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Numero 13
Settembre 2005


Articoli


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Editoriale
Nei mesi scorsi l’Università di Pisa, attraverso il corso di laurea in Scienze per la pace, in collaborazione con il dipartimento di Diritto pubblico, ha istituito il primo corso seminariale di Cultura costituzionale, cui hanno dato il loro contributo vari colleghi dell’Ateneo e gli ospiti intervenuti agli incontri.
Una iniziativa che si segnala sia per gli aspetti culturali sia per quelli didattici. Quanto ai primi, essi risultano in parte già impliciti nel riferimento alla costituzione, che rappresenta, com’è noto, il testo fondante di un ordinamento, e insieme la tavola dei valori condivisi da un popolo. Ciò che vale a maggior ragione per la nostra, frutto di un “compromesso” alto raggiunto in Assemblea costituente nel 1947, e che ha saputo far da cornice e indirizzare gli sviluppi degli ormai quasi sei decenni trascorsi dalla fine del secondo conflitto mondiale e dall’inizio dell’esperienza repubblicana. Si aggiunga che l’attenta articolazione degli incontri e la partecipazione di illustri “testimoni” hanno consentito di evidenziare gli aspetti fondamentali del testo costituzionale insieme agli snodi più significativi e talora problematici di esso, anche alla luce della sua progressiva attuazione e delle prassi via via sviluppatesi nei vari ambiti.
Con riguardo agli aspetti didattici, invece, è noto come la riforma degli ordinamenti abbia previsto la possibilità per gli studenti di scegliere liberamente come impiegare una parte dei crediti necessari per conseguire i vari titoli di studio. Ebbene, il seminario ha offerto loro l’opportunità (in maniera particolare a chi non è iscritto a corsi di diritto o comunque a quanti non sono chiamati ad affrontare, nel proprio percorso di studio, insegnamenti, ancorché istituzionali, di ambito pubblicistico o costituzionalistico) di maturare l’acquisizione di un credito mediante la partecipazione ai vari incontri.
Già questo evidenzia la “trasversalità” dell’iniziativa e la sua apertura ad una platea apparentemente disomogenea, ma in realtà accomunata dal desiderio di conoscere un po’ più da vicino il nostro documento fondativo e i principi in esso contenuti (spesso ricordati - non sempre a proposito - ma poco letti e, talora, ancor meno compresi). Nella stessa direzione va l’abbinamento, alla lezione dei docenti, dell’intervento programmato di eminenti personalità e soprattutto l’allargamento della possibilità di partecipare all’intera cittadinanza, nello spirito, direi, di una sorta di “servizio civico”, al quale vari soggetti sarebbero in vero tenuti, a partire dalle istituzioni scolastiche, ma che spesso, è risaputo, non ha trovato adeguata concretizzazione.
Per queste ragioni, e sulla scia di quell’esperienza, la redazione di Athenet ha voluto dedicare questo numero al tema della costituzione, o per meglio dire delle costituzioni, osservando il processo di riforma che coinvolge la nostra Carta fondamentale da ormai quasi due decenni, ma gettando lo sguardo anche all’altro grande processo “costituente” che si va compiendo, e dunque al Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa, proprio in questi mesi oggetto di ben note e travagliate vicende legate alla sua ratifica nei vari stati membri.
Sul piano nazionale, in particolare, si è assistito al susseguirsi di una serie di tentativi - taluni riusciti, altri falliti, altri ancora in corso - di modificare, e in qualche caso, di riscrivere istituti o addirittura intere parti della Costituzione. Al di là delle valutazioni di merito, ciò che può osservarsi è che la lunga stagione delle riforme e i ripetuti tentativi di modifica della Carta sembrano essere andati ben al di là della necessaria opera di “manutenzione”, nel senso di un aggiornamento del testo alle nuove esigenze, anche per garantirne la perdurante validità e vitalità, producendo, invece, un effetto di scadimento del valore della Costituzione, che in definitiva non pare di giovamento per alcuno, e che, rimarcando l’instabilità e la precarietà del testo, finisce per indebolire la portata giuridica e la stessa carica evocativa delle sue parole, compromettendone forza e significato.
Sul versante europeo, invece, sono soprattutto le recenti battute d’arresto (referendum francese ed olandese in particolare) che inducono ad approfondire la riflessione sui valori e sulle tradizioni costituzionali comuni, così come sulla spesso evocata esistenza di un deficit di legittimazione democratica dell’Unione, sulla sua eccessiva burocratizzazione, oltre che sulle conseguenze del processo di progressivo allargamento della partecipazione a nuovi stati membri. Senza, dunque, pretesa di esaurirle, e pur nella consapevolezza della loro complessità, gli interventi raccolti mirano a dar conto degli sviluppi più recenti di queste tematiche, anche attraverso valutazioni provenienti da sensibilità ed esperienze differenti.

Saulle Panizza
prorettore per l’Organizzazione


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