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Energia nucleare e pace
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e il bit
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di Barbara Grossi

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Energia
nucleare e pace
A
parità di
massa di combustibile, l’energia della fissione nucleare è due
milioni di volte quella producibile dal petrolio. È questa enorme
concentrazione che determina il grande vantaggio e il grande rischio dell’energia
nucleare: la possibilità di godere di una millenaria riserva di
energia coesiste con quella di cancellare in un attimo la civiltà umana.
E sono stati l’orrore di Hiroshima e Nagasaki, l’incubo atomico
durante la guerra fredda, che l’uomo ha conosciuto per primi; solo
dopo sono arrivate le centrali nucleo-termoelettriche e queste, però,
in abbondanza e sviluppo, specialmente nei Paesi che costruiscono bombe
o sono pronti a farlo.
Le capacità tecnologiche per controllare i rilasci di radioattività incidentali
e per immagazzinare e gestire a tempo indefinito i rifiuti nucleari ci sono
già, per cui tutti i problemi collegati all’utilizzazione estesa
dell’energia nucleare sarebbero risolvibili a costi finanziari e sociali
accettabili, se il mondo riuscisse a mantenersi in una situazione di pace,
non dico assoluta e totale, ma almeno decentemente stabile, in modo da garantire
i popoli che la collaborazione e i controlli internazionali sono sufficienti
a escludere l’impiego militare dell’energia nucleare. E quando
si parla di pace, non si deve intendere solo quella fra stati, ma anche
all’interno delle nazioni e delle comunità. D’altra parte,
rifiutare l’uso pacifico dell’energia nucleare non esclude il
pericolo che essa venga usata a scopo militare o terroristico; si potrebbero,
invece, creare tensioni economiche e sociali sul mercato mondiale dell’energia
che favoriscono l’innescarsi di guerre, violenze, ricatti, prepotenze.
Non esistono risorse energetiche di per sé sostenibili, infatti la “sostenibilità” è un
processo continuo, commisurato alle esigenze variabili dei popoli; perché questi
si sentano rassicurati, devono avvertire che scienza, tecnologia, poteri
privati e pubblici non sono asserviti agli interessi di pochi, ma lavorano
per il bene comune.
L’energia nucleare è “esigente”, richiede maturità e
competenza, ma queste crescono solo se i popoli decidono di confrontarsi
consapevolmente con le grandi sfide, progettare e costruire il proprio futuro.
In caso contrario, subiranno le scelte che altri o le situazioni faranno
per loro. Che il risparmio e il sole possano risolvere da soli la fame di
energia che tra qualche decennio attanaglierà l’umanità è attualmente
un sogno; oggi realisticamente sappiamo che non potremo fare a meno della
tecnologia nucleare. Dovremo sicuramente migliorarla, ma il punto vero da
risolvere è che dovremo migliorare noi stessi, per usarla bene! Sarebbe
sbagliato lanciarsi subito in una utilizzazione troppo rapida e massiccia
del nucleare, senza prima aver acquisito una “coscienza energetica” attraverso
il risparmio e lo sviluppo delle energie rinnovabili, così come sarebbe
sbagliato rimandare ancora il momento in cui riprendere il cammino nucleare,
studiando, ricercando, costruendo e provando nuovi impianti prototipo con
tecnologie più avanzate, efficienti e sicure, in modo da essere pronti
all’uso dell’energia nucleare nel momento in cui sarà indispensabile,
quando il mercato dei combustibili fossili e le condizioni climatiche del
pianeta diverranno veramente critici e avremo sperimentato i limiti delle
fonti rinnovabili.
Fabio
Fineschi
docente
di Energia e sviluppo sostenibile
f.fineschi@ing.unipi.it
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