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Numero 14
Dicembre 2005

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di Andrea Camilleri

Biografia di Andrea Camilleri

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L'Università di Pisa e la situazione italiana ed europea
di Luigi Russo

La percezione della tecnologia: il caso dell'energia nucleare
di Walter Ambrosini, Giuseppe Forasassi, Marino Mazzini, Francesco Oriolo, Giuseppe Pilonei

Ingegneria nucleare a Pisa
di Walter Ambrosini, Giuseppe Forasassi, Marino Mazzini, Francesco Oriolo, Giuseppe Pilonei

Energia nucleare e pace

Il nucleare è un problema politico

L’umanista e il bit
di Giuliana Guidotti

STmoderna.it
Intervista a Elena Guarini Fasano
di Barbara Grossi


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La percezione della tecnologia: il caso dell’energia nucleare

Nel nostro Paese, lo sviluppo delle applicazioni pacifiche dell’energia nucleare è stato avversato da un’opinione pubblica sostanzialmente preoccupata dei possibili rischi ad essa legati. Sebbene si possa pensare che una tale opposizione sia strettamente legata a caratteristiche proprie della tecnologia nucleare, negli ultimi anni appare invece evidente come simili atteggiamenti si presentino sistematicamente anche nei confronti di molte altre problematiche tecnico-scientifiche.

immagineCiò mette in luce quanto critico sia il problema della percezione che l’opinione pubblica ha del ruolo della tecnologia nella vita quotidiana e di quanto ampio sia il divario tra il progresso scientifico e la capacità di comprensione dei suoi costi e benefici da parte della gente.
Percezione del ruolo della tecnologia nella società industrializzata
L’elevato tenore di vita di cui oggi godono gli abitanti dei Paesi industrializzati è stato raggiunto anche grazie all’innovazione tecnologica e al progresso delle scienze verificatosi nel secolo scorso. Ciononostante, in vaste fasce della popolazione esiste una generale mancanza di consapevolezza della stretta correlazione tra benessere e sviluppo tecnico-scientifico. Al contrario, vi è invece la tendenza a sottolineare gli inevitabili aspetti negativi legati alle innovazioni tecnologiche, dimenticandone i molteplici aspetti positivi.
Evidentemente, il modo di percepire il ruolo del progresso scientifico nella vita quotidiana è viziato da una sorta di disillusione nei confronti della tecnologia che, pur garantendo una vita meno condizionata dalle secolari piaghe che affliggevano la civiltà contadina (fame, malattie, mortalità infantile, ignoranza e così via), ha inaspettatamente manifestato anche alcuni lati oscuri (degrado e inquinamento delle città, stress e altro).
Ormai si è disposti soltanto ad accettare i vantaggi provenienti dalla tecnologia, dati per acquisiti, rifiutando di pagare per essi la benché minima contropartita. Così, pur essendo assidui utenti della telefonia mobile, si protesta contro l’installazione di nuove antenne; pur possedendo fuoristrada insaziabili di carburante, si considera con sospetto ogni forma di inquinamento prodotto da attività di utilità comune; pur installando ovunque condizionatori, ci si lamenta del traliccio dell’alta tensione che soddisfa ai sempre più voraci bisogni energetici.
Ma non è solo l’uomo della strada a vivere il suo rapporto con la tecnologia in modo irrazionale e fondamentalmente contraddittorio. Talora, anche gruppi di opinione che fanno uso sapiente dei mass media si pronunciano in modo da confermare questo vago sentimento di ostilità nei confronti della tecnologia, teorizzando una natura madre turbata dall’intervento dell’uomo. Questa teoria banalizzante che ipotizza una natura di per sé buona e che le attività antropiche non possono che peggiorare, cozza con la millenaria consapevolezza dell’uomo di dover lottare duramente per garantirsi la sopravvivenza e migliorare le proprie condizioni di vita.
Il caso dell’energia nucleare
L’energia nucleare da fissione rappresenta oggi l’unica fonte energetica in grado di assicurare un approvvigionamento continuo, economico ed eco-compatibile per il futuro. I 440 e più reattori di potenza attualmente in funzione, la cui vita utile sta venendo prolungata oltre le iniziali aspettative sulla base dei dati relativi al loro buon funzionamento, sono la dimostrazione chiara di una tecnologia matura, solida ed affidabile.
Infatti, a fronte dell’attuale produzione per via nucleare di circa il 17% dell’energia elettrica mondiale (il 35% in Europa), gli incidenti potenzialmente gravi avvenuti negli impianti nucleari in cinquant’anni di impieghi pacifici si contano sulle dita di una mano. Le loro conseguenze, è bene chiarirlo, sono state del tutto trascurabili o comunque ben inferiori a quelle causate da molti altri eventi industriali. Il più grave incidente nucleare, quello di Chernobyl, è stato un caso limite di cattiva gestione di procedure operative, che, a buona ragione, si ritiene non verificabile nei reattori occidentali.
Con queste considerazioni non si vuole sostenere che la tecnologia nucleare sia esente da rischi, dato che nulla ha rischio nullo, ma si vuole affermare che i pericoli in essa coinvolti sono paragonabili a quelli delle altre tecnologie e possono essere considerati ampiamente accettabili a fronte dei molteplici benefici che ne derivano.
Sostenibilità ambientale e costi dell’energia nucleare
Secondo previsioni dell’Agenzia Interna-zionale per l’Energia dell’OCSE, i consumi energetici e le emissioni di gas serra nell’atmosfera da parte dei Paesi in via di sviluppo supereranno nel 2020 quelle dei Paesi industrializzati, inficiando i risultati dell’applicazione integrale del protocollo di Kyoto. L’effetto serra dovrà quindi essere affrontato con misure decise e tempestive e l’energia nucleare appare oggi l’unica fonte in grado di produrre energia elettrica e garantire al contempo uno sviluppo sostenibile.
La sostenibilità dell’energia nucleare investe, fra l’altro, l’efficace utilizzo del combustibile, la gestione sicura delle scorie radioattive e la resistenza alla proliferazione delle armi atomiche. Questi problemi, mai trascurati dalla tecnologia nucleare, trovano nuove risposte anche nello sviluppo dei reattori di nuova generazione (“Generation IV”). Nella progettazione di questi reattori, oltre a tenere conto degli obiettivi di sicurezza, affidabilità e competitività economica, viene infatti maggiormente sottolineato il problema della sostenibilità ambientale.
Lo sviluppo sostenibile richiede la disponibilità di combustibile nucleare per un lungo periodo, risultato ottenibile, ad esempio, mediante l’impiego di sistemi che permettano alta efficienza nell’utilizzazione delle risorse di uranio e di torio. L’uso di elementi di combustibile di tipo avanzato porterà inoltre ad una riduzione dei costi di esercizio e del volume delle scorie radioattive prodotte.
Un impianto nucleare da 1000 MWe, in assenza di riprocessamento, produce in un anno una quantità di scorie radioattive pari a circa 500 t a bassa attività, 200 t a media attività e solo 25 t ad alta attività, quantità trascurabili rispetto alle enormi masse di gas serra prodotte dagli impianti fossili a parità di produzione di energia. Le scorie a bassa e media attività vengono dapprima trasformate in forme chimicamente stabili, ridotte di volume (di un fattore 30÷70) mediante compattazione, cementificazione o vetrificazione e successivamente depositate in formazioni geologiche costituite da matrici ad altissima stabilità (si veda, ad esempio, il deposito svedese di Forsmark, operativo da circa un ventennio). La trasmutazione delle scorie ad alta attività in rifiuti a media attività mediante il bruciamento in reattori autofertilizzanti o in appositi trasmutatori rappresenta un’opzione attraente per l’ulteriore riduzione di queste già limitate quantità di rifiuti. In definitiva si può affermare che il problema delle scorie radioattive non è affatto di natura tecnologica, ma politica e sociale: è indispensabile che l’opinione pubblica comprenda che un deposito di scorie radioattive non è una discarica nucleare, bensì un impianto tecnologicamente all’avanguardia.
In merito alla non proliferazione degli armamenti nucleari è necessario ricordare che il plutonio contenuto nel combustibile esaurito delle centrali di potenza non è facilmente utilizzabile per scopi militari, ma richiede complessi e costosi impianti di riprocessamento e separazione isotopica, accessibili solo alle grandi potenze.
Per quanto attiene al costo dell’energia elettrica (e.e.) da fonte nucleare, studi recenti svolti dal Dipartimento dell’Energia statunitense e dalla Comunità Europea dimostrano la sua assoluta competitività con quello da fonti fossili, anche senza tener conto dei probabili ulteriori aumenti dei costi e delle “esternalità” ambientali di queste ultime, che, se considerati, renderebbero il confronto largamente a favore del nucleare.
Secondo l’Osservatorio Europeo del Prezzo dell’e.e. (EEPO) nel 2001 in Francia (77% dell’e.e. da fonte nucleare) tale prezzo per gli utenti industriali è stato pari a 40,3 €/MWh, mentre in Italia (79% dell’e.e. da fonti fossili) è stato di 83,9 €/MWh.
Come è noto, nel 2002 il Parlamento finlandese ha approvato la costruzione di una centrale nucleare di tipo EPR da 1600 MWe che dovrà entrare in funzione nel sito di Oikiluoto nel 2009, con un costo previsto di 3 miliardi di euro. È interessante osservare che fra le ragioni più importanti della scelta (politica ed economica) finlandese sono stati indicati, oltre alla necessità del rispetto del Protocollo di Kyoto (sottoscritto dalla Finlandia come dall’Italia) e alla riduzione della dipendenza dall’importazione di energia elettrica (6% per la Finlandia, 15% per l’Italia), la sicurezza, la stabilità e la prevedibilità dei costi di produzione di e.e. da fonte nucleare.
I costi di produzione in €/MWh, tenendo conto delle citate “esternalità” come pure dei rifiuti nucleari (stoccaggio in un deposito esistente), con tasso di sconto reale del 5% ed “emission trade” di 20 €/t di CO2, per una produzione sulla base di 8000 h/anno, sono i seguenti (fonte World Energy Council): Nucleare (EPR): 24; Carbone: 49; Ciclo Combinato: 38; Legno: 47; Eolico (2200h/anno): 50.
Quanto sopra a fronte di un prezzo medio di mercato del Nord Pool pari a 35,3 €/MWh.
Considerazioni conclusive
Non è questa la sede adatta per prolungare oltremodo la discussione circa i rischi e i benefici dell’energia nucleare. La quantità di materiale disponibile sull’argomento è tale che chi lo voglia approfondire seriamente non ha che l’imbarazzo della scelta.
Sembra invece più opportuno riflettere sulla necessità di stimolare nell’opinione pubblica una più consapevole e serena valutazione del rapporto con le tecnologie oggi disponibili, mettendo in evidenza i legami, spesso non immediatamente riconosciuti, tra il loro uso e il tenore di vita. A questo proposito, è inevitabile chiamare in causa le agenzie educative, deputate a fornire conoscenze di base adeguate e non ideologiche, e i mass media, invitate a proporre una informazione realistica e non necessariamente allarmistica sulle problematiche tecnico-scientifiche.
In ogni caso, non è più possibile rimandare a lungo la soluzione di questo problema se non si vuole rischiare di veder approfondirsi il solco tra la tecnologia e la capacità di ognuno di prendere posizione in modo consapevole sulle potenzialità e i rischi ad essa associati.

Walter Ambrosini, Giuseppe Forasassi, Marino Mazzini, Francesco Oriolo, Giuseppe Pilone

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