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immunofluorescenzaUn recente studio pubblicato sulla rivista “Cardiovascular Research” dai farmacologi del dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa ha consentito di individuare un nuovo canale ionico a livello dei mitocondri cardiaci che potrebbe rappresentare un interessante bersaglio per nuove strategie farmacologiche cardioprotettive. Lo studio, coordinato dal professor Vincenzo Calderone dell’Ateneo pisano e dal professor Maurizio Taglialatela dell’Università del Molise, ha visto una vasta collaborazione multidisciplinare con ricercatori di altre sedi italiane, come l’Università del Molise e l’Università di Napoli Federico II, e di importanti centri di ricerca internazionali come la St George’s University di Londra, il King’s College di Londra e l’Università dei Paesi Baschi di Leioa.

“Oltre alla sua funzione essenziale per la regolazione del metabolismo energetico, è ormai chiaro che il mitocondrio è il principale responsabile delle ‘decisioni’ finali che orientano il destino della cellula verso la morte o la sopravvivenza in particolari situazioni di stress e sofferenza - spiega la ricercatrice Lara Testai, prima autrice dell’articolo – L’identificazione di nuovi target localizzati in questo organello è pertanto uno degli obiettivi più attuali e interessanti negli studi di ‘farmacologia mitocondriale’ finalizzati a definire nuove strategie terapeutiche destinate a limitare i danni cardiaci indotti da episodi ischemici”.

farmacologi2In particolare, da alcuni anni i ricercatori sanno che l’attivazione di vari tipi di canali del potassio collocati sulla membrana mitocondriale conferisce alle cellule cardiache un’aumentata resistenza nei confronti dell'insulto ischemico. Questi canali sono dunque un target interessante e innovativo per lo sviluppo di farmaci cardioprotettivi.

“In questo lavoro abbiamo dimostrato che nella membrana mitocondriale è presente un canale del potassio noto come Kv7.4, che finora era stato individuato solo sulle membrane cellulari di altri tipi di cellule, come i neuroni, e che era stato considerato come possibile target di farmaci destinati ad altri scopi (ad esempio, epilessia) - aggiunge Testai - Noi abbiamo invece osservato una sua collocazione a livello mitocondriale, ed in particolare nei mitocondri cardiaci. In più, abbiamo constatato che farmaci in grado di attivare questo canale sono in grado di esercitare significativi effetti protettivi in modelli sperimentali di ischemia miocardica, delineando quindi la possibilità di un approccio farmacologico originale e inedito a questo tipo di patologia”.

I ricercatori dell’Università di Pisa autori dello studio sono Alma Martelli, Lara Testai, Vincenzo Calderone e Maria Cristina Breschi (nella foto a destra).

reperti mallegniUn nuovo studio pubblicato sulla rivista “Nature” traccia la storia genetica dei nostri progenitori vissuti in Europa tra i 45 mila e gli 8.500 anni fa. La ricerca ha preso in esame il genoma di 51 individui euroasiatici antichi, gli unici arrivati sino a noi, e fra questi anche i resti scheletrici di un fanciullo e di una donna studiati dal professore Francesco Mallegni dell’Università di Pisa.

“Si tratta di reperti che si rinvennero nel 1971 nella Grotta Paglicci a Rignano Garganico nelle Puglie e di cui abbiamo analizzato il DNA a partire da alcuni loro frammenti ossei. Le analisi antropologiche da me compiute sui resti umani qualche decennio fa avevano evidenziato che appartennero ad un ragazzino di 11-12 anni vissuto circa 24 mila anni fa, e ad una donna deceduta sui 18 anni e di un millennio posteriore al primo”, ha spiegato il professore Mallegni.

Grazie dunque alle analisi genetiche dei 51 individui euroasiatici vissuti ai primordi del Paleolitico superiore e realizzate da diversi studiosi di università europee ed extraeurope, i risultati delle quali sono ora pubblicati sulla rivista Nature, si è così potuto documentare quanto siano stati frequenti le migrazioni e le mescolanze di popolazione anche in epoca preistorica. Nel lasso di tempo che va dalla prima migrazione dei sapiens (45 mila anni fa), all’avvento dell’agricoltura (circa 8.500 anni fa) l’ascendenza neandertaliana nel DNA sarebbe diminuita dal 3-6 % a circa il 2%. E mentre la prima migrazione sembra non aver lasciato traccia negli attuali europei, tutti gli individui vissuti fra 37mila e 14mila anni fa, a cavallo cioè dell’ultimo massimo glaciale, hanno una forte ascendenza da una singola popolazione fondatrice proveniente dal nord-ovest d’Europa. L’evidenza dei primi flussi extra-europei si avrebbe invece circa 14 mila anni fa, durante il primo significativo riscaldamento post era glaciale, con la comparsa di una nuova componente genetica medio orientale, una "novità" che probabilmente riflette i grandi movimenti migratori della popolazioni che avvenivano in quel periodo.

 

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Didascalia: Il cranio dei resti donna rivenuta in Puglia, adornato di denti canini forati di cervo, e a lato il suo volto ricostruito da Gabriele Mallegni.

locked shieldTrasporti, industrie e per la prima volta anche droni. Erano questi gli ingredienti principali di "Locked Shield 2016", la più grande simulazione di cyber-defense al mondo che si è appena conclusa al Cooperative Cyber Defense Centre of Excellence della NATO a Tallin, in Estonia. Quest’anno hanno partecipato 19 nazioni e per l’Italia, accanto ai militari del Comando C4 dello Stato Maggiore della Difesa, anche due giovani esperti (foto) del dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa. Per due settimane Federico Tonelli, che sta svolgendo il dottorato, e il suo collega Lorenzo Isoni, borsista, hanno partecipato all’esercitazione e difeso l’immaginaria nazione di Berylia da un violento attacco informatico degli hacker del team NATO.

“Al centro dell’esercitazione – ha spiegato il professore Fabrizio Baiardi dell’Ateneo pisano che ha coordinato a distanza le operazioni – c’era la protezione del sistema dei trasporti e degli impianti industriali e ogni squadra aveva inoltre un drone da difendere da collisioni e incidenti. Per rendere l’idea di cosa significhi un attacco informatico in questi ambiti basta immaginare ad esempio una smart city dove una banda di criminali manipoli tutti sistemi di controllo dei semafori o un terrorista che prenda il controllo di una centrale per la produzione di energia o una rete per la distribuzione del gas ”.

E’ il terzo anno che gli esperti dell’Università di Pisa sono invitati a partecipare a Locked Shield. Dalla prima edizione nel 2010 l'esercitazione è divenuta sempre più articolata e complessa e in totale quest’anno ha coinvolto oltre 550 specialisti di diverse nazioni impegnati nella protezione di complesse infrastrutture informatiche realizzate ad hoc.

"Dal punto di vista tecnico il nostro ruolo – ha concluso Fabrizio Baiardi - è stato di applicare gli strumenti dell'ambiente Haruspex per analizzare la rete informatica che era il 'campo di battaglia' di Berylia e di fornire alla squadra del nostro paese le modifiche necessarie per renderla il più resistente possibile agli attacchi degli hacker NATO".

Sviluppato in un progetto pluriennale coordinato dal professor Fabrizio Baiardi e dall'ingegner Marcello Montecucco della Fondazione Promostudi di La Spezia, Haruspex è infatti un insieme integrato di strumenti software in grado di individuare ed eliminare i punti deboli delle reti informatiche in modo automatico. Alcuni strumenti analizzano la rete ICT per individuarne i difetti, altri prevedono come la rete sarà attaccata e suggeriscono le modifiche da realizzare per renderla sicura.

orto1È stato riaperto l'antico ingresso di Via Roma dell'Orto Botanico, che era stato inaugurato a metà del XVII secolo e dismesso in epoca successiva. Il ripristino dell'ingresso settecentesco ha comportato, con il restauro del cancello monumentale, la ristrutturazione di alcuni locali nell'edificio che si affaccia su Via Volta e il consolidamento strutturale del muro di cinta che delimita il giardino su Via Roma. Altri interventi significativi hanno inoltre riguardato la parte botanica, con un'attenta manutenzione delle collezioni esistenti e la creazione di nuove serre dotate di avanzati impianti geotermici per la climatizzazione interna e per l’irrigazione.
Alla cerimonia di inaugurazione hanno portato il loro saluto il rettore Massimo Mario Augello, il sindaco, Marco Filippeschi, e la funzionaria della Soprintendenza, Marta Ciafaloni, cui sono seguiti gli interventi dei professori Nicoletta De Francesco, prorettore vicario, Lucia Tomasi Tongiorgi, delegata per le Iniziative Culturali, e Lorenzo Peruzzi, coordinatore scientifico dell’Orto Botanico.

Proponiamo di seguito la relazione della professoressa Lucia Tomasi Tongiorgi dal titolo "Aditus qui ad ostium Viae publicae ducitur. Entrare all'Orto Botanico ieri e oggi".

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"Aditus qui ad ostium Viae publicae ducitur". Entrare all’Orto Botanico ieri e oggi

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È noto che l’attuale Orto Botanico costituisce il terzo "Giardino dei Semplici" allestito nella città di Pisa per volere della dinastia medicea, dopo essere stato dislocato dall’originario luogo posto lungo le mura presso la chiesa di San Vito - l’Orto concepito da Luca Ghini nel 1543/4 - e, quindi, dalla successiva sede ubicata nella zona di via Santa Marta.
Fondamentale per la ricostruzione della storia dell’antico "Giardino dei Semplici", oltre al ricchissimo materiale archivistico sulla storia dell’Ateneo, è il volume redatto da uno dei suoi più celebri direttori (praefecti) settecenteschi, Michelangelo Tilli, che redasse il primo catalogo delle piante che crescevano nel giardino (Catalogus Plantarum Horti Pisani, 1723).
La costruzione del Giardino sito di via Santa Maria si deve al prefetto Giuseppe Casabona (l’olandese Gedenhuize): iniziata nel 1591, si concluse nel 1595. Il suo ingresso si apriva in un edificio, oggi detto "Palazzetto del Granduca", già una casa-torre con due portoni sormontati da due piani e una soffitta, ciascuno con due finestre. Al primo piano era situata la Galleria, cioè l’antico Museo, e nel secondo l’abitazione del direttore o prefetto.

La facciata dell’edificio era originariamente decorata forse a ‘sgraffito’ con vasi ed elementi vegetali, oggi scomparsi, come testimonia una tavola del citato catalogo di Tilli.
Al disopra delle due porte un’imponente iscrizione marmorea ricordava che il terzo granduca - Ferdinando I - aveva finalizzato il giardino a uso degli studiosi e, soprattutto, degli studenti (“adulescentes studiosi... in quo fructum herbarumque facultates... pernoscant ”) . Sotto l’epigrafe nel 1639 fu aggiunto il busto del granduca Ferdinando II, anch’egli mecenate delle scienze, opera dello scultore pietrasantino Giovanbattista Stagi.
Uno dei due portoni, in noce toscano, era elegantemente decorato da quattro pannelli con piante scolpite in bassorilievo, forse da un intagliatore della famiglia degli Atticciati o Gaeta che operavano alla fine del XVI alla ricostruzione del soffitto del Duomo dopo il disastroso incendio del 1595.

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L’ingresso immetteva in un lungo corridoio puntualmente descritto nell’inventario manoscritto dell’Orto del 1626, dove si potevano ammirare ossa di balena (”mascelle, costole, vertebre, palette di spalla”), raffigurato anche nella pianta del Tilli e quindi una sequenza dei ritratti dei dodici semplicisti, fortunatamente giunti fino a noi. Questo ingresso viene descritto anche da molti viaggiatori che visitarono l’Orto tra il XVII e XVIII secolo: ad esempio, il padre di Goethe, Johann Gaspar , ricorda nel 1740, accanto alle ossa dei cetacei, un’iscrizione che recitava: “Hic Argo esto non Briareus”. L’iscrizione di origine medievale, oggi perduta, era allusiva alle figure mitologiche di Argo - dai molti occhi - e Briareo - dalle molte braccia - e invitava cioè a “guardare e non toccare”. Era infatti uso assai diffuso rubare esemplari o staccare parti delle piante rare.

Il corridoio sfociava nel giardino attraverso l’edificio la cui facciata era decorata in etmediceo-lorenese a grottesche con l’inserimento di organismi marini, che comunemente chiamiamo “Palazzetto delle conchiglie”, ma è in realtà l’antica “fonderia” (laboratorio chimico).
Dalla seconda tavola inserita da Michelangelo Tilli nella sua opera che documenta la pianta del giardino, apprendiamo che nel 1723 doveva esistere un altro ingresso che si apriva nell’angusta via della Cereria (oggi via Volta), che viene chiamato “Ostium primum” che doveva sfociare nell’attuale ingresso del Dipartimento di Biologia, come testimoniato anche da un disegno del 1830 di Gaetano Ciuti. Da notare che nella pianta non compare ancora l’ingresso su via Roma.

È utile ricordare che proprio nella via della Cereria esisteva un’altra celebre iscrizione datata 1620 e firmata da un certo Francesco - forse uno studente - che recitava “A tenpo a tenpo. Chi sa sa, chi un sa su danno”. Proveniente certo da via della Cereria (oggi via Volta), dopo la distruzione con la guerra dell’edificio degli ex- Istituti di Geologia e Mineralogia, è assai probabilmente riferibile alla storia dell’Orto.
Al prefetto Michelangelo Tilli, morto nel 1740, subentrò il nipote Angelo Attilio: a questo naturalista si deve l’apertura nel 1752 del nuovo ingresso dell’Orto su Via Roma, come testimoniato anche da un altro celebre botanico direttore dell’Orto, Gaetano Savi, nelle sue Notizie per servire alla storia del Giardino del 1828, dove si legge: "Anche il Giardino [oltre al Museo di storia naturale] ne riportò qualche comodo, e qualche ornamento: ne fu mutato l’ingresso, chiuso essendo quello che metteva nell’angusta via della Cereria (via Volta) e un nuovo apertone nella spaziosa via del Chiodo (Via Roma) e munito di un magnifico Cancello di ferro...”. Fu in questo periodo che anche i due possenti pilastri che delimitavano il cancello vennero decorati con riquadri floreali a mosaico di pietre multicolori e sormontati da due vasi. Sul pilastro destro che dà su via Roma esiste ancora un campanello marmoreo con la scritta “Orto Botanico”.

orto3Non sappiamo quando fu dismesso l’ingresso di via Roma, anche se si ricorda che Alberto Chiarugi, che diresse l’Orto dal 1930 al 1950, ordinò un nuovo cancello in sostituzione di quello settecentesco ormai degradato.

Nel 1841 l’Orto fu ampliato nella zona settentrionale dall’acquisizione di una vasta porzione di terreno e nel 1852 venne aperta la via Galli Tassi. Tra il 1880 e il 1890, sotto la direzione di Giovanni Arcangeli, venne costruito l’ingresso che si apre in via Porta Buozzi-via Luca Ghini, contemporaneamente alla costruzione del grande edificio adibito all’Istituto di Botanica.

Dopo ben 264 anni, celebriamo oggi la riapertura dell’antico ingresso al nostro Orto Botanico in via Roma, offrendo ai concittadini e ai turisti un più visibile e agevole accesso, in attesa di un nuovo prossimo incontro per ammirare il restauro dell’antico edificio della Galleria dove sarà situato il Museo Botanico.

Lucia Tomasi Tongiorgi
docente di Storia dell'Arte

regata pisa paviaTorna a Pisa, nella sua 54esima edizione, la storica regata universitaria tra Pisa e Pavia. Nata nel 1929, su idea di Lando Ferretti, per celebrare la partecipazione di studenti e docenti alla battaglia di Curtatone e Montanara del 1848, è una delle regate più antiche che si disputano nel continente europeo.

Un evento, la cui nascita si è inspirata alla celebre Oxford-Cambridge Boat Race, che da 54 edizioni vede ad anni alterni gli equipaggi sfidarsi sulle acque dei fiumi, l’Arno e il Ticino, che attraversano le rispettive città. Nonostante alcune interruzioni registrate dalla nascita della manifestazione, la tradizionale competizione tra i due Centri Sportivi Universitari continua a suscitare grande interesse nelle due città per i significati storici e commemorativi che ad essa sono legati. La regata mantiene inoltre un indiscusso valore sportivo, in quanto gli equipaggi rappresentano a livello nazionale il vertice della disciplina, come dimostrano anche i risultati ottenuti nei campionati sportivi universitari dello scorso anno, con Pavia prima e Pisa arrivata seconda per un soffio.

L’appuntamento per l’edizione 2016 della Regata Pisa-Pavia è per il 14 maggio, quando l’equipaggio pisano cercherà di interrompere la serie positiva dei Pavesi, vittoriosi sia nel 2014 che nel 2015. A favore di questi ultimi anche il computo complessivo delle vittorie. I due “otto fuori scalmo” (8+) partiranno, per le due manche che andranno a costituire la sfida, all’altezza dello scalo de' Renaioli e taglieranno il traguardo davanti a Palazzo Alla Giornata. A bordo delle due imbarcazioni, così come prevede il regolamento di regata, vi saranno solamente atleti iscritti regolarmente ai rispettivi atenei.

A partire dal 2011 l’evento ha conosciuto un’enorme espansione, anche grazie alla rafforzata collaborazione tra il CUS Pisa e l’Università di Pisa. Oltre alla regata, nei giorni che precederanno la gara, si susseguiranno una serie di iniziative culturali che si apriranno il 12 maggio con la conferenza organizzata dal Consorzio 4 Basso Valdarno, ore 15.30, “Navigare in Arno, fra modifiche dell’assetto e rischio idraulico dei suoi affluenti”.

Sempre il giorno 12 alle ore 15.00 verrà presentata alla stampa la 54esima Regata Universitaria Pisa-Pavia – Trofeo Curtatone Montanara e sarà illustrato dettagliatamente l’intero programma delle iniziative inserite nel cartellone dell’evento.

foto medicina1Il 28 aprile si è conclusa la prima fase di un progetto pilota che ha visto come protagonisti l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (AIRC), il Liceo delle scienze applicate “Enrico Fermi” di Lucca e il laboratorio “Cancer Pharmacology Lab, Airc Start-up Unit” dell’Università di Pisa. L’iniziativa è partita a novembre 2015, in occasione del mese della ricerca, quando il Liceo di Lucca ha ospitato i due ricercatori del laboratorio pisano, Niccola Funel ed Elisa Giovannetti, per un seminario divulgativo sulla ricerca sul cancro, nell’ambito delle iniziative “Airc nelle scuole”. L’entusiasmo degli studenti e la collaborazione coi loro professori ha permesso di ideare, per la prima volta in Italia, un progetto di collaborazione con l’Ateneo e l’Azienda ospedaliero-universitaria pisana, sempre sotto l’egida dell’Airc, per stimolare ed avvicinare alla ricerca medico-scientifica gli studenti delle scuole superiori.

Gli studenti più interessati hanno potuto visitare i laboratori dell’Aoup e assistere per un’intera giornata alle attività di ricerca, che hanno documentato con accurate relazioni e video. La discussione su tale esperienza, considerata assolutamente positiva, ha permesso l’ideazione della seconda fase del progetto, che si svolgerà nel periodo estivo, per degli studenti selezionati in base a bravura ed interesse. Questi ultimi potranno partecipare a un più approfondito percorso formativo su ricerca di base e traslazionale, lavorando per alcuni giorni al fianco dei ricercatori, sempre nei laboratori pisani. Dopo tale attività, la terza e ultima fase sarà rivolta a studenti ormai diplomati, prima dell’inizio dell’anno accademico, per favorirne l’introduzione alle facoltà scientifiche dell’Ateneo in cui sono previsti indirizzi di ricerca in campo oncologico.

foto medicina2“I nostri incontri – dichiarano Funel e Giovannetti - non sono stati una lezione ma un dialogo in cui abbiamo condiviso sia le gioie che le problematiche del lavoro dei ricercatori. Abbiamo discusso apertamente con quelli che speriamo essere i futuri ricercatori, sottolineando che oggi la ricerca si basa sull’integrazione di varie competenze, per cui molte materie, come la chimica, l’informatica e la fisica trovano ampie applicazioni nel campo biomedico”.

Gli studenti si sono dimostrati consapevoli di poter avere un ruolo da protagonisti. Come sostiene la professoressa Sandra Gavazzi la scuola è infatti il luogo privilegiato dove costruire la consapevolezza che per battere il cancro serve l’aiuto di tutti, promuovendo lo sviluppo culturale e la ricerca scientifica. A tale proposito sia i ricercatori che gli insegnanti e gli studenti, insieme ai volontari Airc, si sono dati appuntamento per domenica 8 maggio, nelle piazze delle maggiori città italiane, per distribuire le “Azalee della ricerca” che permettono, ogni anno, a circa 5.000 ricercatori di avere fondi essenziali per portare nel più breve tempo possibile risultati utili dal laboratorio al paziente. (Fonte Ufficio Stampa AOUP)

voloparabSi è svolta a Bordeaux nelle ultime due settimane di aprile la 64ma campagna di volo parabolico organizzata dall’ESA (Agenzia Spaziale Europea) sul nuovo Airbus 310. Durante questi voli l’aereo segue una particolare traiettoria (per l’appunto parabolica) che consente di annullare gli effetti della forza di gravità per circa 20 secondi; tale traiettoria viene ripetuta per 31 volte ogni giorno, per tre giorni consecutivi, e consente la sperimentazione in assenza di peso in presenza degli operatori dell’esperimento, come in un comune laboratorio. La campagna ha visto la partecipazione di studenti ed ex-studenti dell’Università di Pisa in quattro differenti esperimenti sugli undici installati nell’aereo, a testimonianza dell’elevato livello di formazione raggiunto dai laureati pisani.

Il gruppo era formato da Alessia Simonini, laureata a Pisa in Ingegneria aerospaziale, attualmente dottoranda di ricerca presso il Von Karman Institute di Bruxelles che studia le oscillazioni di livello del liquido (sloshing) nei serbatoi in assenza di peso; Luca Pietrasanta, laureato in Ingegneria energetica e attualmente dottorando presso l’Università di Brighton, coinvolto in un esperimento che riguarda il comportamento di tubi di calore pulsanti (pulsating heat pipes) in assenza di peso; Nicolò Morganti, laureando in Ingegneria nucleare, che svolge parte della sua tesi di laurea presso l’IMFT di Tolosa e in tale ambito studia l’effetto delle forze laterali sul distacco di bolle di gas e vapore. Nella presente campagna è stata provata la geometria di una cella sperimentale che verrà successivamente installata sulla ISS (stazione spaziale internazionale), nell’ambito di un progetto europeo di cui fa parte anche l’Università di Pisa. 

Infine Giacomo Saccone, laureato in Ingegneria nucleare e attualmente dottorando presso il dipartimento di Ingegneria dell’Energia, dei Sistemi, del Territorio e delle Costruzioni (DESTEC), ha partecipato all’esperimento dell’Università di Pisa, condotto dal professor Paolo Di Marco, che riguarda lo studio dello spargimento (spreading) di gocce di vari liquidi su superfici piane, assistito da campi elettrici, in assenza di gravità. L’apparato sperimentale e i sistemi di controllo e di gestione per quest’ultimo esperimento sono stati integralmente realizzati presso il DESTEC, con il contributo fondamentale dei tecnici Massimo Ciampalini, Davide Della Vista, Roberto Manetti e Franco Peticca.

Nella foto in alto, da sinistra, Paolo Di Marco, Giacomo Saccone, Nicolò Morganti, Luca Pietrasanta, Alessia Simonini, Roberto Manetti fluttuano in assenza di peso accanto all’apparato sperimentale del DESTEC.

Ne hanno parlato:
Tirreno 
Nazione Pisa
Pisa Today  

szymborskaleggÈ appena uscito in libreria “Szymborska, la gioia di leggere. Lettori, poeti, critici”, il primo libro dedicato in Italia all'opera della poetessa polacca premio Nobel. Il volume, edito dalla Pisa University Press e curato Donatella Bremer e Giovanna Tomassucci, docenti dell’Università di Pisa, sarà presentato mercoledì 4 maggio alle 17 nell’aula magna di Palazzo Matteucci alla presenza delle curatrici e di Mauro Tulli, Alfonso Berardinelli, Stefano Brugnolo, Fausto Ciompie e Giacomo Cerrai.

Pubblichiamo qui il contributo della professoressa Anna Maria Carpi presente nel volume.


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Sono autrice di prosa e di poesia, studiosa e traduttrice della poesia tedesca e, se nei testi della poetessa polacca riconosco con piacere, tramite il russo, alcune parole, dipendo dalle traduzioni di Pietro Marchesani e dalla sua edizione delle Opere, Adelphi, del 2008. Il Convegno pisano ha proposto a relatori e pubblico quattro domande relative al successo di Wisława in Italia, successo lento, limitato malgrado il Nobel del 1996 e poi promosso da un intervento di Roberto Saviano in TV: in TV, luogo quant’altri mai alieno per la signora polacca nata negli anni Venti (1923). Prima domanda, la più interessante: quali sono in Wisława gli “elementi trascinanti”? Sì, trascinanti perché da chi l’ha letta viene immancabile, carica d’affetto, l’esclamazione: ah, la Szymborska!

Domande: già un suo testo giovanile s’intitola Domande poste a me stessa (1954 [D 19-21]). Perché è domandando senza posa che Wisława si rivolge a quanto la circonda. Da improvvise lontananze e improvvise vicinanze, dall’esperito o dall’immaginato Wisława cerca di capire cosa sono le cose e gli altri esseri viventi, e sa bene di afferrare poco o nulla, ma non se la prende e non si deprime. Perciò amiamo il morbido scetticismo o meglio agnosticismo di Wisława, intriso di una benevolenza ed equanimità che sollevano il lettore dal dovere di prendere posizione. Il suo fascino sta in questa aggraziata mobilità, nel rifiuto di ogni dura posizione etica, come pure – altro specifico di Wisława – nel suo militante NO al “sublime”: “il mondo non merita la fine dal mondo” è un suo detto fra i più noti. È solo una battuta di spirito, però piena di saggezza.

Ma non è tutto: a differenza di tanti poeti del ’900 e di questo scorcio di 2000 – Wisława non fa teorie e non propone definizioni proprie o altrui della poesia: nulla di simile nella sua lunga attività di critica-giornalista letteraria a Cracovia e nemmeno, contro ogni aspettativa, nel suo discorso per il conferimento del Nobel nel 1996. Leggete Ad alcuni piace la poesia [1993, FI 501] dove non si va oltre quel “piace” diverso da individuo a individuo che usiamo per il cibo il vestire e i gesti più correnti, per poi trincerarsi energicamente dietro un ripetuto “non lo so” a cui Szymborska si aggrappa come a un “corrimano”.

Onnipresente ironia che rifulge quando Wisława vira al comico e non disdegna neanche i microchoc del limerick. Ma quanti autori seri e anche tragici non danno, loro malgrado, il massimo di artisticità nel comico? Potrei citare passi dell’Uomo senza qualità di Musil e anche il Thomas Mann che Wisława tanto ama (Thomas Mann, 1967 [US 243]), il cui capolavoro è forse l’incompiuto Felix Krull, o ancora il Kleist degli Aneddoti e della Brocca rotta. Del comico Wisława ci dà un gustoso esempio in Serata d’autore (1962) che si apre con un “O musa, essere un pugile o non essere affatto” [S 149]. Al comico appartengono peraltro i bizzarri collages di Wisława, e non è forse imparentato con il comico il suo noto gusto per sommari, note, indici, citazioni, ossia per la filologia nel suo formicolare intorno a un testo? Il comico non opera sempre su un’inattesa sproporzione?

Ora non vorrei aver rinchiuso Wisława in questa dimensione. C’è un’immagine significativa, la famosa xilografia (1856) del giapponese Hiroshige Utagawa, Gente sul ponte: visione dall’alto su un’acqua immensa attraversata in obliquo da un ponte, sul ponte quattro omini con gli ombrelli aperti, lo sconfinato spazio rigato da cima a fondo da un pioggia battente. Di qui viene, credo, il titolo della raccolta del 1986: perché, credo, riassume la condizione umana. Che non è disperata, anzi offre delle nicchie di confort: nella fiabesca Di una spedizione sull’Himalaya non avvenuta (1957, AY 85) Wisława segnala, con il sorriso sulle labbra, i vantaggi, e l’interlocutore è il mitico animale selvaggio, “mezzo Uomo-luna”, da lei invitato a lasciare l’Himalaya per rientrare nella dopotutto accettabile mediocrità umana.

Wisława tutto è fuorché una sovversiva. In Notte [AY 33-37] ragiona, in una specie di ballata, su Isacco, un bambino che, non avendo commesso nemmeno una delle tipiche marachelle infantili, è però condannato dal dio biblico a essere sacrificato dal padre Abramo. Tutto è qui ridotto all’umile quotidiano: Dio visto come un uccello volato dentro casa, Dio in cucina con Abramo, l’odio del bambino inerme, che però dice no al contrordine che lo vuole salvo: “io morirò, / non mi lascerò salvare!” Ma Dio stesso provvederà alla svolta, alla salvezza – ecco la chiusa inaspettata – cominciando “il trasloco/ dal letterale/ al metaforico”. Ossia verso il linguaggio della poesia. Cosa sia la poesia non sappiamo, ma è l’unico movimento possibile e, posto che ci sia, la salvezza. E quando Wisława vuole abbracciare il tutto, vede che tutto, cielo e terra, prossimo e remoto, perfino l’interno del proprio corpo, è un unico cielo e un contenitore ermetico:

Mangio cielo, evacuo cielo.
Sono una trappola in trappola, un abitante abitato,
un abbraccio abbracciato,
una domanda in risposta a una domanda. (Il cielo [FI 493]).

Come ritrovare Wisława se qualcuno dovesse cercarla? Con un solo gesto ci fornisce, succinti come su una carta d’identità, i suoi due “segni particolari”: “in canto e disperazione”. Sappiamo bene di che si tratta, meglio di così non si poteva dire: una rara fulminea sonda nella propria psicologia, due opposti, due momenti contigui di quell’”anima”, da Wisława mai nominata se non in Nulla è in regalo, dove protesta contro un conto in banca aperto a suo nome:

La protesta contro di esso
la chiamiamo anima.
E questa è l’unica voce
che manca all’inventario. [FI 553]

Szymborska non parla mai di sé: nessun io lirico in libertà. “Qui giace”, dice in Epitaffio (1962) “come una virgola antiquata / l’autrice di qualche poesia” [S 151]. Crea solo dei punti di vista. Nel Silenzio delle piante (2002) le piante chiedono:

che significa guardare con gli occhi,
perché mi batte il cuore
e perché il mio corpo non ha radici. [A 579].

Ma ancora una volta: – Che ne so io, Wisława? – Ti manca “il senso del partecipare” le spiega una pietra con la quale conversa [S. 179].
Qui si riproporrebbe l’interrogativo: il poeta è un fuori del mondo o invece il suo più implicato testimone? Vecchia storia. Wisława non arde mai per nulla – questo è il limite della sua poesia – ma ci compensa con un tepore costante: Wisława è una fata buona, mai giudicante, e a quanto pare di nulla abbiamo oggi più bisogno che di questo. Di qui il suo successo? E perché no? Uomini, alberi, animali, cose hanno in Wisława lo stesso statuto, in un sottinteso che fare se non restare insieme. Ancora due esempi, due testi, pluricitati, diventati quasi popolari Il gatto in un appartamento vuoto [FI 523-525] e Monologo di un cane coinvolto nella storia [DP 655-657]. Qui, con pietà e ironia, Wisława suscita quel ben noto e irresistibile misto di riso e di tenerezza che ci ispirano i due esseri più fratelli dell’uomo.
Inconfondibile Wisława.

Anna Maria Carpi

team vincitore cardZbox

Sono cinque le idee di impresa che si sono contese la finale dell’edizione 2016 del PhD+, il programma dell’Università di Pisa che insegna a valorizzare i risultati della ricerca e a sviluppare progetti innovativi. Il “Best Idea Award 2016” è andato a cardZbox (il team nella foto a destra), una piattaforma accessibile tramite app che permetterà di fare giochi da tavolo utilizzando lo smartphone come unico pezzo del gioco. Le altre idee in gara erano The Bulb, Tennis commander, PFQ.io, Intraoral ultrasonic probe, con uno special guest ZonzoFox, idea nata recentemente da alcuni studenti che avevano seguito l’edizione del PhD+ dello scorso anno, a dimostrazione del fatto che il PhD+ offre strumenti e competenze anche per procrastinare lo sviluppo di imprese quando si hanno idee vincenti.

Guarda le foto della giornata.

La finale di quest’anno prevedeva anche un contest tra gli spin off nati dalle scorse edizioni del PhD+, ormai affermati nel panorama nazionale e internazionale e premiati con numerosi riconoscimenti: in gara c’erano QB RoboticsBioBeatsEchoes, Jos Technology e IV Tech. A risultare vincitori a pari merito del “Time Award” sono stati Jos Technology, con la sua “superficie di energia” su cui è possibile alimentare e ricaricare dispositivi elettrici ed elettronici senza l’uso di cavi, e BioBeats, nota per la sua app che genera musica dal battito del cuore, che sta sviluppando una piattaforma per le analisi biometriche.

i finalisti copySolo per citare i loro ultimi successi, Jos Technology è risultato vincitore dell’Audi Innovation Award di quest’anno e, da pochi giorni, tra i 12 finalisti del Premio Italian Master Startup Award, la cui finale si terrà il prossimo 12 maggio a Novara; BioBeats ha appena ricevuto da White Cloud Capital, negli USA, un finanziamento di oltre 2 milioni di dollari per “Hear and Now”, una app in grado di rivelare il livello di stress.

L’evento conclusivo del PhD+ è stato aperto dai saluti di Paolo Ferragina, prorettore per la ricerca applicata e l’innovazione dell’Università di Pisa, a cui sono seguiti gli interventi di Mattia Corbetta della Direzione Generale per la politica industriale, la competitività e le PMI del Ministero dello Sviluppo Economico, e di Alessandro Fusacchia, Capo di Gabinetto del Ministro dell'Istruzione, dell’Università e della Ricerca, che hanno descritto alcune recenti iniziative nazionali nell'ambito dell'innovazione e della creazione di start up.

“Con la giornata di oggi si conclude un sessennio di grandi soddisfazioni legate ai risultati ottenuti con questo percorso formativo che ha costituito l’asse portante di molteplici iniziative svolte dal nostro Ateneo nell’ambito del Trasferimento Tecnologico e della Valorizzazione della Ricerca – ha dichiarato il professor Paolo Ferragina

ferragina fusacchia corbettaI risultati riguardano non solo le numerose spin-off, alcune delle quali hanno presentato i loro prestigiosi risultati nella sessione del Time Award 2011-15, ma anche più in generale la diffusione dello “spirito imprenditoriale” tra gli oltre 600 studenti che hanno partecipato al PhD+, obiettivo precipuo questo del percorso sin dalla sua creazione, e hanno avuto come ricaduta un incremento della visibilità dell’Ateneo sia in Italia sia all’estero nell’ambito della Valorizzazione della Ricerca e dell’Innovazione. Oggi, anche grazie a questa manifestazione, l’Ateneo pisano ha potuto ospitare importanti rappresentanti del MIUR e del MiSE che hanno descritto ai nostri giovani ricercatori le iniziative governative di promozione e incentivazione alla creazione di impresa e all’innovazione nella Scuola, Università e Pubblica Amministrazione, e, motivo per noi di grande soddisfazione, hanno riconosciuto il PhD+ come una Best Practice italiana”.

“Bisognava esserci, a Pisa, non solo per celebrare la ricorrenza del Phd+, ma anche per connettere un’altra tappa importante di un percorso ambizioso – ha commentato Alessandro Fusacchia - Al MIUR ci siamo dati un impegno: se il 2015 è stato l’anno della scuola – grazie ai tre miliardi d’investimenti, il 2016 vorremmo fosse ricordato come l’anno della scommessa istituzionale sul capitale umano. Abbiamo però bisogno di schemi di senso, luoghi e strumenti (insomma: regole del gioco) per fare in modo che questo capitolo vitale del futuro del Paese decolli”.

torta phd“La contaminazione di competenze generata dall’incontro di culture imprenditoriali di Paesi diversi costituisce uno degli ingredienti di successo per i maggiori ecosistemi dell’imprenditorialità innovativa – ha aggiunto Mattia Corbetta - Anche l’Italia deve essere sempre più capace di attrarre e trattenere imprenditori innovativi provenienti da tutto il mondo: con i programmi Italia Startup Visa e Hub – che hanno semplificato, accelerato e informatizzato le procedure di erogazioni dei visti e di conversione dei permessi di soggiorno per i cittadini non europei che vogliono venire o trattenersi nel nostro Paese per avviare o investire in una startup innovativa – il Ministero dello Sviluppo Economico ha offerto una risposta concreta a questa esigenza. L’evento conclusivo di PhD Plus, un percorso ad alta vocazione internazionale, ha rappresentato una audience ideale per la comunicazione di questi due programmi: l’auspicio è che tante università italiane seguano l’esempio di Pisa aprendosi al mondo con programmi strategici di attrazione di nuove idee e di nuovi talenti, affinché l’ambiente accademico italiano si trasformi in un vero e proprio ecosistema dell’innovazione a vocazione globale”.

I numeri del 2016
I numeri di quest’anno dicono che l’interesse per questo percorso formativo è cresciuto ancora: sono 120 gli studenti provenienti da tutte le aree scientifiche e umanistiche e divisi pressoché equamente tra dottorandi e laureandi magistrali che hanno frequentato le lezioni in aula, selezionati da un totale di circa 200 studenti che avevano richiesto di partecipare al percorso. Un altro centinaio di allievi collegati da due Università brasiliane (Universidade Estadual de Campinas e Universidade Positivo – Curitiba) ha potuto fruire dei seminari in streaming attraverso la piattaforma e-learning dell’Ateneo (mediateca.unipi.it) e prendere parte a tutti gli eventi collaterali al PhD+, tra cui il pitch finale e le attività di coaching e mentoring.

Fino ad oggi il PhD+ ha generato 32 progetti imprenditoriali, di cui 23 trasformati in imprese e tra questi 12 accreditati come spin off dell’Università di Pisa, che hanno ricevuto numerosi premi o riconoscimenti in prestigiose competizioni nazionali e internazionali. Queste start-up hanno anche sviluppato un legame con le attività di brevettazione dell'Ateneo realizzando 14 brevetti e, recentemente, 6 spin-off dell’Ateneo sono state finanziate nella Fase 1 dello SME Instrument di Horizon 2020, dimostrando così di avere un grado di innovatività di profilo internazionale.

Ne hanno parlato: 
RepubblicaFirenze.it
inToscana.it 
Tirreno
Nazione Pisa 
Tirreno.it
PisaInformaFlash.it

 

meningite1Grazie alla sinergia fra Asl Toscana Nord-Ovest, AOUP e Università di Pisa dall’11 aprile è stato avviato, esperienza unica nella Regione, un intervento di vaccinazione contro il menigococco C che va a integrare l’offerta vaccinale del Dipartimento di Prevenzione, con l’obbiettivo di ridurre le liste di attesa e raggiungere in tempi più brevi adeguati livelli di protezione nei gruppi di popolazione a rischio.

In base all’accordo, con il vaccino messo a disposizione dall’Asl e il supporto di sistemi informativi realizzati ad hoc dall’Università, medici universitari e ospedalieri e infermieri delle Unità Operative di Medicina Preventiva del Lavoro, di Igiene e Epidemiologia Universitaria e della Direzione Medica di Presidio dell’Aoup, con il contributo essenziale degli specializzandi delle Scuole di Igiene e Medicina Preventiva e di Medicina del Lavoro, partecipano su base volontaria alla campagna vaccinale regionale.

L'intervento integrativo riguarda esclusivamente gli studenti iscritti all’Ateneo, non residenti e privi di domicilio sanitario in Toscana, che rientrano nella fascia d’età per la quale la vaccinazione è fortemente raccomandata. Questa popolazione studentesca viene contattata direttamente via mail, per lotti successivi, e invitata a prenotarsi in uno degli ambulatori dedicati: le sedi della Medicina Preventiva del Lavoro degli stabilimenti ospedalieri di Cisanello e di Santa Chiara, la Residenza studentesca “I Praticelli” di via Berchet a Ghezzano e, per la vicinanza al Polo Didattico Piagge, la sede del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco in via Matteotti, 2.

La campagna straordinaria di vaccinazioni è stata motivata dall'aumento dei casi di infezione da meningococco C che si è registrato in Toscana negli ultimi mesi rispetto agli anni precedenti, anche nella fascia di età più adulta della popolazione. Ciò ha richiesto un continuo monitoraggio da parte di esperti toscani e dell’Iss-Istituto superiore di sanità e l’adozione di misure mirate alla prevenzione della diffusione dell’infezione.
In questo scenario è quindi scattata la campagna vaccinale, dal momento che il vaccino è la misura più efficace per ridurre il rischio di diffusione della malattia, assicurando una protezione diretta del vaccinato e anche indiretta in quanto, avendo un effetto anche sul portatore, riduce la circolazione del microrganismo nella popolazione generale.
I soggetti giovani, e quindi anche gli studenti universitari, hanno un rischio maggiore di contrarre l’infezione meningococcica per la maggiore frequenza di contatti interpersonali legata all’età e la prolungata condivisione di spazi comuni durante l’attività formativa o lavorativa e la vita sociale.

Pertanto, per gli studenti residenti in Toscana non ancora vaccinati, la raccomandazione è di rivolgersi al Dipartimento di prevenzione della Zona Pisana o all’Asl di residenza per prenotare un appuntamento secondo le modalità che possono trovare sull’apposito sito predisposto dalla Regione: http://www.regione.toscana.it/-/campagna-contro-il-meningococco-c.

Per gli studenti non residenti in Toscana e che non siano già vaccinati, vale l’accordo di cui sopra fra Azienda Usl Toscana nord-ovest, Aoup e Ateneo.

Per gli studenti dei corsi di laurea di area sanitaria ovunque residenti (Medicina e chirurgia, Odontoiatria, lauree delle professioni sanitarie) rimane attiva l’offerta vaccinale attraverso l’Unità operativa di Medicina preventiva del lavoro dell’Aoup.

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