Prospettive
Il 4 e 5 dicembre, nella splendida cornice dell’Aula Magna Nuova della Sapienza, si è tenuta una delle due Assemblee annuali della CNUPP, la Conferenza nazionale dei Delegati dei Rettori per i Poli Universitari Penitenziari.
Delegate e delegati, tutor e operatori, provenienti dalle Università aderenti alla Conferenza, ormai sono 47 gli Atenei che ne fanno parte, hanno discusso e si sono confrontati su come ampliare ulteriormente la platea di studenti-detenuti iscritti all’Università – ad oggi siamo a quasi 2000 – e come migliorare l’offerta didattica e rafforzare la garanzia del diritto allo studio per le persone ristrette. Un confronto tanto più urgente in un momento storico come quello che stiamo attraversando, di grave emergenza per gli istituti di pena italiani, di sovraffollamento e di evidenti carenze strutturali.
Anche i saluti istituzionali, da parte del Rettore, del delegato del PRAP e del Prorettore al Territorio, non sono apparsi come saluti convenzionali e rituali, ma hanno fin da subito evidenziato il dialogo e il contributo che ciascuna delle Istituzioni coinvolte ha inteso dare e intende dare al progetto Polo.
L’Assemblea organizzata a Pisa ha poi messo in evidenza un peculiare approccio al mondo della detenzione da parte della nostra Università. Ci riferiamo in particolare a quanto è emerso nella mattinata di venerdì 5 dicembre, che ha visto alternarsi al tavolo della Presidenza una nutrita delegazione di studenti degli istituti penitenziari di Pisa e Livorno, accompagnati dalla Direttrice della Casa Circondariale Don Bosco di Pisa, dalla Responsabile dell’Area educativa e da funzionarie degli istituti di Pisa e Livorno.
Le testimonianze degli studenti, prive di quella retorica che spesso caratterizza i convegni sul carcere, hanno raccontato, in modo sentito e partecipe, quanto lo studio abbia cambiato e stia cambiando la percezione che essi hanno di se stessi e li stia aiutando a migliorare anche le loro relazioni all’interno degli Istituti, sia con gli altri ristretti, sia con le Direzioni. Esse si sono perfettamente inserite all’interno di una mattinata nella quale funzionari dell’UDEPE (Ufficio Distrettuale per l’Esecuzione Penale Esterna) hanno anch’essi proposto il loro punto di vista sull’Esecuzione penale, le loro esperienze e i loro progetti.
In sintesi, la particolarità di questa Assemblea, che mai era stata organizzata in questi termini negli anni passati, è stata quella di far dialogare l’esecuzione intramuraria con quella extramuraria, in modo da dare l’idea di un continuum istituzionale tra ‘dentro’ e ‘fuori’, in grado di seguire il percorso formativo del detenuto anche oltre le sbarre, garantendogli quell’assistenza e quel supporto che spesso viene a mancare a chi riacquista la libertà e che produce, in diversi casi, un precoce abbandono degli studi.
Altro tratto significativo di questa due giorni è stata la presenza degli studenti in Aula Magna, quindi simbolicamente all’Università alla quale sono iscritti, anche nei momenti successivi a quelli in cui era programmato il loro intervento. Anche qui, per la prima volta, essi hanno potuto assistere al prosieguo dei lavori dell’Assemblea, comprendere i modi e le ragioni con le quali delegate e delegati affrontano e parlano dei problemi dello studio in carcere, ascoltando dunque dal vivo quei docenti che incontrano spesso quotidianamente dietro le sbarre.
Si è realizzato, così, quanto spesso auspicato in documenti, appelli, convegni, ossia un incontro reale, concreto, tra docenti e studenti, che nei momenti di pausa hanno potuto confrontarsi, individuando insieme soluzioni rispetto al problema di come garantire il diritto allo studio negli istituti di pena.
Vedere i volti degli studenti seduti nella maestosa Aula Magna Nuova, alla presenza delle istituzioni universitarie, della direzione degli istituti, dell’Assessora Regionale ai diritti dei detenuti, è stata la testimonianza evidente del cammino fatto in questi anni, a partire dalla costituzione nel 2003 del Polo Universitario Penitenziario di Pisa, e di come si possa praticare realmente l’inclusione, accorciando, se non in alcuni casi, azzerando, quella distanza che spesso c’è tra il mondo della conoscenza e della formazione, quale è quello dell’Università, e il mondo della detenzione, quest’ultimo popolato da quegli invisibili, che a Pisa, il 4 e 5, hanno trovato modo di essere protagonisti, e a cui è stato dato, almeno per un giorno, un volto, un nome e piena dignità.

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