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In occasione della cerimonia di chiusura dell’anno accademico dell’Accademia dei Lincei, è stato assegnato a un dottorando dell’Università di Pisa il premio “Tito Maiani” per la tesi di laurea in Fisica. Francesco Di Renzo è stato premiato al cospetto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per la tesi “Detecting a stochastic background of gravitational waves with non-standard polarizations”, uno studio “di alto livello sia nella parte interpretativa sia per l’analisi teorica e sperimentale”, come si legge nelle motivazioni.

La cerimonia si è aperta con la relazione del Presidente dell’Accademia dei Lincei, Alberto Quadrio Curzio sull'attività svolta, cui ha fatto seguito la conferenza del professor Giuseppe Galasso su "La nazione europea”. Nell'occasione sono stati conferiti i vari premi assegnati dall'Accademia a studiosi e ricercatori che si sono distinti nei campi delle discipline umanistiche e scientifiche.

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Francesco Di Renzo con il presidente dell'Accademia, professor Alberto Quadrio Curzio.

Francesco Di Renzo, originario di Pisa, si è laureato nel 2015 con relatore il dottor Giancarlo Cella, dell’INFN sezione di Pisa, e attualmente è dottorando al dipartimento di Fisica dell’Università di Pisa. Membro della Collaborazione Virgo, i suoi interessi di ricerca riguardano le onde gravitazionali, sia da un punto di vista teorico sia sperimentale, le teorie alternative della gravità e i test sperimentali sulla relatività generale.

Il premio “Tito Maiani” per la tesi di laurea in Fisica è stato istituito dall’Accademia Nazionale dei Lincei al fine di onorare la memoria del dottor Tito Maiani, prematuramente scomparso, con i fondi messi a disposizione dalla famiglia. Il premio, pari a 2.500 euro, è destinato a tesi di laurea su argomenti di ricerca riguardanti lo studio sperimentale dell’Universo, la rilevazione di onde gravitazionali da sorgenti astrofisiche e cosmologiche o lo studio sperimentale delle proprietà del campo gravitazionale.

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Francesco Di Renzo (il primo a sinistra) tra i giovani premiati dal Presidente Mattarella.

Due specie vegetali legate al territorio toscano, come fagiolo zolfino in primis e pomodoro costoluto fiorentino, si sono rivelati dei potenti alleati per prevenire le complicanze del diabete. E’ questo quanto emerge a conclusione del progetto IDARA finanziato dalla Regione Toscana e coordinato dal professor Umberto Mura del dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa.

In particolare l’obiettivo del progetto era di individuare nuove molecole capaci di inibire in modo selettivo l’aldoso reduttasi, un enzima responsabile di molte complicanze del diabete che però, se totalmente bloccato, non è più in grado di svolgere parte della sua azione che è anche positiva e detossificante.

“Il progetto ha messo in evidenza la grossa potenzialità di alcune specie vegetali quali fonti di inibitori differenziali aprendo la strada ad un nuovo approccio investigativo nella individuazione di componenti utili alla prevenzione delle complicanze del diabete e al controllo di processi infiammatori correlati – spiega Umberto Mura – viene così ad ampliarsi il quadro d’azione benefica che una appropriata alimentazione è in grado di offrire”.

Il progetto biennale IDARA – acronimo che sta per Inibitori Differenziali dell’Aldoso Reduttasi negli Alimenti – è stato finanziato dalla Regione Toscana nell'ambito del Bando di Ricerca Nutraceutica. Il dipartimento Biologia dell’Università di Pisa come capofila e quello di Farmacia hanno condotto la ricerca affiancati da alcuni partner sul territorio – la Galileo Research, i Laboratori Baldacci e l’Azienda Agricola Fattoria Le Prata nell’area pisana e l’Azienda Agricola Mario Agostinelli a Reggello, Firenze.

A conclusione del progetto, il 22 giugno nell’aula magna Fratelli Pontecorvo del Polo Fibonacci dell’Università di Pisa si svolgerà il workshop “Alimenti funzionali: un valido ausilio nel controllo della patologia diabetica e dei processi infiammatori”.

 

Ne hanno parlato:
Ansa salute e benessere
Ansa terra e gusto
Repubblica.it
Toscana24 - Il sole24Ore
InToscana.it
IlGiornalediSicilia.it
LaSicilia.it
GoNews.it
Meteoweb.it
Pisatoday.it
RadioVeronca (adnKronos)
PisaInformaFlash.it

Venedì 16 giugno sono stati premiati i vincitori del concorso fotografico “Il mio Erasmus”, l’iniziativa promossa dall’Università di Pisa per celebrare i 30 anni dell’Erasmus. Primo classificato è Simone Spagnoli, 22 anni, originario di Viareggio, con la foto “Libertà”. Simone studia Informatica e ha svolto l’Erasmus a Bristol nel 2016. Secondo classificato è Wissam Ouertani, 25 anni, originario di Venezia, con la foto “Kapadokya”. Studente di Medicina e Chirurgia, Wissam è appena ritornato dall’Erasmus a Mersin, in Turchia. Terzo posto per Elisa Bertoncini, 21 anni, di Vicopisano, con la foto “Try something new”. Elisa, studentessa di Discipline dello spettacolo e della comunicazione, ha svolto l’Erasmus a Leicester lo scorso semestre.

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Il concorso fotografico era rivolto agli studenti outgoing e incoming dell’Università di Pisa che hanno partecipato al programma e l’intento era raccogliere scatti che raccontassero significativamente l’esperienza vissuta durante la mobilità. I vincitori sono stati premiati dal rettore Paolo Mancarella, che ha consegnato loro i premi in palio: una action camera, uno smartwatch e delle lenti-obiettivi supplementari per smartphone. Alla premiazione erano inoltre presenti Francesco Marcelloni, delegato del rettore per l’Internazionalizzazione, Cristina Orsini, coordinatore delle attività per la promozione dell'Ateneo all’estero e per la gestione dei Programmi comunitari e internazionali, e i membri della commissione giudicatrice Susanna Bianchi, Francesca Bianchini e Bruno Sereni.

Pubblichiamo qui di seguito foto e motivazioni del premio.

1° classificato: Simone Spagnoli, per la fotografia “Libertà”

L’immagine giudicata più rappresentativa tra tutte quelle ricevute è di Simone Spagnoli, dal titolo “Libertà”. L’opera, oltre che per la buona realizzazione tecnica, la bellezza del panorama e dei colori, è risultata particolarmente significativa per il messaggio che vi si può leggere, sintetizzato nel titolo stesso della foto. Un ragazzo che rappresenta i giovani della sua generazione, che davanti al paesaggio sconfinato e sconosciuto del mondo, il mondo attuale, difficile e pieno di sfide e di incognite, non perde la voglia di viaggiare, di conoscere, di mettersi alla prova e di confrontarsi con l’alterità. Il bagaglio delle ricchezze acquisite consentirà di tornare a casa, guardando al futuro con occhi nuovi, in attesa di ripartire. Il messaggio che quest’opera veicola dell’esperienza Erasmus è l’opportunità di scegliere liberamente di arricchire il proprio bagaglio culturale ed educativo vivendo delle esperienze lontani da casa. Un invito ai giovani a cogliere tutte le opportunità che si presentano loro, ad avere fiducia in se stessi e a credere nel contributo che possono dare al futuro in termini di soluzioni fresche e innovative.

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Simone Spagnoli premiato dal rettore Paolo Mancarella (a destra) e dal delegato per l'Internazionalizzazione, professor Francesco Marcelloni. 

2° classificato: Wissam Ouertani, per la fotografia “Kapadokya”

L’ immagine classificata al secondo posto è quella di Wissam Ouertani, dal titolo “Kapadokya”. L’opera, ben realizzata dal punto di vista tecnico, colpisce immediatamente per il paesaggio sconfinato e mozzafiato e per la vivacità dei colori. Questa immagine apre uno scorcio su una particolare regione della Turchia, con i suoi paesaggi così diversi dai nostri. L’immagine esprime uno dei concetti principali legati all’esperienza Erasmus: aprirsi a nuove realtà e a nuove persone, avere la possibilità di viaggiare in posti lontani, con lo scopo di allargare i propri orizzonti. Le mongolfiere ben simboleggiano culture e mondi diversi, che seppur lontani e variegati, sono accumunate dalle persone che contribuiscono alla loro diffusione. Persone che, grazie all’esperienza Erasmus, possono incontrarsi e conoscersi per scoprirsi tutti cittadini dello stesso mondo. 

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Wissam Ouertani premiato dal rettore Paolo Mancarella (a destra) e dal delegato per l'Internazionalizzazione, professor Francesco Marcelloni.

3° classificato: Elisa Bertoncini, per la fotografia “Try something new”

L’opera è stata scelta perché, oltre alla buona realizzazione tecnica, riassume alcuni concetti già presenti nelle altre due foto vincitrici, a cui però aggiunge un tocco di originalità. Nella sua semplicità, con il suo bianco e nero, il volto della ragazza protagonista cattura l’attenzione, esprimendo alcune delle emozioni che più caratterizzano i giovani di oggi. Un paesaggio deserto, insolito, da conoscere e scoprire in cui una ragazza affronta una nuova sfida. Insieme alla paura e all’insicurezza, convivono l’entusiasmo e la voglia di sperimentare tipici dei giovani. L’immagine, quindi, incarna un altro dei concetti dell’esperienza Erasmus: avere il coraggio di lasciare le proprie certezze e i propri punti fermi, per ricercarne di nuovi, attraverso nuove sfide che mettano alla prova i propri limiti e che possano contribuire a migliorarsi per migliorare anche il mondo in cui viviamo.

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Elisa Bertoncini premiata dal rettore Paolo Mancarella (a destra) e dal delegato per l'Internazionalizzazione, professor Francesco Marcelloni.

A Pisa nasce il corso di dottorato (Ph.D) in Data Science. Università di Pisa, Scuola Normale, Scuola Sant’Anna, Scuola IMT Alti Studi Lucca e CNR, rilasceranno il massimo titolo accademico universitario, il diploma internazionale di Ph.D (equivalente a quello italiano di Dottore di Ricerca) nella disciplina che studia i “Big Data” e l’impatto che la “Data Science” ha sulla società e sulla scienza nel suo complesso.

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È la prima volta che le cinque istituzioni formative e di ricerca rilasceranno un titolo accademico in maniera congiunta: uno sforzo collaborativo per garantire agli studenti del corso di dottorato in Data Science la possibilità di indagare tutte le possibili diramazioni teoriche e pratiche della disciplina. Otto il numero di posti messi a concorso per l’anno accademico 2017/2018, che avrà inizio il primo novembre; tre gli anni di durata del corso. Il bando è emanato dalla Scuola Normale e gli studenti che vinceranno il posto saranno a tutti gli effetti allievi “normalisti”, ma seguiranno corsi nelle varie istituzioni a Pisa e Lucca e sul diploma conseguito al termine del corso di studi campeggeranno i loghi delle 5 istituzioni universitarie e di ricerca coinvolte. Il dottorato, il cui coordinatore è il professor Dino Pedreschi, professore di Informatica all’Università di Pisa, accoglierà candidati provenienti da qualunque laurea magistrale, purché sostenuti da una solida motivazione e preparazione personale e una forte propensione verso lo studio degli aspetti quantitativi del proprio ambito di studio. Il corso è in lingua inglese.

"Esprimo grande soddisfazione per la nascita di questo dottorato altamente innovativo e multidisciplinare - ha commentato Dino Pedreschi - che consolida e rafforza l'ecosistema della ricerca di Pisa come culla della Data science. Ricordo che l'Ateneo pisano è stato il primo in Italia a promuovere, già nel 2002, la laurea magistrale in 'Data Science and Business Informatics' e che da allora i nostri laboratori hanno lanciato i primi progetti Europei di quella che oggi chiamiamo "Big data analytics". È dunque particolarmente significativo che la lunga storia di collaborazione fra le nostre cinque istituzioni sfoci oggi, e per la prima volta, in un titolo accademico congiunto. Nelle settimane scorse abbiamo collaborato alla stesura del rapporto del G7 delle Accademie sulla centralità della Data Science come fattore dirompente di sviluppo. Con questa questa nuova iniziativa del PhD in Data Science, Pisa si fa trovare pronta alla sfida".

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L’obiettivo nel nuovo Ph.D, il primo emanato in Italia (in contemporanea con l’Università di Bologna), è di formare la nuova generazione di ricercatori “data scientist”, in grado di sfruttare il patrimonio di dati per l’avanzamento delle conoscenze in tutte le discipline scientifiche. La professione del “data scientist” è in testa a tutte le classifiche dei nuovi lavori più ricercati, il recente rapporto “Il futuro del lavoro” del World Economic Forum la indica come l’unica in crescita costante, a livello globale, in tutti i settori scientifici e produttivi. Che cosa è un “data scientist”? Un mix fra informatico, statistico e narratore, in grado di acquisire e integrare i dati, estrarne senso e raccontare le storie che i dati suggeriscono, ad esempio attraverso la visualizzazione. Il tutto valutando gli aspetti etici e l’impatto sulla società e sulla scienza.

La “data science” infatti è un cambio di paradigma che investe tutte le discipline scientifiche, spingendo verso la scoperta di conoscenze che emergono dalle enormi masse di dati disponibili. Conoscenze che possono suggerire agli scienziati nuovi modelli per comprendere più a fondo la complessità dei fenomeni sociali, economici, biologici, tecnologici, culturali, naturali. La disponibilità dei “big data” ha spinto verso la convergenza di discipline e tecnologie molto diverse: basi di dati e data mining, machine learning e intelligenza artificiale, sistemi complessi e network science, statistica e fisica statistica, analisi dei testi, matematica applicata. La “data science” nasce proprio dall’incontro di questa diversità multi-disciplinare.

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A questo proposito, da tempo in Toscana si è coagulata intorno al nucleo dell’Università di Pisa, del CNR (Istituti ISTI e IIT) e delle Scuole Normale, Sant’Anna e IMT, una massa critica di ricercatori “data scientist” che hanno dato vita a numerosi progetti europei pioneristici in questo ambito. Due anni fa la Commissione Europea, nel programma Horizon 2020, ha scelto il consorzio a guida pisana “SoBigData.eu” per dar vita alla infrastruttura europea di ricerca sui Big Data, il “CERN” della Data Science. Il dottorato in “Data Science”, che vede collaborare i medesimi partner del consorzio, ribadisce l’importanza di questa collaborazione: i dottorandi potranno sperimentare i nuovi metodi in tutti gli ambiti disciplinari, facendo forza sull’esperienza sviluppata in questi anni dai partner. Tutte le istituzioni che collaborano al dottorato di Data Science contribuiranno in egual misura ad offrire agli studenti del corso i migliori standard di studio e ricerca, oltre che all’effettiva erogazione delle borse.

 

Foto in alto, da destra, Guido Caldarelli (IMT Lucca), Fabrizio Lillo (Università di Bologna), Marcella Aglietti (Università di Pisa), Vincenzo Barone (SNS), Dino Pedreschi (Università di Pisa), Pierdomenico Perata (Sant'Anna), Claudio Montani (CNR, Pisa), Fosca Giannotti (CNR, Pisa), il giornalista Massimo Marini.

Foto in basso, da destra, Marcella Aglietti (Università di Pisa), Vincenzo Barone (SNS), Dino Pedreschi (Università di Pisa), Pierdomenico Perata (Sant'Anna), Claudio Montani (CNR, Pisa), Fosca Giannotti (CNR, Pisa),

 

Una ricerca internazionale ha testato con esito positivo un nuovo farmaco per la cura dell’oftalmopatia correlata ai disturbi della tiroide, una malattia a tutt’oggi non trattata in modo soddisfacente. L’Università di Pisa, e in particolare la sezione dipartimentale di Medicina interna ad indirizzo immuno-endocrino diretta dal professor Alessandro Antonelli, è fra i partner dello studio che è stato pubblicato sul “New England Journal of Medicine”.

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“Il teprotumumab, un anticorpo monoclonale – spiega Antonelli – è risultato efficace nel ridurre l’infiammazione ed anche la protusione oculare, cioè la sporgenza anomala del bulbo oculare, tipica dell’oftalmopatia e rappresenta perciò una nuova promettente opzione terapeutica per i pazienti affetti da questa patologia”.

Il farmaco è stato testato in uno studio multicentrico, in doppio cieco, randomizzato e controllato con placebo. Nella ricerca sono stati trattati 88 pazienti con l’obiettivo di osservare la risposta della patologia oculare alla terapia.

“Nei pazienti con oftalmopatia attiva – ha concluso Antonelli - il teprotumumab è risultato efficace nella terapia dell’oftalmopatia basedowiana, riducendo l’infiammazione ed anche la protusione oculare, e rappresenta perciò una nuova promettente opzione terapeutica in questi pazienti”.

"Soft robotics al servizio dell'uomo" è il titolo del nuovo video di "Raccontare la ricerca", il progetto comunicativo promosso dall'Ateneo in collaborazione con il dipartimento di Civiltà e forme del sapere, che racconta i principali progetti scientifici promossi all'Università di Pisa.

Il video racconta le ricerche del Centro "Enrico Piaggio" e in particolare le tecnologie della Soft Robotics, robotica soffice che si adatta all'ambiente e alle persone che le stanno intorno, presentate e raccontate da Arti Ahluwalia, Antonio Bicchi e Matteo Bianchi.

"Raccontare la ricerca" è una serie di video che affrontano, in modo semplice, ma scientificamente rigoroso, grandi temi di interesse generale su cui l'Università di Pisa sta sviluppando importanti ricerche, mostrando i volti e le parole di chi quotidianamente si impegna nell'attività di studio e avvicinando i cittadini e la comunità accademica ad argomenti spesso complessi o molto specialistici.

L'intera serie è visibile a questo link: http://bit.ly/2mNFIwd

L’Università di Pisa ha conferito un dottorato honoris causa in Scienze cliniche e traslazionali al professor John Paul Bilezikian, capo della Divisione di Endocrinologia e direttore del programma di Malattie metaboliche delle ossa alla Columbia University di New York, unanimemente considerato uno dei più autorevoli esperti nel campo del metabolismo fosfo-calcico, in particolare delle malattie delle paratiroidi e dell’osteoporosi.

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La cerimonia di conferimento si è aperta con il saluto del rettore Paolo Mancarella, con la lettura della Motivazione da parte del professor Stefano Del Prato, coordinatore del dottorato di ricerca in Scienze cliniche e traslazionali dell’Università di Pisa, e con la laudatio di Claudio Marcocci, professore del dipartimento di Medicina clinica e sperimentale. Dopo il conferimento del dottorato honoris causa da parte del rettore, il professor John Paul Bilezikian ha tenuto la lectio magistralis dal titolo “Disorders of the parathyroid glands: new concepts and insights over 40 years”. Al termine della cerimonia, la giovane concertista
Lucilla Rose Mariotti, già vincitrice dell’International Music Competition di Salzburg – Grand Prize Virtuoso 2016, ha offerto un omaggio musicale a tutti i presenti, riscuotendo un generale e convinto apprezzamento.

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Da più di 15 anni il professor John Paul Bilezikian collabora con l'endocrinologia pisana e in particolare con il professor Claudio Marcocci, avendo contribuito in maniera sostanziale prima alla crescita e poi alla visibilità scientifica del gruppo. Grazie alla condivisione delle esperienze cliniche, gli studi pisani dell'Ateneo e dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria sono stati accolti e pubblicati su prestigiose riviste internazionali.

Nel saluto introduttivo, il rettore Mancarella ha ricordato che "la scuola pisana di endocrinologia - la cui storia si sviluppa a partire dagli anni '60 grazie al contributo di luminari quali i professori Cataldo Cassano, Fabio Tronchetti, Lidio Baschieri e più di recente Aldo Pinchera e Enio Martino - è oggi il punto di riferimento per le malattie tiroidee e paratiroidee non solo in Italia ma in tutta Europa. Questa eccellenza si è creata nel tempo, grazie soprattutto all'impulso dato al processo di internazionalizzazione e al continuo confronto con i più autorevoli studiosi della materia, tra i quali il professor Bilezikian ha un ruolo centrale".

Il conferimento del dottorato honoris causa suggella dunque l''importante ruolo di leader di Bilezikian nell''ambito delle malattie delle paratiroidi e del metabolismo fosfo-calcico, conferendo al dottorato stesso, diretto dal professor Stefano Del Prato, un''ulteriore caratteristica di eccellenza e di internazionalizzazione. Questo riconoscimento contribuirà a rafforzare i rapporti tra l'endocrinologia pisana e la Columbia University e offrirà nuove opportunità di formazione e scambio culturale con la possibilità di stage a New York per studenti, dottorandi e specializzandi in Endocrinologia del nostro Ateneo.

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La psichiatra Liliana Dell’Osso dell’Università di Pisa ha fatto il suo ingresso fra le “Top Italian Women Scientists”. Il gruppo, promosso dell’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda), riunisce 76 eccellenze al femminile, scienziate italiane impegnate nella ricerca biomedica, nelle scienze cliniche e nelle neuroscienze.

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La loro testimonianza di donne e ricercatrici è adesso in un e-book, edito sempre da Onda, e scaricabile gratuitamente dal sito dell’osservatorio.

Nel volume emergono i profili di scienziate selezionate a partire dalla classifica dei Top Italian Scientists (TIS), un censimento degli scienziati italiani di maggior impatto in tutto il mondo. Donne di “impatto” quindi non solo perché attraverso il loro lavoro si sono conquistate una posizione di tutto rilievo in questa sorta di hit parade della scienza, ma anche perché il loro operare incide in modo fondamentale sulla società e sui progressi della conoscenza.

Mercoledì 14 giugno, alla Gipsoteca di Arte Antica, in Piazza San Paolo all’Orto, si è tenuta la presentazione del Rapporto della Banca d'Italia sull'Economia della Toscana. L'evento è stato organizzato dall’Università di Pisa e dalla Banca d’Italia, in collaborazione con il dipartimento di Economia e Management. La giornata è stata aperta dai saluti di Nicoletta De Francesco, prorettore vicario dell’Ateneo pisano, Giuseppe Genovese, vicedirettore della sede di Firenze della Banca d’Italia, Paolo Comune Compagnoni, direttore della filiale di Livorno della Banca d’Italia, Silvio Bianchi Martini direttore del dipartimento di Economia e Management.

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La professoressa Nicoletta De Francesco durante i saluti istituzionali.

Silvia Del Prete e Guglielmo Barone, della divisione Analisi e ricerca economica territoriale della sede di Firenze della Banca d’Italia, hanno poi presentato il Rapporto. Sono poi seguiti gli interventi di Ada Carlesi, docente di Finanza aziendale del dipartimento di Economia e Management, Francesco Oppedisano, Founder & CEO di Netresults, Stefano Luisotti, Founder & CEO di Welcome Italia, e Luca Spataro docente di Scienza delle Finanze, dipartimento di Economia e Management.

Qui di seguito pubblichiamo una sintesi del Rapporto elaborata dalla Banca d'Italia.

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L'economia della Toscana

La congiuntura in Toscana
In Toscana nel 2016 l’attività economica è cresciuta a un ritmo moderato, analogo a quello nazionale. Si tratta del terzo anno con-secutivo di crescita del prodotto. La dinamica ha beneficiato del consolidamento dei consumi e dell’apporto del canale estero, a fronte della debolezza degli investimenti. Per l’anno in corso le imprese si attendono un leggero aumento del fatturato e una so-stanziale stabilità dell’accumulazione di capitale; le banche prefigu-rano un aumento della domanda di credito e un lieve irrigidimento dei criteri di offerta.

Le imprese
Nell’industria il fatturato per le imprese con più di 20 addetti è aumentato dell’1,3 per cento; le vendite sui mercati esteri sono cresciute a un ritmo doppio. Le imprese dei servizi hanno beneficiato dell’aumento dei consumi e dei flussi turistici, in parte accolti in abitazioni private che, negli ultimi anni, sono diventate un’importante componente dell’offerta ricettiva. L’attività delle costruzioni ha invece ristagnato, nonostante l’impulso derivante dalla crescita delle transazioni immobiliari. L’elevata incertezza sulle prospettive del quadro congiunturale e l’ancora moderato grado di utilizzo degli impianti hanno frenato gli investimenti. Le esportazioni sono cresciute dello 0,6 per cento. La dinamica regionale risente dell’erraticità delle vendite legate a commesse pluriennali di nautica e di macchinari e della variabilità del prezzo dell’oro. Al netto di queste componenti la crescita sarebbe stata sensibilmente superiore. La redditività è nel complesso migliorata, a vantaggio della capacità di autofinanziamento e della liquidità, con una conseguente attenuazione della domanda di credito. I finanziamenti bancari alla fine dell’anno sono risultati in lieve calo rispetto a 12 mesi prima.

Il mercato del lavoro
Il mercato del lavoro ha beneficiato della moderata crescita dell’economia: gli occupati sono aumentati (0,6 per cento): l’espansione nell’industria in senso stretto e quella, più contenuta, nei servizi, ha più che compensato il nuovo calo nelle costruzioni. L’incremento ha riguardato in misura più accentuata la fascia dei lavoratori più anziani, anche a seguito delle recenti riforme pensionistiche, ma ha interessato anche i lavoratori più giovani. L’aumento dell’occupazione si è associato a quello delle persone in cerca di lavoro e al calo degli inattivi, anche per il progressivo miglioramento delle prospettive occupazionali. Il tasso di disoccupazione è così leggermente salito, al 9,5 per cento.

Le famiglie
Le famiglie Il miglioramento delle condizioni occupazionali ha sostenuto i redditi da lavoro, favorendo l’incremento dei consumi di beni durevoli (5,7 per cento) e delle transazioni immobiliari (20,0), in un contesto di maggior fiducia sulle prospettive economiche da parte dei consumatori. Le famiglie hanno finanziato tali spese anche ricorrendo all’indebitamento: il credito al consumo e i mutui sono saliti (6,1 e 1,8 per cento, rispettivamente), anche grazie a politiche di offerta distese. Il basso costo opportunità di detenere moneta ha favorito, come in passato, la crescita dei conti correnti. Il valore dei titoli a custodia nel portafoglio delle famiglie è diminuito; il risparmio si è indirizzato soprattutto verso le forme gestite, a fronte del calo delle componenti obbligazionaria e azionaria.

I finanziamenti all’economia
Al termine del 2016 i prestiti all’economia sono rimasti sugli stessi livelli di un anno prima. Per le famiglie la dinamica è stata positiva (2,6 per cento), riflettendo sia l’aumento della spesa per l’acquisto di beni durevoli e di abitazioni sia condizioni di offerta ancora distese. I finanziamenti al settore produttivo hanno invece segnato un leggero calo ( 0,8), riconducibile prevalentemente alla debole domanda per investimenti; come in passato, per le imprese meno rischiose il credito è invece cresciuto. Dal lato dell’offerta le politiche sono rimaste nel complesso invariate, sebbene le banche abbiano mantenuto criteri d’impiego ancora selettivi verso le imprese più fragili sotto il profilo finanziario.

La qualità del credito
La qualità del credito ha continuato a mostrare segnali di miglioramento: il flusso di nuovi prestiti deteriorati in rapporto al totale dei crediti è calato sensibilmente: nel 2016 è stato pari al 3,2 per cento, un valore inferiore di oltre un punto rispetto a quello di un anno prima. La flessione ha riguardato sia le famiglie sia, soprattutto, le imprese. Anche lo stock di prestiti deteriorati è diminuito, al 24 per cento, pur rimanendo su livelli storicamente molto elevati a causa del forte accumulo verificatosi negli anni della crisi. Alla fine del 2016 circa la metà del valore delle posizioni deteriorate risultava già svalutato.

Gli approfondimenti
Il rapporto contiene diversi approfondimenti sia sulla congiuntura sia su aspetti più strutturali dell’economia toscana:
• L’impatto economico della tramvia di Firenze.
• Il mercato delle locazioni turistiche. Il caso Airbnb.
• La giustizia civile in regione: evoluzioni recenti.
• Esportazioni e domanda potenziale.
• Credito per classe di rischio e dimensione delle imprese.
• I tempi di rientro nell’occupazione.
• L’occupazione nell’industria bancaria.
• L’andamento della domanda e dell’offerta di credito.
• La gestione delle funzioni fondamentali nei piccoli comuni.
• L’applicazione dell’imposta di soggiorno nei comuni.

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Silvia Del Prete e Guglielmo Barone, della divisione Analisi e ricerca economica territoriale della sede di Firenze della Banca d’Italia.

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Il pubblico presente in Gipsoteca.

 

pellecchia copertina"Per un mondo libero dalle armi nucleari" non è solo il titolo del volume curato dalla professoressa Enza Pellecchia e pubblicato da Pisa University Press. Per l'autrice è anche un vero e proprio dovere morale e di responsabilità verso le generazioni future e le vittime di Hiroshima e Nagasaki, due città che hanno contribuito alla narrazione storica delle armi atomiche come “male necessario” per porre fine alla seconda guerra mondiale.

Enza Pellecchia è ordinaria di diritto privato presso l'Università di Pisa e direttrice del CISP (Centro Interdipartimentale Scienze per la Pace); da sempre impegnata sui temi dei diritti umani, dei beni comuni e delle situazioni di "vulnerabilità economica", firma un libro che vuole informare e offrire strumenti e competenze che forniscano un supporto razionale alla richiesta di un mondo libero da armi nucleari, per andare oltre il (pur importante) coinvolgimento emotivo sul tema.

Pubblichiamo di seguito alcuni stralci dell'introduzione a firma della docente.

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Il 6 e il 9 agosto in tutto il mondo si svolgono manifestazioni per ricordare i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki. Le armi nucleari – più di 16.000 testate possedute da Stati Uniti, Russia, Cina, Pakistan, India, Gran retagna, Francia, Israele e Corea del Nord – continuano a rappresentare una minaccia per tutto il genere umano, mentre cresce anche il rischio del c.d. terrorismo nucleare.

Emblematica è l’immagine simbolo della prima esplosione atomica, il “fungo” di Hiroshima: immagine scelta per annunciare pubblicamente l’esistenza di un’arma dallo straordinario potere distruttivo, senza però mostrarne i terribili effetti su cose e persone. Quel “fungo” – una nube di fumo alta diciassette chilometri – nulla rivela della immensa tragedia che si è consumata sotto, riducendo a brandelli, cenere e ombre decine di migliaia di persone. “L’icona della bomba divenne, allora, per la sua capacità di coprire, più che di mostrare, non già il simbolo di un crimine dell’uomo sull’uomo, bensì l’emblema della democrazia vittoriosa contro i fascismi, nonché il vessillo
di un’egemonia tecnologica e militare”, strumento visivo “di una campagna mediatica volta evidentemente a far dimenticare il prima possibile le vittime e i sopravvissuti dell’atomica

 Per rendere più efficaci questi sforzi contro le armi nucleari, a Pisa abbiamo affrontato la questione da molti punti di vista, con un ricco programma di seminari e conferenze. I temi affrontati sono stati tanti, ma esiste un denominatore comune e questo denominatore è il tema della responsabilità. Non solo responsabilità per qualcosa, ma anche responsabilità verso qualcuno. Responsabilità degli scienziati, prima di tutto: quelli che costruirono la bomba atomica, ma anche quanti oggi continuano a fare ricerca in ambiti in cui libertà ed etica possono entrare in conflitto. Responsabilità di chi – politici e militari – decise di usare la bomba atomica. Ma c’è anche la responsabilità di noi tutti, nell’attivarci per esigere un mondo libero da armi nucleari.

Enza Pellecchia

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