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Dsu e regime Iva, la Regione e i rettori a difesa del diritto allo studio

Contestato l'accertamento dell'Agenzia delle Entrate, che comporterebbe perdite per svariati milioni di euro

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La Regione Toscana è a favore della posizione tenuta dall'Azienda regionale per il diritto allo studio universitario, contesta l'accertamento sul regime Iva effettuato dall'Agenzia delle entrate e si dichiara a difesa del diritto allo studio a livello sia regionale che nazionale. La vicepresidente della Giunta toscana ed assessore a Cultura, università e ricerca, Monica Barni, ha espresso la posizione della Regione sull'accertamento Iva effettuato a carico dell'Azienda per il diritto allo studio nel corso della conferenza stampa che si è tenuta martedì 16 maggio a palazzo Strozzi Sacrati, alla quale hanno partecipato il rettore dell'Università di Firenze, Luigi Dei, quello dell'Università di Pisa, Paolo Mancarella, quello dell'Università di Siena, Francesco Frati, il docente Claudio Pizzorusso dell'Università per Stranieri di Siena e il presidente Marco Moretti dell'Azienda per il diritto allo studio universitario della Toscana o Ardsu.

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"Il diritto allo studio universitario trova fondamento nella Costituzione che sancisce il diritto al raggiungimento dei più alti gradi di istruzione e prevede che lo Stato rimuova gli ostacoli di ordine economico e sociale che a ciò si frappongano. Sempre la Costituzione, inoltre, attribuisce alla Regioni la competenza legislativa e amministrativa in materia di caratterizzazione, organizzazione ed erogazione dei servizi per il diritto allo studio universitario sul proprio territorio, ferma restando la competenza dello Stato nel definire i livelli essenziali delle prestazioni. Se l'Azienda per il diritto allo studio dovrà davvero privarsi delle risorse che richiede l'Agenzia delle entrate, le politiche regionali in materia sarebbero compromesse per diversi anni", ha affermato la vicepresidente Barni. "Le politiche per il diritto allo studio vengono attuate grazie alla sinergia fra i fondi dello Stato e le risorse regionali", ha aggiunto. "La gestione degli interventi e dei servizi è solitamente affidata ad aziende, agenzie od enti istituiti dalle Regioni. La Toscana gestisce gli interventi ed i servizi a favore degli studenti universitari tramite l'Azienda regionale per il diritto allo studio, istituita con legge regionale, che è un ente dipendente della Regione, dotato di personalità giuridica, con proprio personale e patrimonio. Nell'erogazione dei servizi l'Azienda si attiene a criteri fissati dalla programmazione regionale".

La vicepresidente ha quindi spiegato che nel corso del 2016 l'Agenzia delle entrate ha svolto nei confronti dell'Azienda per il diritto allo studio una verifica fiscale, in materia di Iva, sulle operazioni attive compiute negli anni 2011, 2012, 2013 e 2014 relativamente ai servizi di vitto e alloggio prestati. Al termine della verifica, è stato notificato un verbale di contestazione con cui l'Agenzia delle entrate rileva come il trattamento Iva delle operazioni dell'Azienda deve esser valutato alla luce di un sentenza del 2011 della Corte di Cassazione. L'Agenzia delle entrate ha quindi invitato l'Azienda ad esporre le proprie deduzioni ed argomentazioni. L'Azienda per il diritto allo studio universitario ha depositato una memoria difensiva in cui ha confermato che i servizi prestati dall'Ente agli studenti universitari sono riconducibili alla sfera commerciale, ad esempio vitto ed alloggio, quindi soggetti ad Iva. Fino ad oggi veniva richiesta ed ottenuta la restituzione dell'Iva a credito dalle Aziende per il diritto allo studio. In Toscana quelle risorse sono sempre state investite nei programmi di Dsu.

Nonostante i chiarimenti, tuttavia, l'Agenzia delle entrate ha provveduto a notificare all'Ardsu l'avviso di accertamento con il quale ha confermato che il trattamento Iva delle operazioni poste in essere deve esser fatto rientrare nelle previsioni di esenzione indicate nel Dpr 633/1972. Di conseguenza l'Amministrazione finanziaria pretende di recuperare, al momento per l'anno 2011, l'Iva detratta dal Diritto allo studio pari a 4.028.349,44 euro. In aggiunta l'Agenzia delle entrate ha provveduto ad irrogare le sanzioni previste pari a 4.531.892,63 euro. "Riteniamo tale richiesta infondata e inammissibile. Se dovesse concretizzarsi, pregiudicherebbe gran parte delle politiche per il diritto allo studio in Toscana", ha concluso la Barni.

(fonte: Toscana Notizie)

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  • 17 maggio 2017

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