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team ricerca unipi Metodo e dispositivo per analisi di droghe d'abuso su materiale cheratinico”: è questo il nome ufficiale dell’innovativo test antidroga del capello appena brevettato all’Università di Pisa. L’invenzione è frutto del lavoro di una équipe costituita dal professore Mario Giusiani, professore di Tossicologia Forense dell’Ateneo pisano, dal dottore Fabio Stefanelli, assegnista di ricerca del Dipartimento di Patologia chirurgica, Medica, Molecolare e dell'Area Critica e dal dottore Silvio Chericoni Dirigente presso la Sezione Dipartimentale di Tossicologia Forense dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana. Il kit da loro ideato ha il vantaggio rispetto alle tecniche esistenti di essere più semplice, economico e utilizzabile sul posto anche da personale non professionale proprio per la facilità di esecuzione e di lettura dei risultati.

“Il nostro metodo – ha spiegato Mario Giusiani - è l’unico che ad oggi permette di individuare le droghe d’abuso su matrice cheratinica, cioè su capelli e altro materiale pilifero, senza dover ricorrere ad attrezzature altamente specialistiche pur garantendo allo stesso tempo un’assoluta attendibilità dei risultati”.

Dato l’interesse suscitato, l’Università di Pisa e gli inventori stessi sono al momento in trattativa con un’importante azienda del settore per la commercializzazione del brevetto pur rimanendo aperta la trattativa ad altre aziende interessate.

“Considerato che l’uso delle sostanze stupefacenti è purtroppo un fenomeno in continua espansione ed evoluzione - ha concluso Mario Giusiani - la possibilità di avere a disposizione nuovi test in grado di determinare un considerevole numero di droghe con costi contenuti può essere molto utile per arginare in parte il problema, potendo intensificare i controlli anche da parte di strutture pubbliche su soggetti che, per mere questioni economiche, non verrebbero altrimenti sottoposti a tali indagini. Inoltre, vista la facilità d’uso del dispositivo e la totale atossicità del materiale impiegato, le persone possono autonomamente effettuare il test anche a livello domestico per appurare la propria negatività relativamente all’uso di sostanze stupefacenti in quei casi in cui ci si dovesse poi sottoporre ad accertamenti ufficiali”
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Didascalia foto: da sinistra a destra dott. Silvio Chericoni, prof. Mario Giusiani, dott. Fabio Stefanelli

KA107 aprileNelle ultime settimane sono arrivati a Pisa 17 studenti provenienti da Egitto, Marocco, Kirghizistan, Tajikistan, Uzbekistan e Serbia e nei prossimi giorni uscirà il bando riservato ai docenti e ai dottorandi dell’Ateneo pisano che potranno trascorrere un periodo di studio o di insegnamento in paesi che fino adesso erano rimasti fuori dalla mobilità Erasmus.

Si tratta dell’“International Credit Mobility KA 107” ed è una delle grandi novità introdotte dal Programma Erasmus+ in cui l’Università di Pisa risulta uno dei pionieri in Italia. Quello che può essere definito “l’Erasmus extra-europeo” consente sia al personale accademico (docenti e tecnici) sia agli studenti afferenti al settore dell’istruzione superiore di paesi “oltre l’Europa” di partecipare a una esperienza di mobilità verso l’Europa, e vice versa.

“Dopo quasi 30 anni di Erasmus ci troviamo ad affrontare una fase nuova – commenta la professoressa Ann Katherine Isaacs, delegata del rettore per i Programmi europei – Con l’Erasmus+ i programmi di mobilità internazionale hanno fatto un ulteriore passo in avanti, aprendosi verso altre aree del mondo. Il merito dell’Università di Pisa è essere riuscita a realizzare progetti di mobilità con 14 paesi extra-europei, con il primato assoluto dell’Asia Centrale, dove la mobilità prevista da e verso l’Università di Pisa risulta essere più del 6% di tutta la mobilità europea. In vari paesi – ad esempio in Tajikistan e in Turkmenistan – vengono sperimentati per la prima volta in assoluto accordi di questo tipo”.

KA107 maggio

I paesi con cui l’Università di Pisa ha già aperto un totale di 145 mobilità sono Cambogia, Cina, Laos, Mongolia, Vietnam, Kazakistan, Kirghizistan, Tajikistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Egitto, Israele, Marocco e Serbia. Nelle scorse settimane l’Università di Pisa ha organizzato le prime due Staff Training visit per questo progetto: la prima con i coordinatori di università dell'Uzbekistan (Tashkent Pediatric Medical Institute, Andjan State University, Namangan Institute of Engineering and Technology, Marocco (Cadi Ayyad University) e Egitto (Alexandria University). (Foto in alto).

La seconda con i coordinatori di Qingdao Agricultural University (Cina), Zhejiang Ocean University (Cina), Vietnam National University of Agriculture Hanoi (Vietnam), Savannakhet University (Laos), Mongolian State University of Life Sciences (Mongolia), Mongolian University of Science and Technology (Mongolia), International Information Technology University (Kazakhstan), M. Auezov South Kazakhstan State University (Kazakhstan), International University of Kyrgyzstan (Kyrgyzstan), Naryn State University (Kyrgyzstan), Cadi Ayyad University (Marocco), Suez Canal University (Egitto), University of Novi Sad (Serbia). (Foto al centro).

Weiliang lessons on 13 May 2016 copy

I coordinatori ospiti hanno visitato vari dipartimenti, e hanno presentato le loro università durante una riunione con CAI pisani, in modo da creare un grado più alto di conoscenza reciproca e per facilitare i rapporti futuri.

La mobilità KA 107 è gestita centralmente da:
Sezione Programmi Internazionali, mobilità e formazione
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tonelli6Mercoledì 18 maggio, alle 17, nella Sala delle Baleari di Palazzo Gambacorti, il fisico pisano Guido Tonelli, tra i principali protagonisti della scoperta del bosone di Higgs, presenterà il suo libro La nascita imperfetta delle cose. La grande corsa alla particella di Dio e la nuova fisica che cambierà il mondo, pubblicato dalla Rizzoli. Oltre all’autore, interverranno il sindaco Marco Filippeschi, il rettore Massimo Mario Augello, il filosofo Alfonso Maurizio Iacono e il fisico Paolo Rossi.

Pubblichiamo di seguito l'Epilogo del volume scritto dal professor Tonelli, dal titolo "Bonobo, scimpanzé e supernove".

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Epilogo.
Bonobo, scimpanzé e supernove

Non siamo le sole scimmie antropomorfe ad avere una visione del mondo. Da tempo ormai i paleoantropologi hanno individuato numerose linee di ominidi che si sono sviluppate in parallelo a quella che ha portato all’Homo sapiens cui apparteniamo. Non siamo i soli ad avere popolato la Terra, assieme a noi l’hanno fatto scimpanzé e bonobo, oranghi e gorilla. Con i nostri cugini stretti, che solo recentemente abbiamo riconosciuto come tali, non condividiamo soltanto una grossa parte del patrimonio genetico. Siamo specie sociali, utilizziamo forme di linguaggio, organizziamo riti e cerimonie e soprattutto abbiamo capacità progettuali e una visione del mondo.

Per tutte le specie di ominidi questo è stato un enorme vantaggio evolutivo. Sapere costruire attrezzi per procurarsi cibo, cercare il sasso giusto per rompere una grossa noce, o il ramoscello sottile che entra nella cavità dove le api hanno deposto il miele, richiede un’idea di sé e della realtà che ci circonda. Organizzarsi per trasmettere al clan ogni forma di potenziale pericolo richiede consapevolezza dello scopo delle nostre azioni e trasmissione di conoscenza fra generazioni.

I progressi dell’Homo sapiens nell’adattarsi agli ambienti più disparati sono stati eclatanti fin dall’inizio, ma negli ultimi 400 anni è successo qualcosa di speciale che ha dato un impulso straordinario alla sua corsa a popolare l’intero pianeta. Questo ominide molto particolare ha trovato uno strumento che gli ha permesso di costruirsi una visione del mondo estremamente più raffinata e completa di quella che aveva sviluppato fino a quel momento. Questo strumento si chiama metodo scientifico, la sua scoperta è relativamente recente e si deve a uno scienziato italiano, Galileo Galilei.

tonelli3Quando nel 1604 una nuova stella comparve nel cielo, tutti in Europa, in qualche momento, volsero lo sguardo al nuovo astro. Oggi sappiamo che fu una supernova; la chiamiamo SN1604 secondo la nomenclatura che incorpora nella sigla l’anno in cui è avvenuta l’esplosione. Un piccolo gruppo di persone, gli scienziati di allora, studiarono il fenomeno, osservandolo con i primi rudimentali cannocchiali. Lo scienziato pisano cominciò col migliorare il cannocchiale facendolo diventare uno strumento di indagine scientifica e poi, non appena il nuovo strumento raggiunse un adeguato numero di ingrandimenti, si mise ad osservare la Luna e i principali pianeti del Sistema solare. La sua attenzione si concentrò su Giove e le strane stelline che lo circondavano e sembravano fare dei movimenti bizzarri. Le conclusioni cui giunse non lasciarono adito a dubbi: erano satelliti di Giove.

Galileo vide cose che non doveva vedere: la Luna non è un astro perfetto e incorruttibile, come si pensava allora, ma è piena di vallate e di montagne che assomigliano a quelle terrestri; intorno a Giove ruotano quelli che lo scienziato pisano chiamerà i “satelliti medicei” e insieme formano un sistema solare in miniatura. Galileo vide tutto questo e, cosa ancora più inaudita, ebbe il coraggio di scrivere quello che vide.

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Quando Galilei pubblica il Sidereus Nuncius nel 1610, nessuno può immaginare che quelle osservazioni, che gli portarono fra l’altro un sacco di guai, avrebbero cambiato per sempre il mondo. Si trattò di un cambiamento epocale il cui impatto può essere paragonato alle grandi rivoluzioni come lo sviluppo del linguaggio, dell’arte e del simbolico.

Con Galilei nasce la scienza moderna e la modernità in generale. Per cercare di capire la natura, per costruirsi una visione del mondo più completa, non si ricercano conferme di quanto è già scritto nei libri o è tramandato dalla tradizione. L’uomo diventa un essere libero, che cerca dentro di sé spiegazioni al mondo che lo circonda, nella propria intelligenza e nella propria creatività. Si indaga la natura, si costruiscono congetture e se ne verificano le conseguenze organizzando sensate esperienze; quando la congettura fallisce e non riesce a dar conto anche del più residuale dei fenomeni, si ricorre a un’altra congettura. Così la scienza amplia i propri orizzonti, corregge i propri limiti e i propri errori, e acquista quella potenza di previsione che, ancora oggi, la rende protagonista dei cambiamenti più profondi.

Di fronte a noi ci sono oggi nuove sfide che richiederanno, con tutta probabilità, un altro cambio di paradigma nel modo di pensare il mondo. Forse, con la scoperta del bosone di Higgs, questo qualcosa è già cominciato. Forse avverrà ancora che, fra alcuni anni l’umanità potrà accelerare ulteriormente la sua corsa, sviluppando tecnologie oggi impensabili.

Per produrre una nuova rivoluzione concettuale nella fisica non so quanto tempo ci vorrà, forse decenni, forse di più. Ma sono certo che il punto di partenza sarà una nuova generazione di giovani scienziati: menti fresche, ardite, desiderose di dimostrare al mondo che possono riuscire laddove tutte le generazioni precedenti hanno fallito.

Abbiamo la fortuna di vivere in un Paese in cui, malgrado tutto, ci sono ancora ottime condizioni per permettere ai giovani brillanti che vogliono dedicare la loro vita alla ricerca di eccellere: una grande tradizione nella fisica delle alte energie, alcune ottime università, una efficiente organizzazione della ricerca basati su enti come l’Infn, con i suoi laboratori e le sue infrastrutture che tutto il mondo ci invidia.

Mi auguro soltanto che la lettura di questo libro possa avere ispirato a qualcuno di queste ragazze e ragazzi la voglia di intraprendere un’avventura che potrebbe cambiare per sempre la loro vita e, forse, quella di tutti noi.

Guido Tonelli

botanica egittoWestern botany traces its roots back to Ancient Egypt, that is to say well before the Greek and Roman era. This is the theory illustrated in the essay “Herbals in Ancient Egypt” written by Professor Marilina Betrò from the University of Pisa for the volume “Naturalia e Artificialia: Le piante e i fiori d'Egitto nell'esperienza museografica degli scavi e degli erbari” which has just been published in Spain.

The essay reconstructs the “scientific” approach (within the limits the term holds in comparison to the modern concept of science) followed by the Ancient Egyptians as regards the plant world and brings to the fore some data which suggest the existence of botanical literature preceding the much later Demotic, Greek and Coptic herbals. More specifically, it can be assumed that botanical reference texts existed at least in the middle of the second millennium BC as can be seen from the descriptive glosses or interpolations of plants already present in the renowned Papyrus Ebers medical documents (ca. 1550 BC) and in some subsequent papyri. These descriptions have an essentially similar structure following an established outline consolidated by a long scientific tradition and which include the name of the plant, the botanical description and that of the habitat, the time and place of picking and the possible side effects.

“In spite of the exiguity of the sources, problems related to the technical lexis and the lack of specific research,” explains Marilina Betrò, “it is however possible to envisage a vitality and continuity of the herbal and botanical culture of Ancient Egypt which through the herbals of the Roman era and the Hermetic thread will merge with the great medieval tradition.”

botanica egitto

La botanica occidentale affonda le sue radici nell’antico Egitto, ben prima cioè dell’epoca greca o romana. È questa la tesi del saggio “Gli erbari dell’antico Egitto” che la professoressa Marilina Betrò dell’Università di Pisa ha scritto per il volume “Naturalia e Artificialia: Le piante e i fiori d'Egitto nell'esperienza museografica degli scavi e degli erbari” appena pubblicato in Spagna.

Il saggio riscostruisce l’approccio “scientifico” (con gli ovvi limiti che il termine può rivestire in rapporto al nostro concetto moderno di scienza) degli antichi Egiziani verso il mondo vegetale e mette in luce alcuni dati che permettono di dedurre l’esistenza di una letteratura botanica precedente ai ben più tardi erbari demotici, greci e copti. Nello specifico, l’ipotesi è che già almeno intorno alla metà del II millennio a.C. esistessero testi botanici di riferimento come dimostrano le glosse o le interpolazioni descrittive di piante rinvenute già nel celebre papiro medico Ebers (ca. 1550 a.C.) e poi in alcuni papiri successivi. Queste descrizioni hanno infatti una struttura sostanzialmente omogenea che segue uno schema prefissato evidentemente consolidato da una lunga tradizione scientifica e che comprende il nome della pianta, la descrizione dell’habitat e quella botanica, il tempo e il modo di raccolta e gli effetti collaterali o nocivi.

“Malgrado l’esiguità delle fonti, i problemi relativi al lessico tecnico e la mancanza di studi specifici – spiega Marilina Betrò – è comunque possibile ipotizzare una vitalità e continuità della cultura erboristica-botanica dell’antico Egitto, che dagli erbari d’età romana e dal filone ermetico sarà poi destinata a confluire nella grande tradizione medievale”.

team studenti unipiUn team studenti dell’Università di Pisa si è classificato primo all’Internet of Things Hackathon, un evento-maratona nel campo dell’informatica dove tecnologia e talento incontrano le esigenze del mondo industriale. La competizione, organizzata da Var Group e sponsorizzata da Dell, si è svolta a Cervia dal 4 al 6 maggio. L’obiettivo della gara era di individuare e realizzare soluzioni innovative ad alcuni problemi formulati direttamente dalle imprese, che in questa edizione appartenevano al settore della grande distribuzione e dell’alimentare. In particolare le soluzioni dovevano essere realizzate in 36 ore e dovevano basarsi sull'uso di tecnologie dell’Internet of Things (IoT), ossia l’"Internet delle Cose”.
Il team vincitore era formato da cinque studenti del corso di laurea magistrale in Computer Engineering del dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa: Luigi De Bianchi, Fabio Greco, Giulio Micheloni, Pietro Piscione, Alessio Villardita. Ognuno di loro si è così aggiudicato un contratto di collaborazione da € 5000, finalizzato al completamento dell’idea premiata.
Il team pisano ha vinto realizzando un sistema in grado di automatizzare la gestione delle bolle di accompagnamento, del flusso di documenti e dei magazzini di una grande azienda. A tale scopo i ragazzi hanno realizzato delle app per smartphone in grado di dialogare con servizi Cloud e di interagire con tag NFC (un tag NFC è una specie di codice a barre che può essere letto e scritto semplicemente avvicinando lo smartphone).
"È stata un’esperienza unica e molto emozionante – hanno raccontato gli studenti dell’Ateneo pisano - Abbiamo avuto l'opportunità di confrontarci con problemi reali e di mettere a frutto tutto quello che abbiamo imparato in 5 anni di studi universitari. Ogni membro del gruppo si è comportato in modo egregio e fondamentale si è rivelato il gioco di squadra, soprattutto nei momenti in cui la stanchezza e la poca lucidità sembravano avere la meglio. Vincere è stata una grande soddisfazione".


Foto, da sinistra: Luigi De Bianchi, Fabio Greco, Pietro Piscione, Giulio Micheloni, Alessio Villardita

acquario calci insideÈ il più grande acquario d’acqua dolce d’Italia ed è stato inaugurato venerdì 13 marzo al Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa ospitato nella monumentale Certosa di Calci. La spettacolare esposizione, con i suoi oltre 500 metri quadri di ampiezza e gli oltre 60.000 litri d’acqua, è organizzata in cinque settori con grandi vasche dedicate alle acque interne di Asia, America, Europa e Africa, tutto all’interno delle cantine trecentesche della Certosa.

“Molti pensano che la biodiversità dei pesci ci sia solo in mare ma naturalmente non è così – racconta il professore Roberto Barbuti direttore del Museo di Storia Naturale - le nostre vasche stupiranno per varietà di forme e di colori, dai pesci alligatore, ai gourami giganti, che vivono nelle risaie asiatiche, ai piranha, sino al pesce gatto con la coda rossa che può superare anche i 20 chili di peso”.

Un acquario dunque che come una scrigno accoglierà una biodiversità incredibile, con degli esemplari quasi unici, come i Phreatichthys andruzzii, dei piccoli pesci molto particolari, senza occhi, scaglie o pigmento originari delle grotte della Somalia, ma probabilmente già estinti in natura.

“Un primo nucleo dell’acquario, con 24 vasche dai 700 ai 1.500 litri, era già presente al Museo dal 2008 – ha concluso Roberto Barbuti - l’attuale ampliamento è stato possibile anche grazie al contributo della Fondazione Pisa, dell’Università e con un consistente investimento da parte del Museo stesso, grazie al quale abbiamo potuto installare altre dodici grandi vasche che vanno dai 3.000 ai 10.000 litri”.

JOS Technology S.r.l. Foto WebJos Technology e SpaceDys, due spin off dell’Università di Pisa, sono arrivate fra le dodici finaliste dell’Italian Master Startup Award, un riconoscimento promosso dal 2007 che premia l’operato di giovani imprese hi-tech nate dalla ricerca accademica e che quest’anno è stato assegnato ad ABINSULA, spin-off dell’Università di Sassari.

Space Dynamics Services S.r.l. Foto Team WebJos Tecnology (foto a destra), una startup nata nel 2013 dal programma Phd+ promosso dall’Ateneo pisano, offre soluzioni innovative per la ricarica elettrica senza fili e la trasmissione dei dati. Marco Ariani, architetto, ne è l’ideatore e fondatore insieme a Eleonora Romiti, esperta in soluzioni museografiche. SpaceDys (foto a sinistra) invece è stata fondata nel 2011 come spin off del gruppo di meccanica celeste dell’Università di Pisa e offre servizi e sviluppo di software nel settore aerospaziale.

L’Italian Master Startup Award è promosso da PNICube, l’associazione degli incubatori e delle business plan competition accademiche italiane e quest’anno è stato organizzato in collaborazione con Enne3, l’incubatore d’imprese dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale. Il premio, che è stato assegnato a Novara il 12 maggio, è l’unico su base nazionale che va a riconoscere gli effettivi risultati conseguiti dalle startup nate in ambito accademico nei loro primi anni di vita.

regata pisa paviaTorna a Pisa, il 14 maggio, con partenza alle ore 18.00, la storica regata tra gli equipaggi delle Università di Pisa e Pavia. Un evento non solo universitario, premiato dal Presidente della Repubblica, ma anche cittadino che, come ormai accade da alcuni anni, sarà anticipato da una serie di iniziative che culmineranno con la sfida sportiva di sabato pomeriggio e che lega lo sport, all’Università e alla storia di Pisa.

A promuovere la 54esima edizione della Pisa-Pavia sono l’Università di Pisa e il Cus Pisa, oltre a numerosi enti che, a partire dal 2011, hanno rafforzato la loro collaborazione per dare risalto sia al valore storico sia a quello sportivo di questa competizione. Nata nel 1929 la sfida tra gli equipaggi dei due atenei è, ad oggi, una delle più antiche regate di canottaggio a livello europeo.

Il programma di queste giornate si apre giovedì 12 con la conferenza “Navigare in Arno, fra modifiche dell’assetto e rischio idraulico dei suoi affluenti”, organizzata in collaborazione con Il Consorzio 4 Basso Valdarno, relatori il professor Stefano Pagliara e l’architetto Marco Forti. Nel pomeriggio, presso la Sala dei Dodici, presso l’Istituzione dei Cavalieri di S. Stefano, si è tenuta quindi la conferenza promossa dall’Accademia dei Disuniti “Pisae: città fra due fiumi”, relatore il professor Maurizio Berretta.

regata2Per venerdì 13 maggio il calendario prevede alle ore 15.30 “Un viaggio indietro nel tempo. La potenza navale Pisana”, organizzata dagli Amici dei Musei e dei Monumenti Pisani, con visita guidata agli Arsenali Repubblicani accompagnati dalla storica dell’arte professoressa Daniela Stiaffini, cui farà seguito la salita alla Torre Guelfa. La giornata prosegue poi, a partire dalle ore 17.30, presso la sede in via Gori degli Amici di Pisa, con la conferenza organizzata in collaborazione con il Comitato Navicelli Rowing, “La regata universitaria tra storia e competizione”, con Renato Mariani e Antonio Giuntini. In programma anche la “Cena con Pisa e Pavia”, in collaborazione con il DSU Toscana, presso la mensa universitaria di via Martiri, con la possibilità di gustare piatti tipici delle due città. Alla mensa saranno presenti anche i ragazzi di Radioeco, con una diretta che accompagnerà la serata fino all’evento finale, l’esibizione della marching band “Fantomatikorchestra”, che attraverserà le vie cittadine partendo proprio da via Martiri.

La sfida in Arno di sabato 14 maggio sarà anticipata alle 11.30 dalla presentazione degli equipaggi presso la Sala Baleari del Comune di Pisa. Nell’occasione il Panathlon Club Pisa consegnerà gli attestati di fair play agli equipaggi e nell’occasione verrà consegnata ai familiari una targa in ricordo di Antonio Delle Sedie, vice presidente del Comitato Organizzatore della Regata nelle ultime due edizioni del 2012 e 2014 prematuramente scomparso. Nel pomeriggio intorno alle 18, subito prima dell’inizio della regata, sulle rive dell’Arno ci sarà uno spettacolo di intrattenimento del clown Armando Varini.

Numerose le associazioni che hanno deciso di collaborare alla realizzazione di questo articolato programma di eventi, tra queste: Accademia dei Disuniti, Amici dei Musei e dei Monumenti Pisani, Associazione Amici di Pisa, Comitato Navicelli Rowing e Panathlon Club Pisa. Hanno inoltre partecipato all’organizzazione dell’evento Consorzio 4 Basso Valdarno, Comune di Pisa, Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario, Gruppo Sportivo Vigli del Fuoco, Canottieri Arno, Provincia di Pisa. L’iniziativa rientra nel calendario di Pisa Città Europea dello Sport 2016.

regata2016“Il rinnovato impegno e interesse da parte di istituzioni e associazioni verso la regata Pisa-Pavia si è tradotto anche in questa edizione in un calendario di eventi che mira a coinvolgere la popolazione studentesca e la città intera – ha commentato Rosalba Tognetti, prorettore per gli Studenti dell’Università di Pisa – In questi ultimi anni, infatti, abbiamo dato nuova linfa e respiro a questa manifestazione, facendola vivere non solo come un puro avvenimento sportivo, ma come un momento di incontro tra due città e due università - Pisa e Pavia - con caratteristiche culturali e artistiche molto simili”.

Per l’assessore allo Sport del Comune di Pisa, Salvatore Sanzo: “Sono molto contento che Pisa possa ospitare un'altra importante manifestazione sportiva. La Regata fa parte del progetto della città europea dello sport e mette insieme realtà universitarie importanti. Il Comune, grazie allo sport, si è avvicinato sempre più alle Istituzioni locali e questo non può che farci assumere una dimensione più europea”.

Queste le parole di Stefano Gianfaldoni, presidente del Comitato organizzatore della 54esima Regata Universitaria Pisa Pavia “La regata universitaria ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, nel segno della valorizzazione e del rilancio. La crescita dell’evento segue, quindi, quella del movimento sportivo universitario pisano, forte del concreto sostegno del CUS Pisa e della stretta collaborazione dell’Università, mai così vicina alla Regata. Si tratterà, dunque, di un’edizione speciale, nel settantesimo anniversario di costituzione del CUS Pisa”.

Nelle foto: due immagini di repertorio della regata e un momento della presentazione dell'edizione 2016, da sinistra Stefano Gianfaldoni, Salvatore Sanzo, Rosalba Tognetti e Mario Gioli, allenatore dell’equipaggio del CUS Pisa. 

Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
Nazione Pisa
Pisa Today
Pisa Informa Flash 
gonews.it
radioeco.it

wave 1Si è svolto con successo nel golfo di Spezia il test di funzionamento di “WAVE”, un nuovo meccanismo applicato ai veicoli sottomarini usati per il monitoraggio dei fondali e per rilevazioni ambientali, coordinato dai ricercatori del Centro di Ricerca “E. Piaggio” dell’Università di Pisa. Il meccanismo si compone di un paio di ali che, quando il veicolo si muove in superficie, sfruttano il moto ondoso per ricaricarne le batterie. I robot sottomarini, dotati di una sonda ambientale, sono quindi in grado di effettuare misurazioni (temperatura, salinità, qualità dell’acqua) per un periodo di tempo potenzialmente illimitato, in totale autonomia e a ridottissimo impatto ambientale.

Il successo di questa sperimentazione, la prima in assoluto al mondo per quanto riguarda i robot subacquei, apre la strada a nuove possibilità per il monitoraggio sistematico degli oceani e degli ecosistemi acquatici, oggi più che mai rilevante in un quadro di rapidi cambiamenti climatici.

L’esperimento è stato condotto da ISME, il Centro Interuniversitario di Ricerca sui Sistemi Integrati per l’Ambiente Marino, in collaborazione con il Centro di Supporto e Sperimentazione Navale della Marina Militare (CSSN), ed è stato coordinato da Andrea Caiti, professore di robotica sottomarina e direttore del Centro di Ricerca “E. Piaggio”, nodo pisano di ISME. CSSN e ISME hanno da tempo un accordo quadro di collaborazione scientifica e hanno istituito di recente un laboratorio congiunto (SEALab) per lo studio e la sperimentazione di veicoli autonomi innovativi.

 

 

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