulato diversi docenti dell’Università di Pisa si recheranno regolarmente in Cina per svolgere lezioni e seminari in Biologia marina e in Biosicurezza e qualità degli alimenti. Il percorso di doppio titolo permetterà inoltre ai nostri studenti e agli studenti cinesi di studiare nelle rispettive università e di conseguire, al termine del loro percorso accademico, un titolo valido in entrambi i paesi.

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Sono 10 i dipartimenti dell'Università di Pisa selezionati tra i migliori 350 dipartimenti italiani nel campo della ricerca, secondo la graduatoria pubblicata dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca sulla base delle performance registrate nell'ultima valutazione della qualità della ricerca dell'ANVUR. Queste strutture potranno ora accedere all'ulteriore procedura di selezione, che porterà a 180 dipartimenti 271 milioni di euro annui nel quinquennio 2018-2022.
I dipartimenti eccellenti sono stati selezionati attraverso il calcolo di un apposito "Indicatore Standardizzato della Performance Dipartimentale" (ISPD), ricevendo un punteggio fino a un massimo di 100. Quelli scelti dell'Ateneo pisano sono il dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere e il dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica, che hanno ottenuto la valutazione massima, seguiti a ruota da Biologia e da Patologia chirurgica, medica, molecolare e dell'area critica, Matematica, Ingegneria dell'Informazione e Farmacia. Completano l’elenco i dipartimenti di Fisica, Giurisprudenza e Informatica.

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Nei prossimi quattro mesi, i 350 dipartimenti selezionati - non più di 15 per ateneo - potranno presentare i relativi progetti alla Commissione di valutazione nominata dal MIUR e presieduta dall'ex ministro della Giustizia, Paola Severino. I progetti dovranno contenere il piano quinquennale di sviluppo del dipartimento, con particolare riferimento agli obiettivi scientifici e didattici di elevata qualificazione, oltre all'indicazione delle risorse da destinare al reclutamento del personale docente e tecnico-amministrativo e al piano di investimenti per le infrastrutture dedicate alla ricerca. Entro la fine dell'anno, il MIUR pubblicherà l'elenco dei 180 dipartimenti di eccellenza che risulteranno vincitori.

"Siamo molto contenti del risultato ottenuto - ha commentato il rettore Paolo Mancarella - che vede i nostri due dipartimenti umanistici al vertice della graduatoria pubblicata dal MIUR e la presenza altamente qualificata di diversi settori scientifici, dalla Biologia alla Matematica, dalla Fisica all'Informatica, così come della Medicina, della Farmacia, dell'Ingegneria e del Diritto. L'Ateneo assicurerà il pieno supporto a ognuna di queste strutture nella fase di presentazione delle domande, con l'obiettivo di riuscire a piazzarne il più possibile tra le 180 che otterranno il finanziamento nel quinquennio 2018-2022. Al tempo stesso, però, dovremo continuare con le azioni di supporto alla ricerca già intraprese in questi primi mesi e rivolte a tutti, con l’intento di portare nella sfera dell’eccellenza anche altri dipartimenti. Tutto ciò a prescindere dal fatto che, in futuro, ci sia o meno uno specifico finanziamento ministeriale".

Mercoledì 10 maggio, una delegazione dell’Università di Pisa, composta dal rettore Paolo Mancarella, dal prorettore per i Rapporti con gli enti del territorio, Marco Gesi, e dai docenti Andrea Borghini, Vinzia Fiorino, Cesare Letta e Gerardo Pastore hanno visitato il carcere Don Bosco. L'iniziativa è avvenuta in occasione di uno dei seminari del ciclo "Comprendere il passato per orientarsi sul futuro: crisi e trasformazioni in un mondo che cambia", che i dipartimenti di Civiltà e Forme del Sapere e di Scienze Politiche stanno portando avanti all’interno della Casa Circondariale, con lezioni di Alfonso Maurizio Iacono, Saulle Panizza, Matteo Villa, Gianluca Fulvetti, Alessandro Breccia, Vinzia Fiorino, Gerardo Pastore e Michele Battini.

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Nel rinnovato rapporto con la città, l’Ateneo, che da anni ha attivo un polo didattico all’interno della casa circondariale, ha voluto segnalare anche così la propria vicinanza alle problematiche del mondo recluso.

Il Polo Universitario Penitenziario di Pisa è stato costituito ufficialmente il 14 maggio 2003 e da allora ha ospitato e sostenuto nel loro percorso didattico oltre 100 studenti afferenti a diversi corsi dl laurea: Agraria, Economia, Giurisprudenza, Ingegneria, Lettere e Filosofia, Lingue e Letterature straniere, Medicina veterinaria, Scienze Politiche, Sociologia, Comunicazione pubblica, sociale e d'impresa, Scienze per la Pace. Nel novembre 2006 si è avuta la prima laurea, conseguita con il massimo dei voti e cum laude, in Scienze dei Beni culturali, indirizzo archeologico. A seguire, ne sono arrivate altre in Lettere, Ingegneria, Economia e Commercio, Scienze Politiche, Giurisprudenza e Agraria.

Dopo le parole del direttore della struttura Fabio Prestopino, che ha ringraziato il rettore Mancarella per l’attività del polo universitario e l’attenzione, c’è stato un incontro con i detenuti studenti, anche per raccogliere suggerimenti e richieste. All’eterogenea classe, che conta uomini di età distanti da quelle canoniche e anche molto diverse tra loro, si sono aggiunte due giovani donne della sezione femminile. Dopo un costruttivo scambio di idee, a nome di tutti ha parlato un loro rappresentante che ha spiegato cosa significhi, per chi è chiuso là dentro, questo tipo di iniziativa, dicendo tra l’altro: “Studiare ci ridà dignità - ha spiegato - e se, grazie a questo, anche un solo ragazzo in più ritroverà la propria strada ne sarà valsa la pena”. Nella risposta il rettore, senza nascondere un po’ d’emozione, ha preso un impegno: “Noi ci siamo; quest’incontro non sarà episodico, ci rivedremo presto”.

e-publishingGli editori digitali che sono attivi anche nella stampa tradizionale hanno una maggiore probabilità di rimanere nel mercato e di proseguire le loro attività.

E’ questo quanto emerge da uno studio condotto dal professore Andrea Mangani e dalla dottoressa Elisa Tarrini del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa che è stato pubblicato sulla rivista “Online Information Review”. La ricerca ha analizzato l'industria italiana dei media e della comunicazione dal 1995 e 2014 e le 2.838 imprese attive nel settore nello stesso periodo.

“In generale, la percentuale di editori ‘solo digitali’ è costantemente aumentata negli anni presi in considerazione – spiega Andrea Mangani - un fenomeno che non stupisce, visto che le barriere all'entrata nel mercato sono basse e il numero di imprenditori ‘nativi digitali’ è sempre più alto”.

Circostanze che però non garantiscono il successo delle imprese e infatti circa il 17 per cento delle 2.838 aziende considerate oggi non esistono più. Chi invece è sopravvissuto è perché ha diversificato la propria attività dedicandosi anche alla stampa tradizionale - quotidiana e periodica - oppure a settori contigui come, ad esempio, quello televisivo e radiofonico. Un risultato che vale a parità di dimensioni delle imprese, di forma legale e per ogni area geografica considerata.

“L’analisi statistico-econometrico dei dati ci pone di fronte ad una sorta di paradosso – conclude Mangani - per cui nonostante le imprese tendano a specializzarsi nell'editoria digitale, quelle che diversificano hanno maggiore probabilità di restare sul mercato”.



Marilina Betrò, professore ordinario di Egittologia all'Università di Pisa, è il nuovo presidente del Comitato scientifico della "Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino", che ospita una delle collezioni di antichità egiziane di maggior rilievo al mondo, seconda per dimensioni e antichità solo a quella del Cairo. L'incarico è stato deciso negli scorsi giorni, su designazione del ministro ai Beni Ambientali, Culturali e del Turismo, Dario Franceschini, dal Consiglio di amministrazione della Fondazione.
Con la professoressa Betrò sono stati designati nel Comitato scientifico del Museo altri sei studiosi di fama internazionale: Susanne Bickel, professore di Egittologia dell’Università di Basilea, Diana Craig Patch, direttore del Dipartimento di Arte Egiziana del Metropolitan Museum di New York, Vincent Rondot, direttore del Dipartimento di Antichità Egiziane del Museo del Louvre, Friederike Seyfried, direttore del Museo Egizio di Berlino, Neal Spencer, direttore del Dipartimento di Antichità dell’Egitto e del Sudan del British Museum e Willemina Z. Wendrich, professore di Archeologia Egiziana presso l’University of California – Los Angeles (UCLA).

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“È per me un privilegio - ha commentato la professoressa Betrò - poter presiedere un Comitato composto da tanti insigni colleghi e collaborare con una istituzione che rappresenta non solo un’eccellenza museale a livello internazionale ma anche oggi, sotto la guida del suo giovane e bravissimo direttore Christian Greco, una realtà culturale straordinariamente vivace e dinamica.” Ha quindi aggiunto: “Pisa e Torino rappresentano insieme il più antico insegnamento universitario di Egittologia (Pisa) e il più antico Museo Egizio (Torino). Un gemellaggio formidabile, che si ripete: vorrei infatti ricordare che il primo presidente del Comitato scientifico del Museo torinese è stato Edda Bresciani, che a Pisa ha fondato una grande Scuola egittologica.”

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Nata a Torre del Greco (Napoli), Marilina Betrò insegna a Pisa dal 1992. Qui è stata il primo presidente del Sistema Museale d'Ateneo (2012 -2014), presidente del corso di laurea specialistica in Lingue e culture del Vicino e Medio Oriente e presidente del Centro di Servizi Informatici per l’Area Umanistica. Dal 2016 fa parte del Consiglio direttivo della Consulta Universitaria per gli Studi su Asia e Africa (CUSTAA).

betro2La missione di scavo che la professoressa Betrò dirige in Egitto dal 2003, sul sito della necropoli dell’antica Tebe, ha portato alla luce cinque nuove tombe rupestri, da quella interamente dipinta del sacerdote Huy, vissuto intorno al 1250 a.C., alla grande M.I.D.A.N.05, più antica della precedente (1500 a.C. circa), il cui pozzo funerario esterno, scavato nel 2014, ha riservato la sorpresa di una camera funeraria non toccata dai ladri moderni, con importanti ritrovamenti. Le tombe T1 e T2, il cui ingresso è stato scoperto nel 2010, saranno scavate nella prossima spedizione archeologica, prevista in ottobre.


Marilina Betrò è autrice di più di 200 pubblicazioni, tra cui il libro "Geroglifici", tradotto in cinese e giapponese, oltre che nelle maggiori lingue europee. Le sue ricerche sulla documentazione della Spedizione franco-toscana in Egitto nel 1828-29, che fu guidata da Jean-François Champollion e Ippolito Rosellini, hanno dato risultati assai significativi per la storia dell’egittologia (e non solo). Il Progetto Rosellini, da lei diretto, oltre a consentire, grazie a un finanziamento dalla Fondazione Pisa, la digitalizzazione del prezioso patrimonio delle carte e dei disegni di Rosellini conservato nella Biblioteca Universitaria di Pisa, ha favorito, con gli studi che ne sono seguiti, una serie di entusiasmanti scoperte negli archivi e nei musei: importanti scritti di Rosellini concernenti i suoi scavi, dati per perduti e ritrovati a Praga; il diario, anch’esso creduto smarrito, dei viaggi compiuti da Alessandro Ricci, medico e pittore della Spedizione, in Egitto, Nubia, Sinai e Sennar; l’identificazione nei magazzini del Museo Egizio di Firenze del sarcofago di Kenamon, altissimo personaggio vissuto sotto Amenofi II, tra 1450 e 1400 a.C., portato in Italia da Rosellini; disegni e acquerelli inediti del pittore della Spedizione Toscana Giuseppe Angelelli, così come carte e schizzi di Gaetano Rosellini, zio di Ippolito.

Cresce l’attesa per il tradizionale appuntamento remiero fra gli equipaggi dell’Università di Pisa e dell’Università di Pavia che si sfideranno per la 55° edizione sabato 13 maggio sulle acque del Ticino. La gara, come è noto, si svolge infatti negli anni dispari a Pavia sul Ticino, in quelli pari a Pisa, sull’Arno: dalla prima edizione del 1929 si ripropone l’appassionante sfida fra gli studenti-canottieri dei due atenei che si contendono il Trofeo Curtatone Montanara. La Pisa-Pavia vuole ricordare i giovani volontari universitari che, spinti dagli ideali risorgimentali, presero parte alla battaglia nei pressi di Mantova il 29 maggio 1848. Alla regata, che richiama la Oxford-Cambridge, partecipano i canottieri del CUS Pisa e del CUS Pavia, che rinnovano ogni anno una sfida sportiva dalla spiccata rivalità goliardica.

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«Ci faremo valere – dichiara Mario Gioli, responsabile della sezione canottaggio Cus Pisa – con una selezione di atleti competitiva che cercherà di prevalere contro una potenza del canottaggio universitario italiano come il Cus Pavia. L’impresa è ardua ma ce la metteremo tutta».

L’equipaggio del Cus Pisa è composto da Mirko Barbieri, Andrea Cattermol, Giulio Francalacci, Gianluca Manfredini, Edoardo Margheri, Andrea Nepi, Flavio Ricci, Francesco Petri, Greta Masserano (timoniere). Gli atleti-studenti pisani sono partiti alla volta di Pavia, dove li attenderà un agguerritissimo equipaggio pavese che sarà sostenuto dal numeroso pubblico casalingo.

L’inizio della manifestazione è previsto per le ore 16.30. La gara si svolgerà fra l’idroscalo (partenza) e la casa galleggiante dei Vogatori pavesi (arrivo): un percorso sulla distanza di 500-700 metri da percorrere due volte, nella prima e nella seconda manche.

Il programma della gara è disponibile a questo link.

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