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Un Qibla Finder medievale e il codice segreto delle carte “Portolane”

Uno studio dell’Unipi rivela l’affascinante storia di uno strumento matematico fino ad oggi ritenuto un porta-lanterne

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quibla1 copyNon un porta-lanterne pensile come si era ritenuto fino ad oggi, ma un fine “strumento matematico” per la determinazione della Qibla, la direzione verso la quale i musulmani si rivolgono per la preghiera, definito Qibla Finder (QF). Il misterioso manufatto di ferro di forgiatura accuratissima, tornato alla luce dall’andito segreto di un palazzo medievale di Verona in seguito a un bombardamento del 1915, racconta una storia diversa rispetto a quella a cui si è creduto per oltre un secolo. Lo dimostra uno studio recentemente pubblicato sul “Journal of cultural Heritage” a cura di Pietro Armienti, docente di Petrologia e Petrografia dell’Università di Pisa, e Angela Venger, proprietaria dello strumento, rivelando anche altre connessioni che collegano la Pisa medievale all’oggetto studiato dai due autori.

«Quel manufatto è senza dubbio un Qibla Finder, ma c’è dell’altro – spiega Armienti – Con il nostro studio abbiamo dimostrato la possibilità dello strumento di determinare la distanza tra due punti di coordinate geografiche note, adoperando una tecnica messa a punto da al-Biruni, eminente scienziato della golden age Islamica. Queste caratteristiche rendono il QF uno strumento di calcolo adatto a costruire mappe del tipo delle “Portolane”, comparse per la prima volta in Italia a metà del XIII secolo, di cui la più antica pervenutaci è la Carta Pisana, ora alla Bibliothèque nationale de France, che fu rinvenuta a Pisa agli inizi del XIX secolo».

Lo studio evidenzia come lo strumento abbia rapporti di dimensioni simili a numeri particolari come Pi greco o angoli come 23,5 (inclinazione dell’asse terrestre) e sia decorato con i fini segni di un’evidente ripartizione in gradi. La precisione riscontrabile in ogni dettaglio di QF implica specifici significati matematici, geodetici e astronomici, rendendolo così uno straordinario veicolo di trasmissione e conoscenza scientifica tra Oriente e Occidente in un periodo in cui il fiorire dei commerci e l’intreccio dei contatti cambiano la visione (e la forma) del mondo dell’uomo medioevale, e preparano l’avvento del Rinascimento.

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«La vocazione marinara della città di Pisa e la presenza di scuole d’abaco capaci di eseguire complessi calcoli fecero sì che il lavoro di al-Biruni relativo alla proiezione globulare (“La proiezione piana delle figure [delle costellazioni] e delle sfere”), diventasse il riferimento per la costruzione delle mappe portolane, la cui origine era fino ad ora avvolta dal mistero». Ed è qui che nasce la connessione con la città della Torre pendente: «Di fatto Pisa all'epoca, era l'unico posto dove poteva esistere un centro di calcolo, fatto di persone addestrate all'uso dei numeri indo-arabi – aggiunge Armienti – Con queste premesse, è possibile ipotizzare che il lauto vitalizio garantito dai pisani al matematico Fibonacci, fosse legato alla soluzione dei problemi cartografici che consentirono alla repubblica marinara di avvantaggiarsi, con una tecnica di navigazione ardita e nuova, sui trasporti di merci e crociati rispetto ai concorrenti genovesi e veneziani».

Questo originale lavoro dimostra come la conoscenza della matematica offra un supporto essenziale alla comprensione del mondo medievale, le cui elites, venivano formate alla scuola delle arti del Trivio e del Quadrivio.

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  • 30 agosto 2017

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