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Con un evento finale che si è tenuto mercoledì 6 dicembre al Dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell’Università di Pisa, 25 studenti provenienti dai corsi di laurea in Scienze Agrarie, Biosicurezza e Qualità degli Alimenti, Innovazione e Sostenibilità in Viticoltura ed Enologia, Sistemi Agricoli Sostenibili hanno concluso il loro percorso avviato nell’ambito dell’iniziativa “Quanto ne sai di sostenibilità?” in cui erano chiamati a cogliere le sfide del territorio della Garfagnana ed elaborare soluzioni relative legate alla sostenibilità. L’iniziativa è nata in seno al progetto Erasmus+ NEMOS, che ha lo scopo di mettere in connessione studenti e territorio attraverso attività di “service learning” (servizio alla comunità) per favorire l’acquisizione di competenze sulla sostenibilità. La giornata al Dipartimento di Agraria è stata aperta da Alessio Cavicchi, referente del progetto NEMOS, a cui sono seguiti i saluti del rettore Riccardo Zucchi, del prorettore per la Didattica Giovanni Paoletti, del professor Daniele Antichi, della Commissione per lo Sviluppo Sostenibile di Ateneo (CoSA).

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Tutto ha preso avvio da una macro-sfida legata al contrasto dello spopolamento della Garfagnana, di cui era “simbolica” referente la Comunità del Cibo e dell’Agrobiodiversità della Garfagnana e che ha coinvolto diversi attori del territorio. In particolare, i ragazzi e le ragazze hanno elaborato soluzioni per 6 sfide specifiche, dopo una serie di incontri preliminari online, approfondimenti attraverso delle interviste ai referenti e poi attraverso visite sul territorio. Le sfide hanno riguardato la valorizzazione dell’agro-biodiversità della Garfagnana; l’innovazione nella filiera del tessile; la riqualificare gli spazi e terreni abbandonati per creare nuove opportunità lavorative; nuove forme di valorizzazione della professione pastorale; soluzioni per una migliore sostenibilità energetica per le aziende del territorio; soluzioni per favorire un futuro passaggio di consegne e una continuità nel tempo e nei valori dell’attività agricola delle aziende in Garfagnana.

I challenger hanno potuto presentare le loro proposte davanti ai docenti e agli attori del territorio. Tra le varie idee emerse, si è parlato di attivare dinamiche di rete tra produttori locali e altre realtà del territorio impegnate nella valorizzazione della Garfagnana anche ai fini turistici per puntare sul marketing dei prodotti online e offline, sostenendo la creazione di marchi territoriali, di consorzi e cooperative e lavorando anche sulla creazione di itinerari turistici tematici relativi ai prodotti individuati come “bandiera”. Inoltre è stato proposto un percorso di accompagnamento alla creazione di una filiera locale della lana a partire dagli scarti di tosatura, con un processo di animazione e accompagnamento verso la creazione di una cooperativa locale di pastori che lavori in forte collaborazione, per la promozione e distribuzione, con l’azienda tessile lanciatrice della sfida.

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Si è fatto, poi, un focus sull’agriturismo come forma di recupero e rigenerazione di spazi e terreni abbandonati, con l’integrazione dell’attività di ospitalità all’interno di itinerari storici (come la via Francigena) e dei percorsi della transumanza. In questo senso, con il coinvolgimento di istituti culturali si è proposto di attivare iniziative di animazione culturale per le comunità e per i turisti, affermando l’agriturismo anche come spazio di aggregazione sociale. Per rendere attrattiva la professione del pastore sono stati proposti percorsi di formazione imprenditoriale che favoriscano la creazione di impresa basata su un’idea di moderna società cooperativa pastorale.

Per favorire un “dopo di noi” alle aziende agricole della Garfagnana, si è, ancora, proposto di creare una “Scuola di formazione teorico-pratica e di accompagnamento alla creazione d’impresa” i cui partecipanti, con tirocinio continuo svolto presso le aziende della Comunità del Cibo, possano ereditare saperi, valori e capacità organizzative e imprenditoriali delle aziende esistenti, lavorando anche nell’ottica dell’agricoltura sociale e della creazione di impresa al femminile. Infine, la sfida sull’efficientamento energetico ha visto proporre una combinazione di tre tipologie di fonti rinnovabili: fotovoltaico, biomassa e idroelettrico, con diverse forme di gestione pubblico-privata.

Agriturismo Braccicorti

Alla fine di questo percorso, i partecipanti hanno ricevuto dalle organizzazioni presenti alcuni riscontri sul lavoro svolto: si è discusso dei punti di originalità e sulle criticità in termini di fattibilità delle proposte avanzate, nell’ottica di proseguire il dialogo con forme di collaborazione più strutturata. «“Quanto ne sai di sostenibilità?”, arrivata alla sua terza edizione, si conferma un’iniziativa in grado di creare ponti concreti tra i nostri studenti e le realtà del territorio – commenta il professor Alessio Cavicchi – Essendo formulata come un percorso di apprendimento a contatto con la comunità, ha infatti come obiettivo primario lo scambio e l’apprendimento reciproco in termini di competenze per la sostenibilità, una delle sfide principali per il nostro presente e futuro».

L’iniziativa “Quanto ne sai di sostenibilità” è stata co-finanziata nell’ambito dei Progetti Speciali per la Didattica. Il progetto ha visto coinvolti i docenti Alessio Cavicchi, Lucia Guidi, Silvia Tavarini, Andrea Lucchi e Giuseppe Conte, supportati da Sabrina Tommasi e Annapia Ferrara in qualità di referenti scientifiche e pedagogiche. Fondamentale è stato inoltre il contributo degli studenti tutor Eugenia Maria Ida Ronga, Alfonso Maria Boccia, Sofia Panzani, che hanno accompagnato i challenger nel loro percorso didattico.

Le organizzazioni della Garfagnana coinvolte nelle sfide sono: Comunità del Cibo e dell’Agrobiodiversità della Garfagnana, l’Azienda agricola Il Corniolo, la Società Agricola Podere Braccicorti, Progetto CambioVia, Cantine Bravi, Ente Parco Alpi Apuane, Unione dei Comuni della Garfagnana e Banca del Germoplasma, ASR Cascio, ARTES Antica Valserchio. Hanno partecipato e supportato l'iniziativa anche il Comune di Camporgiano e il Museo italiano dell'immaginario folklorico.

Nuovi orari per lo Sportello interuniversitario contro la violenza di genere nato nel 2022 per iniziativa dei Comitati Unici di Garanzia di Università di Pisa, Scuola Normale, Scuola Sant'Anna e della Casa della Donna incaricata di gestire il servizio. Lo sportello si può contattare per telefono allo 050 221504 nei seguenti orari martedì 10:00 - 13:00, lunedì 12:30 - 14:30, giovedì 16:00 -18:00 per parlare direttamente con un' operatrice. E' anche attiva la segreteria e un’operatrice contatterà chi ha lasciato un messaggio per fissare un colloquio telefonico o presso lo sportello.

 

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Anonimo, gratuito e senza obbligo di denuncia, lo Sportello è a disposizione per chi studia, fa ricerca, insegna e lavora nei tre atenei pisani. Chiunque abbia subito atti di discriminazione e violenza di genere o comunque legati alla propria identità sessuale, anche in luoghi diversi da quelli universitari, potrà rivolgersi allo sportello. E’ dunque interessata una vasta comunità di oltre 60mila persone che comprende studenti e studentesse, personale docente, tecnico-amministrativo e di imprese che abbiano rapporti di lavoro con le tre istituzioni accademiche cittadine.

Lo Sportello offre, sia in italiano che in inglese, un servizio di ascolto, assistenza, informazione sui diritti, indirizzando, in caso di bisogni particolari o di maggiore complessità, verso strutture, associazioni, istituzioni socio-sanitarie o giudiziarie del territorio. Per garantire l’anonimato di coloro che vi si rivolgono, il luogo in cui si trova lo Sportello è riservato e vi si potrà accedere solo inviando una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o telefonando allo 0502215104.

 

 

 

 

 

 

In spray, liquido, pellicola o in vaschette ecco gli eco-imballaggi a base di chitosano ricavato dall’esoscheletro di insetti come la mosca soldato nera. L’innovazione per ridurre l’uso della plastica nel packaging arriva dal progetto europeo PRIMA Fedkito appena giunto a conclusione e coordinato dalla professoressa Barbara Conti del dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa.

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Mandarino cinese rivestito con chitosano

 

Il chitosano è una sostanza del tutto naturale e biodegradabile che ha molteplici usi in agricoltura biologica e nell’industria cosmetica, farmacologica, medica, veterinaria e tessile – spiega Barbara Conti – Generalmente si ricava dall’esoscheletro di crostacei o dalle pareti cellulari dei funghi, ma anche da insetti. Seguendo un criterio di economia circolare noi per produrlo abbiamo utilizzato le pupe di Hermetia illucens (Diptera Stratiomyidae), conosciuta anche come mosca soldato nera, allevata su scarti organici della filiera alimentare”.

In generale, gli imballaggi messi a punto sono stati pensati a seconda delle caratteristiche dei cibi. Si va dalla pellicola alle vaschette sino allo spray per proteggere frutta, verdura, carne formaggi e prosciutti in stagionatura.

Mosca soldato nera

 

Per potenziare gli effetti protettivi del chitosano, i ricercatori hanno inoltre sperimentato l’aggiunta di oli essenziali che già da soli hanno proprietà insetticide e fungicide. Il risultato sono stati imballaggi aromatizzati in modo diverso, con un valore aggiunto dal punto di vista sensoriale, come ad esempio uno spray al chitosano e pepe nero per esaltare le caratteristiche organolettiche e l’aspetto brillante e fresco di piccoli hamburger.

Un ulteriore passo avanti della sperimentazione è stata la produzione di imballaggi non solo sostenibili ma intelligenti. L’unità di ricerca dell’Università di Bologna diretta dalla professoressa Elisa Michelini ha infatti messo a punto dei biosensori di nuova generazione, economici e molto semplici da usare, da applicare sulle confezioni in chitosano per monitorare la presenza e la quantità di contaminanti, batteri, micotossine, ma anche la qualità del cibo confezionato.

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Due vaschette prodotte con chitosano, a destra con l’aggiunta oli essenziali

 

Oltre all’Università di Pisa, il consorzio del progetto Fedkito comprende le Università di Bologna, Hassan II di Casablanca in Marocco, Tessaglia in Grecia, la Sorbona e il Centre Technique Industriel de la Plasturgie et des Composites per la Francia, il Centro di Biotecnologia di Borj Cedria in Tunisia e, come partner aziendali due italiane, Gusto parmigiano e Azienda Agricola Salvadori Furio.


logo-master-SSASC-300x300 copia.jpgE’ nato all’Università di Pisa il master di primo livello in Scienze Sensoriali per un’Alimentazione Sana e Consapevole in collaborazione con l’International Academy of Sensory Analysis. Obiettivo del master è rendere più consapevole l’approccio al cibo e più gratificante l’applicazione dei principi di una sana e corretta alimentazione a cominciare dalla dieta mediterranea. Il master è aperto ai laureati in ogni disciplina ed è possibile iscriversi sino al 13 novembre. Le competenze acquisite potranno essere spese in vari settori, dal tecnologico per ottimizzare il profilo sensoriale degli alimenti, alla comunicazione, al marketing, sino all’ambito educativo.

Il percorso formativo è organizzato in quattro moduli di cui tre on line, con lezioni concentrate tra il venerdì e il sabato da metà gennaio a metà luglio. Sono inoltre previste sessioni interattive di analisi sensoriale dei principali alimenti che caratterizzano la dieta mediterranea, ad esempio vino, pane e prodotti da forno, olio, formaggi, salumi, cioccolato, caffè.

“La dieta mediterranea è spesso citata nei programmi tv che parlano di cucina e di corrette abitudini alimentari per raggiungere il benessere, ma quando proviamo a calare questi concetti nella vita reale arrivano le difficoltà - spiega la professoressa Francesca Venturi dell’Università di Pisa - Sappiamo infatti scegliere il cibo che mangiamo e riconoscerne le caratteristiche al di là delle informazioni nutrizionali che troviamo sulle etichette?”.
“In realtà i nostri sensi ci parlano, ci danno indizi – continua Venturi - tuttavia, nella maggior parte dei casi non sappiamo ascoltare quello che il cibo ci racconta oppure ci facciamo distrarre da ciò che è appositamente aggiunto agli alimenti per condizionarci nelle scelte. Da qui l’esigenza del master, per sviluppare un approccio innovativo e consapevole alla scelta dei regimi alimentari”.

Il master è promosso dal Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa e dal Centro Interdipartimentale di Ricerca Nutraceutica e Alimentazione per la Salute Nutrafood. Il costo è di 3600 euro e sono previste agevolazioni e borse. Per info: https://www.agr.unipi.it/master-di-primo-livello-in-scienze-sensoriali-per-unalimentazione-sana-e-consapevole/

Le colture idroponiche che utilizzano acque reflue derivate da colture ‘donatrici’ sono una risposta sostenibile di fronte alla sempre maggiore scarsità di acqua dolce. A dimostrarlo è una ricerca dell’Università di Pisa pubblicata recentemente sulla rivista “Agricultural Water Management”, che ha riguardato due piante spontanee tipiche del Mediterraneo che crescono anche in Toscana, l’aspraggine (Picris hieracioides) e la piantaggine (Plantago coronopus), specie impiegate nel settore alimentare e fitoterapico.

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La sperimentazione sulla piantaggine

“Secondo i principi dell’economia circolare e dei sistemi produttivi integrati o a cascata – spiega il professore Alberto Pardossi dell’Università di Pisa – abbiamo utilizzato l’acqua reflua proveniente da una coltura ‘donatrice’, il pomodoro coltivato in serra in questo caso, riducendo così l’impatto ambientale della coltura a monte e i costi di produzione della coltura a valle, dato che non è necessario acquistare fertilizzanti”.

Le acque reflue delle colture in serra hanno spesso un elevato contenuto di sali e pertanto individuare le specie adatte è fondamentale. L’aspraggine e la piantaggine sono infatti piante “alofite”, il che significa che tollerano bene i terreni salini e l’irrigazione con acque salmastre.

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Da sinistra, Luca Incrocci, Alberto Pardossi, Giulia Carmassi e Martina Puccinelli

“Le due specie studiate si sono adattate molto bene alla coltura idroponica in serra, oggi sempre più utilizzata per la produzione ortaggi crudi o minimamente trasformati di particolare interesse per la cucina gourmet - conclude Pardossi - Questo metodo di coltivazione suscita infatti un interesse crescente perché consente di migliorare la qualità dei prodotti mediante un'adeguata gestione della soluzione nutritiva e facilita la lavorazione post-raccolta grazie alla pulizia del materiale vegetale”.

Alberto Pardossi, 35 anni di carriera accademica, professore ordinario di Orticoltura e Floricoltura ed esperto di colture in serra e indoor, fa parte del gruppo di ricerca ‘Orticoltura e Floricoltura’ dell’Ateneo pisano come gli altri autori dello studio. Insieme a lui hanno condotto gli esperimenti in serra e le analisi di laboratorio Luca Incrocci, professore associato di Orticoltura e Floricoltura, esperto di colture in serra e di agricoltura di precisione, Martina Puccinelli, assegnista di ricerca, esperta di colture idroponiche e biofortificazione degli ortaggi, e Giulia Carmassi, responsabile del laboratorio chimico ed esperta di colture in serra.



E’ in partenza il progetto "Agricoltura digitale per lo sviluppo sostenibile" (Agritech UE), con un budget di circa 3,5 milioni di euro e co-finanziato al 50% nell’ambito del programma Digital Europe.

Il progetto è coordinato dal professor Gianluca Brunori dell'Università di Pisa e vi partecipano il consorzio universitario QUINN, il CNR-ISTI, l’Università di Macerata, le Università di Gent, di Atene, di Almeria, di Montpellier, ed alcune imprese Agritech.

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L’obiettivo di Agritech è sviluppare moduli didattici che costruiscano competenze di alto livello nell’ambito della digitalizzazione per l’agricoltura sostenibile, con una particolare enfasi sui principi dell'agroecologia e dell’innovazione responsabile. Verranno affrontati tra gli altri i temi dell'agricoltura di precisione, dell'uso di droni a scopo di monitoraggio, della gestione dei dati aziendali, dell'applicazione dell'intelligenza artificiale, dell'automazione delle operazioni agricole, della digitalizzazione della tracciabilità di filiera. Per ciascuno di questi temi si analizzeranno anche le implicazioni socio-economiche (compresi i rischi e le conseguenze inattese) e legali. I corsi saranno basati su programmi interdisciplinari in grado di unire le competenze tecnologiche, agronomiche, e socio-economiche.

I moduli saranno rivolti in via prioritaria a studenti con laurea triennale in scienze agrarie, informatica, ingegneria informatica. Il progetto ambisce a costruire un catalogo europeo di attività didattiche blended, puntando su una didattica innovativa basata sull’esperienza, fortemente orientata su strumenti online. E’ prevista la mobilità degli studenti e dei docenti e l’attivazione di titoli congiunti.

“Puntiamo a valorizzare l’esperienza maturata in diversi progetti europei e nel corso di perfezionamento attivato dal DISAAA in partnership con DI, DII, CNR, QUINN e creare sinergie con le iniziative avviate nell'ambito del Contamination Lab – spiega il professor Brunori – per l’Ateneo, che partecipa con il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari ed Agro-ambientali in collaborazione con i Dipartimenti di Ingegneria Informatica e di Informatica, il progetto rappresenta una preziosa opportunità per qualificarsi in ambito Europeo come uno degli atenei di eccellenza sulla tematica dell'agricoltura digitale”.

Venerdì 5 maggio si è tenuto il pitch day dell’iniziativa “Quanto ne sai di sostenibilità?”, giunta alla sua seconda edizione. L’evento, organizzato dal dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari ed Agro-Ambientali dell’Università di Pisa ha riunito studenti, docenti e rappresentanti di numerose organizzazioni no-profit per riflettere sulle possibili soluzioni alle sfide sociali, ambientali ed economiche del territorio. L’iniziativa si inserisce nel quadro delle attività del progetto NEMOS- A new educational approach for the acquisition of sustainability competences through service learning” co-finanziato dalla Commissione Europea e coordinato per l’Ateneo pisano dal professor Alessio Cavicchi.

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Foto della platea durante il seminario del 21 aprile.

È intervenuta la professoressa Lucia Guidi che ha ribadito l’importanza dell’iniziativa in termini di formazione per gli studenti, incentivati a sfruttare le conoscenze acquisite durante i corsi universitari per apportare un servizio alla società in risposta ai suoi bisogni; a seguire il professor Daniele Antichi, membro della Commissione per lo Sviluppo Sostenibile di Ateneo (CoSA), ha sottolineato la complementarità dell’evento con le iniziative proposte dal gruppo di lavoro istituito nel 2019 con lo scopo di valorizzare il ruolo dell’Università per la transizione sostenibile.

A seguire, spazio ai protagonisti dell’iniziativa: 40 studentesse e studenti dei corsi di laurea triennale in Scienze Agrarie e Viticoltura ed Enologia e dei corsi magistrali di “Biotecnologie Vegetali e Microbiche”, “Biosicurezza e Qualità degli Alimenti”, “Progettazione e Gestione del Verde Urbano e del Paesaggio” e “Produzioni Agroalimentari e Gestione degli Agroecosistemi”. Divisi in gruppi, hanno presentato, a seguito di un periodo di approfondimento di tre settimane, costituito da seminari (14 e 21 aprile 2023), lavori di gruppo, interviste e ricerche tematiche, le proprie proposte di soluzione alle sfide lanciate. I referenti delle sfide sono stati Silvia Rolandi per Slow Food Toscana, Yuri Galletti per Legambiente Pisa e Semi di Scienza, Angela Spigai e Alessandra Luisi per la Fondazione Dopo di noi Pisa Onlus Centro “Le Vele”, Nicola Silvestri e Antonio Di Fonzo per il Consorzio di Bonifica “Toscana Nord”, Paolo Pacini e Riccardo Gragnani per l’associazione “11 del Vino”.

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Seminario del 21 aprile. Di spalle, nel tavolo dei relatori: al centro, prof.ssa Lucia Guidi; a sinistra, Yuri Galletti (Legambiente Pisa e Semi di Scienza); a destra, Giampiero De Simone, moderatore del seminario. In prima fila da sinistra: Riccardo Gragnani e Paolo Pacini (Associazione 11 del Vino), professor Andrea Lucchi, Alessandra Luisi e Angela Spigai (Fondazione Dopo di noi Pisa Onlus, Centro Le Vele), professor Nicola Silvestri. In seconda fila da destra: professoressa Silvia Tavarini.


Tra i gruppi, c’è chi doveva progettare un orto sostenibile per gli spazi di un centro socio-assistenziale, chi si doveva occupare di sostenibilità alimentare ed energetica in ambito urbano, chi doveva trovare soluzioni colturali innovative per fronteggiare l’abbassamento dei terreni; chi doveva pensare ai modi più efficaci di coinvolgere in maniera attiva i giovani nelle attività associative e chi era chiamato a organizzare un evento europeo che coniuga calcio e cultura vitivinicola in modo sostenibile. Le soluzioni sono state proposte sottoforma di progetto finanziabile, sottolineando al meglio obiettivi, attività e risorse necessarie, dando evidenza del modo in cui essa contribuisca al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. Grande soddisfazione, consigli pratici per una adeguata applicazione delle soluzioni proposte e gratitudine sono emersi dai riscontri da parte delle organizzazioni.

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Slow Team presenta la soluzione per la sfida Slow Food Toscana durante l’evento finale del 5 maggio. Le componenti del gruppo: Anna Dascanio, Alessandra Baldassarri, Benedetta Anfossi, Gaia Giusti, Micol Nocchi, Xinyu Zhang.

Dal punto di vista di tutor e docenti, l’iniziativa ha funzionato. Tra i tutor, c’è chi ha affermato che questo tipo di iniziative sono utili anche ai fini dell’acquisizione di sicurezza nel presentare in pubblico, lavorare in gruppo e con una scansione temporale ben definita che porti a dei risultati in tempi brevi. E questo approccio consente di stare al passo coi tempi, in linea con modalità di formazione basate sull’esperienza diretta. Ciò fa ben sperare che l’iniziativa possa promuovere una maggior collaborazione tra università e organizzazioni a livello territoriale, lavorando contemporaneamente a prospettive di internazionalizzazione delle attività, già incluse nelle giornate dedicate al Festival dello Sviluppo Sostenibile 2023 promosso dall’ASVIS.

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Un momento del lancio della sfida da parte di Silvia Rolandi (Slow Food Toscana) durante il seminario del 14 aprile.

Quel che è certo al momento è che “Quanto ne sai di sostenibilità?” ha contribuito a creare una comunità sempre più strutturata dedicata al service learning, che vede in prima linea il lavoro dei professori Alessio Cavicchi, Lucia Guidi, Silvia Tavarini e Andrea Lucchi, delle assegniste di ricerca Sabrina Tomasi e Annapia Ferrara, nonché l’impegno di una vivace comunità studentesca, coordinata e supportata dagli studenti tutor Sofia Fiorentino, Marzia Bianco, Eugenia Ronga, Tiziano Greco, Bruno Bighignoli, Alfonso Boccia, Valentina Gallo e Giampiero De Simone.

Si è svolta in rettorato, venerdì 17 febbraio, la cerimonia dedicata ai vincitori dei premi di studio banditi dall’Università di Pisa sui temi della sostenibilità e in particolare sui 17 obiettivi dell’Agenda 2030. I tre laureati – Lorenzo Rapone, Federico Tozzi e Andrea Vezzosi – sono stati accolti dalla prorettrice per la Sostenibilità e l’Agenda 2030, Elisa Giuliani, dal professor Marco Raugi, già presidente della Commissione di Ateneo per lo sviluppo sostenibile, e dalla professoressa Giovanna Pizzanelli, membro della stessa Commissione. Oltre alla consegna simbolica di un attestato e di una borraccia griffata Unipi, a ognuno dei vincitori è stato assegnato un premio di 1.500 euro.

“Ci sembra importante – ha detto la professoressa Elisa Giuliani - che ci sia una nuova classe di studentesse e studenti che si concentri sul trovare soluzioni ai problemi complessi della sostenibilità. Nella vita reale, per risolvere questi problemi, sappiamo però che è necessario scardinare un sistema consolidato di pensiero, di relazioni e infrastrutture, che spesso impedisce alle buone idee sostenibili di trovare attuazione. Si spera che gli studenti che premiamo oggi e anche gli altri che sono impegnati su questi fronti ma che non abbiamo premiato, siano in grado di rivoltare il modello attuale e di proporre i cambiamenti radicali di cui abbiamo urgentemente bisogno per ridurre e forse anche in parte risolvere i problemi ambientali e sociali contemporanei.”

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Nella foto, da sinistra: Rapone, Tozzi, Pizzanelli, Vezzosi, Giuliani e Raugi.

“Le tematiche relative agli Obiettivi dell’Agenda 2030 – ha commentato il professor Marco Raugi - afferiscono alla scienza, alla tecnologia, alla cultura, all'economia, alla giustizia, alla coesione sociale e allo sviluppo umano e si caratterizzano per una forte vocazione inter e multidisciplinare. Si tratta di argomenti oggetto dei corsi di studio attivati presso il nostro Ateneo e pertanto potenzialmente oggetto di tesi di laurea delle nostre studentesse e dei nostri studenti.”

“L'iniziativa – ha concluso la professoressa Giovanna Pizzanelli - è stata intrapresa durante il precedente mandato della Commissione per lo sviluppo sostenibile di Ateneo al fine di promuovere la cultura in tema di sostenibilità economica, ambientale e sociale all'interno della comunità accademica.”

premiati2 sitoLorenzo Rapone, nato a Livorno nel 1997, è risultato vincitore per il macrosettore A, che comprende i settori culturali n.1 “Scienze Matematiche e Informatiche, Scienze Fisiche, Scienze della Terra” e n.4 “Ingegneria Civile e Architettura, Ingegneria Industriale e dell'informazione”. Laureato al corso magistrale a ciclo unico in Ingegneria edile-architettura, con votazione di 110/110 e lode, ha discusso una tesi sullo studio di differenti sistemi avanzati da involucro edilizio per l’efficientamento energetico di edifici prefabbricati leggeri. Le soluzioni tecnologiche analizzate sono state quelle dei materiali a cambiamento di fase, pannelli isolanti sottovuoto, rivestimenti termocromici/elettrocromici di componenti di facciata opachi e trasparenti. Relatori sono stati i professori Francesco Leccese, del Dipartimento di Ingegneria dell'energia, dei sistemi, del territorio e delle costruzioni, e Roel Loonen, del Dipartimento di Building Performance della Eindhoven University of Technology. Attualmente, il dottor Rapone sta svolgendo il dottorando di ricerca al Dipartimento di Energetica del Politecnico di Torino.

Federico Tozzi, nato a Pisa nel 1994, è risultato vincitore per il macrosettore B, che comprende i settori culturali n.2 “Scienze Chimiche, Scienze Biologiche, Scienze Agrarie e Scienze del Farmaco” e n.3 “Scienze Mediche e Scienze Veterinarie”. Si è laureato al corso magistrale di Chimica industriale, con votazione di 110/110, discutendo una tesi dal titolo “Catalisi e biocatalisi per la valorizzazione sinergica di biomasse lignocellulosiche in ottica di green chemistry”. Nel lavoro ha approfondito nuovi processi integrati di bioraffineria, basati sulla combinazione sinergica della catalisi chimica e della biocatalisi, volti alla produzione a basso impatto ambientale di diverse molecole di interesse industriale, tra cui monosaccaridi, oligosaccaridi, trigliceridi e biodiesel di nuova generazione. Relatrici sono state le professoresse Anna Maria Raspolli Galletti e Claudia Antonetti, del Dipartimento di Chimica e Chimica industriale. La prima parte della ricerca del dottor Tozzi è stata oggetto di pubblicazione sulla rivista “ChemPlusChem”.

Andrea Vezzosi, nato a Bagno a Ripoli nel 1996, è risultato vincitore per il macrosettore C, che comprende i settori culturali n.5 “Scienze dell’Antichità, Filologico-Letterarie, Storico-Artistiche, Scienze Storiche, Filosofiche, Pedagogiche, Psicologiche” e n.6 “Scienze Giuridiche, Scienze Economiche e Statistiche, Scienze Politiche e Sociali”. Si è laureato al corso magistrale di Strategia, management e controllo, con votazione di 110/110 e lode, discutendo una tesi dal titolo “Le principali implicazioni delle emissioni di green bond: alcune realtà a confronto”. La ricerca ha avuto l’obiettivo di sviluppare un’analisi sulle principali implicazioni in un’ottica gestionale e strategica delle emissioni dello strumento del green bond portate avanti da società non finanziarie e, soprattutto, da gruppi appartenenti al comparto multiutility. Relatrice è stata la professoressa Paola Ferretti, docente del Dipartimento di Economia e Management.

1674124485495 milluminodimeno2023 istituzionale 169 1 DEF 1Tutti uniti in difesa del Pianeta. Università di Pisa, Scuola Normale Superiore e Scuola Superiore Sant'Anna fanno squadra e uniscono il proprio impegno nella diffusione della cultura della sostenibilità ambientale e del risparmio energetico, aderendo alla 19ª edizione di M’illumino di Meno, l’iniziativa che Rai Radio2 con Caterpillar organizza annualmente dal 2005.

Alle ore 18.15 del 16 febbraio prossimo, data in cui cade la Giornata Nazionale del Risparmio Energetico e degli Stili di Vita Sostenibili, i tre atenei cittadini spegneranno, così, per due minuti, tutte le luci delle loro sedi storiche: Palazzo alla Giornata, La Sapienza, Palazzo della Carovana, Palazzo dell’Orologio, Collegio Puteano, Palazzo della Canonica e il Chiostro di San Gerolamo, all’interno di quello che una volta era il Convento di Sant’Anna.

Un’azione simbolica che vuole ricordare alla comunità cittadina che è necessario l’impegno di tutti per salvaguardare l’ambiente.

Lanciata dalla trasmissione radiofonica “Caterpillar” e da Rai Radio2 nel lontano 2005, in occasione dell’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto, M’illumino di Meno coinvolge ogni anno tutte quelle scuole, università, amministrazioni, aziende, associazioni, condomìni, cittadini che, come da tradizione, partecipano attivamente a questa iniziativa, spegnendo le luci, pedalando, organizzando attività di educazione ambientale, riducendo il consumo energetico.

La Giornata Nazionale del Risparmio Energetico e degli Stili di Vita Sostenibili, istituita dal Parlamento con la conversione del Decreto-legge n. 17/2022 e fissata per il 16 febbraio di ogni anno, data della prima edizione della campagna, è la festa di questa grande comunità energetica di cui i tre atenei pisani fanno parte.

Giacomo Palai, assegnista di ricerca del Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Agro-Ambientali dell’Università di Pisa si è aggiudicato il Young Minds Award per le sue ricerche sugli effetti dello stress idrico sui metaboliti secondari dell’uva. Il premio gli è stato conferito dall’International Society for Horticultural Science (ISHS) nel corso del X simposio internazionale su “Irrigation of Horticultural Crops”, tenutosi a Stellenbosch (Sud Africa) dal 29 gennaio al 2 febbraio.

 

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A sinistra Giacomo Palai, a destra Luca Corelli Grappadelli chairman della “Fruit Crop Section” dell’ISHS

Lo studio fa parte di una più ampia attività di ricerca condotta presso il Precision Fruit Growing Lab del Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Agro-Ambientali, coordinato dal professore Giovanni Caruso, e presso il Laboratorio di ricerche viticole ed enologiche dello stesso Dipartimento, coordinato dal professore Claudio D’Onofrio.

Questo è il secondo riconoscimento che Palai riceve dall’ISHS. Nel 2021 infatti gli è stato conferito il Young Minds Award nel corso del XII simposio internazionale su “Integrating Canopy, Rootstock and Environmental Physiology in Orchard Systems”, tenutosi a Wenatchee, WA (USA). Precedentemente, Palai ha anche ricevuto il premio “Prosperitati Publicae Augendae” dall'Accademia dei Georgofili per la sua tesi magistrale su “Stima dei parametri biofisici e geometrici di olivo e vite mediante telerilevamento con SAPR”

 

 

 

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