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pisa in fiore 2016Dall'8 al 10 aprile la città di Pisa ospita la manifestazione “Fior di Città” e il Sistema Museale dell’Università di Pisa partecipa con alcune iniziative organizzate da Orto Botanico, Gipsoteca di Arte antica e Museo di Storia naturale di Calci.
L’Orto botanico propone una serie di visite guidate nei propri giardini (8 aprile, ore 16.00; 9 aprile, ore 11.00; 10 aprile, ore 11.00, costo di 1 euro per ogni partecipante) e il laboratorio creativo per famiglie "Origami in fiore" (9 aprile, ore 16.00; è richiesto un piccolo contributo di 3 euro per nucleo familiare). Per le visite e il laboratorio è necessaria una prenotazione, basta inviare una email a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., entro le ore 14:00 di venerdì 8 aprile.
Su iniziativa del Museo di Storia naturale di Calci, sabato 9 aprile, alle ore 17.30, nell’Aula Savi dell’Orto botanico, si terrà la presentazione del volume “I Tesori del Monte Pisano II. Le piante e i funghi” di P. Scaglia e S. Sorbi. L'opuscolo è un utile supporto didattico per le classi, ma non solo: quanti di noi possono dire di conoscere davvero la flora che troviamo a due soli passi da casa nostra? E quanti vorrebbero uno strumento semplice e accessibile per saperne di più?
La Gipsoteca di Arte antica in Piazza San Paolo all’Orto propone invece un ricco programma incontri, tra cui un laboratorio per bambini: da venerdì 8 a domenica 10, dalle 16.00 alle 20.00, sarà possibile visitare “Una passeggiata sul monte Olimpo”, un’installazione molto particolare che unirà idealmente la cultura del verde, arte, letture per bambini e musica. Inoltre è possibile partecipare a “Verdi come il muro”, laboratorio per adulti per imparare a trasformare il balcone o un angolo del giardino in uno spazio vivo e colorato, dal minimo ingombro e facilmente gestibile, e “Tesori da scoprire”, laboratorio per bambini da 5 a 10 anni per imparare a conoscere bulbi, tuberi, rizomi: alcuni si mangiano, altri fioriscono. Le iniziative sono a cura del dipartimento di Civiltà e forme del sapere, del Sistema Museale di Ateneo e dell'Associazione Pensiamo in Verde. L’ingresso è gratuito.

gruppo ricercatoriFra i sedici progetti recentemente selezionati dalla Regione Toscana per il Bando Fas Salute (“per sostenere la ricerca in materia di qualità della vita, salute, in campo biomedicale e industriale”), c’é un progetto pisano di diagnostica molecolare per la scelta terapeutica personalizzata dell’adenocarcinoma duttale pancreatico (indicato dall’acronimo Diamante), guidato dal professor Ugo Boggi, ordinario di Chirurgia generale (Dipartimento di ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in medicina e chirurgia) all’Università di Pisa nonché direttore dell’Unità operativa di Chirurgia generale e dei trapianti dell’Aoup.
Per tale progetto la Regione trasferirà complessivamente 760.526,33 euro ai beneficiari, ossia quattro partner oltre all’Università di Pisa (Istituto di tecnologie biomediche ed Istituto nanoscienze del Cnr; Fondazione Istituto italiano di tecnologia - Center for nanotechnology innovation IIT@NEST, e Scuola Normale Superiore). Si tratta di un team multidisciplinare composto da gruppi di ricerca con competenze complementari e forte visibilità internazionale, supportati dalla stretta sinergia con partner industriali attivi nel campo della microscopia ad alta risoluzione (Nikon, Biomedica Mangoni e Digital Technology Art) e partecipanti ai distretti industriali della nostra Regione.
“Partendo dalla vastissima esperienza del team chirurgico del professor Boggi nel trattamento dei tumori localmente avanzati del pancreas – spiegano la dottoressa Elisa Giovannetti e il dottor Niccola Funel, che collaborano con lui nel Cancer Pharmacology Lab, AIRC Start Up Unit - il progetto si propone di ottimizzarne la gestione terapeutica sviluppando un innovativo approccio traslazionale di validazione ed analisi funzionale di marcatori molecolari (proteine e microRNA) con valore prognostico”.
Per visualizzare tali marcatori su biopsie tissutali, “saranno sviluppate nuove sonde luminescenti – aggiunge il dottor Ranieri Bizzarri (Istituto Nanoscienze del Cnr) - nella regione del vicino infrarosso che, combinate con metodi di microscopia innovativi e poco costosi basati su illuminazione strutturata, consentiranno la visualizzazione dei marcatori molecolari tumorali su campioni tissutali con elevata sensibilità e risoluzione spaziale”.
Nei due anni del progetto saranno validati protocolli per ottenere informazioni più dettagliate su specifici marcatori molecolari che possano guidare nella selezione delle terapie più appropriate sulla base delle caratteristiche di ciascun paziente, inclusi trattamenti chemioterapici precedenti alla chirurgia. Il successo di Diamante sarà infatti valutabile per l’applicabilità degli innovativi sistemi di microscopia ad alta sensibilità/risoluzione nella pratica clinica, al fine di migliorare il trattamento e la prognosi dei pazienti affetti da tumori pancreatici.

Foto: nel gruppo da sinistra Niccola Funel, Ranieri Bizzarri ed Elisa Giovannetti

sangallo This is one of the first two-dimensional representations of a city: a topographical map of the city of Pisa conserved in the Gabinetto Disegni e Stampe of the Uffizi Gallery in Florence. Thanks to the research conducted by Professor Lucia Nuti from the University of Pisa, which appeared on the cover of the March issue of the prestigious Journal of the Society of Architectural Historians, the document, which is well known among experts in this field, has now been attributed definite authorship and dating for the first time. According to this research by Professor Lucia Nuti, the “Pisa no finitta”, a large drawing measuring 1,350 by 1,665 mm, can without doubt be attributed to the architect Giuliano da Sangallo and dates back to the time of construction of the first bastion of the new fortress. Between 1509 and 1512, Giuliano was in fact dispatched by the Florentine government to take charge of rebuilding the fortress that had been partially destroyed in the Pisan rebellions.

“The outline of Pisa is clearly visible on the map,” explains Lucia Nuti, Professor of Architecture and Urban History, “but the city is depicted with minute details to which purely imaginary particulars were added, for example the part where Sangallo reconstructs the plan of the Baths of Nero, formulating thus for the first time an original architectural solution based on an octagonal form. This is what may be considered the unequivocal signature of Sangallo, given that he proposes the same solution in the second drawing for the new Basilica of San Pietro in Rome.”

sangallo inside 3In actual fact, Sangallo was rarely allowed to create compositions characterized by an octagonal plan form, examples of which are the Sacristy of Santo Spirito in Florence commissioned by Lorenzo the Magnificent and the underground chambers of the bastion of San Martino in Pisa.

The study carried out by Lucia Nuti explains that during the construction of the fortress in Pisa, the relationship between Giuliano and the Florentine magistrates was not simple, but he was evidently awarded more freedom of movement in the construction of the underground chambers which allowed him to experiment with a variety of environments where the octagonal form is predominant. Octagons are to be found in the lacunars and oculi of the barrel vault, in the domes of the passages and in the octagonal chamber, possibly destined to be a chapel.

“After the fortress lost its military role, the structures were often flooded caused by the closeness of the river Arno,” concludes Lucia Nuti, “which unfortunately is still the case today. The excellent restoration work which was carried out on the first chambers in the interior of the bastion was terminated where the steps lead to the lower level, once again underlining a situation of abandon in a country which is unable to recognize its own works of excellence and therefore unable to protect or valorize them adequately.”

giuliano sangallo, fortezza PisaÈ in assoluto una delle prime rappresentazioni bidimensionali di città: si tratta di una mappa topografica della città di Pisa conservata nel Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi di Firenze. Per la prima volta, grazie a una ricerca della professoressa Lucia Nuti dell’Università di Pisa che ha conquistato la copertina del numero di marzo del prestigioso Journal of the Society of Architectural Historians, il documento, ben conosciuto agli studiosi del settore, ha paternità e datazione certe.

Secondo la ricerca di Lucia Nuti, la “Pisa no finitta”, un grande disegno che misura 1.350 per 1.665 millimetri, è attribuibile con certezza all’architetto Giuliano da Sangallo e la sua esecuzione è databile al momento della costruzione del primo bastione della fortezza nuova. Fra il 1509 e il 1512 Giuliano fu infatti inviato dalla Repubblica fiorentina come responsabile della ricostruzione della fortezza parzialmente distrutta dalla ribellione dei Pisani.

“Nella mappa si riconosce la sagoma di Pisa – ha spiegato Lucia Nuti, docente di Storia dell’Architettura e dell’Urbanistica – ma la città è rappresentata con dettagli minutissimi a cui si aggiungono particolari del tutto fantasiosi, come nella parte in cui Sangallo ricostruisce la planimetria dei Bagni di Nerone formulando per la prima volta un’originale soluzione architettonica centrata sull’ottagono: è questa che può essere considerata una vera e propria firma autoriale di Sangallo, dato che poi la ripropone nel secondo disegno per la nuova basilica di San Pietro in Roma”.

sangallo inside 3Nella realtà Sangallo solo raramente potrà realizzare composizioni su base ottagonale, come nella Sagrestia di Santo Spirito a Firenze su commissione di Lorenzo il Magnifico, e nelle stanze sotterranee del bastione S. Martino della fortezza di Pisa. Durante la costruzione della fortificazione pisana, spiega lo studio di Lucia Nuti, Giuliano non ebbe rapporti facili con i magistrati fiorentini, ma evidentemente nella costruzione delle camere sotterranee egli godette di una maggiore libertà di movimento, che gli consentì di sperimentare una varietà di ambienti, dove la forma ottagonale è protagonista. Ottagoni si trovano nei lacunari e negli oculi della volta a botte, nelle cupolette degli ambienti di passaggio e nella stanza ottagonale, forse destinata a cappella.

“La particolare collocazione della fortezza in prossimità dell’Arno ha fatto sì che, una volta tramontate le esigenze militari, questi ambienti fossero periodicamente allagati – ha concluso Lucia Nuti – una condizione che purtroppo permane ancora oggi. L’ottimo restauro che infatti è stato eseguito nei primi ambienti all’interno del bastione si è arrestato in corrispondenza delle scale che portano ai vani più bassi, riproponendo una situazione frequente di abbandono in un Paese che non sa riconoscere le proprie eccellenze, né proteggerle e valorizzarle adeguatamente”.

Venerdì 25 marzo 2016, nell’aula Magna dell’Università Federico II di Napoli, è stato siglato un protocollo d’intesa tra la CRUI (Conferenza dei Rettori) il CoDAU (Convegno dei Direttori Generali delle Amministrazioni Universitarie) e l’ANCIU (Associazione Nazionale Circoli Italiani Universitari).

Gaetano Manfredi, Cristiano Nicoletti e Giuseppe La Sala, presidenti delle tre organizzazioni universitarie, hanno firmato un accordo per la gestione organizzativa congiunta di attività a favore del personale universitario e degli studenti già sviluppate e storicamente consolidate negli atenei italiani.

Tali attività integrative, collaterali rispetto ai fini istituzionali di didattica e ricerca proprie delle università stesse, sono collegabili prevalentemente al tempo libero, come iniziative a carattere culturale, sportivo-dilettantistiche, ricreative, di turismo sociale e servizi di quotidiana utilità. 

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gruppo ricerca unipiUna ricerca dell’Università di Pisa ha rivelato le proprietà antitumorali del rosmarino. Lo studio, finanziato nell’ambito dei progetti di ricerca di Ateneo PRA 2015 e condotto dai ricercatori del dipartimento di Farmacia, in particolare dal gruppo biochimica della professoressa Claudia Martini in collaborazione con quello di fitochimica della professoressa Alessandra Braca, è stato appena pubblicato sulla rivista scientifica "The International Journal of Biochemistry & Cell Biology".

“Il rosmarino è una delle piante aromatiche più utilizzate in cucina, ma anche in medicina per le sue proprietà terapeutiche - ha spiegato la dottoressa Chiara Giacomelli dell’Università di Pisa, prima autrice dello studio - in particolare alcuni suoi componenti possono essere sfruttati come adiuvanti nelle tradizionali terapie anticancro, come il carnosolo”.

Il carnosolo, un diterpene presente in varie spezie della dieta mediterranea, quali rosmarino e salvia, agisce infatti riattivando la proteina p53, un soppressore tumorale considerato uno dei più importanti fattori per il controllo dello sviluppo e della progressione della malattia che risulta inattivo nel 50% dei tumori umani.

“Attualmente la ricerca presta sempre più attenzione ai composti di origine naturale in grado di arrestare lo sviluppo dei tumori - ha sottolineato Chiara Giacomelli – e alcuni studi hanno già dimostrato le attività benefiche del rosmarino e dei suoi componenti, tuttavia, ad oggi siamo stati i primi a verificare gli effetti di questi composti su cellule tumorali in cultura di glioblastoma multiforme, tra i tumori cerebrali più aggressivi e con una sopravvivenza media tra le più basse. Si tratta dunque di una scoperta che può aprire allo studio di molecole con un impatto importante e concreto a livello nutraceutico e farmaceutico”.
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Nella foto, da destra verso sinistra: Prof.ssa Alessandra Braca, Dott.ssa Letizia Natali, Dott.ssa Chiara Giacomelli, Prof.ssa Claudia Martini, Prof.ssa Maria Letizia Trincavelli, Dott.ssa Simona Daniele

 

Ne hanno parlato:
Il Messaggero
La Nazione
Il Tirreno
Nazione.it
InToscana.it
IlRestodelCarlino.it
IlMattino.it
Focus.it
Panorama.it
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TgRegione
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olfattoUna ricerca tutta Italiana ha dimostrato che l’invecchiamento è scandito dall’olfatto. I meccanismi di invecchiamento naturale del sistema olfattivo sono stati infatti valutati nella popolazione generale e con sorpresa è stato rilevato che l’olfatto non diminuisce linearmente con l’età e quindi con l’invecchiamento anagrafico. Si tratta di una scoperta nuova e sensazionale per le patologie neurologiche.

Sono stati infatti identificati tre fenotipi differenti: quello giovanile, quello maturo e quello dell’anziano, che sono età-dipendenti ma non distribuiti linearmente nella popolazione ed è emerso che il fenotipo “anziano” può essere presente anche in una persona giovane (fungendo quindi da spia di una patologia degenerativa incipiente). Finora il meccanismo di invecchiamento naturale dell'olfatto e il suo declino in assenza di una malattia conclamata rimaneva poco chiaro; così è stato studiato questo meccanismo tramite la misurazione di uno dei parametri chiave della funzione olfattiva in una popolazione sana, dall'infanzia alla vecchiaia. Per il loro studio i ricercatori hanno impiegato anche un naso elettronico. Il gruppo già in precedenza aveva pubblicato l’importanza dell’olfatto nella diagnosi della malattia di Alzheimer.

Lo studio attuale può essere considerato una pietra miliare nella valutazione della funzione olfattiva nelle diverse patologie età-correlate, ed è già disponibile in rete pubblicato sulla prestigiosa rivista Oncotarget. Primo autore è il dottor Andrea Mazzatenta, dell’Università di Chieti (già borsista nella Sezione dipartimentale di Neurologia dell’Aoup diretta dal professor Ferdinando Sartucci, docente dell'Università di Pisa), così come il professor Camillo Di Giulio. Lo studio è stato realizzato insieme a colleghi della Scuola Normale Superiore di Pisa (dottor Alessandro Cellerino), dell'Istituto di Neuroscienze del Cnr-Pisa (dottor Nicola Origlia), della Sezione dipartimentale di Neurologia dell'Aoup (lo stesso professor Sartucci e il dottor Davide Barloscio) e dell'Università dell'Aquila (professor Domenici Luciano).

VelaSpilaThere was a time, between 22,000 and 15,000 years ago, when climate change transformed the Adriatic Sea into a wide plain stretching to the latitude of Pescara. Men and animals from the Balkan Peninsula and from Italy were able to move freely through the region, adapting culturally and biologically to the climatic and environmental situation of the moment. Although very little is known about this, two anthropologists and a geologist from the University of Pisa, in collaboration with archaeologists and archaeogeneticists from the University of Cambridge and with the University of Zagreb, have been granted European funding of 990 thousand euros through the Horizon 2020 Twinning programme. They will carry out research on the historic cultural heritage of the Eastern Adriatic, which has as yet not been fully explored, particularly in Croatia.

scavi croaziaThe project entitled “Mend the Gap: Smart Integration of Genetics with Sciences of the Past in Croatia. Minding and Mending the Gap”, will last for three years and was considered the first of 65 projects to be granted funding (out of a total of 546 projects presented) in all research fields from all over the European Union. According to the European Commission, the Twinning projects “help to strengthen a defined field of research in an institution by creating a link with at least two internationally-leading institutions in other Member States.” By providing access to their knowledge in an administrative and scientific environment, both Italy (University of Pisa) and the United Kingdom (University of Cambridge) will enable researchers from the initiating institution (University of Zagreb) to increase their potential to gain funding for research in a region which has a lot to offer the archaeological world, as well as the scientific world in general.

The archaeologists from the University of Pisa involved in the project are Giovanni Boschian and Damiano Marchi, the geologist is Marta Pappalardo: “The historic cultural heritage of that region is vast, with human occupancy dating from the Paleolithic Period to the present day,” explains Professor Boschian, coordinator of the group from Pisa. “The highest scientific potential of this material can only be reached through the use of techniques and methodologies in which the partner institutions of the project have great experience.”

SAThe Eastern Adriatic region houses a great number of important archaeological sites. Many remains have been uncovered and identified, although they have not yet been analyzed or promoted to their maximum potential: “The Croatian sites have an enormous universal value from a historic, esthetic, ethnological, anthropological and educational point of view,” adds Boschian. An excellent example is Vela Spila, situated above the city of Vela Luka on the island of Korcula. Even if only a small portion of the site has been excavated and analyzed so far, the results confirm that the archeological site is one of the richest and most promising in the Eastern Adriatic. Among the many important findings from Vela Spila, a few stand out due to their extraordinary nature. One of the most significant consists of 36 ceramic figurines, which offer the first evidence of ceramic figurative art in Upper Paleolithic Europe, dating back to between 17,500 and 15,000 years ago.

scavi croazia2“In order to understand the importance of this discovery, it is enough to say that there are only two other sites in Upper Paleolithic Europe which contain ceramic figurines and both are to be found in Central Europe while Vela Spila is the only example in the Mediterranean,” concludes Boschian. “Furthermore, Vela Spila also contains dated Mesolithic burials which can be placed in a known archeological context and include both young individuals and adults. Human remains dating back to the Mesolithic Period are extremely rare in Europe; therefore the findings in Vela Spila represent a rare discovery in the Eastern Adriatic context.”

In the project, Giovanni Boschian deals with geoarchaeology, or rather paleoenvironmental reconstruction and human behavior through the geological study of sediments from archaeological sites, especially caves. Damiano Marchi is involved in functional morphology and studies environmental adaption and the different types of activity through the morphometric analysis of the changes in bone shape and structure, both in humans and animals. Marta Pappalardo carries out research on the variations of the sea level and her contribution is fundamental in the reconstruction of the ancient coastlines and the stretches of land not covered by the sea in the past.

VelaSpilaC’è stato un tempo, tra 22.000 e 15.000 anni fa, in cui, a causa di mutamenti climatici, il Mare Adriatico si è trasformato in una pianura estesa fino alla latitudine di Pescara. Uomini e animali della penisola Balcanica e dell’Italia si potevano spostare liberamente nella regione, adattandosi culturalmente e biologicamente alle situazioni climatiche e ambientali del momento. Di tutto ciò sappiamo pochissimo ma, grazie a un finanziamento europeo di 990 mila euro ottenuto nell’ambito del programma Twinning di Horizon 2020, due antropologi e una geologa dell’Università di Pisa, in collaborazione con gli archeologi e gli archeogenetisti dell’Università di Cambridge e con l’Università di Zagabria, condurranno ricerche sul patrimonio storico-culturale della regione non ancora completamente esplorata dell’Adriatico orientale, in particolare in Croazia.
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Il titolo del progetto è “Mend the Gap: Smart Integration of Genetics with Sciences of the Past in Croatia. Minding and Mending the Gap”, avrà una durata triennale ed è stato considerato il primo dei 65 progetti finanziati (su un totale di 546 progetti presentati) in tutti i campi della ricerca e da tutte le parti dell’Unione Europea. Secondo la Commissione Europea i progetti Twinning “aiutano a rafforzare e definire un particolare campo di ricerca di una istituzione attraverso il legame con almeno altre due istituzioni di levatura internazionale in Europa”. Fornendo accesso alle loro conoscenze in ambito scientifico e amministrativo, sia l’Italia (Università di Pisa) che il Regno Unito (Università di Cambridge), permetteranno ai ricercatori dell’istituzione ospite (Università di Zagabria) di aumentare la loro capacità di ottenere finanziamenti per la ricerca, in una regione che ha molto da offrire al mondo archeologico, ma anche al mondo scientifico in generale.


SAGli antropologi dell’Ateneo pisano coinvolti nel progetto sono Giovanni Boschian e Damiano Marchi, la geologa è Marta Pappalardo: «Il patrimonio storico-culturale di quella regione è enorme, con un’occupazione umana che va dal Paleolitico ad oggi – spiega il professor Boschian, coordinatore del gruppo di Pisa – Il pieno potenziale scientifico di questo materiale può essere raggiunto solo attraverso l’uso di tecniche e metodologie in cui le istituzioni partner del progetto hanno grande esperienza».

La regione dell’Adriatico orientale contiene un gran numero di importanti siti archeologici. Molti resti sono stati trovati e identificati, sebbene non siano stati ancora analizzati o promossi secondo la loro piena potenzialità: “I siti croati hanno un valore universale enorme dal punto di vista storico, estetico, etnologico, antropologico ed educativo», aggiunge Boschian. Un buon esempio è Vela Spila, situato sopra la città di Vela Luka sull’isola di Curzola. Anche se solo una piccola porzione del sito è stata scavata e analizzata fino ad ora, i risultati confermano che si tratta di uno dei siti archeologici più ricchi e promettenti dell’Adriatico orientale.

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Tra i tanti ritrovamenti importanti provenienti da Vela Spila, ce ne sono alcuni che spiccano per la loro natura straordinaria. Tra questi, uno dei più significativi consiste in 36 figurine ceramiche che rappresentano la prima evidenza di arte ceramica figurativa nel Paleolitico Superiore in Europa, datate tra 17.500 e 15.000 anni fa.

«Per far capire l’importanza di queste scoperte, basta sapere che ci sono soltanto altri due siti nel Paleolitico Superiore europeo che contengono figurine ceramiche e si trovano entrambi in Europa centrale, mentre Vela Spila è l’unico esempio nel Mediterraneo – conclude Boschian – Inoltre, Vela Spila contiene anche sepolture Mesolitiche datate e inseribili in un contesto archeologico conosciuto, costituite sia da individui giovanili che adulti. Resti umani datati al Mesolitico sono estremamente rari in Europa, quindi i ritrovamenti a Vela Spila costituiscono un ritrovamento raro nel contesto del Mediterraneo orientale».

Nel progetto Giovanni Boschian si occupa di geoarcheologia, ovvero di ricostruzioni paleoambientali e dei comportamenti umani attraverso lo studio geologico dei sedimenti dei siti archeologici, prevalentemente grotte. Damiano Marchi si occupa invece di morfologia funzionale e studia gli adattamenti ambientali e i diversi tipi di attività attraverso l'analisi morfometrica delle modificazioni nella forma e struttura delle ossa, sia umane che animali. Marta Pappalardo si occupa infine di ricerche sulle variazioni del livello marino e il suo contributo è essenziale nella ricostruzione delle antiche linee di costa e dell'estensione dei territori non occupati dal mare nel passato.

terrorismo psicopatologiaUna riflessione sui meccanismi psicologici e psicopatologici del terrorismo. È questo il tema “tragicamente attuale” dell’articolo ”Psychiatry and terrorism: exploring the unacceptable” appena pubblicato sulla rivista americana CNS Spectrums della Cambridge Press dalla psichiatra Donatella Marazziti dell’Università di Pisa e dell’unità operativa di Psichiatria I universitaria dell’Aoup diretta dalla professoressa Liliana Dell’Osso.

“Sebbene la spiegazione del terrorismo da un punto di vista psicopatologico potrebbe non essere esaustiva, non si può scartare a priori un modello teorico di partenza basato essenzialmente sulla sociopatia”, spiega subito Donatella Marazziti.

In psichiatria si definiscono sociopatici quegli individui che mancano di empatia, pietà, senso di colpa per le loro azioni, e manifestano una freddezza estrema e un’aggressività ferina. L’empatia, insieme alla teoria della mente, che è la capacità di percepire i pensieri, le emozioni e i sentimenti altrui, fa parte delle cosiddette “emozioni morali o socio-morali” collegate più al bene comune che a quello del singolo individuo.

“I terroristi, così come gli individui sociopatici – sottolinea Donatella Marazziti - sembrano del tutto privi di queste emozioni sociali, basta guardarli mentre eseguono le esecuzioni brutali con freddezza e autocelebrazione amplificata dall’uso sapiente delle nuove tecnologie”.

Occorre, dunque, secondo l’autrice, avere il coraggio di cominciare a esplorare i processi mentali del terrorista, spesso complicati dall’uso delle droghe, e i meccanismi neurali alla base degli stessi. E questo malgrado le difficoltà reali nell’affrontare un fenomeno così complesso, visto anche l’esiguità dei terroristi che si pentono all’ultimo momento che possono essere visitati. I dati psicopatologici disponibili a tutt’oggi riguardano infatti perlopiù terroristi palestinesi, ma come evidenzia l’intervento della psichiatra pisana, in questo caso il fenomeno è del tutto particolare, generato in un contesto specifico, e non può essere generalizzato a quello che ha portato agli attacchi sferrati negli ultimi mesi nei Paesi europei.

“C’è da sottolineare infine una sorta di riluttanza e disgusto a esplorare questi comportamenti abnormi da parte di psichiatri, psicologi e neuroscienziati – ha concluso Marazziti - sebbene tentare di capire un comportamento che è umanamente inaccettabile appare fondamentale anche per prevenire il possibile ‘contagio’, o per intervenire nel caso di individui a rischio”.

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