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Humanoids awardHUMANOIDS, la più importante conferenza internazionale nell’ambito della robotica umanoide che si è svolta in Corea del Sud la scorsa settimana, premia per la seconda volta la mano robotica sviluppata nei laboratori del Centro Piaggio dell’Università di Pisa e dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova. La “Pisa-IIT Softhand PLUS” è l’evoluzione della Pisa-IIT Softhand, che era in grado di afferrare la maggior parte degli oggetti di uso comune usando un solo motore. La mano era stata premiata nel 2012 alla medesima conferenza, per l’assoluta innovatività dell’approccio allo studio delle mani robotiche.

La nuova mano di motori ne ha due, ed è in grado non solo di afferrare, ma anche di manipolare gli oggetti in modo più abile rispetto alla sua prima versione. La Softhand PLUS può, solo col movimento delle dita, eseguire delle piccole azioni molto utili nella vita quotidiana, come versare il caffè in una tazzina, o prendere una banconota o una carta di credito tra la punta delle dita. Piccoli gesti fatti con una destrezza paragonabile a quella di un bimbo di pochi anni, e maggiore della prima SoftHand, che invece aveva una presa simile a quella di un neonato. Nuovi movimenti e prese che conferiscono alla mano una naturalezza ancora superiore.

mano robotica caffèLa ricerca è stata condotta dal gruppo del professor Antonio Bicchi, ordinario di Robotica all’Università di Pisa e Senior Scientist all’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova: “Con la Pisa-IIT Softhand PLUS facciamo un altro passo avanti verso la riproduzione di movimenti naturali della mano umana con una struttura artificiale il più semplice e robusta possibile, e quindi adatta a essere usata come protesi, oltre che come mano di un robot.

Esperienze come questa sono i frutti tangibili della collaborazione tra una università e un istituto di ricerca di alta qualità, che insieme possono valorizzare al massimo sia ricerca che formazione. Fondamentale per questo studio all’avanguardia – prosegue Bicchi – Determinante è stato infatti il contributo di giovani studenti, come Cosimo Della Santina, che hanno preso parte a questo progetto durante il proprio corso di studi in Ingegneria Robotica a Pisa”.

mano robotica banconota

È stato proprio Cosimo Della Santina, ora dottorando all’Università di Pisa, a salire sul palco di Seoul per ricevere il premio: “Il riconoscimento della comunità scientifica - racconta - è di grande incentivo per proseguire con il mio lavoro nella ricerca e nello studio di mani robotiche in grado di compiere movimenti sempre più simili a quelli delle mani umane".

Per la ricerca sulle mani robotiche il professor Bicchi ha ricevuto dalla commissione europea un ERC Advanced Grant con il progetto “Softhand”, mentre di recente l’Europa ha finanziato i progetti SOMA (Soft Manipulation) e SoftPro (Soft Prosthetics) per l’applicazione delle mani robotiche nell’industria e nella prostetica rispettivamente.

Guarda il video della mano in azione. 

Nella foto in alto: da destra Manuel Catalano, ricercatore dell'IIT e collaboratore del Centro Piaggio dell’Università di Pisa, e Cosimo Della Santina, il dottorando dell’Università di Pisa che ha ritirato il premio a Seoul.


Ne hanno parlato: 
Ansa
Corriere Innovazione
InToscana.it
QN
NazionePisa.it  
PisaToday.it
gonews.it
PisaInformaFlash.it

viognier 2013 Produrre vini naturali di qualità, senza solfiti e additivi chimici, un’esigenza molto sentita dai consumatori che ora è possibile grazie a una nuova metodologia brevettata nel 2015 dall’Università di Pisa e nata da uno studio condotto al dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agroambientali.

“Si tratta di una procedura per ottenere vino senza additivi – ha spiegato la professoressa Angela Zinnai coordinatrice della ricerca  – e quindi consumabile anche da chi ha allergie o intolleranze. Il nostro metodo non altera le caratteristiche del vino, anzi ne esalta le qualità e ne salvaguarda molti aromi che oggi sono coperti, alterati o ridotti dalla presenza dell’anidride solforosa e dalle altre sostanze aggiunte. Questo senza contare l'effetto di salubrità dovuto all'assenza totale di additivi chimici, così come la migliore la digeribilità delle molte sostanze positive per la salute umana contenute nel vino”.

La metodologia è stata testata per due anni nella cantina sperimentale dell’Ateneo pisano a San Pietro a Grado in provincia di Pisa e, nel 2014 anche alla Fattoria dei Barbi a Montalcino, in provincia di Siena, in quest’ultimo caso grazie alla fattiva collaborazione del dottor Stefano Cinelli Colombini. Sono stati così prodotti un Viognier nel 2013 e un Sangiovese nel 2014, ma l’obiettivo per il futuro è di applicare la metodologia su ampia scala.

gruppo ricerca UNIPI

A questo scopo è nato il progetto “Only Wine” che mette insieme i tecnologi alimentari dell'Università di Pisa per lo skilling up dei risultati scientifici e quello di economia agraria, coordinati dal professore Gianluca Brunori, per gli aspetti di marketing, il Polo Tecnologico della Magona e il dipartimento di Ingegneria civile e industriale dell’Ateneo pisano per la realizzazione dei prototipi, il dipartimento di Fisica dell'Università di Pisa per la realizzazione dei sensori, quello di Ingegneria dell'Informazione per l'ideazione dell'hardware e del software di gestione e infine la Fattoria dei Barbi per l’applicazione dei protocolli.

“Le tendenze più stabilmente in crescita nel settore vinicolo vanno proprio in questa direzione – ha concluso Angela Zinnai – si cercano vini sempre più salubri, sempre più privi di chimica, più freschi e ricchi al palato e di qualità ma non a costi maggiori. Il nostro progetto offre per la prima volta la possibilità di unire in un unico vino tutte queste caratteristiche, e lo fa a costi contenuti”.

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Foto: Gruppo di ricerca Università di Pisa, da destra, Maria Chiara D'Agata, Gianpaolo Andrich, Angela Zinnai, Francesca Venturi, Chiara Sanmartin, Isabella Taglieri, Julia Blanca Naples

Nella seduta dello scorso 4 novembre, il Senato Accademico ha fatto il punto sulle iniziative dell'Ateneo a sostegno della mobilitazione nazionale degli studenti contro la revisione dei parametri ISEE e discusso la questione legata all'occupazione del complesso ex-GEA, con i suoi sviluppi.

mummia precolombiana webDall’equipe di paleopatologi dell’Università di Pisa arriva un’importante scoperta direttamente dall’epoca precolombiana. Una mummia peruviana portata in Italia a fine Ottocento da alcuni medici e naturalisti italiani, conservata oggi al Museo di Antropologia ed Etnologia dell’Università di Firenze, è stata oggetto di un importante studio molecolare condotto dal professor Gino Fornaciari, in collaborazione con l’Università della California: «Oltre a ritrovare e sequenziare antichi agenti patogeni, la mia ricerca ha permesso di identificare nei resti della mummia molti geni resistenti ad alcune tipologie di antibiotici – spiega il professore – La scoperta suggerisce che le mutazioni di questi geni avvennero naturalmente nei batteri di 1000 anni fa e che dunque non sono necessariamente correlate all’abuso delle moderne terapie antibiotiche».

Lo studio, pubblicato sulla rivista PlosOne, è stato effettuato sul patrimonio genetico prelevato dai resti di una ragazza di circa 20 anni, mummificatasi naturalmente grazie al clima freddo e secco delle Ande. La mummia, proveniente da Cuzco e databile tra la fine del XI e l’inizio del XII secolo, giaceva in una cesta costruita con corde di fibre vegetali e molto fessurata per facilitare l’areazione del corpo.

L’involucro era dotato di una finestrella in corrispondenza del viso ed era munito in alto di una maniglia per facilitarne il trasporto, molto verosimilmente per i rituali di commemorazione dei defunti. «Il corpo si presentava avvolto interamente da due teli rossi e recava due pezze colorate in corrispondenza del cranio e del bacino – spiega Fornaciari - La testa appariva quasi completamente scheletrizzata, mentre una treccia di capelli neri risultava staccata e caduta in corrispondenza delle mani. Rimossi i teli, ci è apparsa una mummia in posizione fetale, strettamente legata con corde ai polsi, alle caviglie e al bacino».

mummie di Cuzco webL’esame degli organi interni ha portato i ricercatori ad attribuire le cause della morte della giovane alla malattia di Chagas, una patologia tuttora endemica nell’America Latina, dovuta alla colonizzazione del protozoo parassita Trypanosoma cruzi nei tessuti e nei gangli nervosi degli organi interni, in particolare del cuore e del colon.

A parte la ricostruzione completa della flora batterica intestinale, uno degli aspetti più interessanti dello studio è che i ricercatori sono riusciti a identificare molti geni resistenti agli antibiotici che avrebbero reso inefficaci i trattamenti coi moderni antibiotici ad ampio spettro, come fosfomicina, cloramfenicolo, tetracicline, chinoloni e vancomicina: «In particolare, la vancomicina è stata scoperta oltre 50 anni fa e si riteneva che i geni resistenti ad essa fossero comparsi in seguito al maggior utilizzo di questo antibiotico – aggiunge Fornaciari – Il microbioma dell’intestino di questa mummia rivela invece un quadro differente, mostrando che i geni resistenti all’antibiotico precedono di secoli l’uso terapeutico di questi composti. La scoperta, aiutando a capire l’evoluzione degli agenti patogeni, può avere anche implicazioni pratiche nella medicina moderna e aiuterà a capire l’evoluzione degli agenti patogeni».

Gli ufficiali della pirocorvetta Magenta della spedizione Giglioli 1868Oltre al Trypanosoma cruzi, lo studio ha portato al ritrovamento e al sequenziamento anche di alcuni ceppi del virus del papilloma umano, come l'HPV-21 e l'HPV-49, rivelando come essi si sono evoluti nel tempo: «Mentre il Trypanosoma cruzi della mummia è apparso più arcaico rispetto a quello attuale, in quanto presenta una somiglianza nel DNA pari al 90% rispetto ad alcuni ceppi attuali, i ceppi di HPV ritrovati sono risultati molto simili (con una somiglianza pari ben al 98-99%) a quelli moderni. Ciò dimostrerebbe che mentre il T. cruzi si è dovuto adattare a condizioni nuove dell’ospite umano, verosimilmente legate alle successive civiltà urbane precolombiane come gli Inca, i Maya e gli Aztechi, il Papilloma Virus era così ben adattato all’uomo da epoca remota da non avere necessità di nuove mutazioni».

Nelle foto: in alto l'involucro contenente la mummia oggetto dello studio di Fornaciari; al centro mummie di Cuzco conservate al Museo di Antropologia ed Etnologia dell’Università di Firenze; in basso gli ufficiali della pirocorvetta Magenta della spedizione Giglioli 1868.

Ne hanno parlato: 
Tutto Scienze - La Stampa
Corriere fiorentino
Tirreno Pisa
Nazione Pisa
RepubblicaFirenze.it 
Greenreport.it 
StampToscana.it
Ansa.it 
NazionePisa.it
InToscana.it
TirrenoPisa.it
Pisa Today
gonews.it
Controcampus
Lettera43 
Il Bo

Il 6 e il 9 agosto 2015 è stato commemorato in tutto il mondo il 70° anniversario dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki. Le armi nucleari – più di 16.000 testate possedute da Stati Uniti, Russia, Cina, Pakistan, India, Gran Bretagna, Francia, Israele e Corea del Nord – continuano a rappresentare una minaccia per tutto il genere umano, mentre cresce anche il rischio del c.d. terrorismo nucleare.

Il CISP-Centro Interdisciplinare di Scienze per la Pace dell'Università e Il Comune di Pisa promuovono un programma di iniziative per approfondire e per esprimere – insieme a scienziate e scienziati, docenti universitari, insegnanti, amministratori e amministratrici, attiviste e attivisti, artisti, persone di fede, cittadine e cittadini, associazioni - la richiesta e l'impegno per la messa al bando delle armi nucleari, come già avvenuto con altre armi di distruzione di massa.

L’impegno dell’Università di Pisa in questa iniziativa - che senza dubbio si inscrive nella “terza missione dell’Università” - è stato ed è al massimo livello, grazie all’impegno di numerosi dipartimenti (in particolare Giurisprudenza, Fisica, Civiltà e Forme del Sapere, Scienze politiche, Medicina clinica e sperimentale, Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali, cui si aggiungono il Sistema Museale di Ateneo e il Centro Linguistico) e corsi di laurea (Scienze per la pace e Ingegneria nucleare). Molti docenti hanno dato il proprio contribuito, garantendo la qualità scientifica e l’approccio interdisciplinare dei seminari di approfondimento in programma. Sono state messe a disposizione risorse, strutture, spazi ed è stata garantita l’assistenza del personale tecnico e amministrativo. Un sostegno forte e convinto, per una iniziativa di alto profilo, sia scientifico sia civico.

hiroshima2Al centro delle iniziative, che si svolgeranno dal 12 al 24 novembre in diverse sedi cittadine, ci sarà la presenza della signora Toshiko Tanaka, che il 6 agosto 1945, quando la prima bomba atomica venne sganciata sulla città di Hiroshima, aveva 6 anni e 10 mesi e si trovava a circa due chilometri di distanza dall'ipocentro, sulla via per la scuola elementare. Rimasta gravemente ustionata, la signora Tanaka ha perso la coscienza per diversi giorni a lentamente ha recuperato la salute, finché all'età di 12 anni ha cominciato ad avere dei disturbi di vario genere, presumibilmente dovuti alle radiazioni.

Da diversi anni la sua missione è quella di testimoniare la sua storia nella speranza di non far ripetere le stesse esperienze alle generazioni future. Il viaggio in Italia, che inizia proprio da Pisa, è l'ultima delle “missioni all'estero” di Toshiko Tanaka, prima di dedicarsi all'accoglienza dei visitatori stranieri a Hiroshima.

Nella foto in basso la presentazione del programma di iniziative, con - da sinistra - l'assessore Marilù Chiofalo, la signora Toshiko Tanaka e la professoressa Enza Pellecchia.

AIRC 2Ogni giorno in Italia ci sono mille nuovi casi di cancro: un problema quotidiano che si ripete in centinaia di migliaia di famiglie che affrontano la malattia. Oggi sappiamo curare buona parte di quei mille tumori, grazie ai risultati della migliore ricerca selezionata per merito.

Quando si parla di ricerca sul cancro pensiamo a laboratori, microscopi, provette. Ma la ricerca è fatta prima di tutto dalle persone e dalle loro storie, che sono state al centro degli Incontri nelle Università promossi dall’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro per I Giorni della Ricerca. Storie professionali, di vita, di speranza e di passione, raccontate agli studenti universitari dagli stessi protagonisti: ricercatori affermati che hanno parlato del cancro e delle ultime scoperte; giovani ricercatori che hanno spiegato da dove nasce la passione per il loro lavoro; persone che hanno superato la malattia hanno testimoniato i progressi della ricerca; volontari e sostenitori hanno raccontato l’impegno in favore degli altri.

Nato nel 2011, edizione dopo edizione il progetto ‘Incontri nelle Università’ è stato condiviso dai più importanti atenei italiani, raggiungendo migliaia di studenti. Quest’anno, gli Incontri si sono svolti tutti la mattina del 4 novembre, nelle Università di Cagliari, Genova, Pavia e Pisa.

A Pisa sono intervenuti i ricercatori Pier Paolo Di Fiore dell’Università degli Studi di Milano ed Elisa Giovannetti dell’Azienda ospedaliera universitaria di Pisa, insieme a Lorenzo Purini, testimonial della ricerca. L’apertura dei lavori è stata affidata al prorettore alla Ricerca dell’Università di Pisa Roberto Barale. La conferenza ha visto la partecipazione straordinaria di Bruno Manfellotto, che ha moderato i lavori.

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«I progressi degli ultimi anni hanno delineato la strategia per la lotta ai tumori – ha sottolineato Pier Paolo Di Fiore – È una strategia basata su due armi: diagnosi precoce e miglioramento della terapia. I farmaci molecolari, dei quali tanto abbiamo parlato negli scorsi anni, sono ormai una realtà consolidata nella pratica clinica. Non sono ancora disponibili però per tutti i tipi di tumori e spesso, anche all’interno dello stesso tipo di tumore, non sono efficaci per tutti i pazienti: è questa l’area dalla quale ci aspettiamo i più grandi progressi nei prossimi anni. Parimenti, ci aspettiamo grandi sviluppi nell’area della medicina personalizzata».

«Lavorare nella ricerca è un'opportunità senza pari per contribuire allo sviluppo della conoscenza, al progresso e alla crescita culturale della collettività - ha ricordato Elisa Giovannetti -Quella dei ricercatori è una professione che permette di confrontarsi con un ambiente fortemente internazionalizzato e formativo, costantemente sottoposto alla valutazione della comunità scientifica. La ricerca è un'attività che, per sua stessa natura, obbliga a un continuo aggiornamento; anche nei momenti più difficili, rimane la consapevolezza di partecipare a un interesse condiviso».

La presenza al tavolo dei relatori di Lorenzo Purini è stata la più concreta testimonianza dell’importanza della ricerca per la cura. Oggi, a 46 anni, Lorenzo racconta la sua storia di giovane uomo curato per un tumore, con coraggio ed entusiasmo. Perché, dice, “oggi sto bene, non potrei davvero desiderare niente di più di quello che ho”.

Ricercatori, volontari, testimonial e donatori: ci sono migliaia di persone che insieme, ogni giorno, sostengono la ricerca. Cornelia Laino Mori, vice presidente del Comitato AIRC Toscana, ha ricordato agli studenti del pubblico proprio questo: l’importanza di impegnarsi in prima persona a fianco dell’Associazione, in particolare con il volontariato perché, soltanto uniti, potremo rendere il cancro sempre più curabile.

locandina demoni angeliDopo il grande successo del DonGiovanniFestival “Una gigantesca follia”, che ha visto nascere un’iniziativa di grande spessore culturale dalla cooperazione tra le direzioni artistiche del Teatro Verdi e l’Università di Pisa, nel 2016 gli stessi protagonisti, ma con un cerchio più vasto di partnership e di adesioni, presentano il nuovo progetto, "Demoni e angeli - Il mito di Faust".

“Finito l’anno dedicato al Don Giovanni inizia quello incentrato sulla figura di Mefistofele e sul suo patto inquietante con Faust. È il secondo percorso di un progetto triennale nato in collaborazione tra Università di Pisa e Teatro Verdi e ora allargato ad altri importanti protagonisti della vita culturale della nostra città – ha spiegato Maria Antonella Galanti prorettore per i Rapporti con il territorio dell’Ateneo pisano - Il tema scelto per questo secondo anno è quello del rapporto fra bene e male così come si pone nel nostro immaginario. La figura di Mefistofele vi è così radicata che la ritroviamo, spesso anche con questo stesso nome o con una sua derivazione, in tutte le dimensioni espressive compresa quella del fumetto”.

Al Festival 2016 aderiscono, oltre all’Università e al Cineclub Arsenale, anche l’Assessorato alla Cultura del Comune di Pisa, la Scuola Normale Superiore di Pisa (che dedicherà tutta la sua stagione concertistica al mito di Faust), Palazzo Blu, Pisa Book Festival, l’Orchestra dell’Università di Pisa, il Coro dell’Università di Pisa, il Coro Polifonico di San Nicola, Servizio Diocesano Cultura e Università, l’Orchestra Arché e il Teatro del Giglio di Lucca.

Centro del festival sarà ovviamente il Faust di Goethe presentato come evento al di fuori delle stagioni nella Sala “Titta Ruffo” del Teatro Verdi; ci saranno le lezioni universitarie, la Stagione Concertistica della Normale, la rassegna di film all’Arsenale, concerti dell’Orchestra Arché e dell’Orchestra universitaria, un mini festival anche a Lucca con l’opera Mefistofele portata anche al Teatro del Giglio, con letture sul tema in luoghi caratteristici della città.

Conferenza stampaIl festival viene concepito in modo trasversale alle diverse attività del teatro, coinvolgendo non soltando la Stagione d’Opera ma anche la prosa, la danza, la formazione e la scuola dello spettatore. Sono oltre una trentina gli appuntamenti già calendarizzati, più le iniziative dell'Università che si esplicheranno, a cura di Maria Antonella Galanti, Sandra Lischi, Cristiana Torti, in una serie di attività: la presentazione iniziale in una lezione aperta alla città e un ciclo di incontri nelle scuole (a cura dei docenti di musica dell'Ateneo); una o due giornate - nella primavera 2016 - di interventi e riflessioni di docenti ed esperti di varie discipline attorno al tema di questa edizione. Il tutto distribuito in vari e significativi luoghi della città, come Musei, lo stesso Teatro e naturalmente le aule universitarie, e rivolto alla città intera.

Il Cineclub Arsenale, a sua volta, organizzerà, da gennaio in poi, un ciclo di proiezioni sul tema. Da capolavori del muto musicati live a film e video odierni, la rassegna, che vedrà anche momenti di approfondimento e presentazioni delle serate, è curata dal Cineclub con la collaborazione dei docenti di cinema e video e di altri docenti dell'Ateneo pisano.
La tragedia teatrale con musiche, Don Giovanni e Faust di Christian Dietrich Grabbe, il 18 novembre nella Sala “Titta Ruffo”, marcherà simbolicamente il passaggio di testimone dal Dongiovanni Festival a Demoni e Angeli - Il Mito di Faust.

logo pisaÈ stato definito negli scorsi giorni un accordo di partnership decennale tra l’Ateneo e l'Associazione Calcio Pisa 1909, che prevede la messa a disposizione delle strutture sportive del Centro di San Piero a Grado alla società calcistica per gli allenamenti e le esigenze della prima squadra. I contenuti dell'accordo sono stati presentati in una conferenza alla quale hanno partecipato il rettore Massimo Augello, il presidente del Pisa 1909, Fabrizio Lucchesi, e il mister della squadra neroazzurra, Rino Gattuso.
Oltre all'utilizzo degli impianti di San Piero a Grado, la convenzione sottoscritta tra i due enti prevede una collaborazione su diversi altri progetti: la valorizzazione dei campi di calcio, con il rifacimento del manto erboso e delle strutture di supporto; l'organizzazione ogni anno di un incontro tra il Pisa e una rappresentativa della comunità accademica, con incasso da devolvere a favore degli studenti con disabilità; l'indizione di una borsa di studio annuale per studenti o laureati impegnati in corsi di studio inerenti l'attività sportiva; agevolazioni per studenti e personale per assistere alle partite di campionato del Pisa.

calcio pisa

"Questo accordo - ha commentato il professor Augello - dimostra una progettualità importante. L’Università di Pisa è sempre stata al servizio del territorio, ma finora era mancata una sinergia con la squadra di calcio della città. Con il Pisa abbiamo parlato del futuro, delle prospettive comuni e anche della cultura dello sport, e deciso di realizzare borse di studio e manifestazioni condivise. Contiamo inoltre di coinvolgere personaggi quali mister Gattuso in incontri con gli studenti e in iniziative rivolte al sociale".
"Sono orgoglioso di questa partnership con l’Università di Pisa e della presenza qui nella nostra sala stampa del rettore - ha sottolineato il presidente Lucchesi - per noi questo accordo decennale significa mettere sul tavolo innumerevoli possibilità reciproche di lavoro e di crescita".
"Avere una struttura del genere tutta per noi - ha concluso mister Gattuso, che nell'occasione ha donato al rettore la maglia numero "10" del Pisa - è tanta roba e alla fine ci porterà molto sia in termini di organizzazione che di risultati sul campo”.

sergio donadoni

A pochi giorni dalla scomparsa del professore Sergio Donadoni, fondatore dell'Egittologia moderna in Italia, pubblichiamo un ricordo a firma di Edda Bresciani, professore Emerito dell’Università di Pisa e sua allieva. La biografia di questi due studiosi è strettamente incrociata e descrive molta parte della storia dell’Egittologia a Pisa e in Italia. Questa disciplina nacque infatti proprio all’Università di Pisa nel 1826, quando Leopoldo II di Lorena decise di istituire una cattedra di egittologia affidandola al ventiseienne pisano Ippolito Rosellini. Alla sua morte, nel 1843, l'insegnamento fu chiuso e per oltre un secolo tacque sia a Pisa che in Italia. Tornò quindi ad essere attivato nell’Ateneo pisano dall'anno accademico 1950-'51, con un incarico affidato proprio al professor Donadoni, allievo della Scuola Normale e laureato nel 1934 con il grande egittologo Annibale Evaristo Breccia, docente dell’Università di Pisa, di cui fu anche Rettore dal 1939 al 1941. Con il trasferimento del professor Donadoni all’Università di Milano nel 1959, la cattedra passò alla sua allieva Edda Bresciani - la prima laureata italiana in Egittologia – che nel 1968 sarebbe diventata ordinario della disciplina all'Università di Pisa.

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“E della condizione umana è elemento
costitutivo la morte: "Tu muori perché sei
vivo". (Montaigne, Essays)

Ho parlato al telefono con Sergio Donadoni il 13 ottobre scorso per augurargli, come ogni anno in questo giorno, un gioioso anniversario. Mi rispose con la consueta urbanità, la voce forse un po’ fievole è vero, ma intatto l’eloquio elegante ironico ma insieme affettuoso.
Perché il mio maestro ed io ci volevamo bene; anche se aveva l’abitudine di riferirsi a me come “quel diavolo di ragazza”... Adesso nessuno più mi chiamerà così.
È morto nei suoi 101 anni, dopo una vita splendida dedicata alla ricerca, ricca di soddisfazioni private, scientifiche, pubbliche.
Universalmente conosciuto e ammirato, la sua assenza avrà per anni avvenire il suono del dolore.
Non credo che sia il caso qui che elenchi i libri, gli articoli, i contributi i Sergio Donadoni che hanno dato le linee fondamentali dell’egittologia non solo italiana ma mondiale.
Io adesso non riesco a comporre altre frasi oltre all’espressione di un vuoto che non saprà essere colmato; adesso piango la grande persona che ci ha lasciati, piango il maestro, piango lo studioso.
Alla famiglia, alla moglie Annamaria, antica amica, ai suoi figli ai nipoti che tanto amava, l’espressione della partecipazione sincera al loro dolore.

Edda Bresciani

Edificio 8Pisa si conferma centro di ricerca leader sulle patologie tiroidee e ad attestarlo sono i numeri emersi al recente congresso mondiale sulla tiroide svoltosi ad Orlando, in Florida (15th International Thyroid Congress).

Nel corso delle relazioni introduttive del più grande appuntamento per gli specialisti del settore – che ogni 4 anni raduna oltre 5mila partecipanti da ogni parte del globo – il Dott. Davis S. Cooper, del John Hopkins University School of Medicine, ha riportato un’analisi bibliografica sui progressi nella clinica delle malattie tiroidee negli ultimi 10 anni (dal 2004 al 2014), prendendo come parametri bibliometrici la letteratura scientifica di settore prodotta nell’ultima decade, che includesse cambiamenti nella clinica (diagnosi e terapia) e il numero di citazioni di articoli individuali potenzialmente identificabili come i più significativi dal punto di vista della validità scientifica.

tiroideEbbene, in questa classifica l’Università di Pisa risulta al primo posto nel mondo quanto al numero di articoli scientifici di settore prodotti sulle patologie tiroidee, prima ancora dello Sloan Kettering Cancer Center di New York, in un contesto in cui l’Italia risulta il secondo Paese al mondo, dopo gli Stati Uniti, dove si svolge la ricerca più elevata in materia di tiroide.

Sono risultati di tutto rispetto che rendono merito al lavoro d’èquipe svolto al Centro di Endocrinologia ed Endocrinochirurgia dell’Aoup dove si coniuga da sempre assistenza e ricerca, con una casistica elevatissima e un indice di attrazione di pazienti fuori regione altrettanto elevato che ne fa un polo di riferimento non solo nazionale ma internazionale. (Comunicato AOUP)

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