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Foto Elodie CornezÈ stato assegnato a Elodie Cornez, allieva della Scuola di dottorato di ricerca in Storia, Orientalistica e Storia delle arti, in cotutela tra la professoressa Anna Barsotti, dell’Università di Pisa, e il professor Giorgio Passerone, dell’Università di Lille, il premio tesi 2016 del Laboratorio "Cecille", “Centre d’Etude en Civilisation, Language et Littératures Etrangère EA 4074”.

Elodie Cornez, 31 anni, ora docente all’Università di Lille 3, ha concluso il percorso di studi teatrali, compiuto presso l’Università di Lille, a Pisa e a Lille. Il titolo della tesi di dottorato è “Les langues du théâtre italien contemporain". La tesi affronta con grande perizia multidisciplinare la questione del teatro italiano che riusa creativamente i dialetti nell'ultimo trentennio del Novecento, procedendo però da impostazioni storicamente e teoricamente più ampie (definizione del periodo cronologico di studio e mappatura geografica) secondo uno schema di progressivo approfondimento, cui ha contribuito il soggiorno pisano e la frequentazione dei corsi di Storia del teatro e dello spettacolo e di Drammaturgia e spettacolo (con la professoressa Anna Barsotti come co-tutor).

All'origine, l'interesse per i rapporti lingua-dialetto che segnalano non solo l'Italia, ma il teatro italiano, nel panorama transnazionale; e l'identificazione di una particolarità di questo teatro che ne connota il carattere originale, la figura dell'attore-autore. L’itinerario che ha condotto la Cornez all'approfondimento di un corpus di attori-autori deriva da una cartografia ampia, pur soffermandosi su Paolini, Celestini, Enzo Moscato, Emma Dante e Spiro Scimone. La novità della ricerca consiste anche nel non etichettare i singoli artisti – tutti accomunati dal riuso dei dialetti nelle rispettive lingue teatrali – con formule da cui loro stessi intendono evadere, ad esempio quella del “teatro di narrazione” (che pure implica personaggi come Celestini e Paolini). I capitoli a ciascuno dedicati potrebbero, d'altro canto, figurare come altrettante monografie. Dal punto di vista della lingua teatrale, perno della sua ricerca, la tesi giunge a conclusioni – comunque lasciate aperte – innovative, notando come i confini fra le lingue si siano aperti nella società italiana, con un arricchimento plurilinguistico che accoglie suggestioni dai dialetti delle diverse regioni (reinventati artisticamente) o anche dalle lingue straniere.

Lo zafferano, molto apprezzato in ambito culinario, può avere anche un importante ruolo in campo medico, in particolare nell’ambito della lotta ai tumori. Uno studio coordinato dal professor Filippo Minutolo del dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa, ha identificato il meccanismo con cui un metabolita attivo presente nello zafferano, la crocetina, riesce a ridurre l’aggressività delle cellule tumorali attraverso l’azione su un enzima-chiave nella glicolisi tumorale, la lattato deidrogenasi (LDH).

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I sorprendenti risultati di questa ricerca sono stati presentati dalla dottoressa Carlotta Granchi, prima autrice dell’articolo e relatrice al “First Congress on Edible, Medicinal and Aromatic Plants (ICEMAP 2017)” svoltosi a Pisa dal 28 al 30 giugno. Il lavoro è stato inoltre pubblicato nella rivista “Journal of Agricultural and Food Chemistry” della American Chemical Society.

3 Granchi fotoQuesta ricerca si colloca all’interno degli studi che negli ultimi anni si stanno concentrando sempre di più sul trattamento “metabolico” dei tumori; tuttavia, come spiega la dottoressa Granchi (nella foto a destra), “la crocetina non è purtroppo disponibile, né facilmente isolabile da fonti naturali quindi è stata messa appunto una metodologia sintetica per la sua preparazione. La crocetina artificiale, del tutto identica per struttura a quella naturale, ha dimostrato una notevole abilità di inibire l’LDH”.

Grazie alla collaborazione con il gruppo di ricerca del professor Paul J. Hergenrother della University of Illinois at Urbana-Champaign e con il dottor Flavio Rizzolio dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, nonché fondatore dell'azienda Biofuture Medicine, è stato inoltre possibile verificare come la crocetina sia in grado di ridurre la produzione di lattato in cellule tumorali e la loro proliferazione. “In questo studio abbiamo quindi dimostrato – aggiunge Granchi – che la componente dello zafferano maggiormente responsabile di tale effetto sembra essere proprio la crocetina.”

2 CrocetinaSintetica

Infatti l’analisi di modellazione molecolare condotta dal professor Tiziano Tuccinardi ha evidenziato le caratteristiche strutturali che permettono alla crocetina di interagire in modo efficace con il sito attivo dell’enzima-bersaglio.

“Chiaramente né lo zafferano, né la crocetina potranno mai sostituire le varie terapie antitumorali approvate per l’uso clinico – specifica il professor Minutolo – comunque possono sicuramente costituire un utile ausilio alimentare nella prevenzione delle neoplasie e, se validati da opportuni studi clinici, potranno in futuro contribuire ad aumentare l’efficacia dei regimi terapeutici utilizzati per diversi tipi di tumore”.

(Nella foto a destra in basso la crocetina sintetica).

Ne hanno parlato: 
Ansa
InToscana.it 
Greenreport.it 
ilMattino.it 
ADNkronos
gonews.it 
AgenziaImpress.it 
Greenplanner


 

 

 

 
















Grazie al Protocollo di intesa firmato tra l'Università di Pisa e l'Agenzia delle Entrate, è stato definito un iter telematico per il rilascio del codice fiscale per i soggetti non residenti che svolgono compiti istituzionali all'interno dell'Ateneo, tipicamente docenti e ricercatori di nazionalità straniera. L'accordo, che ha validità annuale, è stato sottoscritto dal direttore generale dell'Università, Riccardo Grasso, e dal direttore della Direzione provinciale di Pisa dell'Agenzia delle Entrate, Patrizia Muscarà.

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Il Protocollo nasce dalla volontà dei due enti di collaborare per migliorare la fruibilità dei servizi fiscali, ridurre i costi degli adempimenti degli obblighi tributari da parte dei contribuenti e ottimizzare le attività di erogazione dei servizi. In particolare, tiene conto che l’Università di Pisa accoglie ogni anno numerosi docenti e ricercatori di nazionalità straniera con incarichi istituzionali che, trovandosi a operare nel territorio dello Stato, devono acquisire il codice fiscale mediante richiesta al competente ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate.
Per semplificare questo iter è stato così studiato e realizzato un sistema telematico di richiesta e acquisizione dei codici fiscali, che eviterà agli ospiti stranieri o al personale di riferimento dell'Ateneo di recarsi direttamente all’Agenzia dell’Entrate, risolvendo il problema tramite un sistema di ticket in cui tutto il procedimento sarà informatizzato e centralizzato. In questo modo, l’Università trasmetterà via pec alla Direzione provinciale dell’Agenzia delle Entrate un modello standard di richiesta e quest'ultima garantirà la trasmissione del codice fiscale attribuito, sempre a mezzo pec, entro una settimana lavorativa.

"La semplificazione delle modalità di rilascio del codice fiscale per gli ospiti stranieri - hanno commentato il dottor Grasso e la dottoressa Muscarà - permette all'Università di facilitare il lavoro delle strutture amministrative che supportano il personale docente e ricercatore nel disbrigo di procedure e formalità correlate all’esercizio delle attività istituzionali, e all'Agenzia delle Entrate di gestire in back office queste richieste, alleggerendo i compiti del personale degli sportelli. Per i nostri enti, si tratta insomma di una buona pratica, che si muove nella direzione di economicità, efficacia ed efficienza dell’attività amministrativa".

È stato appena pubblicato dalla casa editrice Franco Angeli il volume Cervelli in circolo. Trasformazioni sociali e nuove migrazioni qualificate, a cura di Gabriele TomeiA partire dai risultati di un’indagine empirica realizzata presso l’Università di Pisa, il volume indaga i processi di strutturazione delle traiettorie personali e professionali di un campione di giovani laureati espatriati, identificando i principali fattori di spinta all’emigrazione, le strategie e i modelli della loro integrazione all’estero, le reti di collegamento intrattenute con i territori e le comunità di origine, le loro aspirazioni future.

Pubblichiamo di seguito un estratto dell'Introduzione al volume, a firma del dottor Gabriele Tomei, ricercatore di Sociologia generale al dipartimento pisano di Scienze politiche. 

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cover cervelliLa recente crisi economica ha favorito una ripresa delle emigrazioni dai paesi dell’Europa mediterranea (e quindi anche dall’Italia) verso i poli di sviluppo centro-settentrionale del continente. All’interno di questi flussi sono aumentate anche le cosiddette migrazioni qualificate, composte in larga misura (anche se non esclusivamente) da giovani che si muovono all’interno dello spazio europeo per proseguire gli studi, specializzarsi o cercare un impiego coerente con il proprio profilo di competenze maturate.
Sebbene si tratti generalmente di trasferimenti all’estero per un periodo superiore ai 12 mesi, che quindi sarebbero da ricomprendere nella categoria delle migrazioni, questi spostamenti conservano in molti casi una serie di caratteristiche tipiche della mobilità di breve periodo: temporaneità del progetto migratorio (legata allo specifico contratto o progetto di ricerca), circolazione tra più sedi e periodici ritorni in patria, mantenimento relazioni e contatti frequenti con la comunità di origine. Nel caso degli spostamenti interni a spazi giuridici sovranazionali (come tra i paesi della UE), alle precedenti caratteristiche si aggiunge il godimento di tutele analoghe a quelle dello Stato di cui si è cittadini.
In questi casi, pertanto, migrazione e mobilità sono fenomeni che sempre più si differenziano quasi esclusivamente sotto il profilo giuridico. Dal punto di vista sostanziale entrambe partecipano del dinamismo della globalizzazione e devono essere concettualizzate come parti integranti ed essenziali del processo di trasformazione sociale che ha radicalmente modificato il modello di sviluppo globale negli ultimi trent’anni.
Migrazioni e mobilità sono attivate dallo sviluppo dei paesi di destinazione e dal sottosviluppo di quelli di origine, ma al tempo stesso stimolano e attivano nuove dinamiche di sviluppo in entrambi. Questa logica vale anche nel caso delle migrazioni qualificate, che attraverso la mobilità (o immobilità) delle persone realizzano (o impediscono) la circolazione di capitale umano e sociale, di competenze e di saperi. In questa prospettiva lo studio dei flussi di migranti qualificati che entrano e che escono dai diversi paesi, così come quello dei dispositivi che facilitano o inibiscono tale circolazione, consente di evidenziare una delle dinamiche più rilevanti della crescita dei territori che attraggono conoscenze e, parallelamente, della recessione sia dei paesi di origine che subiscono il brain drain, sia di quelli di destinazione che scoraggiano o bloccano tale mobilità.
Globalizzazione, mobilità geografica delle persone e dei loro saperi, crisi e ristrutturazione delle economie, trasformazione sociale e sviluppo. Riflettendo intorno alle connessioni tra queste dinamiche è nata l’idea originaria del programma di ricerca che sta alla base di questo volume.

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Per molte delle ragioni che ho appena accennato, le migrazioni qualificate sono diventate uno straordinario punto di ingresso per l’analisi delle dinamiche di sviluppo nell’era della conoscenza e per lo studio dei fattori politico-istituzionali e socio-culturali che ne formano il contesto.
Non è un caso quindi che il tema delle nuove migrazioni qualificate intraeuropee sia attualmente al centro degli interessi conoscitivi e di ricerca della comunità dei sociologi, degli economisti e dei geografi delle migrazioni. Gli obiettivi di queste indagini sono in modo diverso legati alla necessità di comprendere la natura e i possibili sviluppi di questa specifica forma di mobilità intraeuropea e di valutarne il potenziale impatto sui paesi di origine e su quelli di destinazione.
Tuttavia rimangono ancora poco esplorate le connessioni che legano queste specifiche dinamiche migratorie con le più recenti trasformazioni del modello di produzione in Europa, ed in particolare il ruolo che la migrazione qualificata sta svolgendo nella selezione e allocazione ottimale della forza lavoro intellettuale richiesta dai nuovi poli di sviluppo dell’economia della conoscenza. Ancor meno sono stati esplorati gli effetti trasformativi di questa migrazione sulle dinamiche di sviluppo dell’Italia.

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I saggi che danno conto dei risultati ottenuti nel corso della ricerca e che compongono il presente volume sono stati redatti in modo da rispecchiare il quadro teorico-metodologico che abbiamo ampiamente discusso in precedenza. Purtroppo non siamo riusciti a mettere a fuoco ogni componente della sua complessa architettura logica (e probabilmente ciò non è neppure possibile, se non all’interno di un progetto di ricerca più vasto e ambizioso, multidisciplinare, multisituato e di lungo periodo). Tuttavia lo schema della natura quadripartita del processo di strutturazione ha funzionato come il letto di posa per il fissaggio delle tessere recuperate di un mosaico che sappiamo essere ben più vasto e complicato. Come quelle tessere, i dati e le informazioni raccolte con le nostre ricerche sono state infatti posizionate seguendo una coerenza interna (offerta dalla teoria) che ha consentito una migliore messa a fuoco delle singole parti così come una più lucida ed efficace visione d’insieme.
L’indagine si è così articolata attraverso quattro linee di indagine.
La prima, di carattere più teorico, si è diretta a ricostruire lo stato dell’arte delle conoscenze sul tema di indagine sia per quanto riguarda le nuove migrazioni qualificate (capitolo 1) che il contesto politico-economico identificato come società della conoscenza (capitolo 2).
La seconda linea ha perlustrato le caratteristiche e le dinamiche trasformative di alcune delle strutture esterne rilevanti per il campo di interesse. In un primo approfondimento sono state indagate le relazioni che le statistiche ufficiali internazionali evidenziano tra i flussi di migranti qualificati e quelli finanziari connessi con gli investimenti in ricerca e sviluppo (capitolo 3). Una seconda indagine è stata realizzata sui dati dell’archivio AIRE al fine di comprendere caratteristiche e tendenze evolutive dei flussi di cittadini italiani in possesso di un titolo di studio superiore o della laurea che sono emigrati all’estero (capitolo 4).
La terza linea di indagine ha esplorato (nei limiti caratteristici di un’indagine pilota) le dinamiche soggettive di un collettivo di giovani migranti qualificati. Evidenze circa le motivazioni e gli orientamenti dei laureati espatriati, e quindi ascrivibili alle dinamiche proprie delle strutture interne del processo di strutturazione, sono state raccolte attraverso 20 interviste in profondità che hanno consentito di raccogliere informazioni anche sulle dinamiche specifiche dell’agency attiva di questi speciali migranti qualificati (capitolo 6). Gran parte della raccolta e dell’analisi di queste ultime è stata invece affidata ad una survey a cui hanno risposto 110 laureati dell’ateneo pisano tra il 2009 ed il 2013 e che avevano dichiarato di risiedere all’estero ad un anno dal conseguimento del titolo (capitolo 7). Uno specifico capitolo (capitolo 5) è dedicato alla presentazione del disegno della ricerca utilizzato di queste due indagini sul campo.
La quarta linea di indagine ha esplorato i segnali di strutturazione degli outcomes del processo osservato (capitolo 8), ed in particolare della presenza di reti di collegamento tra l’Università di Pisa e i propri laureati espatriati, e del ruolo di stimolo svolto da questi ultimi per l’innovazione della didattica e della ricerca, nel loro eventuale contributo alla costruzione di reti di relazione a la messa a disposizione di rimesse cognitive (contatti informali, accordi, ricerche congiunte, trasferimento di saperi...).

Gabriele Tomei
Ricercatore di Sociologia Generale

Il dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa ha dedicato dei seminari e un'esposizione alle esplorazioni geologiche nella Regione degli Afar, nell'Etiopia nord-orientale, un vero laboratorio naturale per l'analisi dei processi di estensione e rottura dei continenti. Nota anche come Dancalia, questa regione è stata studiata, dal 1967 al 1974, da una celebre spedizione italo-francese guidata da Giorgio Marinelli, dell'Università di Pisa, e da Haroun Tazieff, del Centre National de la Recherche Scientifique (nella foto in basso: un'immagine della spedizione).

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L'iniziativa è stata aperta venerdì 7 luglio nell'Aula C del dipartimento dai seminari tenuti, in mattinata, dal dottor Giacomo Corti, dell'Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR di Firenze, e dalla professoressa Carolina Pagli, del dipartimento pisano di Scienze della Terra; nel pomeriggio, dai professori Franco Barberi, già docente di Vulcanologia dello stesso dipartimento, ed Enrico Bonatti, dell'Istituto di Scienze marine del CNR di Bologna.

Sabato 8 luglio, alle ore 10,30, nella stessa sede del dipartimento si è tenuta l'inaugurazione della Petroteca Dancala, alla presenza del prorettore Marco Gesi, del direttore del dipartimento, Sergio Rocchi, e dei "giovani" geologi che parteciparono alle spedizioni degli anni '60 e '70 del secolo scorso, Franco Barberi, Jacques Varet e Roberto Santacroce. Insieme a loro, sono intervenuti gli studiosi Mauro Rosi, Franco Maranzana, Luca Lupi e Carolina Pagli.

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La Petroteca Dancala è una collezione di oltre 2.000 campioni di roccia e oltre 9.000 sezioni sottili raccolte in Afar dai membri della collaborazione italo-francese. Conservato finora in condizioni precarie, tale patrimonio scientifico torna ora a essere visibile per iniziativa del dipartimento di Scienze della Terra e grazie al contributo della società Stratex, una multinazionale che si occupa di ricerca aurifera nell’area africana. Tutti i campioni, georeferenziati e rintracciabili, sono a disposizione della comunità scientifica internazionale per ricerche in collaborazione con l’Università di Pisa.

Nella foto in basso, da sinistra: Sergio Rocchi, Marco Gesi, Franco Barberi, Mangasha Seyoum, Mauro Rosi.

Negli scorsi giorni è scomparso il professor Pierlorenzo Secchiari, già ordinario di Zootecnica Generale, che nel corso della carriera è stato direttore del Centro Interdipartimentale di Ricerche Agro-Ambientali “Enrico Avanzi” e membro del Comitato Etico di Ateneo per la Sperimentazione Animale. Nel 2009 gli è stato conferito l'Ordine del Cherubino.
Le esequie si terranno giovedì 6 luglio a Massa, nella Chiesa della Madonna del Pianto, in Piazza Castagnola, alle ore 16. Tutta la comunità universitaria si stringe attorno alla famiglia del professor Secchiari in questo momento di grande dolore.

Di seguito, pubblichiamo il profilo accademico del professor Pierlorenzo Secchiari.

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Il professor Pierlorenzo Secchiari è nato ad Avenza il 13 marzo 1941 e si è laureato con lode in Medicina Veterinaria all’Università di Pisa. Nel 1970 ha iniziato la carriera universitaria all’Istituto di Zootecnica Speciale della Facoltà di Agraria dell’Ateneo pisano, dove nel 1988 è diventato professore ordinario di Zootecnica Generale. Il professor Secchiari è stato direttore del Centro Interdipartimentale di Ricerche Agro-Ambientali “Enrico Avanzi” dal novembre 1994 all’ottobre 2001, e membro del Comitato Etico di Ateneo per la Sperimentazione Animale.

Il Professor Secchiari ha incentrato la propria attività scientifica sullo studio dell’attività riproduttiva e produttiva dei ruminanti e sulla qualità degli alimenti di origine animale.
La sua autorevolezza in campo scientifico, che lo ha portato a diventare membro dell’Editorial Board della rivista scientifica internazionale “Livestock Production Science”, è dimostrata dalle centinaia di pubblicazioni su riviste scientifiche italiane e internazionali e dalle numerose cariche organizzative nell’ambito delle Società scientifiche di cui è stato membro. In particolare, il professor Secchiari ha ricoperto le cariche di Presidente della Associazione Scientifica di Produzione Animale e di Vice-Presidente della Associazione Italiana Società Scientifiche Agrarie.
Il professor Secchiari è stato anche Socio Corrispondente straniero della Académie d’Agriculture de France, Accademico Ordinario della Accademia dei Georgofili di Firenze, membro della Commissione Tecnico Scientifica per le Risorse Genetiche Autoctone della Regione Toscana e Presidente del Comitato Scientifico del Parco delle Apuane.

Per gli indubbi meriti in campo scientifico, nel 2009 il professor Secchiari è stato nominato Cavaliere della Repubblica e il Senato Accademico dell’Università di Pisa gli ha conferito l’Ordine del Cherubino.

Molte le attività che lo hanno reso protagonista nella vita culturale della sua città come l’appartenenza al Rotary Club e all’Accademia Aruntica, delle quali è stato anche Presidente.

Nella foto: il professor Secchiari riceve l'Ordine del Cherubino dal rettore Marco Pasquali.

Il professor Paolo Vitti è il nuovo presidente eletto della SIE - Società italiana di Endocrinologia, che guiderà per i prossimi due anni. La nomina è avvenuta durante il congresso nazionale svoltosi a Roma la scorsa settimana, che ha registrato un successo straordinario con più di 1.200 partecipanti. L'Endocrinologia pisana ha avuto una forte rappresentanza con diversi relatori invitati e molti giovani, che hanno presentato le ricerche più recenti in campo endocrino e non ancora pubblicate.

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Il conferimento della presidenza della società al professor Vitti, nella foto in basso ritratto in occasione della cena sociale con i suoi collaboratori, è un ulteriore riconoscimento al valore scientifico della Scuola pisana di endocrinologia.

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Il gruppo di ricerca del professor Donato Aquaro, docente di Impianti nucleari al dipartimento di Ingegneria civile e industriale dell’Università di Pisa, ha vinto un bando di ricerca internazionale per lo studio in scala reale del principale sistema di sicurezza del reattore a fusione nucleare, ITER, in costruzione in Francia nei pressi di Aix-en-Provence.

L’attività di ricerca, con un budget di circa 1 milione di euro, studierà il ‘Vacuum Vessel Pression Suppression System’ ossia il sistema che garantisce il mantenimento della pressione entro i limiti ammissibili in caso di incidente nel componente principale del reattore, la camera a vuoto. Nell’interno di tale componente (figura in basso a destra), in condizione di vuoto quasi assoluto, avviene la reazione di fusione nucleare fra un nucleo di deuterio e uno di trizio nel plasma a una temperatura di oltre 100 milioni di gradi. La reazione di fusione simula quella che avviene nel sole.

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ITER è una organizzazione internazionale di cui fanno parte Unione Europea, USA, Federazione Russa, Cina, Giappone, India e Corea del Sud. Tale organizzazione finanzia il più grande e costoso esperimento mai effettuato precedentemente. Lo scopo del progetto è la dimostrazione della fattibilità di produrre energia dalla fusione nucleare con un impianto di taglia industriale ottenendo un plasma stabile. Il plasma per le altissime temperature non deve venire in contatto con le pareti, pertanto viene messo in movimento in un recipiente torico (Tokamak) da elevatissimi campi elettromagnetici.

camera vuoto reattoreConsiderando le estreme condizioni operative, non si può escludere la possibilità di incidenti di rottura delle tubazioni di refrigerazione della parete affacciata al plasma. Il fluido refrigerante (acqua) potrebbe invadere il Tokamak e vaporizzare a causa delle elevate temperature, provocando la sua pressurizzazione. Per evitare il raggiungimento di valori di pressione pericolosi per la stabilità della struttura, viene attivato un sistema di sicurezza di riduzione della pressione con condensazione diretta del vapore in acqua, il ‘Vacuum Vessel Pression Suppression System’. Tale sistema è stato scelto dall’Autorità di Sicurezza per gli stress test sull’impianto.

Il professor Aquaro e il suo gruppo di ricerca hanno vinto il bando internazionale per la loro esperienza, unica in campo internazionale, sulla condensazione diretta del vapore a pressioni sub atmosferiche.

Per il secondo anno consecutivo, la Commissione Nazionale dei Corsi di Studi in Igiene Dentale, ha conferito al gruppo di ricerca dell'Università di Pisa guidato dalla professoressa Maria Rita Giuca il “Premio di Ricerca Colgate 2017”. Lo studio pisano dal titolo: “Valutazione onnicomprensiva dell’ipersensibilità dentinale nel paziente parodontale attraverso l’analisi multivariata degli stimoli di diversa natura e introduzione di un nuovo indice di valutazione”, è stato valutato come miglior progetto di ricerca.

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L’obiettivo principale della ricerca sarà quello di identificare e misurare l’ipersensibilità dentinale nei pazienti con una malattia parodontale attraverso l’adozione di indici specifici, derivanti dalla letteratura scientifica e associati a un nuovo indice in grado di esaminare tutto lo spettro di valutazione ai diversi stimoli che si possono presentare nella vita quotidiana del paziente. La finalità dello studio è in linea con i moderni approcci in campo odontoiatrico mirati agli aspetti preventivi e al miglioramento degli stili di vita piuttosto che alla messa in atto di terapie invasive.

Fanno parte del gruppo di ricerca premiato anche Marco Pasini, borsista, e Giancarlo Cosseddu, Chiara Mannuci e Marco Miceli, igienisti dentali della U. O. di Odontostomatologia e Chirurgia del Cavo Orale Universitaria diretta dal professor Mario Gabriele.

I giovani partecipanti al campo estivo “Piccoli Chef Summer School” organizzato da Scuola Tessieri hanno assistito alla loro prima lezione universitaria. In cattedra la professoressa Lucia Guidi del dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali e la professoressa Manuela Giovannetti, direttore del Centro Interdipartimentale di Ricerca Nutrafood - Nutraceutica e Alimentazione per la Salute dell’Università di Pisa.

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Come in un grande arcobaleno vegetale, ai “Piccoli Chef” sono state illustrate le virtù della frutta e degli ortaggi in base al loro colore: il rosso dell’anguria e del pomodoro, l’arancio delle albicocche e della zucca, il giallo del limone e delle banane, il verde del peperone e della lattuga, il blu e il viola delle more e dei mirtilli. L’obiettivo principale dellla lezione è stato educare i bambini a una sana alimentazione, indicando loro gli alimenti vegetali che hanno degli effetti benefici sulla salute mediante il gioco. I bambini hanno seguito la lezione con grande interesse, raccontandosi con allegria e rivolgendo alle due professoresse tante domande.

Il campo estivo “Piccoli Chef Summer School”, organizzato da Scuola di cucina Tessieri in collaborazione con il Centro Nutrafood, è stato pensato come un momento di crescita e gioco aperto ai bambini di età scolare dai 6 ai 12 anni. Nell’arco della giornata, i giovanissimi chef possono conoscere tante materie prime e tanti alimenti legati al mondo della pasticceria e hanno l’occasione di divertirsi a impastare, decorare e imparare tantissime ricette. Perno dell’intera iniziativa è la forte valenza di educazione alimentare finalizzata alla sensibilizzazione dei bambini e delle loro famiglie.

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