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Numero 14
Dicembre 2005

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Le fabbriche del credere
di Andrea Camilleri

Biografia di Andrea Camilleri

Un sogno per fermare l'Aids in Africa
di Claudia Baldo, Irene Bertolucci,
Stefano Lusso, Giovanna Morelli, Francesco Sbrana

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L'Università di Pisa e la situazione italiana ed europea
di Luigi Russo

La percezione della tecnologia: il caso dell'energia nucleare
di Walter Ambrosini, Giuseppe Forasassi, Marino Mazzini, Francesco Oriolo, Giuseppe Pilonei

Ingegneria nucleare a Pisa
di Walter Ambrosini, Giuseppe Forasassi, Marino Mazzini, Francesco Oriolo, Giuseppe Pilonei

Energia nucleare e pace

Il nucleare è un problema politico

L’umanista e il bit
di Giuliana Guidotti

STmoderna.it
Intervista a Elena Guarini Fasano
di Barbara Grossi


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Energia nucleare e pace

gA parità di massa di combustibile, l’energia della fissione nucleare è due milioni di volte quella producibile dal petrolio. È questa enorme concentrazione che determina il grande vantaggio e il grande rischio dell’energia nucleare: la possibilità di godere di una millenaria riserva di energia coesiste con quella di cancellare in un attimo la civiltà umana. E sono stati l’orrore di Hiroshima e Nagasaki, l’incubo atomico durante la guerra fredda, che l’uomo ha conosciuto per primi; solo dopo sono arrivate le centrali nucleo-termoelettriche e queste, però, in abbondanza e sviluppo, specialmente nei Paesi che costruiscono bombe o sono pronti a farlo.
Le capacità tecnologiche per controllare i rilasci di radioattività incidentali e per immagazzinare e gestire a tempo indefinito i rifiuti nucleari ci sono già, per cui tutti i problemi collegati all’utilizzazione estesa dell’energia nucleare sarebbero risolvibili a costi finanziari e sociali accettabili, se il mondo riuscisse a mantenersi in una situazione di pace, non dico assoluta e totale, ma almeno decentemente stabile, in modo da garantire i popoli che la collaborazione e i controlli internazionali sono sufficienti a escludere l’impiego militare dell’energia nucleare. E quando si parla di pace, non si deve intendere solo quella fra stati, ma anche all’interno delle nazioni e delle comunità. D’altra parte, rifiutare l’uso pacifico dell’energia nucleare non esclude il pericolo che essa venga usata a scopo militare o terroristico; si potrebbero, invece, creare tensioni economiche e sociali sul mercato mondiale dell’energia che favoriscono l’innescarsi di guerre, violenze, ricatti, prepotenze.
Non esistono risorse energetiche di per sé sostenibili, infatti la “sostenibilità” è un processo continuo, commisurato alle esigenze variabili dei popoli; perché questi si sentano rassicurati, devono avvertire che scienza, tecnologia, poteri privati e pubblici non sono asserviti agli interessi di pochi, ma lavorano per il bene comune.
L’energia nucleare è “esigente”, richiede maturità e competenza, ma queste crescono solo se i popoli decidono di confrontarsi consapevolmente con le grandi sfide, progettare e costruire il proprio futuro. In caso contrario, subiranno le scelte che altri o le situazioni faranno per loro. Che il risparmio e il sole possano risolvere da soli la fame di energia che tra qualche decennio attanaglierà l’umanità è attualmente un sogno; oggi realisticamente sappiamo che non potremo fare a meno della tecnologia nucleare. Dovremo sicuramente migliorarla, ma il punto vero da risolvere è che dovremo migliorare noi stessi, per usarla bene! Sarebbe sbagliato lanciarsi subito in una utilizzazione troppo rapida e massiccia del nucleare, senza prima aver acquisito una “coscienza energetica” attraverso il risparmio e lo sviluppo delle energie rinnovabili, così come sarebbe sbagliato rimandare ancora il momento in cui riprendere il cammino nucleare, studiando, ricercando, costruendo e provando nuovi impianti prototipo con tecnologie più avanzate, efficienti e sicure, in modo da essere pronti all’uso dell’energia nucleare nel momento in cui sarà indispensabile, quando il mercato dei combustibili fossili e le condizioni climatiche del pianeta diverranno veramente critici e avremo sperimentato i limiti delle fonti rinnovabili.

Fabio Fineschi
docente di Energia e sviluppo sostenibile
f.fineschi@ing.unipi.it



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