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Si è svolta in rettorato, venerdì 17 febbraio, la cerimonia dedicata ai vincitori dei premi di studio banditi dall’Università di Pisa sui temi della sostenibilità e in particolare sui 17 obiettivi dell’Agenda 2030. I tre laureati – Lorenzo Rapone, Federico Tozzi e Andrea Vezzosi – sono stati accolti dalla prorettrice per la Sostenibilità e l’Agenda 2030, Elisa Giuliani, dal professor Marco Raugi, già presidente della Commissione di Ateneo per lo sviluppo sostenibile, e dalla professoressa Giovanna Pizzanelli, membro della stessa Commissione. Oltre alla consegna simbolica di un attestato e di una borraccia griffata Unipi, a ognuno dei vincitori è stato assegnato un premio di 1.500 euro.

“Ci sembra importante – ha detto la professoressa Elisa Giuliani - che ci sia una nuova classe di studentesse e studenti che si concentri sul trovare soluzioni ai problemi complessi della sostenibilità. Nella vita reale, per risolvere questi problemi, sappiamo però che è necessario scardinare un sistema consolidato di pensiero, di relazioni e infrastrutture, che spesso impedisce alle buone idee sostenibili di trovare attuazione. Si spera che gli studenti che premiamo oggi e anche gli altri che sono impegnati su questi fronti ma che non abbiamo premiato, siano in grado di rivoltare il modello attuale e di proporre i cambiamenti radicali di cui abbiamo urgentemente bisogno per ridurre e forse anche in parte risolvere i problemi ambientali e sociali contemporanei.”

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Nella foto, da sinistra: Rapone, Tozzi, Pizzanelli, Vezzosi, Giuliani e Raugi.

“Le tematiche relative agli Obiettivi dell’Agenda 2030 – ha commentato il professor Marco Raugi - afferiscono alla scienza, alla tecnologia, alla cultura, all'economia, alla giustizia, alla coesione sociale e allo sviluppo umano e si caratterizzano per una forte vocazione inter e multidisciplinare. Si tratta di argomenti oggetto dei corsi di studio attivati presso il nostro Ateneo e pertanto potenzialmente oggetto di tesi di laurea delle nostre studentesse e dei nostri studenti.”

“L'iniziativa – ha concluso la professoressa Giovanna Pizzanelli - è stata intrapresa durante il precedente mandato della Commissione per lo sviluppo sostenibile di Ateneo al fine di promuovere la cultura in tema di sostenibilità economica, ambientale e sociale all'interno della comunità accademica.”

premiati2 sitoLorenzo Rapone, nato a Livorno nel 1997, è risultato vincitore per il macrosettore A, che comprende i settori culturali n.1 “Scienze Matematiche e Informatiche, Scienze Fisiche, Scienze della Terra” e n.4 “Ingegneria Civile e Architettura, Ingegneria Industriale e dell'informazione”. Laureato al corso magistrale a ciclo unico in Ingegneria edile-architettura, con votazione di 110/110 e lode, ha discusso una tesi sullo studio di differenti sistemi avanzati da involucro edilizio per l’efficientamento energetico di edifici prefabbricati leggeri. Le soluzioni tecnologiche analizzate sono state quelle dei materiali a cambiamento di fase, pannelli isolanti sottovuoto, rivestimenti termocromici/elettrocromici di componenti di facciata opachi e trasparenti. Relatori sono stati i professori Francesco Leccese, del Dipartimento di Ingegneria dell'energia, dei sistemi, del territorio e delle costruzioni, e Roel Loonen, del Dipartimento di Building Performance della Eindhoven University of Technology. Attualmente, il dottor Rapone sta svolgendo il dottorando di ricerca al Dipartimento di Energetica del Politecnico di Torino.

Federico Tozzi, nato a Pisa nel 1994, è risultato vincitore per il macrosettore B, che comprende i settori culturali n.2 “Scienze Chimiche, Scienze Biologiche, Scienze Agrarie e Scienze del Farmaco” e n.3 “Scienze Mediche e Scienze Veterinarie”. Si è laureato al corso magistrale di Chimica industriale, con votazione di 110/110, discutendo una tesi dal titolo “Catalisi e biocatalisi per la valorizzazione sinergica di biomasse lignocellulosiche in ottica di green chemistry”. Nel lavoro ha approfondito nuovi processi integrati di bioraffineria, basati sulla combinazione sinergica della catalisi chimica e della biocatalisi, volti alla produzione a basso impatto ambientale di diverse molecole di interesse industriale, tra cui monosaccaridi, oligosaccaridi, trigliceridi e biodiesel di nuova generazione. Relatrici sono state le professoresse Anna Maria Raspolli Galletti e Claudia Antonetti, del Dipartimento di Chimica e Chimica industriale. La prima parte della ricerca del dottor Tozzi è stata oggetto di pubblicazione sulla rivista “ChemPlusChem”.

Andrea Vezzosi, nato a Bagno a Ripoli nel 1996, è risultato vincitore per il macrosettore C, che comprende i settori culturali n.5 “Scienze dell’Antichità, Filologico-Letterarie, Storico-Artistiche, Scienze Storiche, Filosofiche, Pedagogiche, Psicologiche” e n.6 “Scienze Giuridiche, Scienze Economiche e Statistiche, Scienze Politiche e Sociali”. Si è laureato al corso magistrale di Strategia, management e controllo, con votazione di 110/110 e lode, discutendo una tesi dal titolo “Le principali implicazioni delle emissioni di green bond: alcune realtà a confronto”. La ricerca ha avuto l’obiettivo di sviluppare un’analisi sulle principali implicazioni in un’ottica gestionale e strategica delle emissioni dello strumento del green bond portate avanti da società non finanziarie e, soprattutto, da gruppi appartenenti al comparto multiutility. Relatrice è stata la professoressa Paola Ferretti, docente del Dipartimento di Economia e Management.

1674124485495 milluminodimeno2023 istituzionale 169 1 DEF 1Tutti uniti in difesa del Pianeta. Università di Pisa, Scuola Normale Superiore e Scuola Superiore Sant'Anna fanno squadra e uniscono il proprio impegno nella diffusione della cultura della sostenibilità ambientale e del risparmio energetico, aderendo alla 19ª edizione di M’illumino di Meno, l’iniziativa che Rai Radio2 con Caterpillar organizza annualmente dal 2005.

Alle ore 18.15 del 16 febbraio prossimo, data in cui cade la Giornata Nazionale del Risparmio Energetico e degli Stili di Vita Sostenibili, i tre atenei cittadini spegneranno, così, per due minuti, tutte le luci delle loro sedi storiche: Palazzo alla Giornata, La Sapienza, Palazzo della Carovana, Palazzo dell’Orologio, Collegio Puteano, Palazzo della Canonica e il Chiostro di San Gerolamo, all’interno di quello che una volta era il Convento di Sant’Anna.

Un’azione simbolica che vuole ricordare alla comunità cittadina che è necessario l’impegno di tutti per salvaguardare l’ambiente.

Lanciata dalla trasmissione radiofonica “Caterpillar” e da Rai Radio2 nel lontano 2005, in occasione dell’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto, M’illumino di Meno coinvolge ogni anno tutte quelle scuole, università, amministrazioni, aziende, associazioni, condomìni, cittadini che, come da tradizione, partecipano attivamente a questa iniziativa, spegnendo le luci, pedalando, organizzando attività di educazione ambientale, riducendo il consumo energetico.

La Giornata Nazionale del Risparmio Energetico e degli Stili di Vita Sostenibili, istituita dal Parlamento con la conversione del Decreto-legge n. 17/2022 e fissata per il 16 febbraio di ogni anno, data della prima edizione della campagna, è la festa di questa grande comunità energetica di cui i tre atenei pisani fanno parte.

Giacomo Palai, assegnista di ricerca del Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Agro-Ambientali dell’Università di Pisa si è aggiudicato il Young Minds Award per le sue ricerche sugli effetti dello stress idrico sui metaboliti secondari dell’uva. Il premio gli è stato conferito dall’International Society for Horticultural Science (ISHS) nel corso del X simposio internazionale su “Irrigation of Horticultural Crops”, tenutosi a Stellenbosch (Sud Africa) dal 29 gennaio al 2 febbraio.

 

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A sinistra Giacomo Palai, a destra Luca Corelli Grappadelli chairman della “Fruit Crop Section” dell’ISHS

Lo studio fa parte di una più ampia attività di ricerca condotta presso il Precision Fruit Growing Lab del Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Agro-Ambientali, coordinato dal professore Giovanni Caruso, e presso il Laboratorio di ricerche viticole ed enologiche dello stesso Dipartimento, coordinato dal professore Claudio D’Onofrio.

Questo è il secondo riconoscimento che Palai riceve dall’ISHS. Nel 2021 infatti gli è stato conferito il Young Minds Award nel corso del XII simposio internazionale su “Integrating Canopy, Rootstock and Environmental Physiology in Orchard Systems”, tenutosi a Wenatchee, WA (USA). Precedentemente, Palai ha anche ricevuto il premio “Prosperitati Publicae Augendae” dall'Accademia dei Georgofili per la sua tesi magistrale su “Stima dei parametri biofisici e geometrici di olivo e vite mediante telerilevamento con SAPR”

 

 

 

simone_mancini.jpgUomo e giovane è l’identikit del consumatore più propenso ad accogliere gli insetti edibili nella propria dieta. La notizia arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Plos One e realizzato dalle Università di Pisa, Parma, Ghent in Belgio, Cornell negli Stati Uniti e Nanjing in Cina. La ricerca è stata condotta attraverso un sondaggio realizzato a febbraio e marzo 2022 su un campione  di circa 3000 persone dislocate in cinque diversi paesi (Belgio, Cina, Italia, Messico e Stati Uniti) con vari livelli di cultura gastronomica legata al consumo di insetti.

“Si tratta del primo studio che mette a paragone più paesi in continenti diversi - spiega Simone Mancini (foto), ricercatore del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa – stiamo utilizzando i dati raccolti per ricerche e pubblicazioni ancora in corso, si tratta di materiale molto utile per chiunque si occupi di marketing in questo settore”.

Dai risultati del sondaggio è emerso che il genere è il fattore principale che influenza il livello di accettazione, con il maggiore di rifiuto in Italia (circa 85% donne e 75% uomini) e il minore in paesi come Messico (circa 46% donne e 15% uomini) e Cina (circa 62% donne e 50% uomini) dove l’entomofagia è culturalmente più accettata. Nei paesi poi dove la predisposizione a includere gli insetti nella dieta è minore, ovvero Italia e Belgio, l’età più giovane è un fattore che predispone positivamente al consumo. Considerando infine tutti i cinque paesi, l'accettazione degli insetti trasformati, ad esempio nelle farine, è risultata sempre maggiore rispetto a quelli interi.

“La maggiore propensione al consumo nella fascia di popolazione tra i 18 e i 41 anni rispetto agli over 42 potrebbe essere spiegata dalla curiosità dei più giovani verso il novel food e da una maggiore sensibilità rispetto ai temi legati alla sostenibilità alimentare – dice Mancini – in generale, per quanto riguarda il nostro paese, i risultati in parte confermano che gli italiani sono meno pronti a inserire questi novel food nella loro dieta, ma denota anche come altri paesi europei o occidentali abbiano già superato queste barriere e siano pronti a buttarsi sul mercato”.

Per l’Università di Pisa ha partecipato allo studio insieme a Simone Mancini anche la professoressa Roberta Moruzzo del Dipartimento di Scienze Veterinarie.


Le stalattiti e stalagmiti della Grotta della Bàsura in Liguria hanno rivelato l’andamento delle precipitazioni negli ultimi millenni nel Mediterraneo. Un gruppo internazionale guidato dalla National Taiwan University al quale ha partecipato anche l’Università di Pisa con Elisabetta Starnini archeologa del Dipartimento di Civiltà e forme del Sapere e Gianni Zanchetta geologo del Dipartimento di Scienze della Terra ha studiato questo sorprendente archivio naturale a Toirano in provincia di Savona. La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Communications, è partita dall’analisi della composizione isotopica di due concrezioni carbonatiche. Successivamente, i risultati sono stati confrontati con altri simili provenienti da altre grotte italiane e spagnole.

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Una immagine delle spettacolari concrezioni carbonatiche nella Grotta della Bàsura a Toirano (SV)

“Le concrezioni delle grotte, stalattiti e stalagmiti, registrano le condizioni climatiche dei millenni durante i quali si sono lentamente formate e, grazie a specifici metodi di datazione, offrono quindi la possibilità di ricostruire con buona precisione l’andamento del clima nel passato, informazioni che sono fondamentali per comprendere le variazioni climatiche in atto e la loro evoluzione futura”, spiega Elisabetta Starnini.

In particolare, i ricercatori hanno ricostruito il rapporto fra precipitazioni e venti occidentali in funzione della posizione dell’alta pressione delle Azzorre e della bassa pressione Islandese a livello europeo e mediterraneo nel corso degli ultimi 6500 anni. I venti occidentali hanno infatti un ruolo fondamentale nel trasportare calore ed umidità e nel regolare quindi le temperature e le precipitazioni. Secondo la ricostruzione tra 5400 e 3500 anni i venti occidentali complessivamente occupavano una posizione maggiormente spostata verso Nord, mentre tra 2200 e 1200 anni fa la posizione era più meridionale, il che indica ad una maggiore piovosità in quello stesso periodo nell’area del Mediterraneo occidentale.

"Lo spostamento dei venti occidentali è legato ai cambiamenti della circolazione atlantica e della temperatura degli oceani, – conclude Gianni Zanchetta – guardando la situazione attuale, su questo fronte nei prossimi decenni ci aspettiamo delle variazioni a seguito del riscaldamento globale. Capire cosa è successo nel passato è quindi molto importante per riuscire a prevedere nel prossimo futuro quali potrebbero essere i cambiamenti della direzione dei venti occidentali e delle precipitazioni".
 



I droni sono lo strumento ideale per monitorare la presenza di Yucca gloriosa, una pianta aliena originaria del Nord America che minaccia gli ecosistemi costieri del Mediterraneo. La conclusione arriva da uno studio sperimentale del dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa appena pubblicato sulla rivista Regional Studies in Marine Science. La ricerca è stata condotta nel 2020 all'interno del Parco Regionale di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli (Parco MSRM), un'area protetta di circa 230 km2 situata nel nord della Toscana, che ospita uno dei sistemi dunali costieri meglio conservati del litorale italiano.

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Esemplari di Yucca gloriosa ripresi dal drone

“Abbiamo usato il drone per quantificare la presenza di Yucca gloriosa nella Riserva della Bufalina - spiega la professoressa Daniela Ciccarelli del dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa – con i tradizionali metodi di campionamento a terra ci vogliono molto più tempo, persone e soldi. Grazie ai droni invece possiamo scattare immagini ad alta risoluzione con un livello di precisione sotto il centimetro che poi analizziamo con dei software molto semplici, un passo avanti notevole anche rispetto alle ricognizioni aeree dove il livello di dettaglio delle immagini va dai 50 cm al metro”.
 
Il drone si è rivelato uno strumento ideale anche per le caratteristiche morfologiche di Yucca gloriosa, soprattutto a livello fogliare, che la rendono particolarmente riconoscibile. La vegetazione delle dune costiere è infatti un mosaico di diverse comunità vegetali difficile da identificare e valutare. La sperimentazione ha previsto una decina di voli effettuati a un’altitudine di 35 m sul livello del mare tra le 11 e le 13 di giorno, per ridurre al minimo le ombre. Da questo punto di vista è emerso che il periodo migliore per il monitoraggio è la primavera, quando i raggi delle radiazioni del sole sono più perpendicolari.

 

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Ricercatori Unipi al lavoro sul campo

“La lotta contro la Yucca del Parco è una lotta antica e a metà anni Duemila era stato attivato un progetto europeo per combatterla – dice Ciccarelli – Questa pianta, che ruba spazio al ginepro coccolone, la specie spontanea autoctona, ricresce anche da piccoli frammenti di rizoma, cioè di fusti sotterranei”. 

“La nostra ricognizione – conclude Ciccarelli - ha rivelato la presenza di circa 1800-2200 cespi di Yucca gloriosa corrispondenti a meno dell’1 per cento dell’area studiata, non molto apparentemente, anche se in realtà l’aspetto critico da tenere sotto controllo è la dimensione di questi agglomerati compito che i droni svolgono in maniera del tutto efficace”.

La ricerca pubblicata è partita da una tesi di laurea triennale della dottoressa Elena Cini attualmente studentessa magistrale in tesi con la professoressa Ciccarelli. Oltre all’Ateneo pisano i partner coinvolti sono gli istituti di Fisiologia Clinica, di Bioeconomia e di Scienze Marine del Cnr e l’Universidad del Atlántico della Colombia.




 

La coltura del fico, attualmente in declino in Italia ma economicamente molto redditizia, è la risposta ottimale per recuperare i terreni altrimenti persi per l’agricoltura. A questa conclusione è giunto il progetto “Ficus carica, un’ antica specie con grandi prospettive” finanziato e condotto dall’Università di Pisa che ha approfondito le conoscenze su questa pianta grazie ad un team di genetisti, chimici, fisiologi vegetali, entomologi, arboricoltori e analisti sensoriali del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali.


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Coleottero Curculionidae Aclees taiwanensis


“Sin dall’antichità e anche oggi, soprattutto nei paesi meridionali del bacino Mediterraneo, il fico fornisce un importante alimento di base anche grazie alla sua grande produttività che dura sino a 50 anni con una produzione annuale di circa 40-100 chili per pianta - spiega la professoressa Barbara Conti coordinatrice del progetto - Tuttavia, In Italia la coltivazione del fico è in netto declino: nel 1960 occupava 60mila ettari, oggi solo 2.000, che producono l'1% della produzione mondiale e tutto questo a fronte di una costante crescita dei terreni salini marginali che nel nostro Paese sono oggi oltre 400mila ettari. Il rilancio di questa coltura è dunque strategico anche in considerazione del quindicesimo obiettivo dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite che punta a proteggere, ripristinare e promuovere l'uso sostenibile del suolo, in particolare foreste, paludi, montagne e zone aride”.

Il meeting finale del Progetto di Ricerca di Ateneo 2020-2022 "Ficus carica, an ancient species with great perspectives: genomics, physiology and pest control" che si è svolto a fine novembre al Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali

I ricercatori dell’Università di Pisa hanno lavorato due anni, dal 2020 al 2022, arrivando a sequenziare il genoma del fico con un metodo innovativo che ha consentito loro di indagare la performance di questa pianta in condizioni di elevata salinità. I risultati hanno così confermato che è una coltura ideale per il recupero dei terreni salini marginali. La salinità del terreno non determina infatti una variazione degli zuccheri totali e dei principali componenti dei frutti. Anzi, l’aumento del livello endogeno di acido salicilico nei frutti delle piante sottoposte a stress salino farebbe ipotizzare un effetto “priming”, cioè una strategia adattativa che migliora le capacità difensive della pianta.

“Siamo riusciti ad ottenere la sequenza dei corredi cromosomici paterno e materno e nel genoma abbiamo identificato i geni coinvolti nell’accumulo degli zuccheri nel frutto - dice la professoressa Barbara Conti - Questi geni sono risultati diversamente espressi nei frutti di piante sottoposte ad elevata salinità pur non determinando cambiamenti significativi nel contenuto totale e nei suoi principali componenti”.

Il progetto ha infine compreso anche lo studio su Aclees taiwanensis, una specie di coleottero dannoso per il fico e di recente introduzione in Italia, molto simile al punteruolo della palma. Questa parte della ricerca ha permesso di chiarire alcuni aspetti finora sconosciuti della biologia di questo insetto utili per pianificarne un efficace controllo futuro.

 

 

Una squadra di studenti e studentesse dell’Università di Pisa capitanata da Gregorio Pedrini (Magistrale Scienze Ambientali) e formata da Erica Marchetti (Scienze Ambientali) Simon Kanka (Magistrale di Fisica), Francesco Artuso (Magistrale di Fisica) e Fabio Brocchi (Magistrale di Ingegneria) ha vinto, nella propria categoria, la Teaching Factories Competition on Green Manufacturing 2022.

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La sfida consisteva nel trovare soluzioni innovative ed ecologiche a problemi reali. Nel caso specifico la squadra dell’Ateneo pisano si è cimentata nell’abbattimento del rumore emesso da un purificatore dell’aria e nella riduzione della impronta ecologicadel dispositivo.

Grande soddisfazione dunque per il professore Gaetano Licitra promotore, assieme agli studenti, della partecipazione del Corso di Laurea in Scienze Ambientali a questa competizione. La Teaching Factories Competition 2022, che si è svolta a novembre scorso, è organizzata da EIT Manufacturing e co-finanziata dalla Unione Europea.

Un team di botanici dell’Orto e Museo Botanico dell’Università di Pisa ha scoperto il primo caso in Italia di naturalizzazione della cosiddetta "edera velenosa" (Toxicodendron radicans), una specie aliena originaria del Nord America e di alcune parti della Cina. Il ritrovamento di una grossa popolazione completamente spontaneizzata è avvenuto in località Sassi Neri a Impruneta (Firenze) ad opera di Giovanni Astuti, Francesco Roma-Marzio e Roberta Vangelisti. I tre ricercatori hanno documentato la scoperta in un articolo sulla rivista Italian Botanist, organo ufficiale della Società Botanica Italiana. I campioni raccolti sono stati inseriti nell’erbario del Museo botanico dell'Ateneo.

L’edera velenosa non era mai stata trovata in Toscana e per l’Italia c’erano solo due segnalazioni storiche per il Trentino-Alto Adige risalenti al 1893 e al 1930, come specie occasionalmente sfuggita alla coltivazione. Si tratta di una pianta fortemente tossica, che provoca dermatiti da contatto che, nel solo Nord America, colpiscono milioni di persone ogni anno. È dunque importante che le amministrazioni e la popolazione locale siano consapevoli della pericolosità di questa specie.

 

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Da destra Francesco Roma-Marzio, Giovanni Astuti, Roberta Vangelisti
 
“Le invasioni biologiche – spiega il professore Lorenzo Peruzzi, Direttore dell’Orto e Museo Botanico dell’Università di Pisa – sono oggi uno tra i più rilevanti temi ambientali nella nostra società. Specie aliene animali o vegetali, introdotte consapevolmente o inconsapevolmente dall’uomo in un territorio dove non sarebbero mai giunte con dinamiche naturali, possono causare danni anche gravi alla biodiversità autoctona. In alcuni casi, però, i problemi causati da queste specie possono anche ritorcersi direttamente contro la specie umana. Il ritrovamento dell’edera velenosa a Impruneta è un importante esempio in questo senso, che forse può essere utile per renderci più consapevoli di questi problemi”.
 
Giovanni Astuti, Francesco Roma-Marzio e Roberta Vangelisti fanno parte dello staff tecnico-scientifico dell’Orto e Museo Botanico dell’Università di Pisa e collaborano a una iniziativa promossa dal Gruppo per la Floristica, Sistematica ed Evoluzione della Società Botanica Italiana, volta a ricercare sul territorio specie di piante segnalate in passato e non più confermate per il territorio italiano. Il fortuito ritrovamento dell’edera velenosa è avvenuto nell’ambito di questa attività.

 

Si avvia alla conclusione il progetto AUTENS dell’Università di Pisa, che mira alla creazione di comunità energetiche autonome e sostenibili, in cui l’approvvigionamento energetico è garantito da fonti totalmente rinnovabili e dipende dalla disponibilità delle risorse più che dalle esigenze specifiche degli utilizzatori. L’atto finale è stato il convegno dal titolo "Comunità energetiche: una possibilità concreta per la sostenibilità", che si è svolto in Sapienza martedì 13 dicembre e che ha visto la partecipazione, tra gli altri, del rettore Riccardo Zucchi, dell’assessora all’Università e Ricerca della Regione Toscana, Alessandra Nardini, dell’assessore ai Lavori pubblici del Comune di Pisa, Raffaele Latrofa, e dei professori Marco Raugi, titolare della Cattedra Unesco in Sustainable Energy Communities, e Giuseppe Anastasi, coordinatore del progetto AUTENS.

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Nella foto, da sinistra: Anastasi, Zucchi e Latrofa.

“Il convegno – ha sintetizzato il professor Giuseppe Anastasi – è stato l’occasione per far risaltare l’importanza crescente delle comunità energetiche nell’ambito della transizione ecologica e per presentare alcune iniziative per la sostenibilità attivate recentemente nel territorio, o in corso di attivazione. Nel suo ambito, abbiamo presentato i principali risultati ottenuti in due anni di lavoro, grazie a un team interdisciplinare in cui gli ingegneri si sono confrontati con esperti giuridici, economici e anche psicologi comportamentali”.

Sono quattro i principali obiettivi raggiunti dal progetto AUTENS, totalmente finanziato dall’Università di Pisa nell’ambito del programma PRA 2020. Innanzitutto, è stato realizzato un algoritmo in grado di ottimizzare le risorse e facilitare il percorso di creazione di una comunità energetica. Attraverso un esperimento di gamification che ha interessato oltre un centinaio di studenti, è stata analizzata la propensione degli utenti a modificare il proprio stile di vita in favore di un approccio energetico autonomo e pienamente sostenibile. È stato quindi sviluppato un modello di simulatore per gli edifici che possa valutarne i consumi e la relativa efficienza energetica. Infine, è stato esteso e completato il progetto che renderà a breve la sede del Dipartimento pisano di Ingegneria dell’Informazione, in via Caruso, un vero e proprio laboratorio di studio delle diverse strategie di generazione, accumulo e distribuzione di energia, attraverso il posizionamento di pannelli fotovoltaici e di stazioni per il ricarico di auto, bici e monopattini elettrici.

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“La guerra e la crescita impetuosa del costo dell’energia – ha detto il professor Marco Raugi – hanno fatto aumentare di molto l’interesse per questo tema, tanto che Legambiente ha registrato l’esistenza di oltre 100 comunità energetiche in Italia, delle quali 59 nate da maggio del 2021 a giugno di quest’anno. Da segnalare è anche l’attenzione dimostrata dal Comune di Pisa e da diversi enti del territorio, mentre recentemente la Regione Toscana ha approvato una legge di sostegno alla realizzazione di comunità energetiche sostenibili. Contribuire a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della questione è un ulteriore e rilevante traguardo raggiunto dal progetto AUTENS”.

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