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È stata istituita all’Università di Pisa la cattedra dell’Unesco in “Sustainable Energy Communities” (https://unescochair.unipi.it/), che contribuirà alla missione dell’Agenzia delle Nazioni Unite di diffusione di programmi di sviluppo sostenibile attraverso la promozione dell'uso e della produzione di energia sostenibile. Prima a Pisa e tra le poche in Toscana, si distingue per il profilo internazionale e per la multidisciplinarietà, con il coinvolgimento dei dipartimenti dell’area di Ingegneria, di Informatica, di Giurisprudenza, di Chimica e Chimica industriale, di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali, di Scienze politiche e di Economia e management. Partner dell’iniziativa sono l’ENI e la Electricite de France (EDF), il CNR e il CNR francese, più di trenta università di tutto il mondo e le istituzioni pisane e toscane.

La cattedra è stata presentata lunedì 30 maggio, nella Sala dei Mappamondi del rettorato dell’Università di Pisa, dal rettore Paolo Maria Mancarella e dal prorettore per la Ricerca applicata e il Trasferimento tecnologico, Marco Raugi, che è docente di Elettrotecnica e titolare della cattedra Unesco.

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Il progetto elaborato dall’Ateneo pisano si propone di sviluppare uno strumento che è diventato particolarmente attuale anche in termini di autosufficienza e sicurezza energetica oltre che di contribuire al programma dell'UNESCO mirato a risolvere le esigenze prioritarie dell’Africa, attraverso il coinvolgimento di partner africani nella progettazione di strutture energetiche sostenibili specificamente basate sulle caratteristiche dei loro paesi. L’obiettivo finale è quello di definire principi e strumenti tecnici di progettazione per la simulazione e la definizione di comunità energetiche completamente autonome attraverso metodi innovativi per l'integrazione di sistemi elettrici e termici, alimentati solo da fonti rinnovabili prodotte localmente. In questo senso è necessario prefigurare un caso di studio del tutto innovativo, ribaltando l'attuale paradigma in cui le risorse energetiche si adattano alle richieste e ai bisogni degli utenti ed esaminando invece una nuova prospettiva in cui sono i fabbisogni energetici degli utenti ad adeguarsi alle risorse energetiche disponibili, sia in termini di consumi complessivi che di distribuzione oraria.

cattedra Unesco

“L'accordo firmato da Università di Pisa e UNESCO per la creazione di una Cattedra sulle ‘Comunità energetiche sostenibili’ è la nostra risposta alla necessità di un'accelerazione nella transizione energetica, resa ancor più urgente dall'attuale conflitto ucraino - ha commentato il Rettore Paolo Mancarella - Un gesto che ci fa compiere un significativo salto di qualità nel nostro impegno a favore dello sviluppo sostenibile, oltre che un importante riconoscimento da parte della comunità internazionale. Tanto che la nostra candidatura è stata accompagnata da ben 40 lettere di endorsement da parte di prestigiose istituzioni, università e imprese”.

“Le comunità energetiche – ha precisato il professor Marco Raugi - possono diventare, attraverso il focus sull’energia, uno strumento abilitante per sviluppare un nuovo modello di società legato al reperimento delle risorse ai territori di riferimento. Per comunicare e informare questo cambiamento paradigmatico la cattedra Unesco prevede perciò, oltre alle attività di ricerca, anche attività rivolte alla società civile e ai giovani come eventi aperti alla cittadinanza, summer school, master e conferenze”.

Marco Avvenuti, Silvia Bencivelli, Carlo Carminati, Matteo Dondé, Vincenzo Mele, Giovanna Pizzanelli, Chiara Prosperini, Leonora Rossi, Marco Scarponi, Sara Venchiarutti hanno discusso e redatto le linee guida per la comunicazione stradale in occasione del convegno “Rinnovare la mobilità urbana: strumenti e comunicazione per una città sostenibile e sicura” organizzato dall’Università di Pisa, dall’Ordine dei Giornalisti della Toscana e dalla Fondazione Michele Scarponi. Qui di seguito il testo.

 

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I trasporti condizionano le nostre vite e le dinamiche della nostra collettività. Dai trasporti dipende l’accessibilità ai posti di lavoro e a quelli dell’educazione, così come la fruizione e la godibilità del tempo libero. L’organizzazione dei trasporti è determinante per l’inquinamento delle città, quindi per la nostra salute, e il modo in cui li usiamo incide globalmente sul cambiamento climatico.

In questo contesto, la sicurezza stradale potrebbe sembrare un aspetto secondario.
Crediamo che invece, al contrario, sia il punto di partenza dal quale ricostruire le nostre città. Soprattutto visto che la mortalità da incidenti stradali è una delle principali cause di morte in ogni fascia di età, e la principale nelle persone giovani. E la scarsa sicurezza stradale è il principale deterrente alla mobilità attiva (mobilità pedonale e ciclistica).

L’obiettivo deve essere coniugare sostenibilità ed efficienza nel nostro spazio urbano, cominciando con il rilancio del sistema di trasporto pubblico e della mobilità attiva, e mettendo al primo posto la sicurezza.

Si possono seguire i buoni esempi: migliorare il design delle strade, per esempio, come è stato fatto in Svezia a partire dagli anni Novanta, con un progetto chiamato Vision Zero che poi è stato preso a modello da altri paesi come Regno Unito e Svizzera.

Si può adottare un approccio per cui ogni intervento di trasformazione urbana sia rivolto a rendere più sicuri gli spostamenti in bicicletta e a piedi, il che rende di conseguenza lo spazio più sicuro per tutti.

Si possono studiare i problemi del traffico partendo, più che dalla presunta inadeguatezza delle strade, dall’abnorme uso delle automobili e dal mancato rispetto delle regole e dei limiti di velocità.

Si possono fare tante cose.
Di sicuro in questo profondo cambiamento culturale la comunicazione ha un ruolo decisivo. E il modo con cui raccontiamo gli incidenti stradali è cruciale.

Queste linee guida sono la nostra proposta per cominciare a parlarne. Traggono ispirazione dal documento di Laura LakerMedia Guidelines for Reporting Road Collisions” della University of Westminster, riproponendolo nel contesto italiano. Si tratta solo di un contributo iniziale, che potrà essere esteso e rielaborato, nella speranza che possa essere largamente condiviso.

Sempre, accuratezza: nella descrizione di un problema legato alla mobilità (incidente stradale, traffico eccessivo, deviazioni dei percorsi urbani, lavori in corso…) bisogna essere precisi. Soprattutto è necessario distinguere bene ciò che si sa, ed è verificato e verificabile, da ciò che non si sa e che magari è una voce o un racconto a metà, rilasciato in una situazione di confusione.

Seguire e approfondire: in molti casi, le informazioni sulle responsabilità e sulle dinamiche di un incidente arrivano dopo mesi o anni, quando ormai l’evento non è più una notizia. Al contrario, seguire un evento nel tempo permetterebbe di mostrare al pubblico come lavorano le forze dell’ordine e la giustizia stimolando una riflessione più meditata sul tema della sicurezza stradale.

L’importanza dei contesti: è importante parlare dei rischi della strada con riferimenti precisi alle statistiche. Si sa che veicoli più grandi e veloci possono creare danni maggiori, mentre pedoni e ciclisti sono più spesso vittime incolpevoli di un incidente: va detto. Al contrario, enfatizzare fattori statisticamente meno rilevanti (la nebbia o la mancanza del caschetto) induce il lettore a colpevolizzare la vittima dell’incidente prima che ne siano state chiarite le cause e la dinamica.

Un incidente racconta tante cose: Gli incidenti non sono quasi mai fatalità isolate e si possono prevenire: chi ne scrive deve dare la possibilità al lettore di farsi un’idea di insieme del problema, soprattutto finché le cause del singolo incidente sono in corso di accertamento. Nella narrazione, inquadrarli come un problema di salute pubblica, includendo il contributo di pianificatori ed esperti di sicurezza stradale.

Non generalizzare: nel caso in cui un avvenimento (incidente, rallentamento, ostacolo alla percorribilità di una strada…) sia imputabile a una specifica persona, bisogna evitare di stigmatizzare l’intera categoria a cui appartiene. Evitare di riferire l’evento, genericamente, ad automobilisti o ciclisti, per esempio, per smorzare l’aggressività tra i diversi gruppi di utenti della strada.

Gli oggetti non hanno colpe: nella cronaca di uno scontro tra veicoli, è indispensabile riferire l’evento alle persone coinvolte e non ai veicoli. Non sostituire la descrizione dell’attore umano coinvolto con il nome del veicolo: si può semplicemente parlare dell’autista, del motociclista, del ciclista e così via, e non del pedone investito da un’auto perché il pedone è stato investito da un automobilista.

Nessuna complicità: bisogna evitare qualsiasi forma di accondiscendenza verso chi viola la legge o non rispetta il codice della strada, e tantomeno di trasformare i trasgressori in vittime. Per esempio, bisogna evitare di presentare gli autovelox come strumenti per vessare gli automobilisti, perché è proprio la velocità a causare la maggior parte degli incidenti stradali e ad aggravarne le conseguenze.

Sempre dalla parte del più debole: la percezione di una gerarchia fra gli utenti della strada induce ad essere più severi nei riguardi del più debole. Non cadere in questa trappola: al ciclista o al pedone si rimprovera troppo superficialmente di “non essersi fatto vedere”, o di essere “sbucato all’improvviso”.

Confezioni di farmaci scaduti trent’anni fa e ben più nuove mascherine chirurgiche e FFP2 lascito della pandemia da Covid-19. Sono questi alcuni degli oggetti rinvenuti da un team dell’Università di Pisa che ha analizzato quantità e meccanismi di accumulo dei rifiuti marini nel Mediterraneo prendendo come caso studio Marina di Pietrasanta, nota località balenare toscana della Versilia. I risultati della ricerca finanziata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca sono stati appena pubblicati sulla rivista “Science of the Total Environment”.

Il team di biologi marini e biologi igienisti ha stimato che dal 2020 al 2021 lungo i 4,7 km di spiaggia di Marina di Pietrasanta si siano depositati circa 367mila oggetti, al 90 per cento costituiti da plastica, e che il costo per rimuoverli sia stato di circa 27.600 euro al chilometro l’anno. Inoltre, come appurato dallo studio la maggioranza di rifiuti (in media 710 oggetti ogni 100 metri) si spiaggia con le mareggiate invernali e autunnali e anche la tipologia varia a seconda delle stagioni con alcuni oggetti, ad esempio pezzi di polistirolo e scarpe, più abbondanti in autunno mentre altri, come i sacchetti di plastica, in primavera ed estate.

 

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Rifiuti marini depositata sulla spiaggia di Marina di Pietrasanta ed alcuni esempi di oggetti raccolti durante le attività di ricerca

 

“I risultati del nostro studio forniscono indicazioni per gestire in modo più efficace la pulizia delle coste, e suggeriscono ad esempio la possibilità di intervenire anche in inverno quando l’accumulo è maggiore - spiega la professoressa Elena Balestri dell’Università di Pisa fra le autrici della pubblicazione.

“Ma c’è anche da sottolineare che i rifiuti marini spiaggiati non dipendono interamente da quanto prodotto ed eventualmente mal gestito in loco ma piuttosto dall’interazione tra correnti litoranee e attività antropiche collegate a fiumi e porti – continua Balestri - la gestione dei rifiuti ed i relativi costi di rimozione e pulizia non possono quindi essere interamente delegati ai singoli comuni costieri, ma devono essere affrontati almeno a scala regionale coinvolgendo enti pubblici e privati e anche associazioni di volontari”.

Insieme a Elena Balestri hanno partecipato alla ricerca Annalaura Carducci come responsabile, Virginia Menicagli, Davide De Battisti, Ferruccio Maltagliati e Alberto Castelli, Marco Verani, Ileana Federigi e Claudio Lardicci.

Il 23 aprile 2022, in occasione della Giornata della Terra, gli allievi del Dottorato Nazionale in Sviluppo Sostenibile e Cambiamento Climatico (PhD-SDC) hanno organizzato a Pisa, lungo il Viale delle Piagge, uno dei polmoni della città, un clean-up day per la raccolta dei rifiuti abbandonati lungo il percorso verde. L’evento è stato patrocinato dal Comune di Pisa e organizzato in collaborazione con l’associazione OnEarth. Un centinaio i partecipanti, tra studenti e docenti del PhD-SDC, e cittadini. Il materiale raccolto è stato differenziato adeguatamente e conferito per lo smaltimento e riciclaggio. Al termine un meritato aperitivo a base di prodotti locali del territorio toscano presso la Bottega di Fattoria Le Prata.

"Il nostro obiettivo - spegano gli organizzatori - era celebrare la Giornata della Terra, la più grande manifestazione ambientale del pianeta che coinvolge ogni anno un miliardo di persone in centinaia di Paesi, l’unico momento in cui cittadine e cittadini del mondo si uniscono per celebrare la Terra e promuoverne la salvaguardia. Le Nazioni Unite celebrano l’Earth Day ogni anno, un mese e due giorni dopo l'equinozio di primavera".

 

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I partecipanti all'iniziativa


Nel far questo l'intento era anche di contribuire alla pulizia di aree verdi urbane, stimolando la sensibilità specialmente dei più giovani per il rispetto della cosa comune. Ultimo ma non ultimo lo scopo è di aumentare la visibilità del programma di dottorato in Sviluppo Sostenibile e Cambiamento Climatico. Si tratta infatti di un corso innovativo, promosso da una trentina di università italiane, che hanno deciso di orientare l’attività di ricerca verso le grandi sfide che l’umanità deve affrontare per mitigare e compensare gli effetti dei cambiamenti climatici e garantire lo sviluppo sostenibile. Il progetto è articolato in 6 curricula: Earth System and Environment, Socio-economic Risk and Impacts, Technology and Territory, Theories, Institution and Cultures, Agriculture and Forestry, Health and Ecosystems e due di essi sono affidati al coordinamento di docenti pisane: si tratta della professoressa Elisa Giuliani, ordinario presso il Dipartimento di Economia e Management, la quale segue il percorso Socio-economic Risk and Impacts e della professoressa Cristina Nali, ordinario presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali, che guida l’ambito Agriculture and Forestry.

Giovedì 28 aprile è stato realizzato un intervento di green conservation oggi nell’area della Torre Pendente in piazza dei Miracoli a Pisa, annoverata nel 1987 dall’UNESCO tra i Patrimoni Mondiali dell’Umanità. Il progetto ideato, promosso e sostenuto da Fondazione Territorio Italia è realizzato in partnership con Green Heroes. La manutenzione pesticide free è stata condotta in collaborazione con l’Opera Primaziale Pisana e il Centro Ricerche Tappeti Erbosi Sportivi (CeRTES). dell’Università di Pisa.

L’intervento di agro-ingegneria ecodiserbante, utilizza additivi vegetali ricavati interamente da ingredienti recuperati dallo spreco alimentare. La tecnica praticata con il sistema Herbeeside è la prima brevettata in Europa con queste caratteristiche. L’ecodiserbo consente di conservare il patrimonio paesaggistico e ambientale grazie all’uso di sistemi ecologici evoluti di green conservation capaci di restituire valore ai territori

Il professore Marco Volterrani, responsabile CeRTES ha commentato: «Negli ultimi venti anni la collaborazione tra l’Opera della Primaziale Pisana e il CeRTES dell’Università di Pisa ha consentito il restauro del Quinto Monumento della Piazza dei Miracoli: il prato. La manutenzione dei 2,5 ettari di prato è coordinata dall’Ingegnere Roberto Cela e messa in pratica dal Greenkeeper Andrea Picardi e dagli ottimi collaboratori del team che si dedica giornalmente alla cura del prato. Per la gestione del tappeto erboso è stata scelta una linea ecocompatibile che non prevede utilizzo di fitofarmaci, i concimi utilizzati sono a lenta cessione, l’impiego dell’acqua irrigua è ottimizzato e gradualmente per il taglio dell’erba si stanno introducendo robot e rasaerba elettrici al fine di limitare il rumore e ridurre le emissioni locali di CO2. Alla ricerca di sistemi manutentivi a impatto zero, abbiamo deciso di collaborare con la Fondazione Territorio Italia e prevedere un intervento di eliminazione della flora spontanea che in primavera cresce negli anfratti dei cordoli, marciapiedi, stradine che circondano i monumenti e la piazza. Le erbe infestanti verranno eliminate con l’impiego di vapore acqueo, quindi con un mezzo fisico totalmente rispettoso dell’ambiente e della salute».

 

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Una fase dell'intervento realizzato

La presidentessa di Fondazione Territorio Italia, Daniela Ducato, evidenzia l’importanza della conservazione e manutenzione dei beni culturali, ricchezza per il Paese e anello fondamentale nella catena della sostenibilità: «L’uso indiscriminato di erbicidi, per limitare la riproduzione delle erbe sui camminamenti e sulle superfici verticali e orizzontali, apporta tossicità al suolo, all’acqua, all’aria e mette a rischio la biodiversità vegetale e animale, oltre alla stessa salute di manutentori e fruitori. Non è sufficiente interdire le aree durante i trattamenti in quanto alcuni inquinanti, soggetti a micro-dispersione, vengono rilasciati anche successivamente nell’ambiente circostante. La Fondazione Territorio Italia ha a cuore la gestione responsabile ed ecologica dei beni culturali. La Torre di Pisa e il complesso monumentale di piazza Duomo sono luoghi la cui bellezza e autenticità va protetta e valorizzata, senza minare la salute di persone e animali e senza violare l’ambiente e la biodiversità dei paesaggi».

Eugenio Cavalli di Herbeeside sottolinea che «il sistema Herbeeside a misura di api nasce nel 2016 per soddisfare soprattutto la forte richiesta delle aziende del bio o in fase di riconversione in biologico. A questa si è affiancata la domanda da parte dei Comuni per la gestione sana e sostenibile del verde pubblico. Richiesta cresciuta in pandemia per la igienizzazione-sanificazione green di arredi urbani e superfici urbane anche monumentali. È invece molto più recente la consapevolezza da parte degli enti che gestiscono beni culturali nel paesaggio o parchi fotovoltaici. Fondazione Territorio Italia con questa best practice di green conservation offre una forte spinta all'innovazione nella manutenzione responsabile del patrimonio».

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L’Università di Pisa è fra i primi dieci Atenei italiani più virtuosi nell’ambito della sostenibilità. E’ questo quanto emerge dall’ultima classifica stilata dall’agenzia Times Higher Education che ha valutato l’impegno di oltre 1400 atenei di tutto il mondo nel raggiungere i diciassette obiettivi di sostenibilità identificati dall'ONU (Sustainable Development Goals - SDG) su temi fondamentali per il futuro del nostro pianeta.

Nella classifica generale, costituita aggregando i risultati di tutti gli SDG, l’Ateneo si colloca attorno alla 350esima posizione a livello globale e nono a livello nazionale.

In particolare, l’Università di Pisa, che partecipa alla classifica per il secondo anno, è stata valutata su sei obiettivi: Salute e benessere (SDG3), Energia pulita e accessibile (SDG7), Industria, innovazione e infrastrutture (SDG9), Ridurre le disuguaglianze (SDG11), La vita sott'acqua (SDG14) e Partnership per gli obiettivi (SDG17).

Come risultato si è posizionata nelle prime duecento posizioni mondiali negli SDG 9, 11, 14 e 17, e nella parte alta della classifica anche negli altri due. Rispetto allo scorso anno c’è stato dunque un miglioramento in tutte le aree, dovuto alle numerose nuove iniziative intraprese e coordinate dalla Commissione per lo Sviluppo Sostenibile di Ateneo (COsA), presieduta dal professore Marco Raugi.

“I buoni risultati ottenuti – aggiunge Francesco Marcelloni, prorettore alla Cooperazione e Relazioni Internazionali – testimoniano sia il grande impegno dell’Ateneo sui temi della sostenibilità che il grande lavoro fatto negli ultimi anni dal gruppo di lavoro coordinato dal professore Milazzo per migliorare il posizionamento dell'Università di Pisa nei ranking internazionali. La partecipazione a questo ranking ha richiesto un enorme lavoro di indagine e raccolta dati di cui dobbiamo ringraziare l’ufficio statistica di Ateneo e il professore Daniele Antichi della Commissione per lo Sviluppo Sostenibile di Ateneo”.

bitmobility2L’Università di Pisa ha firmato due convenzioni per offrire a studenti, docenti e dipendenti dell’Ateneo tariffe agevolate per l’utilizzo dei monopattini elettrici in città. In particolare, le convenzioni riguardano Helbiz e BitMobility, due servizi di noleggio attivi nel Comune di Pisa. L’attivazione delle convenzioni si inserisce nelle iniziative che l’Ateneo sta promuovendo per la sostenibilità, in particolare attraverso la Commissione per lo Sviluppo Sostenibile che proprio recentemente ha presentato i risultati dei suoi due anni di attività in un incontro aperto a tutta la comunità accademica (disponibile sul canale YouTube d’Ateneo).

La convenzione con Helbiz ha validità un anno e, per poter usufruire dello sconto del 20% sul valore della tariffa al minuto e sul valore dello sblocco del veicolo, sono state previste tre possibili modalità di attivazione: i clienti non iscritti ad Helbiz dovranno utilizzare il dominio @unipi.it per avere l’attivazione delle agevolazioni; i clienti già iscritti ad Helbiz con la mail dell’organizzazione, avranno automaticamente l’attivazione delle agevolazioni; i clienti già iscritti ad Helbiz con mail “privata” dovranno provvedere a creare un nuovo account con l’indirizzo e-mail dell’organizzazione per ottenere l’attivazione delle agevolazioni, direttamente sul portale Helbiz.

La convenzione BitMobility ha validità due anni e consente di avere una agevolazione economica pari a due sblocchi giornalieri gratuiti, oltre al 20% di sconto sulla tariffa a tempo dal lunedì al sabato. Per usufruire della convenzione, gli studenti, i docenti e il personale tecnico amministrativo dovranno accedere a questa pagina web e una volta visualizzato il codice convenzione, dovranno inserirlo nell’apposita sezione all’interno dell’app. Per attivare la convenzione sarà necessario utilizzare la mail istituzionale dell’Ateneo.

Sono aperte le visite nell’ex tenuta di Tombolo grazie al percorso “Una passeggiata negli agroecosistemi” realizzato dal Centro di Ricerche Agro-Ambientali "Enrico Avanzi" dell’Università di Pisa. Il percorso a tappe è accessibile a tutti in bicicletta o a piedi e prevede tre diversi itinerari da 3, 10 e 15 Km.

A partire dalla Basilica romanica di San Piero a Grado i visitatori potranno attraversare l’ex tenuta di Tombolo che ospita le ricerche del Centro Avanzi sui sistemi di agricoltura sostenibile. Quindici cartelloni lungo il percorso presentano i vari temi, dalla mucca pisana, all’agricoltura biologica, passando per la meccanizzazione sostenibile, la gestione delle acque e l’apicoltura. Il testo dei cartelloni è disponibile in italiano e in inglese e i QR code accessibili da smartphone permettono di acquisire ulteriori informazioni.

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Una foto dell'escursione organizzata nell'ambito di M'illumino di meno lo scorso 11 marzo

 

Il Centro “E. Avanzi” organizza inoltre su prenotazione delle visite guidate gratuite il martedì, il giovedì e il primo e terzo sabato del mese con partenza alle ore 8,30 (solo eccezionalmente e in relazione alle condizioni climatiche, la partenza potrà essere posticipata alle ore 15:30). Le escursioni sono riservate a gruppi di 6-16 persone e la prenotazione va effettuata con almeno 48 ore di anticipo scrivendo all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Per la gita è consigliato l’uso di biciclette da trekking, il Centro “E. Avanzi” ne mette a disposizione quattro a titolo gratuito previa prenotazione. Il tempo medio dell’escursione guidata in bicicletta di 15 km è di tre ore e mezzo e lungo il percorso è possibile riempire le borracce grazie ad un impianto di acqua potabile disponibile.

Per informazioni sulle visite e scaricare le mappe: https://avanzi.unipi.it/una-passeggiata-negli-agro-ecosistemi-2/

Nell'ansa dell’Arno che ospita la frazione di Campo, S. Giuliano Terme, la splendida zona naturalistica lacustre diventerà un laboratorio a cielo aperto per il team di robotica subacquea del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa, che condurrà nelle acque diversi esperimenti che consentiranno un monitoraggio permanente e non invasivo dell’area.

E' stato infatti inaugurato il 13 aprile un accordo tra il Comune di San Giuliano Terme e il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, che consentirà ai ricercatori di fruire del lago per mettere al lavoro Zeno, un drone subacqueo autonomo in grado di monitorare lo stato del fondale e delle acque.

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Il team del DII, secondo a sinistra Riccardo Costanzi, a seguire Andrea Caiti, Filippo Pancrazzi assessore del comune di San Giuliano Terme ed Elena Fantoni del servizio ambiente del comune di San Giuliano Terme


Per l'occasione, Zeno ha effettuato il primo monitoraggio, alla presenza dell'assessore all'ambiente del Comune di San Giuliano Terme, Filippo Pancrazzi, e del Direttore del Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione (DII) dell'Ateneo Pisano, Andrea Caiti.

“A bordo del robot abbiamo vari sensori, incluso un side scan sonar - spiega Riccardo Costanzi, docente di robotica al DII - Da Zeno partiranno segnali acustici diretti al fondale, per stabilire in modo preciso la profondità grazie all’analisi dell'eco riflessa. Manderemo anche onde acustiche diffuse, per comprendere sia la conformazione del fondale sia le dimensioni della fauna marina che ci vive. In questo modo saremo anche in grado di individuare ed identificare eventuali oggetti presenti sul fondale.Inoltre, il robot è dotato di telecamera. Dopo il suo monitoraggio potremo quindi unire le informazioni visive e quelle acustiche, ed avere una mappatura precisa del lago. Questa convenzione ci permette di sperimentare diverse funzionalità del robot in un ambiente protetto come quello del lago e, al contempo, di mettere a disposizione del Comune di S. Giuliano Terme informazioni di montaggio ambientale sempre aggiornate”.

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“Supportare la scienza e la ricerca mettendo a disposizione un luogo meraviglioso come l'area dei laghetti di Campo è motivo d'orgoglio per la nostra amministrazione - commenta l'assessore all'ambiente Filippo Pancrazzi -. La ricerca scientifica è, peraltro, inserita nella scheda norma del Poc relativa alle attività a cui è dedicata l'area dei laghetti. Ringrazio l'Università di Pisa, con cui collaboriamo sempre con piacere, in particolare il Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione. Un tema fondamentale che questa collaborazione mette in evidenza è la tutela ambientale, che deve essere sempre più al centro delle agende politiche”.

"I laghetti di Campo hanno una grande potenzialità - aggiunge il sindaco di San Giuliano Terme Sergio Di Maio -, in questa occasione nel campo della ricerca scientifica incentrata sulla tutela ambientale. Grazie al Dipartimento d'Ingegneria dell'Informazione dell'Università di Pisa per il lavoro e la condivisione: da noi le porte saranno sempre aperte per collaborare".

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“Ringraziamo il Comune di San Giuliano Terme per questa opportunità - conclude Andrea Caiti, Direttore del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione - Il robot Zeno proviene direttamente dai nostri CrossLab, laboratori che ospitano le tecnologie più mature e all'avanguardia in tutti i settori chiave della trasformazione digitale del 4.0. Accordi di questo tipo ci consentono di metterle a punto e adattarle alle esigenze specifiche degli enti pubblici e delle aziende, in questo caso le amministrazioni impegnate nella tutela del nostro territorio, e che nel prossimo futuro potranno avvalersi degli ultimi risultati della ricerca di frontiera.”

brunori.pngLa "ricerca per la sostenibilità" come chiave per affrontare le grandi sfide future quali il cambiamento climatico, la povertà e le disuguaglianze, anche e soprattutto alla luce della situazione post-covid. Le linee guida che dovranno indirizzare questa trasformazione sono descritte in un articolo appena uscito sulla rivista “Nature Food”.

Si tratta di una sintesi del lavoro svolto da un gruppo di esperti nominati dalla Commissione europea nell'ambito del Comitato permanente per la ricerca agricola. Il gruppo di esperti coordinato dal professore Gianluca Brunori (foto) dell’Università di Pisa ha lavorato tra il 2019 e il 2020 al rapporto Resilience and Transformation pubblicato alla fine del 2020 sul sito web della Commissione UE.

L'articolo dunque enuncia e discute quattro principi cardine: responsabilità (che assume un'attenzione da parte del ricercatore agli effetti della propria ricerca), pluralità (che coinvolge nel processo di ricerca più voci e sensibilità), apertura (che tende a superare la separazione tra discipline) e collaborazione (che concepisce la ricerca come azione collettiva).

“Nell'ambito agro-alimentare, ad esempio, questo vuol dire che la ricerca dovrà contribuire a cambiare profondamente il modo con cui si produce, si trasforma, si distribuisce e si consuma il cibo con l’obiettivo di ridurre l'inquinamento, la perdita di biodiversità, gli sprechi e l'obesità – spiega Gianluca Brunori – per questo occorre rifondare il rapporto scienza e politica allocando in modo diverso le risorse e coinvolgendo soggetti, valori e interessi diversi”.

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