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eos insideRealizzare un modello predittivo per capire come si disperdono le ceneri delle eruzioni vulcaniche prendendo come caso studio l’eruzione dell’Etna del 2006. E’ questo l’oggetto della ricerca nata dalla collaborazione tra l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Pisa e il dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale dell’Università di Pisa che è stata pubblicata sul “Journal of Geophysical Research: Solid Earth” e che ha appena conquistato la copertina della newsletter dell’American Geophysical Union, la più grande associazione geofisica al mondo.

“Capire come si disperdono le ceneri nell’aria e a terra è di fondamentale importanza per la sicurezza dei trasporti e non solo - ha spiegato la professoressa Maria Vittoria Salvetti dell’Ateneo pisano - il 24 novembre 2006 l’eruzione dell’Etna provocò infatti il blocco dell’aeroporto di Fontanarossa, il terzo più grande del nostro Paese, che si trova a 48 chilometri di distanza dal vulcano. Ma la cenere vulcanica non riguarda solo il traffico aereo ma anche la salute pubblica e l'agricoltura”.

Il processo di dispersione di particelle vulcaniche nell’atmosfera dopo un'eruzione è incredibilmente complesso e caotico a causa del diverso comportamento delle particelle di diverse dimensioni e dell’incertezza nella distribuzione: alcune possono rimanere in aria per pochi minuti, mentre altre possono rimanere in volo per anni, viaggiando migliaia di chilometri in tutto il mondo.

“La ricerca è partita dalla tesi di laurea magistrale in Ingegneria Aerospaziale della dottoressa Federica Pardini che aveva come obiettivo la quantificazione dell’incertezza nel processo di dispersione di cenere vulcanica nell’atmosfera – ha sottolineato la professoressa Salvetti – ed è questo un ulteriore motivo di orgoglio per tutto il gruppo di ricerca che al dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale si occupa di fluido-dinamica”.

libertà dentroSi è tenuta giovedì 17 marzo, nell'Aula Magna del Polo Carmignani, la tavola rotonda “Libertà di espressione e libertà religiosa in tempi di crisi economica e di rischi per la sicurezza”, un evento organizzato nell'ambito dell’omonimo Progetto di Ricerca di Ateneo coordinato dal professor Francesco Dal Canto. La giornata è stata aperta dai saluti del direttore del dipartimento di Giurisprudenza, Roberto Romboli.
Nell’occasione è stato presentato il volume Libertà di espressione e libertà religiosa in tempi di crisi economica e di rischi per la sicurezza, curato da Francesco Dal Canto, Pierluigi Consorti e Saulle Panizza, ed edito da Pisa University Press. Al volume hanno contribuito Silvia Angeletti, Simone Baldetti, Cassandra Battiato, Pierluigi Consorti, Francesco Dal Canto, Valerio Di Pasqua, Carmela Elefante, Nicola Fiorita, Luigi Mariano Guzzo, Chiara Lapi, Michela Manetti, Matteo Monti, Michele Nisticò, Saulle Panizza, Nicola Pignatelli, Maria Chiara Ruscazio, Federica Sona, Angioletta Sperti, Elettra Stradella, Angela Valletta.

Pubblichiamo di seguito la Presentazione del volume scritta dal professor Francesco Dal Canto.

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Il presente volume raccoglie gli atti sviluppati a seguito di un incontro svoltosi il 27 novembre 2015 nell’ambito di un Progetto di ricerca coordinato dal sottoscritto e finanziato dall’Università di Pisa sul tema “Libertà religiosa e libertà di espressione in tempi di crisi economica e di rischi per la sicurezza”.

Sotto la guida di Pierluigi Consorti, per la libertà religiosa, e Saulle Panizza, per la libertà di espressione, aiutati dalle riflessioni introduttive di Michela Manetti e di Nicola Fiorita, un nutrito gruppo di giovani studiosi ha cercato di riflettere su svariati profili problematici di estrema attualità connessi alla tutela di tali diritti di libertà, dando conto, in particolare, della loro progressiva ridefinizione alla luce dei tempi di crisi economico-finanziaria e di sicurezza che stiamo attraversando. Due tipologie di crisi certamente assai diverse, sebbene entrambe dotate della medesima propensione al contenimento e al condizionamento dei diritti fondamentali.
Da una parte la crisi economica ha accentuato le disuguaglianze, accresciuto le sacche di povertà, ridotto per una fascia sempre più ampia della popolazione le opportunità reali, a cominciare dalla dimensione lavorativa, necessarie per garantire a sé e al proprio nucleo familiare un’esistenza libera e dignitosa, secondo l’impegnativa formula prevista all’art. 36 della Costituzione. E tuttavia, com’è noto, la crisi economica ha inciso non soltanto sui diritti sociali, finanziariamente condizionati, ma ha diminuito anche le possibilità concrete di esercitare i diritti tradizionali di libertà, i quali, spesso non meno degli altri, necessitano di interventi pubblici e di presidi effettivi.
La crisi economica, in particolare, ha reso più stringente l’esigenza di bilanciare l’obiettivo della protezione dei diritti con gli equilibri di bilancio e con il valore della compatibilità finanziaria. Tale necessità, com'è. noto, nel contesto di un’opinione pubblica piuttosto disattenta, ha fatto di recente il suo ingresso nel testo della Costituzione, con la riforma dell’art. 81 Cost., laddove ora viene espressamente evocato il principio dell’equilibrio di bilancio, che da obiettivo politico è divenuto uno stringente imperativo giuridico. Si può richiamare, in proposito, la nota recente sentenza della Corte costituzionale n. 10/2015, nella quale il Giudice delle leggi, agendo irritualmente sulla limitazione degli effetti temporali della propria decisione, ha operato un delicato bilanciamento tra i diversi interessi costituzionali in gioco, da una parte il diritto di numerose imprese interessate ad ottenere la restituzione di un tributo che non avrebbe dovuto essere richiesto (c.d. Robin tax) e dall’altra le esigenze di equilibrio di bilancio, ritenendo prevalente quest’ultimo e la connessa esigenza di contenimento delle spese.
L’altro fattore di crisi che si è inteso indagare è la crisi della sicurezza, fenomeno tanto più attuale alla luce degli ultimi tragici avvenimenti. L’esplosione, anche in Europa, del terrorismo di matrice islamica, che sempre più si distingue per la circostanza di non avere bersagli selezionati ma per il fatto di “sparare nel mucchio”, ha ingenerato nei cittadini la sensazione dell’esistenza di un pericolo costante e incontrollabile.
Il binomio sicurezza/libertà è antico. Sono svariati i periodi storici nei quali si sono registrate “rotture” nella tutela dei diritti in nome della sicurezza. E tuttavia oggi il contesto sembra mutato; pare di essere dinanzi ad un terrorismo dalla fisionomia nuova, che tende ad affermarsi nel tempo in modo stabile e permanente, a differire a data incerta il momento del ritorno alla normalità. Utilizzando un tragico ossimoro, si è parlato di “terrorismo del tempo ordinario”.
Dinanzi a questi fenomeni l’ordinamento risponde con politiche di prevenzione dei rischi, introdotte attraverso l’adozione di legislazioni dell’emergenza che sacrificano spazi di libertà in cambio di una diminuzione del rischio per la sicurezza, incidendo direttamente sulle stesse fondamenta su cui poggia lo Stato democratico.
Ma se fin quando l’emergenza è sporadica, eccezionale, temporanea, è possibile contenere la risposta del legislatore entro i binari della precauzionalità e della proporzionalità e dunque nell’ambito di un ragionevole contemperamento, diversa si pone la questione se l’emergenza diviene un tratto permanente.
A questo proposito, sembra ancora utile il richiamo agli indirizzi seguiti dalla giurisprudenza costituzionale nel periodo degli anni “di piombo”, laddove la legislazione emergenziale contro il terrorismo veniva giustificata proprio sul presupposto dell’eccezionalità della situazione e della sua provvisorietà. In particolare, la Corte costituzionale, nel giudicare non in contrasto con la Costituzione la decisione, operata con decreto legge, di prolungare i termini massimi di carcerazione preventiva, ebbe modo di osservare che tale provvedimento poteva apparire non irragionevole solamente in quanto temporaneo, atteso che soltanto l’emergenza poteva legittimare “misure insolite” destinate a "perdere legittimità se ingiustamente protratte nel tempo" (sent. n. 15/1982). In modo diverso, dunque, si pone la questione se l’emergenza si presenta come duratura, come dato costante con cui convivere nel quotidiano; quando la risposta del legislatore tende a presentarsi non più come una deroga alla disciplina generale ma a sostituirsi ad essa, a divenire un nuovo ordine.
In conclusione, i fenomeni che vengono affrontati nel presente volume, la crisi economico-finanziaria e la crisi della sicurezza, sembrano avere in comune proprio la circostanza di aver subito entrambi la medesima trasformazione: da situazioni eccezionali, contingenti, da cui poteva ragionevolmente conseguire un affievolimento temporaneo dei diritti, essi sono divenuti fenomeni duraturi e sistemici.
L’eccezionale è divenuto quotidiano. Conseguentemente, anche le ricadute sul livello di tutela dei diritti fondamentali rischiano di trasformarsi da contingenti in durevoli e forse irreversibili.

Francesco Dal Canto
docente di Diritto Costituzionale

Hypstair The HYPSTAIR project deals with components design of a serial hybrid propulsion system for a small aircraft. A serial hybrid aircraft concept currently presents the best efficiency versus range compromise in the light aviation segment. It can be considered as an electrically powered aircraft, with an on board generator used for extending the range when necessary.

The project will involve conceptual design of the hybrid propulsion system components, namely the generator, motor, inverter, batteries and control unit. The components will be sized and designed considering the performance and energy efficiency of the complete airframe-propulsion system, and will be tested in a laboratory environment. Designed dedicated human-machine interface will allow simple operation of a complex hybrid system. Together with the reliability of electric motors and the use of dual energy sources, safety of flying as provided by a system built upon these components will be improved.

All the components will be designed in a way that they will meet the relevant safety and certification standards. As there currently exist no regulations for aviation hybrid drive systems, defining these in collaboration with the authorities will be an important contribution of the project, paving the way for hybrid and electric technologies to be introduced to the market. These efforts will help to create a competitive supply chain for hybrid drive components and reduce the time to market of such innovations.

Pisa University has developed the Flight Mechanics model of the aircraft, including take off, climb, cruise and landing. The performances are calculated in all the flight conditions and, for the first time, two sources of power are present at the same time in an aircraft. New problems in the Flight mechanics field have been investigated, new instruments have been introduced to present all the flight data to the pilots in a easy way, an optimization algorithm has been set up and tested in order to maximize the range. Finally a flight simulator has been provided; all the results were presented in a meeting held at Stuttgart, February 18 and 19, 2016. A fruitful collaboration with MBVison allowed to set the new cabin instrumentation and a significant contribution by Pitom company (Pisa) allowed to set up successfully the flight simulator of Hypstair.

Prof. Aldo Frediani from University of Pisa says: "The electric flight allows not only for a riduction of the environmental impact of aviation but also the opportunity of investigating different aircraft configurations, innovative architectures formotors integration and new design tools and methods. ‎In HYPSTAIR project our team has focused on the estimation of performance of the hybrid electric aircraft and has developed a simulator with the capability of taking the behaviours of all the components into account, including the Pilot. Piloting strategy, in fact, has a big influence on energy management and a new generation of hybrid airplane pilots may be required for the future affirmation of this technology".

Hypstair Creare una nuova generazione di velivoli per l’aviazione leggera a propulsione ibrida per unire i vantaggi delle basse emissioni inquinanti e del ridotto consumo di carburante con una notevole riduzioni dei costi di trasporto. È questo l’obiettivo del progetto europeo Hypstair di cui l’Università di Pisa è partner insieme a Siemens, all’Università di Maribor in Slovenia, all’azienda toscana MB Vision e al costruttore di velivoli sloveno Pipistrel, capofila del progetto. Finanziato all’interno del 7° Programma Quadro, Hypstair si concluderà ad agosto 2016 ma già nelle scorse settimane il propulsore ibrido elettrico è stato sottoposto con successo ai primi test a terra.

"Il propulsore da 200 kW sviluppato durante il progetto ha la stessa potenza di un tipico motore a pistoni per velivoli – ha spiegato il professore Aldo Frediani del dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale dell’Ateneo pisano – ma in questo caso l’elica è azionata da un motore elettrico, che viene alimentato o da una batteria che può essere ricaricata in volo o da un generatore elettrico a combustibile”.

In poco meno di tre anni di lavoro i ricercatori impegnati nel progetto Hypstair hanno progettato i diversi componenti del propulsore ibrido, quali il gruppo generatore, il motore, l’inverter, l’elettronica di controllo, nonché un’elica specifica per questo tipo di applicazione. I componenti sono stati dimensionati e studiati considerando sia le prestazioni richieste, che le norme di sicurezza. Uno degli obiettivi è infatti dare indicazioni utili per stabilire regole in questo senso, in modo da aprire la strada per l’introduzione di queste tecnologie sul mercato, dato che attualmente non esistono norme di sicurezza per i sistemi di propulsione ibrida in aviazione.

“Come Università di Pisa abbiamo studiato la meccanica del volo realizzando un’interfaccia per restituire tutti i dati ai piloti e sviluppato poi un simulatore di volo – ha concluso il professore Frediani – e a questo proposito voglio ricordare la proficua collaborazione con MB Vision che ci ha permesso di progettare la nuova strumentazione della cabina di pilotaggio mentre per il simulatore ci siamo avvalsi del prezioso contributo della società Pitom di Pisa”.

paolo melettiSi è spento nella notte tra il 12 e il 13 marzo, a 89 anni, il professor Paolo Meletti, nato a Montemarciano (Ancona) nel giugno 1927. Laureato in Scienze Naturali a Pisa nel 1950, nel 1956 diventa assistente di Botanica a Cagliari, dove nel 1959 riceve l’incarico di direttore dell’Istituto e Orto botanico, carica che terrà fino al 1965. Vinto il concorso a cattedra, nello stesso 1965 viene chiamato dalla facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali dell’Università di Pisa dove assume la direzione dell’Istituto e dell’Orto, fino all’istituzione dei dipartimenti. Dirigerà poi il dipartimento di Scienze botaniche dal 1995 al 2000.

Molto rilevante è stata la sua attività didattica e istituzionale: il professor Meletti è stato presidente del corso di laurea in Scienze biologiche; preside della facoltà di Scienze MFN dal 1979 al 1984; presidente del Seminario didattico della facoltà dalla sua costituzione (marzo 1980) e quindi presidente della Commissione Musei di Ateneo dall’inizio (primavera 1982) fino al 2002. Dal 1965 al 1981 è stato direttore dell’Orto Botanico. Fu anche membro del Consiglio di amministrazione dell’Ateneo. A lui si deve la compilazione di un “libro bianco” sulle realtà museali dell’Università pisana e la realizzazione del volume "Arte e Scienza" nei Musei dell’Università di Pisa edito dalla Plus nel 2002, dove Paolo Meletti viene definito dal Rettore “primo artefice e motore instancabile” dell’opera. Meletti continuerà ad occuparsi del Sistema museale universitario fino a pochi mesi fa, curando con competenza, passione ed equilibrio la stampa del periodico “Musei dell’Università di Pisa” che aveva ideato e diretto. Sarà nominato Curatore onorario del Museo di Storia naturale e del Territorio di Calci.

Presidente della prestigiosa Società Botanica Italiana dal 1973 al 1978, diresse la rivista "Informatore Botanico Italiano" dal 1972 al 1978. Fu anche direttore del corso di perfezionamento in didattica delle Scienze sperimentali, docente di Botanica per il corso di Erboristeria; di Patologia vegetale, Botanica I e Botanica II per Scienze biologiche e naturali; di Botanica farmaceutica; di Embriologia e morfologia sperimentale, insegnamento che profuse con estremo impegno e soddisfazione, collegato come era alle sue dirette esperienze di ricercatore.

I temi principali delle sue ricerche, inserite in programmi ministeriali dei quali era responsabile nazionale, vertevano sul trapianto embrionale e sulle conseguenze morfofunzionali che ne risultavano, sulla dormienza e sulla germinazione delle cariossidi in particolare di grano duro (la cultivar “Senatore Cappelli”) e in altre graminacee. Commendatore al merito della Repubblica, insignito dell’Ordine del Cherubino nel 1976, Paolo Meletti è stato anche vice presidente e infine Presidente della Società Toscana di Scienze Naturali. In conclusione, una figura eminente della vita universitaria pisana, nella quale aveva profuso con serietà e impegno gran parte della sua esistenza.

«La scomparsa del professor Paolo Meletti - ha detto il rettore Massimo Augello - è un grave lutto per l'Ateneo di Pisa, in quanto figura eminente di docente e di studioso che nel corso della carriera ha assicurato un costante e prezioso apporto alla vita della nostra Istituzione. Il professor Meletti è stato, tra l'altro, preside della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali e membro del Consiglio di Amministrazione, ricevendo l'Ordine del Cherubino nel 1976. Il suo impegno si è concentrato maggiormente sui vari musei dell'Università, del cui sviluppo è stato uno dei principali artefici. È stato per diversi anni direttore dell'Orto Botanico e Curatore onorario del Museo di Storia Naturale di Calci, due gioielli su cui nell'ultimo periodo l'Ateneo ha investito ingenti risorse per un'azione di profonda riqualificazione e di valorizzazione. Il professor Paolo Meletti è stato più recentemente presidente della Commissione Musei di Ateneo e ideatore e direttore del periodico 'Musei dell'Università di Pisa'».

copertina dapozzoSi è tenuta negli scorsi giorni la presentazione del libro Per una geografia del territorio pisano. Scritti in onore di Carlo Da Pozzo (Pacini Editore), a cura del professor Riccardo Mazzanti. I geografi dell’Ateneo Pisano hanno voluto realizzare un volume di saggi sul territorio pisano in onore del professor Da Pozzo, cattedratico di Geografia per oltre un trentennio e maestro della Scuola Geografica Pisana, a riposo dal gennaio 2014; saggi che analizzano l’attuale assetto territoriale, demografico ed economico del territorio pisano, ripercorrendone le recenti evoluzioni e proponendo chiavi di lettura per l’interpretazione dei processi futuri che presumibilmente interesseranno l’area.
Si tratta quindi di un significativo contributo di ricerca prodotto da studiosi dell’Ateneo Pisano nell’ottica della conoscenza del territorio in cui l’Università è radicata e che va nella direzione di un rapporto sempre più stretto e proficuo fra Accademia e Territorio. La dedica dei geografi vuole sottolineare il grande contributo che il professor Da Pozzo ha dato alla più che centenaria Scuola Geografica Pisana e agli studi dedicati al territorio locale, ricordando anche il suo notevole impegno nella gestione e nel governo dell’Università di Pisa, innanzitutto come Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia e come membro del Consiglio di Amministrazione dell'Ateneo.

Pubblichiamo di seguito un estratto della Prefazione scritta dal professor Riccardo Mazzanti.

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Questo volume è stato concepito e impostato in occasione del collocamento a riposo per raggiunti limiti di età del professor Carlo Da Pozzo, la cui attività in ambito accademico si è contraddistinta non soltanto per il costante impegno a livello di ricerca e didattica, ma anche per dedizione e senso di responsabilità nella gestione dell’Ateneo pisano e dei suoi organi periferici. In effetti, se sotto il profilo strettamente scientifico può essere considerato l’ultimo grande maestro della stimata scuola geografica pisana, meritano altresì di essere sottolineate, senza per questo scadere in toni apologetici ed encomiastici, le sue doti di amministratore e politico (ancorché non viziate da pregiudizi di matrice partitica), o, come si usa dire attualmente, di manager: in tale veste acutezza, lucidità e capacità di giudizio, supportate da un vasto bagaglio culturale, sono state e restano alla base di scelte sempre oculate e disinteressate. Altrettanto rimarchevole in ambito nazionale e internazionale può essere considerato il suo ruolo di promotore e coordinatore della ricerca geografica e l’instancabile sforzo in difesa del prestigio e degli interessi della geografia in generale, e di quella pisana in particolare.

I contenuti e la struttura del presente volume potranno apparire al lettore alquanto insoliti e atipici rispetto alla consuetudine di onorare le doti scientifiche e la carriera di un collega attraverso scritti che riprendano le tematiche e le metodologie di ricerca da lui affrontate in maniera originale e innovativa, al punto da garantirgli stima e apprezzamento nel mondo accademico: da questo punto di vista la produzione scientifica di Carlo Da Pozzo appare in effetti assai ampia e variegata, spaziando dalle problematiche dell’organizzazione territoriale e del rapporto uomo-ambiente, alla geografia urbana e regionale, a quella storica e politica, a quella dei trasporti, fino all’analisi dei legami fra la letteratura e il territorio; tali contributi appaiono oltre tutto sviluppati non solo attraverso ricerche dirette sul terreno (in Italia e all’estero), ma anche e soprattutto con frequenti approfondimenti e riflessioni di carattere metodologico ed epistemologico. Come si confà all’opera di un maestro e di una figura guida, in ambito non solo locale, essi rappresentano quindi argomento e stimolo per indagini ulteriori da parte di molti geografi italiani e stranieri, che avrebbero potuto trovare adeguato spazio in un volume in onore di tipo classico.

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Tuttavia, sulla falsariga di quanto è stato fatto in occasione del pensionamento nel 2010 di Berardo Cori (Macchia, 2012), altro grande maestro della scuola geografica pisana, si è preferito anche stavolta optare per una raccolta di saggi da parte dei soli colleghi di Dipartimento attualmente in servizio: il loro numero esiguo, testimonianza della preoccupante situazione di disagio e di sofferenza in cui versa il settore geografico dell’Ateneo pisano (comune del resto ad altri comparti scientifici e ad altre realtà accademiche), ha forzatamente limitato il numero dei contributi del volume, comunque rimpinguato con quelli di altri docenti di prima fascia recentemente collocati a riposo.

Altrettanto inusuale, e per certi versi discutibile, può apparire la scelta, per altro concordata con i colleghi che hanno aderito all’iniziativa, di puntare su un argomento - o meglio su un ambito spaziale - specifico, analizzato dai diversi autori nei suoi principali aspetti fisico-ambientali, demografici, economici e territoriali: il già citato libro in onore di Berardo Cori costituisce comunque un precedente da non trascurare, avendo come oggetto di studio quasi esclusivamente il territorio regionale toscano. Nel caso in questione l’area geografica presa in considerazione è grosso modo quella della provincia di Pisa ed anche tale opzione può sembrare tutto sommato riduttiva e poco in sintonia con le origini spezzine dello studioso a cui è dedicato il volume e con le tematiche di ricerca da lui affrontate, che in ambito toscano si sono concentrate soprattutto sul capoluogo provinciale e sulla fascia litoranea: tale limite è tuttavia solo apparente in quanto, anche senza considerare l’ormai pluridecennale frequentazione dell’Ateneo pisano e il conseguente trasferimento sulle rive dell’Arno, la mentalità di Carlo Da Pozzo travalica da sempre la prospettiva strettamente locale ed è sempre stata aperta verso tutte le forme di indagine scientifica e di conoscenza del territorio (quale che sia).

L’argomento prescelto potrebbe semmai apparire obsoleto ed anacronistico, alla luce della recente legge di riforma dell’assetto amministrativo del territorio italiano (Legge 7 aprile 2014, n. 56 “Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni”), che prevede fra l’altro una sostanziale riduzione delle funzioni e dei poteri delle amministrazioni provinciali. In realtà la legge in questione incide per il momento solo in maniera parziale sulle competenze di queste forme di governo locale, se non per quanto concerne la loro trasformazione in enti territoriali di area vasta di secondo grado e soprattutto la loro struttura organizzativa a livello politico-amministrativo e finanziario: un cambiamento effettivo e definitivo in tal senso si avrà soltanto con la revisione, già in atto, del Titolo V della Costituzione, che porterà alla completa abolizione delle province. L’adeguamento normativo e istituzionale in fase di attuazione rappresenta comunque un’occasione da sfruttare per riflettere sugli aspetti e sulle peculiarità del territorio pisano, ed un’analisi geografica dell’esistente, come quella proposta in questa sede, può risultare utile a definire gli obiettivi della pianificazione futura in una prospettiva di sviluppo e di riassetto amministrativo della Toscana occidentale: non è un caso che, proprio per contribuire a definire le linee operative di un’evoluzione ottimale e consapevole, la maggior parte dei contributi inseriti in questo volume affronti le diverse problematiche anche in chiave diacronica.

Per inciso l’ultimo lavoro organico e completo di carattere geografico sulla provincia di Pisa, ancorché estremamente sintetico, può essere considerato l’Atlante Tematico curato da Paolo Roberto Federici e commissionato proprio dall’Amministrazione Provinciale, che risale ormai al 2003 e alla cui stesura hanno collaborato lo stesso Carlo Da Pozzo ed alcuni degli autori di questo volume (Federici, 2003). Di qualche anno precedenti sono le monografie curate da Aldo Cecchella e Mario Pinna, sotto il patrocinio del Centro Studi Economico Finanziari della Cassa di Risparmio di Pisa, riguardanti le maggiori subaree della provincia pisana (Cecchella e Pinna, 1988; 1991, 1993, 1997), mentre ormai decisamente datati, ancorché di taglio principalmente storico e statistico-economico, sono i tre volumi pubblicati da Giuseppe Caciagli per l’editore pisano Colombo Cursi (Caciagli 1970). Un aggiornamento delle conoscenze sui caratteri, sulle dinamiche e sulle problematiche del territorio pisano, sia pure in una prospettiva di sintesi, non sembra quindi inopportuno nel momento in cui si verifica un radicale cambiamento istituzionale e delle competenze amministrative.

Riccardo Mazzanti
docente di Geografia

wikiplant insideUn database online, gratuito e liberamente accessibile per riunire tutte le informazioni disponibili sulla distribuzione della flora in un determinato territorio. È questo “Wikiplantbase”, un progetto “citizen science”, unico nel suo genere, lanciato dai botanici dell’Università di Pisa che dalla Toscana si è esteso anche alla Sardegna.

“Wikiplantbase non solo è fruibile da tutti – spiegano Gianni Bedini e Lorenzo Peruzzi del dipartimento di Biologia dell’Ateneo pisano - ma chiunque può anche contribuire all’incremento e miglioramento delle informazioni archiviate, inserendo i propri dati sotto forma di osservazioni sul campo, bibliografia o campioni d’erbario, che vengono poi valutati in modo critico dagli editori”.

Nato nel 2013 e inizialmente relativo soltanto alla Toscana, dopo poco più di un anno il progetto si è esteso anche alla Sardegna, grazie all’interesse dei botanici del dipartimento di Scienze della Natura e del Territorio dell’Università di Sassari e al contributo della Fondazione Banco di Sardegna. Attualmente, i collaboratori di Wikiplantbase sono oltre 50, da ricercatori di professione nell’ambito della botanica sino a semplici appassionati di flora, e grazie al contributo di tutti sono state inserite circa 98.000 segnalazioni per la Toscana e circa 38.000 per la Sardegna. Al progetto sono inoltre collegate anche le comunità facebook “Flora della Toscana” e "Flora della Sardegna", seguite da oltre 600 e 1.200 persone rispettivamente.

“A dimostrazione dell’interesse scientifico di questa iniziativa – hanno concluso Gianni Bedini e Lorenzo Peruzzi - non solo abbiamo prodotto una pubblicazione sulla rivista internazionale ‘Plant Biosystems’, ma siamo stati anche invitati a tenere una relazione al simposio ‘The role of amateur networks in Mediterranean botany’ nell’ambito del XV Meeting OPTIMA (Organization for the PhytoTaxonomic study of the Mediterranean Area) che si terrà a Montpellier il prossimo giugno”.

matlablogoIn soli tre mesi è stato scaricato da 1081 studenti e da 223 docenti e tecnici, che hanno potuto installare gratuitamente il prodotto sui propri computer per studiare, dare gli esami, elaborare tesi di laurea e per fare ricerca. Sono questi i primi risultati dell’acquisto da parte dell’Università di Pisa della licenza Campus per “Matlab”, il software di calcolo più utilizzato in Ateneo, che dallo scorso dicembre è disponibile per tutti a questo link: http://matlab.sid.unipi.it.

«Un’opportunità estremamente rilevante sia per la ricerca di molti dipartimenti sia per la didattica di numerosi corsi di studio - commenta il professor Riccardo Cambini, presidente del Sistema Informatico Dipartimentale – Le potenzialità di questa iniziativa erano molto alte, basti pensare che sono un migliaio gli iscritti a ingegneria e un centinaio a economia che devono seguire corsi e sostenere esami utilizzando il software Matlab. I risultati ottenuti fino ad oggi sono eccellenti e testimoniano la massima validità della scelta fatta».

Matlab è un software trasversale, diffuso a livello mondiale per svolgere calcolo computazionale, simulazioni, analisi statistiche e finanziarie, per gestire sistemi di controllo e modellazione fisica, elaborazione dei segnali, per affrontare ricerche di biologia computazionale. Il prodotto è uno strumento di uso comune nell’ambito dell’ingegneria, delle scienze matematiche, fisiche e naturali, dell’economia e, grazie alla licenza Campus, i docenti e i ricercatori hanno anche a disposizione un numero di estensioni del software – i cosiddetti toolbox – che da soli non avrebbero mai potuto permettersi economicamente.

Visto il successo dell’iniziativa, martedì 15 marzo, dalle ore 10 alle 13, nell’Aula Magna “Ulisse Dini” della Scuola di Ingegneria, si terrà il MatLab Day “Can you speak MATLAB?”, un seminario in cui saranno presentate le potenzialità del software. Nel corso della mattinata sono previsti due interventi, il primo della Senior Application Engineer Francesca Perino “Programming with MatLab “, il secondo di Loren Shure, Principal MatLab developer di MathWorks USA, “Solving Optimization Problems with MatLab”.

L’evento è aperto a tutti gli interessati, docenti, studiosi, studenti, tecnici. Agli studenti verranno, su richiesta, rilasciati anche degli attestati di partecipazione. Chi volesse partecipare è pregato di iscriversi inserendo la propria email nel campo registrazione sulla destra alla pagina web: https://go2.mathworks.com/can-you-speak-matlab-sem-it-1326578?ul=it&uc=IT.

piol ok copyC’è stato un ospite speciale al PhD+, il programma dell’Università di Pisa che insegna a valorizzare i risultati della ricerca e, possibilmente, a trasformarli in impresa. Alessandro Piol, venture capitalist italiano trapiantato a New York, ha tenuto una lezione dal titolo “Planning for success”, in cui ha svelato agli aspiranti startupper i segreti per diventare un imprenditore di successo.

Nella mattinata, Piol aveva partecipato a un incontro con alcuni spin off dell’Università di Pisa che operano nei settori tecnologici di suo interesse e che hanno avuto la possibilità di illustrargli i propri prodotti e servizi. Gli spin off invitati all’incontro erano Biobeats, Echoes, Jos Technology, Kiunsys, Quipu, Skybox Engineering, Space Dynamics.

morelliAlessandro Piol ha oltre 30 anni di esperienza nel settore della tecnologia ed è partner e fondatore di AlphaPrime Ventures, investitore di progetti imprenditoriali di nuova generazione e soluzioni di business. Alessandro è inoltre uno dei cofondatori di Vedanta Capital ed è stato General Partner di Invesco Private Capital.

Ha trascorso 10 anni presso AT&T, dove ha cofondato AT&T Ventures. Attualmente è il Presidente di NY chapter of TiE, vice-chairman del Board of Visitors della Scuola di Ingegneria della Columbia e membro della Entrepreneurial Advisory Board. Alessandro è coautore di Tech and the City: The Making of New York’s Startup Community. Si è laureato in Informatica presso l’Università della Columbia e ha frequentato l’MBA presso Harvard.

padiglione modellino webIn un angolo del giardino del Polo A della Scuola di Ingegneria, tra via Diotisalvi e via Giunta Pisano, c’è un’area verde di oltre 2000 metri quadrati ad oggi poco utilizzata, dove sono presenti alcuni alberi di pregio, alcune panchine, un piccolo locale tecnico e una pensilina metallica per le biciclette. Visto che l’area è poco sfruttata, perché non costruirci un padiglione con aule studio, una saletta conferenze, sale espositive e spazi di socializzazione? L’idea l’hanno avuta un gruppo di studenti del corso di laurea magistrale in Ingegneria edile e Architettura che, stimolati da un workshop svolto nell’ambito dell’insegnamento di Architettura e composizione architettonica III del professor Luca Lanini, hanno realizzato un progetto di cui l’Ateneo sta valutando, insieme agli enti competenti, la possibile effettiva realizzazione.

vedute padiglione

«L’idea è costruire un padiglione accogliente che gli studenti possano usare tutto l’anno in maniera intensiva, un edificio che possieda dei caratteri di innovatività dal punto di vista del processo edilizio e del risparmio energetico – spiega Luca Lanini, docente del DESTEC (dipartimento di Ingegneria dell'energia, dei sistemi, del territorio e delle costruzioni) che ha seguito i ragazzi nel loro lavoro – Per come è stato concepito, il padiglione vuole diventare un “manifesto” delle ricerche che si svolgono nella nostra Scuola d’Ingegneria e che possa diventare in alcune occasioni anche una porta di ingresso per i nuovi arrivati, trasformandosi ad esempio un grande info point nelle giornate di orientamento alle matricole o per gli open day con le scuole».

Poiché sull’area sono presenti alcuni alberi (querce, pini, un pioppo e un cipresso), i ragazzi hanno proposto un edificio composto da un sistema di patii da costruire intorno ai fusti delle piante, realizzando così dei pozzi di luce che servano anche da fonti di illuminazione e ventilazione.

L’edificio si estende lungo una dorsale parallela al lato maggiore dell’area verde che contiene la parte strutturale e impiantistica e lungo la quale si organizzano i principali spazi: una lunga navata per la sala studio, la sala mostra, i servizi e la portineria.

studenti ingegneria web2Il progetto punta a realizzare un edificio costruito con tecnologie “low cost/high performance”, puntando tendenzialmente a realizzare un edificio “NZED” (Nearly Zero Energy Building) e cioè un’architettura praticamente autosufficiente dal punto di vista energetico. E quindi un edificio con una grande inerzia termica, con una distribuzione degli spazi studiata per assicurare la ventilazione naturale e i sistemi più idonei per approvvigionarsi dell’energia necessaria attraverso fonti rinnovabili.

Si punta a realizzarlo poi con sistemi di assemblaggio all’avanguardia, in modo da poterlo costruire velocemente e limitando l’area dei lavori. Dare vita a un cantiere così innovativo permetterebbe anche agli studenti della Scuola di Ingegneria dell’Università di Pisa di connettersi fin da subito con il mondo reale della costruzione e del processo edilizio.

 

I progetti degli studenti e il contenuto del corso sono consultabili a questo link.

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Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
Pisa Today 
Pisanamente 
Controcampus 
PisaInformaFlash

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