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Immortalare le piante di ogni genere inserite nell'ambito cittadino. Era questo il tema del concorso fotografico "e piante in città" organizzato dal dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell'Università di Pisa rivolto ai propri studenti.

La giuria composta da Carlo Delli, Bruno Sereni e Rossano Massai ha assegnato il primo premio a Gabriele Colli, studente del terzo anno di Scienze agrarie, per la foto "Robinia pseudoacacia", il secondo a Luca Gorrieri del primo anno del corso di studio in Progettazione e Gestione del Verde Urbano e del Paesaggio per il suo scatto "Verde tra acqua, cielo e santità" e il terzo a Lorenzo Antonini, al secondo anno del corso di studio in Progettazione e Gestione del Verde Urbano e del Paesaggio, per "Veduta su parc de la villette – Parigi".
I vincitori si sono aggiudicati libri, abbonamenti a periodici tecnico-scientifici e materiale tecnico. Il concorso è stato realizzato con il contributo della Pisa University Press, dell'Informatore Agrario, Verona, ed Edagricole, Bologna.

Ecco le foto vincitrici, dal primo al terzo classificato:

gabriele colli primo classficato

luca gorreri secondo classificatoLorenzo Antonini terzo classificato

alessia biaginiSarà una delle protagoniste più attese della tappa pisana di Coppa del mondo di scherma paralimpica, che si terrà da venerdì 22 a domenica 24 maggio al PalaCus di via Chiarugi e che vedrà la partecipazione di circa duecento sportivi provenienti da 29 diversi paesi del mondo. Alessia Biagini, venti anni e già tre titoli italiani di spada paralimpica in tasca, oltre a essere una atleta modello, da tempo nel giro della nazionale, frequenta con successo il secondo anno del corso di Psicologia clinica e della salute dell'Università di Pisa, coltivando il doppio sogno di partecipare ai Giochi paralimpici e di diventare psicologa.
Nata a Pescia nel 1994, Alessia si è avvicinata alla scherma solo quattro anni fa, ma da subito ha iniziato a vincere. Nel 2012, 2013 e 2014 si è classificata al primo posto nei campionati italiani di spada paraolimpica tenuti rispettivamente a Bologna, Trieste e Acireale, piazzandosi sempre al secondo posto nel fioretto, dietro l'amica e rivale Bebe Vio. Ha anche partecipato a competizioni di livello internazionale, con discreti risultati, e nelle gare dei prossimi giorni terrà alta la bandiera della Toscana, insieme a Matteo Betti, che si allena a Pisa, pur vivendo e lavorando a Siena.
"Dopo aver provato con equitazione e tiro a segno – dice Alessia – sono rimasta affascinata dalla scherma, che ho iniziato a praticare prima a Lucca e poi a Pisa. Oggi mi alleno circa tre ore al giorno per tre o quattro volte alla settimana, cercando di coniugare sport e studio all'interno di una giornata tipo che è fatta di libri, lezioni e corse alla palestra del Club Scherma Pisa Antonio Di Ciolo".

alessia Biagini gruppo

Un aiuto importante le arriva dall'USID, l'Unità di servizi per l'integrazione degli studenti con disabilità dell'Ateneo, che collabora all'organizzazione della gara pisana, occupandosi in particolare del trasporto degli atleti dall'aeroporto agli hotel e viceversa. "Quando ho bisogno dei loro servizi – assicura Alessia Biagini – i ragazzi dell'USID ci sono sempre e svolgono un ottimo lavoro. In due anni di studi universitari, con loro sono riuscita anche a creare rapporti e amicizie che rimarranno nel tempo".
Insieme al professor Paolo Mancarella, prorettore alla Didattica e delegato Disabilità dell'Università di Pisa (dal 2009 è anche presidente della CNUDD, la Conferenza Nazionale Universitaria dei Delegati Disabilità), a Federica Gorrasi e Alfonso Curreri, dell'USID, proviamo allora a riflettere sul rapporto tra sport e disabilità, che certamente riscuote maggior attenzione e interesse sociale rispetto al passato, anche se su questi temi il percorso da compiere è ancora lungo. Alessia sottolinea il suo impegno nelle scuole e conclude con una considerazione più personale: "lo sport - dice - è diventato una parte fondamentale della mia vita, perché mi aiuta ad affrontare i miei limiti, sia quelli fisici che caratteriali, e rappresenta una sfida con me stessa prima che con le avversarie; una sfida che mi avvicina alla normalità".

Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
PisaInformaFlash.it
StampToscana.it
TirrenoPisa.it

Dopo una breve malattia è scomparsa nella notte tra 14 e 15 maggio Daniela Meucci, una delle anime del cineclub Arsenale. Fin dal 1982, insieme alla "fami­glia" del cine­club (pre­miato dalla Fice a Man­tova nel 2014 come miglior sala d'essai ita­liana dell'anno), Daniela Meucci ha ideato e con­dotto – accanto alla pro­gram­ma­zione quo­ti­diana – cen­ti­naia di incon­tri con regi­sti, autori, arti­sti, pro­mosso ini­zia­tive di impe­gno civile e sociale, costruito una rete fit­tis­sima di col­la­bo­ra­zioni col ter­ri­to­rio, le asso­cia­zioni, la scuola, l'università. Ha saputo, insomma, creare occa­sioni pre­ziose di pen­siero e di incon­tro, segnate dal suo stile sobrio e schivo e dalla sua ele­gante essenzialità.
L'Università di Pisa partecipa al lutto per la scomparsa di Daniela Meucci e vuole ricordarla con questo breve testo scritto dalla professoressa Maria Antonella Galanti

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Meucci DanielaDaniela Meucci era tra i fondatori del Cinema Arsenale e nel tempo ha continuato a organizzarne e animarne le iniziative. L'Arsenale è un luogo caro a chi ama il cinema, perché da tanti anni rende possibile visionare anche film destinati a non circolare o a passare inosservati, affiancando alle proiezioni occasioni di riflessione interessanti e coinvolgenti. L'Arsenale è un luogo importante, a Pisa, per un ulteriore motivo: perché il suo pubblico è da sempre costituito in larga misura anche dagli studenti del nostro Ateneo.
Con Daniela Meucci sono state molte le collaborazioni per rassegne o singoli film; film certamente non di cassetta o dal sicuro successo in termini di biglietti, quanto piuttosto in sintonia rispetto a qualche iniziativa culturale dell'Università. Molti ricorderanno il suo carattere schivo e i suoi modi a volte un po' asciutti. Chi la conosceva da più lungo tempo, invece, non può che ripensare con gratitudine alla passione e al calore che profondeva nell'impegno per la diffusione della cultura cinematografica nella nostra città, soprattutto in riferimento alle giovani generazioni di studenti.

Maria Antonella Galanti
Prorettore per i Rapporti con il Territorio

centro toscano statistica insideÈ stato inaugurato il Centro interuniversitario di ricerca e servizi sulla statistica avanzata per lo sviluppo equo e sostenibile, risultato della collaborazione fra il dipartimento di Statistica, informatica e applicazioni dell'Università di Firenze, il dipartimento di Economia e management dell'Università di Pisa e quello di Economia politica e statistica dell'Università di Siena. Il Centro, che avrà sede a Pisa con la previsione di ruotare successivamente nelle altre città, è stato presentato venerdì 15 maggio 2015, alla Gipsoteca di arte antica, da Alberto Tesi e Massimo Augello, rispettivamente rettori delle Università di Firenze e Pisa, Achille Lemmi in rappresentanza dell'Ateneo senese, e dal presidente dell'ISTAT, Giorgio Alleva, che ha tenuto una relazione dal titolo "L'esperienza dell'ISTAT nella misurazione del benessere".
Il Centro nasce dalla volontà della comunità scientifica toscana di approfondire e sviluppare una tematica che è - e sarà sempre più in futuro - di assoluta centralità istituzionale e politica. Lo sviluppo equo e sostenibile richiede infatti strumenti analitici in grado di trattare una realtà decisamente complessa, come quella collegata alla definizione di well-being secondo l'approccio del Premio Nobel, Amartya Sen. Questa supera e rende maggiormente realistico il concetto di benessere della dottrina economica tradizionale, collegata al principio di massimizzazione del reddito (o della spesa per consumi) per ottenere massimizzazione di benessere.
Su queste tematiche, nelle realtà accademiche toscane esiste un importante patrimonio di sperimentate conoscenze e di consolidati risultati di ricerca, formatosi in modo autonomo o in gruppi integrati di ricerca, spesso ancorati a finanziamenti di istituzioni pubbliche e private internazionali, sia locali che nazionali. Proprio per questo rilevante patrimonio comune, i promotori del Centro hanno voluto intitolare l'istituzione a uno dei più autorevoli studiosi dei temi della disuguaglianza e della distribuzione personale del reddito: il professore Camilo Dagum, che proprio nell'ambito scientifico toscano ha contribuito all'approfondimento e alla diffusione delle tematiche proprie del Centro stesso.
Il Centro interuniversitario di ricerca e servizi sulla statistica avanzata per lo sviluppo equo e sostenibile ha tra le sue finalità quelle di promuovere e favorire la cooperazione multidisciplinare nell'ambito della ricerca e dell'applicazione di metodi statistici avanzati, consolidati e/o alternativi, per la studio dello sviluppo equo e sostenibile, e di fornire una risposta specifica nell'ambito sopra indicato alla volontà espressa dalla Regione Toscana di sostenere la collaborazione fra università, l'integrazione fra sistema della ricerca e sistema produttivo. L'istituzione promuoverà inoltre ricerche applicate su temi che impegnino la sperimentazione di apporti multi e interdisciplinari; acquisirà incarichi di ricerca internazionali, nazionali, regionali e locali che permettano di verificare in modo incrementale gli avanzamenti scientifici della sperimentazione multidisciplinare, interdisciplinare e interateneo; organizzerà manifestazioni scientifiche nazionali e internazionali anche con il coinvolgimento di altri enti, istituzioni ed imprese; promuoverà, infine, accordi e convenzioni con centri e istituti di ricerca e sviluppo, con enti, Fondazioni e imprese, pubblici o privati, sia italiani che stranieri, operanti nei settori di interesse.
Il Consiglio scientifico è costituito dai professori Monica Pratesi, che è stata eletta come direttore, Simone D'Alessandro, Davide Fiaschi e Nicola Salvati per l'Università di Pisa; dai professori Marcello Galeotti, Laura Grassini, Filomena Maggino e Alessandra Petrucci per l'Università di Firenze; dai professori Gianni Betti, Giulio Ghellini, Laura Neri e Tiziano Razzolini per l'Università di Siena.

Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
Toscana24.ilSole24Ore.com
GreenReport.it
TirrenoPisa.it
GoNews.it
Unifi.it

logo unipiCon riferimento a notizie di stampa apparse negli scorsi giorni su iniziative politiche programmate presso il Palazzo dei Congressi, di proprietà dell'Ateneo, l'Università di Pisa ricorda che esso è da diversi anni in uso con concessione di affitto a società privata, che definisce in totale autonomia l'utilizzo e la programmazione della struttura medesima. Con l'occasione, l'Ateneo intende ricordare che da sempre le proprie sedi istituzionali non sono disponibili per ospitare iniziative di partito e elettorali.

Sapienza orizzontale sitoMartedì 12 maggio è stato pubblicato sul sito TED (Tenders Electronic Daily), versione online del "Supplemento alla Gazzetta ufficiale dell'Unione Europea" per gli appalti pubblici europei, il bando di gara per i lavori di adeguamento, consolidamento e riorganizzazione funzionale dell'edificio denominato "La Sapienza", che comprende anche la fornitura e la posa in opera di arredi ordinari e tecnici. Il bando prevede inoltre la contestuale cessione, a titolo di corrispettivo contrattuale parziale, di un immobile di proprietà dell'Ateneo.

Il valore stimato dei lavori è di circa 9 milioni e 800 mila euro, più IVA, e il termine ultimo di esecuzione è fissato in 308 giorni a partire dall'aggiudicazione dell'appalto. La procedura di gara, di tipo aperta, pone come termine per il ricevimento delle offerte il 29 giugno 2015, mentre l'apertura delle buste con le offerte è prevista per il giorno successivo.

Il bando e gli allegati sono consultabili alla pagina: http://www.unipi.it/ateneo/bandi/gare/lavori/sapienza1/index.htm

expo 2015 milanoLunedì 11 maggio a Expo 2015 a Milano, l'Università di Pisa ha presentato il suo Centro di ricerca "Nutrafood - Nutraceutica e Alimentazione per la Salute". L'incontro, che si è svolto negli spazi della Regione Toscana del Padiglione Italia, è stato introdotto dalla professoressa Manuela Giovannetti, direttore del Centro, che fatto il punto sulle attività svolte illustrando le pubblicazioni scientifiche, i brevetti e le innovazioni nate dalle numerose collaborazioni interdisciplinari sviluppate dai 174 docenti del Centro Nutrafood che fanno capo alle aree di Medicina, Farmacia, Biologia, Agraria, Veterinaria, Ingegneria ed Economia.
"La parola 'nutraceutica', un neologismo che unisce i termini nutrizione e farmaceutica, - ha spiegato Manuela Giovannetti - è la scienza che studia i componenti alimentari o i principi attivi presenti negli alimenti che hanno effetti positivi per il benessere e la salute, esercitando un'azione di prevenzione di diverse patologie. Si tratta dunque di un tema di grande attualità, e ad esso sono rivolte le attenzioni non solo degli scienziati, ma anche dei politici, dei consumatori e del mondo della produzione".
unipi expo insideInsieme alla professoressa Giovannetti, sono intervenuti alla presentazione anche altri docenti del Centro Nutrafood che hanno illustrato alcune specifiche ricerche in corso. Il professore Santino Marchi del dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia e la dottoressa Maria Gloria Mumolo dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana hanno parlato delle più recenti scoperte scientifiche sul tema della sensibilità al glutine, soffermandosi in particolare sul rapporto tra evidenze scientifiche e messaggi mediatici, sulla differenza tra celiachia e sensibilità al glutine e sui possibili effetti della sostituzione del lievito madre con il lievito industriale. La professoressa Lucia Migliore, genetista del dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia, ha discusso dell'importanza dei folati nella dieta e della loro distribuzione negli alimenti vegetali e dei suoi recenti studi sulla relazione tra mutazioni e epimutazioni in geni critici per il cancro del colonretto con il metabolismo dei folati. Il professore Marcello Mele del dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali si è infine soffermato sui suoi studi riguardanti le proprietà funzionali del pecorino toscano, il cui contenuto in acidi grassi varia al variare della dieta dell'animale.

Ne hanno parlato:
RaiNews2424

QS2015È ancora la Fisica la disciplina in cui eccelle l'Università di Pisa nei QS World University Rankings by Subject, la classifica redatta dall'agenzia Quacquarelli Symonds che da cinque anni valuta le università del mondo anche nei singoli ambiti disciplinari. L'Ateneo pisano si è posizionato infatti al 30° posto in «Physics & Astronomy», confermando il suo prestigio in un settore con una tradizione cha da Galileo arriva fino ai giorni nostri. Nella classifica 2015 c'è un salto in avanti anche dell'Informatica – un'altra delle discipline di eccellenza a Pisa – che sale tra il 51° e 100° posto.

In tutto l'Università di Pisa ottiene posizionamenti in 13 delle 36 discipline valutate dall'agenzia, andando a coprire tutti gli ambiti disciplinari. Per l'edizione 2015, il QS World University Rankings by Subject ha preso in esame 3.551 università nel mondo, inserendo in classifica 894 istituzioni in totale. L'indagine si basa principalmente su qualità della ricerca, indici di occupabilità dei laureati, numero di citazioni e impegno a favore dell'internazionalizzazione.

La buona performance dell'Università di Pisa è confermata anche dagli altri 11 posizionamenti di prestigio raggiunti nei vari settori: nel settore "Engineering & Technology" sale l'Ingegneria elettrica ed elettronica, tra 101°-150° posto, mentre l'Ingegneria meccanica, aeronautica e della produzione compare tra il 201°-250° posto. Nelle "Natural Sciences", oltre al successo della Fisica, l'Ateneo ottiene tra la 101° e 150° posizione nella Matematica e tra la 151° e la 200° nella Chimica.

Rispetto allo scorso anno l'Ateneo pisano sale nella Medicina che, nel settore delle "Life Sciences & Medicine", si piazza al 101°-150° posto. Stabile invece la disciplina di Farmacia, che si mantiene nella posizione 151°-200°, mentre compare per la prima volta Scienze biologiche, tra il 301° e il 350° posto. Nei ranking delle "Arts and Humanities" l'Ateneo si posiziona tra il 151° e il 200° posto in Filosofia e in Lingue Moderne, e tra il 201° e 250° posto in Lingua e letteratura inglese. Rimane stabile la Statistica, che nelle "Social Sciences and Management" è tra la 151° e 200° posizione.

2 Salone Torino 16.05.2015Pubblicato con il logo del Coordinamento University Press Italiane - che ha ideato e promosso il progetto affidandone la realizzazione e la distribuzione alla Pisa University Press - il volume "SPASSIONATI. Nuovi cittadini nella democrazia che verrà", curato da Gianna Fregonara, raccoglie le interviste a dodici note personalità del mondo culturale e politico che hanno accettato di confrontarsi sul tema della disaffezione dei cittadini nei confronti delle istituzioni pubbliche.

Giuliano Amato, Vittorino Andreoli, Corrado Augias, Laura Boldrini, Emma Bonino, Domenico De Masi, Oscar Farinetti, Beppe Severgnini, Paola Severino, Nadia Urbinati, Luciano Violante Amira Yahyaoui rispondono da diversi punti di vista e osservazione a un interrogativo chiave sul quale è stato chiesto di indagare a Gianna Fregonara: nutrire poca o nessuna passione per la vita pubblica, la politica e le istituzioni potrebbe essere anche un vantaggio per i giovani di oggi? Gli 'Spassionati', e dunque capaci di maggior senso critico, saranno provvisti delle virtù necessarie per potersi districare nella democrazia che verrà?

I dodici intervistati hanno risposto con una disponibilità che è andata ben oltre le più ottimistiche aspettative, e con risultati che si sono rivelati anch'essi superiori a quelli che poteva essere lecito attendersi. I proventi di questa operazione editoriale saranno destinati al finanziamento di un progetto educativo individuato d'intesa con il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca sulla base di un accordo ad hoc.

Il volume è stato presentato a Torino, al Salone Internazionale del Libro, sabato 16 maggio, con la partecipazione di Beppe Severgnini, Corrado Augias, Vittorino Andreoli e Gianna Fregonara. (Nelle foto di Marcella Lorenzi alcuni momenti della presentazione).

Pubblichiamo qui di seguito l'introduzione al volume a firma di Gianna Fregonara.


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cover spassionati

Se è vero che per i saggi c'è sempre tempo per trarre una lezione dalla storia, si può anche provare a ricavare qualche insegnamento, o almeno qualche indicazione, dalla cronaca e dagli anni che stiamo vivendo. È questa l'idea all'origine delle dodici interviste di questo libro, dodici colloqui con testimoni significativi del nostro tempo: dialogando con loro sulle istituzioni, così come sono ora e come si stanno adeguando ai cambiamenti causati da fenomeni epocali come la globalizzazione, la caduta delle frontiere e la rivoluzione digitale, si può provare a immaginare come sarà il mondo di domani, che avrà come protagonisti i ragazzi di oggi. Quale sarà la storia che racconteranno?

Il punto di partenza di questa analisi del rapporto tra cittadini e istituzioni è la scarsa passione dei giovani per la vita pubblica, la politica e le istituzioni stesse, che si scopre nel voto, nei sondaggi e in qualsiasi ricerca che li riguardi: secondo un recente sondaggio condotto dall'Ispo, due giovani su tre in Italia non hanno fiducia nelle istituzioni e meno di uno su cinque crede nei partiti, mentre è la Presidenza della Repubblica l'unica istituzione che ha ancora una rispettabilità riconosciuta anche dai giovani.

Così, proprio nel momento in cui si affaccia all'età adulta una generazione complessivamente molto più preparata e istruita di quelle che l'hanno preceduta e in cui le istituzioni, grazie all'innovazione tecnologica, alla globalizzazione e a cambiamenti sociali di portata storica, dovrebbero essere alla portata di tutti, i ragazzi sembrano voler cercare una distanza. Da qui il titolo di questa raccolta di testimonianze: Spassionati. "Spassionati", un aggettivo che connota e, se è possibile, identifica in un unico insieme i ragazzi di oggi. "S-passionati" vuol dire disinteressati, certo. Ma può significare anche "non faziosi" perché "non partigiani". Che sia necessariamente un difetto è tutto da dimostrare. Riuscire a mantenere una distanza, magari volutamente, potrebbe anche rivelarsi un privilegio, addirittura una virtù, in un tempo che invece queste distanze tende ad annullarle: uno spazio mentale più ampio, un maggior senso critico potrebbero diventare oggi, o meglio ancora domani, doti di cui non si potrà fare a meno.

"Spassionati", dunque, non vuol dire soltanto indifferenti. Può assumere addirittura un risvolto molto impegnativo, oltre che positivo: può voler significare – basta consultare il vocabolario della Treccani – addirittura avere un atteggiamento di giustizia ed equità. Ma non è detto che questo sia il cammino con il quale i giovani troveranno altre motivazioni e finiranno per "appassionarsi" di nuovo alle istituzioni e al bene pubblico, inventando un loro modello di partecipazione. Il timore del disinteresse dei giovani non è nuovo.

1 Salone Torino 16.05.2015Sono celebri le parole di allarme di Piero Calamandrei nel discorso che tenne nel 1955 agli studenti nella sede dell'Umanitaria di Milano. Già sessant'anni fa uno dei padri della nostra Costituzione si domandava se i ragazzi non fossero un po' troppo distanti dall'impegno pubblico, un po' "spassionati": "Una delle offese che si fanno alla Costituzione è l'indifferenza alla politica. L'indifferentismo è un po' una malattia dei giovani. 'La politica è una brutta cosa. Che me n'importa della politica?', quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina che qualcheduno di voi conoscerà: di quei due emigranti, due contadini che traversano l'oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l'altro stava sul ponte e si accorgeva che c'era una gran burrasca con delle onde altissime, che il piroscafo oscillava. E allora questo contadino impaurito domanda a un marinaio: 'Ma siamo in pericolo?' E questo dice: 'Se continua questo mare tra mezz'ora il bastimento affonda'. Allora lui corre nella stiva a svegliare il compagno. Dice: 'Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare il bastimento affonda'. Quello dice: 'Che me ne importa? Unn'è mica mio!'".

Le cause dell'allontanamento dei giovani dalle istituzioni sono molte e sono state, con risultati alterni, anche molto indagate. Ma per la generazione dei cosiddetti "Millennials", cioè per i ragazzi del Duemila, c'è qualcosa di nuovo e di diverso: non si tratta solo di quell'evoluzione critica ma fisiologica che ha portato a grandi scontri e altrettanto importanti innovazioni negli ultimi cinquant'anni. Si corre per la prima volta il rischio di una cesura più radicale con l'esperienza passata su cui si è fondato il cammino della democrazia nel nostro continente. I ragazzi, lo spiega Giuliano Amato nell'intervista che segue, si trovano a essere cittadini di un'Europa che non hanno costruito loro, che è a loro disposizione ma che nelle sue forme istituzionali non coincide con la realtà vissuta ogni giorno: da Bruxelles e Strasburgo non arriva loro alcun racconto della storia europea, nessun indizio della fatica della costruzione del percorso comune del nostro continente fatto di slanci in avanti e di passi indietro. Non è più questione di contrapposizione tra l'identità nazionale e quella europea, di scontro tra la visione federalista e la visione minimalista che abbiamo ereditato dopo lo shock planetario della Seconda Guerra Mondiale.

È tuttavia difficile dire se i ragazzi di oggi rischiano davvero di essere i "nuovi Barbari", di cui ha parlato Eugenio Scalfari sull'"Espresso", e cioè "una generazione di giovani vigorosi che scelgono nuove forme di linguaggio e lottano per costruire un futuro del tutto diverso dal nostro lascito": "Confesso – scrive Scalfari – che questa visione positiva dei barbari ha trovato fin qui scarso riscontro [...] Una società imbarbarita può avere una visione politica del bene comune? Ne dubito. Una visione del bene comune comporta un'assunzione di responsabilità poco compatibile con l'imbarbarimento. Le società imbarbarite sono piuttosto sedotte dal populismo e dall'antipolitica. Gli interessi particolari soverchiano quelli generali, lo Stato è considerato un nemico, la Costituzione un vincolo inutile, la legalità una parola vuota, una sorta di plastilina che ciascun interesse lobbistico modella a proprio uso e consumo". Barbari, non bamboccioni, non per forza degli incivili, ma persone appartenenti ad un'"altra civiltà", nel senso di un altro modo di pensare che non si sente del tutto erede di quello dei padri o delle generazioni precedenti e che arriva, in qualche caso, a immaginare di poter far senza alcune delle strutture che finora hanno regolato la società occidentale.

3 Salone Torino 16.05.2015
















Non la pensa così per esempio Beppe Severgnini: lui che da giornalista ha seguito i giovani nell'ultima rivoluzione d'Europa, quella che ormai 25 anni fa ha portato alla caduta del Muro di Berlino, crede che i giovani di allora e quelli di oggi "si somiglino, anche se non lo sanno": "Oggi come allora nessun ventenne pensa di essere uno dei tanti ventenni della storia dell'umanità". Ma nonostante adesso siano sicuramente più rapidi e sintetici, i ragazzi si trovano a navigare senza bussola in acque incerte e agitate, cercando la loro via. La fine del binomio Est/Ovest che per molti di noi era tradotto ideologicamente in buono/cattivo, la sconfitta del comunismo e di tanti "ismi" non hanno portato effettivamente, almeno per ora, a un nuovo ordine.

Se è vero, come pensa il sociologo Domenico De Masi, che il futuro dei giovani, cioè il futuro del lavoro, dipende più dalle stampanti a 3D che non dalle norme del Jobs Act, allora è anche vero chela cesura tra giovani e vecchi non è altro che l'incomunicabilità tra chi ha vissuto nel mondo "analogico" e chi è "nativo digitale": questa separazione non significa soltanto che gli uni sanno usareil computer e muoversi sulla rete e gli altri no. In un mondo "gelatinoso" per dirla con Zygmunt Bauman, in cui il lavoro non creativo diminuisce di anno in anno grazie (o a causa) dell'innovazione, l'economia è guidata molto più dalle invenzioni che dalle regole, per buone e adeguate che esse possano essere. E quello dei giovani è proprio un modo di vivere diverso, che non può che interferire con la dimensione sociale di ognuno di noi, e dunque anche nei rapporti con le istituzioni.

Sicuramente i cambiamenti sociali continui "trascineranno" i giovani a trovare la loro nuova modalità di convivenza (leggere l'intervista dello psichiatra Vittorino Andreoli). Ma, anche senza dover condividere la tesi dell'imprenditore Oscar Farinetti che il sistema è sul punto di "rimbalzare" avendo toccato il fondo, non possiamo non domandarci quale sia lo stato delle istituzioni e la visione della società alla quale i ragazzi di oggi appartengono. Che istituzioni lasciamo alle generazioni che verranno? Siamo a un passaggio epocale in cui si è esaurito il modello di società che si era cristallizzato dopo la Seconda Guerra Mondiale, che aveva giustificato anche tante inefficienze o compromessi in nome della democrazia occidentale e che oggi sono destinati a non resistere a lungo, se non trovano altri fondamenti che ne consolidino il valore. Guardando al nostro Paese, i cambiamenti, a volte non coerenti, che hanno modificato le istituzioni anche radicalmente negli ultimi trent'anni si possono considerare superiori per l'impatto a una riforma organica delle stesse. Non solo è cambiato il modo di funzionare del nostro sistema parlamentare, ma le altre modifiche istituzionali, dall'introduzione di elementi di federalismo fino alla doppia modifica della legge elettorale, hanno ridotto il ruolo dei partiti e addirittura spostato i luoghi di decisione e infine anche modificato la classe politica.

Tutto questo è avvenuto in un clima di emergenza e di delegittimazione reciproca dei partiti – come ci racconta nelle pagine che seguono Luciano Violante –, in uno scontro destra/sinistra che oggi appare anacronistico. E, insieme alla crisi economica più grave dell'ultimo secolo e alla diffusione delle nuove forme di comunicazione digitale, ha portato, in Italia ma anche negli altri Paesi europei, alla nascita di nuovi movimenti di ispirazione più estremista e populista, che tendono tra l'altro a "smontare", senza proporre alternative, quei valori di solidarietà – valori costituzionali che oggi vengono sempre più spesso scambiati per debolezze e "buonismo", come ci ricorda la presidente della Camera Laura Boldrini – e di impegno a condividere la stessa sorte che nel sistema attuale sono risultati fondamentali anche per garantire i diritti, se non proprio a tutti, almeno a tanti.

La filosofa della politica Nadia Urbinati, nelle pagine che seguono, scommette su uno scenario in cui a un certo punto anche le istituzioni, compresi i partiti e l'informazione, dovranno evolversi ma restare come elemento necessario di mediazione – quasi un cuscinetto sociale e ideale – per permettere ai cittadini e dunque alla struttura degli Stati di cambiare senza disintegrarsi o trasformarsi in regimi populisti e autoritari. Nel silenzio degli intellettuali che, secondo quello che racconta il giornalista e scrittore Corrado Augias, per lo più "sono finiti a casa perché risentono dell'atmosfera generale e dopo una stagione in cui ritenevano di intervenire su qualsiasi problema nel vasto mondo, ora si sono rintanati... e vanno in giro a vendere i loro libri", resta da interrogarsi sulla teoria spietata a proposito della fine dell'"homo politicus" elaborata dal francese Christian Salmon nel suo ultimo libro La politica nell'era dello storytelling (Fazi, 2014). Anche senza tirare le estreme conseguenze dell'autore, fa riflettere la sua analisi: dopo la fine della contrapposizione frontale tra due modelli di pensiero, mentre gli Stati perdono di sovranità, la politica come l'abbiamo conosciuta negli ultimi due secoli "giunge al capolinea" e "i potenti non hanno più le sembianze dei sovrani ma quelle di soggetti di conversazione, di personaggi di serie Tv sui quali proiettiamo i nostri desideri contraddittori", non sono più a capo di istituzioni che fanno leggi e governano ma la "loro autorità è appesa al fragile filo della credenza collettiva", per cui "non viene eletto chi convince delle proprie capacità di agire ma del suo potere illusionistico".

Salmon usa la favola dei Vestiti nuovi dell'imperatore come metafora della politica di oggi, costretta a essere volontaristica e a lanciare perenni e ripetuti segnali di ottimismo senza potersi fermare sulla realtà e sulle difficoltà effettive del momento, rischiando di portare alla lunga auna deriva di promesse irrealizzabili. Ha senso dunque fermarsi e, come dice il ministro della Giustizia del governo Monti Paola Severino, chiedersi se "più che una riforma non sia necessario e utile gettare i semi di una battaglia culturale che parta dall'educazione". O forse, come ci suggerisce Emma Bonino, dovremmo provare a rialzare lo sguardo anche oltre i nostri confini, da dove, per paradosso, arrivano alcune speranze di impegno: proprio da luoghi che oggi consideriamo molto instabili e rischiosi.

Basta leggere il racconto della blogger tunisina Amira Yahyaoui, trent'anni appena compiuti e vincitrice del premio Chirac per la prevenzione dei conflitti, sul lavoro svolto dalla sua Ong al fine di garantire la trasparenza e l'accountability dei parlamentari del suo Paese alle prese con la scrittura della nuova Costituzione e con lo sforzo complesso di proseguire sulla via della democrazia laica e moderna, contrastando giorno per giorno gli estremisti ei fondamentalisti. Perché per le generazioni che verranno il rischio forse non è il re nudo di cui parla Salmon, ma il Pifferaio dei fratelli Grimm: se non troveranno il loro modo di stare dentro le istituzioni, anche per cambiarle, potrebbero finire per non distinguere l'importanza delle battaglie fatte nell'ultimo secolo, di non considerare essenziali diritti che oggi sono scontati e dunque anche a buon mercato, di faticare a distinguere le lungaggini e le inefficienze da quei meccanismi di convivenza democratica che nessuno di noi sarebbe disposto a sacrificare. E proprio cominciando da questa consapevolezza vi invito a cominciare il viaggio nelle pagine degli "Spassionati".

Gianna Fregonara

garissaLunedì 27 aprile, alle ore 12.00, le 800 Università di tutta Europa, da Mosca a Lisbona, osserveranno un minuto di silenzio.

Anche l'Università di Pisa, insieme alla CRUI e a tutti gli Atenei italiani, aderisce all'iniziativa dell'EUA (European University Association) proposta per ricordare i 147 studenti uccisi e i 79 feriti durante l'attacco terroristico del 2 aprile scorso alla sede di Garissa della University College in Kenya. E invitano tutte le componenti dell'Università, a partire da quella studentesca, ad unirsi a questo momento unico e di alto valore simbolico.

L'EUA e la CRUI ribadiscono la loro convinzione che qualsiasi atto di violenza o di attacco all'istruzione è in contrasto con i valori di tolleranza, libertà di pensiero e di espressione. Non solo, esso mina l'ambizione e il diritto di ogni giovane a ottenere un'istruzione adeguata e a dare un contributo alla propria Nazione, alla società e al mondo.

Gli attacchi contro le università e contro ogni opera dell'ingegno sono un affronto ai valori fondamentali della persona e mettono in pericolo la civile convivenza del monto intero.

La ricerca della conoscenza non ha confini e le università trascendono le frontiere geografiche e politiche. In linea con questi princìpi l'EUA e la CRUI invitano le università di tutta Europa, e non solo, a unirsi nella ferma condanna di ogni forma di violenza e di intolleranza.

Il sito dell'EUA www.eua.be.

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