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bilancio di genereGiovedì 10 marzo alle 16, nell’aula magna di Palazzo Boilleau, il Comitato Unico di Garanzia (CUG) dell’Ateneo presenta un'indagine di genere relativa all’Università di Pisa. I temi che saranno trattati, in vista della preparazione di un più ampio Bilancio di genere, sono qui introdotti con un intervento a firma della professoressa Laura Savelli, presidente del CUG.

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Al centro dell’iniziativa del prossimo 10 marzo, sarà la presentazione dei risultati di un’indagine, svolta dalla dott.ssa Laura Leonardi, che sulla base di alcuni indicatori ricostruisce la presenza in termini assoluti e percentuali di studentesse, personale tecnico-amministrativo, dottorande, specializzande e perfezionande, personale docente sul totale della popolazione d’ateneo. L’indagine è riferita agli anni accademici 2012/13 e 2013/14.

Interverranno la presidente del CUG, Laura Savelli, e la delegata del rettore per le pari-opportunità e pro-rettore vicario Nicoletta De Francesco, Rita Biancheri, che sulle carriere femminili in Università sta lavorando col progetto Trigger, Silvia Borelli, presidente del Consiglio di Parità, Università di Ferrara e Patrizia Tomio Presidente, Università di Trento, presidentessa della Conferenza nazionale degli organismi di parità delle università italiane.

L’intento dell’iniziativa, infatti, non è solo quello di comunicare e di rendere noti i risultati di un’indagine, ma anche di commentarne il significato e di confrontarsi con le colleghe di altri atenei in merito alle possibili linee d’intervento sulle criticità della presenza femminile nel nostro ateneo e nell’università italiana in generale.

Entrando un po' più nel merito, da un punto di vista metodologico, ai fini dell'analisi sulla popolazione che opera all’interno dell’Università di Pisa, sono state individuate tre unità statistiche:
• studenti iscritti negli a.a. 2012/13 e 2013/14 a corsi di studio pre-laurea e post-laurea
• personale tecnico amministrativo in servizio al 31/12/2013 e al 31/12/2014
• personale docente in servizio al 31/12/2013 e al 31/12/2014

Parlando di criticità, in merito alla popolazione studentesca, vediamo come le studentesse si distribuiscano ormai su molti ambiti di studio, superando i maschi, per esempio, anche in ambito medico, ma anche come rimanga inferiore la loro presenza in discipline come Agraria, Ingegneria, Economia, Fisica e Informatica. Le ragazze si laureano prima dei colleghi maschi, sono più numerose nei master, ma in numero inferiore nei dottorati, con una tendenza alla diminuzione.

Per quanto riguarda il personale tecnico amministrativo e docente, la rilevazione conferma la prevalente presenza femminile tra il personale TA- se si esclude la fascia dei dirigenti- e quella maschile tra i docenti, che cresce nel passaggio da ricercatore ad associato ad ordinario. Di non poco interesse sono anche i dati, suddivisi per sesso, di coloro che hanno chiesto congedi maternità/paternità e parentali.

I risultati di questa indagine contribuiranno alla preparazione di un più ampio Bilancio di genere, in cui saranno anche considerati gli interventi del CUG per la conciliazione tempi di vita-tempi di lavoro, sul genere e la formazione universitaria e le iniziative di formazione su mobbing e benessere organizzativo.

Laura Savelli

SuperKEKB 1 insideIl 2 marzo scorso per la prima volta sono stati iniettati e fatti circolare stabilmente dei fasci di elettroni e positroni nell’acceleratore SuperKEKB con l’obiettivo di trovare i segnali sfuggenti delle particelle ancora da scoprire, cioè non contemplate dalla teoria del Modello Standard. E’ questa una delle fasi preparatorie dell'esperimento Belle-II che si svolgerà presso il laboratorio KEK a Tsukuba in Giappone che vede coinvolto in prima fila un team di ricercatori dell'Università di Pisa in strettissima collaborazione con l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN).

“L’esperimento fornirà ai fisici il più consistente campione di particelle di sapore pesante da analizzare che sia mai stato prodotto e che il gruppo di Pisa, insieme a circa 600 scienziati provenienti da 23 nazioni, utilizzerà per effettuare misure di precisione che possano aprire la strada alla scoperta di nuove particelle”, commenta Francesco Forti, dell’Università di Pisa, rappresentante INFN e presidente del comitato esecutivo di Belle-II.

SuperKEKB è il primo acceleratore per la ricerca in fisica fondamentale ad entrare in funzione dopo LHC al CERN di Ginevra. A differenza di LHC, in cui circolano fasci di protoni, SuperKEKB utilizza fasci di elettroni e positroni, che viaggiano in anelli separati a energie diverse, rispettivamente di 7 e 4 miliardi di elettronvolt (GeV). Quando funzionerà a pieno regime le particelle prodotte nelle collisioni saranno rivelate e misurate dall’esperimento Belle-II, un sensibilissimo rivelatore dal peso complessivo di 1500 tonnellate al cui interno è installato un gigantesco magnete di circa 1100 tonnellate.

In particolare il gruppo di fisici pisani ha contribuito all’esperimento realizzando il rivelatore di vertice (SVD) nei laboratori delle Alte Tecnologie dell’INFN, gestiti congiuntamente con il Dipartimento di Fisica dell’Università di Pisa all’interno del Polo Fibonacci, dove i componenti di precisione provenienti da Giappone, Austria, Inghilterra, sono stati verificati e pre-assemblati nei moduli di rivelazione da installare nell’esperimento. Altro contributo fondamentale dei fisici pisani è alle infrastrutture di calcolo dell'esperimento.

calabi3In occasione del settantesimo compleanno del professor Lorenzo Calabi, docente di Filosofia della Storia dell'Ateneo pisano e prorettore per i Rapporti Internazionali dal 1994 al 2002, gli allievi, gli amici e i colleghi gli hanno dedicato una serie di saggi filosofici raccolti nel volume Società Natura Storia. Studi in onore di Lorenzo Calabi, pubblicato da ETS.
Negli anni, l'attività scientifica del professor Calabi e il suo insegnamento hanno spaziato dalla storia del pensiero economico-politico alla filosofia della natura e alla filosofia morale, sempre comunque con un filo conduttore, un nucleo centrale del suo pensiero: la filosofia della storia, il "presente come storia". Di tale percorso culturale e intellettuale fa parte anche il suo forte impegno istituzionale al servizio dell’Ateneo. L’ampiezza degli interessi e delle relazioni filosofiche e in genere scientifiche e culturali, oltre che di amicizia, che Lorenzo Calabi ha stabilito nel corso del tempo è testimoniata anche dalla ricca varietà tematica dei saggi di questo volume a lui dedicato.
Il volume Società Natura Storia. Studi in onore di Lorenzo Calabi ospita contributi di: Elisabetta Addis, Antonella Alimento, Leonardo Amoroso, Massimo Barale, Simonetta Bassi, Pierfrancesco Biasetti, Franco Biasutti, Marcello Buiatti, Tomaso Cavallo, Mario Cingoli, Andrea Civello, Emanuela Conversano, Chiara Crisciani, Raimondo Cubeddu, Adriano Fabris, Gianfranco Fioravanti, Stefano Fiori, Vladimiro Giacché, Marco E.L. Guidi, Alfonso Maurizio Iacono, Mauro Mariani, Carlo Marletti, Valerio Martone, Carlo Montaleone, Enrico Moriconi, Stefano Perfetti, Claudio Pogliano, Tommaso Redolfi Riva, Maria Michela Sassi, Lorella Sini, Lorenzo Steardo, Silvano Tagliagambe, Maria Turchetto, Stefano Vannucci.

Pubblichiamo di seguito la Prefazione, scritta da Andrea Civello, che è il curatore del volume.

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Dopo gli studi superiori a Padova e a Venezia, Lorenzo Calabi si è formato all’Università Statale di Milano, in particolare sotto la guida di Mario Dal Pra, con il quale si è laureato. Nel seguito, ha avuto esperienze di ricerca presso il CNR di Milano e all’Università di Harvard. È stato professore incaricato nell’Università di Salerno e, dall’anno accademico 1975-1976, in quella di Pisa. Nel 1980 vi è diventato professore associato e nel 2005 professore ordinario di Filosofia Morale.
Il suo impegno istituzionale al servizio dell’ateneo pisano lo ha visto Prorettore per i rapporti internazionali dal 1994 al 2002 e delegato del Rettore per la Comunicazione Istituzionale dal 2003 al 2006. Egli ha presieduto la Commissione Scientifica d’area 11 («Scienze Storiche, Filosofiche, Pedagogiche e Psicologiche») nel biennio 2008-2010. È ora Coordinatore del Seminario di Filosofia dell’Università di Pisa, presso il Dipartimento di Civiltà e Forme del sapere.

Negli anni, i dominî dei suoi insegnamenti hanno riguardato la storia del pensiero economico-politico, una certa filosofia della natura, la filosofia morale e soprattutto la filosofia della storia.
All’approssimarsi del suo settantesimo compleanno, alcuni allievi hanno pensato di rendergli omaggio promuovendo l’iniziativa di questo volume di saggi filosofici, a lui dedicati da altri allievi, da amici e colleghi, e da loro stessi; saggi la cui diversità tematica testimonia l’ampiezza delle relazioni filosofiche, e in genere scientifiche e culturali, oltre che di amicizia, che Lorenzo Calabi ha stabilito nel corso del tempo.

calabi1Il filo conduttore degli studi di Lorenzo Calabi è sempre stato, al fondo, l’idea hegeliana della filosofia come «il proprio tempo appreso nel pensiero». Una idea di Filosofia della Storia, dunque, che lo ha spinto a indagare ambiti teorici di momento in momento preminenti nell’epoca, ambiti di confronto anche ideologico, che «il presente come storia», come egli ama dire, ha imposto al pensiero. All’inizio, si è trattato di Adam Smith. Uno Smith concepito quale punto di svolta e di ingresso nella modernità, per la sua analisi della società civile e i suoi principî di una nuova scienza; analisi che, insieme al contributo di altri illuministi scozzesi, è confluita nel pensiero di Hegel sulla Statualità, punto di riferimento essenziale per Calabi, che ha curato l’edizione italiana della rivisitazione anglosassone di Hegel compiuta da J.N. Findlay (Hegel oggi, 1972). Ma uno Smith, nello stesso tempo, come autore che ha costituito l’economia politica in quanto sapere scientifico secondo i principia di Newton, la cui approfondita conoscenza è un presupposto ineludibile per la comprensione della Critica di Marx: a Marx Calabi ha dedicato molti studi, curando, tra l’altro, l’edizione dei Manoscritti del 1861-63 (1980).

L’idea del presente come storia, della sua apprensione nel pensiero, del confronto teorico e ideologico che si è stabilito, ha in seguito portato Calabi alla considerazione filosofica della scienza della natura vivente originata dalla rivoluzione darwiniana. Gli studi dedicati al naturalista inglese (ricordiamo qui I quaderni metafisici di Darwin, 2001; Darwinismo morale, 2002; Il caso che disturba, 2006), hanno aperto in Italia delle nuove linee di pensiero: quella dell’esame criticistico del costituirsi del sapere della natura vivente come scienza e quella dell’impossibilità, nel pensare la natura, di pensare al di fuori della temporalità, ulteriore sostegno dell’idea dell’onnicomprensività della temporalità nella quale si trova anche l’uomo. Ci piace ricordare qui la promozione e l’organizzazione delle Baxter Lectures, giornate di incontro su Charles Darwin di alto livello scientifico e di respiro internazionale, che tra 2006 e 2009 hanno riunito a Pisa studiosi di diverse discipline. Gli atti di queste giornate sono stati pubblicati nei quattro volumi curati da Calabi Il futuro di Darwin (2008-2010).

Il filo conduttore della sua riflessione ha in seguito indotto Calabi a un nuovo studio di Karl Löwith (La filosofia della storia come problema. Karl Löwith tra Heidegger e Rosenzweig, 2008), di Moses Mendelssohn (Il «Conflitto delle Facoltà», il progresso, la libertà di coscienza. Ancora sulla ‘inattuale’ attualità di Moses Mendelssohn, 2011) e delle radici stesse della Filosofia della Storia: quest’ultimo documentato dall’edizione delle Lezioni di filosofia della storia di Friedrich Schiller (2012). Nel dialogo con Löwith, sulla base di una riappropriazione di Hegel, di Marx, di Schiller, appare del tutto esplicito il compito della filosofia secondo Calabi: concepire il proprio tempo, concepirlo non solo come esito, ma pure come passaggio, concepirlo nei suoi mutamenti tendenziali, individuando le forze propulsive e quelle antagonistiche, e i fenomeni che ne derivano, fenomeni di civilizzazione e di raffinamento ma, insieme, di scissione, di impoverimento e di uniformazione.

Negli studi di Calabi è sempre presente una insistita attenzione alla restituzione filologica e alla semantica storica. L’insofferenza per la ripetizione del già detto e del già scritto, la ricerca della sintesi nella propria scrittura, l’analisi approfondita dei testi di riferimento, la volontà di rispetto, nelle traduzioni come negli apparati di note, per il pensiero degli autori, così come l’amore per la musica, che gli ha sempre fatto pensare alla scrittura come alla stesura di una partitura, rendono la lettura degli scritti di Calabi tanto complessa quanto illuminante.

calabi2Quella attenzione è uno degli insegnamenti che sono giunti a quanti, come noi, hanno avuto il privilegio di averlo avuto come docente. Ma altri aspetti ancora possono illustrare quello che Lorenzo Calabi ha trasmesso e trasmette agli allievi (e non solo a loro): a partire dalla severità filosofica che in ogni momento ha caratterizzato e caratterizza il suo insegnamento, certo disciplinare, ma anche di formazione dello spirito. Vogliamo ricordare qui come spesso, riflettendo su episodi ed eventi della vita del nostro tempo, egli ci abbia stupito e costretto ad aprire la mente, come tramite il singolo episodio, tramite la sua rilettura, tramite lucidi e per noi impensati collegamenti, ci abbia insegnato a guardare, o, meglio, a capire il nostro mondo e la storia della nostra cultura. Egli ci ha insegnato a pensare un fatto, un episodio, un evento. Quante volte, studenti ed allievi, siamo stati invitati, forse per la prima volta in modo così radicale, a pensare l’accadimento nella forma del concetto!

Nella sua più che quarantennale attività didattica a Pisa, Lorenzo Calabi ha coltivato in generazioni di studenti l’amore per la filosofia, lasciando poi all’autonomia di ciascuno di determinare, di volta in volta, in cosa consistesse il ‘proprio’, il ‘tempo’, il ‘pensiero’, sempre distinguendo tra l’analisi e la considerazione morale.
Quando abbiamo ideato questo volume, abbiamo subito avuto l’adesione di compagni di studi, di colleghi di varie università in Italia, di allievi, tutti interlocutori particolari, nel corso degli anni, di Lorenzo Calabi. Desideriamo ringraziarli per averci dato il modo, con i loro saggi, di esprimere in questa occasione la nostra gratitudine per i doni ricevuti dal maestro.

Andrea Civello

foto EORTC premiazioneAggredire il tumore del pancreas attraverso la caratterizzazione farmacologica e molecolare di nuovi modelli preclinici, integrati con la casistica chirurgica, per ottimizzare la scelta terapeutica e migliorare quindi la gestione clinica e la prognosi dei pazienti affetti da tumori pancreatici. 

Questo il nocciolo del programma di ricerca ‘made in Pisa’ presentato al recente congresso Eortc-Pamm di Anversa dalla dottoressa Leticia Leon (quarta da destra nella foto qui accanto) e premiato, dal comitato scientifico, come miglior presentazione orale fra le oltre cento ricerche innovative di farmacologia antitumorale presentate dagli studiosi all’appuntamento belga con il congresso del gruppo dei farmacologi dell’organizzazione europea per la ricerca e il trattamento del cancro.

Un riconoscimento al lavoro di squadra che si aggiunge a quello già ottenuto nel 2015 dalla dottoressa Leon, vincitrice del bando Marie Curie iCARE (nell’ambito dell’European Union’s Seventh Framework Program for research, technological development and demonstration) per lavorare al Cancer Pharmacology Lab dell’Ateneo situato all’Ospedale di Cisanello, la cui forza è l’integrazione fra ricerca e assistenza.

La ricercatrice è a Pisa grazie alla Fellowship iCARE, che è un grant competitivo a cui partecipano i migliori ricercatori di tutte le Università europee, nell’ambito delle iniziative Marie Curie per contribuire, per due anni, ai progetti di ricerca di laboratori di eccellenza di altri atenei europei.

foto CancerPharmacologyLabIn particolare, l’Università di Pisa riceverà 106.600 euro, che permetteranno di finanziare le ricerche della dottoressa Leon nel Cancer Pharmacology Lab, creato da un’altra ricercatrice, la dottoressa Elisa Giovannetti, a sua volta vincitrice del grant Start-Up dell’Airc (da 750.000 euro), in collaborazione con il professor Ugo Boggi, ordinario di Chirurgia al dipartimento di ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in medicina dell’Università di Pisa, nonché direttore dell’Unità operativa di Chirurgia generale e dei trapianti dell’Aoup.

Sempre nel Cancer Pharmacology Lab (nella foto di gruppo tutto lo staff del laboratorio) e a stretto contatto con l’èquipe di Boggi lavora anche il dottor Niccola Funel: “La dottoressa Leon – dichiarano Funel e Giovannetti - ha un’approfondita conoscenza di software e metodologie per l’interpretazione di complesse analisi genetiche ottenuta a seguito del Master in Bioinformatica alla VU University di Amsterdam. Il suo lavoro fornirà pertanto un contributo molto importante alla caratterizzazione farmacologica e molecolare di nuovi modelli preclinici ottenuti tramite la collaborazione con il team chirurgico pisano, che ha un’esperienza di rilievo internazionale nel trattamento dei tumori del pancreas”.

toscolata vassoioLa sorpresa della Pasqua 2016 è la cioccolata con la Toscana nel cuore e, unendo le due parole, il nome non poteva che essere Toscolata, risultato (goloso) di un progetto di ricerca per unire la valorizzazione di prodotti toscani con l’esaltazione delle loro proprietà nutraceutiche, quindi con possibili effetti positivi sulla nostra salute. Vestri, l’azienda partner del progetto, ha ospitato oggi nel suo negozio di Borgo degli Albizi a Firenze la presentazione e, soprattutto, l’assaggio in anteprima dei nuovi prodotti della linea Toscolata.
La ricetta di questa cioccolata “made in Tuscany” è stata messa a punto durante il progetto omonimo, coordinato dall’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree (IVALSA) del CNR, con la partecipazione dell'Università di Pisa, dell'Università di Siena, dell’Istituto di Scienze della vita della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, grazie al finanziamento ottenuto tramite un bando della Regione Toscana e con il patrocinio dei Comuni Montani del Casentino (Arezzo), della Società di Ortoflorofrutticultura Italiana (SOI), della Provincia di Siena, del Vivaio forestale “Il Campino”.

La Toscolata non è soltanto gustosa ma potrebbe avere effetti benefici sul sistema cardiovascolare. Infatti, in maniera parallela all’arrivo sul mercato, prosegue la fase di sperimentazione clinica condotta dai medici dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Pisa, con il coinvolgimento di 30 volontari portatori di almeno tre fattori di rischio cardiovascolare come possono essere il fumo, il colesterolo alto, la familiarità per malattie cardiovascolari, il sovrappeso, l’ipertensione. Chi partecipa alla sperimentazione assume 40 grammi di Toscolata al giorno, seguendo il protocollo sperimentale che alterna la Toscolata con olio extravergine di oliva con quella a base di mela "Panaia" rossa, tipica del Casentino. I medici che seguono i volontari stanno valutando se l’ assunzione di Toscolata, possa aumentare il numero di cellule ematiche circolanti specializzate, note per essere diminuite nei pazienti che presentano fattori di rischio cardiovascolare ma importanti per evitare la progressione del danno che porta alla formazione della placca aterosclerotica, responsabile di infarto, ictus, ischemie periferiche.

toscolata gruppoIl progetto Toscolata è stato promosso per valorizzare in chiave nutraceutica prodotti tipici toscani, trasformandoli in alimenti innovativi a base di cacao. Frutti essiccati di varietà toscane, olio di oliva e farina di castagne sono stati uniti con il cacao per realizzare la Toscolata, prodotta da Vestri nel proprio stabilimento di Arezzo. Dal punto di vista salutistico, gli ingredienti della Toscolata sono tracciabili in ogni passaggio e derivano tutti da agricoltura biologica. Con questo progetto si sono quindi consolidate le basi per contribuire allo sviluppo e alla valorizzazione di un sistema agroalimentare già sostenibile e innovativo come quello toscano.

“La Toscolata – afferma Claudio Cantini, coordinatore del progetto – è una intera nuova linea di prodotti dalle pregevoli qualità organolettiche e alimentari e infatti sono sicuro che tutti i consumatori ne apprezzaranno la bontà. Mangiando la Toscolata si soddisfa il palato, si assumono sostanze che contribuiscono al benessere psicofisico e si contribuisce al sostegno del comparto agroalimentare Toscano, aiutando le aziende che hanno fatto della qualità il proprio obiettivo principale.

toscolata copy

“Il nostro contributo – commenta Luca Sebastiani, all’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa – è stato quello di selezionare nell’ampio germoplasma della Toscana le varietà di melo più ricche di molecole nutraceutiche. Tra le decine di mele oggetto dei nostri studi la mela Panaia è risultata al momento quella più interessante. Inoltre, abbiamo anche lavorato sull’ottimizzazione dei processi di essicazione della frutta da aggiungere al cacao riducendo così al minimo le perdite delle molecole della mela note per le loro proprietà nutraceutiche”

“Con questo progetto – spiega Marco Romi del Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Siena - realizziamo un cacao di alta qualità utilizzando in maniera esclusiva varietà pregiate provenienti dalle piantagioni che Vestri possiede in Repubblica Dominicana. La Toscolata nasce dalla sua fusione con prodotti tipici dell’agroalimentare toscano, dagli elevati contenuti di molecole bioattive, benefiche per l’organismo. Per la presenza di alimenti di eccellenza, la tracciabilità del prodotto finito risulta fondamentale per assicurare sicurezza, autenticità e qualità. Sono state utilizzate alcune tra le più avanzate tecniche di ‘fingerprinting’ (impronta) genetico, con un sistema di analisi utilizzabile per una certificazione volontaria del prodotto, a vantaggio e garanzia del produttore e del consumatore”.

“Gli effetti benefici del cioccolato sono legati principalmente alla buona attività antinfiammatoria, ma il cioccolato deve essere fondente e di elevata qualità come quello di Toscolata – precisa Rossella Di Stefano dell’ Università di Pisa che coordina la sperimentazione clinica - affinchè ne siano preservate le proprietà nutraceutiche. Se la Toscolata, per la sua integrazione di cioccolato fondente e altri alimenti noti per le loro proprietà antiossidanti, sia anche in grado di agire su cellule altamente specializzate per riparare i danni provocati dai più importanti fattori di rischio cardiovascolare e sull’assetto metabolico dei volontari arruolati, lo potremo dire alla fine della sperimentazione, in ottobre”.

 DSC2124Si conclude in questi giorni l’anno di Servizio civile regionale svolto dai primi 29 giovani accolti dall’Università di Pisa, che hanno prestato servizio in cinque diversi progetti, presso il Sistema bibliotecario d’ateneo (SBA), il Sistema museale di ateneo (SMA), il Centro linguistico d’ateneo (CLI), il Centro di ricerche agro-ambientali "Enrico Avanzi" e l’Unità di servizi per l’integrazione degli studenti con disabilità (USID).

I volontari hanno vissuto un’intensa esperienza formativa e di impegno civile fianco a fianco col personale e con gli operatori di progetto. Le strutture hanno beneficiato di un supporto eccellente grazie al lavoro di giovani motivati, che hanno potuto maturare nuove competenze professionali.

Il Centro interdisciplinare di Ateneo "Scienze per la pace" (Cisp), che ha coordinato la gestione dei progetti e la formazione dei volontari e del personale coinvolto, ha appena concluso le attività per la presentazione alla Regione Toscana di 12 nuovi progetti, che potranno accogliere 72 volontari in 36 sedi sulle oltre 50 accreditate dell’Università di Pisa.

L'esperienza del Servizio civile regionale si consolida così come un importante punto di riferimento per la promozione di valori di impegno civile, solidarietà, partecipazione, inclusione e utilità sociale dei servizi resi dall'Ateneo. Inoltre rafforza l'impegno formativo delle giovani generazioni, potenziandone le capacità professionali e di inserimento lavorativo, con importanti ricadute sul territorio.

Guarda il video con le interviste ai ragazzi. 

logo zerynthExactly one year after the Kickstarter launch of the suite for developing Internet of Things solutions in Python language, Viper becomes Zerynth. It is definitely a big day for the startup that created a radically new way to approach the world of microcontrollers and connected devices, making professionals and makers able to design interactive solutions with reduced efforts and shorter time.

“We really believe in the uniqueness of our tools, this is why they deserve an adequate recognition. Viper was a great name for a product, but other notable companies had the same feeling many decades ago, with the result that this term was shared with too many other actors out there. We are grown now, and ready to take off fast and light, like the design processes that our tools are enabling”, say the Viper (now Zerynth), co-founders.

z zerynthThousands of users developed amazing connected solutions in just 9 months of life in Beta version. Built to be cross-platform, Zerynth’s tools are meant for high-level design of Internet/cloud-connected devices, interactive objects, artistic installations. They are: Zerynth Studio, a browser-based IDE for programming embedded devices in Python with cloud sync and board management features; Zerynth Virtual Machine: a multithreaded real-time OS that provides real hardware independence allowing code reuse on the entire ARM architecture; Zerynth App, a general purpose interface that turns any mobile into the controller and display for smart objects and IoT systems.

This modular set of tools, adaptable to different hardware and cloud infrastructures, can dramatically reduce the time to market and the overall development costs for makers, professionals and companies.

Now Zerynth celebrates its new name launching the first official release of the toolkit. Check it here www.zerynth.com.

logo zerynthEsattamente un anno dopo il lancio Kickstarter della suite per lo sviluppo di soluzioni interconnesse tipiche dell’internet delle cose, la start up dell'Università di Pisa Viper diventa Zerynth. I quattro ricercatori - Gualtiero Fantoni, Daniele Mazzei, Giacomo Baldi e Gabriele Montelisciani - hanno concluso il percorso che li ha portati alla versione commerciale del software, iniziando di fatto una nuova avventura con un prodotto rinnovato e perfezionato nei suoi elementi. Il 1° marzo è infatti avvenuto il rilascio ufficiale della versione commerciale della suite che ha creato un nuovo modo di avvicinarsi al mondo dei microcontrollori e che consente ai professionisti e agli appassionati di elettronica di progettare e programmare oggetti interattivi con sforzi ridotti, in un linguaggio di alto livello (il Python) e in poco tempo.

team zerynth

“Crediamo molto nella unicità dei nostri strumenti, ed è per questo che meritano la giusta visibilità – commenta Gabriele Montelisciani, amministratore di Zerynth e post-doc dell’università di Pisa – Viper è stato un grande nome per la nostra suite, ma purtroppo altre aziende di rilievo hanno avuto la stessa idea alcuni decenni fa, con il risultato che Viper è un nome troppo comune e può creare delle ambiguità con altri prodotti e altri marchi. Visto che sia il prodotto che la startup sono cresciuti, ci è sembrato il momento più opportuno per cambiare nome contestualmente al rilascio della versione commerciale del software”.

Al momento la start up conta migliaia di utenti collegati che hanno sviluppato decine di soluzioni funzionante in diversi settori: dalla vetrinistica, al retail, dalla produzione alla logistica e questo in soli 9 mesi di vita di Viper nella sua versione Beta. Costruiti per essere cross-platform, gli strumenti di Zerynth sono pensati per la progettazione e la programmazione di alto livello di dispositiviinterattivi e nativamente connessi a Internet e ai nostri cellulari, ai tablet e così via.

Ma in cosa differisce la nuova release rispetto alla alfa dei mesi passati? “La nuova versione è stabile e molto più completa, abbiamo risolto tutti i bugs scoperti da noi e dagli utenti, abbiamo creato delle nuove librerie e supportato nuovi sensori, attuatori; ci sono inoltre nuove funzioni matematiche spesso utili – aggiunge Giacomo Baldi – Abbiamo anche sviluppato drivers per supportare protocolli di comunicazione diversi quali l’MQTT, il nuovo standard ISO per l’internet of things, lo smart bluethooth, e altre tecnicalità che interessano molto agli sviluppatori. Siamo inoltre compatibili con le schede Flip&Click prodotte da Mikroelektronika”.

z zerynthLa suite di Zerynth è composta da Zerynth Studio, un IDE basato su browser per embedded programmazione in Python dispositivi con caratteristiche di sincronizzazione cloud e di gestione di bordo; Zerynth Virtual Machine, un sistema operativo real-time multithreaded che fornisce una reale indipendenza dall’hardware e che permette il riutilizzo del codice su qualisiasi architettura ARM; Zerynth App, una App generica grazie alla quale un qualsiasi cellulare si trasforma nel telecomando e nel display degli oggetti intelligenti programmati con Zerynth. Questa suite è un insieme di strumenti compatibili con le diverse infrastrutture cloud hardware e, in grado di ridurre drasticamente il time to market e i costi di sviluppo di oggetti o infrastrutture.

Ora Zerynth celebra il nuovo nome contestualmente al lancio della prima uscita ufficiale della suite che può essere scaricata dal sito dell’azienda www.zerynth.com.

Evoluzione del territorio dal dopoguerra Veduta aerea anno 2013

È stato presentato martedì 1° marzo, in Sala delle Ninfe di Palazzo Franchetti, sede del Consorzio 4 Basso Valdarno, il progetto di riasetto idraulico dei bacini di Pisa nord-est nei comuni di Pisa e di San Giuliano Terme. Il progetto, realizzato nell’ambito dell’accordo di programma per il trasferimento delle attività dell’Azienda Ospedaliera e del Polo Universitario da Santa Chiara a Cisanello, vede coinvolte alcune dalle istituzioni importanti del territorio: il Consorzio, l’Azienda Ospedaliera Pisana (Regione Toscana) e l’Università di Pisa. Il primo lotto dei lavori è stato completato, e ha visto la realizzazione di un nuovo collettore dedicato all’area ospedaliera e al bacino di Scolo delle Piagge, di una nuova cateratta meccanizzata di scarico in Arno e di un mini impianto di sollevamento ausiliario.

Con il secondo lotto, oggetto della Conferenza di Servizi conclusasi la scorsa settimana, presentato quest’oggi, sarà concretizzato un ulteriore sviluppo dell’area, un ulteriore passo avanti verso lo scopo finale, e cioè lo spostamento completo delle attività dell’Azienda Ospedaliera Pisana e del Polo Universitario da Santa Chiara a Cisanello. In questa fase sono previste diverse opere:

- un nuovo impianto idrovoro con una portata nominale di 24,5 mc/s
- scaricatori di piena (fossi San Giusto, San Marco e coll. Via Manchi)
- alcuni manufatti di connessione idraulica ad attuale bonifica del Fiume Morto
- una botte a sifone sul fosso San Giusto (ramo secondario)
- un sottopasso del Nuoco Scolo di Ghezzano su via F. Giovannini
- alcuni interventi di ricucitura del sistema minore ai nuovi canali
- nuove linee idrauliche.

Rendering veduta dallalto 1La realizzazione di queste opere, oltre alla creazione delle premesse per l’espansione del nuovo ospedale in condizioni di sicurezza idraulica molto elevata e senza aggravi di rischio idraulico per la città, ha come ulteriori effetti l’aumento della portata in uscita dai bacini urbani di Cisanello , Ghezzano, la riduzione del rischio idraulico complessivo nelle aree urbane per i quartieri della città di Pisa attraversati dal fosso Marmigliaio (Porta a Lucca) e nelle aree urbane ricadenti all’interno dei bacini, e infine la creazione delle premesse per un adeguamento e riordino dei sistemi fognari meteorici, grazie ai nuovi recapiti della bonifica a scolo meccanico in termini di portata e livelli. Ne discende che il beneficio derivante dal nuovo riassetto idraulico non sarà limitato alla sola zona del polo ospedaliero, ma coinvolgerà anche i quartieri di Cisanello, San Michele, Ghezzano e Le Piagge, mentre indirettamente avrà ripercussioni positive nel quartiere di Porta a Lucca, nella zona di Via di Pratale e in parte de La Fontina.

Definita la fase progettuale, nei prossimi mesi verrà completata la progettazione esecutiva sulla base delle indicazioni emerse durante la Conferenza di Servizi, al termine della quale sarà avviata la fase di appalto prevista nell’anno in corso. L’inizio dei lavori è previsto nel 2017, per una durata da cronoprogramma pari a circa 2 anni e mezzo (fine dei lavori nel corso del 2019). L’importo dei lavori relativi al secondo lotto complessivo è di 12milioni di euro.

“Nella veste di responsabile del procedimento per l’accordo di programma del 2005 per il trasferimento dell’Ospedale e dell’Università da S. Chiara a Cisanello, quest’opera rappresenta uno dei 3 interventi che il Consorzio 4 Basso Valdarno ha sviluppato per aumentare sensibilmente la sicurezza idrologica di un’area che svolgerà una funzione pubblica di primaria importanza quale il nuovo S.Chiara-Cisanello e rappresenterà uno dei poli ospedalieri universitari più importanti nello scenario regionale e nazionale - commenta l’ing. Rinaldo Giambastiani, della AOUP - Il coronamento dei lavori di bonifica e di sicurezza idraulica si completerà con la costruzione del 3° lotto che metterà in connessione la costruenda idrovora con il canale di scolo in Arno da poco completato. Tutte queste opere girano intorno all’opera principle che ammonta a 291milioni di euro, con il contributo della Regione, dello Stato, dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana e dell’Università e che consentiranno quindi la costruzione di un nuovo moderno ospedale e degli edifici universitari che accoglieranno i nuovi dipartimenti universitari e la scuola medica di base”.

Rendering veduta dallalto“Questo intervento fa parte delle opere connesse alla realizzazione del nuovo Polo universitario di Cisanello ed è fondamentale sia per la vita del Polo stesso, sia per il territorio circostante - aggiunge Sandro Paci, prorettore per l'edilizia dell'Università di Pisa - Quest'opera servirà infatti a risolvere i problemi relativi all'assetto idraulico di un'area dove ci sono insediamenti importanti per l'Ateneo, a partire dal nuovo dipartimento di Chimica e chimica industriale fino alla residenza universitaria dei Praticelli. Oltre che come attore di questo accordo e finanziatore di parte del progetto - l'Università è dunque interessata anche come fruitore degli interventi previsti.”

Il Presidente del Consorzio 4 Basso Valdarno Marco Monaco sottolinea che “Questo è un progetto ad ampio respiro che il Consorzio ha concepito per il territorio in cui opera, del quale è parte integrante, come dimostra anche la sua storia, e che si lega profondamente alle modifiche dell’assetto idrogeologico per garantire capacità produttiva e un maggior benessere per i cittadini. Il nostro lavoro consiste nella “preparazione” del territorio, la preparazione della base per i progetti futuri. Senza i nostri interventi molti degli insediamenti produttivi, nuove realtà che diventeranno parte integrante dei cittadini e che saranno da loro fruibili, non potrebbero esistere. Consorzio non vuol dire solo manutenzione e piccoli interventi: un progetto di questa entità dimostra la nostra capacità progettuale, la profonda conoscenza del territorio da parte dei tecnici e anche capacità di “costruire” il territorio dove abitiamo. Da sempre sono un fautore della collaborazione, dell’unione degli enti, delle realtà pubbliche e private, verso un obiettivo comune. Credo che oggi come non mai nessuno possa essere svincolato e agire autonomamente, ma ci sia bisogno di una programmazione ad ampio respiro e a favore di tutta la comunità. Progetti così grossi non sono così frequenti, ma mi piace pensare che ancora una volta l’ente che rappresento sia capace di mettersi al centro dell’operatività, sentinella di un territorio che inevitabilmente cambia con l’uomo.”

oltrelacrisi“Oltre la crisi. Identità e bisogni del volontariato in Toscana” è l’indagine più ampia e completa mai realizzata sul volontariato nella nostra regione e dopo la presentazione alla Stazione Leopolda di Pisa il 27 febbraio con un focus sul territorio provinciale, le prossime tappe saranno a Pistoia il 4 marzo, a Prato il 5 e a Siena il 18. La ricerca, promossa e finanziata dal Cesvot, è stata realizzata da un gruppo di ricerca coordinato dalla dottoressa Irene Psaroudakis del dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa con la supervisione scientifica del professore Andrea Salvini.

“Al momento della nostra rilevazione a cavallo tra il 2014 e il 2015, in provincia di Pisa erano formalmente presenti 278 organizzazioni di volontariato – ha spiegato Andrea Salvini - di cui 232 hanno risposto al nostro questionario, dato che consente di considerare i dati statisticamente assai attendibili”.

Nel complesso, le organizzazioni di volontariato pisane sono incentrate sui servizi e quindi i loro bisogni essenziali ruotano attorno all’acquisizione delle risorse e delle competenze per garantirne l’offerta. Quasi tutte (99,6%) svolgono attività rivolte alla popolazione e il settore prevalente è quello sanitario (44.4%) seguito da quello sociale (26,7%); in crescita, lenta ma effettiva, anche il volontariato che si occupa di cultura, tutela dei diritti e dell’ambiente, che costituisce quasi un quinto del totale. Per quanto riguarda la longevità, oltre la metà delle associazioni è nata prima del 1994 (54,7%), mentre negli ultimi 5 anni ne sono nate pochissime (8,4%). Sul fronte dei finanziamenti, il 53,2% di tutte le associazioni riceve contributi pubblici e il 66,4% ha convenzioni attive, il che dimostra lo stretto rapporto tra il volontariato e il settore pubblico.

“Dal punto di vista delle aspettative anche per il territorio pisano - ha concluso Andrea Salvini - appare sempre più diffusa la percezione di scenari futuri in cui si sperimenterà il declino graduale dei caratteri di gratuità e spontaneità (lo teme il 42,2% dei rispondenti), una crescente aziendalizzazione del settore (lo prevede il 23,3% dei rispondenti) ed una maggiore dipendenza dalle istituzioni pubbliche (13,9% dei rispondenti). Pochi (7,2%) ritengono che un modo per affrontare il futuro in maniera proficua sia recuperando la tradizionale tendenza etica e politica del volontariato”.

La ricerca “Oltre la crisi. Identità e bisogni del volontariato in Toscana” si inserisce in una linea di indagine avviata nel 1998 e finalizzata ad analizzare le trasformazioni del volontariato nella nostra regione. L’obiettivo specifico di questa rilevazione era di studiare gli effetti della crisi economica sull’operatività delle organizzazioni di volontariato, e di comprendere in che modo quegli effetti influiscano sulle trasformazioni dell’identità e dei bisogni delle organizzazioni stesse. A rispondere al questionario del dipartimento di Scienze politiche dell’Ateneo pisano sono state più di 1.700 organizzazioni di volontariato su un totale di circa 3.200 presenti in Toscana, pari ad un campione di oltre il 55%.

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