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Ludovico GalleniL’Università di Pisa si stringe attorno alla moglie e ai figli di Ludovico Galleni in questo momento di profondo dolore.

Professore di Zoologia all’Università di Pisa, Ludovico Galleni, 69 anni, è stato uno dei fondatori del Centro Interdipartimentale Scienze per la Pace e del corso di laurea in Scienze per la Pace, nel quale ha insegnato “Evoluzione delle scienze tra guerra e pace”.

Il professor Galleni è stato docente di Scienze e Teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze religiose “N. Stenone” di Pisa e aveva insegnato presso l’Università di Louvain-la-Neuve in Belgio e le Pontificie Università Lateranense e Gregoriana di Roma. Aveva svolto il ruolo di coordinatore di biologia presso l’International Research Area on Foundations of Sciences (IRAFS) della Pontificia Università Lateranense (Città del Vaticano).

La sua attività scientifica si era concentrata sul rapporto tra evoluzione cromosomica e speciazione, come documentato dalle numerose pubblicazioni nelle principali riviste internazionali del settore. Si era occupato di teorie evolutive, approfondendo il pensiero di Teilhard de Chardin, con particolare riferimento all’opera scientifica del grande scienziato francese e dei rapporti tra Scienza e Teologia. Il professor Galleni aveva condiviso la visione di Teilhard de Chardin della biologia come la scienza dell’infinitamente complesso e della Biosfera come oggetto complesso che si evolve, rappresentando uno strumento per comprendere i meccanismi dell’evoluzione. Evoluzione intesa come “muoversi verso”: della materia verso la complessità, della vita verso la complessità e la coscienza.

I suoi studi su evoluzione, scienza e fede lo avevano fatto riconoscere come uno dei più autorevoli pensatori a livello internazionale. Ne sono testimonianza la partecipazione al comitato direttivo della Società Europea per lo studio di Scienza e Teologia (ESSAT) e al comitato consultivo europeo del Centro di Teologia e Scienze Naturali (CTNS) di Berkeley, California. E’ stato tra i membri fondatori della Società Internazionale di Scienze e Religione. Tra le numerose pubblicazioni e libri scritti dal professor Galleni ricordiamo “Scienza e teologia. Proposte per una sintesi feconda” (1992), “Biologia” (2000), “Scienza e teologia, un campo di ricerca e insegnamento per antichi problemi” (2001), “Teoria dell’evoluzione. Lo sguardo della scienza e della fede cristiana” (2004), “Darwin, Teilhard de Chardin e gli altri. Le tre teorie dell'evoluzione” (2009), l’edizione italiana di P. Teilhard de Chardin “Le singolarità della specie umana” (2013), “L'atomo sperduto. Il posto dell'uomo nell'universo” (2014). Era appena uscito il suo ultimo libro sulla storia del pensiero sull’evoluzione “Verso la Noosfera - Dall’universo ordinato alla Terra da costruire” (2016).

Il professor Galleni è stato un grande animatore del dibattito sull’origine della vita, introducendo il concetto di evoluzionismo illuminato dalla fede in contrapposizione all’ateismo scientifico, al creazionismo e all’intelligent design. Ci lascia non solo i suoi scritti, ma anche i suoi video tratti dalle numerose trasmissioni televisive a cui aveva partecipato, che sono testimonianza della sua grande capacità comunicativa e della sua passione per il dibattito, la diffusione della cultura e la divulgazione scientifica.

Mercoledì 23 novembre, nell’Aula magna "Fratelli Pontecorvo" dell’Ateneo pisano, si è svolto il convegno Il ruolo della Geochimica nella Normativa Ambientale, organizzato dall’Istituto di Geoscienze e Georisorse, insieme alla Società di Geochimica Italiana e al Dipartimento di Scienze della Terra di Pisa. Nel corso del convegno interventi a carattere prettamente scientifico (geochimico-geologico-geostatistico) si sono intercalati a interventi a carattere giuridico allo scopo di incentivare la collaborazione fra la comunità scientifica operante nel settore dell’inquinamento ambientale e il legislatore.

Dai numerosi interventi è emerso come la normativa ambientale attuale sia in molti casi lacunosa e principalmente basata su un mero confronto del dato analitico ottenuto con le eventuali Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC) definite dal D.Lgs 152/2006. La comunità scientifica ha discusso con i rappresentati dei legislatori dell’assoluta necessità di tenere conto dei processi geochimici e geologici che hanno determinato particolari concentrazioni di sostanze inquinanti nelle varie matrici ambientali analizzate.

Il convegno ha riscontrato un’ampia partecipazione da parte di ricercatori, tecnici e studenti, che hanno seguito con attenzione gli interventi dei relatori e partecipato alla discussione conclusiva. Questo evento può considerarsi un input importante per attivare nuove sinergie fra la comunità scientifica e il legislatore, al fine di definire protocolli metodologici e tecniche di prospezione capaci di rispondere al principio di “chi inquina paga”.

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La Regione Toscana, l'Università di Pisa e l'Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana collaboreranno per accrescere i livelli di eccellenza, attrazione e qualità della formazione e dell'assistenza ai cittadini. È il risultato di un incontro che si è tenuto giovedì 1 dicembre nella sede del Rettorato di Pisa tra l'assessore regionale al Diritto alla salute, Stefania Saccardi, il rettore Paolo Mancarella, l'ex rettore Massimo Augello, il direttore generale del'Aoup, Carlo Tomassini, il direttore generale dell'Ateneo, Riccardo Grasso, e il responsabile scientifico del Centro di eccellenza Endocas-Università di Pisa, Mauro Ferrari. I contenuti di questa collaborazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa.

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La collaborazione, nel solco delle esperienze precedentemente sviluppate, avverrà in particolare su tre linee progettuali:
- l'attivazione di corsi di laurea in infermieristica decentrati sulle aziende sanitarie del territorio, per la loro valenza strategica ai fini della formazione del personale sanitario;
- la strutturazione di programmi di formazione innovativi, per ottimizzare i percorsi didattici;
- proseguire nell'integrazione dei processi amministrativo-gestionali tra Aoup e Università di Pisa, per migliorare la collaborazione tra i due enti e raggiungere risultati positivi nei singoli settori, anche dal punto di vista del controllo delle risorse e della semplificazione delle procedure.

Per la realizzazione di questi progetti, l'Università di Pisa si impegna a presentare un piano dettagliato per il biennio 2017-2018; l'assessorato al diritto alla salute si impegna, dopo attento esame del piano, tenendo conto della fattibilità amministrativo-giuridica, e delle disponibilità finanziarie, a sostenerlo con un importo massimo di 5 milioni di euro per il biennio; e a promuovere uno specifico incontro, anche in raccordo con le altre Università toscane, al fine di definire entro la prima metà del 2017 le possibili modalità di sostegno dei corsi di laurea in infermieristica decentrati sulle aziende sanitarie del territorio.

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Cosa si celi dietro allo sguardo di una donna è un mistero che ha ispirato scrittori, artisti, filosofi e scienziati di ogni epoca. E anche psichiatri, come dimostra il libro "L’abisso negli occhi. Lo sguardo femminile nel mito e nell’arte" (Edizioni Ets, 2016) scritto a quattro mani da Liliana Dell’Osso, professore di Psichiatria dell’Università di Pisa, e da Barbara Carpita, medico chirurgo e sua allieva. Un viaggio che da Medusa, che pietrificava chiunque guardasse, allo sguardo malefico delle streghe medioevali, arriva sino alle moderne icone di femminilità dello star system, come Marilyn Monroe. Un percorso che si articola anche attraverso la lettura dei capolavori d'arte e di fotografie di cui diamo qui alcuni esempi tratti dal volume.

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 medusa.jpgMichelangelo Merisi da Caravaggio, Scudo con testa di Medusa

Michelangelo Merisi da Caravaggio, Scudo con testa di Medusa. Olio su tela, 1597 ca. Galleria degli Uffizi, Firenze. La testa di Medusa di Caravaggio suscita una particolare inquietudine in chi la osservi. La sua espressione è minacciosa oppure terrorizzata? Nel mito della Gorgone si può scorgere una rappresentazione ante litteram del PTSD: la patologia mentale delle vittime di stupro, che trasformerà la seducente fanciulla in un mostro, capace di ritorcere le armi del proprio fascino corrotto contro chi la minacci ancora. I suoi occhi sono inquietanti perché sono quelli della vittima, paralizzati nella riesperienza cronica del trauma. Uno sguardo che pietrifica perché pietrificato dall’orrore e dall’impotenza, dunque, che colpisce perché riflesso della consumazione, da inferno dantesco, di un dramma che non può non ritorcersi contro l’interlocutore.

Vittorio Matteo Corcos, Sogni. Olio su tela, 1896

Vittorio Matteo Corcos, Sogni. Olio su tela, 1896. Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma. Lo sguardo di Elena Vechi, fanciulla moderna, esprime una profonda consapevolezza. La donna sembra sfidare l’interlocutore, i libri accanto a lei testimoniano la sua istruzione, la sua saggezza. Il suo sguardo, sensuale e provocatorio, è anche disilluso: è consapevole del suo potere, ma anche della propria solitudine, conseguente al distacco, rispetto ai desideri e alle occupazioni delle ragazze dell’epoca. Sembra sapere che sarebbe ingenuo sperare di veder riconosciute le proprie capacità. Al tempo stesso, la posa assorta e lo sguardo fisso sembrano rimandare all’estraniazione, all’immersione nei propri pensieri tipica dei visionari, caratterizzati dalla capacità di pensare fuori dagli schemi, spesso “in anticipo” rispetto al loro tempo. Il prezzo da pagare è, quasi sempre, l’isolamento sociale.

Marilyn Monroe

La maschera Marilyn. Il capolavoro in cui l’attrice ha dimostrato la propria genialità è Marilyn stessa. La Marilyn che conosciamo non è reale, è un prodotto confezionato abilmente da Norma Jeane (vero nome dell’attrice), tramite uno studio faticoso e attento, complice il perfezionismo e la ruminatività ossessiva: sintomi di spettro autistico, come del resto lo è l’attitudine alla mimesi, la necessità di costruirsi una maschera – solitamente basata sull’imitazione di modelli – per interagire socialmente. Il suo volto è diventato un’icona, il simbolo stesso della sensualità femminile nella cultura pop, e mantiene la sua forza anche quando stilizzato: Andy Warhol ne fece un’opera d’arte. Proprio come per gli occhi di Medusa, ciò che colpisce è la mancanza di sintonicità e di intenzione comunicativa: si tratta di uno sguardo volto a esercitare un potere, un fascinum (pietrificare, oppure sedurre) unidirezionale, impermeabile agli stimoli esterni.

 

"The Missing Lemur Link", il volume della Cambridge University Press scritto da Elisabetta Palagi e Ivan Norscia, ricercatori del Museo di Storia Naturale dell'Università di Pisa, è nella top 20 dei libri in primatologia per il 2016 secondo la classifica stilata dal sito bioteaching.com.
“Per quanto riguarda la primatologia e l'evoluzione del comportamento umano – raccontano i due studiosi dell’Università di Pisa - il nostro libro è in classifica accanto a quelli dei più grandi primatologi ed evoluzionisti a livello internazionale, come Robin Dunbar, Frans de Waal e Karen Strier, e la copertina del nostro libro è stata scelta per rappresentare l’intera disciplina”.

 Elisabetta Palagi Ivan Norscia

La tesi centrale del volume "The Missing Lemur Link" è che i lemuri siano l’anello mancante (o semplicemente dimenticato) per capire l’evoluzione del comportamento umano. Gli autori, Elisabetta Palagi e Ivan Norscia, fanno dunque il punto su venti anni di ricerche che hanno in buona parte condotto in prima persona, sia su esemplari in natura che in cattività. Se infatti i lemuri sono stati studiati estesamente dal punto di vista biologico ed ecologico, altrettanto non si può dire per l'etologia e il comportamento sociale, che in alcuni casi si dimostra “inaspettatamente” sofisticato e complesso. Questi primati ad esempio sono capaci di riconoscimento individuale utilizzando anche il canale olfattivo, sanno gestire i conflitti attraverso meccanismi di riconciliazione e si scambiano servizi (come lo spulciamento) seguendo la regola di mercato della domanda e dell’offerta.

“Riscontrare l'esistenza di questi comportamenti nei lemuri – spiegano Elisabetta Palagi e Ivan Norscia - ci permette non solo di affermare che la loro capacità cognitiva e il loro grado di socialità siano molto più complesse di quanto si credesse finora, ma anche di unire i puntini che ci legano ad essi, mettendoli in continuità con gli altri primati”.

Il libro "The Missing Lemur Link" è composto da nove capitoli, ciascuno dei quali affronta una tematica etologica diversa, secondo un approccio comparativo, mettendo a confronto il comportamento dei lemuri con quello delle scimmie e delle grandi antropomorfe, uomo incluso. Ogni capitolo contiene inoltre dei box informativi a firma di esperti internazionali che espandono i concetti trattati. Completano il volume una presentazione dell’etologa inglese Jane Goodall, l'introduzione di Ian Tattersall, curatore emerito della sezione di antropologia del Museo di Storia Naturale di New York, e di Alison Jolly, alla cui memoria il libro è dedicato, e la postfazione di Michael Huffman dell'Università di Kyoto


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Foto, da sinistra Elisabetta Palagi e Ivan Norscia con in mano il volume "The Missing Lemur Link"

Sarà l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia a ospitare l’edizione 2016 del Premio Nazionale dell’Innovazione – PNI, la più importante competizione nazionale tra nuove imprese generate dal mondo accademico e della ricerca. La manifestazione, in programma da giovedì 1 fino a sabato 3 dicembre, vede la partecipazione di 65 startup finaliste, selezionate in 16 StartCup regionali, a cui hanno partecipato 3.440 aspiranti imprenditori, 1.171 idee d’impresa e 511 business plan. Per l’Università di Pisa saranno in gara TTSB e Tennis Commander, le start up che si sono classificate rispettivamente al primo e al terzo posto dell’ultima StartCup Toscana, guadagnandosi di diritto l’accesso alla finale nazionale del PNI. La premiazione si terrà alle 17 di venerdì 2 dicembre al Teatro Storchi di Modena.

PNI 2016 

TTSB è un'azienda innovativa del settore energetico che ha ideato e brevettato una batteria ricaricabile ad alte prestazioni, realizzata soltanto con materiali a basso costo e abbondanti in natura, come zinco e manganese. Questa invenzione potrebbe trovare larga applicazione nel settore del cosiddetto “energy storage stazionario” e per impieghi nella “smart-grid”, ovviando al difetto originario delle fonti rinnovabili come quelle solari ed eoliche. Tali fonti rinnovabili hanno il pregio di ridurre la percentuale di energia elettrica prodotta bruciando idrocarburi, ma per loro natura sono incostanti e non programmabili. Invece, accumulare energia in batterie proprio come secondo l’innovazione che ha vinto la Start Cup Toscana, quando questa è prodotta in surplus o non viene consumata in maniera diretta, permette di usufruire di energia “verde” anche in assenza di sole o di vento.

Tennis Commander, primo software di monitoraggio delle performance dedicato ai tennisti di tutte le categorie, professionisti ed amatori, compatibile con smartwatch (Android Wear e iOS) e smartphone già in commercio, senza richiedere l’acquisto di attrezzature dedicate. Basato anche su analisi di Big Data, Tennis Commander si rivolge ai tennisti di tutti i livelli, ponendosi come un allenatore virtuale sempre presente. L’applicazione è unica nella sua categoria: oltre ad identificare il tipo di colpo giocato, rileva la posizione occupata in campo dal giocatore, utile per fornire accurate indicazioni strategiche. L’innovativo sistema di posizionamento e le originali tecniche di “machine learning” sviluppate dal team sono applicabili ad altri ambiti che possono esulare da quello sportivo.

Per l’anno 2016 il Premio Nazionale dell’Innovazione è organizzato da Unimore insieme all’Associazione PNICube, l’associazione italiana degli incubatori universitari e delle business plan competition locali.

Il programma è disponibile a questo link

Martedì 29 novembre, a Palazzo alla Giornata, gli allievi della prima edizione del master in “Internet ecosystem: governance e diritti” hanno discusso i loro elaborati finali davanti alla commissione composta dalla direttrice del master, la professoressa Dianora Poletti, dai professori Paolo Passaglia e Alberto Gargani, del dipartimento di Giurisprudenza, e dal dottor Domenico Laforenza, presidente del CNR-IIT di Pisa, partner del master. Presenti anche tutor di aziende e studi professionali che hanno ospitato i partecipanti per il tirocinio.

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Numerosi e di interesse i temi trattati dagli 11 allievi del corso: dalle problematiche in tema di privacy e di open data alla protezione dei brevetti collocati negli smartphone, dai contratti telematici alle firme elettroniche, dalla raccolta dei fondi on line alla criptomoneta, dalle consultazioni pubbliche in rete al lavoro agile, per finire con le analogie tra l’intelligenza umana e quella artificiale. Si è confermata con ciò l’attrattività dei temi approfonditi, che mirano a fornire competenze specialistiche di tipo legale-informatico per crescita professionale e attività di consulenza, da spendere in contesti aziendali, così come istituzionali.

Nel suo saluto, il rettore Paolo Mancarella si è complimentato con gli allievi, sottolineando l'importanza della formazione post-laurea dell'Ateneo nel settore legale-informatico del master e auspicando una frequenza ancora più nutrita nelle successive edizioni.

La seconda edizione del master, che prenderà avvio a gennaio 2017, rafforzerà la visione innovativa e multidisciplinare del programma didattico e vedrà protagonisti nuove e importanti realtà aziendali operanti nella rete, che contribuiranno all’arricchimento delle competenze degli allievi. Le iscrizioni sono aperte fino al 19 dicembre.
Per maggiori informazioni, si può consultare il sito http://internetecosystem.it o contattare la segreteria ai numeri 050/2212814 o 347/2115119.

Ne hanno parlato:
NazionePisa.it

pavone1È morto a Roma, dove era nato nel 1920, Claudio Pavone, uno dei maggiori storici italiani. Avrebbe compiuto 96 anni il 30 novembre. Partigiano, direttore della rivista 'Parolechiave', docente all'Università di Pisa e presidente dal 1995 al 1999 della Società italiana per lo studio della storia contemporanea, Pavone, alla fine della guerra è stato funzionario di archivi e ha avuto un ruolo fondamentale nella sistemazione dell'Archivio Centrale dello Stato.
Pubblichiamo di seguito il ricordo "In memoriam" del professor Pavone, scritto dal suo allievo e amico Michele Battini, professore ordinario di Storia della politica dell'Ateneo pisano.

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 Claudio Pavone. In memoriam

"Ieri, verso le 20,30, è stato arrestato il nominato Pavone Claudio fu Amleto (...), perché sorpreso mentre gettava dei volantini di contenuto sovversivo (...). Il Pavone, inoltre, è stato trovato in possesso di una borsa contenente 4 copie del giornale 'Avanti!', stampato alla macchia (...), recante la seguente intestazione:'La guerra antifascista è guerra del popolo. Il Re e Badoglio non hanno diritto di esserne a capo.', nonché di un libro di Benedetto Croce intitolato Aspetti morali della vita politica e di un volume di salmi tradotti dall'Ebraico...". Recitava così il Mattinale della questura di Roma del 23 ottobre 1943.
Pavone aveva allora 23 anni. Formatosi in una famiglia della borghesia meridionale liberale - il nonno paterno passò dieci anni nelle galere borboniche - e in una educazione materna cattolica, assunse molto presto un atteggiamento morale di tipo giansenista, combinato con la filosofia di Croce riletta attraverso il dialogo con Eugenio Colorni, che gli fu maestro, amico e compagno di lotta nella Resistenza, e il lavoro politico con i ferrovieri antifascisti romani.

"Il primo significato di libertà che assume la scelta resistenziale è implicito nel suo essere stato un atto di disobbedienza - scrive Pavone nel suo libro più celebre, Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza del 1991 - ma il nesso necessità-libertà, sempre così difficile da cogliere, si presenta nella scelta resistenziale problematico e limpido a un tempo, perché la necessità rinvia a una situazione comune a tutti, ma la libertà nasce dalla solitudine in cui si sceglie". Si trattava di una ricostruzione magistrale e di una lezione etica che vale ancora oggi.

Studente della Facoltà pisana di Lettere e Filosofia, e perfezionando di Storia della Scuola Normale Superiore, conobbi Claudio Pavone come discepolo, al suo debutto di docente dell'Università di Pisa nei primi anni Settanta (era docente di Storia dell'Italia nel XX secolo, e proveniva da una lunga esperienza di archivista).

In quel tempo, "il discorso di una nuova libertà" - come ha scritto Pavone stesso - era sembrato riaprirsi. Per me fu naturale rispecchiarsi nella sua riflessione storiografica, che osava l'azzardo di coniugare in termini nuovi il nesso tra politica e morale, attraverso la categoria storica di "moralità": la moralità nella Resistenza, ma anche nella lotta politica e nella battaglia delle idee di quegli anni 1967-'76, nel durissimo conflitto sociale dell'ultima stagione di lotte nella storia del movimento operaio italiano.
Ogni uomo, in una determinata situazione (Pavone citava Sartre) è segnato dalla contraddizione tra necessità e libertà, e tenta di uscirne scegliendo di agire in un intricato groviglio di idee, emozioni, impulsi e valori che forma la nostra "moralità": nella riflessione sulla moralità dei militanti della Resistenza, Pavone fu maestro di antideterminismo, al pari di Vittorio Foa, suo caro amico.

Prima di diventare professore di Storia a Pisa, era stato uno storico importante e un grande archivista, dunque un esploratore di fonti, documenti, "scartoffie" - come scriveva - e un ricercatore non di "discorsi", ma di fatti concreti che dai documenti possono essere inferiti con ragionevole certezza: e non vi è dubbio che, anche e soprattutto come storico, egli abbia valorizzato al massimo l'intrinseca importanza filologica del lavoro archivistico, quale funzione di mediazione tra domanda storica, e inventario e programmazione, d'archivio. Negli anni Sessanta infatti progettò e avviò, con Piero D'Angiolini, "La Guida Generale degli Archivi di Stato Italiani", diretta nei tempi successivi da altri valenti archivisti,impresa che rimane un suo merito fondamentale.

Fonti, memoria e storiografia, oggi spesso confuse, costituirono dunque sempre i campi distinti della sua pratica del sapere: a conclusione di un tragitto segnato da una impressionante serie di saggi, contributi e volumi, di pochi mesi fa sono i suoi ricordi giovanili, La mia Resistenza. Ma elaborazione della memoria, ricerca storica e conservazione delle cose, a partire dalle scartoffie, non hanno un rapporto facile, egli ammoniva: come convenne con Francesco Orlando, altro maestro e amico, in un dialogo memorabile avvenuto nel 1994 nella biblioteca pisana di Orlando, sul Lungarno, al quale ebbi il piacere di partecipare.

Storico dello Stato, delle istituzioni, dell'amministrazione e del Diritto (era laureato in Giurisprudenza e in Filosofia), ha scritto forse il suo saggio più bello sulla cultura italiana, come specchio delle lacerazioni tra fascisti e antifascisti di fronte alla tradizione nazionale, al Risorgimento, a se stessa. E quando l'anti-antifascismo è divenuto una moda, la sua voce acuta e spesso incrinata dalla indignazione non ha mai mancato l'occasione di farsi sentire. Fino all'ultimo, sino alla sua morte, ieri 29 novembre 2016, vigilia del suo novantaseiesimo anniversario.

Michele Battini
Docente di Storia della Politica

È stato assegnato a due spin-off dell’Università di Pisa - Erre Quadro e Spacedys - il Premio Innovazione 2016, il riconoscimento assegnato dalla Camera di Commercio di Pisa alle imprese del territorio che hanno innovato processi, prodotti o sperimentato nuove formule imprenditoriali. Le due aziende sono state selezionate tra le 22 candidature pervenute alla Camera di Commercio e si sono aggiudicate i 15.000 euro per essersi distinte per la propria capacità innovativa dopo un’attenta selezione effettuata da un Comitato Tecnico composto da rappresentanti del mondo economico e da esperti di innovazione.

La cerimonia di consegna si è tenuta lunedì 28 novembre, nella sede della Camera di Cammercio. La targa e la pergamena commemorativa sono state consegnate dal presidente della Camera di Commercio Valter Tamburini, con il sindaco di Pisa, Marco Filippeschi, il delegato per la Promozione delle iniziative di spin off, start up e brevetti dell’Università di Pisa, Leonardo Bertini, e il consigliere regionale Antonio Mazzeo. 

premiazione

ERRE QUADRO
Erre Quadro nasce dall'unione delle competenze economiche e ingegneristiche di due docenti dell'Università di Pisa, Andrea Bonaccorsi e Gualtiero Fantoni, unite alle competenze di un fisico teorico, Riccardo Apreda. Le attività di supporto all'innovazione hanno inizio nel 2008 e nel 2013 l'azienda ottiene il marchio spin off. L'azienda punta a mettere a disposizione del mondo industriale i benefici derivanti dalle informazioni contenute all'interno di testi tecnici e tecnico/legali come i brevetti. Il core dei sistemi sviluppati da Erre Quadro, impiegando avanzati algoritmi linguistico-computazionali e strutture di tipo ingegneristico, permette di accedere alla complessità dei brevetti per risucire ad anticipare e mappare l'evoluzione delle tecnologie. Si crea in questo modo un'occasione di vantaggio competitivo, accessibile non solo per grandi imprese ma anche per le PMI, che permette di assicurare lo sviluppo di un prodotto senza che questo possa incorrere in violazione di un brevetto già essitente. Nel 2016 Erre Quadro è stata coinvolta dall'European Patent Office in un progetto di ricerca per lo sviluppo di nuovi algoritmi di analisi dei brevetti. La tecnologia di Erre Quadro è sinergica rispetto alle attività tipiche degli studi brevettuali e dei centri di trasferimento tecnologico. Il Distretto di Scienze della Vita si avvale della collaborazione con Erre Quadro per identificare il posizionamento delle tecnologie toscane rispetto al resto del mondo mentre studi quali Bugnion, Lunati & Mazzoni ed altri utilizzano gli strumenti di Erre Quadro per rispondere alla sempre più crescente domanda di valutazione dei pericoli che arrivano dai brevetti già esistenti. Le attività di Erre Quadro sono a supporto del processo di internazzionalizzazione e di innovazione, dello sviluppo di nuovi prodotti e della costruzione degli asset immateriali necessari a competere in un mercato globale e sempre più di interesse degli investitori. Erre Quadro collabora con alcune delle principali aziende del panorama toscano e nazionale, ma anche con start up e piccole imprese che sentono il forte desiderio di differenziarsi rispetto al resto del mercato.

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SPACEDYS 
SpaceDyS è un'azienda fondata nel 2011 come spin-off del gruppo di meccanica celeste dell'Università di Pisa e ha sede a Cascina presso il “Polo Scientifico e Tecnologico di Navacchio”. È composta da un team di ricercatori esperti nel settore dello spazio con un alto livello formativo in matematica, fisica, astronomia, un'elevata specializzazione nella Dinamica del volo, Disegno di missione e Informatica e un'ottima esperienza nel campo spaziale, con molti anni di lavoro nei programmi di agenzie come l'ESA, la NASA e l’ASI. SpaceDyS lavora nel campo della determinazione orbitale di asteroidi e in particolare dei NEA. Il team dell'azienda ha infatti un'esperienza pluridecennale per quanto riguarda “l'impact monitoring”, ovvero la determinazione della probabilità d'impatto con la Terra, ed è uno dei due team al mondo leader del settore. Inoltre ha una lunga esperienza nel campo dei detriti spaziali: ha partecipato fin dall'inizio degli anni '90 allo sviluppo dei primi modelli europei per lo studio dell'evoluzione a lungo termine della popolazione dei detriti spaziali, facendo luce sul rischio della proliferazione degli impatti e la necessità di misure di mitigazione. Il team di SpaceDyS si occupa anche dello sviluppo di algoritmi e software per la dinamica spaziale.

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storia e teoria del feticismo copertina del libroDopo la traduzione in francese del 1992 - Le fétichisme. Histoire d’un concept (Paris, PUF, 1992) - è appena uscito anche in lingua inglese l'ormai classico Teorie del feticismo (Milano, Giuffré, 1985) di Alfonso Maurizio Iacono, professore di Storia della Filosofia del dipartimento di Civilta' e Forme del Sapere. Pubblichiamo qui in italiano, l'incipit del volume The History and Theory of Fetishism (Palgrave Macmillan, N.Y. 2016, pp. 202).

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Che cosa significa proporre una ricerca sul Feticismo? Per rispondere a questa domanda dobbiamo fermarci e guardarci intorno. Siamo letteralmente circondati da feticci, cioè da oggetti ai quali attribuiamo qualità che appartengono alle relazioni umane e che, proprio in virtù di queste qualità, pur mostrandosi identici, ci appaiono diversi da ciò che sono. In questo processo, le cose inerti diventano vive e allo stesso tempo si impongono, fascinose, sulle persone.

Discutere di questi meccanismi porta anche a riflettere sui processi cognitivi e a prestare attenzione alle relazioni non solo tra sé e gli altri e tra sé e il mondo, ma anche e soprattutto tra sé e sé. Significa mantenere la propria consapevolezza critica anche quando entriamo nei luoghi senza tempo e isolati dal mondo reale, in quelle caverne di Platone dove la finzione perde la cornice e i confini fra i mondi reali e virtuali si confondono. I centri commerciali, luoghi dove ci possiamo limitare a guardare le merci-feticcio senza l’obbligo dell’acquisto, ne sono un tipico esempio.

Il tema del feticismo, religioso, economico-sociale, psicoanalitico, è quello di oggetti che stanno al posto di un dio, di cose che stanno al posto di uomini, di parti che stanno al posto del tutto, oggetti di cui si sono perduti o nascosti l'origine e il senso della sostituzione. Lo stare al posto di un altro è caratteristico delle forme rappresentative e di quelle simboliche. Averne consapevolezza critica è importante dal punto di vista dell'apprendimento perché aiutano ad acquisire la distanza cognitiva.

L’osservatore deve essere consapevole che la sua è una posizione difficile, è sempre in bilico tra il cadere dentro l’oggetto e l'allontanarsene troppo. Non si tratta di ripristinare la purezza dell'oggetto rispetto alla sua presunta distorsione rappresentativa o simbolica, né di affermare la verità della cosa contro la sua apparenza. Si tratta di cogliere criticamente lo scarto che inevitabilmente si produce nel momento in cui la rappresentazione sostituisce l'oggetto che rappresenta e di cui si perde la traccia quando tale sostituzione viene nascosta e dimenticata. Quando ciò accade, quando cioè lo scarto diventa invisibile, è proprio allora che si produce ciò che i filosofi, a partire dal XVIII secolo, interpretando successivamente il fenomeno in modi diversi, inventarono quel concetto che fu chiamato feticismo.

Si potrebbe dividere la storia del concetto di feticismo in due parti. La prima riguarda la storia della nascita e della morte di un concetto immaginato come scientifico e corrispondente ad una ben definita e autonoma forma di credenza religiosa. E’ la storia di un malinteso di origine colonialista, che durò all’incirca dal 1760 fino agli anni a cavallo tra il XIX e il XX secolo e che rese scientifico ciò che apparteneva fondamentalmente alla credenza carica di pregiudizi degli osservatori occidentali. La seconda rappresenta per così dire l’altra faccia dello specchio di questa storia. Feticci e feticismo furono ben presto avvertiti come concetti che potevano aiutare la riflessione critica dell’osservatore occidentale il quale non soltanto guardava dal di fuori il mondo degli altri, primitivi e selvaggi, ma, pur stando all’interno del mondo occidentale, poteva simulare uno sguardo dal di fuori, guardando come avrebbero potuto guardarci gli altri dal loro punto di osservazione.

Alfonso Maurizio Iacono

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