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anna baccaglini frankUn test per valutare le abilità matematiche degli studenti della scuola primaria e secondaria con l’obiettivo di aiutarli a colmare le lacune o a potenziare le capacità. A realizzarlo è stato un gruppo di matematici e psicologi delle Università di Pisa ed Atene grazie ad uno studio che è stato appena pubblicato sull’«Australian Journal of Learning Difficulties».

“La ricerca nasce da una collaborazione internazionale che ha avuto origine durante un convegno a San Marino organizzato dalla ‘European Dyslexia Association’, quando ho conosciuto Giannis N. Karagiannakis, dottorando al dipartimento di educazione speciale e psicologia dell’Università di Atene, e ci siamo confrontati sugli studi svolti nell’ambito delle difficoltà di apprendimento in matematica”, racconta Anna Baccaglini-Frank, matematica dell’Ateneo pisano (foto).

Da questo confronto iniziale è scaturito un partenariato che ha portato alla creazione di un modello teorico per valutare le abilità matematiche, coinvolgendo anche il professore Petros Roussos del dipartimento di psicologia dell’Università di Atene. I ricercatori hanno quindi realizzato una batteria di prove da somministrare al computer, elaborate non solo pensando ai test usati per rilevare specifici deficit come la discalculia, ma tenendo conto una prospettiva più ampia.

“Tipicamente le prove per rilevare ‘difficoltà in matematica’ riguardano soprattutto l’artimetica – spiega Anna Baccaglini-Frank – nel nostro caso abbiamo invece scelto un approccio olistico e abbiamo declinato le abilità matematiche in quattro domini, numerico di base, della memoria, del ragionamento logico-matematico, e visuo-spaziale, sviluppando un modello che tiene conto delle principali ipotesi avanzate in psicologia e nelle neuroscienze”.

Il modello è stato quindi sperimentato attraverso la somministrazione della batteria di prove ad un campione di 165 bambini e bambine degli ultimi due anni della scuola elementare greca con un’età media di circa 11 anni.

“L’uso della batteria di prove ci ha consentito di fare ipotesi più precise, rispetto a quanto si potesse fare in precedenza, sulla natura delle difficoltà in matematica e di pianificare quindi i successivi interventi di potenziamento – ha concluso Anna Baccaglini-Frank – in un futuro, speriamo non troppo lontano, e grazie a strumenti come questi, gli insegnanti potranno conoscere i profili di apprendimento matematico dei propri alunni e quindi adattare sempre di più le attività didattiche alle esigenze della classe”.

Nell’ambito degli incontri interculturali organizzati dall’Ufficio Internazionale dell’Università di Pisa, si è tenuta a Palazzo Vitelli un’iniziativa con protagonisti tre studenti dell’Azerbaijan che hanno tenuto una presentazione della storia, delle tradizioni, del cibo e della musica del loro paese. A salutarli c’era anche Mahammad Ahmadzada, Ambasciatore della Repubblica dell'Azerbaijan in Italia, con il suo vice Elmar Baghirov, accolti dal rettore Paolo Mancarella, dal delegato per l’internazionalizzazione, professor Francesco Marcelloni, e dallo staff dell’Ufficio Internazionale.

Tural Ahmadou, Fidan Gazarli e Hikmet Valadli vengono dalla capitale Baku e a Pisa frequentano la laurea magistrale in “Economics”, uno dei corsi tenuti in inglese dell’Ateneo pisano.

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Al pubblico hanno raccontato del loro paese, situato nella regione del Caucaso meridionale, sulle rive del Mar Caspio. L’Azerbaijan ha fatto parte dell’URSS fino al 1991, quando è stata proclamata la “Repubblica Democratica”, ed oggi è uno dei principali esportatori di petrolio e gas. I ragazzi hanno fatto ascoltare la musica tipica (Ashiqs e Mugham), mostrato i costumi tradizionali (Azərbaycan Milli geyimləri) e fatto assaggiare ai presenti alcuni piatti tipici da loro cucinati.


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copertina libro"Il dolore e la sua terapia", edito dalla Pisa University Press, racconta la storia del dolore nella medicina occidentale, partendo dall’antichità fino alla metà dell’Ottocento. Gli autori sono Gianfranco Natale, professore  del Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia del nostro Ateneo, e Alberto Zampieri, membro della Società Italiana di Storia della Medicina e dell’Accademia dell’Arte Sanitaria. Il volume ha una prefazione di Andrea Bocelli ed è curato da Franco Mosca, presidente Fondazione Arpa e professore Emerito di Chirurgia Generale, di cui pubblichiamo l'introduzione.

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Del dolore fisico, manifestazione eclatante di molte malattie, troviamo testimonianze fin dalle origini della civiltà. Il significato della sua presenza è stato variamente interpretato nel corso dei secoli: da un problema prettamente medico a simbolo della punizione divina per peccati commessi: tramite la sofferenza c’è l’espiazione.

Il Dolore cattura totalmente l’attenzione del malato e, come un’ombra, non lo lascia se non quando le cause che l’hanno provocato siano rimosse o la morte non sopraggiunga. Nonostante l’acquisizione di conoscenze e la messa a punto di numerosi ed efficaci presidi terapeutici il controllo del dolore fisico rimane ancora oggi un traguardo lontano per molti pazienti e per troppi del tutto precluso.

L’incapacità di assicurare a tutti un corretto accesso alle pratiche di analgesia crea disuguaglianza: una vera e propria ingiustizia sociale che per di più porta costi aggiuntivi a totale carico delle famiglie. Per non parlare delle aree svantaggiate del mondo ove manca finanche la cognizione che il dolore fisico possa essere eliminato: chi troppo e chi nulla.

Cinquanta anni di pratica come Chirurgo generale mi hanno costantemente messo di fronte al problema del trattamento del dolore per assicurare al malato quel sollievo dalla sofferenza fisica e di conseguenza psichica, che già la deontologia più antica si era posta come un obbligo primario del medico.

La Fondazione Arpa, istituita nel 1992 con lo scopo di sostenere in Italia e nei Paesi in via di sviluppo non solo la ricerca e la formazione di Area Sanitaria ma anche di promuovere la cultura della partecipazione e della solidarietà sensibilizzando il cittadino ai temi della salute, è stata sollecitata dal Suo Presidente Onorario il Maestro Andrea Bocelli ad occuparsi strutturalmente e stabilmente della lotta contro il dolore fisico. È nato così il progetto dedicato alla memoria di Amos Martellacci, tutore del giovane Andrea articolato in tre livelli: ricerca di laboratorio, sviluppo del sistema Hospice, sostegno delle attività di assistenza domiciliare. Significative risorse sono state investite anche nella formazione di terapisti provenienti da aree difficili in Africa e Medio Oriente ponendo le basi per organizzare nei loro paesi centri di riferimento antidolore.

Ad integrazione delle suddette attività è stata pianificata una Collana di testi che partendo dalla storia delle pratiche analgesiche, arrivi a fare il punto scientifico, con taglio divulgativo, sulle conoscenze fisiopatologiche e terapeutiche nelle varie patologie. La prima pubblicazione della Collana è suddivisa in due parti vista la notevole quantità di materiale trovato; ed il primo volume esamina la storia del dolore e del suo trattamento nella medicina occidentale dalle origini fino all’ottocento. Gli autori, Gianfranco Natale e Alberto Zampieri, che ringrazio sentitamente per la passione, competenza e disinteressata collaborazione, hanno effettuato un accurato esame delle fonti testuali ed iconografiche alla ricerca delle testimonianze più significative. Così, mitologia, storia, arte, medicina, chirurgia, farmacologia, filosofia, religione e superstizione s’intrecciano in un racconto appassionante, fra divinità, piante misteriose, magie, ricette, manoscritti, miniature, orti botanici, monasteri, tavoli anatomici e strumenti chirurgici.

Il dolore va conosciuto e ben interpretato, ma soprattutto rispettato per il suo grande valore. Quando, però, è esso stesso malattia e pura sofferenza ed ha ormai perduto ogni compito, la medicina ha il dovere di rimuovere il dolore non necessario. Ed è per questo nobile intento che il Maestro Bocelli ha voluto scrivere una profonda prefazione a questo libro. Lo ringrazio affettuosamente. Considerando l’interdisciplinarietà del tema trattato, non posso che augurare unalarga diffusione ed una buona lettura a tutti. Il ricavato dalla vendita del Libro sarà dedicato interamente a finanziare il “ProgettoAmos Martellacci”.


Franco Mosca
Presidente Fondazione Arpa
Professore Emerito di Chirurgia Generale

 

Ludovico IUno studio condotto dalla Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa rivela la causa di morte del Marchese di Saluzzo Ludovico I, nato nel 1406 e morto nel 1475. Lo studio, condotto dall’anatomopatologo Raffaele Gaeta con Antonio Fornaciari e Valentina Giuffra, è stato pubblicato dall’importante rivista americana “Urology”. “Si tratta di una diagnosi patografica – spiega Raffaele Gaeta, principale autore del lavoro – ossia effettuata attraverso l’analisi di documenti scritti, lettere e racconti di secoli fa”. Basandosi infatti sui documenti è stato possibile svelare, dopo più di 500 anni, il quadro medico del Marchese di Saluzzo e le malattie che lo portarono al decesso.

L’illustre personaggio, secondo i cronisti dell’epoca, fu tormentato per molti anni dai calcoli urinari che lo spinsero ad assumere a corte l’esimio chirurgo genovese Maestro Battista da Rapallo, riconosciuto da molti come esperto nell’estrarre “calcoli grandi come un uovo”. Il Maestro Battista insegnava una nuova tecnica all’avanguardia per permettere l’asportazione dei calcoli dalla vescica. Questo metodo, rivoluzionario per l’epoca e da sempre attribuito al chirurgo Giovanni de Romanis, sarebbe stato invece inventato dal Maestro Battista e insegnato al de Romanis che avrebbe soggiornato a Saluzzo in quel periodo.

Se questo dato venisse confermato da nuovi documenti d’archivio bisognerebbe riscrivere i manuali di storia della medicina ed assegnare al Maestro Battista la paternità di una tecnica chirurgica innovativa e applicata per la prima volta nel Marchesato. Nonostante le cure del grande chirurgo di allora, Ludovico I morì nel 1475 all’età di 69 anni. Sulle cause della morte non vi furono dubbi già all’epoca. Infatti, come confermano le fonti il duca “calculis gravatus fuisset” ovvero “fu afflitto da calcoli". “Considerando che in un documento del 1473, cioè due anni prima della morte, viene riportato il salario del Maestro Battista, possiamo ipotizzare che la causa del decesso sia stata una patologia cronica e non acuta; in particolare i calcoli possono causare l’insufficienza renale cronica, una progressiva e irreversibile perdita della funzione renale” spiega Gaeta.

La Divisione di Paleopatologia di Pisa è stata impegnata nel progetto “I Marchesi di Saluzzo in San Giovanni” per la ricerca delle sepolture della famiglia marchionale, presumibilmente sepolta nell’area sepolcrale sotto il pavimento della chiesa. Il progetto ha portato al ritrovamento di un cassone di mattoni, con un cumulo di ossa e almeno 7 crani adulti. Future indagini potranno fornire dati interessanti sull’identità dei resti, se appartenenti o no ai nobili marchesi di Saluzzo.

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È stata la “ricerca di frontiera” la protagonista dell’incontro organizzato dall’Università di Pisa alla Gipsoteca di Arte Antica in occasione del decimo anniversario dell’European Research Council, l'organismo dell’Unione Europea che finanzia i ricercatori di eccellenza.

Protagonisti dell’incontro “Oltre le frontiere. I pionieri della ricerca in Europa”, sono stati i cinque studiosi pisani vincitori del grant europeo che, per un totale di 10 milioni di euro di finanziamenti ricevuti, hanno potuto lavorare ai loro progetti pioneristici: Alessandra Avanzini, esperta di filologia semitica e della penisola arabica, Cristina D’Ancona studiosa di filosofia araba medievale, Benedetta Mennucci, chimica impegnata sul fronte delle energie rinnovabili, la neuroscienziata Maria Concetta Morrone che si occupa di plasticità del cervello degli adulti e infine il fisico Alessandro Tredicucci impegnato nel campo dei “dispositivi fotonici”.

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«Con questa iniziativa anche Pisa partecipa ai festeggiamenti della “ERC Week” organizzati in tutta Europa e in molti atenei italiani – ha dichiarato il rettore Paolo Mancarella nei saluti iniziali – Insieme al nostro Ufficio Ricerca e con il coordinamento del professor Lisandro Benedetti Cecchi, prorettore per la Ricerca in ambito europeo e internazionale dell’Ateneo, abbiamo scelto la formula della tavola rotonda per raccontare le storie dei nostri ricercatori e abbiamo invitato vari attori di questo ambito per sviluppare una riflessione ad ampio raggio».

All’incontro hanno partecipato infatti Marco Mancini, capo dipartimento per la formazione superiore e la ricerca del MIUR, Cristiana Alfonsi, responsabile della Segreteria della Vicepresidenza della Regione Toscana, Paola Bovolenta del Consiglio Scientifico ERC, e Nicoletta Amodio, dirigente area politiche industriali di Confindustria, già delegata nazionale del MIUR per il 7° programma quadro presso la Commissione Europea per le piccole e medie imprese. Il dibattito è stato coordinato dal giornalista RAI del TGR Leonardo, Maurizio Menicucci. Inoltre ha portato i suoi saluti anche il sindaco di Pisa Marco Filippeschi.

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«Prima di passare loro la parola, due sono le considerazioni che possiamo fare di fronte ai nostri scienziati – ha commentato il rettore Paolo Mancarella - La prima è che i progetti finanziati dall’ERC appartengono ai più diversi ambiti disciplinari, a dimostrazione di come l’Università di Pisa sappia eccellere su più fronti, o “frontiere” in questo caso. La seconda è che in un momento in cui si parla molto di parità di genere nel mondo accademico e della ricerca, il dato che salta agli occhi è che 4 dei 5 nostri progetti sono coordinati da ricercatrici donne. Se è vero che nell’accademia le donne incontrano molte più difficoltà per fare carriera, i risultati pisani dimostrano che vincono là dove si chiede di spingere l’immaginazione e ideare progetti verso le frontiere della ricerca».

La professoressa Alessandra Avanzini ha presentato il progetto DASI, Digital Archive for the Study of pre-Islamic Arabian Inscriptions, che ha avuto come scopo principale creare un archivio digitale ad accesso libero per raccogliere il vastissimo materiale epigrafico proveniente dalla penisola Araba e risalente al periodo precedente l’avvento dell’Islam. Migliaia di iscrizioni sono state raccolte (http://dasi.humnet.unipi.it). La parte tecnologica è stata progettata dal laboratorio della Scuola Normale Superiore di Pisa.

A seguire Benedetta Mennucci ha illustrato il progetto EnLight, che ha avuto lo scopo di sviluppare modelli e codici di calcolo computazionale per studiare i processi fotoindotti che iniziano la fotosintesi. Tale scopo è stato raggiunto formulando nuovi modelli e trasformandoli in efficienti codici di calcolo capaci di simulare l’intero processo dinamico. Il progetto ha avuto carattere multidisciplinare integrando conoscenze di tipo chimico, e quindi molecolare, con tecniche computazionali e con strumenti interpretativi che invece sono propri della biologia.

Alessandro Tredicucci ha illustrato il progetto SouLMan con cui ha aperto una nuova linea di ricerca di fisica più fondamentale, che mira all’inserimento di membrane e oscillatori meccanici macroscopici all’interno di cavità laser. L’obiettivo è ottenere un forte accoppiamento tra la radiazione e il moto dell’elemento oscillante, tale da consentire di investigare e manipolare lo stato di quest’ultimo, portandolo in regimi prettamente quantistici. In parallelo ci si attende di ottenere nuove proprietà e funzionalità nell’emissione laser (modulazione ottica, impulsi ultracorti, emissione collimata, etc.).

Con “Greek into Arabic. Philosophical Concepts and Linguistic Bridges”, Cristina D’Ancona ha studiato la trasmissione del patrimonio filosofico e scientifico greco al mondo arabo, scoprendo, attraverso le missioni in molte biblioteche extra-europee (Egitto, Turchia, Azerbayjan e soprattutto Iran) un centinaio di nuovi manoscritti della tradizione greca tradotti in arabo. Il progetto ha inoltre sviluppato, nella sua componente di linguistica computazionale basata al CNR un sistema per l’allineamento e la ricerca di testi greci e in traduzione araba, che permette al ricercatore di valutare frase per frase la corrispondenza fra il testo originale e la sua versione araba. Inoltre è stato completato il Glossarium graeco-arabicum, il lessico on line delle traduzioni medievali dal greco in arabo basato alla Ruhr-Universität Bochum, che è punto di riferimento obbligato per tutte le ricerche nel
settore.

Maria Concetta Morrone ha infine spiegato che lo scopo del suo progetto è studiare i meccanismi che permettono al cervello dell’uomo di adattarsi velocemente ai continui cambiamenti del nostro habitat e come questi cambiamenti poi vengono a stabilizzarsi nel tempo, e quindi plasticamente ad assumere una nuova struttura o circuiteria per assolvere la funzione visiva anche nella patologia. I risultati finora ottenuti hanno dimostrato che la corteccia visiva adulta ritiene un alto grado di plasticità, anche dopo anni di cecità, come si è osservato nei pazienti che utilizzano protesi retiniche. Utilizzando metodiche fisiologiche del potenziamento della plasticità, anche semplici quali l’esercizio fisico, si è definita una nuova strategia riabilitativa per la cura dell’ambliopia negli adulti.

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Lo era stata per l’edizione 2016 e lo sarà anche per quella del 2017. Torna a Pisa la Coppa del Mondo di scherma paralimpica, la disciplina che ha proiettato la nazionale italiana ai vertici mondiali e della notorietà dopo i Giochi di Rio. L’appuntamento pure stavolta è al PalaCus del Centro Sportivo Universitario di via Federico Chiarugi, messo a disposizione dall’Ateneo pisano, da venerdi 17 a domenica 19 marzo. Anche se le nazionali, diciannove in tutto quelle che prenderanno parte alla competizione, cominceranno ad arrivare già da domani, giovedi 16, per un totale di circa 250 persone fra atleti, tecnici e altri componenti dello staff. Oltre agli azzurri ci sono Lituania, Georgia, Gran Bretagna, Israele, Brasile, Francia, Ungheria, Polonia, Germania, Svezia, Turchia, Corea del Sud, Canada, Ucraina, Grecia, Austria, Spagna e Svizzera.

Per l’Italia padrone di casa l’obiettivo è vincere. In pedana ci proveranno gli atleti allenati dai maestri pisani Simone Vanni e Francesco Martinelli e dal livornese Marco Ciari, la nazionale che nella stagione scorsa ha messo in bacheca il maggior numero di trofei. Non ci sarà Beatrice Vio, questo fine settimana impegnata a New York alle Nazioni Unite, insieme al presidente del Cip (Comitato italiano paralimpico) Luca Pancalli, in veste di testimonial dello sport paralimpico. Ma la “squadra” azzurra rimane, comunque, la compagine da battere: in pedana, infatti, fra gli altri saliranno Andreea Mogos e Loredana Trigilia, entrambe medaglie di bronzo a Rio 2016 nel fioretto femminile a squadre e oro nella prima tappa di Coppa del Mondo lo scorso febbraio a Budapest. Ma anche il “veterano” Alessio Sarri, quattro paralimpiadi in carriere (Atene, Pechino, Londra e Rio), una medaglia olimpica di bronzo in bacheca (2012) e sempre in grande forma se è vero che solo un mese fa, nella prima prova, ha conquistato la medaglia più prestigiosa nella sciabola individuale. In generale, Bebe Vio a parte, l’ossatura della nazionale Italiana sarà sostanzialmente la stessa di quella che ha gareggiato un mese fa in Ungheria conquistando, complessivamente, tre medaglie d’oro, due d’argento e un terzo posto. Oltre a quelli citati, da venerdi i protagonisti azzurri in pedana saranno Matteo Betti, Matteo Dei Rossi, Edoardo Giordan, Andrea Pellegrini, Gabriele Leopizzi, Emanuele Lambertini, e Alessio Sarri.

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“Oltrechè in pedana, però, noi vogliamo 'vincere' anche fuori – ha sottolineato Sandra Capuzzi, Presidente della Società della Salute della Zona Pisana e anche del Comitato organizzatore della tappa pisana -. Gli ingredienti ci sono tutti dato che l’organizzazione è gestita dall’Us Pisascherma, società storica e che conta su istruttori e collaboratori di grandissima competenza e professionalità, e grazie all’Ateneo, ci possiamo avvalere anche di impianti sportivi moderne e assolutamente all’avanguardia per questo tipo di competizione. È anche per questo se la nostra città figura accanto a capitali e metropoli come Budapest, Varsavia, Amsterdam e Atlanta, nell’elenco delle città che quest’anno ospiteranno la manifestazione. La sfida sarà riconfermarsi all’altezza”

"Come negli anni scorsi - ha dichiarato il professor Marco Gesi, prorettore per i Rapporti con gli enti del territorio - l'Università di Pisa ha sposato in pieno questa iniziativa, sia attraverso il supporto logistico assicurato dall'Unità di Servizi per l'Integrazione degli Studenti con Disabilità (USID), che si occuperà dell'accompagnamento e dello spostamento degli atleti con propri mezzi e volontari, sia mettendo a disposizione degli organizzatori gli allievi del master in Fisioterapia sportiva. Anche grazie all'attività svolta dal CUS Pisa, il nostro Ateneo dimostra quotidianamente massima attenzione e grande sensibilità per il valore sociale dello sport e per il significato più profondo del rapporto tra sport e disabilità".

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“Sport d’eccellenza e inclusione e integrazione sociale possono e devono camminare insieme – ha sottolineato anche Salvatore Sanzo, presidente regionale del Coni e assessore comunale allo sport -: a Pisa ce ne siamo già accorti in occasione delle precedenti edizioni della Coppa del Mondo di scherma paralimpica e ce ne renderemo ulteriormente conto durante questo fine settimana. Potenziare e rafforzare questo connubio, comunque, è anche uno degli obiettivi che, come Comitato Olimpico, ci siamo dati per il futuro”.

“Da questa manifestazione parte anche un messaggio di straordinaria valenza sociale -ha chiosato il direttore della SdS Zona Pisana, Alessandro Campani - i grandi campioni che saliranno in pedana, infatti, sono diventati l’emblema di come, con forza di volontà e tenacia, si possano raggiungere grandi traguardi.”

“Il fatto di tornare ad ospitare a Pisa una tappa della Coppa del Mondo di scherma paralimpica per la terza volta è già un successo e la conferma dell’ottimo lavoro svolto in precedenza – sottolinea il presidente del Comitato Regionale della Fis, Edoardo Morini -: beninteso, l’obiettivo è migliorarsi e fare ancora meglio, ma se la Federazione ha deciso di assegnarci nuovamente l’organizzazione della competizione è anche per gli ottimi risultati che abbiamo raggiunto anche dal punto di vista organizzativo nelle edizioni precedenti”.

(Ufficio stampa Società Della Salute - Zona Pisana)

Chiara Schepis, allieva del dottorato in Storia delle Arti e dello Spettacolo, Corso dottorale regionale “Pegaso”, ha vinto il “Premio Ricerca – Città di Firenze” per il suo elaborato nel settore delle Scienze umanistiche. La cerimonia si è svolta lo scorso 10 marzo a Palazzo Vecchio a Firenze. Chiara Schepis, dopo la laurea triennale all’Università di Messina e la magistrale presso al Dams di Bologna, ha concluso il percorso di studi teatrali a Pisa grazie all’ammissione, a soli 23 anni, al dottorato istituito nel 2013 e al quale l’Università di Pisa partecipa insieme agli Atenei di Firenze e di Siena.

un momento della premiazione


La tesi di dottorato di Chiara Schepis, di cui è stata tutor la professoressa Anna Barsotti dell’Ateneo pisano, si intitola “Carlo Cecchi: funambolo della scena italiana. L’apprendistato e il magistero” e costituisce l’unica monografia prodotta sull’attore fiorentino, regista e maestro del teatro italiano. Con sguardo storico-biografico e strumenti critico-analitici, il lavoro ricostruisce la vicenda artistica di Carlo Cecchi al fine di ritagliare due atteggiamenti caratterizzanti la sua relazione di con la scena: il personale percorso di formazione e, specularmente, le modalità del lavoro di formatore.

Oltre al carattere innovativo e originale, riconosciuto dalla Commissione Giudicatrice del Premio, la tesi di Chiara Schepis intreccia ricognizione bibliografica e ricerca sul campo collegando le diverse fonti e i diversi materiali utilizzati: studi critici, ricerche d'archivio, recensioni, interviste inedite ed edite, anche in rete, documentari e video degli spettacoli. Conclude l’elaborato la Teatrografia, ricostruita per la prima volta nel modo più completo. La tesi sarà pubblicata in edizione digitale e cartacea entro l’autunno.

Nella foto, Chiara Schepis durante la premiazione

calabi3Nella mattinata di martedì 14 marzo è arrivata la notizia della scomparsa del professor Lorenzo Calabi, che all'Università di Pisa è stato ordinario di Filosofia morale e docente di Filosofia della Storia, ricoprendo le cariche di prorettore per i Rapporti internazionali negli anni 1995-2002, con il rettore Luciano Modica, e di delegato alla comunicazione interna ed esterna e alla promozione delle attività e dell’immagine dell’Ateneo negli anni 2003-2006, con il rettore Marco Pasquali. Il professor Calabi era a riposo dal 1 novembre del 2015.
Il rito funebre si svolgerà giovedì 16 marzo, alle ore 10.30, al Cimitero Ebraico di Via Carlo Cammeo 2 (dietro Piazza dei Miracoli).

Pubblichiamo di seguito il ricordo del professor Calabi scritto dal direttore del dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, il professor Pierluigi Barrotta.

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La scomparsa di Lorenzo Calabi non giunge inattesa. Era da tempo ammalato, anche se sino all’ultimo faceva progetti di ricerca e di insegnamento. Mi dicono che pochi giorni fa avesse dato al Presidente del Corso di Studi in Filosofia la propria disponibilità a tenere un corso anche per il prossimo anno accademico. Questo episodio ci dà l’immagine dell’uomo: una persona dedita agli studi e all’università, a cui non ha mai negato il proprio contributo ed impegno. Professore Ordinario, dal 2006, di Filosofia morale, aveva prima insegnato Storia delle Dottrine Economiche. Era anche stato Prorettore per i Rapporti Internazionali dal 1995 al 2002. La sua scomparsa priva la nostra piccola comunità di una persona autorevole, a cui sovente ci rivolgevamo per chiedere un parere e un consiglio, sicuri della sua saggezza e del suo equilibrio.

Noi docenti universitari siamo fortunati. Oltre al ricordo, possiamo lasciare di noi le opere. Lorenzo ne ha prodotte molte. Fine studioso di Marx, di Darwin e, soprattutto, di Hegel, Calabi fece della Filosofia della storia il centro delle sue riflessioni, il filo conduttore che lo ha portato dallo studio degli illuministi scozzesi all’evoluzionismo darwiniano - memorabile è stata l’organizzazione delle Baxter Lectures - sino alle personali riflessioni sulla centralità del presente come punto di partenza per lo studio della storia.

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Nel preparare queste poche righe ho riletto l’introduzione che un suo allievo, Andrea Civello, ha scritto ad una raccolta di saggi in onore di Lorenzo. Qui ho trovato una frase che mi sembra perfetta: “il compito della filosofia secondo Calabi: concepire il proprio tempo, concepirlo non solo come esito, ma pure come passaggio, concepirlo nei suoi mutamenti tendenziali, individuando le forze propulsive e quelle antagonistiche, e i fenomeni che ne derivano, fenomeni di civilizzazione e di raffinamento ma, insieme, di scissione, di impoverimento e di uniformazione”. Ho voluto citarla perché, oltre a rendere omaggio a Calabi come studioso, essa gli rende omaggio anche come docente. Lo testimonia l’affetto dei suoi allievi, che si unisce a quello di tutti i suoi colleghi.

Pierluigi Barrotta
direttore del dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere 

Nella foto in alto: il professor Calabi a pesca, una delle sue grandi passioni.
Nella foto in basso: uno dei momenti dei festeggiamenti che allievi, amici e colleghi hanno dedicato al professor Calabi in occasione del suo settantesimo compleanno.

Sono 160, quest’anno, gli studenti delle scuole superiori di Pisa e dintorni che da dopodomani (ovvero il 16, 17, 27 marzo e 5 aprile) potranno conoscere dal vivo come funzionano le ricerche dei fisici del CERN nell’Università di Pisa, grazie all’iniziativa Masterclass, coordinata in Italia dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e realizzata in collaborazione con l’Ateneo. I ragazzi verranno accompagnati dai ricercatori in un viaggio nelle proprietà delle particelle ed esploreranno i segreti di LHC (Large Hadron Collider), dove nel luglio 2012 è stato scoperto l’ormai celebre bosone di Higgs.

La giornata si suddivide in lezioni e seminari sugli argomenti fondamentali della fisica delle particelle, al mattino, seguite nel pomeriggio da esercitazioni al computer su uno degli esperimenti dell’acceleratore di particelle LHC, dove 100 metri sotto terra, nel tunnel di 27 km sotto Ginevra le particelle si scontrano quasi alla velocità della luce. I ragazzi a Pisa utilizzeranno i veri dati provenienti dall’esperimento ATLAS, per simulare negli esercizi l’epocale scoperta del bosone di Higgs, ma anche quella dei bosoni W e Z (quelli che nel 1984 valsero il premio Nobel a Carlo Rubbia), ed esploreranno le proprietà della particella D0 grazie ai dati dell’esperimento LHCb.

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Alla fine della giornata, proprio come in una vera collaborazione di ricerca internazionale, gli studenti si collegheranno in una videoconferenza con i coetanei di tutto il mondo che hanno svolto gli stessi esercizi in altre università, per discutere insieme i risultati emersi dalle esercitazioni.

L’iniziativa, giunta alla tredicesima edizione, fa parte delle Masterclass internazionali organizzate da IPPOG (International Particle Physics Outreach Group). Le Masterclass si svolgono contemporaneamente in 52 diverse nazioni, coinvolgono più di 200 tra i più prestigiosi enti di ricerca e università del mondo e più di 13.000 studenti delle scuole superiori. Per l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, oltre alla sezione di Pisa, sono presenti i Laboratori Nazionali di Frascati, il TIFPA di Trento e le sezioni di Bari, Bologna, Cagliari, Cosenza, Ferrara, Firenze, Genova, Lecce, Milano, Milano-Bicocca, Napoli, Padova, Pavia, Perugia, Sapienza Università di Roma, Roma Tor Vergata, Roma Tre, Torino, Trieste e Udine. (Fonte Ufficio stampa INFN)

Contatti:
INFN Sezione di Pisa Largo B. Pontecorvo 3, prof.ssa Sandra Leone (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) tel. 050 2214219, 3398511924, http://www.pi.infn.it/~leone/mc/mc2017/

Informazioni sulle Masterclass:
• Masterclass italiane: http://masterclass.infn.it/
• Masterclass internazionali: http://physicsmasterclasses.org/neu/
• Programma: http://physicsmasterclasses.org/neu/index.php?cat=schedule

Per informazioni sulle Masterclass nazionali:
Ufficio Comunicazione INFN - Catia Peduto, tel.: 06 6868162, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Sono stati presentati questa mattina, lunedì 13 marzo, gli scavi archeologici che hanno interessato la chiesa di San Michele Arcangelo di Pegazzano alla Spezia nell’ambito di un progetto di ricerca dell’Università di Pisa finanziato dalla Fondazione Carispezia, che già lo scorso anno aveva sostenuto il recupero dei dipinti murali del presbiterio dell’importante sito.

In occasione della recente rimozione dell’altare dall'abside ai fini di restauro è infatti emersa l’opportunità di avviare, prima del suo ricollocamento, un’indagine storica e archeologica sull’insediamento religioso. La chiesa di San Michele Arcangelo - recentemente classificatasi al 12esimo posto del censimento nazionale de “I luoghi del cuore” del Fai - è uno dei pochi residui monumenti del medioevo spezzino ancora visibile, che tuttavia non è stato oggetto, dal dopoguerra ad oggi, di alcuno studio scientifico sistematico.

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“Con questa iniziativa viene posto un ulteriore tassello nel percorso di salvaguardare dal degrado e di ripristino del valore culturale di questo importante sito – ha commentato Matteo Melley, presidente della Fondazione Carispezia - fortemente sostenuto da privati volontari e associazioni. Tale progetto rientra nelle linee programmatiche della Fondazione volte alla valorizzazione del patrimonio storico-artistico locale, la cui rilevanza per la comunità e' stata confermata anche dal recente sondaggio 'Condivisioni' a cui hanno partecipato numerosi cittadini. In questa ottica nel corso del 2017 sarà promosso un nuovo bando di erogazione volto a finanziare progetti di restauro di beni storico-artistici rilevanti”.

Tra le attività principali dell’indagine condotta dai ricercatori del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa sotto la direzione della Soprintendenza Archeologia e Belle Arti della Liguria: lo studio storico sulla chiesa con la raccolta di tutti i documenti disponibili dal medioevo a tutta l’età moderna, l’analisi archeologica di porzioni dell’area absidale e dell’adiacente sacrestia, la lettura stratigrafica delle murature, il rilievo 3D dell’epigrafe trecentesca esposta nella parete esterna del campanile e la divulgazione delle ricerche effettuate attraverso pannelli esplicativi e un sito web in corso di realizzazione.

La campagna di scavi, conclusa a fine febbraio, ha costituito un importante momento per ricostruire la storia dell’edificio consentendo di verificare – e in qualche caso – sfatare alcune delle ipotesi avanzate in passato. Le indagini hanno portato alla luce i resti delle strutture della chiesa di impianto medievale altrimenti non più visibili e le tracce delle complesse trasformazioni avvenute nell’età moderna e contemporanea. In particolare,nell’area absidale è stato ritrovato il piano di calpestio interno alla chiesa con una parte della base dell’altare di età moderna e traccedell’abside trecentesca. Ulteriori approfondimenti effettuati anche nello spazio occupato dalla sacrestia novecentesca hanno consentito di definire la fisionomia della fondazione bassomedievale e di respingere alcune precedenti ricostruzioni secondo cui la chiesa primitiva era orientata in un’altra direzione rispetto all’attuale, ossia con la facciata sul lato della strada carrabile odierna.

I nuovi dati raccolti e il primo studio analitico delle strutture murarie hanno inoltre fatto emergere un esito diverso anche rispetto ad altre precedenti ricostruzioni che avevano attribuito alcuni resti delle murature all’altomedioevo o all’epoca romanica, rilevando che l’evidenza più antica appartiene al periodo medioevale. Durante lo scavo sono stati infine rinvenuti diversi frammenti ceramici - tra cui ceramiche liguri (vasellame da mensa e da cucina) e vasellame da mensa di produzione pisana (medievale) e savonese (prima età moderna) - alcuni reperti metallici e una moneta di zecca ad ora mai ritrovata in Liguria, il cui studio analitico consentirà di conoscere maggiori informazioni sul tipo di frequentazione della strada medievale esterna alla chiesa.

Sul cantiere di scavo, che verrà ricoperto nei prossimi giorni per consentire la ricollocazione dell’altare nell’abside, sono intervenuti alla presentazione del progetto il presidente della Fondazione Carispezia Matteo Melley, il funzionario della Soprintendenza Archeologia e Belle Arti della Liguria Neva Chiarenza, le ricercatrici Monica Baldassari ed Enrica Salvatori del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa, il parroco della chiesa Don Luca Salvatori. (Fonte Fondazione Carispezia)

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“La Chiesa di San Michele Arcangelo di Pegazzano: ricerca scientifica ad indirizzo storico archeologico su un insediamento spezzino da valorizzare”

Soggetti coinvolti:
Soprintendenza Archeologia e Belle Arti della Liguria per la città metropolitana di Genova e le province di Imperia, La Spezia e Savona
Università di Pisa, Laboratorio di Cultura Digitale, Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere
Fondazione Carispezia
Diocesi La Spezia Sarzana Brugnato
Parrocchia di San Michele
Società Storica Spezzina

Staff:
Enrica Salvatori, Università di Pisa, Laboratorio di Cultura Digitale, Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, responsabile scientifico del progetto
Neva Chiarenza, Soprintendenza Archeologia e Belle Arti della Liguria, direzione dell’intervento archeologico
Monica Baldassarri, Università di Pisa, Museo Civico di Montopoli V/Arno, coordinamento e realizzazione dell’intervento archeologico
Antonio Alberti, Fabio Stratta, Francesca Lemmi, scavo stratigrafico, rilievi grafici e fotografici 3D
Luca Parodi, lettura stratigrafica e studio delle murature
Augusto Marchioni, logistica e coordinamento del cantiere
Ditta Baldi, cantieristica e ausilio movimento terra

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