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Sesto posto per la Squadra Corse dell'Università di Pisa che dal 19 al 23 luglio ha disputato la tappa italiana della competizione internazionale Formula Student all’autodromo di Varano de’ Melegari in provincia di Parma. I team partecipanti alla gara erano oltre 50, provenienti da tutta Europa, Italia e Germania in primis, e da molti paesi extra-europei. Un risultato dunque ottimo anche guardando ai soli atenei italiani, dove la quadra corse pisana si è classificata al terzo posto, alle spalle del Politecnico di Milano e dell'Università di Bologna.

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La competizione Formula Student, che fa capo alla SAE (Society of Automotive Engineers), prevede poi la valutazione del progetto, dei costi e la presentazione di un business plan della vettura, prova in cui il team dell’Ateneo ha ottenuto l’ottavo posto assoluto, oltre a quattro prove in pista, dove la vettura si è distinta egregiamente, ottenendo il quarto posto nella prova di accelerazione.

Grande soddisfazione quindi per gli oltre 70 studenti dalla squadra corse che quest’anno festeggia anche il suo decennale e per tutto l'ateneo pisano che, dopo il primo posto del 2015 negli eventi statici (progetto, costi e business plan), torna a brillare a livello internazionale, stavolta anche nella gara su pista.

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Kerub X, la vettura dell’ateneo presentata lo scorso 14 luglio in Piazza dei Miracoli, è stata interamente progettata e assemblata dagli studenti dell’ateneo pisano. Grazie al motore Honda CBR 4 cilindri, opportunamente elaborato e gestito elettronicamente, a sospensioni doulbe wishbone tipo Formula 1 e agli alettoni sia all’anteriore che al posteriore, è in grado di accelerare da 0 a 100km/h in meno di 4s e a raggiungere accelerazioni laterali in curva di quasi 2g.

Foto: l’e-team dell’Università di Pisa a Varano de' Melegari

Un nuovo trionfo per la campionessa pisana Martina Batini, che ai mondiali di scherma in corso a Lipsia ha vinto la gara di fioretto a squadre, insieme alle colleghe Arianna Errigo, Camilla Mancini e Alice Volpi (anche lei toscana, di Siena). Dopo aver battuto Giappone e Germania, in finale le quattro fiorettiste italiane si sono imposte facilmente sugli Stati Uniti, sconfitti per 45 stoccate a 25.

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Per Martina Batini è il terzo oro mondiale nel fioretto a squadre dopo quelli di Kazan nel 2014 e di Mosca nel 2015. Una mente brillante quella di Martina, che ha saputo coniugare lo sport ad altissimi livelli con l'università: a fine 2014, infatti, si è laureata in Ingegneria gestionale all'Università di Pisa, discutendo una tesi sullo sviluppo di un modello ingegneristico per la progettazione e la creazione di un'impresa.

Migliaia di studenti universitari, appassionati ed esperti di tecnologia si sono dati appuntamento a Campus Party, evento internazionale sull’innovazione tenutosi dal 20 al 23 luglio per la prima volta in Italia, a Milano. I partecipanti hanno animato le giornate dell’evento tra panel, dimostrazioni, sessioni di gioco e una competizione che ha visto fronteggiarsi diversi giovani imprenditori con le loro idee imprenditoriali.

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Presente anche l’Università di Pisa, partner insieme ad altre università italiane, con 120 studenti coinvolti nelle numerose attività del festival e con la presentazione del “Progetto di ricerca PHA” da parte della Prof.ssa Maurizia Seggiani, docente di Chimica industriale e tecnologica del dipartimento di Ingegneria civile e industriale.

La ricerca, presentata nel padiglione dedicato alla scienza, ha al centro un materiale compostabile e biodegradabile che può essere utilizzato nell’ambito dell’ingegneria ambientale, non solo nel terreno ma anche in mare, con un bassissimo impatto ambientale rispetto alle plastiche tradizionali.

L’evento, nato 20 anni fa in Spagna, è un punto di riferimento per la tecnologia e l’innovazione sul piano internazionale. Conta 61 edizioni svolte 11 Paesi (Argentina, Brasile, Colombia, Costa Rica, Ecuador, El Salvador, Germania, Gran Bretagna, Messico, Paesi Bassi, Spagna).

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La professoressa Maura Seggiani durante il suo talk.

 

giovannetti_agnolucciCombattere le carestie e aumentare la produzione di cibo a livello mondiale, in particolare nei paesi africani. Un aiuto in questo senso arriva dalla ricerca: un team internazionale, coordinato dalla professoressa Manuela Giovannetti (a destra nella foto) dell’Università di Pisa e dal professore Iver Jakobsen dell’Università di Copenhagen, ha scoperto il meccanismo attraverso il quale alcuni batteri benefici associati alle radici delle piante possono incrementare la crescita e l’assorbimento di fosforo già presente nel suolo. La ricerca, che ha riguardato in particolare le piante di mais, è stata appena pubblicata sulla rivista “Scientific Reports” del gruppo editoriale "Nature".

Le piante sono affamate di fosforo, lo richiedono in grandi quantità per una crescita ottimale - spiega la dottoressa Monica Agnolucci del team pisano (a sinistra nella foto) - infatti il fosforo è un componente strutturale di biomolecole coinvolte in processi metabolici chiave, come la fotosintesi, la sintesi di DNA, RNA e fosfolipidi, la respirazione e il trasferimento di energia”.


associazioni-batteri-radici“I risultati di questo studio dimostrano che alcuni dei microrganismi associati alle radici rappresentano una strategia vincente per lo sfruttamento e la mobilizzazione del fosforo presente nel suolo” ha sottolineato Manuela Giovannetti, leader del gruppo dell’Ateneo pisano, “basti pensare che l’uso di fertilizzanti a base di fosforo è aumentato da 5 a 20 milioni di tonnellate dal 1961 al 2013 e che le riserve nel mondo si stanno esaurendo mentre la produzione di cibo, non solo in Italia, ma in tutta Europa, dipende totalmente dalle importazioni dai principali paesi produttori che sono Marocco, Cina e USA”.

I ricercatori pisani hanno condotto gli esperimenti nei laboratori dell’Università di Copenhagen, attrezzati con strumenti molto sofisticati che, attraverso l’uso del fosforo radioattivo, hanno permesso di seguire la dinamica di assorbimento di questo elemento da parte delle radici delle piante.

“Questo studio è anche l’inizio di una proficua collaborazione scientifica sul tema dei biofertilizzanti e biostimolanti - conclude Manuela Giovannetti - i nostri colleghi danesi sono entusiasti dei risultati ottenuti con i nostri i ceppi batterici e stiamo progettando nuove ricerche finalizzate a utilizzarli non solo per la crescita e la nutrizione delle piante ma anche per la produzione di alimenti vegetali ad alto valore salutistico”.

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Nel disegno a sinistra una rappresentazione dell'associazione benefica fra batteri e radici

Ne hanno parlato:
Il Tirreno
Il Tirreno Pontedera Empoli
Il Corriere del Ticino
Firenze Repubblica.it
Askanews
Adnkronos
Ansa
Meteoweb.it
Controradio
GoNews.it
PisaInformaFlash

 

Al via i lavori per la realizzazione di “Re-Nasci” di Gaia, la prima delle opere murarie che saranno realizzate nell’ambito del "Welcome to Pisa Festival", alla sua prima edizione. A ospitare il murale dell’artista statunitense sarà la parete esterna dello storico stabilimento di Porta a Mare di Saint-Gobain Glass, creato nel lontano 1889. Con questa iniziativa si rinnova e si consolida il legame tra Saint-Gobain e la città di Pisa. Città che ha ospitato il primo insediamento industriale del Gruppo in Italia e che tutt’oggi è sede di un sito produttivo strategico, una vera eccellenza tecnologica in Europa nella produzione di vetro per edilizia ad alte prestazioni.
Il Comune di Pisa ha ideato e promosso il festival Welcome to Pisa. "Non stiamo parlando soltanto di una grande opera d’arte - sottolinea l’assessore alla Cultura Andrea Ferrante - Parliamo di un’idea stessa di città e di comunità, di cultura e di politica nel senso più alto. Protagonismo dei cittadini e dei giovani; collaborazione fra Comune, Università, imprese e associazionismo; internazionalità, creazione di spazi di espressione e di socialità; rigenerazione e riscoperta dell'identità dei quartieri. Un’iniezione di valori e di positiva tensione al futuro, testimoniata dall’entusiasmo e dall’orgoglio di chi si sta dedicando a questo progetto. Vogliamo ringraziare tutti i suoi sostenitori, a partire da Saint-Gobain che con questo intervento rafforza il legame indissolubile con la città e la sua storia".

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Gianni Scotti, Presidente e AD di Saint-Gobain Delegazione Mediterranea, ha dichiarato: "Siamo orgogliosi di partecipare a un progetto artistico che rende la città ancora più bella e attrattiva per i già numerosissimi turisti che ogni anno la visitano, ma anche di regalare ai pisani opere d’arte che presto diventeranno parte integrante del landscape cittadino. In particolare plaudo alla scelta dell’assessore Ferrante che ha voluto vivacizzare il tessuto culturale di Pisa con un’iniziativa di straordinaria contemporaneità. Questo progetto di riqualificazione urbana, infatti, crea infatti una bella sinergia tra le espressioni artistiche più all’avanguardia e gli edifici industriali della città che, negli anni, hanno contribuito a definirne l’identità. Per questo motivo abbiamo volentieri accettato di essere anche noi protagonisti del progetto, offrendo il nostro supporto e ‘la tela/muro’ su cui l’artista americano Gaia creerà la sua opera. Mi piace l’idea che chi arriva dal centro della città possa ricevere da noi di Saint-Gobain una sorta di benvenuto, a testimoniare che la città e il nostro stabilimento sono davvero uniti da una storia che si evolve in piena sintonia".

Soddisfatto il curatore della rassegna Gian Guido Maria Grassi, che vede compiersi il primo importante passo verso la trasformazione del quartiere di Porta a Mare in un distretto di arte contemporanea dal respiro internazionale. "Gaia è un artista americano che, nei suoi numerosi viaggi in giro per il mondo, studia la storia del luogo e della comunità che si trova a ospitarlo e, al termine della sua visita, lascia un’immagine narrativa sintetica in grado di raccoglierne l’essenza - spiega Grassi -. Negli oltre 500 metri quadrati della superficie del sito produttivo di Saint-Gobain, tra i più grandi lavori murali mai realizzati in Italia, l’artista racconterà la storia dell’azienda, evidenziando come questa si sia intrecciata con quella di Porta a Mare e affrontando, in omaggio all’articolo 1 della nostra Costituzione, il tema del lavoro, fattore che nobilita l’uomo (appunto 'nasci'), e il 'rinascimento' sociale e culturale a cui il festival aspira attraverso la realizzazione di opere d’arte contemporanea permanenti: per dirla con il poeta polacco Cyprian Norwid ‘la bellezza è per entusiasmare al lavoro, il lavoro è per risorgere’".

Esprime soddisfazione anche l’Università di Pisa, come dichiarato dalla delegata alla Comunicazione e alla diffusione della cultura, Alessandra Lischi: "Siamo contenti di essere parte del progetto e di dare ai nostri studenti la possibilità di effettuare tirocini presso il Festival, oltre che di incontrare gli artisti coinvolti. Welcome to Pisa è uno degli esempi di come Università e città possono lavorare assieme".

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Saint-Gobain, il vetro, i dipendenti della fabbrica ed i personaggi che hanno segnato la storia del quartiere di Porta a Mare sullo sfondo del dolce paesaggio collinare toscano, tema prediletto dell’iconografia rinascimentale: sono questi i soggetti che saranno affrontati da Gaia all’interno della sua opera, che intende essere un vero e proprio omaggio all’Azienda, ai lavoratori e alla città da parte dell’artista. "Nasci, una parola latina che è la radice sia di nazione che di rinascimento, è una riflessione sulla storia del lavoro in Italia e, per estensione dei secoli, nel mondo - racconta Gaia - Poiché l’automazione diventa una realtà sempre più spaventosa e apparentemente in diretto conflitto con la Costituzione italiana, come cambierà il rapporto dell’umanità con il lavoro e la produttività? E sarà ancora garantito il lavoro a coloro che vivono in società che tradizionalmente lo acquisivano come per diritto di cittadinanza o nascita? Questi dilemmi sono presentati nell’allegorico stile del primo rinascimento e dalla bucolica pittura del paesaggio. Considerando che il muro è parte dalla storica fabbrica di Saint-Gobain Glass, il prefisso ‘Re-‘ è impiegato come quadro primario concettuale, al fine di incorporarne la storia e il futuro all’interno dell’opera". Quest’ultima sarà conclusa e diventerà visibile nei primi giorni di agosto.

Per maggiori informazioni e per aggiornamenti, visitare la pagina Facebook ufficiale della rassegna: stART - Welcome to Pisa.

Foto di Gerardo Teta.

brugnolo_cover_inside.jpgStefano Brugnolo, professore di Critica Letteraria e Letterature Comparate del dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica del nostro Ateneo, è autore del volume "La tentazione dell'Altro. Avventure dell'identità occidentale da Conrad a Coetzee" (Carocci, 2017). Il volume ricostruisce le trame che autori come Melville, Conrad, Stevenson, Malraux, Flaiano, Vargas  Llosa, Coetzee e tanti altri hanno concepito per raccontarci la tentazione di essere altri-da-sé, il sogno impossibile di perdersi oltre il confine della cosiddetta civiltà, di sradicarsi dalle proprie origini e appartenenze.

Pubblichiamo di seguito una presentazione a firma dell'autore.

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Si tratta di una ricerca incentrata sul tema, profondamente radicato nella letteratura coloniale e post-coloniale otto-novecentesca, del going native. In altre parole, è un'indagine incentrata sulle trame di molti romanzi in cui un soggetto occidentale che oltrepassa un certo confine (culturale oltre che geografico) entra in contatto con ambienti e popolazioni ‘altri’ e lì si perde, cambia identità, si ammala, impazzisce, si converte, diventa uno di ‘loro’, ecc. Il caso più emblematico è quello del Kurtz di Cuore di tenebra, ma il panorama è significativamente più vasto e articolato. Per quanto si tratti di un tema pressoché popolare di esso allo stato attuale questo è finora l’unico studio di carattere generale e sistematico.

La tesi centrale del saggio è questa: che la nascita e il fiorire di questo tipo di topos nella letteratura di un certo giro di anni – quelli dell’affermazione definitiva dell’identità occidentale su scala planetaria – possa rivelarci qualcosa circa le mutazioni che avvenivano (e avvengono) invece dentro i confini della nostra civiltà. In altre parole ancora: prendendo in esame quelle trame coloniali si possono comprendere alcuni sommovimenti e mutamenti che stavano avvenendo a livello di identità occidentale (per esempio, le ‘possessioni’ coloniali prefigurano le novecentesche possessioni europee).

Per quanto il titolo del saggio possa a prima vista suggerire l’idea di una prospettiva che è tipica di quelli che attualmente vengono definiti post-colonial studies, l’assunto centrale mira a ribaltare quella prospettiva; quei critici infatti studiano la letteratura con tematica coloniale per denunciare una presunta (e a volte reale) complicità di alcuni grandi scrittori (Conrad, Kipling, Stevenson etc.) con l’ideologia imperialistica ed eurocentrica del loro tempo, mentre l’operazione che qui si tenta mira a dimostrare come quegli stessi autori, anche quando partivano da assunti filo-occidentali, hanno poi contraddetto felicemente quei loro assunti, scrivendo storie che in definitiva problematizzano qualsiasi pratica di discriminazione e dominio, da chiunque essa sia portata avanti.

Uno degli obiettivi di questo studio riguarda proprio la scuola (professori e studenti): esso infatti rivendica la ‘leggibilità’ di alcuni grandissimi testi e autori che hanno scontato negli scorsi decenni il pregiudizio di essere legati a doppio filo con un’ideologia coloniale che deve essere giustamente archiviata. Il tentativo è quello di provare a interpretare questi autori e a dire con dovizia di esempi come in realtà essi siano ‘per tutti e di tutti’, e che possano e debbano essere letti e studiati proprio in scuole e università sempre più multiculturali. E questo proprio perché ci dicono verità importanti sulle dinamiche di violenza e dominio, di integrazione o segregazione, di incontro o scontro con un’alterità che se è sicuramente fuori di noi – inscritta nella diversità degli altri popoli e culture – poi è anche sempre dentro di noi.

A grandi linee il libro funziona così: dopo una introduzione sul problema dell’Altro in letteratura, seguono i capitoli che prendono in esame le varianti principali del tema. Si va dai capostipiti del mio topos (Shakespeare e Defoe) ai vari classici otto e novecenteschi di tutte le letterature europee: Melville, Conrad, Kipling, Stevenson, Malraux, Céline, Gide, Loti, Mann, Zweig, Faulkner, Flaiano, Borges, Golding, Vargas Llosa, Naipaul, ecc. fino ai più recenti Coetzee e Houellebecq (il cui controverso Sottomissione è l’ultima, originale declinazione del tema, a dimostrazione della vitalità di esso). Non manca qualche incursione nella pittura (Gauguin), nella musica (Puccini), nel mondo del film (Coppola) e nell’antropologia (Lévi-Strauss). Il libro si pone certo l’obiettivo di essere quanto più possibile esaustivo e rigoroso, ma anche chiaro, comprensibile e di scorrevole lettura.

Stefano Brugnolo

copertina del libroE’ il primo manuale italiano sull'addestramento dei cavalli che unisce approfondite conoscenze scientifiche e pratica. Si tratta di “Cavalli allo specchio” edito dalla Pisa University Press e di cui sono autori Paolo Baragli del dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa e Marco Pagliai, libero professionista, che si occupa di addestramento e recupero di cavalli problematici nella sua struttura di San Marcello Pistoiese.

“Il nostro obiettivo era di spiegare il funzionamento della mente dei cavalli per aiutare professionisti o semplici appassionati a comunicare, in maniera scientificamente corretta, con il proprio cavallo ed improntare l’addestramento sulle regole psicologiche dell'apprendimento animale” racconta Paolo Baragli.

L’idea di base del libro è che un efficace scambio comunicativo sia fondamentale per un buon addestramento e che non sia possibile ottenere risultati soddisfacenti senza conoscere i meccanismi etologici che stanno alla base del processo di apprendimento.

“Ai cavalli non servono persone infarcite di concetti teorici, se poi la pratica è fatta di approssimazione e ignoranza, ai cavalli servono persone che conoscano la loro mente e sappiano cosa fanno quando gli stanno vicino o gli salgono in groppa – sottolinea Paolo Baragli - per questo ho chiesto a Marco Pagliai di partecipare a questo progetto, serviva la sua conoscenza e la sua esperienza per tradurre in atti pratici ciò che troviamo scritto negli articoli scientifici”.

Il risultato è stata proprio la realizzazione di “Cavalli allo specchio”, un manuale dove i concetti teorici sul funzionamento della mente del cavallo e la loro applicazione pratica vanno di pari passo anche grazie ai video didattici che accompagnano il testo e che accessibili sul web con un codice che si trova nel libro.

copertina libroQual è il sogno di una copia se non quello di voler essere un originale? E' questa una delle domande da cui parte il volume "Il sogno di una copia. Del doppio, del dubbio, della malinconia" (Guerini scientifica) di Alfonso Maurizio Iacono, professore ordinario di Storia della filosofia al dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa. I capitoli che formano il libro ruotano attorno al tema della rappresentazione a partire da problemi, domande, dubbi, ambivalenze della nostra epoca.

Pubblichiamo di seguito uno stralcio dell'Introduzione al libro a firma dell'autore.

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Una copia può sostituirsi all’originale? Se copia e originale sono identici, è proprio l’assenza di una differenza fra loro che rende la copia falsa nello stesso momento in cui la verità che trova in se stessa è la medesima di quella dell’originale.

Ma una copia che si differenzia è vera nella misura in cui può rivendicare una propria autonomia anche se vincolata alla relazione con l’originale. Il sogno di una copia è sì quella di prendere il posto dell’originale ma trovando, nello stesso tempo, la propria differenza e la propria autonomia. Da Solaris a Blade Runner, a The Island le copie soffrono e lottano in modo diverso per uscire da ciò che a Platone appariva come il peggiore degli incubi: la confusione falsificante tra copia e originale. [...]

L’incubo di Platone della copia che prende il posto dell’originale oggi si realizza soltanto nella produzione in serie delle merci dello stesso tipo, cioè in quel detersivo che deve essere identico a quello che gli sta a fianco nello scaffale del supermercato e ai milioni di copie che hanno lo stesso peso, la stessa forma, le stesse immagini e lo stesso prezzo. Come nella notte in cui tutte le vacche sono nere, qui non essendoci differenza non vi è conoscenza. Per tutto il resto emerge lo scarto che segna la differenza tra l’imitazione e l’originale. I bambini non copiano gli adulti, li imitano e così facendo agiscono creativamente.

Ma poi, diventati adulti, lo scarto e il senso di perdita prenderanno il sopravvento e allora la malinconia si accompagnerà alla coscienza di una lacerazione che non si può più ricomporre. Ma come aveva ricordato Immanuel Kant il mondo è pieno di tutori disposti a farci restare bambini anche e soprattutto quando non lo siamo più e quel famoso fanciullo che è in noi può venire fuori soltanto dopo che la scissione e la riflessione si sono compiute. [...]

Il sogno di una copia che vuole sostituirsi all’originale deve accompagnarsi alla coscienza dello scarto che si produce e che segnala la sua diversità. Il bambino che gioca a cavallo di un manico di scopa sa che quello è un bastone di legno e non un cavallo. Sta imitando il cavaliere e facendolo attiva la sua creatività. Non lo sta copiando. I bambini che giocano trasformando foglie e conchiglie in barche imitano, non copiano. Il sogno di una copia è di non essere più copia ma non annullandosi nell’originale, bensì segnando uno scarto e divenendo un’imitazione, cioè qualcosa di simile e di diverso, come un figlio rispetto al padre.

Alfonso Maurizio Iacono

copertina libro"Storie di mondi intermedi" (Edizioni Ets, 2017) raccoglie i risultati di una collaborazione teorica, che va avanti da più di trent’anni, tra i componenti di una strana coppia: la filosofia e la riabilitazione neurocognitiva. Autore del volume è Alfonso Maurizio Iacono è professore ordinario di Storia della filosofia al dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa.

Pubblichiamo di seguito una la prefazione del volume a firma dell'autore.

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Raccolgo qui parte dei risultati di una collaborazione teorica che è iniziata ormai più di trent’anni fa con il prof. Carlo Perfetti e con il suo numeroso gruppo di riabilitatori.

Sono stati anni di continue riflessioni e autointerrogazioni in seno a una disciplina che, come ogni sapere scientifico, ha bisogno di ripensare metodologicamente e concettualmente se stessa e i modi delle sue pratiche terapeutiche. Il fascino conoscitivo della riabilitazione consiste per me in particolare nel fatto che corpo e mente, movimento e pensiero, mostrano la loro unità ancor più se e quando si presentano delle patologie. Se come aveva rilevato lo storico della scienza Georges Canguilhem, riecheggiando quel che Nietzsche ebbe a osservare a proposito di Claude Bernard, uno dei padri della fisiologia, il patologico non è qualcosa d’altro dal normale perché vi troviamo amplificati tutti i suoi elementi, ciò trova conferma nella riabilitazione neurocognitiva.

Ritengo che la definizione data da Carlo Perfetti della riabilitazione come apprendimento in condizioni patologiche, sia un importante punto di riferimento per la riflessione teorica e si attaglia assai bene al tema dei mondi intermedi intesi come costruzioni comunicative di relazioni che si creano nei processi di apprendimento dati dal gioco e dall’arte.

I gattini che giocano alla guerra e la Montagna Sainte-Victoire di Paul Cézanne, a cui faccio riferimento nelle pagine di questo libro, mondi apparentemente così lontani tra loro, trovano il loro punto in comune proprio nei modi di costruire mondi che nascono da altri mondi e se ne rendono autonomi pur mantenendo con essi una relazione. Anche apprendere in condizioni patologiche è un costruire mondi nelle relazioni che vanno a instaurarsi tra terapisti e pazienti. È qui che riabilitazione neurocognitiva e filosofia si sono incontrate. Una strana coppia, verrebbe da dire, ma spesso le strane coppie funzionano assai meglio di quelle cosiddette normali.

Dedico questo libro a Carlo Perfetti, vero maestro della riabilitazione neurocognitiva.

Nel corso di questi anni ho conosciuto molti riabilitatori con i quali, in vario modo, ho collaborato sia attraverso incontri, seminari, lezioni, convegni, sia scrivendo sulla rivista Riabilitazione Neurocognitiva. Tra essi desidero ricordare, ben sapendo che non esaurisco l’elenco, Sonia Fornari, Valter Noccioli, Franca Panté, Aldo Pieroni, Paola Puccini, Carla Rizziello, Vincenzo Saraceni, Alessandra Vecoli, Angela Veronese, Sergio Vinciguerra, Marina Zernitz. Un grazie inoltre a Luca Mori, che ha condiviso con me, arricchendola, la parte filosofica di questa storia, a Silvia Baglini e a Giacomo Brucciani per le loro preziose osservazioni e a Marina Campolmi, che ha condiviso con Carlo la parte riabilitativa. Infine, un pensiero a Silvia Bizzarri e a Marcella D’Ambrosio che non ci sono più.

Alfonso Maurizio Iacono

Gabriele Cimini, studente del secondo anno di Scienze motorie dell’Università di Pisa e atleta del Gruppo Sportivo Esercito nella sezione scherma, specialità spada, è stato scelto dalla Federazione Italiana Scherma per far parte della squadra italiana che parteciperà alle prossime Universiadi estive che si terranno a Taipei (Taiwan) dal 19 al 30 agosto. Gabriele, che rappresenterà l’Ateneo pisano, sarà impegnato il 21 agosto nella gara individuale e il 24 nella gara a squadre insieme a Lorenzo Buzzi del Politecnico di Torino, Federico Vismara dell’Università Bocconi di Milano e Valerio Cuomo dell’Università Federico II di Napoli.

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Gabriele Cimini (foto di Augusto Bizzi, fotografo della Federazione internazionale Scherma). 

Nato a Pisa nel 1994, Gabriele Cimini ha iniziato a tirare di scherma nel 2004 sotto la guida del Maestro Antonio Di Ciolo, che ancora lo allena, e nell’ottobre 2014 è entrato a far parte del Gruppo Sportivo Esercito. Il suo medagliere è già molto ricco, tra i risultati più significativi raggiunti ricordiamo l’oro individuale al Campionato Italiano Cadetti nel 2010; l’oro a squadre al Campionato Europeo Cadetti e il bronzo individuale al Campionato del Mondo Cadetti nel 2011; l’oro a squadre al Campionato Europeo Giovani e al Campionato del Mondo Giovani nel 2013; l’argento individuale al Campionato Italiano Giovani nel 2014; l’oro individuale al Campionato Italiano Under 23 e l’oro a squadre al Campionato Europeo Under 23 nel 2015; il bronzo a squadre ai Giochi Olimpici Europei nel 2015; il bronzo individuale al Campionato Italiano Under 23 e il bronzo a squadre al Campionato Europeo Under 23 nel 2016; l’argento a squadre al Campionato Europeo Under 23 nel 2017. Negli anni ha poi partecipato a numerose gare di Coppa del Mondo Assoluti dove è più volte giunto alle fasi finali.

Come membro della Nazionale italiana Assoluta di Spada guidata dal CT Sandro Cuomo, Gabriele partecipa regolarmente ai ritiri collegiali presso il Centro CONI di Formia. Durante l’ultimo ritiro del mese di luglio il CT Cuomo ha deciso di convocarlo per le Universiadi Estive di Taipei 2017 in quanto appartenente ai giovani atleti della Nazionale Italiana Assoluta di Spada.

«Sono molto soddisfatto per la convocazione – dichiara Gabriele - la ritengo un'ulteriore conferma del lavoro svolto con il mio maestro e mi fa piacere rappresentare la mia università a questi giochi. Come atleta professionista e studente universitario posso dire che il "segreto" è riuscire a fare ciò che più ti piace. Portare avanti una carriera sportiva e una carriera da studente può sembrare difficile, e infatti lo è, ma posso garantire che, con la passione e la disciplina, si riesce a portare avanti tutto quello che si vuole. Mi risuonano spesso in testa le parole di Alessandro Puccini, campione olimpico ad Atlanta 1996 non che maestro nella mia società e mio mentore come atleta: "Si può". Ogni volta che affronto una gara o un esame all'università penso sempre a queste parole. Dico quindi ai miei colleghi studenti e amici del mondo sportivo: "Si può, basta solo volerlo"».

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Gabriele Cimini (foto di Augusto Bizzi, fotografo della Federazione internazionale Scherma). 

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Gabriele Cimini (foto di Augusto Bizzi, fotografo della Federazione internazionale Scherma). 

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