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Il “Latte Sostenibile” Selezione Mugello, marchio dell’azienda Centrale del Latte della Toscana S.p.A. e frutto di un progetto finanziato dalla regione Toscana e coordinato scientificamente dal Centro di Ricerche Agro-Ambientali “Enrico Avanzi” dell’Università di Pisa, ha ricevuto il premio Italian Resilience Award (IRA) per il 2016. Il riconoscimento, promosso da EcoNewsweb.it, Primaprint e Kyoto Club con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e dell’ANCI, viene assegnato ogni anno ai Comuni e alle aziende che si sono impegnati in attività a favore dello sviluppo sostenibile.

una delle aziende agricole del mugello dove è stato condotto il progetto

“Al centro del progetto di filiera CASET, il cui capofila è stata la Centrale del Latte della Toscana S.p.A. e che abbiamo coordinato dal punto di vista scientifico – spiega il professore Marcello Mele direttore del Centro “Enrico Avanzi” - c’era la produzione di latte dell’area del Mugello, con particolare riguardo alla sostenibilità del processo produttivo e alle innovazioni di mercato collegate alla responsabilità ambientale, sociale ed etica”.

Insieme alla Centrale del latte di Firenze, Pistoia, Livorno (oggi Centrale del Latte della Toscana S.p.A.), alla Società Agricola Poggiale e all’Università di Firenze, il Centro “Enrico Avanzi” ha sviluppato un sistema per la stima delle emissioni di gas ad effetto serra nelle aziende di bovine lattifere del Mugello. In particolare, la valutazione della sostenibilità aziendale ha tenuto conto degli aspetti agro-ambientali, socioeconomici ed etici con particolare riguardo al benessere animale. Il progetto, terminato nel 2014, ha generato un protocollo di filiera e una dichiarazione ambientale di prodotto per comunicare ai consumatori le caratteristiche del latte e sottolineare l’impegno delle aziende della filiera al rispetto dell’ambiente e della qualità dei prodotti. A progetto concluso il Centro “Enrico Avanzi” continua a collaborare con la centrale del latte nel monitoraggio della filiera.

Un programma annuale di eventi musicali rivolti ai pazienti, ai loro familiari e al personale ospedaliero, che culminerà in un grande concerto all’aperto, al Santa Chiara o a Cisanello. E’ questo il cuore del progetto “Musica in corsia” nato dalla collaborazione fra il Centro per la diffusione della cultura e della pratica musicale dell’Ateneo pisano, formato da Coro e Orchestra, e Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana (Aoup). Ad inaugurare il ciclo sarà il Concerto di Natale offerto ad alcuni ricoverati e al personale ospedaliero, che si terrà il 15 dicembre alle 18 all’ospedale di Cisanello (Edificio 30 B/C Sala d’Attesa del Polo Endoscopico).

“Non si tratta di “musica in corsia” in senso stretto, anche perché la tipologia e l’ampiezza delle due formazioni non sarebbe compatibile con tale spazio – spiega la professoressa Maria Antonella Galanti, coordinatrice del Centro musicale - si tratta, invece, di programmare alcuni eventi musicali negli spazi di raccordo tra le corsie, cioè atrii e corridoi, utilizzando una selezione di orchestrali e di coristi, per poi culminare in un concerto finale più ampio”.

 

coro dell'Università di Pisa


Per gli auguri in musica del 15 dicembre il programma prevede musiche e canti della tradizione natalizia a partire da classici come “White Christmas” e “Jingle Bells” eseguiti dall’Orchestra diretta dal maestro Manfred Giampietro e dal coro diretto dal maestro Stefano Barandoni.

“Il progetto "Musica in corsia" conferma l'impegno dell'Azienda ospedaliero-universitaria pisana per l'umanizzazione dei luoghi di cura favorendo, anche attraverso la musica - la costruzione di legami fra i degenti, i loro familiari e amici, gli artisti, gli operatori sanitari. Nel corso del 2017 la musica dal vivo sarà protagonista di altri eventi, sia a Cisanello sia al Santa Chiara”, ha dichiarato il Direttore Generale dell’Aoup Carlo Tomassini.


Orchestra dell'Università di Pisa


“Coro e orchestra universitari rappresentano un momento di formazione e di socializzazione che l’Ateneo sostiene e valorizza – ha concluso il rettore dell’Università di Pisa Paolo Mancarella - ma hanno anche una funzione di raccordo tra università e territorio. E’ bello che tale funzione non si esprima solo in eventi offerti alla città e alla comunità accademica, ma si leghi anche ai luoghi che circoscrivono il disagio o il dolore, come l’ospedale, attraverso il linguaggio universale della musica”.

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Foto, dall'alto, il Coro e l’Orchestra dell’Università di Pisa

La suggestiva Gipsoteca di Arte Antica di Pisa ha ospitato la presentazione dei master "Sport and Anatomy" dell’Ateneo pisano, giunti quest'anno alla nona edizione. Il giornalista Gianluca Di Marzio ha coordinato la giornata, coinvolgendo gli ospiti sul tema al centro del dibattito: “Evoluzione delle tecniche di preparazione atletica nel calcio”.

Il confronto, molto tecnico, è stato arricchito dall'esperienza professionale portata da ognuno dei partecipanti. Sono intervenuti Andrea Lisuzzo, del Pisa calcio, Renzo Ulivieri, presidente dell'Associazione Italiana Allenatori Calcio, Giovanni Galli, ex calciatore e opinionista televisivo, Alessandro Birindelli, allenatore degli Allievi dell'Empoli Calcio, Federico Guidi, allenatore della Primavera della Fiorentina, Roberto Sassi, preparatore atletico della Juventus, oltre al prorettore dell’Università di Pisa con delega allo sport, Marco Gesi.

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Dal dibattito, in cui si è valutata l’importanza della figura del preparatore atletico nel calcio moderno, è emerso che sempre più in futuro il singolo atleta si avvarrà di un personal trainer, anche se, come ha detto Sassi, "ci vuole il giusto equilibrio, perché il calcio è uno sport di squadra e un responsabile di Club deve coordinare il lavoro collettivo, lavorando in equipe con tutti i professionisti". In particolare, Lisuzzo ha chiuso il suo intervento parlando del ruolo fondamentale che ricopre oggi il preparatore atletico, ma ricordando anche che il vero atleta si riconosce dalla professionalità, dai sacrifici e dalle rinunce con cui sa approcciarsi alla propria attività.

Il professor Roberto Sassi, visibilmente emozionato, ha ricevuto il Premio alla carriera professionale "Sport and Anatomy", con una targa che è stata consegnata dal professor Gesi e dal presidente dell' Associazione Italiana Preparatori Atletici Calcio, Stefano Fiorini.

premio Sassi1

L’Università di Pisa, grazie ai finanziamenti ottenuti nell’ambito del VII Programma Quadro attraverso il progetto europeo TRIGGER (TRansforming Institutions by Gendering contents and Gaining Equality in Research), ha avviato un percorso di monitoraggio e analisi delle proprie pratiche istituzionali e di ricerca che, come per tutte le università italiane, contribuiscono al permanere del gender-gap nelle carriere accademiche e nell’accesso ai finanziamenti e ai luoghi decisionali. Il progetto - che coinvolge cinque enti di ricerca europei in altrettanti paesi: Spagna, Francia, Gran Bretagna e Repubblica Ceca - è stato presentato lunedì 12 dicembre, in rettorato, dalla coordinatrice, la professoressa Rita Biancheri, da Fosca Giannotti, ricercatrice dell'Istituto di Scienza e Tecnologia dell'Informazione del Cnr, e dagli altri ricercatori che partecipano allo studio.

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Per la sede pisana il progetto è rivolto a due aree disciplinari: medicina e ingegneria, in quanto l’analisi delle traiettorie di carriera femminili condotta dal gruppo di ricerca all’inizio del progetto, il 1 gennaio 2014, ha evidenziato una situazione particolarmente critica in questi settori.

Pur essendo la presenza femminile nell’Università di Pisa per i diversi ruoli accademici di poco al di sotto della media nazionale, il confronto tra le dinamiche di partecipazione femminile ai diversi gradi della carriera accademica per i settori individuati evidenzia trend particolarmente preoccupanti, con percentuali significativamente più basse rispetto alla media nazionale. L'area medica è connotata da un tasso di espulsione particolarmente severo, misurato attraverso l’indice di Glass Ceiling, che rileva la probabilità relativa per le donne, in comparazione con gli uomini, di raggiungere le posizioni più alte della carriera accademica. L’area ingegneristica si caratterizza, invece, per il più alto livello di rigidità in ingresso, facendo registrare comparativamente la più bassa partecipazione femminile al primo step della carriera accademica: le ricercatrici rappresentavano, infatti, solo il 12% del totale del personale inquadrato in quel ruolo.

In entrambi i casi, poi, il confronto con le performance registrate a livello nazionale ha permesso di rilevare ulteriori peculiarità. I dati relativi ad ambedue le aree disciplinari, infatti, risultavano particolarmente scoraggianti rispetto al dato medio italiano.

Nei tre anni di vita del progetto molte sono state le azioni intraprese, di ricerca e di cambiamento strutturale, da misure rivolte a promuovere le pari opportunità alla diffusione degli studi di genere e di gruppi di ricerca multidisciplinari. Durante il convegno dedicato a "Formazione, ricerca e carriere", in programma il 12 e 13 dicembre al Polo Piagge, è stato illustrato il database "Women in Science" (http://trigger.isti.cnr.it), specifico per l’Università di Pisa, che fornirà una fotografia non solo quantitativa, consentendo, attraverso l’inserimento di maggiori informazioni, un monitoraggio costante e aggiornato, interrogabile facilmente attraverso un portale internet in grado di raccogliere e sistematizzare diverse variabili attualmente disperse in molteplici sistemi di archiviazione.

trigger web

Il database sviluppato dal progetto rappresenta un unicum nel suo genere, e nasce per permettere l’acquisizione continua di informazioni, integrando le statistiche con una lettura dinamica e a più dimensioni, che vanno dalle modalità di progressione nella carriera, al tempo medio di permanenza in ruolo, dai movimenti nel numero di pensionamenti ai dati relativi alla produttività scientifica. Tutti elementi che consentono di vedere dove e quali sono le barriere, come poterle superare attraverso azioni mirate e soprattutto di uscire da un’analisi statica e quantitativa per allargare lo sguardo ai processi che non sono mai neutri, spesso invisibili perché dati per scontati, ma che invece riproducono lo status quo, come dimostrano i dati. Una “rivoluzione incompiuta”, dunque, che ha visto aumentare le donne sia nell’accesso all’istruzione superiore che nella più alta percentuale di laureate, ma che rende il panorama ancora più desolante per la perdita costante di risorse e di intelligenze a cui si chiede di scegliere, tuttora, tra famiglia e lavoro, figli e carriera come rilevano le nostre intervistate.

Plants can also “hibernate”. The discovery comes from a team of researchers from the University of Pisa who have just published a scientific article in the international journal PlosOne in which the extraordinary capacity of a herbaceous plant, Festuca arundinacea L., to survive in extremely unfavourable environmental conditions for long periods is noted.

“Higher plants are able to survive prolonged periods of dormancy, even many years, in dehydrated conditions in the form of seeds,” explained Lorenzo Guglielminetti from the University of Pisa. “Up till now, however, a perfectly hydrated, herbaceous plant has never been described as being able to resist prolonged conditions of total starvation, in the dark (and therefore unable to produce energy through photosynthesis) and at a very cold temperature (4°C)”.

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The study was carried out at the Department of Agricultural, Food and Agro-Environmental Sciences of the University of Pisa by Lorenzo Guglielminetti’s team (Antonio Pompeiano, Claudia Roberta Damiani, Sara Stefanini and Thais Huarancca Reyes) in collaboration with Marco Volterrani and Paolo Vernieri. In particular, the researchers discovered that Festuca, used in the past as a forage crop, and today used extensively for lawns, is able to germinate in the dark at temperatures of around 4°C and to grow, even if at a very slow rate, under these conditions, for around two hundred days. After this, once the reserve substances have terminated, the plant metabolism slows down drastically and growth stops awaiting favourable environmental conditions. The wait may last for several hundred days, at the end of which the plant, if exposed to light and acceptable temperatures (23°C), once again develops the photosynthetic apparatus in a few hours and immediately begins to grow.

“In our study we have described some of the mechanisms which enable the Festuca to survive a long period of stress,” concludes Lorenzo Guglielminetti. “Further studies in this direction will help to better understand the hidden secrets of this species, opening up different applicative fields of enormous interest for a genetic improvement of agricultural crops”.

 

 

 

Anche le piante possono andare in “letargo”. La scoperta è di un gruppo di ricercatori dell’Università di Pisa che ha appena pubblicato un articolo scientifico sulla rivista internazionale PlosOne nel quale si evidenzia la straordinaria capacità di una pianta erbacea, la Festuca arundinacea L., di tollerare condizioni ambientali estremamente limitanti per lunghissimi periodi.

“Le piante superiori possono superare lunghi periodi di dormienza, anche molti anni, in condizioni di disidratazione sotto forma di seme – ha spiegato Lorenzo Guglielminetti dell’Ateneo pisano - ad oggi, però, non era mai stata descritta una pianta erbacea perfettamente idratata in grado di resistere a lungo in condizioni di totale affamamento, al buio, e quindi non in grado di produrre energia tramite la fotosintesi, e al freddo intenso”.


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Lo studio è stato condotto dai ricercatori del dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali: il gruppo di Lorenzo Guglielminetti (Antonio Pompeiano, Claudia Roberta Damiani, Sara Stefanini e Thais Huarancca Reyes) in collaborazione con i colleghi Marco Volterrani e Paolo Vernieri. In particolare, gli scienziati hanno scoperto che la Festuca, utilizzata in passato come foraggio ed oggi impiegata copiosamente nella costituzione di tappeti erbosi, è in grado di germinare al buio a temperature intorno ai 4° C e di crescere, seppure a velocità molto ridotta, in queste condizioni per circa duecento giorni. Dopo questo periodo, terminate le sostanze di riserva, la pianta rallenta drasticamente il metabolismo e interrompe la crescita in attesa di condizioni ambientali favorevoli. L’attesa può durare diverse centinaia di giorni, al termine dei quali la pianta, se esposta alla luce e a condizioni di temperatura accettabili (23°C), sviluppa nuovamente l’apparato fotosintetico nel giro di poche ore e, subito dopo, riprende la crescita.

“Nel nostro studio abbiamo descritto alcuni meccanismi attraverso i quali la Festuca riesce a superare il lungo periodo di stress – ha concluso Lorenzo Guglielminetti - ulteriori studi in questa direzione potranno portare a comprendere ancora di più i segreti celati da questa specie, aprendo scenari applicativi di enorme interesse per il miglioramento genetico delle colture agrarie”.

 

Dopo mesi di lavoro nelle aule e nei laboratori di Ingegneria, l’esperimento dell’U-PHOS team è finalmente pronto e il prossimo marzo, dall’Esrange Space Center di Kiruna, nel nord della Svezia sarà lanciato a bordo del razzo REXUS 22 per essere testato in assenza di gravità. Grazie al programma REXUS/BEXUS di ESA e all’aiuto di SNSB (Swedish National Space Board) e DLR (German Aerospace Center), gli studenti dell’Università di Pisa si sono guadagnati il posto a bordo di un razzo sonda che porterà l’esperimento in volo parabolico fino a un’altitudine di circa 90 km per poi ricadere verso terra.

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Gli studenti hanno completato le fasi di progettazione e realizzazione dell’esperimento, superando con successo ogni revisione da parte dei tecnici dell’Agenzia Spaziale Europea e ricevendo l’approvazione dell’esperimento per il lancio. In vista della loro trasferta in Svezia, i ragazzi hanno deciso di lanciare una campagna di raccolta fondi sul sito Kickstarter: «La realizzazione di U-PHOS, come ogni altro progetto di ricerca scientifica, ha la necessità di risorse economiche per far fronte all’acquisto di materiali che spesso, per soddisfare i requisiti ingegneristici più esigenti, vanno a incidere in modo preponderante sul bilancio – spiega Pietro Nannipieri, coordinatore dell’U-PHOS team – I nostri fondi non sono sufficienti per poter inviare alcuni membri del nostro team alla campagna di lancio per montare e testare l’esperimento a bordo del razzo REXUS 22 e per questo abbiamo deciso di lanciare una campagna di raccolta fondi sul sito Kickstarter dove è possibile aiutarci a raccogliere le risorse necessarie acquistando il merchandising ufficiale del progetto U-PHOS (tra cui la t-shirt nella foto in basso). Supportandoci non solo permetterete a U-PHOS di volare nello spazio, portare a termine la sua missione, ma soprattutto aiuterete la ricerca scientifica a muovere un piccolo passo avanti verso un futuro migliore».

Il progetto dell’U-PHOS team è un esperimento di ricerca scientifica che studia il comportamento di un dispositivo per lo scambio termico senza organi in movimento: «Il PHP (Pulsating Heat Pipe) o tubo di calore pulsante, permette la dissipazione di calore e il raffreddamento di corpi caldi – aggiunge Pietro Nannipieri – Tale dispositivo è già stato approfonditamente studiato a terra, mai però è stata ancora studiata una sua applicazione in assenza di peso. L’ambiente spaziale, grazie alla sua assenza di gravità, permetterebbe al PHP di funzionare con tubi di diametro maggiore che consentono di trasportare una notevole quantità di calore extra migliorando notevolmente il raffreddamento».

Il progetto U-PHOS è il seguito di quello che è stato PHOS, un esperimento già selezionato nel 2014 dall’Agenzia Spaziale Europea, che mirava a scoprire le differenze che esistono tra un PHP funzionante a terra e un PHP teoricamente funzionante solo in assenza di peso. Il progetto ha suscitato molto interesse da parte dell’ESA che ha selezionato una seconda volta gli studenti dell’Università di Pisa per permettere loro di continuare lo studio. Riuscendo a dimostrare un incremento di efficienza è possibile ipotizzare un futuro utilizzo del dispositivo in applicazioni spaziali, campo in cui la sua semplicità costruttiva e la sua completa passività sono molto interessanti dal momento che permetterebbe una manutenzione del dispositivo pressoché nulla.

«Un PHP è un dispositivo completamente passivo composto da una condotta di dimensione capillare ripiegata a serpentina riempita con un refrigerante fluido e sigillato – spiega Pietro Nannipieri – Il calore è trasportato dall’azione combinata del cambio fase del refrigerante e dalle forze capillari che si generano all’interno del tubo: sono i principi fisici che mettono in movimento il fluido e non abbiamo bisogno di alcun tipo di pompe idrauliche per farlo circolare. Questo permette una riduzione degli spazi d’ingombro e un dispositivo di più semplice realizzazione e manutenzione dal momento che non ci sono parti meccaniche in movimento».

 

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GiochiParalimpici082Una rete coordinata di soggetti per promuovere azioni sociali, riabilitative, di diffusione delle attività motorie e sportive rivolte a persone con disabilità. È questo l’obiettivo dell’innovativo accordo che vede per la prima volta insieme Società della Salute della Zona Pisana, Usl Toscana Nord Ovest, Università di Pisa, Comitato Italiano Paralimpico Toscano, Coni Toscana, Ufficio Scolastico Territoriale di Pisa e Inail. Tra le azioni previste la creazione di un albo zonale di associazioni, palestre e strutture idonee a fornire servizi e a seguire le attività motorie di persone con diverse tipologie di disabilità. Ma anche la formazione di laureati specializzati nelle tematiche della motricità, riabilitazione, psicomotricità e terapia; l’attività di ricerca, osservazione e applicazione di ausili sportivi per le persone disabili; la sensibilizzazione tra le scuole a individuare al proprio interno spazi idonei allo svolgimento di attività fisica per studenti con disabilità.

Il documento individua cinque tipologie di attività, conformi agli obiettivi educativi e di salute di diversi target di età e di grado di disabilità, che coprono con continuità le esigenze dei minori, degli adulti e della terza età: educazione motoria dei potenziali attivabili; attività fisica adattata; educazione fisica e ludico motoria; sport adattato; sport paralimpico. Enti, associazioni o palestre che vorranno attivare corsi riconducibili a una o più delle categorie di attività fisiche elencate nel documento e dunque accedere all’albo zonale, saranno valutati da un apposito gruppo formato dagli enti sottoscrittori dell’accordo in base a requisiti professionali o strutturali specifici per ciascuna categoria di attività. Le strutture a cui saranno riconosciuti i requisiti professionali e strutturali specifici per essere inserite nell’albo zonale dovranno sottoporsi periodicamente al monitoraggio dell’Usl e della Sds, prevedere tariffe scontate almeno del 15% rispetto ai costi standard, dare agevolazioni sui costi o sulle modalità di pagamento a coloro che non sono inviati da un piano assistenziale dell’ente pubblico e, dove è possibile, attivare forme di integrazione con tesserati normodotati, tramite corsi aperti o momenti aggregativi.

Il gruppo di lavoro composto dagli enti sottoscrittori dell’accordo avrà il compito anche di individuare le migliori forme di invio e di accesso ai corsi dei soggetti inseriti nell’albo che, soprattutto nei casi di disabilità complesse, prevedranno l’accompagnamento di enti e professionisti preposti alla cura e all’assistenza. Le attività motorie e sportive comprese nell’albo zonale saranno pubblicate sul sito web della Società della Salute, dove gli utenti troveranno l’elenco delle palestre che hanno attivato corsi integrati idonei alla propria disabilità.

L’accordo prevede una stretta collaborazione tra l’Università di Pisa e gli altri soggetti sul versante della ricerca e della formazione dei laureati dell’area medica e di scienze motorie, particolarmente focalizzati nelle tematiche della motricità, riabilitazione, psicomotricità e fisioterapia. Prevista anche una collaborazione nella ricerca, osservazione e applicazione di ausili anche sportivi. Importante il ruolo dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Pisa che si concentrerà soprattutto nel promuovere una campagna di sensibilizzazione nei confronti delle scuole anche al fine di individuare palestre e spazi idonei per l’inclusione scolastica durante le attività di educazione fisica di studenti con disabilità complesse.

“Quello che presentiamo oggi è un accordo molto innovativo – afferma la presidente della Società della Salute della Zona Pisana, Sandra Capuzzi – e contribuirà a rendere il nostro territorio più accessibile e accogliente per tutti i soggetti con disabilità, che potranno facilmente individuare le strutture a cui rivolgersi per fare sport o attività motoria idonei alla loro condizione specifica, ma anche trovare, all’interno delle scuole, gli spazi idonei per svolgere attività fisica insieme ai compagni normodotati. Questo è possibile grazie all’impegno di sette enti che, per la prima volta, collaborano insieme in maniera sinergica, integrata, e coordinata, ognuno nel proprio raggio d’azione, per realizzare questo obiettivo”.

"All'Università di Pisa sono iscritti circa 600 studenti con disabilità, di cui 120 si rivolgono con frequenza e assiduità all'USID - ha dichiarato il professor Luca Fanucci, delegato del rettore per la Disabilità (il terzo da sinistra nella foto in basso) - Questi ragazzi condividono con noi un percorso importante della loro vita, quello che va dai 19 anni fino alla laurea, alla laurea magistrale, alla specializzazione, al dottorato di ricerca. Con l'esperienza maturata in questi anni, abbiamo potuto vedere quanto il benessere della persona e la propria serenità possano avere un impatto positivo per la carriera universitaria, in particolare per chi ha potuto conoscere l'attività sportiva, rivelatasi per i ragazzi fonte di benessere, leva per accrescere l'autostima e per rafforzare il carattere. È per questo che come Ateneo diamo molto spazio alla promozione delle attività sportive tra i nostri studenti e l'accordo presentato oggi va proprio in questa direzione. In più ci impegneremo sul piano della formazione, in particolare nei corsi dell’area medica e delle scienze motorie e anche su quello della ricerca, studiando nuovi ausili tecnologici a supporto della pratica sportiva per persone disabili".

societa salute fanucci

"Con la sottoscrizione del presente protocollo – spiega il presidente del Comitato Regionale Paralimpico Massimo Porciani - si dà finalmente dignità al movimento paralimpico quale partner di un percorso teso alla valorizzazione delle diverse abilità, contrastandone la loro marginalizzazione. Lo sport per il nostro Comitato, specialmente a livello territoriale, rappresenta uno strumento importante per la socializzazione, la riabilitazione e l'inclusione dei soggetti svantaggiati. Dopo il successo mediatico delle paralimpiadi, è necessario continuare a contrastare l'oblio che colpisce i disabili quando si spengono i riflettori. Questo accordo struttura un rapporto teso a valorizzare i benefici dell'atto sportivo per tutte le disabilità, fisiche sensoriali e intellettivo-relazionali. Oggi viene finalizzato un lavoro di unità degli enti che il nostro Comitato Regionale porta avanti da anni”.

“Questo accordo – afferma Giovanni Lorenzini, direttore Inail Pisa - rappresenta una iniziativa nuova nel panorama delle collaborazioni istituzionali del territorio perché cerca di garantire una offerta diffusa, accessibile e di qualità di azioni in campo sportivo e dell’attività fisica rivolte al mondo della disabilità. Come istituto siamo chiamati da un lato a coinvolgere nel percorso gli invalidi del lavoro, nostri assistiti, dall’altro a supportare le attività degli altri partner per la miglior riuscita del progetto. L’auspicio è che i risultati concreti ed il coinvolgimento delle persone cui è rivolta portino a valutarla come esperienza esportabile”.

"Sono molto soddisfatto dell'esito di questo lavoro portato avanti dalla Presidente Capuzzi insieme ai tanti soggetti istituzionali firmatari dell'accordo – commenta Salvatore Sanzo, presidente del CONI Regionale - Un segnale di progresso e di consapevolezza di quanto lo sport possa aiutare a crescere ed a superare barriere apparentemente insormontabili. Sport inteso non come fine ma come mezzo".

Un team di ricercatori toscani guida uno dei più innovativi progetti in ambito culturale finanziato quest’anno dalla Comunità Europea con il programma Horizon 2020. E’ il progetto ArchAIDE, ideato e coordinato dal Laboratorio MAPPA del dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa e a cui partecipano il Visual Computing Lab di CNR-ISTI e l’impresa pisana INERA srl accanto ad una serie di partner internazionali tedeschi, britannici, israeliani e spagnoli.

Grazie alla più avanzata tecnologia di riconoscimento automatico delle immagini, il progetto ArchAIDE nei prossimi tre anni svilupperà una innovativa App e un data base globale in grado di rivoluzionare la pratica dell’archeologia.

archaide team di ricerca toscano

“Ogni giorno, gli archeologi lavorano per scoprire e raccontare le storie che gli oggetti del passato portano fino a noi, investendo molto tempo, energie e denaro per riconoscerne e caratterizzare ogni singolo reperto – spiega Francesca Anichini ricercatrice dell’Ateneo pisano – quello che vogliamo realizzare è un sistema di riconoscimento automatico delle ceramiche provenienti dagli scavi archeologici di tutto il mondo, un lavoro che oggi invece viene fatto in modo interamente manuale”.

In pratica, grazie alla App di ArchAIDE, gli archeologi ovunque si trovino potranno fotografare direttamente qualsiasi frammento di ceramica trovato, inviare le proprie coordinate a un grande archivio, attivare il sistema di riconoscimento automatico dell’oggetto, ottenere una risposta con tutte le informazioni utili collegate e, infine, archiviare i dati del singolo reperto su un database che permette di condividere on-line ogni nuova scoperta.

La App sarà testata direttamente sul campo e in diversi paesi europei, grazie alla partecipazione diretta di archeologici professionisti che daranno una serie di feedback sul prodotto fino al rilascio della versione definitiva previsto per i primi mesi del 2019.

Obiettivo collaterale del progetto sarà inoltre quello di realizzare una versione “kids” ed educational che permetterà anche ai più piccoli di approcciarsi al mondo dell’archeologia e alle storie che i reperti ceramici possono raccontare, imparando in modo facile e divertente.

Il progetto ArchAIDE (Archaeological Automatic Identification and Documentation of cEramics, 2016-2019) è stato presentato venerdì 2 dicembre 2016 alle ore 11.30 presso la sala Molajoli nel Complesso di San Michele a Ripa a Roma, in occasione della messa on-line del sito web.

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Fotografia: il team toscano che guida il progetto ArchAIDE composto dai ricercatori del Laboratorio MAPPA dell’Università di Pisa, del Visual Computing Lab di CNR-ISTI e dell’impresa INERA, da sinistra Gabriele Gattiglia, Roberto Scopigno, Francesco Banterle, Bledar Muca, Simona Bellandi, Marco Callieri, Alberto Cagetti, Elda Chiriconi, Domenico Arenga, Massimo Zallocco, Simonetta Menchelli, Maria Letizia Gualandi, Sandro Petri, Serena Tonelli, Nicola Trabucco, Francesca Anichini, Lorenzo Garzella

Martedì 29 novembre al Palazzo dei Congressi di Pisa si è svolto un incontro, organizzato dall’Università e dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria in collaborazione con la Fondazione IRIS e la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della Gestalt Viva, con un grande maestro del pensiero contemporaneo: Claudio Naranjo, un “cercatore di Verità” che, nell’arco di tutta la sua vita, ha esplorato moltissimi campi del sapere, fondendo l’amore per la conoscenza con il lavoro per la trasformazione della persona, al fine di favorire il cambiamento della società.

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Moderatore dell’incontro è stato il professor Angelo Gemignani, presidente del corso di laurea triennale in Scienze e tecniche di psicologia clinica e della salute e del corso di laurea magistrale in Psicologia clinica e della salute, e direttore della SOD di Psicologia clinica dell’AOUP. Nel suo intervento di apertura, ha sottolineando come l’evento fosse rivolto principalmente agli studenti di psicologia dell’Università di Pisa, facendo parte infatti del percorso formativo dei “Leading Themes in Psychology”.
L’intervento di Naranjo è stato preceduto dai saluti di autorevoli esponenti del mondo accademico e ospedaliero: il professor Marco Abate, prorettore per la Didattica, ha sottolineato il ruolo cruciale della cultura nella formazione professionale; il professor Pietro Pietrini, direttore della Scuola IMT Alti Studi Lucca, ha evidenziato l’importanza dell’interazione tra neuroscienze e pensiero psicologico; il dottor Fabrizio Gemmi, direttore sanitario dell’AOUP, e il professor Ubaldo Bonuccelli, direttore del DAI Specialità mediche dell’Azienda, hanno ribadito l’importanza dell’intervento psicologico in ambito clinico; il professor Riccardo Zucchi, direttore del dipartimento di Patologia, ha messo al centro la soggettività nella relazione medico-paziente; e infine il dottor Lauro Mengheri, presidente dell’Ordine degli Psicologi toscani, ha auspicato un maggior numero di psicologi di ruolo all’interno degli ospedali.

Claudio Naranjo, allievo ed erede di Fritz Perls, ha iniziato la sua lezione con testimonianze dirette e coinvolgenti del suo rapporto con il fondatore della "Terapia Gestalt", uno degli approcci più significativi tra le psicoterapie cosiddette “umanistiche”, che Naranjo, in tutta la sua vita di ricercatore, ha successivamente trasformato e profondamente arricchito. Naranjo ha affrontato poi il tema della sofferenza e della trasformazione: il male e la sofferenza non sarebbero insite nell’essere umano, ma sarebbero piuttosto il prodotto della repressione che la civiltà ha operato sugli istinti naturali e sulla spontaneità. Naranjo pone la liberazione dell’uomo al centro di ogni percorso terapeutico o spirituale. La sua opera terapeutica si è principalmente sviluppata nel programma SAT, un programma di formazione olistica per lo sviluppo personale e professionale e un percorso di crescita e di autoconoscenza che ha raggiunto oggi, dopo oltre quaranta anni di sperimentazione in America Latina e in Europa, una capacità trasformativa senza precedenti. La spiritualità, la psicoterapia e l’educazione costituiscono per Naranjo tre aspetti di un medesimo tema, quello dello sviluppo umano. Riferendosi all’educazione Naranjo ha precisato che prima di tutto deve essere un’educazione del cuore: una vera e propria rivoluzione radicale del pensiero educativo che deve partire prima di tutto da un cambiamento degli educatori.

Molto applaudito, soprattutto dai giovani studenti universitari che sono intervenuti numerosi all’incontro, Claudio Naranjo ha risposto, nella successiva tavola rotonda (cui hanno partecipato, oltre al professor Angelo Gemignani, la professoressa Liliana Dell’Osso, il professor Alfonso Maurizio Iacono e il dottor Pier Giorgio Curti) a numerosi e vivaci quesiti suscitati dal suo intervento. La giornata si è conclusa nel pomeriggio con workshop esperienziali, dedicati all’approfondimento della Gestalt Viva, nella prospettiva di colui che l’ha cambiata profondamente rispetto all’originaria eredità di Fritz Perls, restituendole, molto al di là della clinica, anche nella formazione dei giovani terapeuti il valore di una pratica di ampliamento della coscienza istintuale e amorosa al servizio della trasformazione della società.

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