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rasupeaÈ stato presentato all'Expo di Milano martedì 15 settembre il progetto "Rasupea", sviluppato dall'Università di Pisa in collaborazione con la Scuola Sant'Anna, che si propone di monitorare le abitudini alimentari degli studenti universitari in una fascia di età per la quale non esistono significativi studi scientifici. Attraverso un'app interattiva per smartphone che permette un'autodiagnosi di disturbi oro-gastro enterici e fornisce dati sulle incidenze di tali disturbi, il progetto vuole avviare i giovani a un processo di consapevolezza del proprio stato di salute, intervenendo nel caso per indicare i piatti del menù giornaliero della mensa che sono più adeguati a un corretto ed equilibrato stile alimentare.

Il progetto "Rasupea" è coordinato dal professor Roberto Barale, genetista del dipartimento di Biologia dell'Ateneo pisano, e si avvarrà della collaborazione del professor Giuseppe Turchetti della Scuola Sant'Anna, di ricercatori di stomatologia, gastroenterologia, informatici, statistici dell'Ateneo e del CNR, del DSU Toscana, oltre che del supporto di Pharmanutra, e naturalmente di tutti gli studenti dell'Università di Pisa che vorranno partecipare.

Il progetto è sostenuto dalla Regione Toscana nell'ambito dei finanziamenti destinati ai progetti più interessanti per i settori agricoltura, salute e sicurezza alimentare, ed è stato inserito tra le ricerche che la Regione ha presentato alla kermesse milanese.

eTeamPrimi nel Design event, nel Business plan event e nel Cost event. Insomma, tre su tre. È questo l'ottimo risultato dell'E-Team Squadra Corse, la squadra dell'Università di Pisa, che a Varano de' Melegari, nella gara internazionale FSAE Italy, ha sbaragliato la concorrenza aggiudicandosi tutte e tre le prove in programma.

Il risultato è maturato grazie a mesi di intenso lavoro e dopo una radicale riorganizzazione della squadra, guidata da Leonardo Bartelloni. Il progetto della nuova macchina, chiamata "Kerub" (versione corsaiola del Cherubino, simbolo dell'Ateneo), con un nuovo motore quattro cilindri e che sarà dotata anche di alettoni, è stato apprezzato dai giudici, ottenendo 150 punti su 150. Punteggio pieno anche per il Business plan event. La stretta collaborazione fra i settori dell'Ingegneria e dell'Economia ha portato infine alla stesura del miglior Cost report fra tutte le 70 squadre partecipanti.

"Una vittoria strepitosa, ma tutt'altro che facile - ha commentato il capitano Leonardo Bartelloni - dopo aver compreso che la vettura non sarebbe stata portata fisicamente in gara ci siamo interrogati su come andare avanti. Lasciare o concentrarci sugli eventi statici? Ci siamo uniti come squadra attorno a un obiettivo: onorare nel miglior modo possibile l'impegno preso nei confronti dell'Università di Pisa e contribuire al suo prestigio. Questo risultato testimonia il grande impegno di tutti i membri del team e la loro integrazione".

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L'esperienza della Formula Student, o Formula SAE, è altamente formativa per gli studenti universitari, indipendentemente dal loro percorso di studi. Si tratta infatti di una realtà concreta in cui ci si approccia ai problemi tipici della vita in azienda, dal lavoro in team alla comunicazione tra settori diversi, dalla scelta delle tecnologie al rispetto dei vincoli economici di progetto.

Guardia il video della premiazione

Per maggiori informazioni sul progetto pisano si può seguire la pagina facebook E-Team Squadra Corse Pisa e il sito www.eteamsquadracorse.it oppure si può scrivere alla mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Hypericum elodes Un team di ricercatori dell'Università di Pisa ha scoperto che la minore o maggiore 'dormienza' dei semi, una caratteristica fondamentale per la sopravvivenza delle piante anche in condizioni ambientali sfavorevoli, deriva dal tipo di impollinazione. Lo studio, pubblicato sulla rivista 'Seed Science Research', ha riguardato l'iperico (Hypericum elodes), una specie palustre originaria dell'Europa Atlantica, ma sorprendentemente in grado di resistere anche in Toscana malgrado le condizioni climatiche non ottimali. Il gruppo di ricercatori del dipartimento di Biologia dell'Ateneo pisano, composto da Angelino Carta (foto), Gianni Bedini, Angela Giannotti, Laura Savio e Lorenzo Peruzzi, ha condotto esperimenti d'impollinazione in condizioni naturali dimostrando che i semi prodotti per auto-impollinazione hanno una dormienza minore rispetto a quelli prodotti per impollinazione incrociata.
angelino carta"La dormienza è una caratteristica dei semi che impedisce la germinazione nei momenti sfavorevoli per la sopravvivenza delle piante – ha spiegato Angelino Carta – e il fatto che ci siano semi con diversi gradi di dormienza spiega le due diverse strategie di riproduzione delle piante, ad alto rischio e basso rischio".
I semi poco dormienti, infatti, germineranno quasi subito garantendo una lenta ma costante crescita della popolazione (strategia ad alto rischio); i semi più dormienti, al contrario, germineranno solo dopo che l'inverno aumentando la probabilità di sopravvivenza delle piante nella stagione primaverile (strategia a basso rischio).
"Grazie alla nostra ricerca – ha concluso Angelino Carta – siamo riusciti a capire come, grazie ad un polimorfismo della germinazione, l'Hypericum elodes sia in grado di sopravvivere in Toscana, ma soprattutto il legame fra dormienza dei semi e tipo d'impollinazione apre nuovi scenari per migliorare le specie di interesse agronomico e studiare l'evoluzione delle strategie di riproduzione delle piante a seme del nostro Pianeta".

Ne hanno parlato:
AdnKronos
Focus.it
Panorama.it
GreenReport.it
PisaInformaFlash.it
PisaToday.it
VillaggioGlobale.it
StampToscana.it
InToscana.it

Foto Scilingo

Si chiama "Nevermind" il progetto finanziato con ben 5 milioni di euro dalla Commissione Europea nell'ambito del programma Horizon 2020, nato dalla ormai consolidata collaborazione tra il gruppo del professor Enzo Pasquale Scilingo (a destra), bioingegnere del Centro di ricerca "Enrico Piaggio" dell'Ateneo pisano e l'Unità operativa di Psicologia clinica dell'Aoup diretta dal professor Pietro Pietrini.

"Scopo del progetto è di riuscire a utilizzare i segnali fisiologici dell'organismo associati all'insorgenza di depressione e al suo trattamento in pazienti che hanno una patologia somatica - spiega il professor Scilingo, coordinatore del progetto - utilizzando una maglietta high-tech in grado di monitorare vari parametri fisiologici, compresi funzionalità cardiaca e respiratoria che abbiamo sviluppato nel corso del nostro progetto precedente, Psyche".

Lo sviluppo di depressione in corso di patologie somatiche croniche è molto frequente e spesso ha un impatto drammatico sulla qualità della vita e sulla prognosi stessa dei pazienti. "Nevermind" studierà gli effetti della mindfulness, una tecnica basata sulla meditazione orientale, che è ormai affermata nel trattamento della depressione, all'interno delle terapie cognitive-comportamentali di ultima generazione.

foto Pietrini"La depressione si accompagna ad una moltitudine di cambiamenti nei parametri fisiologici che, per quanto talvolta possano anche non essere percepiti dal paziente, sono misurabili e rappresentano uno strumento efficace per seguire il decorso della depressione e gli effetti della terapia attraverso il linguaggio del corpo" - spiega il professor Pietrini (a sinistra), psichiatra responsabile della branca clinica del progetto. Nei pazienti bipolari del progetto 'Psyche' abbiamo ottenuto interessanti risultati predittivi della tipologia depressiva o maniacale dell'episodio successivo".

"Nevermind" ha in Pisa non solo il cuore scientifico e clinico, ma anche quello tecnologico: l'azienda che produce le magliette high-tech, la Smartex, ha sede infatti a Navacchio e si articola attraverso prestigiose collaborazioni italiane e internazionali.

maglietta Smartex progetto Psyche"Studieremo pazienti nefropatici a Pisa sempre con l'Aoup, oncologici a Torino, cardiopatici e amputati in Portogallo. Infine studieremo i comportamenti e la prevenzione del suicidio in Svezia - spiega il professor Claudio Gentili, psicologo clinico del progetto. In questo modo, avremo un'ampia gamma di pazienti diversi e potremo tentare di definire le basi psicofisiologiche comuni e condivise delle reazioni psicologiche depressive, indipendentemente dal tipo di patologia in cui si verificano".

Per Scilingo e Pietrini il connubio tra bioingegneria e psicologia clinica rappresenta l'approccio multidisciplinare e integrato necessario per avvicinare sempre di più la psichiatria alle altre branche della medicina, dove i processi fisiopatologici possono essere misurati, con importanti implicazioni per la diagnosi preclinica, il decorso clinico e la prevenzione delle ricadute.

Per questa sua potenziale rilevanza clinica "Nevermind" ha ricevuto manifestazioni di interesse da parte di numerosi enti clinici, tra i quali l'Azienda Usl 5 di Pisa ed ha ricevuto un punteggio di 14,5 su 15 dalla Commissione Europea finanziatrice.

bright 2015 bannerIl prossimo 25 settembre, in Toscana, la notte torna a illuminarsi, quest'anno ancora di più. Per il quarto anno consecutivo, Università, Scuole Superiori e Centri di Ricerca della regione, in collaborazione con associazioni ed enti, si uniranno per celebrare la Notte Europea dei Ricercatori. L'iniziativa, che quest'anno compie dieci anni, è promossa dalla Commissione Europea in circa 300 città di 24 paesi d'Europa. Sotto la sigla di BRIGHT 2015 - la luce "brillante" prodotta dalla curiosità, dalla tenacia, dal lavoro di chi è impegnato ogni giorno nella ricerca – è in programma un ricco cartellone coordinato di eventi, iniziative e spettacoli che scandirà la notte di tutta la Toscana, coinvolgendo in particolare le città universitarie di Firenze, Pisa e Siena, e altri centri della Toscana, Prato, Lucca, Arezzo e Cascina.

L'evento è stato presentato in Regione Toscana da Monica Barni, vice presidente e assessore regionale alla cultura, e da Katherine Isaacs, delegata del Rettore dell'Università di Pisa ai Programmi europei e coordinatrice regionale dell'evento, insieme ai rappresentanti di tutte le istituzioni coinvolte.

Il 2015 è l'Anno Internazionale della Luce e nella notte di BRIGHT i ricercatori porteranno sotto i riflettori le loro attività, nell'ambito della tecnologia, delle scienze esatte e naturali e della salute e anche dell'area delle scienze umanistiche e sociali. La tematica della luce si incrocerà con molte altre: dal cibo alla robotica, dall'ambiente terrestre a quello stellare, con l'obiettivo generale di trovare modi nuovi e vivaci di esprimere e condividere tutto il fascino della ricerca.

Con il coordinamento dell'Università di Pisa, saranno proposte attività di tanti tipi, alcune mirate ai giovani, ai bambini e alle famiglie, altre a cittadini più adulti e, più in generale, a un pubblico "curioso" di capire e interagire con l'ambiente variegato della ricerca: dal tardo pomeriggio a notte inoltrata si alterneranno proiezioni di film e aperitivi con ricercatori, dimostrazioni pratiche e reading, stand e laboratori, visite guidate e concerti, incontri in librerie e caffè della scienza.

BRIGHT 2015 è un evento corale in cui i ricercatori della Toscana incontrano i giovani, gli studenti e i cittadini e presentano i frutti straordinari del loro lavoro quotidiano, spiega Katherine Isaacs - Toscana non vuol dire solo storia, arte, olio e vino: è una regione ad alta concentrazione di attività di innovazione e di ricerca, incentrate anzitutto, ma non solo, sui suoi prestigiosi istituti e sue università di eccellenza. "Ci auguriamo che questa iniziativa aiuti a cogliere l'importanza della ricerca come specifica vocazione della nostra regione, come punto di forza per la cultura, per la cittadinanza e anche per l'economia in Toscana".

Le Università, le Scuole Superiori e i Centri di Ricerca coinvolti in BRIGHT 2015 sono le Università di Firenze, Pisa, Siena e Stranieri di Siena, la Scuola Normale Superiore, la Scuola Superiore Sant'Anna, il CNR, l'IMT di Lucca, l'INFN, l'INGV, EGO Virgo di Cascina, Accademia delle Belle Arti e Conservatorio di Firenze. L'iniziativa gode del sostegno della Regione Toscana, regione di ricerca per eccellenza.

Tutte le iniziative in programma saranno promosse attraverso il sito www.bright2015.org, dove, insieme al video promo della manifestazione, sono disponibili tutti i programmi dettagliati delle attività in ogni città.

Ne hanno parlato:
FirenzeToday.it
Toscana Notizie
InToscana 
StampToscana 
gonews.it

 

Locandina mostra LondraNasce da un progetto di ricerca coordinato dall'Università di Pisa la mostra "More than Meets the Eye", che si terrà nelle sale della prestigiosa Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra dal 23 settembre al 20 dicembre. La mostra, curata da Mattia Patti, ricercatore di Storia dell'Arte contemporanea dell'Ateneo pisano, e da Roberta Cremoncini, direttrice della Estorick Collection, presenta le scoperte di un gruppo di storici dell'arte, restauratori e scienziati, che hanno esaminato le più importanti opere del museo londinese, una delle principali raccolte di arte italiana dell'inizio del XX secolo.

Usando le più aggiornate tecniche di indagine scientifica, i ricercatori hanno analizzato dipinti di cruciale importanza di artisti quali Giorgio de Chirico, Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Gino Severini, Carlo Carrà e Ardengo Soffici. Le scoperte fatte hanno portato alla luce strati nascosti sotto la superficie pittorica e hanno svelato le caratteristiche tecnico-esecutive adottate dagli artisti, rivelando aspetti fino a oggi inaccessibili allo sguardo e aprendo nuove prospettive di ricerca. Così, sul retro della celebre Scomposizione dei piani di un lume di Ardengo Soffici è stato rinvenuto un dipinto autografo raffigurante due bagnanti, rimasto finora nascosto.

L'integrazione tra i risultati scientifici e le nuove indagini archivistico-documentarie ha inoltre reso possibile interpretare in maniera nuova informazioni presenti nel corpo delle opere e fino a oggi trascurate, ricostruendo la storia progettuale, collezionistica ed espositiva di questi capolavori, dalla loro prima elaborazione nello studio dell'artista fino ai più recenti interventi di restauro. In questo modo è, per esempio, emerso che La mano del violinista di Giacomo Balla, tra le più importanti e studiate opere futuriste, nasconde un dipinto soggiacente la superficie pittorica: una veduta di Düsseldorf appartenente a un ciclo di paesaggi che Balla stava realizzando nell'autunno del 1912 e di cui prima d'ora era rimasta soltanto documentazione fotografica.

Mattia PattiCome detto, l'esposizione londinese si basa sulle indagini realizzate nell'ambito del progetto triennale (2013-2016) dal titolo FUTURAHMA. Tra Futurismo e ritorno al classico (1910-1922). Tecniche pittoriche, critica delle varianti e problemi conservativi (www.futurahma.it), finanziato dal MIUR con i fondi dedicati a ricerche innovative promosse da giovani studiosi. Coordinato dal dottor Patti, ricercatore del dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'Ateneo pisano, si avvale della collaborazione di ricercatori della Scuola Normale per quanto riguarda la storia dell'arte, dell'Istituto di Scienze e Tecnologie Molecolari del CNR di Perugia per quanto riguarda la chimica, dell'Istituto di Fotonica e Nanotecnologie del CNR di Milano e dell'Istituto Nazionale di Ottica del CNR di Firenze per la fisica e dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze per quanto concerne la conservazione.

Il progetto è partito da un approfondito studio delle tecniche pittoriche utilizzate dalle avanguardie artistiche italiane di inizio Novecento, dal Futurismo alla Metafisica. Nell'ambito di FUTURAHMA le analisi delle fonti testuali sono integrate da indagini scientifiche non invasive compiute direttamente sulle opere, che permettono di far luce su materiali, tecniche esecutive e problemi conservativi dei dipinti oggetto di studio. Le ricerche del progetto FUTURAHMA sono state e saranno condotte all'interno di importanti musei italiani e stranieri, tra i quali la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, la Pinacoteca di Brera e il Museo del Novecento di Milano, il MART di Rovereto, il Museo Civico di Palazzo della Penna di Perugia, la Narodni Galerie di Praga, l'Hermitage di San Pietroburgo. Dai risultati ottenuti durante la ricca campagna di studio sulle opere della Estorick Collection di Londra è nata la mostra "More than Meets the Eye".

 

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homo NalediC'è anche un contributo pisano e italiano nel team internazionale, composto da più di cinquanta ricercatori, che ha lavorato sull'Homo naledi, il nuovo ominine i cui resti sono stati ritrovati in Sudafrica e la cui scoperta è stata annunciata in giornata dall'Università del Witwatersrand, dalla National Geographic Society e dalla National Research Foundation del Sudafrica.

Il dottor Damiano Marchi, antropologo del dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa, è stato infatti chiamato a collaborare con l'equipe guidata dal professor Lee Berger e si è occupato in particolare dell'arto inferiore dell'ominine, con l'obiettivo di determinare le sue peculiarità locomotorie. Dagli studi effettuati è risultato che l'Homo naledi possedeva elementi anatomici unici, differenti sia dagli altri ominini fossili rinvenuti finora, sia dall'uomo moderno, pur dimostrando caratteristiche scheletriche che potrebbero indicare un adattamento locomotorio terricolo simile all'uomo moderno e forse anche un adattamento alla corsa. Grazie a questo contributo, il dottor Marchi è tra i coautori del lavoro di descrizione della nuova specie, pubblicato sulla rivista "eLife", e sarà primo autore del lavoro relativo allo studio dell'arto inferiore, che uscirà in un numero speciale del "Journal of Human Evolution", una delle riviste leader per gli studi paleoantropologici.

Marchi Damiano"Vista l'enorme quantità di materiale scheletrico a disposizione e la necessità di organizzare uno studio accurato e tempestivo - sintetizza il dottor Marchi - il professor Berger ha indetto un concorso internazionale per selezionare i massimi esperti nei vari campi della paleoantropologia. Alla fine sono stati individuati vari ricercatori di tutto il mondo, tra i quali sono stato scelto, come unico rappresentante italiano, per i miei studi sulla biomeccanica dello scheletro postcraniale dei primati umani e non umani, che ho utilizzato per creare modelli interpretativi relativi alla locomozione dei primi ominini."

I resti del nuovo ominine sono stati portati alla luce in due spedizioni scientifiche effettuate tra novembre 2013 e marzo 2014, con il finanziamento dell'Università del Witwatersrand e della National Geographic Society. Il materiale è stato rinvenuto nella Dinaledi Chamber, localizzata circa 30 metri in profondità all'interno del sistema di caverne denominato Rising Star, nella provincia di Gauteng in Sudafrica.

homo Naledi National Geographic

Il ritrovamento di oltre 1.550 reperti fossili attribuibili ad almeno 15 diversi individui e la presenza di quasi tutte le parti dello scheletro, ha permesso di descrivere la nuova specie in maniera molto accurata. L'Homo naledi - chiamato così perché "naledi" nella lingua locale del Sudafrica significa "stella", con riferimento al sistema di caverne (Rising Star) dove l'ominine è stato rinvenuto (in italiano "stella che sorge") - appare come uno dei nostri antenati più antichi, alto un metro e mezzo, pesante circa 45 chilogrammi e dotato di un cervello piccolo della dimensione di un'arancia. L'ominine è dotato di dita estremamente curve, più di qualunque altra specie simile, a testimonianza di una particolare abilità nell'arrampicarsi. I piedi, insieme alle lunghe gambe, suggeriscono inoltre che era predisposto per lunghi spostamenti.

"La combinazione delle caratteristiche anatomiche - ha concluso il professor Berger, coordinatore del team che si è occupato della scoperta - distingue l'Homo naledi da ogni altra specie di ominine finora conosciuta".

 

 

Figura 1 (in alto a sinistra): La ricostruzione del volto dell'Homo naledi fatta dal paleoartista John Gurche, che ha speso circa 700 ore per ricreare la testa dalle ossa recuperate. Il ritrovamento è stato annunicato dall'Università del Witwatersrand, dalla National Geographic Society e dalla National Research Foundation del Sudafrica e pubblicato sulla rivista "eLife". Foto di Mark Thiessen/"National Geographic".

Figura 2 (a destra): Il dottor Damiano Marchi, antropologo del dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa.

Figura 3 (in basso a sinistra): La copertina del "National Geographic", che ha dedicato il numero di ottobre 2015 alla scoperta dell'Homo naledi.

Ne hanno parlato:
Repubblica
Corriere della Sera
La Stampa
Sole 24 Ore
Il Messaggero 
Il Mattino
Corriere Fiorentino
Il Tirreno
Quotidiano Nazionale
Ansa.it
Corriere.it
IlSole24Ore.com
IlFattoQuotidiano.it
CorriereFiorentino.it
RepubblicaFirenze.it 
Tirreno.it
NazionePisa.it
InToscana.it
PisaToday.it
PisaInformaFlash.it 

In TV: 
TGT Toscana (14 settembre)
Tg5 (ore 20 dell'11 settembre)
Tg5 (ore 13 dell'11 settembre)
RaiNews24
TGT Toscana (11 settembre)

big dataEsploratori o abitudinari? La scienza dei dati, o data science, ci dice che le persone, nei loro movimenti quotidiani, si dividono in modo ben preciso fra questi due tipi di comportamenti. Un team di data scientist nato da una collaborazione fra il KDD Lab di Università di Pisa e Istituto di scienza e tecnologie dell'informazione del CNR di Pisa (Isti-Cnr) e il centro di ricerca sulle reti complesse Barabasi Lab di Budapest e Boston, ha analizzato grandi quantità di Big Data sulla mobilità umana, cioè tracce GPS di viaggi automobilistici e dati da telefonia mobile relativi a centinaia di migliaia di persone (rigorosamente anonime), analizzando i comportamenti di ciascun individuo su vari mesi.

I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista "Nature Communications", nell'articolo "Returners and Explorers dichotomy in Human Mobility" a firma di Luca Pappalardo e Dino Pedreschi dell'Università di Pisa, da Fosca Giannotti e Salvo Rinzivillo del CNR, da Albert-Laszlo Barabasi della Northeastern University di Boston e Filippo Simini dell'Università di Bristol.

Confrontando il raggio di mobilità ricorrente, relativo cioè agli spostamenti di routine, come fra casa e posto di lavoro o studio, e quello totale, relativo a tutti gli spostamenti, i ricercatori hanno scoperto che le persone tendono naturalmente a dividersi in due gruppi ben distinti, con caratteristiche molto diverse. Il primo è composto da persone il cui raggio di mobilità ricorrente è molto simile a quello totale: la mobilità degli abitudinari o "returners" può essere ridotta agli spostamenti tra le poche locazioni più frequentemente visitate. Viceversa, il gruppo degli "esploratori", la cui mobilità ricorrente è solo una piccola parte di quella complessiva, mostrano una mobilità "a stella": un nucleo centrale (casa e posto di lavoro) intorno al quale gravitano altre locazioni, spesso molto distanti. I data scientist hanno sviluppato un modello matematico in grado di catturare questa suddivisione e hanno condotto esperimenti intensivi e simulazioni al computer per studiare alcune delle conseguenze della scoperta.

"Gli esperimenti hanno dimostrato che esploratori e abitudinari mostrano capacità differenti di diffondere, attraverso i loro movimenti sul territorio, eventuali epidemie", commenta Dino Pedreschi dell'Università di Pisa. "I due profili mostrano anche un certo grado di 'omofilia sociale': osservando la rete telefonica, gli esploratori tendono a comunicare più spesso con altri esploratori piuttosto che con gli abitudinari".

"La ricerca dimostra come i Big Data offrano uno strumento potente per la comprensione del comportamento umano, un passo importante verso la realizzazione di simulazioni realistiche in contesti fondamentali come il consumo energetico, l'inquinamento e la pianificazione urbana", conclude Fosca Giannotti dell'Isti-Cnr. "È importante perché, se abbiamo a disposizione modelli affidabili, siamo in grado di prevedere le conseguenze delle nostre scelte, sia individuali sia collettive, come creare una nuova infrastruttura".

Nell'immagine in alto, un frammento delle traiettorie GPS prodotte dai 150.000 veicoli che viaggiano nell'area metropolitana di Pisa (blu) e Firenze (rosso) nell'arco di un mese. 

Ne hanno parlato:
Repubblica.it
LeScienze.it
InToscana.it
gonews.it
QuiNewsPisa
Caterpillar - Radio 2  

bianca patriaDue vincitori ex aequo in tutta Italia e fra questi una studentessa dell'Ateneo pisano, Bianca Patria, che si è aggiudicata una borsa di studio di 500 euro messa il palio dall'Erasmus Student Network (ESN) Italia per gli studenti Erasmus in partenza nell'anno accademico 2015-2016. Bianca, ventiduenne originaria di Torino e residente a Colle Buggiano in provincia di Pistoia, è iscritta al corso di laurea magistrale in Linguistica e traduzione. Nei prossimi mesi, come studente Erasmus, e con in tasca la borsa ESN, andrà a Copenhagen dove approfondirà la sua conoscenza dei Paesi e delle lingue scandinave, che sono al centro del suoi interessi di studio.

Il bando nazionale "Il tuo Erasmus con ESN", giunto alla sua terza edizione, prevede che i candidati si cimentino con una prova scritta sui temi della mobilità studentesca. La traccia di quest'anno chiedeva agli studenti cosa rappresentasse per loro oggi l'Unione Europea alla luce delle recenti vicende politiche, fra cui la crisi greca e l'immigrazione. ESN Italia, che promuove ogni anno il concorso, è una rete di associazioni universitarie volontarie che mira a favorire la mobilità di studenti universitari in Europa.

telecomunicazioniSono venti le borse di studio che l'Università di Pisa mette a disposizione degli studenti che entro il 31 dicembre 2015 si immatricoleranno al corso di laurea triennale in Ingegneria delle Telecomunicazioni. I premi, ognuno dell'importo di 1.000 euro, sono offerti da aziende ed enti del settore. Saranno assegnati secondo una graduatoria di merito stilata sulla base dei risultati ottenuti dagli studenti nel test di valutazione per i corsi di Ingegneria.

Le borse di studio mirano a incentivare la partecipazione a un corso che approfondisce tematiche innovative e di grande rilievo, presentando inoltre ottime prospettive di impiego lavorativo. La sostanziale tenuta del settore legato alle telecomunicazioni, nonostante la crisi internazionale, rende sempre più urgente la necessità di incoraggiare i giovani a intraprendere gli studi in questo ambito tecnologico. La mancanza di figure adeguatamente formate, infatti, potrebbe limitare le potenzialità di crescita di un settore che continua a essere trainante per l'economia nazionale e internazionale.

"Questa iniziativa - ha dichiarato il professor Giuliano Manara, presidente del corso di laurea in Ingegneria delle Telecomunicazioni - costituisce un vero e proprio modello per le relazioni tra università, aziende ed enti che operano nel campo dell'ICT. Desidero, perciò, ringraziare tutti i soggetti coinvolti, che si sono impegnati per sostenere il nostro corso, ma anche più in generale il diritto allo studio. Le borse rappresentano una straordinaria occasione per far partire e per sviluppare collaborazioni concrete fra le aziende e il mondo della ricerca, nell'interesse dei nostri studenti e di tutta la comunità scientifica".
Per maggiori informazioni, si può scrivere alla mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., telefonare al numero 050/2217564 o visitare i siti: www.tlc.ing.unipi.it e http://dip.iet.unipi.it.

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