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fare_il_punto.jpgFare il punto, una storia a ritroso della localizzazione dal GPS a Tolomeo è l'ultimo libro a carattere divulgativo di Sergio Giudici, ricercatore di Fisica sperimentale all'Università di Pisa, un volume uscito per Mondadori Università con la prefazione di  Roberto Casati dell'Ecole Normale Supérieure di Parigi.

Negli ultimi anni, accanto alla sua attività di ricerca che riguarda la Fisica delle Particelle Elementari come collaboratore presso alcuni esperimenti al CERN di Ginevra, Giudici ha affiancato un impegno crescente nell'insegnamento realizzando percorsi didattici per il Piano Nazionale Lauree Scientifiche, per Pianeta Galileo del Consiglio Regionale della Toscana e come coordinatore della Ludoteca Scientifica di Pisa.

Ecco di seguito una presentazione a sua firma del volume.

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“Fare il punto” è una espressione del linguaggio marinaresco e significa guardarsi intorno per stabilire la posizione dell’imbarcazione. Trovare il punto era il compito tradizionalmente affidato al timoniere: il solo uomo a bordo che non era tenuto a remare o a manovrare le vele ma al quale spettava il compito di mantenere la rotta corretta osservando il paesaggio. Il timoniere era un filosofo del mare: un po’ navigatore, un po’ astronomo ma anche meteorologo e geografo e spesso come allegoria di chi è chiamato a reggere il timone della città e governare la cosa pubblica. Nei secoli il timoniere-filosofo si è specializzato diventando l’ufficiale di rotta dei moderni e, più recentemente, si è trasformato in qualcosa di ancora più diverso, è diventato un dispositivo elettronico: il GPS [...] Se la superficie terrestre fosse grande come un campo da calcio, l’incertezza nella localizzazione satellitare corrisponderebbe ad un cerchietto di raggio pari a qualche centesimo di millimetro: meno dello spessore di un capello!.

Il libro cerca di raccontare a livello divulgativo come funziona il GPS e lo fa muovendosi lungo due direzioni: dalla superficie verso la profondità e procedendo a ritroso nel tempo. L’idea è “sollevare” il coperchio del ricevitore e mostrare come esso racchiuda una parte considerevole di conoscenze: astronomia, ottica, fisica dell’atmosfera, cartografia, geografia fisica, meccanica celeste e le nuove meccaniche del XX secolo. Cosa capiterebbe se togliessimo ad uno ad uno questi “ingranaggi” concettuali? Finiremmo per fare il punto come i navigatori del Rinascimento, scrutando le stelle e le eclissi o, come Galileo, cercando la longitudine nei satelliti di Giove. Continuando incontriamo gli obelischi di Tolomeo ed infine Ulisse che torna a casa grazie alle costellazioni e con l’aiuto di una divinità, la ninfa Calipso.

Orologi atomici e “sfera delle stelle fisse” dimorano entrambi nel GPS e dunque per comprendere davvero il sistema si deve tornare indietro: dalla precisione ultra-contemporanea al mondo antico del pressapoco e del mito. La localizzazione satellitare non è solo una utile tecnologia ma anche una occasione didattica per una importante lezione: grazie alla immaginazione scientifica, le fantasie mutano in teorie e queste, qualche volta, riescono a diventare teoremi e sistemi.

Sergio Giudici

È nata a Pisa la rete Organic LTEs, un network internazionale di ricercatori italiani e francesi impegnati nello studio dell’agricoltura biologica. La rete, coordinata da ITAB (Institut Technique d’Agriculture Biologique) e formata dal Centro “E.Avanzi” dell’Università di Pisa, Scuola Superiore Sant’Anna, Università di Firenze e Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA), ha come obiettivo principale la gestione in agricoltura biologica dei Long Term Experiments (LTEs), cioè di quelle ricerche condotte in campo che applicano gli stessi trattamenti sperimentali per un tempo superiore ai 10 anni. Il network sarà presentato a ottobre a Lione, al prossimo Forum di Agroecology Europe, al fine di aprirlo anche ad altre realtà attive in altri Paesi europei.

«I cosiddetti LTEs rappresentano uno strumento fondamentale per la ricerca agronomica di pieno campo – dichiara il ricercatore Daniele Antichi dell'Università di Pisa - in particolare di quella finalizzata alla conoscenza degli effetti prodotti dalle tecniche colturali sulla fertilità del terreno e sulla capacità di sequestro del carbonio nei suoli, che si caratterizzano per dinamiche molto graduali ed estese nel tempo, dell’ordine di decine di anni. Questi ultimi aspetti assumono un’importanza cruciale in agricoltura biologica, dove la fertilità del terreno e la conservazione della sostanza organica del suolo sono senza dubbio fondamentali per l’efficienza e la sostenibilità agro-ambientale dei sistemi colturali».

Organic LTEs
Gestire LTEs in agricoltura biologica comporta notevoli difficoltà per i ricercatori, difficoltà non solo legate alla limitatezza delle risorse finanziarie a supporto di tali dispositivi, ma anche ad aspetti di metodologia scientifica e di approccio socio-culturale.

«Trattandosi di sistemi agroecologici molto complessi - solo parzialmente conosciuti - e di interesse per molteplici portatori di interesse (dall’agricoltore al consumatore, ai ricercatori di svariate discipline, ad attori del panorama sociale, politico ed economico), le scelte che il ricercatore si trova ad affrontare senza il supporto di una consolidata letteratura tecnico-scientifica spesso sono determinate da situazioni contingenti, magari non ottimali, che beneficerebbero di un confronto più rigoroso con altre esperienze simili e del punto di vista di persone con diversi bagagli socio-culturali e diverse funzioni sociali – aggiunge Daniele Antichi -. Inoltre, poter riunire i singoli risultati ottenuti in esperienze simili ma condotte in diversi contesti pedoclimatici e socio-economici permetterebbe di accrescere enormemente l’impatto di tali risultati sulla comunità scientifica e sulla società, più in generale».

Il workshop (Organic long term experiments: Sharing French and Italian Experience)


A giugno scorso, presso il Centro di Ricerche Agro-ambientali “Enrico Avanzi” dell’Università di Pisa si è tenuto un workshop organizzato congiuntamente, per l’Italia, dal CiRAA (Daniele Antichi e Marco Mazzoncini), dalla Scuola Sant’Anna di Pisa, dal CREA, e dall’Università di Firenze, per la Francia da ITAB (Institut Technique de Agriculture Biologique), nella persona della dottoressa Marion Casagrande, che coordina a livello nazionale un importante network di sperimentazioni di lungo periodo in agricoltura biologica (denominato ROTAB). ITAB è un ente nazionale francese sostenuto dal Ministero dell’Agricoltura e dalle Chambres d’Agriculture regionali, a cui partecipano attivamente attori privati come agricoltori, professionisti e consulenti, al fine di condurre e coordinare sperimentazioni on-farm sui temi dell’agricoltura biologica e sostenibile. Rappresenta pertanto un interlocutore di riferimento a livello europeo e internazionale in materia di ricerca in agricoltura biologica.

In occasione del workshop, una delegazione del network ROTAB, composta da 9 rappresentanti, è stata ospitata presso il Centro “Enrico Avanzi” della nostra università nell’ambito di un progetto MIPAF denominato Retibio e coordinato dal CREA nella persona della dottoressa Olga Grasselli, anch’ella presente insieme al dr. Francesco Riva dell’Ufficio Agricoltura Biologica del MIPAF. Il progetto Retibio, di cui il CiRAA è partner, ha come scopo quello di sostenere e promuovere a livello nazionale le sperimentazioni di lungo periodo sull’agricoltura biologica, portate avanti, spesso su base volontaristica, da diversi enti di ricerca e università. Nello specifico, il CiRAA conduce dal 2001 una sperimentazione di campo denominata MASCOT (Mediterranean Arable System COmparison Trial), che ha come obiettivo quello di confrontare la sostenibilità agronomica, economica ed agro-ambientale di un sistema colturale basato su seminativi di pieno campo (cereali, legumi e colture industriali) gestiti secondo le tecniche dell’agricoltura convenzionale o biologica.

Mascot

La ricerca MASCOT ha finora permesso al gruppo di ricerca che fa capo al professor Mazzoncini e al dottor Antichi per il CiRAA e al professor Paolo Barberi per la Scuola Superiore Sant’Anna di ottenere risultati di ampio impatto, pubblicati su importanti riviste del settore, nonché di accedere ai finanziamenti europei mediante partecipazione a progetti di ricerca internazionali nell’ambito dei programmi FP6, FP7 e Horizon2020.

Oltre a visitare il dispositivo sperimentale del MASCOT, l’evento del 22 giugno è stato l’occasione per gettare le basi per la costruzione di un network strutturato tra ricercatori italiani (oltre ai rappresentanti degli atenei pisani, erano presenti anche ricercatori delle Università della Tuscia, di Perugia, e di Firenze, e ricercatori appartenenti al CREA) e ricercatori francesi attivi nella gestione dei dispositivi sperimentali sull’agricoltura biologica, con l’obiettivo di formalizzare in un prossimo futuro questa collaborazione e di allargarla ad altri Paesi europei. I responsabili della gestione dei diversi siti sperimentali hanno dapprima presentato brevemente i contenuti dei dispostivi di loro competenza, per poi discutere in sessioni parallele in piccoli gruppi alcuni temi generali come l’accesso ai finanziamenti per la ricerca, il coinvolgimento dei diversi portatori di interesse nella gestione dei dispositivi sperimentali e le regole gestionali adottate nel mantenimento e nell’evoluzione di tali dispositivi nel lungo termine.


Al termine del workshop, è stato deciso di organizzare un nuovo evento nel prossimo mese di ottobre, in cui saranno i ricercatori italiani a visitare alcuni dei dispositivi del network francese.

bernardino ghettiLa Scuola medica dell’Università di Pisa? Una delle più prestigiose d’Italia”. Con queste parole il professore Bernardino Ghetti (foto) ricorda gli anni della sua formazione pisana. Una vita spesa al servizio della ricerca la sua, con riconoscimenti e scoperte che hanno avuto risonanza a livello internazionale. Ultimo, in ordine di tempo, uno studio appena pubblicato su “Nature” sul ruolo della proteina Tau che apre la strada allo sviluppo di nuovi farmaci per la cura dell’Alzhameir.

Nato a Pisa, classe 1941, Bernardino Ghetti vive adesso negli Stati Uniti dove è professore all’Indiana University e ha fondato l’Indiana Alzheimer Disease Center. Del periodo di formazione pisana rammenta prima il diploma al liceo classico Galileo Galilei poi nel 1966 la laurea alla Facoltà di Medicina e Chirurgia come allievo del professor Pietro Sarteschi, primo cattedratico italiano di Psichiatria e padre della Scuola pisana di Psichiatria, e quindi nel 1969, sempre all’Università di Pisa, il conseguimento della specializzazione in Malattie nervose e mentali.

Gli anni di studio a Pisa hanno plasmato le fondamenta della mia cultura medica e mi hanno dato l’ispirazione allo studio delle malattie neuropsichiatriche – ricorda Ghetti - Le lezioni di neuroanatomia di Lorenzo Pera, di neurofisiologia di Giuseppe Moruzzi, di neuropsichiatria di Pietro Sarteschi sono scolpite nella memoria e hanno lasciato un’impronta indelebile nella mia formazione. La preparazione della tesi in neurofarmacologia sperimentale con la guida di Giovanni Cassano mi fece capire il significato interiore della mia vocazione per la ricerca”.

“Con rammarico penso ai maestri e amici che ho lasciato, quando ancora speravo che sarei potuto tornare – continua il professore - Il peso della separazione dalla famiglia dell’Ateneo pisano e dalla mia famiglia sono state ripagate dalla effimera gioia data dallo scoprire malattie sconosciute del cervello umano”.

“Durante i 47 anni dalla mia partenza da Pisa, sono spesso tornato, rimanendo in contatto con i miei maestri e con colleghi, che, a loro volta, sono divenuti maestri per una nuova generazione – conclude Ghetti - Ho avuto il privilegio di essere accolto per lezioni, seminari, e discussioni scientifiche con colleghi vecchi e nuovi. In questo modo, ho, in parte, potuto appagare il desiderio di esprimere la mia gratitudine all’ Alma Mater, condividendo con studenti e studiosi Pisani ciò che ho appreso, lavorando e studiando al di là dell’oceano”.

esp 2017Dal 4 all’8 settembre 2017 si svolge a Pisa nel Palazzo dei Congressi (Via Giacomo Matteotti, 1) il 17esimo Congresso Internazionale della Società Europea di Fotobiologia (ESP). La Fotobiologia è un campo di indagine che si occupa delle interazioni tra la luce e i sistemi biologici, con importanti ricadute in campo medico e ambientale.

Per cinque giorni si riuniranno a Pisa ricercatori provenienti da tutto il mondo, principalmente da Europa e Nord America, ma anche un folto gruppo di Australiani e Sud Americani. Il Congresso si svolge sotto il patrocinio dell’Università di Pisa, del Consiglio Nazionale delle Ricerche, e del Comune di Pisa ed è sponsorizzato da numerose aziende internazionali e multinazionali (Biofrontera, Bruker, Charles River, Hamamatsu, Johnson & Johnson, L’Oréal, Royal Society of Chemistry, Porphychem) e dall’Area della Ricerca CNR di Pisa.

Il programma del Convegno è articolato in sessioni plenarie con conferenze di esperti di fama internazionale nel campo della fotobiologia, simposi su argomenti specifici e poster. Fra gli argomenti trattati in campo medico vi sono: la terapia fotodinamica, sia per il trattamento di tumori, che per la disinfezione batterica, la relazione fra esposizione a radiazione ultravioletta e melanoma, la fotoprotezione, sia topica che sistemica, il ruolo della luce e della vitamina A nelle patologie della retina, l’influenza della luce sul comportamento umano, la fotoimmunologia, la relazione fra fotosensibilità ai farmaci e la carcinogenesi, i benefici (ad esempio la sintesi di Vitamina D) ed i rischi dell’esposizione alla luce solare, le nuove tecnologie per la fotodiagnosi e le fototerapia in campo dermatologico.

Nel campo della fotobiologia ambientale si parlerà di fotosintesi e delle sue applicazioni tecnologiche (fotosintesi artificiale, produzione di biomassa), degli effetti positivi della radiazione ultravioletta-B per quanto riguarda la protezione e la crescita delle piante, della fotoecologia degli ambienti marini e lacustri.

Infine vi saranno simposi su argomenti di carattere generale quali la messa a punto di sonde fluorescenti per applicazioni in microscopia e le nuove tecniche per lo studio di fenomeni di fluorescenza ultraveloci.

Il programma dongresso Internazionale della Società Europea di Fotobiologia prevede inoltre un simposio satellite dal titolo “Turning photobiology into commercial reality: exploiting UV radiation for sustainable and innovative food”, organizzato congiuntamente con la “UV4Plants Association”, che si terrà il 6 settembre 2017 presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali (DiSAAA-a) dell’Università di Pisa.

Dal 4 all’8 settembre 2017 si svolge a Pisa nel Palazzo dei Congressi (Via Giacomo Matteotti, 1) il 17esimo Congresso Internazionale della Società Europea di Fotobiologia (ESP). La Fotobiologia è un campo di indagine che si occupa delle interazioni tra la luce e i sistemi biologici, con importanti ricadute in campo medico e ambientale.

Per cinque giorni si riuniranno a Pisa ricercatori provenienti da tutto il mondo, principalmente da Europa e Nord America, ma anche un folto gruppo di Australiani e Sud Americani. Il Congresso si svolge sotto il patrocinio dell’Università di Pisa, del Consiglio Nazionale delle Ricerche, e del Comune di Pisa ed è sponsorizzato da numerose aziende internazionali e multinazionali (Biofrontera, Bruker, Charles River, Hamamatsu, Johnson & Johnson, L’Oréal, Royal Society of Chemistry, Porphychem) e dall’Area della Ricerca CNR di Pisa.

Il programma del Convegno è articolato in sessioni plenarie con conferenze di esperti di fama internazionale nel campo della fotobiologia, simposi su argomenti specifici e poster. Fra gli argomenti trattati in campo medico vi sono: la terapia fotodinamica, sia per il trattamento di tumori, che per la disinfezione batterica, la relazione fra esposizione a radiazione ultravioletta e melanoma, la fotoprotezione, sia topica che sistemica, il ruolo della luce e della vitamina A nelle patologie della retina, l’influenza della luce sul comportamento umano, la fotoimmunologia, la relazione fra fotosensibilità ai farmaci e la carcinogenesi, i benefici (ad esempio la sintesi di Vitamina D) ed i rischi dell’esposizione alla luce solare, le nuove tecnologie per la fotodiagnosi e le fototerapia in campo dermatologico.

Nel campo della fotobiologia ambientale si parlerà di fotosintesi e delle sue applicazioni tecnologiche (fotosintesi artificiale, produzione di biomassa), degli effetti positivi della radiazione ultravioletta-B per quanto riguarda la protezione e la crescita delle piante, della fotoecologia degli ambienti marini e lacustri.

Infine vi saranno simposi su argomenti di carattere generale quali la messa a punto di sonde fluorescenti per applicazioni in microscopia e le nuove tecniche per lo studio di fenomeni di fluorescenza ultraveloci.

Il programma dongresso Internazionale della Società Europea di Fotobiologia prevede inoltre un simposio satellite dal titolo “Turning photobiology into commercial reality: exploiting UV radiation for sustainable and innovative food”, organizzato congiuntamente con la “UV4Plants Association”, che si terrà il 6 settembre 2017 presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali (DiSAAA-a) dell’Università di Pisa.

aiasDa mercoledì 6 a sabato 9 settembre, presso la Camera di Commercio di Pisa, si terrà il 46° Convegno Nazionale AIAS, evento annuale di riferimento per l’Associazione Scientifica Italiana di Progettazione Meccanica e Costruzione di Macchine. L’Associazione, recentemente costituitasi come Società Scientifica, raggruppa i docenti e i ricercatori afferenti al settore scientifico disciplinare ING-IND/14 di Progettazione Meccanica e Costruzioni di Macchine.

Il convegno si svolgerà sotto il patrocinio dell’Università di Pisa, del dipartimento di Ingegneria civile e industriale e del Comune di Pisa e vedrà la partecipazione di circa 180 delegati tra docenti, ricercatori universitari e rappresentanti del mondo aziendale, oltre alla partecipazione di illustri ospiti. In particolare, saranno presenti il professor Ali Fatemi della University of Memphis, esperto di comportamento meccanico di materiali innovativi, e il professor Franco Frasconi, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Pisa, che illustrerà alcune peculiarità dell’interferometro VIRGO per il rilevo delle onde gravitazionali, sito a pochi chilometri da Pisa.

Alla cerimonia di apertura è prevista la presenza delle autorità accademiche nelle persone del rettore Paolo Mancarella, del direttore del DICI Leonardo Tognotti e delle autorità cittadine, tra cui il sindaco Marco Filippeschi.

Oltre al programma scientifico che comprende più di 150 contributi, sono in agenda varie attività culturali che prevedono la valorizzazione del territorio tra le quali la visita alla Certosa di Calci e al museo di Scienze Naturali dell’Università.

“È un vero piacere accogliere a Pisa i nostri colleghi e gli esperti che si occupano di analisi delle sollecitazioni e di progettazione meccanica – commenta il professor Leonardo Bertini, decano del gruppo di Progettazione Meccanica e Costruzione di Macchine dell’Università di Pisa – in particolar modo perché la nostra Università ha avuto un ruolo molto importante nella storia dell’AIAS e nel settore della progettazione meccanica in ambito accademico. Siamo inoltre particolarmente onorati per la presenza come ospiti dei professori Costantino Carmignani, Enrico Manfredi e Antonio De Paulis, capostipiti del nostro gruppo, e del prof. Augusto Ajovalasit dell’Università di Palermo, storico presidente dell’AIAS”.

banner robotica pisaLa robotica al servizio dell’uomo: per liberarlo dalle incombenze più faticose, intervenire con estrema precisione e affidabilità sul corpo umano, migliorare la qualità di vita delle persone diversamente abili, contribuire a superare il divario tra il nord e il sud del mondo, scoprire inattese espressioni artistiche. La robotica in tutte le sue declinazioni, riassunte nell’origine stessa di questa parola slava “lavoro forzato, servitù” (a beneficio esclusivo dell’uomo), è la protagonista del primo festival internazionale ospitato in Italia, a Pisa, dal 7 al 13 settembre 2017, nella città che vanta una delle più alte concentrazioni al mondo di addetti e di attività di ricerca, sviluppo, applicazione di sistemi robotici. La cerimonia inaugurale è prevista giovedì 7 settembre alle 18.30 agli Arsenali Repubblicani.

A presentarlo alla stampa, venerdì 1 settembre alle ore 11,30 a Palazzo Gambacorti, sede del Comune di Pisa, il sindaco di Pisa Marco Filippeschi, il direttore dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna Paolo Dario, la direttrice del Centro "E. Piaggio" dell’Università di Pisa Arti Ahluwalia e il presidente della Fondazione Arpa Franco Mosca.

Il Festival internazionale della robotica è promosso da Comune di Pisa, Fondazione Arpa, Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna, Centro di Ricerca “E.Piaggio”. I co-promotori scientifici sono: Scuola Superiore Sant’Anna, Università di Pisa, Scuola Normale Superiore, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Irccs Stella Maris, Centro di eccellenza Endocas dell’Università di Pisa. Pisa, con la sua area, vanta una delle più alte concentrazioni al mondo di addetti e di attività di ricerca, sviluppo e applicazione di sistemi robotici ed è la sede naturale del festival che presenta la robotica nelle sue molteplici applicazioni per 'servire' la persona. 

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Un momento della conferenza stampa in Comune. Da sinistra: Franco Mosca, Marco Filippeschi, Arti Ahluwalia e Paolo Dario.

Fra i numerosi eventi, che vedono la partecipazione di alcuni tra i leader internazionali della robotica, si segnalano quelli dedicati all’arte e allo spettacolo (9 e 11 settembre); all’insegnamento dei chirurghi, i quali potranno utilizzare sistemi di simulazione per affinare la loro formazione (9 e 11 settembre); allo sport e al superamento delle disabilità (10 e 13 settembre); all’industria e alla quarta rivoluzione industriale che, grazie alla robotica, migliorerà la vita dei lavoratori liberandoli da incombenze pericolose, faticose, usuranti (11 settembre); al rapporto con l’etica e con la regolazione normativa (11 settembre); al miglioramento della logistica farmaceutica (11 settembre); alla cooperazione umanitaria e alla solidarietà, per contribuire a vincere le diseguaglianze (12 e 13 settembre). Una giornata, quella del 12 settembre, sarà dedicata agli investitori, per conoscere le opportunità che Pisa e la Toscana offrono per garantire lo sviluppo di un’eccellenza italiana leader a livello mondiale com’è la robotica.

Il festival è ospitato in 12 location, scelte fra le più suggestive del centro storico di Pisa e che, in buona parte, coincidono con alcune sedi delle istituzioni che hanno contribuito a promuovere il festival, come organizzatori o co-promotori scientifici. Per affrontare le tematiche del festival, attraverso una vasta gamma di eventi, è altrettanto ricco il panel dei relatori: scienziati, intellettuali, artisti che presenteranno le sfide più entusiasmanti e presenteranno in anteprima alcuni dei progetti che avranno un alto impatto per migliorare la vita dell’uomo.

Il programma comprende eventi dedicati alla 'cultura robotica' e all’arte in diverse forme ed espressioni. Per la parte musicale, due sono gli eventi di rilievo, uno dei quali vede la partecipazione di Andrea Bocelli, che della Fondazione Arpa è il presidente onorario. Andrea Bocelli ha infatti voluto contribuire alla visibilità internazionale del Festival con il concerto lirico “A Breath of Hope: dallo Stradivario al Robot”, in cui collabora sul palco con un robot, per la prima volta nella sua carriera. Si tratta di un concerto di beneficenza in programma martedì 12 settembre alle 21 al teatro Verdi di Pisa, che vedrà il robot YuMi collaborare con Andrea Bocelli, con la soprano Maria Luigia Borsi e con l’orchestra Filarmonica di Lucca. Il main sponsor della serata è ABB. Ingresso in beneficenza, è necessario prenotarsi ed è possibile farlo a questo link.

Il concerto con Andrea Bocelli è anticipato da un ulteriore evento di beneficenza. Sabato 9 settembre alle 21 al Verdi di Pisa è in programma il concerto “The Music of Soul: la grande musica da Mozart a Puccini”, interpretato dall’Orchestra Filarmonica di Lucca diretta da Andrea Colombini, dal coro dell’Università di Pisa diretto da Stefano Barandoni e dalla Celtic Harp Orchestra diretta da Fabius Constable. L’evento vedrà la partecipazione straordinaria del robot androide FACE, sviluppato dal Centro E. Piaggio dell’Università di Pisa, vestito con un abito settecentesco realizzato appositamente dalla Fondazione Cerratelli di Pisa, insieme all’umanoide RoboThespian dell’azienda inglese Engineered Arts Ltd. Presenta la serata Renato Raimo. Ingresso in beneficenza, è necessario prenotarsi ed è possibile farlo a questo link.

Inoltre la ABF (Andrea Bocelli Foundation) sarà impegnata sabato 12 settembre con la sua presidente, Laura Biancalani, nella giornata dedicata alla cooperazione umanitaria, a presentare le attività per combattere la povertà nel mondo.

 

Focus sugli appuntamenti UNIPI

Protagonista del Festival per l’Università di Pisa è il Centro “E. Piaggio”: ecco gli eventi più importanti che animeranno il Festival seguendo il tema dell’interazione fisica ed emotiva fra uomo e robot.

Dall’8 al 10 settembre alla Stazione Leopolda il Centro presenterà la “soft hand” e le ricerche condotte nell’ambito della soft robotics, la nuova robotica volta a progettare i robot del futuro, “morbidi” e cedevoli, in grado di compiere movimenti simili a quelli umani in modo naturale.

Sul tema dell’interazione emotiva e sociale il professor Danilo De Rossi del Centro farà una lectio magistralis il 7 settembre in occasione dell’evento inaugurale, dal titolo “I sogni dell’androide” e sarà uno dei protagonisti del convegno “Robotica ed emozioni” che si svolgerà l’8 settembre nell’Aula magna della Scuola di Ingegneria. Da segnalare poi – e in questo caso la location è il Teatro Verdi – che il robot umanoide FACE, sarà spettatore d’eccezione al concerto "The music of soul”, in programma il 9 settembre. Nell’ambito poi della conferenza del 12 settembre sulle tecnologie per la cooperazione umanitaria, verrà presentato il progetto UBORA, coordinato dal Centro Piaggio, per lo sviluppo di una piattaforma comune tra Europa e Africa per condividere tecnologie per i dispositivi biomedicali.

Ma coinvolgimento del Festival dell’Ateneo pisano passa anche dal Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi dove il 9 settembre sarà inaugurata la mostra “Imagine robots. video, modelli e immagini da Leonardo al terzo Millennio”, una mostra di opere grafiche e multimediali sul tema della robotica organizzata dal professor Alessandro Tosi.

Sono poi moltissimi gli incontri e i convegni che vedono la partecipazione di ricercatori e docenti dell’Ateneo. In particolare il rettore Paolo Mancarella e il prorettore con delega alle attività sportive, Marco Gesi il 10 settembre agli Arsenali Repubblicani per l’incontro su sport e handicap. E infine sempre il rettore Mancarella, il 10 settembre al Polo Carmignani, aprirà il convegno su “Attuali e future metodiche di insegnamento in chirurgia: quale il ruolo della simulazione?”.

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Info logistiche, biglietterie, biglietti e abbonamenti.
Il festival è ospitato in 12 location, scelte fra le più suggestive del centro storico di Pisa: qui per vedere la mappa sul sito. La fiera espositiva si trova agli Arsenali Repubblicani e alla Stazione Leopolda.
Orari di apertura: Arsenali Repubblicani: 10-18,30; Stazione Leopolda: 9,30-18,30. Alcuni eventi hanno orari indipendenti da quelli di apertura delle due sedi espositive: si prega di consultare il programma generale che è sul sito.
L’accesso alla fiera espositiva prevede i seguenti biglietti: ingresso 5 euro, ridotto (7-18 anni) 1 euro; abbonamento 2 giorni 8 euro, ridotto (7-18 anni) per 2 giorni 1,50 euro; abbonamento per tutta la manifestazione 15 euro, ridotto (7-18 anni) 3 euro; ingresso omaggio per bambini fino a 6 anni.
Per conoscere le modalità di accesso ai singoli eventi, si consiglia di prendere visione del programma sul sito: è indicata nel dettaglio di ogni appuntamento.
Durante i giorni del festival saranno attive due biglietterie: agli Arsenali Repubblicani (aperta 10-17,30) e alla Stazione Leopolda (aperta 9,30-17,30).
Convenzione con Metarock: gli spettatori del Metarock2017 avranno accesso gratuito al festival, mostrando il biglietto all’ingresso, mentre i visitatori del Festival della Robotica potranno acquistare il biglietto per il Metarock festival con il 25% di sconto.

Le prevendite sono attive su vivaticket.

Cosa succederebbe se potessimo riavvolgere e far ripartire il nastro dell’evoluzione? Le forme di vita primordiali si svilupperebbero comunque nello stesso modo? E la vita sulla terra, come noi la conosciamo, sarebbe la stessa? Per la prima volta una ricerca internazionale a cui hanno partecipato i biologi dell’Università di Pisa descrive un processo evolutivo che sembra essersi ripetuto più volte indipendentemente in natura. Lo studio, condotto insieme ad un team internazionale, è stato pubblicato su “Nature Ecology and Evolution”, una nuova rivista del gruppo “Nature”.

il protozoo Euplotes con i suoi batteri simbionti marcati in rosso


“Il sistema da noi studiato è unico perché rappresenta quanto di più simile si possa osservare in natura alla ripetizione di un evento evolutivo – spiegano Claudia Vannini e Vittorio Boscaro del dipartimento di Biologia dell’Ateneo pisano.

I ricercatori hanno analizzato in parallelo l’evoluzione di uno specifico sistema simbiotico costituito da un protozoo (Euplotes) e da un batterio ospite (Polynucleobacter). Il meccanismo è tale che le due specie microbiche non sopravvivono se separate, eppure non beneficiano allo stesso modo dalla relazione: l’Euplotes “intrappola” e mantiene il batterio simbionte finché gli è utile, dopodiché lo rimpiazza con un nuovo “schiavo” il che rende la simbiosi un vicolo cieco evolutivo per il Polynucleobacter. I batteri a vita libera “catturati” dall’Euplotes sono estremamente simili tra loro, e si evolvono poi nelle stesse condizioni all’interno del protozoo.

alcune cellule del protozoo Euplotes con i loro batteri simbionti
“La sfida era di capire se gli eventi si succedevano sempre nello stesso modo a partire da presupposti straordinariamente simili – continua Vannini – La risposta che abbiamo trovato in questo sistema modello è “no”, ovvero tutti i simbionti degenerano, ma con modalità in gran parte casuali e seguendo traiettorie diverse”.

I biologi dell’Ateneo pisano studiano da diversi anni le simbiosi microbiche e in particolare il sistema Polynucleobacter-Euplotes oggetto dello studio. La prima fase della ricerca si è svolta a Pisa nei laboratori del dipartimento di Biologia ed ha comportato il campionamento degli organismi, l’allestimento delle colture in laboratorio, l’identificazione dei microrganismi coinvolti e la messa a punto e l’esecuzione dell’estrazione del DNA dei batteri simbionti. La fase successiva di sequenziamento dei genomi e analisi dei dati è stata invece eseguita presso la University of British Columbia sia da ricercatori dell’Università di Pisa che degli istituti partner.

il protozoo Euplotes visto con il microscopio elettronico a scansione.
“L’unicità del Polynucleobacter, cioè l’esistenza di ceppi diventati simbionti più volte e con eventi indipendenti e confrontabili con ceppi affini a vita libera, lo rende un modello che permette di rispondere a domande evolutive che altrimenti non possono trovare risposta – conclude Claudia Vannini - in questo articolo abbiamo investigato solo una diatriba fra le tante, quella sui meccanismi evolutivi che portano alla degenerazione dei genomi nei simbionti, ma le potenzialità di ricerca sono moltissime”.
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Didascalie
Figura in alto, il protozoo Euplotes con i suoi batteri simbionti marcati in rosso (A, piccolo ingrandimento; B, forte ingrandimento).
Figura al centro, alcune cellule del protozoo Euplotes con i loro batteri simbionti; in blu sono visibili i nuclei del protozoo e i batteri (A, piccolo ingrandimento; B, forte ingrandimento).
Figura in basso, il protozoo Euplotes visto con il microscopio elettronico a scansione.



quibla1 copyNon un porta-lanterne pensile come si era ritenuto fino ad oggi, ma un fine “strumento matematico” per la determinazione della Qibla, la direzione verso la quale i musulmani si rivolgono per la preghiera, definito Qibla Finder (QF). Il misterioso manufatto di ferro di forgiatura accuratissima, tornato alla luce dall’andito segreto di un palazzo medievale di Verona in seguito a un bombardamento del 1915, racconta una storia diversa rispetto a quella a cui si è creduto per oltre un secolo. Lo dimostra uno studio recentemente pubblicato sul “Journal of cultural Heritage” a cura di Pietro Armienti, docente di Petrologia e Petrografia dell’Università di Pisa, e Angela Venger, proprietaria dello strumento, rivelando anche altre connessioni che collegano la Pisa medievale all’oggetto studiato dai due autori.

«Quel manufatto è senza dubbio un Qibla Finder, ma c’è dell’altro – spiega Armienti – Con il nostro studio abbiamo dimostrato la possibilità dello strumento di determinare la distanza tra due punti di coordinate geografiche note, adoperando una tecnica messa a punto da al-Biruni, eminente scienziato della golden age Islamica. Queste caratteristiche rendono il QF uno strumento di calcolo adatto a costruire mappe del tipo delle “Portolane”, comparse per la prima volta in Italia a metà del XIII secolo, di cui la più antica pervenutaci è la Carta Pisana, ora alla Bibliothèque nationale de France, che fu rinvenuta a Pisa agli inizi del XIX secolo».

Lo studio evidenzia come lo strumento abbia rapporti di dimensioni simili a numeri particolari come Pi greco o angoli come 23,5 (inclinazione dell’asse terrestre) e sia decorato con i fini segni di un’evidente ripartizione in gradi. La precisione riscontrabile in ogni dettaglio di QF implica specifici significati matematici, geodetici e astronomici, rendendolo così uno straordinario veicolo di trasmissione e conoscenza scientifica tra Oriente e Occidente in un periodo in cui il fiorire dei commerci e l’intreccio dei contatti cambiano la visione (e la forma) del mondo dell’uomo medioevale, e preparano l’avvento del Rinascimento.

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«La vocazione marinara della città di Pisa e la presenza di scuole d’abaco capaci di eseguire complessi calcoli fecero sì che il lavoro di al-Biruni relativo alla proiezione globulare (“La proiezione piana delle figure [delle costellazioni] e delle sfere”), diventasse il riferimento per la costruzione delle mappe portolane, la cui origine era fino ad ora avvolta dal mistero». Ed è qui che nasce la connessione con la città della Torre pendente: «Di fatto Pisa all'epoca, era l'unico posto dove poteva esistere un centro di calcolo, fatto di persone addestrate all'uso dei numeri indo-arabi – aggiunge Armienti – Con queste premesse, è possibile ipotizzare che il lauto vitalizio garantito dai pisani al matematico Fibonacci, fosse legato alla soluzione dei problemi cartografici che consentirono alla repubblica marinara di avvantaggiarsi, con una tecnica di navigazione ardita e nuova, sui trasporti di merci e crociati rispetto ai concorrenti genovesi e veneziani».

Questo originale lavoro dimostra come la conoscenza della matematica offra un supporto essenziale alla comprensione del mondo medievale, le cui elites, venivano formate alla scuola delle arti del Trivio e del Quadrivio.

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Grazie agli sforzi congiunti di una quarantina di botanici è stato realizzato il primo censimento in Italia delle località tipiche, cioè i luoghi dove sono state descritte per la prima volta le circa 1.400 piante endemiche italiane, quelle che nascono spontanee solo nel nostro Paese. I ricercatori hanno così individuato e geo-riferito circa 1.500 “loci classici” distribuiti su tutto il territorio nazionale, evidenziando un rischio di degrado per circa un terzo delle località esaminate che si trovano in aree non soggette ad alcuna tutela.

Mappa Loci

Lo studio coordinato dal professore Lorenzo Peruzzi del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa nasce da una iniziativa lanciata nel 2010 dal Gruppo per la Floristica, Sistematica ed Evoluzione della Società Botanica Italiana; i risultati sono stati appena pubblicati su “Biological Conservation”, una prestigiosa rivista nel campo della conservazione della biodiversità.

“Molte delle località che abbiamo individuato si trovano lungo la costa e sono anche quelle più a rischio a causa della pressione antropica – spiega il professore Peruzzi - per conservare di questi luoghi e le specie che vi crescono sarebbe utile introdurre anche in Italia il concetto di “plant micro-reserves”, già utilizzato in altre nazioni europee, nonché mettere in campo altri strumenti legislativi per il riconoscimento di questi siti come patrimonio culturale”.

Helleborus_viridis_subsp_bocconei

Secondo quanto emerge dal censimento e considerando tutto il territorio italiano, sono 670 le località tipiche che si trovano sulle isole, mentre 866 sono sulla terraferma. Il maggior numero di siti si trova poi lungo la costa mediterranea (1134), segue per numerosità la regione alpina (306) e quindi quella continentale (96). Per quanto riguarda infine la tutela del territorio, 1030 siti rientrano nelle aree protette, mentre 506 sono al di fuori e di questi 259 si trovano sulle isole.

"Le popolazioni che crescono nelle località-tipo sono di fondamentale importanza in tassonomia, la scienza dedicata alla classificazione degli organismi viventi, pertanto la loro conoscenza e conservazione è di fondamentale importanza, tanto più relativamente a specie endemiche italiane, per le quali la nostra nazione ha completa responsabilità di salvaguardia – ha concluso Lorenzo Peruzzi – inoltre i loci classici rappresentano un importante patrimonio storico-culturale, in quanto luoghi visitati, studiati e descritti da rilevanti personalità nella storia della Botanica e delle Scienze naturali”.
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In alto, la mappa delle località tipiche, sotto una delle piante oggetto dello studio: Helleborus viridis subsp. bocconei, descritta per l'area tra Mendicino e Cosenza (Calabria), una delle 506 località-tipo che non ricade in alcuna area protetta



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