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cherubini 2015Si è svolta venerdì 24 aprile, dalle ore 11 nell'Aula Magna del Polo Fibonacci, la cerimonia di conferimento dell'Ordine del Cherubino e di nomina dei Professori Emeriti. L'incontro è stato aperto dalla proiezione del nuovo video di presentazione dell'Ateneo, cui è seguito il saluto del rettore Massimo Augello, in cui, come da tradizione, è stata sviluppata una sintetica riflessione sullo stato dell'Università di Pisa e del sistema universitario italiano.

Guarda la galleria di foto della cerimonia.

Leggi il saluto introduttivo del rettore.

La cerimonia è proseguita con il saluto ai quattro nuovi Professori Emeriti e il conferimento dell'Ordine del Cherubino a dieci illustri docenti dell'Ateneo.
L'Ordine del Cherubino, unica onorificenza concessa dall'Università di Pisa, è assegnato ai docenti che hanno contribuito ad accrescere il prestigio dell'Ateneo per i loro particolari meriti scientifici e culturali o per il loro contributo alla vita e al funzionamento dell'Ateneo.

Professori emeriti

Quest'anno i professori insigniti dell'Ordine del Cherubino sono, in ordine di anzianità di chiamata, Francesco Pegoraro, del dipartimento di Fisica; Pierpaolo Degano, del dipartimento di Informatica; Mirko Tavoni, del dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica; Romano Giglioli, del dipartimento di Ingegneria dell'Energia, dei Sistemi, del Territorio e delleCostruzioni; Giacomo Lorenzini, del dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali; Giuseppe Petralia, del dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere; Giancarlo Galli, del dipartimento di Chimica e Chimica Industriale; Marco Enrico Luigi Guidi, del dipartimento di Economia e Management; Gino Fornaciari, del dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia; Sandra Vitolo, del dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale.

La nomina a Professore Emerito mira a dare rilievo pubblico a questa figura, caratterizzata innanzitutto per aver svolto in modo esemplare i propri compiti istituzionali, e subito dopo, per la riconosciuta eccellenza del curriculum scientifico, la rilevante responsabilità e il prestigio internazionale dei ruoli ricoperti. I docenti che sono stati nominati Professore Emerito sono Umberto Breccia, Paolo Corsini, Marcello Giorgi e Cesare Letta.

studenti cinesi webUn accordo quadro con l'Università di Pechino per lo scambio di studenti e contatti con la Chongqing University per collaborazioni future: è rientrata da pochi giorni a Pisa la delegazione dell'Ateneo che ha preso parte al China International Education Exhibition Tour (CIEET), la più grande fiera cinese dedicata all'istruzione superiore ospitata a Pechino, in cui ogni anno si danno appuntamento i rappresentanti delle più importanti università del mondo. Arrivato alla diciannovesima edizione, il CIEET ha ospitato in questi anni più di 1300 istituzioni provenienti da 30 paesi e oggi ha il supporto di ambasciate straniere, enti governativi e media internazionali.

firma pechinoLa delegazione dell'Università di Pisa, composta dal prorettore per l'internazionalizzazione Alessandra Guidi e da Paola Cappellini, dell'Ufficio Internazionale, ha partecipato a Pechino a una cerimonia ufficiale in cui è stato firmato un memorandum of agreement con la Beijing Foreign Studies University, rappresentata dal rettore Peng Long. L'Ateneo pechinese è una delle migliori università della Cina e ha un dipartimento per l'insegnamento della lingua italiana con cui saranno attivati scambi di studenti.

Inoltre la delegazione pisana ha avuto diversi incontri con la Chongqing University – in particolare con il loro rettore Zhou Xuhong e con il professor Li Jing – per un accordo di collaborazione che prevede l'erogazione di borse di studio comprensive di vitto e alloggio per gli studenti pisani interessati a trascorrere un periodo di studio nella loro università.

A Chongqinq la delegazione dell'Ateneo ha inoltre incontrato il Console Generale d'Italia Sergio Maffettone e ha preso parte al board meeting annuale dell'Istituto Confucio di Pisa per il "Development Plan" insieme ai rappresentati della Scuola Superiore Sant'Anna, al professor Meng Weidong, vice rettore della Chongqing University, alla professoressa Wu Xueyan, direttrice dell'Istituto Confucio di Pisa e ai professori Li Hua, Zhao Chengping, Ran Maosheng e Li Jing.

beijing delegazione

Si è spento ala soglia dei cento anni Elio Toaff, l'ex rabbino capo che per molti decenni ha rappresentato la massima autorità spirituale e morale ebraica in Italia. Nato a Livorno nel 1915, Toaff si è laureato alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Pisa nel 1938, discutendo con il professor Lorenzo Mossa una tesi sul conflitto legislativo in Palestina fra la legislazione ottomana, quella inglese e quella ebraica. Nel 2006 Elio Toaff è stato insignito del "Campano d'Oro" dall'Associazione dei Laureati dell'Ateneo Pisano, alla presenza del suo grande amico ed ex presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.
Proponiamo di seguito il testo del discorso tenuto da Elio Toaff in occasione del conferimento del "Campano d'Oro", in cui l'ex rabbino capo ha ripercorso i suoi anni universitari, raccontando il coraggio del professor  Mossa, che accettò di assegnargli la tesi di laurea malgrado le discriminazioni delle leggi razziali, che pur avevano dissuaso tanti suoi colleghi a fare altrettanto.

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toaff1Sono veramente molto commosso per la manifestazione di stima e di affetto che avete voluto concedermi. Io non so come potrei contraccambiare questo sentimento che voi oggi mi fate sentire così caldo e così pieno di stima e allora vi dirò che, entrando nell'Università in cui ho passato momenti felici e anche momenti dolorosi, ho rivissuto l'atmosfera indefinibile che nell'Università di Pisa si sente, che è ancora qualche cosa di vivo, qualche cosa che mi sorprende per la profondità del sentimento.

Quando sono entrato in questo luogo, dico la verità, non avevo provato niente che mi attirasse, che risvegliasse qualche cosa nel mio intimo, che veramente mi facesse sentire a casa mia. Ho sbagliato: perché poco dopo mi sono sentito a casa mia, ho sentito veramente, attraverso le vostre espressioni e l'applauso che mi avete tributato, che c'è qualche cosa che ci lega, come il ricordo del professor Lorenzo Mossa, a cui debbo molto.

Nel 1938 nessuno voleva assegnarmi la tesi di laurea e quindi non avrei potuto laurearmi. Allora il professor Mossa mi invitò a casa sua e mi chiese: "Lei ha abbastanza coraggio?". Risposi: "Penso di sì". Allora Mossa propose: "Guardi, potrebbe fare una tesi sul conflitto legislativo in Palestina fra la legislazione ottomana, quella inglese e quella ebraica". Io accettai e così feci la mia tesi di laurea. Alla discussione, con Mossa, c'erano un altro professore di cui non ricordo il nome e il presidente della commissione Cesarini Sforza. Mossa mi presentò dicendo che avrei parlato di un paese che si stava avviando ad avere un destino felice e continuò su questo tono. A un certo punto, Cesarini Sforza si tolse la toga, la gettò sul tavolo e se ne andò. Io guardai stupito Mossa, non sapendo come si potesse procedere, e lui reagì a quello sguardo dicendo: "Vabbé, si farà in due, è lo stesso". Così continuammo la discussione della tesi di laurea e alla fine lui mi propose: "G - uardi 110 non glielo posso dare, si accontenta di 105?". "Anche troppo", replicai io. E lui: "Allora le darò 103!". Accettai felice.

Questi sono ricordi che non si possono cancellare e che si conservano per tutta la vita, finendo per far parte della stessa personalità di un individuo. Per questo debbo riconoscere che entrando in questa Università - ma non in quest'Aula dove non ero mai stato perché mi tenevano fuori - ho sentito risvegliare qualcosa in me, cioè il ricordo di quegli insegnanti che, al di là di ogni pregiudizio razziale, mi avevano trattato come tutti gli altri allievi.

Una volta, quando andavo dal professor Mossa, gli raccontai quello che mi era capitato durante il viaggio che facevo da Livorno per venire all'Università a Pisa. Alcuni giovani fascisti mi avevano fermato, mi avevano fatto distendere in uno scompartimento, mi avevano spogliato e avevano scritto delle frasi ingiuriose sulla mia pancia. Gli mostrai le scritte e lui ribattè: "Non lo cancelli! Si faccia fotografare, perché questo oltraggio deve rimanere per dimostrare fino a che punto si può arrivare con la politica". Era questa la politica che il fascismo insegnava ai giovani e questo il modo con cui essi dovevano comportarsi con gli ebrei. Bene, io possiedo ancora quella fotografia, perché mi sono sempre detto che non avrei mai dovuto dimenticare.

In questo mio breve ricordo, posso però aggiungere un episodio di segno opposto, legato al custode della Sapienza. Un giorno mi vide entrare e poco dopo mi affrontò chiedendomi di seguirlo. "Venga con me e non faccia discorsi", disse con tono perentorio. Mi portò in uno stanzino, mi chiuse all'interno con le chiavi e mi disse: "Le spiegherò". Solo dopo un'ora il custode si decise finalmente a riaprire. "Non mi ringrazia nemmeno?", chiese. Veramente io non vedevo alcuna ragione per ringraziarlo di avermi rinchiuso in uno sgabuzzino. Ma lui si spiegò: "lo sa perché l'ho rinchiusa? C'erano quattro fascisti che erano venuti a prenderla".

Fu una dimostrazione di fratellanza che non mi sarei aspettato e debbo dire che nel dopoguerra ho avuto modo di sdebitarmi con lui. Il custode era ormai anziano, aveva lasciato il posto di lavoro e se la passava male, così cercai di fare in modo che se la passasse un po' meglio.

In conclusione voglio ringraziarvi per avermi dato la possibilità di ricordare pezzi della mia vita qui con voi, in modo semplice e immediato, senza fare un discorso con la "d" maiuscola. Ho solo voluto parlare come uso fare di solito, senza salire in cattedra, cercando di arrivare con quelle espressioni che, uscendo dal cuore, entrano nel cuore.

Elio Toaff

Foto conferenza connessione scuoleÈ stato sottoscritto a Palazzo Gambacorti il Protocollo d'intesa tra Comune, Provincia e Università di Pisa che, attraverso la condivisione delle risorse e delle competenze dei tre enti, mira a offrire alle scuole la possibilità di collegarsi alla rete GARR, la rete della ricerca nazionale, usufruendo di collegamenti veloci a internet e dei relativi servizi. A tal fine, Comune, Provincia ed Università condivideranno le proprie reti in fibra ottica in modo sinergico ed integrato.
L'accordo è stato presentato dal sindaco e presidente della Provincia, Marco Filippeschi, dal presidente del Sistema informatico dipartimentale di Ateneo, Riccardo Cambini, e dall'assessora alle Politiche socioeducative e scolastiche del Comune, Marilù Chiofalo.
In realtà, la firma ufficiale del Protocollo giunge a conclusione di un iter che aveva visto negli scorsi mesi la ratifica del documento da parte degli organi di governo dei tre enti. Attraverso la creazione di un gruppo misto di lavoro, di cui fanno parte Franco Chesi per il Comune, Paolo Caturegli e Paolo De Rosa per l'Ateneo, il progetto ha anche raggiunto i primi, significativi risultati. Sono infatti sei gli istituti scolastici in via di collegamento alla rete GARR: il Liceo Dini, il Liceo Galilei, l'Istituto Pacinotti e la succursale scuola media Fucini di via Benedetto Croce sono stati connessi attraverso la fibra ottica di proprietà dell'Ateneo e in parte della Provincia; il Liceo Buonarroti e l'Istituto Santoni di Cisanello sono stati connessi con tecnologia FTTS di Fastweb e tramite la fibra dell'Ateneo. Per altri plessi scolastici sono state avviate le procedure per l'effettuazione dei lavori o sono stati predisposti dei progetti di fattibilità.
Il progetto utilizza le infrastrutture telematiche realizzate negli anni dalle tre istituzioni: l'infrastruttura di cablaggio e il wireless per la connessione in vaste zone della città da parte del Comune, il supporto tecnico e amministrativo per le reti immateriali alle scuole superiori da parte della Provincia e la rete in fibra ottica che si estende in città per 300 chilometri di cui è proprietaria l'Università. Esso ha come elemento qualificante la collaborazione della rete GARR, che ha chiesto all'Università di Pisa di operare per suo conto al fine di collegare le scuole alla sua rete. Questo permette di realizzare una connessione molto più veloce e potente di quelle offerte dagli operatori oggi sul mercato, garantendo degli standard di prestazioni e servizi qualitativamente molto alti e creando le premesse per sfruttare al meglio le potenzialità messe a disposizione in futuro dall'evoluzione tecnologica.

logo Serra

"Si tratta della prima, storica, messa a sistema delle infrastrutture tecniche di Comune, Provincia e Università, per realizzare la Città Digitale – ha sottolineato il sindaco Filippeschi – utilizzando le infrastrutture telematiche delle tre istituzioni è possibile connettere alla banda larga tutte le scuole pisane, di ogni ordine e grado, creando un sistema unico di interscambio tra rete in fibra ottica, wireless e altro cablaggio. Un vero passo avanti verso gli obiettivi dell'Agenda Digitale".

"Con l'accordo che abbiamo siglato oggi - ha detto il professor Cambini - realizziamo una collaborazione strutturale tra i principali enti del territorio per offrire servizi tecnologici e di avanguardia alle scuole pisane, che rappresentano per la nostra Università un interlocutore privilegiato a cui vogliamo rivolgere sempre maggiore attenzione. Desidero ringraziare pubblicamente Paolo Caturegli e Paolo De Rosa che, per conto dell'Ateneo, stanno sviluppando con competenza e massimo impegno i progetti in questo settore. Un ringraziamento doveroso va infine al GARR, che ha delegato l'Università a operare per consentire il collegamento delle scuole pisane alla rete della ricerca italiana".

"La connettività a banda larga delle scuole è una delle infrastrutture del nostro più complessivo piano per l'innovazione di processo di apprendimento/insegnamento – ha concluso l'assessora Chiofalo - il progetto include anche: un luogo di ricerca didattica e formazione dal nido alle superiori, e la previsione di un cloud per le scuole puntando poi sull'idea del 'bring your own device'. È grazie alla presenza di questa piano, progettato in rete con le scuole tutte sin dall'inizio, che siamo riusciti ad aggiudicarci quasi 60.000 euro di finanziamenti, il massimo a cui potevamo accedere, dal bando MIUR per la connettività e che sono in corso di impiego per la connettività interno, con gli Istituti Superiori che si sono tirati dietro i Comprensivi".

Nespoli webSarà l'astronauta Paolo Nespoli l'ospite d'onore dell'iniziativa "Spazio ai giovani!", la mattinata organizzata dagli studenti del PHOS Team per presentare al pubblico i risultati del loro primo anno di attività. L'appuntamento è giovedì 16 aprile nell'Aula Magna del Polo Carmignani a partire dalle 8.45, con l'intervento di Paolo Nespoli previsto per le ore 11.30.

I ragazzi, appena tornati dalla base spaziale di Kiruna in Svezia, ripercorreranno le tappe del loro esperimento scientifico appena lanciato in orbita, dalla selezione da parte dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA), alla costruzione del "termosifone spaziale", un tubo di calore altamente economico e performante che potrà avere in futuro numerose applicazioni in ambito spaziale.

PHOS 2La mattinata si aprirà alle 9.00 con la presentazione del PHOS Project, a cui seguirà un dibattito con i rappresentanti di alcune aziende intervenute a sostegno del progetto. Gli interventi saranno moderati dal giornalista scientifico Giorgio Di Bernardo. Dopo una breve pausa, alle 11 sarà la volta di Piero Galeone dell'ESA, che illustrerà brevemente le attività offerte dall'Agenzia Spaziale Europea, e a seguire l'astronauta Paolo Nespoli porterà la sua testimonianza e i suoi racconti dallo spazio. A portare il saluto dell'Ateneo ci sarà la professoressa Rosalba Tognetti, prorettore agli Studenti.

 

  

 

goruppiL'Università di Pisa piange la morte dela professoressa Tiziana Goruppi, docente di Letteratura francese e delegata del rettore per l'Orientamento in entrata. Nata a Trieste nell'ottobre del 1947, la professoressa Goruppi ha ricoperto per molti anni la cattedra di Letteratura francese all'Università di Pisa. Specialista delle letteratura francese dell'Ottocento, ha curato numerose traduzioni e studiato in particolare l'opera narrativa di Remy de Goumont, Alexandre Dumas e Guy de Maupassant. Negli ultimi anni, la professoressa si era impegnata come delegata del rettore per l'Orientamento in entrata.

"Con la scomparsa della professoressa Tiziana Goruppi – ha detto il rettore Massimo Augello - perdo una cara amica, che in questi anni ha condiviso l'esperienza di governo dell'Ateneo, impegnandosi a fondo, con generosità e passione, in qualità di mia delegata per l'Orientamento rivolto agli studenti degli ultimi anni delle scuole superiori. La professoressa Goruppi è stata un'apprezzata docente di Letteratura francese, una traduttrice raffinata e sensibile e un'ottima studiosa che, in particolare, ha approfondito il rapporto fra letteratura e immaginario nella produzione francese dell'Ottocento. Condivido questo momento di profondo dolore con il direttore del dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica, professor Mauro Tulli, e insieme a lui desidero rivolgere un pensiero particolare al caro amico e collega, Guido Paduano, marito della professoressa".

Nela foto la professoressa Goruppi (terza da sinistra) durante un'iniziativa dell'Ateneo.

Defibrillatori al rettoratoSono stati consegnati direttamente al rettore Massimo Augello i due nuovi defibrillatori che saranno installati a Palazzo alla Giornata, sede del rettorato, e a Palazzo Vitelli, sede dell'amministrazione centrale. Le macchine sono state donate all'Università di Pisa dai familiari di Alice Bernardi, la giovane scomparsa nel luglio del 2014 in un incidente stradale, e dall'oreficeria "Casa Capone". La consegna è stata effettuata dal dottor Maurizio Cecchini, presidente della "CecchiniCuore onlus" e ideatore della campagna di diffusione dei defibrillatori nella provincia di Pisa.

Nel ringraziare il dottor Cecchini, i familiari di Alice Bernardi e i proprietari dell'oreficeria "Casa Capone", il rettore ha ricordato che fu lui stesso, nel 2008 in qualità di preside di Economia e commercio, a voler dotare la facoltà di un defibrillatore, il primo installato in una università italiana.

Defibrillatori in rettorato"Dopo l'esempio di Economia - ha concluso il professor Augello - i DAE si sono diffusi all'interno del nostro Ateneo e diverse macchine sono oggi presenti al Polo Fibonacci, a Ingegneria, a Chimica e a Veterinaria. Sicuramente vogliamo continuare su questa strada, incentivando la cultura della sicurezza sul posto di lavoro".

Il dottor Cecchini, che dal dicembre 2007 ha personalmente installato oltre 250 defibrillatori automatici pubblici nella provincia di Pisa e tenuto corsi gratuiti formando più di 5.000 first responders, ha sottolineato l'importanza di questi strumenti. "In assenza dell'attività di defibrillatori - ha detto - la percentuale di sopravvivenza a un attacco cardiaco è di circa l'1 o il 2 per cento, contro il 50 per cento di possibilità di sopravvivenza se si utilizza il macchinario. In questi anni, nella nostra provincia siamo riusciti a salvare sei persone sulle nove colpite".

Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
Nazione Pisa
Pisa Today 
TirrenoPisa.it

Cogliendo al volo l'interesse seguito al film "The Imitation Game" e al suo meritato Oscar (miglior sceneggiatura non originale), nel mese di marzo 2015 il Museo degli Strumenti per il Calcolo dell'Università di Pisa ha promosso un ricco programma di eventi per ricordare Turing, la sua macchina, la battaglia dei codici e la crittografia. Tra le tante iniziative proposte c'è stata anche la mostra "L'Enigma a Pisa", curata per la Fondazione Galileo Galilei da Giovanni Cignoni, che ha mostrato il funzionamento della famosa macchina crittografica, ricevendo un grande riscontro di pubblico (oltre 1200 visitatori).

Pubblichiamo qui di seguito un intervento scritto a quattro mani da Giovanni Cignoni e dal professor Fabrizio Luccio, docente del dipartimento di Informatica dell'Università di Pisa, che ha parlato di crittografia in uno degli incontri organizzati durante il mese con Turing e l'Enigma.


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Fare in modo che un messaggio possa essere trasmesso in modo sicuro, cioè senza che altri al di fuori di mittente e destinatario possano leggerlo è un vecchio problema. La storia è ricca di esempi più o meno curiosi. Il significato di "sicuro" è relativo e dipende dal tempo: i metodi del passato sono stati tutti forzati e avendo sufficiente tempo a disposizione qualsiasi metodo è violabile.

Nella Πoλιoρκητικά del IV secolo a.C. attribuita al greco Enea Tattico, sono riportate diverse idee per rendere sicura una comunicazione. Per esempio, riprendendo Erodoto, si suggerisce di rasare la testa di uno schiavo, scrivere il messaggio sul di lui cranio, aspettare che ricrescano i capelli e infine mandarlo dal destinatario del messaggio con l'invito a rasarlo di nuovo. Metodi di questo tipo, basati sul nascondere il messaggio, si chiamano steganografici.

Giulio Cesare, come ci racconta Svetonio, usava invece un metodo che possiamo considerare veramente crittografico, basato cioè su una manipolazione dei simboli – le lettere – che compongono il testo del messaggio. Cesare sostituiva ogni lettera con quella che nell'alfabeto la seguiva di tre posizioni, una soluzione "wxwwr vrppdwr deedvwdqcd vhpsolfh" (tutto sommato abbastanza semplice).

I cifrari come quello di Cesare si dicono monoalfabetici; in pratica usano un alfabeto in cui l'ordine delle lettere è diverso. Sono cifrari deboli anche quando usano permutazioni dell'alfabeto meno ovvie di una semplice traslazione à la Cesare. Sono attaccabili avendo un certo numero di messaggi e conoscendo la lingua in cui si presume siano scritti. Infatti, la frequenza delle lettere o delle coppie di lettere è caratteristica di ogni lingua; se a ogni lettera corrisponde nel cifrato sempre la stessa lettera tale frequenza viene mantenuta: un po' di analisi statistica delle lettere ricorrenti e il gioco è praticamente fatto.

Disco AlbertiA partire dal Rinascimento appaiono metodi più sofisticati. Il disco cifrante di Leon Battista Alberti (a sinistra nella foto) era composto da due dischi concentrici, ognuno recante un alfabeto. Mittente e destinatario dovevano avere due dischi identici; cifrare e decifrare un messaggio significava leggere in un senso o nell'altro le corrispondenze fra le lettere dell'alfabeto sul disco esterno e quelle sul disco interno. La novità era il metodo d'uso che prevedeva di inserire nel messaggio cifrato le indicazioni per ruotare il disco durante l'operazione così da cambiare periodicamente alfabeto. Di conseguenza apparizioni successive di una stessa lettera venivano codificate in lettere diverse e gli attacchi basati sull'analisi della frequenza delle lettere non funzionavano più. Più o meno negli stessi anni metodi polialfabetici, detti così perché cambiano via via l'alfabeto, sono proposti anche da Trithemius, Bellaso e Vigenère. Il metodo di Vigenère avrà particolare successo e sarà considerato inviolabile fino alla metà dell'Ottocento.

Polialfabetica è anche la macchina Enigma, così come lo sono altre sue contemporanee, come per esempio la Hagelin svedese poi adottata dalle forze armate americane e la Tipex inglese, o le precedenti, ma commercialmente sfortunate, macchine di Hebern. Sono tutte macchine basate su dei rotori che, concettualmente, svolgono la stessa funzione del disco cifrante dell'Alberti. Il testo del messaggio viene cifrato battendolo su una tastiera. Ogni pressione di tasto determina l'avanzamento dei rotori della macchina. A ogni posizione dei rotori corrisponde un alfabeto diverso, usato solo per la codifica della lettera battuta. La sequenza di alfabeti generata dalla macchina dipende dalle impostazioni: i rotori usati, il loro ordine e la posizione iniziale; le impostazioni possibili sono in numero così grande da scoraggiare i tentativi di attacco.
L'Enigma non era la macchina tecnologicamente più sofisticata del suo tempo, ma fu attaccata con più determinazione e successo delle altre, dando luogo a una battaglia tecnologica particolarmente interessante – benché tristemente legata a eventi bellici. Forse, alla notorietà della macchina, ha contribuito anche l'azzeccatissimo marchio.

Enigma era infatti nata nel primi anni Venti come prodotto commerciale, pensato prevalentemente per la sicurezza delle comunicazioni finanziarie. I primi brevetti sono depositati fra il 1918 e il 1921 in Germania, Olanda, Inghilterra, Francia, USA e Svizzera. Il primo modello di serie è l'Enigma A del '23, stampante: il messaggio cifrato usciva comodamente su carta. Nel 1924 arriva il primo modello con lo schermo luminoso, l'Enigma C. Il messaggio deve essere trascritto a mano, lettera per lettera: è noioso e fonte di errori, ma così la macchina è più economica e compatta. La portatilità incontra l'interesse dei militari, che la arruolano a partire dal 1932 nella versione Enigma I adottata da Wehrmacht e Luftwaffe. La Kriegsmarine avrà invece i suoi modelli a partire dal 1932: M1, M2, M3 e infine la più complessa M4.

EnigmaBattere l'Enigma fu una sfida vinta grazie all'impostazione scientifico-industriale adottata dagli Alleati senza risparmio di mezzi e risorse. I diversi modelli di Enigma, le diverse procedure d'uso, che cambiavano sia nel tempo sia rispetto all'organizzazione delle forze armate tedesche, dettero luogo a tanti match, molti dei quali si svolsero in più riprese. Per esempio, le comunicazioni degli U-Boot erano già state violate, ma dopo il 2 febbraio 1942 entrò in uso l'Enigma M4 e gli alleati tornarono sordi per quasi nove mesi. Sempre gli U-Boot usavano l'Enigma in un modo per i comunicati meteo, in un altro per i rapporti di ricognizione e in un altro ancora quando i messaggi erano destinati ai comandi della Kriegsmarine (nella foto a destra una Enigma M3 a bordo di un U-Boot tedesco).

Il primo round vinto per gli alleati fu in effetti merito dei Polacchi del Biuro Szyfrów, Grazie a Marian Rejewski, Henryk Zygalski e Jerzy Rozycki, tutti matematici, il Biuro prima della guerra già leggeva il 75% delle comunicazioni tedesche con successo. Quando gli alleati organizzarono a Bletchley Park la struttura per attaccare i messaggi cifrati tedeschi partirono dai metodi e dalle macchine polacchi, aggiornandoli e migliorandoli.

Una volta noti il modello di Enigma e la procedura di crittazione usata dai tedeschi, rimaneva da trovare l'impostazione della macchina, che i tedeschi cambiavano ogni giorno: e si trattava di cercarla fra 159 × 1018 combinazioni possibili.

1941 UKBombe4La routine quotidiana di Bletchley Park era organizzata in tre fasi. Nella prima, i criptoanalisti riducevano il numero delle combinazioni in cui cercare applicando metodi come il banburismus, sviluppato da Turing a partire dal metodo di Zygalski. Poi era la volta delle Bombe, macchine specializzate, progettate da Turing e Welchman e costruite da Keen negli impianti della British Tabulating Machines. A Bletchley Park c'erano oltre 200 Bombe, altre 160 erano a Washington, ognuna di esse simulava l'Enigma provando, una dopo l'altra, le impostazioni rimanenti e cercando i crib, cioè le parole di uso frequente che si supponeva essere presenti nel messaggio. Quando le Bombe finalmente trovavano la combinazione giusta, questa era usata per impostare delle Typex modificate con cui erano decrittati tutti i messaggi del giorno. Infine, speciali gruppi di collegamento, le Special Liason Units, studiavano i contenuti dei messaggi passando le informazioni ai comandi militari interessati (nella foto a sinistra le Bombe inglesi, in un'istituzione vicino Bletchley Park)

L'Enigma e le altre macchine usate dall'Asse furono battute da una struttura complessa che alle competenze e all'intuito dei matematici affiancava un forza e un'organizzazione di tipo industriale: a Bletchley Park lavoravano più di 9000 persone.

Dall'Enigma a oggi le cose sono cambiate ancora, ma la sicurezza dei metodi crittografici è ancora fondamentalmente legata all'enorme quantità di risorse che è necessario mettere in campo per provare ad attaccarli con buone probabilità di successo.

Tutti i dettagli e il materiale dell'iniziativa "Un mese con Turing e l'Enigma" sono alla pagina web http://hmr.di.unipi.it/TuringEnigma.

Giovanni A. Cignoni - Museo degli Strumenti per il Calcolo, Fondazione Galileo Galilei
Fabrizio Luccio - Dipartimento di Informatica Università di Pisa

gruppo phd 2015Si è conclusa martedì 31 marzo la quinta edizione del PhD+, il programma dedicato alla diffusione dello spirito imprenditoriale e alla valorizzazione dei risultati della ricerca promosso dall'Università di Pisa. I progetti e le idee sviluppati nel corso del programma sono stati 15 e fanno riferimento a diversi settori: dall'agrifood al monitoraggio ambientale, dalla musica all'internet delle cose, dalla sostenibilità al turismo e all'intrattenimento.

L'edizione 2015 ha visto 20 relatori nazionali e internazionali animare le 12 sessioni che i 97 partecipanti hanno potuto seguire a partire dalla metà di febbraio. Le lezioni si sono svolte in inglese al fine di dare al programma una dimensione sempre più internazionale, consentendo così la partecipazione di 10 PhD stranieri. Il pitch finale, durante il quale sono state presentate le idee, si è svolto nel pomeriggio di venerdì 27 marzo e in quell'occasione 7 allieve e 8 allievi hanno illustrato i progetti in una sessione a cui hanno partecipato anche gli studenti del Master in Business Administration dell'Università di Pisa con il quale il PhD+ collabora da tre anni.

video talent"Il PhD+ sta crescendo in partecipazione e attenzione sia a livello locale, sia a livello nazionale e internazionale, come dimostrano i vari successi che i nostri spin-off stanno ottenendo nelle competizioni del settore – ha commentato Paolo Ferragina, prorettore per la Ricerca applicata e l'innovazione dell'Ateneo pisano intervenuto all'inizio della sessione di pitch – La dimensione internazionale del programma è testimoniata anche dal Progetto ENDuRE, European Network of Design for Resilient Entrepreneurship, di cui il PhD+ è un elemento fondamentale. Endure è un progetto finanziato dalla Commissione Europea nell'ambito del Programma Erasmus+ Knowledge Alliances di cui il nostro Ateneo è capofila, finalizzato a fornire un supporto strategico alle startup e ad accrescerne la resilienza".

enjoy wineTra i progetti che hanno ricevuto maggiore attenzione dall'audience ricordiamo Echoes, di Stefano Lischi e Daniele Staglianò, che hanno sviluppato un sistema radar per applicazioni portuali che, grazie a innovative tecnologie di imaging, consente di individuare la forma e la dimensione delle navi in transito; Sound Shoes, di Lorenzo Cominelli, che ha unito la passione per la musica ai suoi studi nell'ambito del corso di dottorato in Ingegneria dell'informazione sviluppando "Sound Shoes", una scarpa sensorizzata che genera musica grazie a un semplice movimento del piede; Matchome, un sito e una app per permettere ai tifosi di calcio di incontrarsi per seguire le partite della propria squadra del cuore ideati da Sara Compagnone, laureanda in Marketing e ricerche di mercato.

pitch sound shoes

NomoreQ, un sistema per risparmiare tempo ed evitare lo stress dello stare in coda, presentato da Antonello Cherubini e Gastone Rosati; Onlywine, un protocollo di vinificazione innovativo e una tecnologia all'avanguardia per eliminare additivi e solfiti ottenendo un vino più buono e più sano, presentato da Chiara Sanmartin, assegnista del dipartimento di Scienze agrarie, ambientali e agro-alimentari.

Gli altri progetti sviluppati nell'ambito del corso sono stati: Enjoy Wine (Xiaoguo Ying), VideoTalent (Maria Laura Tamburello), Optical System for Lithography (José Maria Gonzales Castro), ABCDEARMONDAY (Antonella Garzelli); Recycling bioactive compounds for cosmetics and food production (Morena Gabriele), Digicane (Leo Dvortsin), Travelogin (Antonio Campus, Lorenza La Rosa), Save Food (Claudia Molfetta, Lorenzo Sossi), Sound absorption system (Veronica Palla), NoteATTIVE (Eleonora Galassi), Smart Soccer Channel (Tommaso Giorgetti).

È morto negli scorsi giorni, all'età di 94 anni, il professor Pietro Sarteschi, primo cattedratico italiano di Psichiatria e padre della Scuola pisana di Psichiatria. "Con la scomparsa del professor Sarteschi - ha detto il rettore Massimo Augello - l'Ateneo perde uno dei suoi docenti più illustri, fondatore della Scuola pisana di Psichiatria, che oggi è un'eccellenza riconosciuta a livello nazionale e internazionale. Nel corso della carriera, il professor Sarteschi è stato direttore dell'Istituto di Clinica delle malattie nervose e mentali, successivamente Psichiatria, e direttore della Scuola di specializzazione in Psichiatria. Nel 1974 è stato insignito dell'Ordine del Cherubino. Alla famiglia del professor Sarteschi desidero esprimere le più sentite condoglianze a nome dell'Università di Pisa".
Anche la professoressa Liliana dell'Osso, ordinario di Psichiatria al dipartimento di Medicina clinica e sperimentale e direttore dell'Unità Operativa Psichiatria 1, ha voluto ricordare l'eccezionale personalità del docente scomparso. "Con il professor Sarteschi - ha detto - ho un grande debito di riconoscenza: è stato lui a volermi come ricercatrice. Per me è stato un padre e un maestro, un modello".

Biografia del professor Pietro Sarteschi
Sarteschi PietroIl professor Pietro Sarteschi è nato a Pisa nel dicembre del 1920. La sua carriera di medico è iniziata durante la seconda guerra mondiale, subito dopo la laurea, come aiuto nell'Ospedale Psichiatrico di Volterra ed è proseguita come aiuto della clinica delle Malattie Nervose e mentali dell'Università di Pisa, in cui fu chiamato dal professor Giuseppe Pintus. Erano anni quelli segnati da grandi cambiamenti: con lo sviluppo delle teorie psicodinamiche e della psicopatologia nella clinica delle malattie nervose e mentali si faceva sempre più urgente la spinta ad affiancare alla mera considerazione per il cervello l'attenzione per il comportamento e il vissuto del paziente. Gli alienisti, fino ad allora all'ombra dei neurologi, aspiravano a un'autonomia disciplinare che, a Pisa, grazie al professor Sarteschi, ha potuto realizzarsi con anni di anticipo rispetto al resto del mondo accademico italiano.
Un ulteriore impulso al cambiamento fu dato dalla scoperta degli psicofarmaci che a partire dagli anni '60 hanno realizzato la cosiddetta terza rivoluzione psichiatrica. Anche in questo campo il ruolo del professor Sarteschi è stato un innovatore. La possibilità di intervenire farmacologicamente sui disturbi mentali, infatti, non segnò una tappa solo per il trattamento ma dette nuovo fiato all'intuizione che anche l'esperienza soggettiva abbia dimora nella biologia, per cui la vita psichica non è qualcosa che si sviluppa indipendentemente e al di là dei processi fisiologici, ne è piuttosto una forma specifica, propria di un alto grado di complessità in cui è organizzata la materia biologica. L'impulso dato alla cultura psicofarmacologica a Pisa consentì a Pietro Sarteschi di essere tra i principali promotori della Società italiana di Neuropsicofarmacologia, di cui è stato a lungo presidente.
La sua scuola, rapidamente salita ai vertici della psichiatria italiana, si è caratterizzata per l'eccellenza nel campo delle terapie farmacologiche e ha fatto nascere eccellenze psichiatriche in varie parti del territorio nazionale. È suo merito anche aver promosso l'interesse per la psicopatologia, per la psicologia psicodinamica, per lo studio degli stati di coscienza di veglia e di sonno. Al suo insegnamento si deve infine la nascita e il radicamento di una cultura psicologica non incline a nessun tipo di riduzionismo che a Pisa ha come suo momento qualificante la nascita di un corso di laurea in Psicologia clinica e della salute che, primo in Italia, è potuto sorgere nella facoltà di Medicina e chirurgia.
Insignito dell'Ordine del Cherubino nel 1974, il professor Pietro Sarteschi era in pensione dalla fine del 1996.

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