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studenti pisani onu Un gruppo di studenti dell'Università di Pisa ha preso parte all'edizione 2016 della "National Model United Nations", la principale simulazione dei lavori dell'ONU che si svolge annualmente a New York. I ragazzi e le ragazze, che a Pisa studiano di scienze politiche, giurisprudenza, economia e lingue, hanno simulato di essere i delegati brasiliani, prendendo parte ai lavori nei diversi comitati e agenzie dell'ONU.

Dopo una settimana si è svolta la cerimonia conclusiva nel Palazzo di vetro delle Nazioni Unite e in quell'occasione gli studenti di Pisa sono stati premiati con l'Honourable Mention, il riconoscimento attribuito alle delegazioni che maggiormente si sono distinte per la puntualità della ricerca, per la capacità di creare consenso e per la validità degli atti giuridici prodotti.

La partecipazione alla "National Model United Nations" è stata realizzata nel quadro della collaborazione istituzionale con Consules, una organizzazione non governativa che si occupa di formazione, di cui è referente per l’Università di Pisa la professoressa Marinella Neri e rappresenta un importante momento di formazione e internazionalizzazione per gli studenti dell'Ateneo.

Szymborska La gioia di leggereIn Italia, paese in cui molti scrivono poesie, ma pochissimi le leggono, Szymborska piace. Da questa semplice, perfino banale constatazione, è nato il primo libro dedicato in Italia all'opera della poetessa polacca “Szymborska, La gioia di leggere. Lettori, poeti, critici” (Pisa University Press, Pisa, 2016) curato Donatella Bremer e Giovanna Tomassucci, docenti dell’Università di Pisa.

Un volume ricco di testimonianze che raccoglie anche due inediti della poetessa: un collage “italiano” ispirato alla Torre di Pisa (foto) e una poesia del 1985, mai apparsa in Italia, “Dialettica e Arte”. I saggi che compongono il libro sono riflessioni di poeti (Anna Maria Carpi, Alba Donati, Paolo Febbraro) e critici (Alfonso Berardinelli, Donatella Bremer, Roberto Galaverni, Giovanna Tomassucci), oltre a un intervento di Pietro Marchesani che è stato il suo traduttore italiano e in più testimonianze di amici della poetessa come Ewa Lipska, Jarosław Mikołajewski, ex direttore dell'Istituto Polacco di Cultura di Roma, e il suo ex-segretario e attuale presidente della Fondazione a lei intitolata, Michał Rusinek.

Nobel per la Letteratura 1996, la poetessa polacca ha conquistato nel nostro paese decine di migliaia di lettori e a tutt’oggi i suoi versi e la sua figura vengono frequentemente citati sulla stampa, alla radio e alla TV, comparendo in canzoni e spettacoli teatrali, in graphic novel e soprattutto in centinaia di siti web, blog e video.

“La predilezione per l’opera di Szymborska si è trasformata in un atipico fenomeno sociale – spiega Giovanna Tomassucci – e in questa raccolta di saggi ci siamo proprio interrogati su quali siano gli elementi propulsivi di questo consenso condiviso, chiedendoci allo stesso tempo il perché la poesia di Szymborska, malgrado, o forse proprio a causa del suo appassionato pubblico di lettori e di una fama di autrice non complessa, abbia finora stimolato scarse letture critiche in Italia”.

“Szymborska, La gioia di leggere. Lettori, poeti, critici” sarà presentato il 22 aprile alle 18 al centro Culturale Il Funaro a Pistoia; il 23 aprile alle 17 alla Biblioteca delle Oblate a Firenze con Alfonso Berardinelli, Alba Donati, Niccolò Scaffai e Giovanna Tomassucci; il 4 maggio alle 17 nell’aula magna di Palazzo Matteucci in Piazza Torricelli a Pisa alla presenza di Alfonso Berardinelli, Stefano Brugnolo, Fausto Ciompi, Giacomo Cerrai, Giovanna Tomassucci e infine il 12 maggio 2016 nell'ambito del Festival Szymborska organizzato dall'Università di Bologna e dall'Istituto polacco di Roma.

inailCon il protocollo d’intesa sottoscritto negli scorsi giorni tra l’Inail, Direzione Regionale per la Toscana, e l'Università di Pisa si consolida la collaborazione tra i due enti, volta a sviluppare attività congiunte in materia di prevenzione per contrastare il fenomeno degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali. Già negli anni passati tale collaborazione ha portato alla realizzazione di master di primo e secondo livello.

Tra i contenuti del protocollo assumono valenza prioritaria le iniziative tese alla realizzazione di progetti di formazione universitaria e post universitaria di alta specializzazione, di tirocini formativi e stage, nonché finalizzate allo scambio di informazioni, dati e flussi informativi in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

“La definizione di azioni congiunte e di sistema con il mondo accademico – afferma Giovanni Asaro, Direttore Regionale Inail Toscana – rappresenta un passo decisivo per la promozione della cultura della prevenzione per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, che si realizza anche attraverso la ricerca, l’insegnamento e la collaborazione scientifica e culturale”.

"L’Università di Pisa - ha detto il Direttore Generale dell'Ateneo, Riccardo Grasso - ritiene importante questo accordo sia per sviluppare l'offerta formativa mirata a preparare i futuri professionisti della sicurezza, sia, più in generale, per sostenere la diffusione della cultura e dell'etica della sicurezza nei luoghi di lavoro, un settore in cui siamo attivamente impegnati e su cui vogliamo continuare a puntare con convinzione".

Il protocollo d’intesa avrà validità di tre anni e sarà attuato mediante la stipula di specifiche convenzioni.

ciccone mariannina

Sabato 16 aprile si terrà una giornata commemorativa in ricordo di Mariannina Ciccone, la docente dell'Università di Pisa che nel 1944, durante l'occupazione tedesca, impedì l’asportazione e la distruzione di gran parte del materiale scientifico e didattico dell’Istituto di Fisica, che allora aveva sede a Palazzo Matteucci, in Piazza Torricelli. Grazie al suo coraggio, la professoressa contribuì a limitare la distruzione dell’edificio rifiutandosi di abbandonarlo.

La professoressa Cicccone nacque a Noto nel 1891 e si trasferì a Pisa per conseguire prima la laurea in Matematica (nel 1919) e poi quella in Fisica (nel 1924). La professoressa Ciccone ha poi percorso a Pisa tutta la sua carriera accademica, che l'ha vista diventare nel 1925 assistente aggiunta all’Istituto di Fisica, nel 1936 libero docente di Fisica sperimentale alla facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali e nel 1959 docente di Spettroscopia alla stessa facoltà. La professoressa Ciccone è scomparsa nel 1965.

Il Comune e l'Università di Pisa, insieme al Comune di Noto, hanno organizzato una serie di iniziative per ricordare la figura della docente, che culmineranno nell'apposizione di una targa commemorativa a Palazzo Matteucci, oggi sede del dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica. 

Qui di seguito pubblichiamo il contributo del professor Marco Piccolino (Università di Ferrara), dal titolo "Estate 1944 a Pisa: Mariannina Ciccone, una siciliana coraggiosa contro la barbarie nazista", che ripercorre le gesta della professoressa Ciccone.

A questo link è disponibile lo studio completo del professor Marco Piccolino, in cui racconta la storia della professoressa Ciccone inquadrandola in un contesto storico più ampio. 

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Estate 1944 a Pisa: Mariannina Ciccone, una siciliana coraggiosa contro la barbarie nazista

palazzo matteucci oldNel 1987, il fisico pisano Adriano Gozzini raccontava così – sulla base di suoi ricordi personali – quello che nell'estate del 1944 era avvenuto nell'Istituto di Fisica in cui allora lavorava (l'attuale Palazzo Matteucci, in Piazza Torricelli): "Prima di lasciare Pisa i tedeschi minarono e fecero saltare in aria un'ala dell'Istituto con la sua torre. Anna Ciccone, la sola persona presente allora nell'edificio, si rifiutò di abbandonare l'Istituto e si ritirò nell'altra ala dello stabile. Dopo che le mine furono esplose, i tedeschi andarono via portando con loro i migliori strumenti di ottica. Quando Anna vide questo, si precipitò sui soldati tutta infuriata, come una tigre difenderebbe i suoi piccoli, lasciando loro l'alternativa tra, uccidere lei lì sul posto, o rinunciare alla razzia. Fortunatamente i militari scelsero quest'ultima possibilità, cosicché i migliori strumenti si salvarono". Gozzini conclude dicendo: "Chiunque conosceva la Ciccone può ben immaginare la scena".

Ora sono pochi a Pisa i fisici che ricordano la professoressa Ciccone (Mariannina - non Anna), una siciliana di Noto, ma l'affermazione di Gozzini coglie bene il carattere di questo straordinario personaggio: donna coraggiosa e puntigliosa, che, in un'epoca in cui si sconsigliava di far studiare le donne, era "salita" dalla Sicilia a Pisa, dove si laureò nel 1919 in Matematica, e poi in Fisica nel '24, iniziando una carriera di ricerca e insegnamento che l'avrebbe portata nel 1931 a divenire Aiuto dell'Istituto, e a condurre importanti ricerche in ambito spettroscopico, collaborando, nel 1935, a Darmstadt con Gerhard Herzberg (futuro Premio Nobel nel 1971), e poi lavorando a Parigi, nel periodo 1953-1954.

Fu certo la padronanza della lingua di Goethe, unita al coraggio e alla determinazione, a permettere il confronto "vincente" con i militari nazisti che aveva dinanzi a sé in una razzia che si svolse in varie fasi, a partire dal 23 giugno '44. Conosciamo ora, grazie alla cura con cui sono stati custoditi anche nel periodo bellico gli archivi della nostra Università (e alla solerzia dell'attuale archivista Daniele Ronco), i nomi di due degli ufficiali tedeschi che Mariannina affrontò e che desistettero dinanzi alla sua furia. Entrambi studiosi di livello. Uno, Hans Nothdurf, fisiologo di Heidelberg, una delle università più asservite al Terzo Reich, vera fucina di scienza nazista (dove tra l'altro si mise a punto il metodo per sterilizzare le donne ebree e le madri di figli disabili). L'altro, Guido Dessauer, fisico e ingegnere, esponente di una delle più importanti famiglie industriali della borghesia cattolica bavarese (suo fratello, John Hans Dessauer, emigrato nel '29 negli stati Uniti, inventò la xerografia e fondò la Rank Xerox; suo zio, Friedrich, fisico, accademico, filosofo e politico tedesco; suo figlio, Gabriel, organista e musicologo; tra le sue nipoti Ursula Schleicher, membro del Parlamento Europeo).

Dessauer era il "Commissario per le Ricerche in Alta Frequenza" della R.U.K., cioè la Rüstung und Kriegsproduktion, l'Istituzione del Terzo Reich deputata al controllo sulla produzione industriale, che in Italia aveva la sede centrale a Milano in Foro Bonaparte. Compito della R.U.K. nel nostro paese fu l'organizzazione del saccheggio sistematico di apparati industriali e tecnici, oltre che di materiale bibliografico che potesse essere ritenuto in qualche modo funzionale allo sforzo bellico tedesco (a questi saccheggi "istituzionali" si aggiungevano poi quelli operati in privato da molti ufficiali tedeschi, che colpirono in modo particolare libri e strumenti di medici importanti).
Secondo la documentazione conservata nell'Archivio storico dell'Università di Pisa, le incursioni all'Istituto di Fisica si svolsero in tre fasi. Il 23 giugno, verso le 17, durante un bombardamento aereo, in assenza di Mariannina Ciccone (che allora viveva in una stanza dell'Istituto stesso), militari tedeschi forzarono la porta posteriore dell'edificio e asportarono una parte della strumentazione e alcuni libri. Tornarono il giorno dopo quasi alla stessa ora (alle 17.05 secondo quanto la stessa Ciccone – ora puntualmente presente - comunicò al Rettore) muniti di un camion e di un altro veicolo per una successiva più sistematica asportazione. Fu probabilmente in questa occasione che una parte dell'Istituto venne minata per poi essere fatta saltare (era il lato da cui si elevava la torre per le comunicazioni che non è stata ricostruita quando – dopo la guerra – l'edificio è stato ripristinato).

cicconeSecondo un rapporto degli avvenimenti, inviato l'11 ottobre del '44 a Luigi Russo, Rettore pro-tempore nominato dal Comitato di Liberazione Nazionale, redatto da Luigi Puccianti, direttore dell'Istituto di Fisica, le perdite di strumenti e libri, sebbene ingenti, furono minori di quanto ci si potesse aspettare. A detta di Puccianti, questo avvenne "per lo zelo ammirevole dell'Aiuto prof. Ciccone, la quale, anche con suo personale pericolo, aiutata dal defunto custode Barsali Pirro e da alcuni suoi congiunti, riuscì a trasferire in tempo nella parte non minata i più pregevoli oggetti". Qualche giorno prima, il 7 di Ottobre, scrivendo alla Ciccone, Russo la ringraziava per quanto aveva fatto "nel proteggere gli interessi dell'Istituto e dell'Università, anche quando il suo fermo contegno avrebbe potuto cagionarle serie conseguenze".

E che "serie conseguenze" potessero derivare da una "resistenza passiva" ai tedeschi anche per una donna che li affrontasse con la sola forza del suo coraggio e della sua intelligenza, sarà tragicamente dimostrato circa un mese dopo l'episodio di Fisica, proprio a qualche decina di chilometri dal centro di Pisa.

Nella notte tra il 6 e il 7 agosto, accompagnati da fascisti, i nazisti della XVI Divisione corazzata Reichsführer-SS, fecero incursione sul Monte Pisano, nella località denominata La Romagna, dove erano alloggiati alla meglio numerose famiglie di civili della pianura rifugiatesi sui monti per sottrarsi ai bombardamenti. Rastrellarono circa 300 persone, con la presunzione che si trattasse di partigiani. Erano tutti uomini, con la sola eccezione di una donna, Livia Gereschi (1910-1944), una professoressa pisana che aveva affrontato gli ufficiali tedeschi, forte del suo coraggio e della sua padronanza della loro lingua. Con energia Livia ricordava loro che si trattava di civili sfollati e non di partigiani. Una sessantina tra le persone rastrellate furono fucilate pochi giorni dopo, l'11 agosto del 1944 (il giorno precedente la strage di Sant'Anna di Stazzema, compiuta dalla stessa Divisione, responsabile poi di molte altre stragi, tra cui quella di Marzabotto-Montesole). Tra le vittime dell'11 agosto, Livia Gereschi, la coraggiosa professoressa pisana.

Tornando alle razzie nell'Istituto di Fisica, la fase finale, quella in cui con tutta verosimiglianza si colloca l'animata discussione tra la Ciccone e gli ufficiali nazisti razziatori (a cui farà riferimento Gozzini con la metafora della tigre che protegge la sua prole) si colloca verosimilmente nel giorno 7 luglio 1944. Oltre a far saltare l'ala dell'Istituto che avevano minato, i nazisti con in testa Dessauer, si erano dati da fare per far credere che la necessità dell'asportazione di strumenti e libri fosse dettata da ragioni di sicurezza, servisse cioè a proteggere materiale prezioso in luoghi appositamente predisposti nei pressi di Milano. Un inganno in cui né Puccianti, né la Ciccone cascarono e che sarà sventato in modo definitivo dal coraggio della "tigre siciliana" dinanzi agli ufficiali giunti per la requisizione finale e la programmata distruzione totale dell'edificio. Un luogo storico questo della fisica italiana, costruito nella prima metà dell'Ottocento dal Granduca di Toscana per promuovere le ricerche di un giovane scienziato, Carlo Matteucci (1811-1858), che era stato chiamato nel 1839 alla cattedra pisana per l'importanza delle sue ricerche tra fisica e fisiologia con le quali era riuscito ad ottenere, con un galvanometro, una prima registrazione strumentale di quella "elettricità animale" che Luigi Galvani aveva supposto essere l'agente della conduzione nervosa e della contrazione muscolare.

A Pisa Dessauer e i loro collaboratori furono responsabili di altre razzie e saccheggi. Nei giorni 23 e 24 giugno e poi il l'8 luglio militari tedeschi depredarono di strumenti e materiali vari alcuni istituti e laboratori della Facoltà di Ingegneria. Meno importante fu l'incursione alla Clinica Medica che risultò nell'asportazione di una ghiacciaia elettrica e di materiale per analisi mediche.
Fu invece particolarmente doloroso il saccheggio dell'Istituto di Fisiologia Umana, dove Dessauer e Nothdurf organizzarono l'asportazione (su commissione dell'Università di Heidelberg), oltre che di strumenti scientifici, anche di molti libri e riviste della biblioteca, tra le più importanti collezioni librarie d'Europa in ambito fisiologico. I libri, stipati in 73 casse, finirono poi dispersi nel viaggio per mare verso la Germania.

moruzzi biblioteca1Per fortuna dopo la guerra la biblioteca venne ricostituita da Giuseppe Moruzzi, il grande fisiologo emiliano che fu chiamato alla cattedra di Pisa nel 1949. Moruzzi aveva condotto proprio in quell'anno importanti ricerche sul controllo del meccanismo sonno-veglia alla Northwestern University di Chicago, lavorando insieme al fisiologo americano Horace Magoun. Grazie ai finanziamenti ottenuti da istituzioni statunitensi, oltre che italiane, egli acquistò sul mercato antiquario internazionale intere collezioni di riviste scientifiche e numerosi volumi e poté così "magicamente" ricreare in via San Zeno l'antica biblioteca saccheggiata dai nazisti.

Di Guido Dessauer, morto nel 2012 a 96 anni di età, Wikipedia enumera molteplici attività e benemerenze: industriale, collezionista d'arte, inventore, fondatore, benefattore, accademico.

Dissonante, ma non improprio, sarebbe aggiungere: "razziatore di libri e strumenti scientifici", esponente di quella ampia zona grigia della società tedesca, che diede potere alla violenza distruttiva del nazismo. Dinanzi a quest'uomo dalle tante qualità, e in una sinistra uniforme, emerge ancora più evidente il coraggio della scienziata siciliana, che difende il "suo" Istituto e i "suoi" strumenti, come farebbe con suoi cuccioli una tigre infuriata.

Professor Marco Piccolino
Università di Ferrara

 

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Figura in alto: un'immagine d'anteguerra dell'Istituto di Fisica, tra Piazza Dante e Piazza Torricelli. L'ala fatta saltare dai nazisti comprendeva la torre, visibile in primo piano, con l'antenna per le telecomunicazioni.
Figura centrale: la professoressa siciliana Mariannina Ciccone (1891-1965).
Figura in basso: un'immagine del 1950 che ritrae Giuseppe Moruzzi nella biblioteca di Via San Zeno, che egli stava allora attivamente ricostituendo.

 

pisa angersLe note de “Il bianco e dolce ciglio”, un madrigale cinquecentesco di Jacques Arcadelt, hanno risuonato questa mattina nel rettorato dell’Università di Pisa. A cantare una delegazione del Coro e dell’Orchestra "Vox Campus" dell’Università di Angers che mercoledì 13 aprile è stata accolta in Ateneo in occasione della tournée che l’ensemble svolge annualmente nell’ambito del gemellaggio fra la città della torre e quella francese.

Dopo i saluti di Lucia Tomasi Tongiorgi, delegata del rettore per la cultura, è intervenuta Maria Antonella Galanti, prorettore per i rapporti con il territorio e coordinatrice Centro per la diffusione della cultura e della pratica musicale, che ha sottolineato l’importanza dei cori come specchio della comunità accademica al di là delle gerarchie. La parola è poi passata Sandra Lischi, presidente del corso di laurea in discipline dello spettacolo e della comunicazione, angers pisa 3che ha sottolineato l’importanza formativa dei cori universitari. L’incontro si è quindi concluso con il dono della medaglia dell’Università di Pisa al professore Olivier Villeret, direttore del gruppo, e un libro sulla storia dell’Ateneo a tutta la delegazione accompagnata per l’occasione dall’ambasciatrice di Angers, Juliette Chauveau.

Il Coro e l'Orchestra dell'Università di Angers "Vox Campus", composto di 85 musicisti e coristi angioini, resterà a Pisa sino al 16 aprile e per eseguirà due concerti a ingresso libero organizzati in collaborazione con il Coro dell'Università di Pisa. Il primo è stasera, mercoledì 13 aprile alle 21, nella chiesa del Carmine in corso Italia dove insieme al Coro dell’Ateneo eseguirà la Corale dalla Cantata BWV 147 di Bach. Il secondo si svolgerà invece venerdì 15 aprile dalle 18 sotto le Logge di Banchi.

accademia ligure testataGiulia Riccomi, laureata dell’Università di Pisa, ha vinto il premio “Luigi Brian” per l’Antropologia 2016, un prestigioso riconoscimento istituito dall’Accademia Ligure di Scienze e Lettere intitolato alla memoria dell’insigne antropologo Luigi Brian. La tesi di laurea magistrale in Archeologia di Giulia Riccomi, svolta presso la Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa, dal titolo “L’ossario della Cappella Guinigi di Lucca: studio antropologico e paleopatologico”, è risultata essere la migliore dissertazione nel campo dell’antropologia fisica in Italia.

Riccomi premioLa ricerca, finanziata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, fa parte di un più vasto progetto diretto dal professor Gino Fornaciari e dalla professoressa Valentina Giuffra e condotto dalla dottoressa Simona Minozzi, della Divisione di Paleopatologia del dipartimento di Ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in Medicina e Chirurgia. Il progetto è iniziato nel 2011 in seguito a scavi archeologici condotti presso il complesso conventuale di San Francesco a Lucca, che hanno riportato alla luce le sepolture degli esponenti della nobile casata dei Guinigi, sepolti nella cappella di famiglia, tra la fine del XIV e gli inizi del XVII secolo.

Fino ad oggi, lo studio antropologico e paleopatologico dei resti scheletrici della famiglia Guinigi tuttora in corso, ha permesso di ricostruire il profilo biologico e demografico di oltre un centinaio di individui, ricostruendone le condizioni di vita e di salute, e di identificare tre mogli di Paolo Guinigi, tra cui la famosa Ilaria del Carretto. In questo contesto si inserisce l’attività di tesi di Giulia Riccomi, che ha portato il proprio contributo alla ricerca con grande impegno e interesse, ottenendo il prestigioso riconoscimento.

'Philosophical Transactions of the Royal Society A'Per la prima volta i ricercatori dell’Università di Pisa hanno messo a punto un modello matematico per decifrare la comunicazione fra cuore e cervello durante le esperienze emozionali. Gli esiti della ricerca sono stati appena pubblicati su “Philosophical Transactions of the Royal Society A: Mathematical, Physical & Engineering Sciences”, dal 1660 la più antica rivista scientifica esistente che ha ospitato i lavori di scienziati come Charles Darwin, Michael Faraday, James Clerk Maxwell e Isaac Newton.

“È ben noto che il sistema nervoso autonomo, in stretta connessione con aree del cervello come la corteccia del cingolo e l’insula, gioca un ruolo fondamentale nell'espressione e regolazione delle emozioni e dello stress – ha spiegato Gaetano Valenza del Centro di ricerca "E. Piaggio" dell’Ateneo pisano, e primo autore dell’articolo – ma per la prima volta il nostro gruppo di ricerca ha definito un algoritmo per studiare le attivazioni corticali, legate a segnali elettroencefalografici, combinate insieme a quelle del sistema nervoso autonomo, legate all'analisi di segnali cardiovascolari derivati dall'elettrocardiogramma, per lo studio di differenti stati emozionali”.

La sperimentazione condotta dal team di bioingegneri, tra i quali Alberto Greco e Antonio Lanatà, coordinati da Enzo Pasquale Scilingo, insieme a fisici, psicologi, e fisiologi quali Angelo Gemignani, Claudio Gentili, Laura Sebastiani e Danilo Menicucci, ha coinvolto un gruppo di volontari sani ai quali sono state mostrate immagini con valenza emotiva - positiva, negativa e neutra - il cui effetto è stato monitorato sottoponendo i soggetti ad elettroencefalogramma ed elettrocardiogramma.

“Dati i limiti computazionali degli algoritmi utilizzati sin ora, le precedenti ricerche sono state prevalentemente focalizzate sull’analisi separata delle dinamiche cuore cervello, non tenendo conto delle numerose e complesse vie d'interazione tra i due sistemi - ha concluso Gaetano Valenza – mentre le nuove conoscenze scaturite da questo studio sono destinate ad avere notevoli ripercussioni nel campo della psicologia clinica, psichiatria, e dei disordini mentali in generale, aprendo le porte a nuove tecniche diagnostiche e prognostiche”.

I risultati di questa ricerca sono pubblicati in una serie speciale della Royal Society Inglese, edita insieme a Riccardo Barbieri del Politecnico di Milano ed a Nicola Toschi dell’Università di Roma Tor Vergata, dedicata alle recenti scoperte sull’asse cuore-cervello, in cui 9 studi su 16 sono stati condotti da ricercatori Italiani.

Ne hanno parlato:
Repubblica.it
Tirreno.it
Nazione.it
Focus.it
Toscana24.Ilsole24Ore.it
Panorama.it
Greenreport.it
PisaInformaFlash.it
InToscana.it

L’Altra Marilyn. Psichiatria e psicoanalisi di un cold caseSul mito di Marilyn Monroe, il sex symbol femminile per antonomasia, tanto bella quanto dannata e perciò degna dell’Olimpo delle star finite tragicamente, si sono prodotti documentari e spettacoli, scritti fiumi di inchiostro fra biografie e diagnosi psichiatriche. E ne è emerso sempre il quadro di una creatura magnifica ma vittima della sua estrema fragilità, una donna psicopatologicamente segnata, dal corredo genetico e dalla vita. I suoi psicoanalisti – perché non esistono lettere di dimissione dai suoi numerosi ricoveri psichiatrici - l’hanno definita un soggetto ‘borderline’ per indicare la complessità della diagnosi in un paziente difficile affetto contemporaneamente da disturbo bipolare, d’ansia, post-traumatico da stress, ossessivo-compulsivo, dipendente da farmaci, alcool e sesso. In pratica Marilyn possedeva, se non tutte, buona parte delle patologie contemplate nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.
A questa lettura disordinata della sua parabola infelice si oppongono due psichiatri della scuola pisana, la professoressa Liliana Dell’Osso, ordinario di Psichiatria nonché direttore della Clinica psichiatrica dell’Università di Pisa e Riccardo Dalle Luche, psichiatra, psicoterapeuta ed esperto di cinema, nel saggio “L’Altra Marilyn. Psichiatria e psicoanalisi di un cold case” (Le lettere editore, 292 pagine, 21 euro). L’idea del libro nasce da un’intuizione originale, partorita nel corso dell’VIII campus degli specializzandi delle scuole di psichiatria italiane organizzato dalla docente a Roma nel dicembre 2013 e incentrato sulle figure di Lady Diana, Kurt Cobain e Marilyn Monroe, tutti e tre morti prematuramente e tragicamente.
In particolare Marilyn è stata scelta come case study per capire come sia stato possibile che una persona così malata, con una ereditarietà psichiatrica pesantissima nella linea materna (la madre e la nonna morte in manicomio, il bisnonno suicida) possa essere diventata al contempo un mito immortale. La risposta che si sono dati gli studiosi pisani, l’una basandosi sulla psichiatria clinico-biologica, l’altro sulla psicoterapia fenomenologico-dinamica, dopo un lavoro documentale poderoso e una raccolta quasi maniacale di tutti gli scritti sulla diva, compresi i Fragments (frasi di suo pugno), è che Marilyn fosse affetta da uno spettro autistico sottosoglia, ossia da un substrato di fondo, che teneva insieme tutti i disturbi manifestatisi negli anni, che l’avesse aiutata a costruire la sua maschera. E che poi inevitabilmente questo pesantissimo fardello psicopatologico sia esploso nella malattia conclamata in una deflagrazione a catena.
A sostegno della diagnosi di autismo subclinico ci sarebbero numerosi indizi quali la gravissima ansia sociale (Marilyn ambiva a diventare una vera attrice ma non si sentiva all’altezza del ruolo), la ruminatività (i cosiddetti ‘chiodi fissi’), il perfezionismo ossessivo (nella cura dell’aspetto fisico; bocciava tutte le sue fotografie, compresa quella della copertina del libro, vergata da una implacabile X), l’insonnia (abusava di barbiturici senza riuscire a trarne beneficio), le peculiarità linguistiche, le pose e i manierismi e i disturbi dell’empatia e del rapporto.
Nel libro le diverse diagnosi fatte negli anni su Marilyn vengono definite come “un arcipelago in cui le isole, le terre emerse, sono collegate sotto la superficie dell’acqua (cioè sotto la soglia diagnostica), in un continuum meno strutturato e quindi meno differenziabile (...) Il modello di spettro considera infatti la soglia diagnostica un concetto arbitrario e in questo modo relativizza il confine tra normalità e patologia e ricollega le manifestazioni cliniche con quelle sub-cliniche (sommerse) che precorrono spesso di anni o seguono la fase conclamata di malattia. In questa visione il disturbo psichico attraversa l’intero arco dell’esistenza (...)”. Insomma, secondo Dell’Osso e Dalle Luche, Marilyn nei primi anni ha beneficiato di questa sua condizione psicopatologica (autismo sottosoglia), godendone dei riflessi positivi sulla capacità di costruire il personaggio-diva che voleva diventare, aiutata ovviamente dalla sua prorompente fisicità. La patologia però scavava in profondità e presto le avrebbe chiesto il conto. Marilyn giunge infatti alla fase discendente della sua breve parabola (i tremendi anni ’60) in una situazione ‘ingravescente’ appesantita da terapie farmacologiche inefficaci, con alle spalle i fallimenti sentimentali e professionali (desiderata da tutti ma da tutti abbandonata, incapace di procreare per i troppi aborti, allontanata anche dai Kennedy, inaffidabile sul lavoro tanto da essere licenziata dalla Fox). A questo punto, che sia morta per mano della mafia americana (per mettere a tacere i suoi presunti ricatti, è una delle teorie) o per abuso di barbiturici o per volontà di farla finita, non è importante. Marilyn è morta comunque per le conseguenze della sua gravissima psicopatologia, ossia un disturbo di spettro autistico dell’adulto. Le argomentazioni degli autori a sostegno della tesi sono un vero e proprio compendio della psichiatria e psicoterapia di oggi, non mancando critiche verso certe modalità di esercitare questo lavoro oggi, il tutto descritto con un linguaggio godibile e accessibile a tutti, riservando le sezioni più specialistiche alle note, per gli approfondimenti degli addetti ai lavori e un album fotografico che la raffigura in tutte le fasi della sua maledetta e meravigliosa esistenza. (edm, ufficio stampa Aoup)

cherubini 2016Si è svolta venerdì 8 aprile, nell’Aula Magna “Fratelli Pontecorvo” del Polo Fibonacci, la cerimonia di conferimento dell’Ordine del Cherubino e di nomina dei Professori Emeriti. L’incontro è stato aperto dal saluto del rettore Massimo Augello, che ha sviluppato una sintetica riflessione sullo stato del sistema universitario italiano, con particolare riferimento all’Università di Pisa, tirando un bilancio del mandato dei suoi sei anni di governo. La cerimonia è proseguita con il saluto ai due nuovi Professori Emeriti e il conferimento dell’Ordine del Cherubino a dieci illustri docenti dell’Ateneo.

L’Ordine del Cherubino, unica onorificenza concessa dall’Università di Pisa, è assegnato ai docenti che hanno contribuito ad accrescere il prestigio dell’Ateneo per i loro particolari meriti scientifici e culturali o per il loro contributo alla vita e al funzionamento dell’Ateneo.

cherubini parterre

Quest’anno i professori insigniti dell’Ordine del Cherubino sono, in ordine di anzianità di chiamata, Riccardo Benedetti, del dipartimento di Matematica; Giuliano Manara, del dipartimento di Ingegneria dell’Informazione; Aldo Petrucci, del dipartimento di Giurisprudenza; Stefano Sellari Franceschini, del dipartimento di Patologia chirurgica, medica, molecolare e dell’area critica; Walter Landini, del dipartimento di Scienze della Terra; Federico Da Settimo Passetti, del dipartimento di Farmacia; Alberto Castelli, del dipartimento di Biologia; Mario Morroni, del dipartimento di Scienze politiche; Giovanni Cioni, del dipartimento di Medicina clinica e sperimentale; Paolo Vitti, del dipartimento di Medicina clinica e sperimentale.

La nomina a Professore Emerito mira a dare rilievo pubblico a questa figura, caratterizzata innanzitutto per aver svolto in modo esemplare i propri compiti istituzionali, e subito dopo, per la riconosciuta eccellenza del curriculum scientifico, la rilevante responsabilità e il prestigio internazionale dei ruoli ricoperti. I docenti nominati Professore Emerito quest’anno sono Guido Paduano e Roberto Santacroce.

nicosia copyServiranno circa 1000 persone, domenica 10 aprile, per formare il grande abbraccio attorno al convento di Nicosia a Calci, in provincia di Pisa: l’Associazione “Nicosia nostra”, con il patrocinio di Università di Pisa, Regione Toscana e Comune di Calci, organizza “Le camelie del chiostro. Abbracciamo Nicosia! Decima edizione”, un’iniziativa che vuole essere insieme un grido di allarme sullo stato di conservazione del Convento medievale di Nicosia e un gesto d’amore collettivo per questo luogo da molti considerato “magico”.

La storia del Convento
Il Convento, che si trova a breve distanza dalla Certosa di Calci, è stato edificato a metà del XIII secolo per iniziativa di Ugo da Fagiano, vescovo di Nicosia a Cipro, ed è stato utilizzato fino agli anni ’70 del secolo scorso, quando gli ultimi frati lo hanno lasciato. L'edificio, che è di proprietà del demanio, oggi si trova in uno stato di abbandono e avrebbe bisogno di importanti interventi di salvaguardia e recupero.


L’abbraccio

convento nicosiaNell’ambito di una giornata ricca di eventi, i partecipanti si ritroveranno alle ore 16 per disporsi, con la guida dei volontari dell’Associazione, lungo il percorso di un chilometro, in modo da formare un grande abbraccio attorno al Convento.
Per partecipare sarà necessario iscriversi, dalle 10 alle 14, allo stand “Iscrizioni” presente alla festa, a fronte del contributo simbolico di 1 euro. L’abbraccio sarà ripreso da un drone e al momento dell’iscrizione a ogni partecipante sarà chiesto di firmare una liberatoria. Come ricordo della giornata sarà consegnata una piccola pubblicazione su Nicosia.
Per agevolare i tempi di iscrizione, l’Associazione “Nicosia nostra” ha messo a disposizione un modulo scaricabile a questo link, che i partecipanti possono precompilare e consegnare allo stand il giorno stesso.


Il programma del 10 aprile

camelie4SPDalla mattina, nella chiesa e nel lazzaretto del convento, saranno allestite proiezioni di video e la tradizionale esposizione di camelie recise del territorio calcesano.
Come ogni anno, nei giorni precedenti la festa, volontarie dell’associazione raccoglieranno fiori di camelia dai giardini privati di Calci e gli esemplari raccolti saranno poi catalogati ed esposti alla festa. Uno spazio sarà riservato anche ad alcuni campioni forniti dall’Orto Botanico dell'Università di Pisa.
I visitatori, salendo al convento, potranno ammirare un’installazione diffusa, “Tra boschi e valli in fior”, realizzata con 3000 camelie di carta fatte interamente a mano.
Ad aprire la manifestazione, 3 itinerari guidati, tutti con partenza dalla Certosa alle ore 10: Da Certosa a Nicosia, tra Montemagno e la via Erbosa a cura di Enzo Pietrini, Curiosità e bellezze naturalistiche da Certosa a Nicosia: le teste scolpite nella roccia a cura di Ferruccio Bertolini e Da Certosa a Nicosia, per le vie dei frati a cura di Elisa Renieri, mentre, alle ore 12 a Nicosia, l’associazione City Grand Tour offrirà un itinerario teatralizzato dal titolo Nicosia si racconta.
Tutti gli itinerari sono a ingresso libero senza prenotazione e si svolgeranno su strada e su sentiero, ma non prevedono tratti di particolare difficoltà.
Al termine degli itinerari sarà possibile pranzare al sacco nell’oliveto del convento e aspettare poi il momento dell’abbraccio alle ore 16.
Il 2016 non è un anno importante solo per l’associazione Nicosia nostra. Calci festeggia il 650° della fondazione della Certosa, e l’evento “Le camelie del chiostro. Abbracciamo Nicosia!” fa parte del ricco calendario che celebra la ricorrenza. Ecco perché la festa, che mantiene il suo centro a Nicosia, quest’anno inizia e si conclude alla Certosa, dove la musica della Filarmonica “G. Verdi”, alle 18, attenderà i visitatori al termine dell’abbraccio.

Maggiori informazioni
Associazione Nicosia nostra, via Dante 10 - 56011 Calci (Pisa) tel. 050 937770 - 348 3156206
nicosianostra.blogspot.com
Pagina Facebook: associazione Nicosia nostra

 

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