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Progettazione di business planSono 60 gli studenti coinvolti nelle lezioni di impresa al fianco delle aziende, nell'ambito della quinta edizione del “Business Plan in Progress”, il progetto del corso progredito di Finanza aziendale - parte della laurea magistrale in Banca, finanza aziendale e mercati finanziari dell’Università di Pisa - che prevede la vera e propria stesura di progetti di impresa.

Il pool di imprese che offre il loro sostegno cresce e si qualifica sempre di più. Quest’anno gli studenti avranno la possibilità di collaborare alla stesura di un Business Plan con otto grandi imprese, tra le quali ci sono il Gruppo Onorato Armatori, con l’amministratore delegato e presidente di Toremar Matteo Savelli, e l’Abiogen, con il dottor Alberto Bresci. Inoltre, aumenta l’attenzione per le nuove imprese promosse dai ricercatori dell’Ateneo pisano - da E-SPres3D (ingegner Sara Condino) a Ingeniars (professor Luca Fanucci e ingegner Massimiliano Donati), passando per Jos Technology (dottoressa Eleonora Romiti) e Qbrobotics (ingegner Fabio Bonomo e dottor Federico Baiamonte) e Spacedys (dottoressa Erica Nencini) - le quali condivideranno con gli studenti progetti concreti di espansione e focalizzazione del prodotto, nonché di nuovi prodotti, anche in un’ottica di entrepreneurship training.

Grazie al progetto Business Plan in Progress, un’iniziativa promossa dalla professoressa Giovanna Mariani, del dipartimento di Economia e Management, con il supporto attivo del dottor Francesco Greggio, dello studio RQR & Partners, gli studenti avranno l’opportunità di collaborare attivamente con le imprese per un progetto di planning.

I Business Plan saranno poi discussi a metà dicembre alla presenza degli stessi imprenditori, affiancati anche da operatori del mercato finanziario, tra cui il dottor Enrico Mattiazzi, associate di United Ventures, che potranno valutare i progetti e, soprattutto, fornire agli studenti spunti di riflessione e di ulteriore approfondimento.

Sono due i progetti coordinati dall’Università di Pisa che l’Europa ha finanziato per lo sviluppo della bioingegneria in Africa. Il primo, denominato ABEM (African Biomedical Engineering Mobility), ha lo scopo di incentivare la mobilità tra le università africane, utilizzando il programma Erasmus come modello. Il secondo, che si chiama UBORA, ha come finalità la costruzione di una piattaforma virtuale per bioingegneri dove condividere know-how e risorse. A coordinare i progetti sarà Arti Ahluwalia, docente del dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e ricercatrice del Centro Piaggio dell’Università di Pisa, che già da tempo lavora con l’UNECA (UN Economic Commission for Africa) come consulente scientifico nell’ambito di un progetto per lo sviluppo di risorse umane in ingegneria biomedica in Africa.

«Come Università di Pisa abbiamo contribuito alla nascita del consorzio “African Biomedical Engineering Consortium” dedicato al miglioramento della salute in Africa tramite la formazione di ingegneri biomedici e l’utilizzo di tecnologie open source – spiega la professoressa Ahluwalia – Insieme a me lavora anche il ricercatore Carmelo De Maria, che è un esperto di prototipazione rapida. Entrambi siamo visiting professor in università africane, io alla Kenyatta University di Nairobi e De Maria alla Addis Ababa University. È anche grazie a queste iniziative che l’Europa ha finanziato i nostri progetti».

Arti Ahluwalia e Carmelo De Memaria

Il progetto ABEM-African Biomedical Engineering Mobility, rientra nell’ambito dei programmi della Education, Audiovisual and Culture Executive Agency (EACEA - Intra African Mobility Scheme) e avrà una durata di cinque anni. È stato finanziato con un milione e mezzo di euro e sono sette i partner che partecipano: oltre a Pisa, sono coinvolte la Kenyatta University (Kenia), Addis Ababa University (Etiopia), University of Cape Town (Sud Africa), University of Cairo (Egitto), Mbarara University of Science and Technology (Uganda), University of Lagos (Nigeria). L’Università di Pisa, in qualità di coordinatore tecnico, avrà un ruolo di supervisione, assicurandosi che le università coinvolte riescano a sfruttare al meglio le opportunità presenti e sviluppino un sistema di riconoscimento reciproco. In pratica, il progetto implementerà un modello di mobilità grazie al quale gli studenti delle università africane potranno fare scambi e periodi di studio e ricerca in altri atenei per sviluppare e condividere le conoscenze in ingegneria biomedica, proprio come succede in Europa con il programma Erasmus.

UBORA, che in lingua Swahili vuol dire “eccellenza”, è un progetto Horizon 2020 in cui il Centro di ricerca “E. Piaggio” coordina 6 partner: Kenyatta University (Kenya), Royal Institute of Technology (Svezia), University of Tartu (Estonia), Technical University of Madrid (Spagna), Uganda Industrial Research Institute (Uganda) e l’azienda estone AgileWorks. Il progetto ha ricevuto dalla Commissione europea un milione di euro e ha lo scopo di costruire tra Europa e Africa una piattaforma virtuale per condividere nuove soluzioni, basate su tecnologie open source, in grado di dare risposte alle sfide nel campo della salute. UBORA coinvolgerà università europee e africane, con i loro centri di ricerca tecnologici, combinando la filosofia dell’open design con le norme di sicurezza basate sulle linee guida europee. Il progetto dovrà portare allo sviluppo di soluzioni innovative nell’ingegneria biomedica, con un miglioramento significativo nella formazione in questo campo e nuovi stimoli per l’economia dei paesi coinvolti.

Tra le prime iniziative vi è un contest per il design del logo del progetto aperto agli studenti appartenenti alle 4 università partecipanti. Nei prossimi due anni, sono inoltre in programma competizioni per il design di dispositivi biomedicali open, efficienti, efficaci, sicuri e progettati per rispondere alle diverse caratteristiche del contesto africano ed europeo.

Leggi il regolamento del contest per il design del logo UBORA.

banner Abec

La didattica della medicina incontra le nuove tecnologie e, grazie a internet, la nuove “aule virtuali” possono contenere un numero di studenti decisamente più ampio rispetto a quelle tradizionali. Per incoraggiare la diffusione delle lezioni online il Ministro dell’istruzione, università, ricerca (Miur) ha bandito il concorso TalentItaly. La sfida della open education, che ha individuato la piattaforma di e-learning (insegnamento a distanza) più efficace, assegnando il primo premio al corso di cardiologia “I sintomi del cuore”, diffuso attraverso la piattaforma E-schoolapius, promossa da un gruppo di allievi e docenti di Scuola Superiore Sant’Anna, Università di Pisa, Fondazione Toscana Gabriele Monasterio.

Allievi preparano una lezione su eschoolapius

Il riconoscimento del Ministero è stato assegnato alla piattaforma di insegnamento a distanza che, per assonanza, ricorda Esculapio, il personaggio della mitologia greca diventato il dio della medicina, e che si candida a diventare il riferimento per i modelli dei cosiddetti “Massive online open courses” (“Mooc”), strumento sempre più diffuso nel mondo e adesso anche in Italia per non limitare, nello spazio e nel numero di utenti, l’esperienza delle didattica alle aule universitario.

Le lezioni online I sintomi del cuore si propongono di insegnare, principalmente agli studenti in medicina, come gestire in maniera corretta i più comuni sintomi cardiaci come dispnea (respirazione difficoltosa), dolore toracico, sincope e cardiopalmo. Queste lezioni online, dalla grafica accattivante, hanno impressionato la giuria di esperti scelta dal Miur per “l’eccellente livello e l’alta efficacia didattica” dei contenuti e per il “percorso interattivo e coinvolgente” che “consente agli studenti del corso di passare dalla teoria alla pratica clinica”.

Tra le ragioni che hanno contribuito in maniera determinante al successo di “E-schoolapius” figurano “l’alta partecipazione e il basso tasso di abbandono da parte di studenti dalle facoltà di medicina e chirurgia di tutta Italia”, i quali non si sono limitati a risolvere i casi proposti, ma hanno preso parte in maniera attiva alle lezioni, chiedendo spesso di estendere gli argomenti trattati su “E-schoolapius” ad altri, che non fossero legati alla cardiologia.

“Adesso il portale ‘E-schoolapius’ aspira a diventare un riferimento nazionale – commentano Michele Emdin e Claudio Passino, docenti di cardiologia all’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna e promotori della piattaforma online - per tutti gli studenti di medicina. Questa piattaforma di e-learning – sottolineano – può diventare un laboratorio dove sperimentare nuove metodologie didattiche in un contesto, come quello della formazione medica, per il quale le nuove tecnologie avranno sempre più un ruolo fondamentale per aiutare i medici del domani a combinare solide basi teoriche con pratica clinica quotidiana, svolta in maniera innovativa”.

“E-schoolapius” è frutto della collaborazione di un gruppo di lavoro multidisciplinare coordinato da Emdin e Passino, in collaborazione con gli allievi di medicina Filippo Quattrone e Marco Cotrufo e con la ricercatrice dell’Istituto di Management del Sant’Anna Sara Barsanti. Il progetto è stato inoltre realizzato grazie alla collaborazione del docente di Medicina interna dell’Università di Pisa, Stefano Taddei; dei medici specializzandi e dottorandi della Fondazione Toscana “Gabriele Monasterio”; degli allievi in medicina del Sant’Anna Alberto Aimo, Vincenzo Castiglione, Marco Maria Germani, Jacopo Nicolò Marin, Davide Panizza, Eleonora Taddei; della docente coordinatrice del Laboratorio Management e Sanità del Sant’Anna Sabina Nuti; dei ricercatori Marcello Carrozzino e Chiara Evangelista esperti di ‘digital learning’ e realtà virtuale del laboratorio di Robotica percettiva Percro dell’Istituto TeCIP del Sant’Anna; di Stefania Bracci e Simone Romani (Datre Provider) per lo sviluppo della piattaforma e per l’implementazione del corso on-line.

A questo link la valutazione finale della giuria. 

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Già da alcuni anni i paleopatologi dell’Università di Pisa si occupano dello studio osteoarcheologico dei resti umani appartenenti alla famiglia Guinigi, l’antica casata di Lucca la cui tomba si trova nell’omonima cappella all’interno del complesso conventuale di San Francesco. Durante la pulizia e il restauro dei resti scheletrici rinvenuti mescolati all’interno della tomba collettiva dei Guinigi, è venuta alla luce una protesi dentaria in oro di particolare interesse, sia per le modalità di esecuzione, sia per la rarità del ritrovamento. Lo studio del prezioso reperto è stato effettuato dalla dottoressa Simona Minozzi della Divisione di Paleopatologia del dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia, con la collaborazione del professor Gino Fornaciari, della professoressa Valentina Giuffra e del dottor Antonio Fornaciari.

protesi dentaria guinigi

«Lo studio del contesto archeologico non ha permesso una datazione precisa per la protesi che comunque si colloca tra la fine del XIV secolo e l’inizio del XVII secolo e il XVII secolo, e malgrado esistano descrizioni di apparecchi simili nei testi del periodo, non sono conosciute altre evidenze archeologiche – spiega Simona Minozzi – La protesi dentaria ritrovata nella tomba dei Guinigi è quindi la prima testimonianza di protesi dentale di questo periodo storico e aggiunge un un prezioso tassello alla storia dell’odontoiatria». I risultati dello studio sono stati pubblicati in questi giorni sulla rivista Clinical Implant Dentistry and Related Research (DOI 10.1111/cid.12460).

La protesi è formata da cinque denti mandibolari umani tenuti assieme da una lamina metallica in oro; la forma e le dimensioni la rendono adatta alla sostituzione dell’arcata anteriore mandibolare. I denti, canini e incisivi disposti senza rispettare la corretta sequenza anatomica, appartengono a individui diversi. Per la realizzazione dell’apparecchio la radice di ciascun dente è stata limata e tagliata longitudinalmente; all’interno del taglio è stata inserita una sottile lamina d’oro alla quale i denti sono stati assicurati attraverso piccoli perni. La lamina fuoriesce ai due lati della protesi con due alette piegate ad S, sulle quali sono presenti due piccoli fori che garantivano l’ancoraggio ai denti ancora in situ nella mandibola, di cui non è però stata trovata traccia. Infatti, i tentativi di associazione con le numerose mandibole rinvenute nella tomba collettiva che raccoglieva i resti di quasi un centinaio di individui, sepolti assieme alla protesi, non hanno dato esito positivo. In ogni caso, la presenza di un deposito di tartaro sulla superficie dei denti dimostra che l’apparecchio fu portato a lungo.

Indispensabile, per comprendere la struttura della protesi, è stata la micro-CT, effettuata dal prof. Piero Salvadori e dal dott. Daniele Panetta dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR. Inoltre, grazie alla collaborazione con il prof. Massimo De Sanctis e la dott.ssa Randa Ishak, del dipartimento di Ingegneria Civile ed Industriale, è stato possibile effettuare l’analisi metallografica attraverso la microscopia elettronica a scansione. Lo spettro a raggi X della lamina ha rivelato la composizione della lega metallica utilizzata, che ha un contenuto medio di Oro del 73%, 15,6% di Argento e 11,4% di Rame.

Grazie al finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e alla collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Archeologici della Toscana, in particolare del dott. Giulio Ciampoltrini, ad oggi è stato possibile studiare buona parte degli oltre 200 scheletri della famiglia Guinigi, importante casata che governò la città di Lucca agli inizi del 1400. Nel corso dello studio sono stati identificati tra di essi i resti di tre delle quattro mogli di Paolo Guinigi, tra cui la famosa Ilaria del Carretto, della quale resta esposto nel duomo di Lucca il celebre sarcofago in marmo scolpito da Jacopo della Quercia.

protesi dentaria guinigi 2

Ne hanno parlato: 
Ansa
ADNkronos
Corriere.it
NazioneLucca.it
QuiNewsPisa.it 
Lucca in Diretta 
gonews.it 
Nazione Lucca
Tirreno Lucca
Nazione Pisa
Tirreno 
L'Arena

Con le bandiere dei loro paesi, i ragazzi del progetto Inclinados hacia América Latina hanno salutato l’Università di Pisa, che li ospiterà per i prossimi due anni. Gli 11 studenti provengono da Perù, Costa Rica, Argentina, Colombia, Venezuela, Honduras, Brasile e Cuba, e a Pisa frequenteranno un corso di laurea magistrale. Grazie a una borsa di studio e altre agevolazioni, potranno seguire le lezioni nei vari dipartimenti e frequentare un corso di italiano al CLI, seguiti da una tutor madrelingua, Belkis Hernández, in servizio presso l'International Office del rettorato.

Il progetto “Inclinados hacia América Latina”, giunto al quarto anno, è promosso direttamente dall’Università di Pisa per facilitare l'accoglienza di cittadini latinoamericani interessati all'offerta didattica di II livello proposta dall’Ateneo. Fino ad oggi sono oltre 60 i ragazzi che hanno preso parte al progetto, arrivando a Pisa dai paesi dell’America Latina.

 inclinados 2016 gruppo 2 web

Carolina Rocha, Colombia
Carolina Rocha de Colombia

Eduardo Navas, Honduras

Eduardo Navas de Honduras

Flavia Cassiano, Brasil
Flavia Cassiano de Brasil


Gary Gomez, Cuba
Gary Gomez de Cuba

Giannina Ibarra, Chile
Giannina Ibarra de Chile

Javier López, Venezuela
Javier Lopez de Venezuela


Lourdes Chacon, Costa Rica
Lourdes Chacon de Costa Rica

Lucía Aguilera, Argentina
Lucia Aguilera de Argentina

Ricardo Chica Cepeda, Colombia
Ricardo Chica Cepeda de Colombia

Lucero Chavez, José Luis Corcuera Bárcena, Alfonso Abel Rime Quero, Perú
Studenti Inclinados dal Perù

Il gruppo degli studenti "Inclinados" all'Ufficio Internazionale
inclinados 2016 gruppo

Decontaminare il suolo utilizzando funghi e batteri appositamente selezionati in base alla loro capacità di metabolizzare le sostanze inquinanti. Dopo una sperimentazione triennale, riparte il progetto Bio ResNova del dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa grazie ad un nuovo finanziamento della Fondazione Pisa che vedrà coinvolte anche aziende del territorio che si occupano di smaltimento di rifiuti e bonifiche. L’obiettivo di questa seconda fase, che durerà due anni, è di realizzare un impianto pilota di decontaminazione per arrivare poi alla brevettazione del processo biotecnologico di bonifica di suoli e dei sedimenti contaminati.

Terreno da decontaminare“Siamo partiti isolando popolazioni di batteri e funghi nei sedimenti da decontaminare dove vivono proprio perché si nutrono degli stessi inquinanti - spiega il professore Roberto Lorenzi dell’Università di Pisa che lavora al progetto con la dottoressa Simona Di Gregorio e altri sei fra studenti e ricercatori - abbiamo quindi moltiplicato i microrganismi in laboratorio e li abbiamo reimmessi nella matrice da decontaminare dove, degradando le molecole tossiche attraverso la loro normale attività metabolica, riescono così a ridurre la concentrazione dei contaminanti”.

I biotrattamenti messi a punto dal team Bio ResNova si possono applicare a suoli contaminati da idrocarburi pesanti consentendo un loro riutilizzo in ambito civile e industriale piuttosto che lo smaltimento in discarica, come solitamente avviene oggi. Il metodo ideato dai ricercatori dell’Ateneo pisano non solo rispetta i limiti di legge relativi ai livelli massimi del contaminante principale, ma tiene anche conto delle sostanze dannose che possono formarsi durante la degradazione delle molecole inquinanti insistendo nei trattamenti sino a raggiungere buoni risultati anche negli esami ecotossicologici.

“La tecnologia BioResnova – conclude Lorenzi - potrà essere sfruttata sia sul mercato italiano, dove le bonifiche ambientali dei suoli e dei sedimenti riguardano i maggiori poli chimici e petrolchimici e le principali autorità portuali, sia sul mercato europeo e nord africano, con stime previsionali che potrebbero superare di un ordine di grandezza il mercato Italiano”.

Sono stati presentati nell'ambito di una seduta congiunta del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione, tenuta nella sede della Gipsoteca di Arte Antica, i prorettori e i delegati che affiancheranno il rettore Paolo Mancarella nella guida dell'Università di Pisa durante i prossimi anni. Al termine della seduta, il professor Mancarella ha preso la parola e, davanti ai componenti dei due Organi, al direttore generale Riccardo Grasso e ai dirigenti dell'Ateneo, ha introdotto i collaboratori, sottolineando che "la scelta è avvenuta sulla base dei criteri di competenza, esperienza e affinità dal punto di vista umano".

prorettori delegati 2016

Ha quindi presentato la professoressa Nicoletta De Francesco, ordinario di Sistemi di elaborazione delle informazioni, che è stata confermata nel ruolo di prorettrice vicaria, e poi tutti gli altri: Marco Abate, professore ordinario di Geometria, prorettore per la didattica, che era assente alla presentazione perché impegnato in una missione all'estero; Lisandro Benedetti-Cecchi, professore ordinario di Ecologia, prorettore per la ricerca in ambito europeo e internazionale; Ada Carlesi, professore ordinario di Finanza aziendale, prorettrice per le politiche di bilancio; Antonella Del Corso, professore associato di Biochimica, prorettrice per gli studenti e il diritto allo studio; Marco Gesi, professore associato di Anatomia umana, prorettore per i rapporti con gli enti del territorio, con delega alle attività sportive; Michele Marroni, professore ordinario di Geologia strutturale, prorettore per l'organizzazione e le politiche del personale; Claudia Martini, professore ordinario di Biochimica, prorettrice per la ricerca in ambito nazionale; Marco Raugi, professore ordinario di Elettrotecnica, prorettore per la ricerca applicata e il trasferimento tecnologico; Walter Salvatore, professore ordinario di Tecnica delle costruzioni, prorettore per l'edilizia e il patrimonio; Franco Turini, professore ordinario di Informatica, prorettore per la revisione dei regolamenti e delle procedure amministrative.

Subito dopo, è stata la volta dei delegati: professoressa Marcella Aglietti, delegata per il dottorato di ricerca; professor Leonardo Bertini, delegato per la promozione delle iniziative di Spin Off, Start Up e Brevetti; professor Antonio Cisternino, delegato per l’informatica; professor Pietro Di Martino, delegato per la formazione degli insegnanti; professor Luca Fanucci, delegato per lo svolgimento delle funzioni di coordinamento, monitoraggio e supporto di tutte le iniziative concernenti l’integrazione, nell’ambito dell’Ateneo, degli studenti e del personale con disabilità e degli studenti con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA); professoressa Alessandra Lischi, delegata per la comunicazione e la diffusione della cultura; professor Francesco Marcelloni, delegato per l’internazionalizzazione; professoressa Michela Passalacqua, delegata agli affari giuridici; professor Vincenzo Gervasi, delegato al monitoraggio e all’ottimizzazione dell’uso degli spazi per la didattica; professor Rossano Massai, delegato al job placement; professor Giovanni Vozzi, delegato per la promozione e il coordinamento delle politiche inerenti la sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro.

I curriculum, con una sintesi degli incarichi istituzionali ricoperti e delle principali attività scientifiche e didattiche svolte, sono disponibili sul sito dell'Ateneo, rispettivamente a questi link: Prorettori e Delegati.

Ne hanno parlato:

La Nazione Pisa 1
La Nazione Pisa 2
La Nazione Pisa 3
Il Tirreno Pisa 1
Corriere Fiorentino
Tirreno.it
Toscana24Il sole24Ore
PisaToday.it
GoNews.it
PisaInformaFlash
StampToscana.it

pedana1L'Università di Pisa ha donato una nuova pedana per gli atleti in carrozzina al Club Scherma "Antonio Di Ciolo", nella convinzione di poter contribuire allo sviluppo ulteriore di una disciplina che ha già portato, anche nella sezione disabili, numerosi allori alla città. La pedana permette, infatti, di svolgere un allenamento quotidiano ai numerosi atleti disabili, tra cui alcune studentesse e studenti universitari, che frequentano il Club Di Ciolo e che risolvono così - grazie all'intervento dell'Ateneo - buona parte dei problemi logistici e organizzativi a cui andavano incontro in precedenza.

 

"Tengo molto a ringraziare pubblicamente - ha detto Alessandro Di Ciolo, che insieme al maestro Stefano Cinotti porta avanti numerosi progetti rivolti alla disabilità in ambito motorio - l'Università di Pisa, che da sempre è vicina ai problemi sociali e di integrazione dei giovani, e in particolare il rettore Paolo Mancarella, che anche questa volta non ha fatto mancare il suo pieno sostegno all'iniziativa, confermando la sua grande sensibilità per le tematiche più delicate della nostra società. La scherma e, più in generale, lo sport, possono essere un mezzo di integrazione di straordinario valore: per questo, desidero esprimere la gratitudine all'Ateneo pisano a nome dell'intero Club e di tutti i ragazzi disabili che avranno modo di allenarsi sulla nuova pedana".

paolo piaggiÈ uscita alcuni giorni fa la notizia di uno scienziato italiano che, al National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases (NIDDK) con sede a Phoenix, in Arizona, ha scoperto il THNSL2, un gene che rallenta il metabolismo e fa aumentare di peso. Lo scienziato si chiama Paolo Piaggi, ha 31 anni, è originario di La Spezia e si è formato all’Università di Pisa, dove ha conseguito la laurea triennale e poi specialistica in Ingegneria Biomedica, il dottorato di ricerca in Automatica, Robotica e Bioingegneria, vincendo poi un assegno di ricerca post dottorato. La sua scoperta è stata presentata al congresso annuale della US Obesity Society di New Orleans ed è molto importante perché identifica un fattore genetico che potrebbe diventare il target per cure per nuove cure contro l’obestità.

Paolo Piaggi ha scoperto che un maggiore livello di attività del gene THNSL2 è associato a un metabolismo più “lento”: «I soggetti con un’attività maggiore per questo gene – ha spiegato lo scienziato in un’intervista rilasciata all’ANSA – mostrano nell’arco di un anno di osservazione un aumento di peso tendenzialmente maggiore rispetto a chi, invece, presenta il gene meno attivo. Se studi futuri confermeranno questi risultati allora si potrebbero sviluppare farmaci che possano diminuire l’azione della proteina prodotta dal gene (SOFAT) in modo da aumentare il metabolismo e frenare l’aumento di peso».

Grazie al professor Alberto Landi, uno dei relatori della sua tesi di laurea, Paolo Piaggi ha risposto ad alcune domande sulla sua formazione, il suo lavoro e la sua scoperta.

Qual è stata la tua formazione italiana?
Mi sono formato presso l'Università di Pisa dove ho conseguito la laurea triennale e la laurea specialistica in Ingegneria Biomedica. Ho continuato poi i miei studi ottenendo il dottorato in Automatica, Robotica e Bioingegneria, coordinato dal professor Andrea Caiti, sotto la guida del professor Alberto Landi (Ingegneria) e del professor Ferruccio Santini (Medicina).

Dove lavori ora?
Attualmente lavoro presso il National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases (NIDDK/NIH) con sede a Phoenix, Arizona (USA). Ho recentemente ottenuto una posizione di Staff Scientist e sono diventato Principal Investigator di due protocolli clinici sullo studio del metabolismo negli umani). La mia formazione costituisce un esempio di cooperazione interdisciplinare tra due aree diverse, perché se è vero che il mio background è quello del settore dell’Ingegneria Biomedica, le collaborazioni con il settore medico mi hanno portato all’attuale lavoro presso il NIDDK.

Perchè ti hanno premiato?
I risultati della mia ricerca sottomessa al convegno 2016 Obesity Week (New Orleans, Lousiana, Ott 31-Nov 4 2016) in forma di abstract è stata selezionata dal comitato organizzatore per la press release del convegno. L’obesità è un problema primario negli Stati Uniti e sta divenendo sempre più importante anche in Europa, quindi l’argomento di ricerca richiama molto interesse. Una volta identificato il gene che predispone all’obesità, pensate alla ricaduta della introduzione di un farmaco che permette di contrastarlo.

Come si lavora negli Stati Uniti?
Lavorare presso il NIDDK/NIH rappresenta un'opportunità unica per condurre ricerca di base e transazionale data la grande disponibilità di risorse economiche e la collaborazione con esperti di fama internazionale con cui poter sviluppare nuove idee e protocolli di studio. Per ora mi sono trovato veramente bene.

Continui a collaborare con l'Italia e ci torneresti?
Si, ho una collaborazione attiva con l'Università di Pisa nell'ambito di un progetto di ricerca inerente la costruzione di una camera metabolica nell’ospedale di Cisanello per studi metabolici in soggetti sani e con patologie endocrino-metaboliche. Mi dicono dall’Italia che siamo prossimi alla sua inaugurazione. La possibilità di condurre ricerche in Italia e magari a Pisa rappresenterebbe per me un'opportunità allettante per proseguire negli studi sul metabolismo e poter tornare alla mia "alma mater".

Beatrice Vio, medaglia d’oro nel fioretto alle recenti Paralimpiadi di Rio De Janeiro, Loredana Triglia e Andreea Mogos, medaglia di bronzo con lei nel fioretto a squadre, sono tra gli atleti che scenderanno in pedana a Pisa in occasione della tappa di Coppa del Mondo di Scherma Paralimpica. La città torna infatti a ospitare il prestigioso evento sportivo: dall’11 al 13 novembre, sarà sede della sesta e ultima prova del trofeo internazionale. Organizzato dalla storica Società U.S. Pisascherma con la collaborazione del CUS Pisa, l’evento sarà patrocinato da Regione Toscana, Comune e Università di Pisa. In gara ci saranno 150 circa atleti da 16 le nazioni: Bielorussia, Georgia, Austria, Russia, Gran Bretagna, Spagna, Germania, Corea, Ungheria, Israele, Francia, Canada, Hong Kong, Polonia, Italia, Cina.

Nella foto, da sinistra: Emanuele Lambertini, medaglia d’oro ai recenti Campionati del Mondo U17, Beatrice Vio e il rettore Paolo Mancarella.

bebe mancarella

La competizione arriva a Pisa dopo che le prove precedenti si sono svolte nelle storiche sedi di Hong Kong, Montreal, Budapest, Parigi e Varsavia. Si tratta di un ritorno, dopo il successo dell’edizione del maggio 2015. A partire da giovedì 10 novembre 2016, i team nazionali saranno accolti presso l'aeroporto internazionale Galilei di Pisa. Le gare si terranno presso gli impianti del CUS: avranno inizio alle 9 e termineranno intorno alle 17 (domenica intorno alle 15). Sarà possibile assistere gratuitamente alle gare dalla tribuna del palaCUS e usufruire del punto ristoro del CUS Pisa, aperto tutto il giorno. Sarà inoltre allestito un punto massaggi Cetilar® a disposizione degli atleti e del pubblico.

Gli atleti della nazionale che scenderanno in pedana nella tre giorni di gare sono: Matteo Betti, Edoardo Giordan, Matteo Dei Rossi, Emanuele Lambertini (medaglia d’oro ai recenti Campionati del Mondo U17), Alessio Sarri, Andrea Pellegrini, Andreea Mogos, Loredana Trigilia, Beatrice Vio. I commissari tecnici:
 Simone Vanni (fioretto), 
Francesco Martinelli (spada),
 Fabio Giovannini (sciabola).

“È di grande importanza per la nostra città ospitare una manifestazione così prestigiosa come la Coppa del mondo di scherma paralimpica – afferma la presidente della Società della Salute della zona pisana, assessore alla politiche sociali del Comune di Pisa e presidente del Comitato organizzatore dell’evento Sandra Capuzzi - in particolare dopo il grande successo di pubblico delle Paralimpiadi di Rio de Janeiro. Pisa ha l’occasione di mostrare il suo volto migliore, nell’accoglienza di tante delegazioni internazionali, nell’organizzazione di un evento sportivo che vedrà in pedana grandi campioni che sono diventati l’emblema di come, con forza di volontà e tenacia, si possano raggiungere grandi traguardi”.

"Dopo il grande successo dello scorso anno - ha commentato il rettore dell’Università di Pisa Paolo Mancarella - siamo felici che Pisa torni ad accogliere una tappa della Coppa del Mondo di scherma paralimpica, che quest'anno sarà la gara conclusiva e porterà all'assegnazione del trofeo. Saranno giorni emozionanti e ci auguriamo molto partecipati, che, anche attraverso la presenza dei più forti atleti a livello italiano e internazionale, riaffermeranno il valore sociale dello sport e il significato del rapporto tra sport e disabilità. Oltre alla concessione del patrocinio e alla disponibilità della sede del CUS, l'Università di Pisa collabora all'organizzazione della manifestazione attraverso l'Unità di servizi per l'integrazione degli studenti con disabilità (USID), che si occuperà dell'accompagnamento e dello spostamento degli atleti con propri mezzi e volontari".

“Ho un bellissimo ricordo della gara di Coppa del Mondo che si è tenuta lo scorso anno qui a Pisa – ha commentato Bebe Vio durante la conferenza stampa di presentazione dell’evento – ci siamo divertiti molto e l’organizzazione è stata ottima. Tutte le gare sono state puntuali: può sembrare un aspetto secondario, ma per noi atleti è molto importante. Qui sono a casa: ovviamente c’è una pressione diversa, tutti si aspettano che tu faccia bene, ma è uno stimolo positivo. Quest’anno ci saranno molti ragazzi nuovi: dopo Rio si nota che in questo sport è in atto un ringiovanimento e questo è molto bello. Prima della malattia tiravo già di scherma e questo mi ha aiutato molto – ha continuato la Vio - essere abituati a darsi ogni giorno degli obiettivi è un approccio che ti aiuta in tutti gli ambiti, nella scherma, come nella scuola o nel lavoro”.

“Le gare del prossimo fine settimana – ha commentato il Ct Simone Vanni – vanno a chiudere il cerchio del biennio paralimpico. Sono stati due anni molto intensi: dopo questa gara i ragazzi faranno un po’ di vacanza. Solo un po’, però... poi si torna in pedana.”

Tra gli sponsor della manifestazione Fondazione Pisa, Pharmanutra, Acque SpA, Banca Popolare di Lajatico e Unicoop Firenze, nell’affiancare gli organizzatori per la realizzazione di questo evento e di tutti i partner tecnici, Ortopedia Michelotti, Toscana Aeroporti, USID, Croce Rossa, IPSSAR Matteotti, Devitalia Telecomunicazioni, CIP Toscana, Associazione Paraplegici Livorno, Panathlon Club di Pisa, L&M Servizi Aziendali, Déjà vu Scultura e Restauro. Anche per quest’anno, la Coppa del Mondo si avvarrà del lavoro dei volontari della Misericordia sul campo di gara. (fonte Ufficio stampa Società della Salute Pisa).

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