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mauro syloslabiniLa presenza femminile nelle commissioni giudicatrici non aiuta a promuovere le donne, anzi rischia di penalizzarle. Questo è il sorprendente risultato che emerge da uno studio condotto da Mauro Sylos Labini (foto) del dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa insieme a Manuel Bagues e Natalia Zinovyeva dell’Università Aalto di Helsinki e che sarà pubblicato ad aprile su “The American Economic Review”.

Per giungere a questa conclusione i ricercatori hanno utilizzato i dati relativi a tre concorsi per l’abilitazione scientifica nazionale che si sono svolti in Italia nel 2012 e in Spagna nel 2002 e nel 2006: in totale 100mila domande presentate e 8mila commissari coinvolti per scegliere chi poteva diventare professore associato e ordinario e quindi progredire nella carriera accademica e della ricerca.


“Dall’analisi è emerso che in Italia le donne hanno una probabilità leggermente inferiore di essere promosse rispetto agli uomini di circa 1.5 punti percentuali con una differenza più marcata negli esami per professore associato e nelle discipline sociali e umanistiche – spiega Mauro Sylos Labini –, se però la commissione è composta anche da donne, la probabilità di promozione delle candidate si riduce. Un commissario donna in più diminuisce di circa 1.8 punti percentuali la probabilità delle candidate di ottenere l’abilitazione rispetto a quella dei candidati”.

Uno effetto che però - avvertono i ricercatori – non dipende dal fatto che le donne siano meno propense a votare per la promozione delle candidate, ma piuttosto da un diverso metro di giudizio adottato complessivamente da tutta la commissione quando include commissari di entrambi i generi.

Non è facile capire perché la presenza di un commissario donna influenzi il comportamento dei commissari uomini – conclude Sylos Labini –, una spiegazione plausibile è che in assenza di donne i commissari sentano l’obbligo morale di esprimere giudizi più favorevoli (o forse meno discriminatori) nei confronti delle candidate, mentre la presenza di colleghe in commissione fa venir meno questo effetto. Quello che invece è chiaro è che, almeno in questo ambito, le quote rosa nelle commissioni non sembrano una buona idea. Oltre ad impegnare le ricercatrici senior in compiti burocratici diversi dalla ricerca, infatti, corrono il rischio di diminuire le probabilità di promozione delle ricercatrici giovani. Secondo le nostre stime, quote di genere del 40 per cento impedirebbero a circa 500 ricercatrici di ottenere l’abilitazione”.

Un esito che quindi non farebbe altro che accentuare il divario esistente. Sempre secondo i dati riportati nello studio, in Italia le donne sono infatti la maggioranza di laureati e dottori di ricerca (rispettivamente 58,9 e 53,3 per cento), ma rimangono in minoranza tra ricercatori, professori associati e ordinari (rispettivamente 45,6, 35 e 21,1 per cento). Una situazione non molto diversa da altri paesi europei, ma se il processo di convergenza continuasse al ritmo degli ultimi venticinque anni, bisognerebbe aspettare il 2046 per avere la metà di docenti donne e addirittura il 2073 per ottenere lo stesso risultato tra i professori ordinari.

 

Il più antico insegnamento universitario di Egittologia (Pisa) e il più antico Museo Egizio (Torino) proseguono e rinsaldano i rapporti di collaborazione didattico-scientifica avviati già nel 2014 con una convenzione quadro tra le due istituzioni. L’accordo ha già dato vita a una borsa di dottorato e un assegno di ricerca, che la Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino ha finanziato al dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere su temi di ricerca egittologica di interesse comune, sotto la supervisione della professoressa Marilina Betrò.

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Protagonisti sono ora gli studenti e la loro formazione professionale: negli ultimi mesi, 12 studenti della laurea magistrale di “Orientalistica: Egitto, Vicino e Medio Oriente”, laureandi in Egittologia, hanno potuto svolgere presso il Museo Egizio a Torino tirocini della durata di un mese a testa, per 6 crediti, e altri sono in procinto di partire per questa straordinaria occasione formativa, usufruendo a loro volta di alloggio e pranzo gratuiti che la Fondazione Museo Egizio mette a loro disposizione.

Nel programma di tirocinio gli studenti sono coinvolti direttamente, sotto la guida dei curatori, in diverse attività del Museo, dalla catalogazione della documentazione fotografica e d’archivio alle procedure di manutenzione ordinaria dei reperti in vetrina, dagli interventi di restauro alle indagini archeometriche, fino alle problematiche dell’allestimento e alla partecipazione agli incontri didattici e culturali previsti dalla programmazione del Museo.

Due tirocinanti hanno inoltre potuto approfondire tale esperienza dopo la laurea, attraverso specifici stage retribuiti post-laurea.


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Nelle foto: in alto, momenti del restauro dei papiri fotografati da alcuni tirocinanti; qui sotto Anna Giulia De Marco, dottoranda con borsa della Fondazione Museo Egizio, e studenti dell’Università di Pisa in museo durante il tirocinio.

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Giovedì 2 marzo, a Palazzo Civico della Spezia, è stato presentato un importante accordo di valorizzazione territoriale che prevede la collaborazione tra Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e le province di Imperia, La Spezia e Savona, il Comune della Spezia, il Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'Università di Pisa e la Società Storica Spezzina. Tale accordo, che si inquadra sotto il nome di “Convenzione di Ricerca e Valorizzazione” e si prefigge, nell’ambito della più ampia collaborazione fra le parti e sotto la supervisione della Soprintendenza, di dare reale concretezza a progetti aventi lo scopo di studiare, recuperare, tutelare e valorizzare, nelle forme più adeguate, tutti i beni storici, archeologici, artistici, monumentali e paesaggistici presenti e caratterizzanti il territorio spezzino.

Hanno sottoscritto l’accordo il vice sindaco della Spezia, Cristiano Ruggia, Vincenzo Tinè, soprintendente generale della Liguria, Laura Niggi, dirigente del Comune della Spezia, il professor Pier Luigi Barrotta, direttore del dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'Ateneo Pisano, la professoressa Enrica Salvatori, presidente della Società Storica Spezzina.

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La Convenzione, oltre a essere strumento indispensabile per il corretto studio e tutela dei richiamati beni, può positivamente incidere, sia sulla promozione di una vera economia turistica del territorio, sia sulla crescita culturale della sua popolazione. In particolare la Convenzione impegna i soggetti sottoscrittori alla collaborazione reciproca al fme di perseguire i seguenti obiettivi:

- promozione di un centro di raccolta e di studio dei dati storici, archeologici, culturali e paesaggistici del Comune della Spezia;
- redazione di schede descrittive dei beni conformi al modello fornito dal Ministero dei Beni e delle attività Culturali e del Turismo;
- redazione di schede attestanti la vulnerabilità sismica degli edifici storici e/o contenenti opere di interesse storico o archeologico;
- elaborazione di una carta storico-artistico-monumentale-archeologica in grado di documentare i beni culturali presenti sul territorio del Comune della Spezia;
- elaborazione, grazie alla raccolta sistematica e ragionata dei dati suddetti, di un possibile piano unitario di ricerca, tutela e promozione dei beni culturali spezzini;
- proposizione di progetti mirati e particolari in cui si possa approfondire lo studio, storico, storico­ artistico, monumentale, archeologico e paesaggistico di singoli beni.

Il risultato sarà una più ampia conoscenza della città sia da parte degli Enti sia da parte dei suoi abitanti; questo permetterà una più efficace tutela dei Beni Culturali del territorio spezzino e l'individuazione di nuovi possibili spunti di valorizzazione. (Comunicato Comune della Spezia e Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e le province di Imperia, La Spezia e Savona).

Nella foto qui sotto: da sinistra Enrica Salvatori, Cristiano Ruggia, Vincenzo Tinè e Claudio Falchi.

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Sono stati recentemente pubblicati dalla casa editrice Springer due libri di Rosa Poggiani, ricercatrice del dipartimento di Fisica dell'Università di Pisa, membro della Collaborazione Virgo per la ricerca di onde gravitazionali e attiva nel campo dell'astrofisica osservativa nel dominio ottico. I due testi - dal titolo "Optical, Infrared and Radio Astronomy - From Techniques to Observation" (2017) e "High Energy Astrophysical Techniques" (2017) - sono basati sulle lezioni dei corsi di Tecniche Astrofisiche della laurea magistrale tenuti dall'autrice negli ultimi anni presso il dipartimento di Fisica. Pubblichiamo qui di seguito una breve presentazione delle due pubblicazioni.

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L'astrofisica moderna, scienza osservativa, utilizza una grande varietà di portatori di informazione, ovvero l'intero spettro elettromagnetico, i raggi cosmici, i neutrini, le onde gravitazionali recentemente scoperte. Esistono quindi diverse astronomie, le cui osservazioni, combinate insieme, permettono di ricostruire le caratteristiche fisiche delle sorgenti celesti: parliamo quindi di "multi-messenger astronomy". I due volumi recentemente pubblicati da Springer presentano le strumentazioni e le tecniche osservative delle diverse astronomie. Il libro "Optical, Infrared and Radio Astronomy - From Techniques to Observation" è dedicato alle tecniche osservative delle astronomie classiche nel dominio ottico, radio, infrarosso, mentre il libro "High Energy Astrophysical Techniques" presenta le tecniche dell'astrofisica delle alte energie, che coinvolge raggi X, raggi gamma, raggi cosmici, neutrini, materia oscura e onde gravitazionali.

optical infrared coverI due testi presentano una rassegna globale della strumentazione e delle tecniche di osservazione e una discussione dei nuovi sviluppi. I libri sono rivolti agli studenti della laurea specialistica e ai ricercatori interessati a lavorare nell'astrofisica osservativa. L'approccio comune dei testi è la discussione delle diverse astronomie (ottica, radio, con raggi X, raggi gamma, raggi cosmici, neutrini, onde gravitazionali) come temi di ricerca, partendo dagli ordini di grandezza delle quantità osservabili, per un inserimento nel contesto astrofisico.

I due libri si propongono come guide pratiche per l'osservazione di sorgenti astrofisiche, colmando lo spazio tra la letteratura specialistica e le monografie di riferimento. I testi presentano le procedure per l'acquisizione e l'analisi dei dati raccolti: la pianificazione delle osservazioni, la scelta del rapporto segnale-rumore, la scelta dell'osservatorio e della strumentazione per osservare le sorgenti astrofisiche prescelte nel periodo di osservabilità, l'esecuzione delle osservazioni e l'estrazione di flussi e spettri.

Il libro "Optical, Infrared and Radio Astronomy - From Techniques to Observation" introduce l'astrofisica come scienza osservativa e presenta le tecniche osservative delle astronomie nei domini ottico, infrarosso e radio, che forniscono una grande parte della informazione astrofisica e costituiscono il prerequisito per le osservazioni ad alta energia. Le varie astronomie sono discusse separatamente, presentando i telescopi, i rivelatori e la strumentazione per la misura di flussi e spettri, con un particolare accento sulle CCD, i rivelatori standard per l'astronomia ottica. Il testo è completato da una discussione delle tecniche di analisi dei dati e dalle linee guida per la scrittura di proposte di osservazione.

Il libro "High Energy Astrophysical Techniques" discute l'astrofisica osservativa che utilizza fotoni e particelle ad alta energia e include le astronomie con raggi X, raggi gamma, raggi cosmici, neutrini, onde 

high energy cover

gravitazionali e la ricerca della materia oscura. Questi filoni di ricerca sono molto recenti ed in rapida evoluzione, annoverando anche la neonata astronomia gravitazionale. La strumentazione per fotoni e particelle di alta energia è ispirata ai rivelatori usati agli acceleratori. Come nella astronomia ottica e radio, gli astrofisici delle alte energie forniscono le motivazioni scientifiche per costruire i telescopi, ma in questo caso sono coinvolti direttamente nello sviluppo e nella costruzione della strumentazione. Gli studenti che si intendono lavorare nell'astrofisica delle alte energie devono acquisire conoscenze sperimentali, anche se eseguiranno osservazioni. Il testo presenta i rivelatori di particelle e di radiazione come blocchi fondamentali, prima di discutere la loro integrazione nella strumentazione per l'astrofisica con raggi X, raggi gamma, raggi cosmici. Sono di seguito presentate l'astrofisica dei neutrini, delle onde gravitazionali e la ricerca di materia oscura, con le peculiarità delle relative strumentazioni. Un esempio è l'uso degli interferometri per la ricerca di onde gravitazionali. Il testo è completato da una discussione sulla riduzione e l'analisi dei dati raccolti nelle varie astronomie, includendo anche l'esempio del primo evento gravitazionale GW150914 rivelato dalla Collaborazione LIGO-Virgo.

L'autrice auspica che i libri possano essere utili a coloro che si avvicinano al campo dell'astronomia osservativa, in particolare agli studenti di fisica e astrofisica.

C’è tempo fino al 13 marzo per iscriversi alla settima edizione di PhD+, il programma dell’Università di Pisa che insegna a valorizzare la ricerca, fare innovazione e sviluppare lo spirito imprenditoriale tra studenti di laurea magistrale, dottorandi, dottori di ricerca e docenti ricercatori. L’edizione 2017, che si svolgerà dal 19 aprile al 25 maggio, si articola in una serie di seminari tenuti da relatori nazionali e internazionali provenienti dal mondo accademico, imprenditoriale, da enti locali e governativi, da finanziatori istituzionali e non. A questi si aggiungono attività di coaching e mentoring sui progetti imprenditoriali che verranno sviluppati durante il percorso, guidate da esperti internazionali nel campo dell’innovazione e del trasferimento tecnologico.

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« Per i giovani è una grande opportunità di crescita personale e formativa. Partecipando a PhD+ gli studenti hanno l’occasione di acquisire competenze utili per il trasferimento tecnologico, conoscere il valore dell’innovazione all’interno di una azienda, avviare una start up, e, in via più generale, incrementare le opportunità di carriera in un’ottica di contaminazione tra discipline diverse – spiega Marco Raugi, prorettore per la Ricerca applicata e il trasferimento tecnologico – Coloro che completano il percorso con un progetto di impresa hanno inoltre la possibilità di effettuare un pitch finale davanti a potenziali investitori, in cui la sfida consiste nel riuscire a presentare in maniera chiara, completa e convincente il proprio progetto in pochi minuti. Quest’anno coloro che presenteranno i migliori progetti avranno anche l’opportunità di frequentare il corso TVLP nella Silicon Valley”.

Lanciato nel 2011, il PhD+ ha contato circa 100 iscritti per anno tra studenti di lauree magistrali, dottorandi e dottori di ricerca provenienti da tutti i dipartimenti dell'Università di Pisa. L'approfondimento delle tematiche legate all'imprenditorialità, unito alle competenze e alla creatività dei partecipanti, ha generato 34 progetti imprenditoriali. Di questi, 25 progetti si sono poi effettivamente trasformati in imprese, che hanno preso parte a diverse competizioni rivolte alle nuove idee di business conquistando complessivamente 41 premi tra i quali la “Start Cup Toscana” e il "Premio Marzotto". Queste start-up hanno anche sviluppato un legame con le attività di brevettazione dell'Ateneo realizzando 14 brevetti.

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Anche per l’edizione 2017 vi sarà il coinvolgimento di alcune tra le università dello Stato brasiliano del Paranà che offriranno agli studenti la possibilità di seguire i seminari in streaming e attraverso la piattaforma Mediateca Unipi. Sarà inoltre un’edizione più attuale e attenta ai nuovi trend tecnologici di Industria 4.0.

Le iscrizioni sono aperte fino al 13 marzo esclusivamente attraverso la piattaforma on line disponibile alla pagina del sito Unipi-Ricerca, dedicata a PhD+ 2017 www.unipi.it/phdplus.

Ne hanno parlato:
InToscana.it
gonews.it 
PisaInformaFlash.it 
StartupBusiness.it

Dalla collaborazione tra l’Università di Pisa e la realtà dinamica e moderna di Banca di Pisa e Fornacette, nasce Banca Unipi (https://unipi.bancapisaweb.it/), la prima banca online interamente rivolta all’Ateneo toscano. Si tratta di una novità assoluta nel mondo accademico italiano, ma anche in quello bancario. Banca Unipi è, infatti, una piattaforma che offre servizi bancari in forma digitale, fruibili sia attraverso dispositivo mobile sia tramite le filiali territoriali di Banca di Pisa e Fornacette, e rivolta a tutto il personale docente, amministrativo e a contratto (assegnisti, borsisti, dottorandi e così via) dell’Università di Pisa, oltre che ai loro familiari.

La nuova piattaforma è stata presentata in Rettorato, mercoledì 1 marzo, dal rettore Paolo Mancarella, dalla prorettrice al Bilancio, Ada Carlesi, e dal direttore generale, Riccardo Grasso, per l'Ateneo; dal presidente Carlo Paoli, dal vice direttore, Gianluca Marini, e del rappresentante della divisione Marketing, comunicazione e web, Andrea Lenzi, per la Banca di Pisa e Fornacette.

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Banca Unipi propone prodotti bancari studiati ad hoc per il mondo accademico: conti correnti e servizi accessori, trading online e investimenti finanziari con un portafoglio di circa 3.800 fondi comuni di investimento, gestioni patrimoniali e robo advisor. Inoltre, è disponibile anche un servizio di consulenza per mutui, finanziamenti o progetti finanziari, assicurativi e previdenziali.
È possibile procedere all’apertura dei servizi di Banca Unipi attraverso l’accesso al portale https://unipi.bancapisaweb.it/ tramite un percorso semplice e intuitivo che si perfeziona con la videoidentificazione e la firma digitale. A disposizione dei clienti anche i canali voce, social, video, di messaggistica istantanea, chat e live chat, operativi dalle 8.30 alle 20.30, sette giorni su sette, inclusi festivi, e la consulenza personale (su appuntamento) in video, voce, filiale territoriale o a domicilio.

Inoltre, ai prodotti bancari fruibili su Banca Unipi, si affiancano anche servizi non del settore come spettacoli, viaggi, sharing economy e un’attività di lifestyle managing per partecipazioni a eventi o convegni, o per le attività sportive integrate. Tutto questo grazie alla collaborazione con Privilegi, il marketplace che mette in esposizione le eccellenze del territorio e che fa capo a Banca di Pisa e Fornacette.

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"La piattaforma che presentiamo oggi - ha dichiarato il rettore Paolo Mancarella - segna un ulteriore consolidamento e un salto di qualità nei rapporti tra il nostro Ateneo e la Banca di Pisa e Fornacette, caratterizzandoci ancor di più sul piano dell'innovazione dei servizi a diposizione degli studenti e di tutto il personale. Da oggi, ci impegneremo per sviluppare i contenuti del portale, orientandoli verso il futuro e adattandoli sempre più alle specifiche esigenze della nostra comunità accademica. Siamo felici, infine, di rappresentare il primo caso del genere in Italia; costituendo così un modello che certamente farà da guida per altre realtà a livello nazionale".

“Siamo orgogliosi di avere contribuito alla nascita di Banca Unipi - ha commentato Carlo Paoli, presidente di Banca di Pisa e Fornacette - Si tratta di un’iniziativa unica nel panorama sia accademico che bancario italiano, un progetto che sposa perfettamente le caratteristiche distintive che da sempre contraddistinguono la nostra Banca: innovazione, modernità e attenzione alle specifiche esigenze di ogni cliente.
“Con Banca Unipi - ha aggiunto Andrea Lenzi, della divisione Marketing, comunicazione e web – mettiamo a disposizione dell’Università di Pisa la nostra expertise e l’ampia offerta di prodotti e servizi altamente innovativi. Inoltre, grazie alla natura di banca locale, vogliamo continuare a sostenere le relazioni e la dimensione sociale del territorio in cui operiamo per creare valore e crescere insieme”.

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Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
Tirreno Pontedera/Empoli
Nazione Pisa
Italia Oggi
Avvenire
controradio.it
Pisatoday.it
pisainformaflash.it
gonews.it
pisanamente.it
mediakey.tv
pianetauniversitario.com

50 Canale News

utopie bambini cover"Utopie di bambini. Il mondo rifatto dall’infanzia sulle utopie" (Edizioni ETS, 2017) racconta oltre 10 anni di conversazioni con bambine e bambini dai 5 agli 11 anni, culminati in un viaggio di 10.000 Km in tutta Italia nell’anno scolastico 2015/2016. L'autore, Luca Mori, svolge attività di ricerca presso il Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Ateneo ed è riuscito a realizzare grazie ad un crowdfunding online.

"Utopie di bambini" è il primo della collana "Le Tartarughe. Filosofie in gioco con i bambini" che Luca Mori cura insieme al professore Alfonso Maurizio Iacono. Il libro, che è al tempo stesso punto di arrivo e punto di partenza di un progetto di esplorazione dell’immaginario politico e utopico dell’infanzia, documenta il pensiero dei bambini con abbondanti citazioni, consentendo ai lettori di fare confronti tra le idee proposte in luoghi diversi e ad età differenti. Il è dedicato anzitutto a lettori adulti, in qualsiasi modo interessati al pensiero dei bambini (come educatori, genitori ecc.), ma può essere letto anche insieme ai bambini, che vi troveranno idee, dubbi e proposte di tantissimi loro coetanei. Anticipiamo qui un estratto dalla prefazione di Alfonso Maurizio Iacono.

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I bambini di Luca Mori costruiscono mondi, creando e imitando. Essi fanno utopie. Essi inventano mondi intermedi. Le utopie che conosciamo noi adulti spesso sono noiose. Quello che si fa al loro interno è troppo armonico, troppo corretto, troppo pacifico.

È piuttosto noiosa Utopia di Tommaso Moro, così pure quelle del XVIII e XIX secolo. Utopia è un’isola. Le isole di per sé non sono noiose, ma quella in cui naufragò Robinson Crusoe denotava l’agire di un uomo solo. Quando ne approdò un altro, venne asservito. Insieme fecero delle cose, ma sempre in regime di diseguaglianza e di asservimento. Poi vi è l’isola di Peter Pan e dei suoi amici, ma è un luogo senza tempo dove non si cresce mai.

Le utopie che Luca Mori ha aiutato a costruire da Nord a Sud, da Est a Ovest del nostro paese hanno invece il sapore di un gioco in cui i mondi intermedi prendono forma man mano che i bambini costruiscono pezzo per pezzo e insieme, per fantasia e imitazione, gli elementi necessari a far nascere un universo collettivo e autonomo, fatto di regole e di vincoli, ma anche di infinite possibilità e di molteplici sogni. Le utopie di Luca Mori insegnano a pensare da sé, non in modo individuale, bensì in modo collettivo.

Alfonso Maurizio Iacono

Il ricco patrimonio di biodiversità umana presente sul territorio italiano deve molto a quelle piccole comunità, ormai sempre più minacciate, in cui sopravvivono da secoli limitazioni allo scambio di idee e di geni. Ognuna di esse ha maturato un diverso modo di essere isolate, frutto di scelte matrimoniali che nel corso della storia hanno ora rafforzato ora indebolito le barriere riproduttive e le identità culturali locali.

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Un progetto di ricerca finanziato dalla National Geographic Society di cui è responsabile scientifico Sergio Tofanelli, antropologo del dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, sta esplorando la diversità genomica di queste realtà per ricostruire la storia non scritta delle popolazioni italiane.

“Gli elementi di novità che scaturiscono da questo studio – ha spiegato Tofanelli – sono proprio i diversi gradi di isolamento che, nel tempo, l’interazione tra variabilità genetica, ambiente fisico e cultura ha prodotto in queste comunità. Si passa da casi come quello dei Ladini della Lessinia o degli Arbëreshë della Sicilia, in cui una radicata identità linguistica si accompagna ad un profilo genomico difficilmente distinguibile da quello delle popolazioni limitrofe, a casi di isolati negli isolati, come quello dei paesi alpini di Sauris e Sappada, che distano pochi chilometri in linea d’aria e che condividono una matrice linguistica derivata dal tedesco medievale delle loro origini, ma in cui la divergenza genomica è risultata inaspettatamente alta”.

I primi risultati della ricerca sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Nature Scientific Reports grazie allo sviluppo di una rete di collaborazione coordinata dall’Ateneo pisano che coinvolge altre quattro università italiane - “La Sapienza” di Roma, Bologna, Cagliari, Sassari – e numerose istituzioni internazionali di ricerca.

“Il punto di forza di questo progetto – ha concluso Tofanelli – è aver potuto coniugare le innovazioni tecnologiche, che permettono analisi di varianti informative estese a tutto il genoma umano, con criteri di campionamento selettivi, di cui i cittadini sono stati resi parte attiva e consapevole”.

dipartimento economia management Sono iniziati al dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa i corsi Jean Monnet, co-finanziati dall’Unione Europea nell’ambito del programma Erasmus+ e aperti a tutti gli studenti, docenti e soggetti interessati. I corsi Jean Monnet promuovono l’eccellenza nell’insegnamento e nella ricerca nel settore degli studi sull’Unione Europea in tutto il mondo, oltre al dialogo tra il mondo accademico e i decisori politici, in particolare allo scopo di rafforzare la governance delle politiche dell’UE. Già a partire dal 2014 il dipartimento ha raggiunto a livello di Ateneo ottimi risultati nei finanziamenti europei di didattica ottenuti nell’ambito del programma Erasmus+.

I corsi Jean Monnet appena partiti sono:
Analysis of European Data by Small Area Methods, svolto nell’ambito della cattedra Jean Monnet “Small Area Methods for Monitoring of Poverty and Living conditions in EU (SAMPL-EU)”, finanziata nell’anno 2015 a Monica Pratesi, professore ordinario di Statistica. La cattedra promuove lo studio dei metodi statistici per la misura della povertà e delle condizioni di vita locali, al fine anche di monitorare le politiche economiche dell’Unione Europea. 

European Water Utility Management: promoting innovation within the water industry and spreading knowledge on relevant and cutting edge water utility issues, co-finanziato nell’anno 2014, per il quale è responsabile Giulia Romano, ricercatrice di Economia aziendale. Il corso si pone l’obiettivo di diffondere la conoscenza dei principali e innovative aspetti della gestione delle aziende idriche alla luce delle attuali sfide europee sulla efficiente gestione delle risorse.

Public Economics for European Union, co-finanziato nell’anno 2014, per il quale è responsabile Luca Spataro, professore ordinario di Scienza delle finanze, si occupa di studiare gli interventi dello stato nell’economia, sia a livello nazionale che a livello di Unione Europea. 

Lo scorso semestre si è inoltre concluso per il secondo anno, il corso Jean Monnet Quantitative Economics for the European Union, nell’ambito del Modulo Jean Monnet “Quantitative Methods for the Evaluation of European Regional Policies” finanziato nel 2014 a Davide Fiaschi, professore ordinario di Politica economica. L’obiettivo del modulo è studiare la politica a livello regionale dell’Unione Europea, utilizzando tecniche metodologiche, con particolare riferimento alla sua evoluzione, istituzione, meccanismi e finanziamenti.

Per completare il quadro dei corsi Jean Monnet attivati all’Università di Pisa, ricordiamo anche il corso del dipartimento di Scienze politiche “EU Migration Law, Human Rights and Democratic Principles" - EurMigL” di cui è responsabile Marcello Di Filippo, professore ordinario di Diritto internazionale.

Nel 2016 il dipartimento di Economia e Management ha ottenuto altri due importanti finanziamenti: il primo per il Progetto Jean Monnet Development and Harmonisation of Socially Responsible Investment in the European Union, della durata di 2 anni, di cui è responsabile il professor Luca Spataro. Il grant, di circa 60 mila euro, si prefigge di promuovere la discussione sullo stato attuale, le prospettive di sviluppo, anche in ottica di armonizzazione in ambito europeo, relative alle strategie di investimenti socialmente responsabili. Il secondo è il partenariato strategico FRAMELOG - European framework for ‘Knowledge Triangle’ in the logistics sector, di circa 400 mila euro e della durata di 3 anni, coordinato da Marco Giannini, professore associato di Organizzazione aziendale. Framelog intende rafforzare la rilevanza della formazione accademica per la crescita e l’occupazione nella Logistica e la sua attrattiva internazionale attraverso una più stretta ed efficace cooperazione tra università, ricerca e impresa: i tre lati del cosiddetto “Triangolo della Conoscenza”.

Nella foto qui sotto una visita degli studenti Erasmus del dipartimento di Economia e Management alla Certosa di Calci lo scorso settembre.

foto visita erasmus certosa

Dal corrente anno accademico è partita anche una nuova offerta di corsi tenuti completamente in lingua inglese nelle le aree matematico-statistiche, economiche e aziendali, frequentati anche dagli studenti italiani, ampliando ulteriormente il numero degli studenti Erasmus e internazionali, già triplicati dal 2012: nell’anno accademico 2015/16, si contano infatti 84 studenti Erasmus in entrata e 145 in uscita.

Per qualsiasi informazione, è possibile rivolgersi all’Ufficio Relazioni Internazionali del dipartimento di Economia e Management, coordinato fino al 2016 dal professor Luca Spataro e attualmente dal professor Nicola Meccheri. L’ufficio fornisce supporto amministrativo per la presentazione e la gestione dei progetti Erasmus+, oltre a collaborare per la promozione delle attività internazionali del dipartimento in Europa e in altri paesi extra europei.

Studiare il DNA antico e moderno delle specie animali per preservarle dal rischio di estinzione. C’è anche questo fra i delicati compiti dell’Unità di Zoologia-Antropologia del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa di cui fanno parte la dottoressa Monica Guerrini e il professore Filippo Barbanera. I due ricercatori da anni svolgono studi di genetica della conservazione ed evoluzione molecolare di vertebrati e l’ultimo ‘caso’ di cui si sono occupati è quello della lontra dal pelo liscio (Lutrogale perspicillata), oggetto di una pubblicazione apparsa di recente su “Scientific Reports”, una rivista del gruppo “Nature”.

lontra

“La lontra dal pelo liscio è un predatore all’apice della catena alimentare delle paludi di acqua dolce in cui vive; si tratta, pertanto, di una sorta di sentinella ambientale, una specie molto sensibile alla presenza di inquinamento ed al disturbo di origine antropica nell’ecosistema”, ha spiegato Filippo Barbanera.

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Listata come specie vulnerabile dall’International Union for Conservation of Nature and Natural Resources, la lontra dal pelo liscio è distribuita dall’Iraq al Borneo ed in declino demografico in molte parti del suo areale. In Iraq ad esempio, questo mammifero è così raro che non esistono fotografie di individui in natura dal 1956.

“Attraverso le analisi del DNA antico e moderno, abbiamo ricostruito la struttura genetica delle popolazioni di lontra dal pelo liscio ed i loro rapporti evolutivi anche con altre specie di lontra presenti in Asia traendo importanti indicazioni per la gestione di questo mammifero”, ha specificato Monica Guerrini.

Il lavoro sul campo in Iraq è stato condotto con il sostegno dell’IUCN Otter Specialist Group ed in stretta collaborazione con ricercatori dell’Università di Baghdad sia nelle paludi della Mesopotamia che delle aree montagnose del Kurdistan, dove recentemente la lontra dal pelo liscio era stata segnalata. Successivamente, lo studio si è esteso a tutto l’areale della specie in collaborazione con ricercatori dell’India, del Pakistan e di Singapore. I campioni raccolti in natura sono stati integrati con quelli ottenuti da lontre conservate nelle collezioni dei musei di storia naturale di Vienna, Parigi, Copenaghen, Washington e Chicago e da esemplari mantenuti in cattività in strutture di Regno Unito, Svizzera, Repubblica Ceca, Bangladesh, Laos, Cambogia ed Australia.

“L’analisi biogeografica ha individuato l’origine della specie nel sub-continente indiano e successive espansioni della stessa sia nel sud est asiatico sia verso occidente fino all’Iraq, che ospita una sottospecie che si è rivelata essere non solo endemica ma anche quella evolutivamente più recente - hanno concluso i ricercatori dell’Ateneo pisano - A Singapore, infine, sono stati rintracciati esemplari di lontra del pelo liscio ibridizzati con la lontra dalle piccole unghie (Aonyx cinereus), un’altra specie che vive in Asia orientale, primo caso al mondo di incrocio in natura tra due specie di lontre”.

La ricerca, in corso da poco più di tre anni, è stata finanziata dal National Geographic Society Conservation Trust (USA) (grant# C261-13), e, recentemente, anche dall’Università di Pisa nell’ambito dei PRA 2016 con il progetto “Risposte adattative all’impatto antropico in specie a rischio di estinzione” coordinato dal professore Lorenzo Peruzzi del dipartimento di Biologia.

Lo studio proseguirà con il monitoraggio delle paludi al confine tra Iraq ed Iran e la ricerca della specie in Kurdistan; tra gli obiettivi, anche il reperimento di immagini in natura con l’uso di fototrappole. In Asia orientale, l’entità dell’estensione geografica dell’ibridizzazione tra lontra del pelo liscio e lontra dalle piccole unghie sarà stimata investigando inizialmente le popolazioni della penisola malese.

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Foto in alto: Lontra dal pelo liscio, Singapore. Foto di Benjamin Naden (APJ Global Alliances & Partner Development, Dell, Singapore)

Foto a destra: Posizionamento fototrappola, Central Marshes (Mesopotamia, Iraq). Foto di Omar F. Al-Sheikhly (University of Baghdad, Iraq)

 

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