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Lunedì, 08 Luglio 2024 10:36

Premio "Francesco Dondi"

La Federazione Nazionale degli ordini dei Chimici e dei Fisici, in collaborazione con Remtech Expo, bandisce il concorso per l'assegnazione di un premio per tesi di laurea in memoria di Francesco Dondi.

Il termine ultimo per la presentazione delle domande è il 30 agosto 2024.

Informazioni nel bando in allegato.

Comprare meno e meglio, occhio ai prezzi bassi (bisogna sempre pensare che dietro ci sono persone, animali e biodiversità), attenzione alle etichette e alla trasparenza della filiera produttiva. Sono questi alcuni consigli per i giovani consumatori e consumatrici che arrivano dagli esperti di Planet4B, il progetto europeo che vede l’Università di Pisa in prima linea per una moda sostenibile. L’iniziativa è stata presentata in due video curati dal Polo Mutimediale del CIDIC, uno introduttivo, e un altro dove imprenditori, giornalisti e ambientalisti del comitato tecnico che affianca i ricercatori dell’Ateneo si presentano e invitano a prendere parte a un percorso di trasformazione.

“Stiamo realizzando una ricerca transdisciplinare sull’impatto dell’industria della moda sulla biodiversità. La moda è infatti uno dei settori più inquinanti per il pianeta – dice il coordinatore del progetto Matteo Villa, professore al Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa – ma c’è un’attenzione crescente, soprattutto fra le giovani generazioni, verso modelli di comportamento e di businness capaci di ridurre gli impatti negativi del settore, promuovendo produzioni di maggiore qualità, minor consumo e spreco di risorse naturali”.

In particolare, nell’ambito di Planet4B, l’Ateneo pisano conduce uno studio sull’industria tessile, tra le maggiori responsabili del degrado ecologico lungo tutta la filiera. Si parte dall’impiego intensivo di pesticidi e insetticidi e dal grande consumo di acqua nella fase di produzione. Un esempio fra tutti: un chilogrammo di cotone richiede tra 10mila e 20mila litri di acqua. Poi c’è la produzione, responsabile dell’inquinamento per il 20 per cento delle acque a livello mondiale. Senza contare l’impatto dei tessuti bruciati o eliminati in discarica, che ammonta al 73 per cento della fibra prodotta, mentre solo il 12% dei tessuti viene riciclato.

“Il nostro obiettivo è individuare e studiare modelli di produzione diversi e innovativi e capire in che modo sostenerne la diffusione e lo sviluppo”, sottolinea la professoressa Marta Bonetti del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa.

L’Università di Pisa è l’unico partner italiano di Planet4B su un totale di sedici partecipanti tra università, ong e altre organizzazioni. In particolare, per l’Ateneo sono coinvolti il Dipartimento di Scienze Politiche e il gruppo di ricerca Pisa Agricultural Economics – PAGE del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali, e il CISP - Centro Interdisciplinare Scienza per la Pace. Del gruppo pisano fanno parte Matteo Villa come coordinatore, Gianluca Brunori, Marta Bonetti, Pedro Roberto Gambin, Maura Benegiamo, Roberto Gronda, Daniele Vergamini.

 

planet4b.jpgComprare meno e meglio, occhio ai prezzi bassi (bisogna sempre pensare che dietro ci sono persone, animali e biodiversità), attenzione alle etichette e alla trasparenza della filiera produttiva. Sono questi alcuni consigli per i giovani consumatori e consumatrici che arrivano dagli esperti di Planet4B, il progetto europeo che vede l’Università di Pisa in prima linea per una moda sostenibile. L’iniziativa è stata presentata in due video curati dal Polo Mutimediale del CIDIC, uno introduttivo, e un altro dove imprenditori, giornalisti e ambientalisti del comitato tecnico che affianca i ricercatori dell’Ateneo si presentano e invitano a prendere parte a un percorso di trasformazione.

“Stiamo realizzando una ricerca transdisciplinare sull’impatto dell’industria della moda sulla biodiversità. La moda è infatti uno dei settori più inquinanti per il pianeta – dice il coordinatore del progetto Matteo Villa, professore al Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa – ma c’è un’attenzione crescente, soprattutto fra le giovani generazioni, verso modelli di comportamento e di businness capaci di ridurre gli impatti negativi del settore, promuovendo produzioni di maggiore qualità, minor consumo e spreco di risorse naturali”.

In particolare, nell’ambito di Planet4B, l’Ateneo pisano conduce uno studio sull’industria tessile, tra le maggiori responsabili del degrado ecologico lungo tutta la filiera. Si parte dall’impiego intensivo di pesticidi e insetticidi e dal grande consumo di acqua nella fase di produzione. Un esempio fra tutti: un chilogrammo di cotone richiede tra 10mila e 20mila litri di acqua. Poi c’è la produzione, responsabile dell’inquinamento per il 20 per cento delle acque a livello mondiale. Senza contare l’impatto dei tessuti bruciati o eliminati in discarica, che ammonta al 73 per cento della fibra prodotta, mentre solo il 12% dei tessuti viene riciclato.

“Il nostro obiettivo è individuare e studiare modelli di produzione diversi e innovativi e capire in che modo sostenerne la diffusione e lo sviluppo”, sottolinea la professoressa Marta Bonetti del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa.

L’Università di Pisa è l’unico partner italiano di Planet4B su un totale di sedici partecipanti tra università, ong e altre organizzazioni. In particolare, per l’Ateneo sono coinvolti il Dipartimento di Scienze Politiche e il gruppo di ricerca Pisa Agricultural Economics – PAGE del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali, e il CISP - Centro Interdisciplinare Scienza per la Pace. Del gruppo pisano fanno parte Matteo Villa come coordinatore, Gianluca Brunori, Marta Bonetti, Pedro Roberto Gambin, Maura Benegiamo, Roberto Gronda, Daniele Vergamini.



Nella foto l'Advisory board e i ricercatori in occasione del seminario: Moda e biodiversità: un futuro sostenibile? Pisa 25/3/2024

Momento di grande emozione, venerdì 5 luglio, per le allieve e gli allievi del Foundation Course 2023/2024 dell’Università di Pisa, protagonisti della prima sessione di consegna dei diplomi di fine anno, organizzata all’interno della Gipsoteca di Arte Antica e Antiquarium all’interno della Chiesa romanica di San Paolo all'Orto di Pisa.

Circa trenta studentesse e studenti, provenienti in larga parte da Kazakhstan, Russia e Egitto, che adesso potranno proseguire la loro carriera accademica iscrivendosi a un corso di laurea di primo livello presso l’Università di Pisa.

"L'Università di Pisa è stata la prima in Italia ad attivare questo tipo di corso, dedicato agli studenti dei paesi extra-UE il cui percorso scolastico dura meno di dodici anni, ossia è inferiore al requisito minimo richiesto per potersi iscrivere in un Ateneo del nostro Paese - ha messo in evidenza il professor Giovanni Federico Gronchi, Prorettore per la cooperazione e le relazioni internazionali - E' una possibilità che diamo dal 2016 e che si articola in due percorsi principali: Humanities e Science. Due percorsi che sono cresciuti sempre di più in termini di iscritti. Un programma di successo che negli ultimi due anni ha raggiunto il centinaio di studenti distribuiti uniformemente tra le due discipline"

Alla cerimonia, oltre al professor Gronchi, sono intervenuti il professor Marco Polini, responsabile del Foundation Course Science (FCS), e la professoressa Anna Maria Lossi, docente di Introduction to Philosophical Thought del Foundation Course Humanities (FCH), a nome del professor Arturo Marzano, responsabile scientifico del programma. Presente, infine, lo staff dell’Unità cooperazione internazionale, coordinato dalla dottoressa Paola Cappellini.

FC 2023 24

Con oltre 110 iscritti, il Foundation Course dell’Università di Pisa è giunto quest'anno alla settima edizione. Si tratta di è un percorso pre-universitario attivato a partire dal 2016 e pensato per gli studenti con una qualifica di scuola secondaria estera che non permette l’immatricolazione a un corso di studio in una università italiana. In particolare, si rivolge a studenti che possiedono una qualifica ottenuta dopo undici anni di scolarità, oppure un High School Diploma (HSD) statunitense senza i requisiti ulteriori per l’accesso a un corso di laurea di primo ciclo o a ciclo unico, così come specificato nelle linee guida ministeriali.

La finalità del Foundation Course è sia quella di colmare la scolarità mancante (o i requisiti ulteriori richiesti per l’HSD) che quella di consentire agli studenti di raggiungere un livello di lingua italiana che sia almeno B1, il quale costituisce il requisito linguistico minimo per l’immatricolazione a un corso di laurea di primo ciclo o a ciclo unico all’Università di Pisa.

L’Ateneo pisano è stato il primo ateneo italiano ad aver attivato questo importante percorso nel 2016, già presente nelle più importanti università europee da diversi anni.

Per saperne di più: https://foundationcourse.unipi.it/

“È necessario potenziare il nostro impegno nel lungo viaggio verso la parità”, è questo il commento del rettore dell’Università di Pisa Riccardo Zucchi alla luce del nuovo Bilancio di genere 2022-23 dell’Ateneo appena pubblicato dalla Pisa University Press. Il documento aggiorna i dati delle edizioni precedenti e analizza la distribuzione di genere prendendo in esame quattro categorie della comunità universitaria pisana: la componente studentesca, il personale docente, il personale tecnico-amministrativo, e la governance.

Dallo studio emerge una divaricazione fra carriere femminili e maschili che nel caso del personale docente vede ai vertici della carriera il 76% di professori ordinari e il 24% di professoresse ordinarie (con percentuali di donne minori alla media nazionale nel settore delle STEM). Tra il personale tecnico e amministrativo, c’è invece una forte maggioranza femminile (circa il 62% sul totale) che permane a tutti i livelli della carriera ad eccezione di quelli dirigenziali dove si raggiunge la parità.

Per quanto riguarda la componente studentesca, il Bilancio evidenza il fenomeno della segregazione orizzontale, ovvero una prevalenza di studentesse in alcune discipline (nell’area medica e in quella umanistica) e una maggioranza maschile nelle aree STEM (molto netta nelle discipline ICT dove le studentesse sono meno del 13%). Per quanto riguarda la componente studentesca nel suo complesso le studentesse iscritte sono quasi il 52%, e quelle laureate qualcosa in più, e con tempi di laurea e voti migliori rispetto ai colleghi maschi. Tuttavia gli iscritti ai corsi di dottorato sono 59% maschi e 41% femmine, con le percentuali che diventano 56% uomini e 44% donne tra coloro che conseguono il titolo. Inoltre, anche nei dottorati si conferma la segregazione orizzontale (Ingegneria: 71% di dottorandi e 28% di dottorande, ICT: 76% di dottorandi e 24% di dottorande).

La governance, infine, si caratterizza per una diffusa prevalenza maschile, anche in conseguenza del fatto che le possibilità di accesso ad alcune posizioni sono connesse al ruolo di appartenenza, e pertanto la scarsa presenza femminile negli incarichi di governo è da porre in collegamento con la scarsa presenza femminile nelle posizioni apicali della carriera scientifica.

“I dati mostrano come il percorso delle donne sia contraddistinto da quel fenomeno che in letteratura viene definito leaky pipeline ovvero “il tubo che perde” – ha commentato il rettore Zucchi nella premessa al Bilancio - un’immagine che sta a identificare la progressiva dispersione delle donne con l’avanzamento delle carriere scientifiche. È necessario per questo potenziare il nostro impegno nelle strategie di cambiamento e favorire la conciliazione dei tempi di vita e lavoro”.

“Ci sono comunque segnali positivi, a dimostrazione che l’Ateneo si stia muovendo nella giusta direzione – dice la professoressa Nadia Pisanti che ha coordinato il gruppo di lavoro per la redazione del Bilancio – ad esempio, nei 20 Dipartimenti del nostro Ateneo, sino al 2019 c’era una sola direttrice, nel 2023 ce n’erano tre, con l’ultima tornata elettorale appena trascorsa siamo arrivati ad otto”.

“Tra i punti di forza – prosegue la professoressa Pisanti – abbiamo inoltre le azioni di contrasto a forme di discriminazione quali quelle fondate sull’orientamento sessuale, dove il nostro Ateneo è stato pioniere nazionale, ed è sempre notizia recente il potenziamento con una unità di personale in più del neonato l'Ufficio per l'Eguaglianza e le Differenze, che, ricordiamo, costituisce una tra le prime strutture amministrative con focus specifico sulle questioni genere istituita nel panorama degli Atenei italiani”.

Il “Bilancio di genere 2022-2023” è stato redatto da un gruppo di lavoro nominato dal rettore e presieduto dalla professoressa Nadia Pisanti, di cui hanno fatto parte il dottore Francesco Giorgelli, il professore Mauro Sylos Labini, le dottoresse Alessandra La Spina e Francesca Pecori, e la professoressa Renata Pepicelli, Delegata in “Gender studies and equal opportunities”.

0000000copertina_verticale.jpg“È necessario potenziare il nostro impegno nel lungo viaggio verso la parità”, è questo il commento del rettore dell’Università di Pisa Riccardo Zucchi alla luce del nuovo Bilancio di genere 2022-23 dell’Ateneo appena pubblicato dalla Pisa University Press. Il documento aggiorna i dati delle edizioni precedenti e analizza la distribuzione di genere prendendo in esame quattro categorie della comunità universitaria pisana: la componente studentesca, il personale docente, il personale tecnico-amministrativo, e la governance.

Dallo studio emerge una divaricazione fra carriere femminili e maschili che nel caso del personale docente vede ai vertici della carriera il 76% di professori ordinari e il 24% di professoresse ordinarie (con percentuali di donne minori alla media nazionale nel settore delle STEM). Tra il personale tecnico e amministrativo, c’è invece una forte maggioranza femminile (circa il 62% sul totale) che permane a tutti i livelli della carriera ad eccezione di quelli dirigenziali dove si raggiunge la parità.

Per quanto riguarda la componente studentesca, il Bilancio evidenza il fenomeno della segregazione orizzontale, ovvero una prevalenza di studentesse in alcune discipline (nell’area medica e in quella umanistica) e una maggioranza maschile nelle aree STEM (molto netta nelle discipline ICT dove le studentesse sono meno del 13%). Per quanto riguarda la componente studentesca nel suo complesso le studentesse iscritte sono quasi il 52%, e quelle laureate qualcosa in più, e con tempi di laurea e voti migliori rispetto ai colleghi maschi. Tuttavia gli iscritti ai corsi di dottorato sono 59% maschi e 41% femmine, con le percentuali che diventano 56% uomini e 44% donne tra coloro che conseguono il titolo. Inoltre, anche nei dottorati si conferma la segregazione orizzontale (Ingegneria: 71% di dottorandi e 28% di dottorande, ICT: 76% di dottorandi e 24% di dottorande).

La governance, infine, si caratterizza per una diffusa prevalenza maschile, anche in conseguenza del fatto che le possibilità di accesso ad alcune posizioni sono connesse al ruolo di appartenenza, e pertanto la scarsa presenza femminile negli incarichi di governo è da porre in collegamento con la scarsa presenza femminile nelle posizioni apicali della carriera scientifica.

“I dati mostrano come il percorso delle donne sia contraddistinto da quel fenomeno che in letteratura viene definito leaky pipeline ovvero “il tubo che perde” – ha commentato il rettore Zucchi nella premessa al Bilancio - un’immagine che sta a identificare la progressiva dispersione delle donne con l’avanzamento delle carriere scientifiche. È necessario per questo potenziare il nostro impegno nelle strategie di cambiamento e favorire la conciliazione dei tempi di vita e lavoro”.

“Ci sono comunque segnali positivi, a dimostrazione che l’Ateneo si stia muovendo nella giusta direzione – dice la professoressa Nadia Pisanti che ha coordinato il gruppo di lavoro per la redazione del Bilancio – ad esempio, nei 20 Dipartimenti del nostro Ateneo, sino al 2019 c’era una sola direttrice, nel 2023 ce n’erano tre, con l’ultima tornata elettorale appena trascorsa siamo arrivati ad otto”.

“Tra i punti di forza – prosegue la professoressa Pisanti – abbiamo inoltre le azioni di contrasto a forme di discriminazione quali quelle fondate sull’orientamento sessuale, dove il nostro Ateneo è stato pioniere nazionale, ed è sempre notizia recente il potenziamento con una unità di personale in più del neonato l'Ufficio per l'Eguaglianza e le Differenze, che, ricordiamo, costituisce una tra le prime strutture amministrative con focus specifico sulle questioni genere istituita nel panorama degli Atenei italiani”.

Il “Bilancio di genere 2022-2023” è stato redatto da un gruppo di lavoro nominato dal rettore e presieduto dalla professoressa Nadia Pisanti, di cui hanno fatto parte il dottore Francesco Giorgelli, il professore Mauro Sylos Labini, le dottoresse Alessandra La Spina e Francesca Pecori, e la professoressa Renata Pepicelli, Delegata in “Gender studies and equal opportunities”.

L’Università di Pisa fa parte del partenariato esteso “Space it up” varato nell’ambito del PNRR e finanziato con 80 milioni di euro dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR). Costituito da 33 soggetti, tra cui università, centri di ricerca e aziende, Space It Up è coordinato dal Politecnico di Torino con l’obiettivo è di promuovere la collaborazione e l'innovazione nel settore spaziale con centinaia di ricercatori che saranno impiegati su nove linee di ricerca o “spoke”.

In particolare, l’Università di Pisa partecipa a quattro linee di ricerca: lo spoke 1, di cui è anche co-leader, riguarda lo sviluppo di tecnologie trasversali per missioni satellitari per la protezione e lo sviluppo sostenibile del Pianeta e di esplorazione planetaria; lo spoke 4 dedicato alla progettazione e allo sviluppo di nuovi strumenti di misura miniaturizzati e di alta precisione per missioni satellitari che osservano le radiazioni ionizzanti attorno alla Terra e i serbatoi d'acqua sul pianeta; lo spoke 5, che studia la mitigazione dei rischi naturali e geologici della Terra attraverso le osservazioni spaziali; e lo spoke 9 che esplora la possibilità di viaggiare nello spazio e la permanenza sui corpi celesti extraterrestri, in particolare la Luna e Marte.

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"Nelle ricerche sono coinvolti i tre dipartimenti di Ingegneria dell’Ateneo insieme a quelli di Fisica, Matematica, Scienze della Terra e i dipartimenti dell’Area Medica – dice la professoressa Maria Vittoria Salvetti direttrice di Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale che ha coordinato le attività per Unipi - gli obiettivi ci siamo posti sono tra i più sfidanti per garantire un futuro alle prossime generazioni, parliamo ad esempio di promuovere un futuro sostenibile grazie alle tecnologie spaziali che consentono di osservare i cambiamenti climatici e di prevedere gli eventi meteorologici estremi o di garantire la permanenza umana a lungo termine nello spazio extraterrestre per andare verso una società “multiplanetaria”.

Con la presentazione delle idee di impresa ideate da giovani aspiranti startupper, si è conclusa l’edizione 2024 del CyB+, il percorso di pre-incubazione del Contamination Lab, il laboratorio dell’Università di Pisa che forma studenti e dottorandi sui temi dell’imprenditorialità e dell’innovazione, fornendo gli strumenti per lo sviluppo di idee imprenditoriali, la realizzazione di modelli di business e la creazione di start-up accademiche. L'evento ha rappresentato un’importante occasione per la presentazione dei progetti innovativi sviluppati dai partecipanti, oltre che un momento di riflessione sull'innovazione e l'imprenditorialità. Le start up in finale sono state ACAS3D Soluzioni Digitali, Delos AI, LookOut Robotics, MolBook PRO, Panel Itinerante, Planty e Soundchain.

Al primo posto si sono classificati i proponenti di Delos AI, un progetto d’impresa che nasce dall’idea di Serena Auriemma, Martina Miliani e Ludovica Cerini, che fanno parte del team del Laboratorio di Linguistica Computazionale dell'Università di Pisa, dove si occupano dell’applicazione delle scienze informatiche al linguaggio. L'obiettivo di Delos AI è guidare le PMI verso la trasformazione AI, dotandole di tecnologie in grado ottimizzare i processi lavorativi aziendali e rendendo così le aziende più efficienti e competitive sul mercato. In particolare, Delos AI eroga servizi dedicati al trattamento automatico di dati testuali (tra i quali, l'estrazione di informazioni da documenti, report o deliverable; la generazione automatica di contenuti customizzabili per il marketing, o l’implementazione di chatbot), che sfruttano modelli di intelligenza artificiale, interrogabili con il linguaggio umano. Il percorso attraverso cui Delos AI intende guidare le PMI è articolato in tre fasi: una iniziale assessment dei dati aziendali e un’individuazione degli use cases più strategici in cui applicare l’AI; l'integrazione di queste tecnologie con il flusso di gestione dati aziendale; seguita da un percorso di formazione ad hoc rivolto ai dipendenti, consentirà all’azienda di sfruttare a pieno le tecnologie di cui è stata dotata. Il team vincitore ha ricevuto un pacchetto di servizi di consulenza del valore di €1.500 erogati da Start Attractor e la partecipazione a FoodStArt, il format di CNA Giovani Imprenditori che mette in connessione aziende, imprenditori e professionisti per creare nuove sinergie e opportunità di crescita.

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Al secondo posto si è classificato il team di MolBook PRO, un progetto d’impresa, promosso dal professor Tiziano Tuccinardi, Miriana Di Stefano, Salvatore Galati e Lisa Piazza, che sviluppa un software che consente la gestione e l’analisi dei dati chimici in modo da poter creare i propri database in cui aggiungere e importare dati e strutture di composti chimici e che hanno ricevuto come premio 3 ore di consulenza erogate dal Polo Tecnologico di Navacchio e la partecipazione a FoodStArt, il format di CNA Giovani Imprenditori che mette in connessione aziende, imprenditori e professionisti per creare nuove sinergie e opportunità di crescita.

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Al terzo posto si sono classificati i proponenti di LookOut Robotics un progetto d’impresa, promosso da Giovanni Di Lorenzo, il professor Manolo Garabini, Jacopo Cioni, Michele Pierallini e il professor Franco Angelini che sviluppa soluzioni end-to-end di ispezione e monitoraggio robotico intelligente, per fornire un servizio che parte dalla comprensione delle necessità del cliente per poi selezionare l’hardware più adeguato, sviluppare gli algoritmi necessari e prendersi cura di tutto il ciclo di vita del dato e che hanno ricevuto la partecipazione a FoodStArt, il format di CNA Giovani Imprenditori che mette in connessione aziende, imprenditori e professionisti per creare nuove sinergie e opportunità di crescita.

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La giornata è stata inaugurata dal prorettore vicario Giuseppe Iannaccone e dal responsabile scientifico del Contamination Lab, Alessio Cavicchi, che hanno dato il benvenuto ai partecipanti e agli ospiti. La parola è passata poi alla dottoressa Patrizia Costia della Fondazione ISI, che ha tenuto un intervento su come promuovere l’innovazione e lo sviluppo delle imprese nella Regione Toscana attraverso una serie di strumenti a disposizione dei giovani. Subito dopo sono cominciati gli Elevator Pitch dei progetti in gara, durante il quale le startup hanno presentato le loro idee.

Dopo le presentazioni delle start up, si è tenuta una tavola rotonda che ha visto la partecipazione di esperti del settore per discutere dei processi di internazionalizzazione delle PMI e dell'educazione all’imprenditorialità e all’inclusione appartenenti a tutte le componenti del territorio sensibili a questi temi. Presenti gli stakeholder del territorio: Barbara Carli, vicedirettrice CNA Pisa, Silvia Marchini, responsabile Incubatore Polo Tecnologico di Navacchio, Francesco Baldini, presidente Gruppo Giovani Unione Industriale Pisana, Alessio Cavicchi, delegato del rettore per la promozione della cultura imprenditoriale e dell’innovazione dell’Università di Pisa, Start For Future e Circle U.

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La giuria che ha selezionato le idee vincenti era composta da Giuseppe Anastasi (delegato del rettore dell’Università di Pisa per la transizione digitale), Andrea Di Benedetto (presidente Polo Navacchio S.p.A.), Francesco Oppedisano (presidente di CNA Pisa), Chiara Galletti (delegata del rettore dell’Università di Pisa per le relazioni industriali), Marcello Marzano (Chartered Accountant, Associate Partner at yourCFO, Business Advisor at Connectia, Innovation Manager Studio MM) e Patrizia Costia (Program Manager e responsabile Area Innovazione presso Fondazione ISI).

La giornata è stata per i partecipanti un’opportunità di mettersi alla prova, condividere idee ed esperienze in un ambiente stimolante, a stretto contatto con i driver dell’innovazione presenti sul territorio pisano. L'evento ha dimostrato ancora una volta l'importanza della collaborazione tra università, imprese e istituzioni per la promozione dell'innovazione e dello sviluppo imprenditoriale. “Ringrazio lo staff del Contamination Lab – Cristiana Barghini, Rachele Di Maio, Loredana Guarino e Paolo Cannata - che in questi due anni si è messo a disposizione per ripensare tutto il percorso di educazione all’imprenditorialità – commenta il professor Alessio Cavicchi - Dall’individuazione di sfide e bisogni vissuti dagli operatori del territorio, all’incremento del dialogo tra università e imprese, fino all’integrazione dei tradizionali programmi di formazione in progetti di portata internazionale come Start For Future e Circle U. È stato un percorso impegnativo per tutti, ma la chiara soddisfazione dei partecipanti è un riscontro  importante che ci incoraggia a portare avanti questo lavoro insieme alle imprese, alle associazioni e alle comunità locali”.

GINGERINO, un giroscopio laser ad anello (RLG, Ring Laser Gyroscope), installato sotto 1400 metri di roccia all’interno dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, ha segnato un nuovo record, dimostrando che la sua sensibilità è almeno un ordine di grandezza migliore di quanto previsto dai modelli di funzionamento di questi precisissimi strumenti. Il risultato, pubblicato il 2 luglio su Physical Reviews Letters, è determinante perché non solo segna una sensibilità limite per i giroscopi laser ad anello, ma fornisce anche la prova della validità del loro funzionamento per diverse applicazioni, da misure di precisione di fisica fondamentale e relatività generale, alla geofisica e geodesia.

“L’analisi dei dati di GINGERino da alcuni anni dava indicazione che la sensibilità era maggiore di quella prevista dai modelli teorici elaborati per questi oggetti, sostanzialmente basati sulle proprietà delle cavità ottiche, passive non attive. Abbiamo quindi fatto uno sforzo ulteriore, riuscendo a misurare direttamente, con un approccio originale, il limite superiore di GINGERino” spiega Angela Di Virgilio dell’INFN, responsabile internazionale della Collaborazione GINGER.

“Abbiamo installato un secondo fotodiodo di rivelazione, appena ci siamo resi conto che ci avrebbe permesso di fare la misura, e dimostrare così come la realtà ancora una volta ponga interrogativi importanti alla teoria”, aggiunge Enrico Maccioni, dell’Università di Pisa e associato all’INFN, coordinatore tecnico di GINGER.

“La presenza di meccanismi di correlazione di fase, anche molto piccoli, - spiega Alberto Porzio dell’università di Cassino e associato all’INFN, e membro della collaborazione GINGER - suggerisce che debbano essere considerate dinamiche più complesse, in un modello ottico-quantistico esteso”.

“Questi segnali sono non solo stimolanti per la fisica fondamentale, ma anche utili per capire meglio il mondo che ci circonda e per la scienza della Terra: per esempio, fornendo ai sismologi i segnali delle rotazioni causate dai terremoti,  attualmente si utilizzano solo traslazioni”, sottolinea Giorgio Carelli, dell’Università di Pisa e associato all’INFN, responsabile nazionale INFN di GINGER.

Come funziona. Un giroscopio laser ad anello è una cavità ottica risonante che, nel caso di GINGERino, è a forma di quadrato ed è definita da quattro specchi posizionati ai suoi vertici. La cavità è riempita da una miscela di gas elio-neon che viene eccitata da una scarica a radiofrequenza, generando così due fasci laser controrotanti. In assenza di rotazione, i due cammini ottici sono identici e i fotoni impiegano lo stesso tempo a chiudere l’anello. Ma ciò non è più vero se la cavità sta ruotando. In questo caso, i due fasci laser che si muovono in direzioni opposte avranno frequenze diverse tra loro, la cui differenza, rilevabile registrando il segnale interferometrico di sovrapposizione, è proporzionale alla velocità di rotazione. Questo fenomeno è noto come effetto Sagnac.

 

Gingerino

Una vista di GINGERino, Il giroscopio laser ad anello attivo all'interno dei Laboratori nazionali del Gran Sasso dell'INFN

GINGERino è quindi un interferometro molto particolare perché altamente simmetrico nella sua geometria, e grazie a questo fatto molti dei rumori tipici degli interferometri standard vengono fortemente attenuati, permettendo di misurare con precisione anche fenomeni descritti dalla relatività generale. Le differenze temporali, come detto, sono proporzionali alla rotazione della cavità stessa, ma differenze temporali potrebbero anche essere causate da variazioni delle leggi fondamentali della fisica. Questo è alla base dell’importanza per la fisica fondamentale dei sensori di rotazione basati sull’effetto Sagnac.

Inoltre, il segnale da misurare, a differenza dei più comuni interferometri, come quelli di Michelson o di Mach-Zender, non è una fase ma una frequenza. Questo rappresenta un ulteriore vantaggio, in quanto le misure di frequenza si basano sulle misure di tempo, che sappiamo eseguire con grande precisione. In pratica, questo significa che lo stesso strumento attaccato alla crosta terrestre può fornirci il segnale rotazionale dovuto a un terremoto, e quello piccolissimo delle precessioni dovute alla relatività generale, permettendo di ‘vedere’ la relatività in una stanza. E la sensibilità limite è il parametro che dice fino a che punto possiamo ‘ingrandire’ la realtà che ci circonda, e possibilmente investigare le deviazioni della natura rispetto alla teoria.

L’analisi dati. Nonostante i giroscopi laser ad anello siano potenzialmente in grado di individuare le perturbazioni relativistiche sulla propagazione dei segnali luminosi e di fornire uno strumento alternativo per il monitoraggio delle proprietà geodetiche e dei fenomeni geologici, come i terremoti, su scala globale e locale, il loro utilizzo è stato fino ad oggi limitato a causa della difficoltà che presenta l’analisi dei dati prodotti. Questa analisi deve, infatti, tener conto delle complesse dinamiche del laser che genera i due fasci controrotanti all’interno della cavità, e del rumore prodotto dall’azione di forze esterne. Da qui, la scelta da parte dei ricercatori e delle ricercatrici della collaborazione GINGER, che gestisce il prototipo GINGERino, di utilizzare un dimostratore tecnologico, GINGERino appunto, ancorato alla roccia nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso, al riparo dagli agenti atmosferici, al fine di studiare soluzioni per realizzare un futuro interferometro, GINGER, con una maggiore sensibilità, e di migliorare la capacità di discriminazione dei dati da esso acquisiti.

Riassumendo. Il risultato ottenuto dalla collaborazione GINGER grazie a GINGERino è importante per diverse ragioni:

Sensibilità limite: la sensibilità raggiunta, dell’ordine dei femto-radianti al secondo, rappresenta un nuovo record per la misura delle rotazioni con qualsiasi tecnologia. Questo livello di sensibilità consente di rilevare cambiamenti rotazionali estremamente piccoli, cruciali per una varietà di applicazioni scientifiche e tecnologiche.
Funzionamento dei giroscopi laser ad anello: il fatto che la sensibilità misurata superi le previsioni del modello attualmente usato per la stima delle performance di questi strumenti, modello che assume che i due fasci siano completamente indipendenti, indica che l'attuale comprensione delle limitazioni in sensibilità nei giroscopi Sagnac è incompleta.
Applicazioni: questa maggiore sensibilità apre numerose possibilità per l'uso dei giroscopi ad anello di grande dimensione in diversi campi:
Fisica Fondamentale: la misura delle rotazioni con questa sensibilità rende possibile la verifica sperimentale di alcuni principi fondamentali, come ad esempio l’invarianza di Lorentz.
Relatività Generale: GINGER pensato inizialmente per la misura dell’effetto Lense-Thirring si propone come apparato che, misurando con elevata precisione la rotazione terrestre, potrà fare test di validità di teorie estese della gravità, oltre che misurare, per la prima volta da terra, gli effetti dovuti al gravitomagnetismo legato alla rotazione terrestre.
Geofisica e geodesia: poter misurare, con elevato range dinamico e precisione, la rotazione locale della crosta terrestre, renderà i dati di GINGER utili anche per studi di sismologia rotazionale e per studi di geodesia.

L’esperimento GINGER, di cui GINGERino è il prototipo, è in costruzione ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’INFN grazie ad una collaborazione INFN e INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), e sarà parte del laboratorio sotterraneo geofisico UGGS (Underground Geophysics at Gran Sasso).

I dottorandi dell’Università di Pisa Lorenzo Pippi e Giulia Scimone si sono aggiudicati due dei quattro premi in palio al V Convegno annuale dell’Associazione Italiana Società Scientifiche Agrarie ‘AISSA#under40’. Il congresso si è svolto all’Università degli Studi di Firenze il 26-27 giugno scorsi e vi hanno partecipato oltre 250 giovani scienziati e scienziate.

Lorenzo e Giulia, 27 e 26 anni, fanno parte del gruppo di ricerca della Patologia vegetale del Dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali. Lorenzo ha ricevuto il “Premio Miglior Short Communication”, con una presentazione dal titolo “Quality and safety of baby leaf lettuce grown in floating system with different nitrogen and salt conditions can be assessed by hyperspectral data”, relativa a un lavoro condotto nell’ambito dello Spoke 9 (Nuove tecnologie e metodologie per la tracciabilità, la qualità, la sicurezza, misurazioni e certificazioni per valorizzare e tutelare la tipicità nelle filiere agroalimentari) del Centro Nazionale Agritech finanziato dal PNRR. Giulia ha vinto il “Premio Social”, istituito con l’obiettivo di valorizzare la divulgazione scientifica attraverso i social media, con un post Instagram contenente il motto “il futuro è nell’agrAria”!

Il Comitato scientifico, composto da esperti dei vari settori disciplinari, ha sottolineato la qualità e l’innovazione dei lavori prodotti, una conferma anche nelle nuove generazioni della tradizione di studi del Dipartimento di Scienze Agrarie dell’ateneo pisano dove 180 anni fa fu istituita la prima scuola di studi agrari al mondo.

 

 

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