Contenuto principale della pagina Menu di navigazione Modulo di ricerca su uniPi Modulo di ricerca su uniPi

Un riconoscimento per aver saputo unire il calcio a un percorso formativo che genera competenze e professionalità, contribuendo a valorizzare lo sport come settore strategico per lo sviluppo di nuove opportunità attraverso l'istituzione di specifici studi universitari e di un laboratorio dove studio e ricerca diventano strumenti di crescita e innovazione. Sono queste le motivazioni con cui il professor Marco Gesi, prorettore con delega allo Sport dell'Università di Pisa, è stato insignito del “Premio Nazionale Città di Piancastagnaio – La Castagna”, promosso dal Comune della cittadina senese in collaborazione con Consulting service sport italia nell'obiettivo di valorizzare il binomio di sport e cultura a cui l'Ateneo pisano si mostra sempre più sensibile anche con il progetto "Sport and Anatomy".

"Sport and Anatomy" si esplicita principalmente attraverso tre settori: formazione, con i master universitari in ambito sportivo e riabilitativo, tra cui quello sulla preparazione atletica nel calcio che, in convenzione con la Figc, consente agli allievi di ottenere il patentino per preparatore atletico per i settori giovanili; ricerca in ambito sportivo e riabilitativo; assistenza con il centro di riabilitazione di via di Gargalone dotato di macchinari e tecnologie all'avanguardia. Sono oltre 1.300 gli studenti che hanno fatto parte del progetto, conseguendo il master, e più di 500 i centri convenzionati in Italia e all'estero.

"Il Premio - ha commentato il professor Gesi - riconosce il grande lavoro svolto dall'Università di Pisa e l'impegno che l'Ateneo ha assunto nei confronti dello sport e della riabilitazione cercando di promuovere l'importanza della scientificità dei metodi per ottenere i migliori risultati".

premio Gesi1

Nell'occasione, Piancastagnaio è diventata la città dello “sport e letteratura”. Oltre al professor Gesi, infatti, sono stati premiati diversi personaggi dello sport anche nazionale, a partire dall'allenatore Alessio Dionisi, vincitore del campionato di B con l’Empoli e ora nuova guida del Sassuolo, dal presidente della Lega calcio di Serie B, Mauro Balata, dai direttori sportivi dell’Atalanta, Gabriele Zamagna, e della Spal, Giorgio Zamuner.

Scarselli Marco

Un nuovo studio pubblicato su “Pharmaceuticals”, rivista open access di chimica farmaceutica e scienze del farmaco, ha evidenziato come alcune tossine ambientali che possono causare la malattia di Parkinson sono un fattore di rischio anche per il diabete, dimostrando così una vulnerabilità condivisa tra neuroni dopaminergici e beta-cellule pancreatiche.

La ricerca, che è durata tre anni, è stata realizzata dagli studiosi del Dipartimento di Ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in medicina e chirurgia dell’Università di Pisa, in collaborazione con quelli del Dipartimento di Scienze cliniche biotecnologiche e applicate dell’Università de L’Aquila. In particolare, gli autori della pubblicazione sono Marco Carli, Francesca Vaglini, Eleonora Risaliti, Gianluca Citi, Matilde Masini, Shivakumar Kolachalam, Giovanni Umberto Corsini, Michela Novelli, Vincenzo De Tata e Marco Scarselli per l’Ateneo pisano, Roberto Maggio per quello de L’Aquila.

“Il nostro studio – ha commentato il professor Marco Scarselli (foto in alto), associato di Farmacologia - ha evidenziato che alcune tossine ambientali, come il pesticida rotenone, possono essere un fattore di rischio non solo per la malattia di Parkinson ma anche per il diabete. D’altra parte, purtroppo, le malattie del sistema nervoso centrale spesso si presentano con comorbidità che coinvolgono anche organi e sistemi periferici”.

Carli Marco“Questa ricerca – ha continuato il dottor Marco Carli (foto in basso), specializzando in Farmacologia e tossicologia clinica - ha sottolineato come i neuroni dopaminergici e le beta-cellule pancreatiche condividano una significativa vulnerabilità verso alcune tossine, dovuto allo stress ossidativo a cui sono sottoposte durante la loro attività e/o a sostanze esogene. D’altronde, le beta-cellule pancreatiche esprimono recettori, enzimi e trasportatori del sistema dopaminergico che potrebbe spiegare una certa similitudine con i neuroni dopaminergici. I nostri esperimenti hanno anche dimostrato che Metformina e Vitamina E proteggono dalla tossicità indotta da Rotenone, indicando un uso potenziale di queste due sostanze”.

La pubblicazione dal titolo “β-Cells Different Vulnerability to the Parkinsonian Neurotoxins Rotenone, 1-Methyl-4-phenylpyridinium (MPP+) and 6-Hydroxydopamine (6-OHDA)” è consultabile all’indirizzo della rivista “Pharmaceuticals“: https://www.mdpi.com/1424-8247/14/8/767

Sono 342 i pazienti con Covid-19 della Asl Toscana Nord Ovest trattati e monitorati da remoto, senza ricorrere ad accesso in ospedale, a partire da marzo 2020, grazie alla piattaforma di telemedicina TELTECovid19 sviluppata e messa a disposizione dal Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa e dalla sua spin-off Ingeniars. 

I risultati della sperimentazione di questo progetto sono stati illustrati martedì 20 luglio, in Sapienza. Dopo i saluti del prorettore Rossano Massai e della direttrice del Dipartimento di Sanità Territoriale dell’Asl Toscana Nord Ovest Antonella Tomei sono intervenuti: Alessandro Iala, Direttore UOC Transizione al Digitale e coordinamento ammnistrativo dei presidi; Luca Fanucci, ordinario di Elettronica al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione; Luca Melani, medico di medicina generale, Aggregazioni Funzionali Territoriali-AFT3 Pisa; Lorenzo Celandroni, paziente Covid-19 seguito con la piattaforma TELTECovid19; Stefano Taddei, direttore della UO Medicina 1 dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana.

Guarda il video della presentazione.

telemedicina1

Da sinistra: Fanucci, Taddei, Melani, Tomei, Iala, Massai e Celandroni.

Già all’esplodere della pandemia i medici della Asl Toscana Nord Ovest hanno intravisto le potenzialità della piattaforma di telemedicina TELTECovid19. “Tra fine febbraio e inizio marzo 2020 - ha ricordato il dottor Luca Melani - il Covid-19 ci ha colpito in modo molto duro e io ho perso due miei pazienti storici, marito e moglie poco più che 75enni. Da quel momento ho cercato di far fronte all’emergenza con tutte le mie forze e, con l’aiuto delle nuove tecnologie messe a disposizione dal Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, ho potuto monitorare da remoto i parametri vitali dei pazienti Covid-19, soprattutto la funzionalità respiratoria, riducendo anche il numero di visite domiciliari e le possibilità di contagio”.

“Il progetto – ha spiegato Luca Fanucci – mira a fornire ai pazienti un insieme di sensori biomedicali (termometro, pulsossimetro e misuratore di pressione) e un tablet per l’auto misurazione dei parametri vitali. Tramite una semplice interfaccia grafica, il tablet ricorda quando le misure devono essere effettuate e, una volta acquisiti i parametri vitali, invia automaticamente i dati alla piattaforma centrale, a cui il medico può accedere monitorando in tempo reale l’evoluzione del quadro clinico”. 

Per i pazienti è fondamentale la semplicità di utilizzo e, come ha sottolineato Lorenzo Celandroni, uno dei pazienti Covid-19 seguiti con la piattaforma, “dopo aver ricevuto il kit, avevo molta paura e facevo più misurazioni di quante erano previste, ma senza poter aggiornare il mio medico di continuo con le auto-misurazioni sarei dovuto andare subito in ospedale”. 

Inoltre, ha evidenziato Stefano Taddei, “la possibilità di monitoraggio remoto, unita alla comunicazione tra ospedale e territorio grazie alla cartella clinica condivisa, ci ha permesso di seguire il decorso clinico dei pazienti, sia in fase di pre-ospedalizzazione che in fase post-dimissione, anticipando anche la dimissione stessa”.

telemedicina2

Da sinistra: Tomei, Massai e Fanucci.

La collaborazione tra l’Università di Pisa e la Asl Toscana Nord Ovest non si è fermata con la prima ondata pandemica. Ai medici di medicina generale si sono aggiunti i medici delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA) di tutto il territorio della Asl, mentre la piattaforma di telemedicina è stata ulteriormente potenziata e personalizzata da Ingeniars grazie al progetto SatNav E@syCare, finanziato dall’Agenzia Spaziale Europea. È stata quindi aggiunta la possibilità di effettuare il monitoraggio dell’attività fisica del paziente, importante per il test del cammino, e di geo-localizzare le misure acquisite dai pazienti, in modo da fornire ai medici delle mappe per analisi epidemiologiche.

Dopo più di un anno di utilizzo, Antonella Tomei ha tirato le somme sui benefici apportati dall’utilizzo della telemedicina: “la recente esperienza ha evidenziato che la tecnologia ha contribuito a rendere più forte la prima linea della sanità sul territorio, riducendo quando possibile l’accesso agli ospedali. In particolare la possibilità di monitoraggio a distanza rappresenta una grande opportunità per la cura delle patologie croniche consentendo la presa in carico dei pazienti mantenendoli al proprio domicilio che, soprattutto per gli anziani, costituisce di per sé una risorsa".

“Nel futuro post-Covid – ha concluso Alessandro Iala - la telemedicina è con certezza uno degli strumenti organizzativi, non solo tecnici, sui quali è indispensabile puntare per garantire una migliore presa in carico della cronicità sul territorio, in modo che si possa avere la massima condivisione delle informazioni sanitarie per ogni paziente, garantendo la continuità tra territorio e ospedale attraverso la stessa interfaccia semplificata”.

Un grande salone virtuale per esporre le opportunità tecnologiche di decine di invenzioni e brevetti nel settore ‘digital e industry’ nati negli atenei e nelle scuole di alta formazione universitaria della Toscana. Si presenta così TID, Toscana Inventors Day, giornata dedicata alla promozione del patrimonio industriale delle università toscane e al trasferimento tecnologico. L’evento, che si svolgerà on line mercoledì 7 luglio dalle 9 alle 19, punta a favorire l’incontro di inventori e inventrici con le imprese attive in settori tradizionali e hi-tech e con gli investitori che hanno avviato specifici piani per innalzare i livelli di “maturità tecnologica” dei propri processi produttivi. Leggi il programma completoclicca qui

Sarà possibile conoscere 85 brevetti: 26 in ambito digital, 59 nel settore industry. Sensori, dispositivi robotici, apparati e architetture per la gestione di network, materiali innovativi e strumenti per la realtà aumentata concepiti da ricercatrici e ricercatori toscani e pronti per essere messi a disposizione dell’innovazione della competitività delle imprese e del miglioramento della qualità della vita.
A organizzare TID - in collaborazione con Scuola Superiore Sant’Anna, la Scuola Normale Superiore, l’Università di Siena, l’Università di Pisa, l’Università di Firenze e la Scuola IMT Alti Studi Lucca - sono la Regione Toscana e il suo Ufficio Regionale per il Trasferimento Tecnologico (URTT), attivo dal febbraio 2020 con l’obiettivo di agevolare la promozione e il trasferimento delle attività di ricerca verso il tessuto produttivo regionale e divulgare i risultati brevettati verso imprese, nazionali e internazionali.

TID Savethedate Facebook 1200x630 03

“Toscana Inventors Day - spiega l’assessora all’istruzione, alla formazione, al lavoro e all’Università della Regione Alessandra Nardini - è il segno del grande lavoro di collaborazione che in questi anni la Regione e il mondo universitario toscano hanno avviato per valorizzare l’ingegno e le competenze delle nostre ricercatrici e dei nostri ricercatori. Questa opera di sinergia ha un ruolo fondamentale per promuovere il patrimonio industriale della ricerca applicata che viene svolta nelle istituzioni universitarie presenti sul nostro territorio. La divulgazione dei risultati della ricerca verso le imprese è fondamentale per avere ricadute positive sul sistema produttivo”. “La nascita dell’Ufficio regionale per il trasferimento tecnologico – aggiunge Nardini - è stata una scelta lungimirante. Quella scelta ha consolidato ulteriormente la collaborazione con le realtà universitarie toscane, ci sta consentendo di costruire ponti con imprese e investitori, anche internazionali, e di rafforzare le eccellenze e le opportunità di innovazione che è in grado di costruire l’alta formazione in Toscana”.

"Lo sviluppo industriale passa inevitabilmente dal trasferimento tecnologico - commenta Leonardo Marras, assessore all'economia e alle attività produttive della Regione -. Le applicazioni della ricerca nel sistema produttivo sono imprescindibili per andare avanti verso un'impresa sempre più sostenibile, tecnologica, moderna. Ne siamo fermamente convinti e per questo abbiamo strutturato un sistema di sostegno alle imprese che tiene insieme ricerca e sviluppo, formazione e produzione. Toscana Inventors Day è una bella occasione per conoscere da vicino buone pratiche e storie di successo, ma anche per fare il punto ed iniziare a tracciare le prospettive delle nuove politiche".

TID sarà articolato in tre sessioni. La prima, dalle 9 alle 11, con i saluti istituzionali del presidente della Regione Eugenio Giani e degli assessori Alessandra Nardini e Leonardo Marras a cui seguirà una presentazione delle opportunità di finanziamento per investitori e imprese: in programma gli interventi tecnici di Fosca Giannotti e Paolo Nesi del CBDAI - Centro regionale per la ricerca, la formazione e il trasferimento tecnologico su Big Data & Artificial Intelligence; Claudia Pingue, responsabile Fondo Technology Transfer di CDP Venture Capital SGR; Filippo Giabbani, responsabile Settore Attrazione Investimenti Regione Toscana; Alessandro Bellissima, presidente di Yanmar R&D Europe srl; Lorenzo Bacci, responsabile Settore Diritto allo Studio e Supporto alla Ricerca Regione Toscana.
La seconda sessione, dalle 11 alle 15,45, vedrà ricercatori e ricercatrici illustrare le loro invenzioni, i brevetti, i risultati di ricerca applicata. È prevista la presentazione di 18 brevetti digital e 29 brevetti industry.
La terza e ultima, dalle 16 alle 19, sarà la sessione dedicata agli incontri one2one tra inventori e imprese e investitori interessati ad acquisire maggiori informazioni su brevetti e tecnologie.

Come iscriversi a TID - Sarà possibile partecipare iscrivendosi all’evento attraverso la pagina dedicata a TID sul sito di Regione Toscana (https://www.regione.toscana.it/-/tid). Sono disponibili on line anche le schede di descrizione dei brevetti: aziende e investitori potranno definire un incontro con i ricercatori attraverso la prenotazione di meeting one2one. Le prenotazioni ai meeting one-to-one restano aperte fino al prossimo 5 luglio.

TID - programma completo: clicca qui

Schede brevetti Digital&Industry e prenotazione incontro one to one: https://www.regione.toscana.it/web/guest/-/tid-toscana-inventors-day-brevetti

I brevetti illustrati con videointerviste: https://www.youtube.com/playlist?list=PLW5kU--3bfh3dToWsaTCEFCn_e0ElTkaa

1“L’idea di questa collana nasce dall’osservazione delle esperienze di tanti studenti e di tante studentesse dell’Ateneo pisano che meritano di essere valorizzate e diffuse. Storie diverse, caratterizzate, pur nelle diverse forme di disabilità e quindi di difficoltà da affrontare, da un segno importante e positivo che abbiamo voluto sintetizzare nel titolo”. Parte con questo incipit dei due direttori, i professori Luca Fanucci e Sandra Lischi, la nuova collana dell’Università di Pisa sui “Progetti di vita. Storie di studenti con disabilità”.

Pubblicata dalla Pisa University Press, l’iniziativa editoriale è a cura dell’Ufficio servizi per l’integrazione di studenti con disabilità (USID) dell’Ateneo, in collaborazione con il Polo comunicazione del Centro per l’innovazione e la diffusione della cultura (CIDIC). Si avvale di un Comitato scientifico composto dal rettore Paolo Mancarella, che al tema ha dedicato gran parte del suo impegno istituzionale, dai due direttori e dai professori Arturo Marzano, in qualità di delegato per Gender Studies and Equal Opportunities, Giovanni Cioni, docente di Neuropsichiatria infantile, Fabio Dei, docente Discipline demoetnoantropologiche, Maria Antonella Galanti, docente di Didattica e pedagogia speciale, e Angelo Gemignani, docente di Psicobiologia e psicologia fisiologica.

La collana avrà cadenza trimestrale o quadrimestrale e sarà pubblicata on line sulla piattaforma open access visibile all'indirizzo: https://progettidivita.unipi.it/.

 

Il sito è stato realizzato nel rispetto delle "Linee guida sull’accessibilità degli strumenti informatici” dell’Agenzia per l’Italia digitale (AGID) per fornire informazioni fruibili, senza discriminazioni, anche da parte di coloro che a causa di disabilità necessitano di tecnologie assistive o configurazioni particolari. In particolare è stato progettato in conformità delle linee guida WCAG 2 (Web Content Accessibility Guidelines) del W3C. Uno o due numeri all'anno saranno anche stampati.

Il primo numero, su carta, affronta l’argomento delle “Esperienze al tempo del Covid-19”. Dopo il saluto del rettore, la presentazione della collana da parte dei professori Fanucci e Lischi e l’introduzione al tema della curatrice del volume, la dottoressa Fiammetta Savoia, il volume raccoglie la testimonianza scritta e fotografica di sei studentesse e studenti che raccontano il loro percorso di vita e di studio nei mesi centrali della pandemia. Sulla base della loro esperienza, Clizia Sargentini, Mattia Costenaro, Camilla Mannino, Simone Casprini, Sara Scornavacche e Fabio Posa descrivono come è cambiata la diversità nel periodo pandemico.

In alto da sinistra: Luca Fanucci, Sandra Lischi, Paolo Mancarella. In basso da sinistra: Camilla Mannino, Sara Scornavacche e Mattia Costenaro.

“La spinta propulsiva alla realizzazione di questo primo numero - ha sintetizzato la curatrice Fiammetta Savoia – è stata quella di soffermarsi su come cambia, alla luce dell’epidemia di coronavirus, la diversità: come alcune limitazioni e/o difficoltà possono aver già dato, a chi le vive quotidianamente, strumenti concreti, introspettivi, culturali, che al momento attuale diventano risorse; o come, al tempo stesso, possono far emergere un maggior senso di fragilità e precarietà”.
"Scoprirete le storie di Clizia, Mattia, Camilla, Simone, Sara e Fabio - ha detto il rettore Paolo Mancarella - in questo volume di una collana che arriva in un momento molto difficile per tutti noi e che, proprio attraverso di loro, vuole rendervi partecipi di bellissime lezioni di vita, di dignità, di determinazione oggi particolarmente utili per tutti noi".

Il commento finale, che di volta in volta coinvolgerà i componenti del Comitato scientifico sulla base delle rispettive competenze, è stato affidato alla professoressa Maria Antonella Galanti con una riflessione dal titolo “Distanza e vicinanza in tempi di pandemia”. “Le nuove paure legate alla situazione attuale - ha concluso – hanno determinato nuove frontiere di egoismo e cioè la tendenza a mettere il proprio punto di vista al primo posto e la parallela incapacità di comprendere il punto di vista dell’altro. Per fortuna, però, stanno nascendo anche nuove forme di solidarietà e di ridefinizione delle gerarchie di importanza tra i desideri e i bisogni. Questo libro inaugura una collana che ha come suo fine quello di attraversare le differenze tra le persone per riconoscersi simili e vicini nella fragilità di ciascun essere umano”.

 

Un innovativo brevetto dell’Università di Pisa, promettente per la cura di diabete, obesità e malattie neurodegenerative, è stato selezionato con soli altri 14 progetti italiani per partecipare a “Biovaria”, uno degli appuntamenti internazionali più importanti per le nuove tecnologie in ambito sanitario e biomedicale. Lo scopo principale di questo evento – che normalmente si svolge a Monaco di Baviera con cadenza annuale e che a causa dell’emergenza sanitaria si è tenuto in modalità virtuale dal 26 al 28 aprile - è quello di valorizzare le scoperte accademiche e degli istituti di ricerca cercando di coinvolgere investitori e aziende del settore biofarmaceutico potenzialmente interessati a sviluppare le idee in realtà imprenditoriali.

pineschiSupportato dall’Ufficio per il trasferimento tecnologico dell’Ateneo e dall'Associazione "Netval" di cui è socia  Unipi, il brevetto dal titolo “Nuovi derivati biciclici per la cura di diabete e obesità” ha superato diverse fasi di selezione a livello sia nazionale, da parte del network italiano per la valorizzazione della ricerca “Netval”, sia internazionale, da parte degli organizzatori di BioVaria, fino ad essere scelto per la presentazione nell’ambito della fiera. Suoi inventori sono il professor Mauro Pineschi (nella foto a destra), ordinario di Chimica organica al Dipartimento di Farmacia, e i dottori Francesco Berti e Andrea Menichetti (nella foto in basso, a sinistra Menichetti e a destra Berti), ex-allievi del docente e attualmente ricercatori al Dipartimento PharmaChemistry dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova.

L’invenzione ha per oggetto la preparazione di piccole molecole organiche, con una struttura totalmente innovativa, che riescono a promuovere la produzione dell’ormone incretinico GLP-1 con la possibilità di avere una somministrazione per via orale, cosa molto ricercata per venire incontro alle esigenze del paziente. Tale ormone ha un significativo valore terapeutico per la gestione del diabete e delle relative complicanze come l’obesità e le malattie neurodegenerative. In particolare, gli analoghi peptidici del GLP-1 hanno dimostrato effetti neuro-protettivi indipendenti dalla capacità ipoglicemizzante e numerosi trial clinici sono attualmente in corso con l’obiettivo di valutare gli effetti cognitivi e cerebrali in pazienti con malattia di Alzheimer, Parkinson, demenza indipendentemente dalla presenza del diabete.

Per quanto riguarda l’aspetto della neuro-protezione, il gruppo di ricerca coordinato dal professor Pineschi ha da poco attivato una fruttuosa collaborazione di ricerca con il professor Stefano Del Prato e il dottor Giuseppe Daniele, del Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell’Università di Pisa.

Foto Menichetti e Berti

Nell'Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana ora c'è un'intera area ambulatoriale dedicata alla sperimentazione clinica e alla somministrazione degli anticorpi monoclonali contro il Sars-CoV2: è stata ricavata, nel presidio ospedaliero di Cisanello, al piano terra dell'Edificio 13 che ospita le strutture di Malattie infettive e di Pneumologia, in questi mesi di pandemia trasformati interamente in degenze Covid.
E ora qui verranno accolti tutti i pazienti positivi al virus, con i parametri clinici specifici richiesti, che rientrano nelle indicazioni AIFA per il trattamento con anticorpi monoclonali o che vogliono essere arruolati nelle sperimentazioni in corso in Aoup, primo centro italiano a iniziare la sperimentazione clinica degli anticorpi monoclonali contro la malattia da Covid-19.

Il primo monoclonale sperimentato a Pisa è stato quello di Astrazeneca, ma adesso la somministrazione è partita su larga scala in tutta la Toscana, essendo arrivati anche i monoclonali prodotti dall'azienda farmaceutica Ely Lilly.

“Presto ne arriveranno altri che sono in fase di approvazione da parte di Aifa - spiega il presidente della Toscana, Eugenio Giani -. Inoltre, la nostra Regione è in prima linea nello sviluppo di un farmaco a base di anticorpi monoclonali con il team di ricerca guidato dal professore Rino Rappuoli insieme alla Fondazione Toscana Life Science. Una volta terminata la sperimentazione, il nostro obiettivo è quello di produrlo direttamente e di utilizzarlo entro l'estate. Ho una grande fiducia nella scienza e nei nostri professionisti e ricercatori, che lavorano senza sosta, per fornirci tutti gli strumenti necessari per curare la malattia”.

gruppo

“Si tratta di un importante strumento farmacologico nella lotta al Covid - aggiunge l’assessore regionale alla sanità Simone Bezzini -. Insieme al vaccino, gli anticorpi monoclonali rappresentano un’arma in più contro il virus. Come evidenziato da recenti studi, a trarne beneficio sono soprattutto i pazienti non ospedalizzati, quando la malattia è al suo esordio, ed è quindi possibile ridurre la carica virale del paziente e impedirne il peggioramento. Si tratta, infatti, di farmaci destinati a pazienti con una malattia lieve o moderata, ma ad alto rischio di sviluppare una forma grave di Covid-19, a causa di altre patologie croniche concomitanti all’infezione”.

Per Pisa l'hub di riferimento è appunto l'Edificio 13 all'ospedale di Cisanello ma in tutta la Regione sono stati individuati altri poli di somministrazione.

Pisa, come detto, è stato il primo ospedale in Italia a partire con la somministrazione su paziente il 9 marzo scorso dell'anticorpo monoclonale Astrazeneca (nell'ambito della sperimentazione mondiale che coinvolge un centinaio di ospedali nel mondo) per aver completato in tempi record tutti i passaggi procedurali previsti. Ad oggi sono stati trattati 15 pazienti, tutti intercettati in fase precoce di malattia, tenuti in osservazione e poi dimessi (vengono monitorati in remoto dal team degli infettivologi sull'evoluzione della patologia). In questo caso la sperimentazione clinica è controllata, in cosiddetto "doppio cieco" (randomizzazione causale, nel senso che i pazienti possono ricevere l'anticorpo o il placebo) e il promotore dello studio è l'Aoup con il professore Francesco Menichetti (nella foto in basso con il gruppo dei sanitari), direttore delle Malattie infettive, nella veste di PI-Principal investigator, coadiuvato dal professore Marco Falcone e da un team di medici e infermieri dell'Unità operativa di Malattie infettive.

gruppo sanitari

Nel caso invece del farmaco monoclonale prodotto da Eli-Lilly (finora a Pisa 7 somministrazioni), la selezione è verso pazienti con una malattia lieve o moderata, ma ad alto rischio di sviluppare una forma grave di Covid-19 a causa di altre patologie croniche concomitanti all'infezione. Essi vengono arruolati direttamente dalle squadre Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) e dai medici di medicina generale, previo consenso, e indirizzati negli ambulatori dove si somministrano le fiale.

"L'utilizzo dei monoclonali nella lotta contro il Covid-19 è il primo vero banco di prova di una ricerca clinica sui pazienti – aggiunge il rettore dell'Università di Pisa Paolo Mancarella -. Finora, infatti, si sono utilizzate terapie empiriche e cocktail di farmaci che hanno compensato la carenza di cure specifiche e mirate. La ricerca di base, d'altronde, se non è associata a una solida ricerca clinica rischia di essere limitata nelle prospettive e nei risultati. Questa nuova sperimentazione, invece, ci potrà dire se siamo finalmente sulla strada giusta”.

"Il nostro ospedale – dichiara il direttore generale dell'Aoup Silvia Briani – in questi 12 mesi di convivenza con il Covid-19 ha dimostrato di essere perfettamente flessibile a tutte le esigenze imposte dalla pandemia, nel formare il personale, riorganizzare i percorsi, le attività ambulatoriali e chirurgiche e le degenze Covid, vaccinare. Questa fase della sperimentazione clinica dei monoclonali è una tappa che ancor di più ci caratterizza come polo ospedaliero ad alta complessità per ricerca e assistenza e quindi andiamo avanti con più forza e determinazione".

"È un grande onore che Pisa, grazie all’Ospedale di Cisanello, sia in prima linea in Italia nella sperimentazione degli anticorpi monoclonali su pazienti Covid-positivi – dichiara il sindaco di Pisa Michele Conti -. Un traguardo ottenuto grazie alle capacità del professor Francesco Menichetti e dello suo staff di malattie infettive. Un risultato reso possibile anche grazie all’Azienda ospedaliero-universitaria pisana, diretta dalla dottoressa Silvia Briani. In questo anno abbiamo avuto modo di collaborare e ho potuto verificare l’estrema disponibilità di tutto il personale sanitario nell’affrontare ogni problema sia emerso in questo anno di pandemia. Per questo li ringrazio a nome della comunità pisana".

All’inaugurazione sono stati invitati anche il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo e il presidente della terza commissione sanità e politiche sociali del Consiglio regionale Enrico Sostegni.

(fonte: Ufficio stampa AOUP)

Mercoledì 31 marzo il professor Dan H. Barouch, lo scienziato che ha sviluppato il vaccino anti-Covid di Johnson & Johnson, parlerà per la prima volta a un pubblico italiano delle sue recenti attività di ricerca.
Alle 15,45 sarà in diretta su YouTube per tenere una lezione dal titolo “Covid-19: developing a vaccine during a pandemic”, organizzata da Ranieri Bizzarri, ricercatore del Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell'Area Critica dell'Università di Pisa, e da Elena Levantini, ricercatrice dell'Istituto di Tecnologie Biomediche del CNR.

Il professor Dan H. Barouch è un medico, immunologo e virologo statunitense, noto per il suo lavoro sulla patogenesi e l'immunologia delle infezioni virali e lo sviluppo di strategie vaccinali per le malattie infettive globali. Dopo essersi formato tra le Università di Harvard e di Oxford, il professor Barouch insegna attualmente Medicina e Immunologia alla Harvard Medical School ed è direttore del Center for Virology and Vaccine Research at Beth Israel Deaconess Medical Center. Membro del Ragon Institute del Massachusetts General Hospital, Massachusetts Institute of Technology e Harvard, è anche componente della Bill & Melinda Gates Foundation Collaboration for AIDS Vaccine Discovery.
Il suo laboratorio è attivo nello studio dell'infezione da HIV-1 e nello sviluppo di nuovi vaccini e strategie correlate. Il suo gruppo ha anche applicato la propria competenza nello sviluppo di nuovi vaccini allo studio preclinico e clinico di malattie infettive di rilevanza globale, tra cui quelle dovute a Zika Virus e tubercolosi.
Più di recente il gruppo del professor Dan H. Barouch ha sviluppato il vaccino contro SARS-CoV-2 commercializzato a livello mondiale da Johnson & Johnson e approvato per l'utilizzo sia negli Stati Uniti che in Europa.

barouch

"Il gruppo di ricerca che coordino all’interno del Laboratorio di Biochimica dell’Università di Pisa - ha dichiarato il dottor Ranieri Bizzarri - collabora da diversi anni con la dottoressa Elena Levantini dell'Istituto di Tecnologie Biomediche del CNR, che ha anche una posizione al Beth Israel Deaconess Medical Center della Harvard Medical School a Boston. Grazie a questa collaborazione ho avuto l'opportunità di svolgere ricerche nel medesimo istituto, che è anche la sede del Laboratorio del professor Barouch. Per questo ci è sembrato interessante far conoscere al pubblico italiano la straordinaria avventura scientifica che ha portato, in un tempo così breve, allo sviluppo di uno dei vaccini anti-COVID che sarà presto disponibile in Italia".

"Grazie al mio lavoro negli Stati Uniti come ricercatrice in ambito oncologico presso il Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston - ha aggiunto la dottoressa Elena Levantini - ho familiarità con il Center for Vaccine Research diretto dal professor Barouch. Ho condiviso col dottor Bizzarri che una ricerca così cruciale come lo sviluppo di un nuovo vaccino per far fronte alla pandemia del COVID-19 sia di grande interesse anche per il sistema italiano della ricerca, a partire da Pisa dove dirigo il Laboratorio di Oncologia Molecolare presso l’Istituto di Tecnologie Biomediche, lavorando in stretta collaborazione con l’Università di Pisa".

Giovedì 18 febbraio è venuto a mancare, per le complicanze di una patologia che lo affliggeva da molto tempo, il professor Antonio Salvetti, figura di spicco in ambito accademico e clinico nel settore della medicina interna.

Il professor Salvetti era nato a Lerici (SP) il 4 dicembre 1936 e si era laureato con lode a Pisa in Medicina e chirurgia nel 1960, conseguendo poi la specializzazione in Cardiologia all’Università di Torino nel 1962. Successivamente aveva svolto la sua prestigiosa attività scientifica, didattica e clinica nell’Ateneo pisano diventando nel 1984 professore ordinario di Terapia medica e successivamente di Medicina interna. È stato direttore del Dipartimento di Medicina interna (2000-2008) e direttore della Scuola di specializzazione in Medicina interna. Nel 2001 è stato nominato professore emerito dell’Università di Cordoba (Argentina).

Nel 2007 il professor Salvetti è stato insignito dell'Ordine del Cherubino, una delle massime onorificenze dell’Università di Pisa.

In Aoup è stato invece direttore dell’Unità operativa di Medicina generale 1 universitaria e direttore del Dipartimento di Medicina generale (2001-2007).

Nel 1980 aveva fondato il Centro per la diagnosi e la cura dell’ipertensione arteriosa, che è divenuto negli anni un Centro di riferimento regionale e di eccellenza europea (valutato al 4° posto fra tutti i Centri europei per la qualità della ricerca scientifica). È stato membro fondatore e presidente della Siia-Società italiana dell’ipertensione arteriosa e membro fondatore della Società italiana di NefroCardiologia. Nel 2000 ha ricevuto un premio “ad hoc” della Siia per il suo contributo all’avanzamento nelle conoscenze scientifiche sull’ipertensione arteriosa.

Gli interessi scientifici del professor Antonio Salvetti hanno riguardato i meccanismi patogenetici dell’ipertensione arteriosa, con particolare riferimento al sistema renina-angiotensina, alla funzione e disfunzione endoteliale e alle alterazioni strutturali sia vascolari che cardiache. Questa attività è testimoniata da oltre 400 lavori pubblicati su riviste internazionali di grande prestigio.

nonno1

"È stato – come ha ricordato Stefano Taddei, ordinario di Medicina interna che è stato suo allievo - una persona di incredibile spessore scientifico e clinico. Da scienziato è stato un precursore in molti campi della scienza medica, partendo sempre da una profonda conoscenza della letteratura scientifica e da un aggiornamento costante. Ha sempre saputo cogliere le novità sia metodologiche sia meccanicistiche all’interno della ricerca in campo cardiovascolare, senza perdere però mai di vista l’obiettivo finale della ricerca biomedica e cioè l’avanzamento nelle conoscenze dei meccanismi di malattia e nelle possibilità terapeutiche. Come docente, non solo si è dedicato in modo attento alla formazione sia degli studenti di medicina sia degli specializzandi in medicina interna, ma ha avuto un importante ruolo a livello nazionale e internazionale nella divulgazione medica delle malattie cardiovascolari. Infine, a livello clinico, ha saputo fondere una impressionante cultura medica con la pratica clinica quotidiana, con una profonda capacità di ascoltare i pazienti e interpretarne i sintomi e i reperti obiettivi per giungere a diagnosi precise e a scelte terapeutiche mirate. Mai niente era lasciato al caso e soprattutto ogni decisione doveva essere sostanziata dalle più solide evidenze cliniche e scientifiche".

"Senza dubbio alcuno – ha concluso il professor Taddei - il valore massimo da lui espresso è stata la sua capacità di essere caposcuola e maestro indiscusso. Non solo ha introdotto a Pisa lo studio dell’ipertensione arteriosa, fondando anche uno dei centri clinici di maggior rilevanza nazionale, ma soprattutto è stato capace di creare le condizioni perché numerosi collaboratori potessero esprimere le loro potenzialità e capacità sia di ricerca che cliniche. Oggi ci ha lasciati ma sicuramente non andrà persa l’enorme eredità culturale e scientifica che ha saputo creare".

Martedì 5 gennaio ci ha lasciati il professor Corrado Blandizzi per una improvvisa e severa patologia cardiovascolare.

Il professor Blandizzi era nato a Meilbourne (Australia) il 5 ottobre 1961. Nel 1988 si era laureato in Medicina e Chirurgia con il massimo dei voti e lode all’Università di Pisa dove aveva proseguito gli studi conseguendo prima la specializzazione in Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva (1992) e successivamente la specializzazione in Farmacologia (1997).
La sua formazione è stata integrata da un periodo di visiting fellowship presso l’Institute of Experimental Medicine dell’Hungarian Academy of Sciences, Budapest, Ungheria (1991) e successivamente da una Postdoctoral fellowship presso il Gastrointestinal Peptide Research Center, University of Michigan Medical Center, Ann Arbor, U.S.A. (fellowship programme CNR-NATO; 1993-1994).

In seguito ha svolto tutta la sua carriera accademica all’Università di Pisa divenendo ricercatore nel 1996, professore associato nel 2000 e infine professore ordinario di Farmacologia nel 2010.
Ha ricoperto numerosi incarichi istituzionali, tra i quali Direttore del Centro Interdipartimentale di Ricerche di Farmacologia Clinica e Terapia Sperimentale (2009-2012); Presidente del Corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria (2012); Coordinatore delle attività didattiche dei Corsi di studio dell’Area Medica (2012-2013); Coordinatore del Comitato di Coordinamento della Didattica per l’Area Medica (2013); Componente del Presidio della Qualità (2013); Presidente del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia (2013-2016); Direttore del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale e contestualmente membro del Senato Accademico (2016-2020). Per quanto riguarda l’attività assistenziale il professor. Blandizzi era Direttore della Sezione Operativa Dipartimentale ‘Monitoraggio delle Reazioni Avverse ai Farmaci’ dal 2011 e Responsabile del centro di Sperimentazione Clinica del Farmaco.

blandizzi1

I principali settori di ricerca del professor. Blandizzi hanno riguardato la farmacologia del sistema gastrointestinale e cardiocircolatorio nonché la farmacovigilanza. La sua attività scientifica è documentata da più di 300 pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali e da diversi capitoli di libri. Infine il professor. Blandizzi è inventore di due brevetti.

Per quanto estremamente brillante, la fredda descrizione dell’attività scientifica e accademica non rende però giustizia alla statura umana del professor. Corrado Blandizzi. Uomo di grande onestà e rigore morale, dimostrava profonda umanità e sincera attenzione alle esigenze e alle aspirazioni di chi gli stava intorno. In tutti gli incarichi istituzionali che ha ricoperto ha sempre operato con un eccezionale spirito di servizio a favore dell’area medica e di tutto l’Ateneo. Chi lo conosceva più da vicino non poteva poi fare a meno di apprezzare il suo carattere e il suo modo di vivere, contrassegnato dalla determinazione nel perseguire i valori in cui credeva, dallo spirito ironico e dalla fede nell’amicizia e nei valori umani.

Le parole espresse dal Magnifico Rettore, Paolo Mancarella, appena appresa la terribile notizia riflettono l’emozione di tutta la comunità accademica:
“La scomparsa improvvisa e troppo prematura del professor Blandizzi ha lasciato tutti noi esterrefatti, increduli. Oggi ci ha lasciato un uomo buono, oltre che professore e ricercatore di altissimo profilo, che tanto ha dato alla sua Università. Ho avuto il privilegio di condividere con Corrado quattro anni in Senato Accademico, dove sedeva in qualità di Direttore di Dipartimento, durante i quali è cresciuto tra noi un rapporto di grande stima e di amicizia. I suoi contributi sono sempre stati improntati al dialogo, alla mediazione, al cercare soluzioni condivise per il bene dell’istituzione. Lascia in tutti noi un grande vuoto”.

Questo sito utilizza solo cookie tecnici, propri e di terze parti, per il corretto funzionamento delle pagine web e per il miglioramento dei servizi. Se vuoi saperne di più, consulta l'informativa