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Szymborska La gioia di leggereIn Italia, paese in cui molti scrivono poesie, ma pochissimi le leggono, Szymborska piace. Da questa semplice, perfino banale constatazione, è nato il primo libro dedicato in Italia all'opera della poetessa polacca “Szymborska, La gioia di leggere. Lettori, poeti, critici” (Pisa University Press, Pisa, 2016) curato Donatella Bremer e Giovanna Tomassucci, docenti dell’Università di Pisa. Il volume sarà presentato a Pisa il mercoledì 4 maggio alle 17 nell’aula magna di Palazzo Matteucci in Piazza Torricelli a Pisa alla presenza delle curatrici e di Mauro Tulli, Alfonso Berardinelli, Stefano Brugnolo, Fausto Ciompie e Giacomo Cerrai.

Nobel per la Letteratura 1996, la poetessa polacca ha conquistato nel nostro paese decine di migliaia di lettori e a tutt’oggi i suoi versi e la sua figura vengono frequentemente citati sulla stampa, alla radio e alla TV, comparendo in canzoni e spettacoli teatrali, in graphic novel e soprattutto in centinaia di siti web, blog e video.

“La predilezione per l’opera di Szymborska si è trasformata in un atipico fenomeno sociale – spiega Giovanna Tomassucci – e in questa raccolta di saggi ci siamo proprio interrogati su quali siano gli elementi propulsivi di questo consenso condiviso, chiedendoci allo stesso tempo il perché la poesia di Szymborska, malgrado, o forse proprio a causa del suo appassionato pubblico di lettori e di una fama di autrice non complessa, abbia finora stimolato scarse letture critiche in Italia”.

Un volume ricco di testimonianze raccoglie anche due inediti della poetessa: un collage “italiano” ispirato alla Torre di Pisa (foto) e una poesia del 1985, mai apparsa in Italia, “Dialettica e Arte”. I saggi che compongono il libro sono riflessioni di poeti (Anna Maria Carpi, Alba Donati, Paolo Febbraro) e critici (Alfonso Berardinelli, Donatella Bremer, Roberto Galaverni, Giovanna Tomassucci), oltre a un intervento di Pietro Marchesani che è stato il suo traduttore italiano e in più testimonianze di amici della poetessa come Ewa Lipska, Jarosław Mikołajewski, ex direttore dell'Istituto Polacco di Cultura di Roma, e il suo ex-segretario e attuale presidente della Fondazione a lei intitolata, Michał Rusinek.



Prof. Franco Failli e il vincitore Gabriele GiannelliMercoledì 27 aprile con una cerimonia che sì è svolta alla Scuola di Ingegneria dell’Università di Pisa sono stati conferiti i premi di laurea istituiti in memoria di Matteo Carmassi, ingegnere e ricercatore presso il Consorzio Universitario QUINN. Marco Mondelli, neo laureato in ingegneria delle telecomunicazioni, ha vinto per la sezione “innovazione di prodotto” e Gabriele Giannelli (foto, con il prof. Failli), neo laureato in ingegneria elettrica, è arrivato primo nella sezione “innovazione metodologica”. I due vincitori si sono aggiudicati 1.500 euro ciascuno messi a disposizione del consorzio QUINN. La commissione giudicatrice, composta dai professori Marcello Braglia, Andrea Bonaccorsi, Franco Failli e dall'ingegnere Ilaria Campana, ha inoltre ritenuto meritevoli di una speciale menzione d’onore altre sette tesi sulle ventisette presentate.

I premi Matteo Carmassi sono conferiti alla tesi di laurea in ingegneria che si contraddistinguono per i contenuti innovativi, una scelta che è stata fatta alla luce del tipo di attività svolta da Matto Carmassi negli anni nei quali è stato dipendente QUINN, prima che venisse prematuramente a mancare, nel gennaio del 2012.

Matteo Carmassi, dopo la laurea in ingegneria meccanica conseguita nel 2002 all’Università di Pisa, fu assunto da un nota multinazionale del settore automotive per poi svolgere dal 2005 al 2008 un dottorato di ricerca, sempre in ambito meccanico, comprendente uno stage in robotica industriale presso l'università di Norimberga. Nel 2009, dopo ulteriori esperienze in ambito operations, era approdato al Consorzio Universitario QUINN, di cui in breve era diventato uno dei più validi collaboratori, rivelando una particolare vocazione allo sviluppo di metodologie innovative di supporto all'incremento della competitività industriale.

targa internetIl 30 aprile 1986 all’Istituto CNUCE del CNR di Pisa, già Centro Nazionale Universitario di Calcolo Elettronico dell’Ateneo pisano, fu attivato il primo nodo Internet in Italia.

A 30 anni di distanza, Università, CNR e Comune di Pisa hanno voluto ricordare quel momento apponendo una targa commemorativa all’entrata dell’edificio che allora ospitava il CNUCE. Alla cerimonia erano presenti il rettore Massimo Augello, il sindaco Marco Filippeschi, Domenico Laforenza, direttore dell’Iit del CNR, e i tre studiosi pionieri della rete in Italia, che nel 1986 permisero all’Italia di entrare in Internet: Luciano Lenzini, Stefano Trumpy e Antonio Blasco Bonito.

Il professor Luciano Lenzini, docente dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell’Università di Pisa, ricorda in questo scritto la lunga avventura che ha portato l'Italia in Internet.

Nella foto, da sinistra: Marco Filippeschi, Luciano Lenzini, Antonio Blasco Bonito, Stefano Trumpy, Massimo Augello, Domenico Laforenza.

 

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Il 30 aprile del 1986 l’Italia entrò a far parte di Internet, ma per me fu soltanto la conclusione di un periodo di ricerca nel settore del networking durato 16 anni, fu come il taglio del nastro di un’opera conclusa, con successo, ma iniziata 16 anni prima. Sono stati 16 anni di lavoro interessantissimo su un argomento di frontiera, gli ultimi 6 dei quali necessari per implementare il progetto che portò l’Italia ad essere la quarta nazione Europea - dopo la Norvegia, gli UK e la Germania - a far parte della rete Internet, 16 anni in cui l’entusiasmo proprio di un giovane si alternò talvolta a momenti di pessimismo.

La verità è che il 30 aprile 1986 per me è cominciato nel 1970: avevo 26 anni, mi ero laureato l’anno precedente in Fisica a Pisa e mi ero appena “convertito” all’informatica entrando al CNUCE. Nel 1973 atterrai a Boston per lavorare per due anni presso il centro scientifico IBM di Cambridege (Massachusetts, USA) sulle architetture di networking. Tornando in Italia, proposi e diressi la progettazione e realizzazione di RPCNET, la prima rete di computer Italiana che dal 1978 collegò una decina di centri di calcolo presso Università e Istituti del CNR dislocati tra Palermo e Milano; OSIRIDE, una delle prime reti mondiali conformi all’architettura OSI e STELLA, la prima rete Europea via satellite che consentì ai gruppi di fisica delle alte energie, dislocati in Europa, di seguire in tempo reale l’evoluzione degli esperimenti al CERN di Ginevra.

Targa internetNel 1979 incontrai Peter Kirkstain, Direttore del Dipartimento della Computer Science della University College of London. Durante tale incontro mi illustrò il nodo Inglese di Internet che operava presso il suo dipartimento e mi propose di partecipare al progetto di sperimentazione di Internet in Europa. Nel 1980 scrissi una lettera a Robert Kahn, direttore di tale progetto, dicendogli che il CNUCE era pronto e Bob mi rispose subito positivamente. Infine il 30 aprile del 1986 fu attivato il primo nodo Italiano di Internet. Fu davvero per me un grande privilegio poter collaborare proficuamente, in quel periodo, con Robert Kahn e Vinton Cerf, considerati i padri di Internet.

Una cosa che sicuramente desterà curiosità è l’intervallo di tempo che passa tra il 1980 e il 1986! Perché tutto questo tempo prima di attivare il primo nodo Italiano di Internet? La risposta si chiama burocrazia; superare ostacoli di natura prevalentemente burocratica non fu affatto semplice. Ci vollero vari anni prima di siglare un accordo con SIP, Telespazio e Italcable per poter collegare il CNUCE con l’antenna parabolica (30 metri di diametro!) di Telespazio del Fucino. Tramite tale antenna, puntata verso il satellite Intelsat IV, l’Italia poteva comunicare con i nodi Internet Europei ed USA. E, quando tutto sembrava risolto, arrivò una lettera da Washington.

Diceva: “Tutte i nodi Internet Europei si debbono dotare di un nuovo gateway”. Il mitico Butterfly gateway, un computer potentissimo dal costo sicuramente molto più elevato di quello previsto, data la tecnologia impiegata. Fui preso dallo sconforto. Avrei dovuto ricominciare l’iter burocratico da capo. Mi dissi: basta, mi ritiro, anche se questa cosa l’ho ideata e voluta io, anche se ci ho dedicato molti anni della mia vita, mi ritiro. Invece di inviare un messaggio per comunicare la mia decisione, ritenni però corretto informare personalmente i membri dell’ICB (International Cooperation Board), ovvero del gruppo che pianificava le attività di Internet in Europa e nel quale rappresentavo l’Itali. Tale gruppo si riuniva due volte all’anno e con i suoi membri avevo instaurato un clima amichevole fin dal 1980, anno in cui Bob Kahn ci coinvolse come sperimentatori Internet Europei. Per i giorni successivi era stata pianificata a Washington DC una riunione dell’ICB, dove accadde una cosa incredibile.

Durante il mio intervento comunicai, con un certo imbarazzo che l’adozione del butterfly gateway dilatava troppo i tempi del progetto per cui non me la sentivo di andare avanti. Ci fu un lungo silenzio. Bob Kahn, che in quel periodo coordinava la sperimentazione Internet in Europa, anticipò il coffee break, durante il quale vidi che discuteva con alcuni membri dell’ICB. Quando la riunione riprese Bob si rivolse a me davanti a tutti con queste parole: “Luciano, noi vogliamo che il CNUCE ci sia, il Butterfly lo finanzia il Dipartimento della Difesa USA”. Visto con gli occhi di adesso, certo la burocrazia del nostro Paese non fece una gran bella figura, ma io ero felice lo stesso: Internet sarebbe arrivata in Italia.

Kahn Lenzini Cerf

Tutte queste vicende però emozionavano soltanto me e pochi altri addetti ai lavori. A livello stampa fu poi un vero disastro! Nonostante fosse stato emesso un comunicato, nessun quotidiano riportò la notizia. Seguì un “silenzio radio” durato trent’anni, interrotto il 26 maggio 2006 dall’Università di Pisa che su mia proposta, conferì a Vint Cerf e a Bob Kahn la Laurea Honoris Causa in Ingegneria Informatica. Da notare che il 16 febbraio del 2005, Vinton Cerf and Robert Kahn erano stati insigniti del Turing Award per il loro lavoro visionario sul TCP/IP. Il Turing Award è considerato il “Premio Nobel per l’Informatica."

Nella foto a destra: Robert Kahn (sinistra), Luciano Lenzini (centro) e Vinton Cerf (destra) davanti al Rettorato il 26 maggio 2006, quando l’Università di Pisa conferì loro la Laurea Honoris Causa in Ingegneria Informatica.

Per concludere, anche se il nodo Italiano diventò operativo il 30 aprile del 1986, per me la partita era già stata vinta quando il Butterfly arrivò alla dogana dell’aeroporto di Pisa. Convincere la dogana a far passare quel computer come regalo del Dipartimento della Difesa USA non fu per niente facile, ci vollero diversi mesi prima che il butterfly gateway fosse sdoganato. Ma ancora una volta, c’ero riuscito, naturalmente.

Mettere su il primo nodo Internet in Italia è stata una impresa titanica, oggi posso dirlo. Ma ero giovane, pieno di energia e soprattutto determinato ad attuare quella visione strategica sul networking che avevo coltivato fin dal 1970. Per me era importante che l’Italia facesse parte di Internet, questo contava. E alla fine quel che desideravo era successo. Ed era successo anche grazie al ruolo attivo giocato dai due illustri scienziati, Vint Cerf e Bob Kahn (Foto 2). E di aver collaborato e continuato a mantenere rapporti con loro fino ad oggi sono veramente orgoglioso.

Luciano Lenzini


DSCN0457Anche quest’anno torna l’Open Day della Ricerca, la manifestazione promossa dall’Università di Pisa nata per aprire virtualmente le porte dei propri laboratori e mostrare a tutta la cittadinanza il lavoro e i protagonisti di questo settore. L’appuntamento è venerdì 29 e sabato 30 aprile rispettivamente nell’Aula magna “Fratelli Pontecorvo” del Polo Fibonacci e a Palazzo Reale, con incontri ed eventi che in questa edizione avranno un tema dominante che percorrerà le due giornate - la Bellezza - incentrato su tre momenti: la Bellezza della Ricerca, la Ricerca della Bellezza, l’Officina della Bellezza.

ricercatori unipi web2Alla presentazione dell’evento, che si è tenuta nella Sala Mappamondi del rettorato, erano presenti il rettore Massimo Augello, il prorettore alla Ricerca Roberto Barale, ed Eva Perini, presidente di Progetto Vitalità Onlus.

Nella mattina di venerdì 29 aprile, dalle ore 11 alle 13, alcuni giovani ricercatori dell’Ateneo, che stanno lavorando su importanti progetti, descriveranno da diversi punti di vista la bellezza della loro attività e cosa di bello hanno trovato nell’oggetto degli studi che stanno attualmente conducendo con successo. I ricercatori Cristian Biagioni, Paola Binda, Christian Frasconi, Elisa Giovannetti, Vittoria Raffa e Simona Rapposelli saranno intervistati da Cristina Di Domenico di RAI 3 Toscana.

Nel pomeriggio di venerdì, a partire dalle 15.30, alcuni autorevoli relatori spiegheranno cosa è per loro la Bellezza, come essa possa articolarsi nei diversi ambiti e con quali effetti anche sulla salute umana.

Ci saranno il filosofo Remo Bodei, il campione sportivo Gennaro Gattuso, il matematico Piergiorgio Odifreddi, il chirurgo plastico ricostruttivo dell’ospedale Careggi di Firenze Alessandro Innocenti e il medico clinico Enzo Grossi. Condurrà le presentazioni e il dibattito la giornalista del programma “Leonardo” di RAI Tre, Silvia Rosa-Brusin.

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Nella terza parte - l’Officina della Bellezza - in programma sabato 30 alle ore 16 a Palazzo Reale, si mostrerà come la bellezza nelle mani e nella mente dell’uomo diventi oggetto o prodotto (made in Italy). L’incontro è organizzato dall’Onlus “Sentiment of Beauty” e sarà moderato da Marco Carminati, de Il Sole 24 Ore.

Dopo un’introduzione di Eva Perini, presidente di Progetto Vitalità Onlus, interverranno Andrea Muzzi, Soprintendente dei Beni culturali di Pisa e Livorno, Giuseppe Roma, Senior Advisor CENSIS e segretario generale RUR - Rete Urbana delle rappresentanze; 

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Guido Beltramini, direttore del Palladio Museum di Vicenza, Cristiana Collu, direttore Galleria Nazionale Arte Moderna di Roma, Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino, Fernanda Giulini, imprenditrice e presidente della Collezione Giulini.

A conclusione delle due giornate, alle ore 18, sarà inaugurata a Palazzo Reale la mostra “Dialoghi” con opere di Stefano Arienti, Marco Bagnoli, Daniela De Lorenzo, Luigi Ontani, Giulio Paolini, Remo Salvadori, Salvo e Luca Vitone.


- Nella foto in alto: da sinistra Roberto Barale, prorettore alla Ricerca, Eva Perini, presidente di Progetto Vitalità Onlus, Massimo Augello, rettore, Cristiana Barghini, responsabile Ufficio Ricerca.
- Nella foto al centro a sinistra, i sei giovani ricercatori protagonisti della mattinata del 29 aprile: da in alto a sinistra, Christian Frasconi, Cristian Biagioni, Paola Binda, Elisa Giovannetti, Vittoria Raffa e Simona Rapposelli.
- Nella foto al centro a destra, Remo Bodei e Piergiorgio Odifreddi.
- In basso a destra, Gennaro Gattuso.

 

team GetFutureIl progetto GeTFuTuRe coordinato dall’Università di Pisa è stato premiato nell’ambito del Clean Sky Forum che si è svolto ad aprile a Bruxelles e che ogni anno ha il compito di fare il punto sulla ricerca tecnologica nel settore aeronautico in Europa. GeTFuTuRe è arrivato secondo su 450 progetti e il professore Marco Beghini dell’Ateneo pisano ha così potuto illustrare in una delle sessioni plenarie i risultati raggiunti dal lancio nel 2013 all’attuale fase di completamento.

Cofinanziato dalla Comunità Europea con circa 2,2 milioni di euro e sviluppato da un consorzio composto dall’Università di Pisa, dalla spin off AM Testing di Pisa e dalla azienda Catarsi Costruzioni Meccaniche di Fornacette, GeTFuTuRe ha l’obiettivo di validare le prestazioni di un sofisticato sistema di ingranaggi realizzato da Avio Aero, azienda leader a livello mondiale nelle trasmissioni aeronautiche che nel progetto ha svolto il ruolo di “Topic Manager”.

Oltre che per la qualità dei risultati ottenuti, la giuria internazionale di Clean Sky ha attribuito il premio anche in base ad alcune caratteristiche del progetto considerate strategiche: la stretta collaborazione tra enti di ricerca, grandi aziende e PMI, il coinvolgimento nelle attività degli enti territoriali, la capacità di sviluppare studi di tipo industriale con vantaggi economici diretti sull’industria europea e, non ultima, la creazione di posti di lavoro per personale con elevata qualificazione.

“Il progetto GeTFuTuRe è stato sviluppato in stretta collaborazione con Avio Aero grazie a competenze e risorse tecnico-scientifiche prevalentemente presenti sul territorio pisano e collegate all’Università di Pisa - ha spiegato Marco Beghini - a partire dal fondamentale coinvolgimento della Regione Toscana e del Parco di San Rossore che ha autorizzato la realizzazione del laboratorio al cui interno è stato installato il banco per testare i componenti realizzati da Avio per i futuri motori aeronautici con ridotto impatto ambientale”.

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Foto - Davanti al poster di GeTFuTuRe, da sinistra: Paolo Baroni (Catarsi srl), Bernardo Monelli (UNIPI), Giuseppe Pagnano (Project Officer coordinator Clean Sky), Ida Bartilotta (AM Testing) , Enrico Casale (Avio Aero), Marco Beghini (UNIPI) e Jean Francois Brouchaert (Project Officer Clean Sky)

BRANCALEONE Libro COPERTINA Per festeggiare il cinquantesimo del film “L’armata Brancaleone” di Mario Monicelli, che esordì nelle sale nell’aprile del 1966, esce per la prima volta in un libro la sceneggiatura originale del film. Il volume, “L’Armata Brancaleone. La sceneggiatura” (Edizioni Erasmo, Livorno), è curato da Fabrizio Franceschini (foto), professore ordinario di Linguistica italiana presso l’Università di Pisa, che in un’ampia introduzione analizza la sceneggiatura scritta da Mario Monicelli, Age (Agenore Incrocci) e Furio Scarpelli. Composto da 366 pagine, il volume comprende anche una presentazione affidata al medievista Franco Cardini e una postfazione di Giacomo Scarpelli, figlio di Furio.

“Questa pubblicazione – spiega Fabrizio Franceschini – arriva a conclusione di un corso svolto all’Università di Pisa , dove abbiamo un laboratorio permanente che si occupa di lingua, cinema e scrittura”.

fabrizio.franceschiniUn libro, come racconta il professore dell’Ateneo pisano, che è nato dal ritrovamento e dal confronto delle tre stesure della sceneggiatura, una conservata nell’Archivio Centrale dello Stato a Roma e le altre due ancora in possesso della famiglia Scarpelli.

“Si va da Capalbio – dice Franceschini - dove nell’agosto 2013 Giacomo Scarpelli mi ha consegnato il primo dattiloscritto, alla casa presso Piazza di Spagna ove nel settembre successivo la signora Cora e Giacomo mi hanno messo a disposizione, con un buon tè, il copione più recente, sino alla casa toscana di S. Cristina ove Giacomo e Massimo Ghirlanda ne hanno reperito, nel luglio 2015, l’ultima parte”.

Ma oltre a recuperare le varie versioni della sceneggiatura – quella pubblicata nel volume è la terza e ultima – Franceschini si concentra sull’analisi linguistica del film: al contrario di quanto comunemente ritenuto, la sua tesi è che quella dell’Armata Brancaleone non sia una lingua inesistente o inventata. Il suo studio evidenzia infatti l’ampio utilizzo delle fonti letterarie da parte degli sceneggiatori, teso specialmente a caratterizzare i personaggi delle classi superiori o del clero: si va dai poeti siciliani, a Dante, specie per Brancaleone, a Iacopone riflesso dal personaggio di Zenone, a Machiavelli e al Pulci, per giungere al Bacco in Toscana di Francesco Redi sino al Belli, Manzoni e Pascoli. In base poi all’assunto degli sceneggiatori che “in questi anni oscuri, mal precisati, del Medioevo, la gente non doveva parlare in modo sostanzialmente differente dalle persone semplici di oggi”, i personaggi delle classi umili sono associati alle varie aree dialettali, da quella mediana e in particolare laziale (Taccone e Pecoro), a quella settentrionale (Mangoldo) sino a quella campana (Zito) e all’estremo sud. Una lavoro sui dialetti facilitato dall’esperienza che Monicelli, Age, Scarpelli avevano già maturato nei film precedenti, in particolare nella “Grande guerra”.

In questo quadro, fanno forse eccezione solo i ‘portatori di morte’, ossia i predoni barbari e i pirati saracini, che sono caratterizzati da “non-lingue” animalesche, mentre i loro capi usano parole incomprensibili ma allusive al mondo germanico o al mondo arabo. E così anche il temibile Cavaliere Nero, che si esprime non con parole ma col fiammeggiare dell’unico occhio o con ruggiti, comincerà a parlare solo dopo l’incontro col monaco Zenone che lo umanizza.

luise walkman robotThe PhD programme in Ingegneria dell'Informazione of the University of Pisa (UNIPI) is benefiting from an important cooperation with the Istituto Italiano di Tecnologia one of the top-level Institutions in Italy and Europe in the field of Robotics, Materials Science, Neuroscience, etc.. In the picture you can see our latest new friend, the WALKMAN robot, that has been developed as a result of a collaboration between IIT and UNIPI, with the scientific coordination of Nikos Tsagarakis (IIT) and Prof. Antonio Bicchi (Pisa and IIT) and with the contribution of PhD students from Pisa.

WALKMAN stands between the PhD coordinator Marco Luise (on the right-hand side) and one of the principal investigators of the project, a former PhD student at UNIPI and who is now an IIT Researcher, Arash Ajoudani. After Arash met the Italian Prime Minister, Matteo Renzi, and presented his research, he will now come to Pisa and deliver a PhD programme on the interaction between Humans and Robots.

Next year, our PhD programme will feature 5 positions with grants offered by IIT on different topics in Robotics. In order to qualify, candidates will need to go through an admission procedure (selection based on CV and a Skype interview) especially oriented to international students. The PhD programme will take place mainly at IIT Genova, while the basic learning and training activities will be carried out in Pisa.

More information on the admission procedure can be found at http://phd.dii.unipi.it/en/. More information on the research subjects funded by IIT can be obtained by contacting prof. Bicchi (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) and/or Mr. Ajoudani (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.).

corso pilota droniGrazie a una collaborazione tra l’Università di Pisa e Zefiro Ricerca & Innovazione, organizzazione di addestramento e consulenza riconosciuta da ENAC, un gruppo di studenti del corso di laurea in Ingegneria robotica e dell’Automazione e di ricercatori del dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, sta seguendo un corso di formazione teorico-pratico previsto per gli aspiranti piloti di Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto (SAPR), altrimenti detti “droni”.

Il percorso formativo, articolato su lezioni in aula, e-learning, attività di volo simulato e pratica di volo sull’esacottero ERMES di Zefiro, verrà integrato con il corso “Sistemi di Guida e Navigazione” tenuto all’Università di Pisa dal professor Lorenzo Pollini, le cui attività di ricerca riguardano sistemi unmanned aerei e terrestri.

drone web"Lo sviluppo del settore civile dei SAPR - commenta il professor Lorenzo Pollini - ha visto negli ultimi anni un vero e proprio boom di applicazioni e aziende coinvolte, anche nel territorio pisano, spinto dalle innovazioni tecnologiche e dalle attività di ricerca svolte anche nel nostro Ateneo. Questa iniziativa ha lo scopo di favorire la formazione, non solamente negli aspetti ingegneristici dei SAPR, ma anche in quelli operativi, necessari per condurre operazioni nel rispetto della normativa e della sicurezza".

“Il connubio tra la formazione offerta da un corso di laurea in Ingegneria e quella di un’organizzazione di addestramento SAPR - dichiara l’Ing. Vittorio Cipolla, presidente di Zefiro Ricerca & Innovazione - dà la possibilità di arricchire il ruolo del pilota di SAPR, avvicinandolo a quello del Responsabile Tecnico Aeronavigabilità, la cui funzione primaria è la gestione delle operazioni finalizzata al continuo miglioramento della sicurezza del volo”.

 

Il Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi si è dotato di un defibrillatore donato dalla Fondazione Arpa, tramite la Onlus Cecchini Cuore. La donazione è avvenuta in memoria di Flaminio Farnesi, noto imprenditore e collezionista pisano vicino alla Fondazione Arpa e al suo presidente, il professor Franco Mosca. Alla cerimonia di consegna del defibrillatore, che si è svolta giovedì 21 aprile, hanno partecipato Bruno Farnesi, figlio di Flaminio, la professoressa Lucia Tomasi Tongiorgi, delegata dell'Ateneo alla Cultura, l'assessore comunale alla Cultura, Andrea Ferrante, il direttore scientifico del Museo, Alessandro Tosi, il professor Franco Mosca e il dottor Maurizio Cecchini.

Oltre che per ricordare la figura di Flaminio Farnesi, la cerimonia è stata l'occasione, per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema dell’arresto cardiaco e del ruolo fondamentale ricoperto dal defibrillatore semiautomatico, strumento essenziale per salvare la vita in caso di arresto cardiaco extra ospedaliero. Dal dicembre 2007 il dottor Cecchini ha personalmente installato 342 defibrillatori automatici pubblici nella provincia di Pisa e tenuto corsi gratuiti formando più di 8.000 first responders.

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HaptocsSymp2 copiaÈ indossabile sulle dita da chi naviga in una realtà virtuale e permette di sentire con il tatto gli oggetti non reali, percependo anche se stanno scivolando dalle mani. Il nuovo dispositivo, ancora in forma prototipale, è stato realizzato dai ricercatori del Centro di Ricerca “E. Piaggio” dell’Università di Pisa e dell’Istituto Italiano di Tecnologia, e premiato come migliore lavoro (Best Paper) durante la conferenza internazionale Haptics Symposium 2016 a Philadelphia. Il lavoro si intitola “A Wearable Fabric-based Display for Haptic Multi-Cue Delivery” e gli autori sono Matteo Bianchi, Edoardo Battaglia, Mattia Poggiani, Simone Ciotti, Antonio Bicchi.

Il prototipo è costituito da un telaio rivestito internamente da un tessuto bielastico, mosso da due motori e da un meccanismo di sollevamento. Il movimento di tensione dei motori sul tessuto permette di replicare la “rigidità” dell’oggetto virtuale: un tessuto poco tirato, morbido, si traduce al tatto nella presenza di un oggetto “soffice”, al contrario un tessuto ben teso suggerisce “durezza”. Il dispositivo si indossa mettendo la falangetta di un dito all’interno del telaio e il movimento del dito è letto da un sensore infrarossi che è usato per controllare i due motori. La sensione di scivolamento dalle dita è garantita dal movimento sincrono dei due motori.

BestPaper HapticsSymposium

La novità del dispositivo progettato da Matteo Bianchi, ricercatore del Centro “E. Piaggio” e di IIT, e colleghi sta nell’essere riusciti a integrare in un'unica struttura sia l’interpretazione di un movimento della mano in un ambiente virtuale, sia la comunicazione di sensazioni tattili a mano ferma, tramite il meccanismo di sollevamento. L’obiettivo attuale, infatti, nel campo dei dispositivi aptici è migliorare il loro disegno affinché possano essere commercializzati e utilizzati in diversi contesti.

Oltre alla realtà virtuale, per esempio, le applicazioni potranno essere nell’interazione uomo-macchina e nella riabilitazione e nello studio del sistema sensorimotorio umano. In quest’ultimo caso, infatti, il dispositivo può essere impiegato per creare conflitti tra il senso del tatto, “ingannato” a sentire una certa sensazione di durezza, con il senso della vista che vede l’oggetto in esame – un conflitto che potrà indagare ulteriormente le modalità di integrazione sensoriale nell’uomo, anche in caso di disabilità e a fini riabilitativi. I ricercatori vi lavoreranno nell’ambito del progetto Europeo SoftPro.

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