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Venedì 16 giugno sono stati premiati i vincitori del concorso fotografico “Il mio Erasmus”, l’iniziativa promossa dall’Università di Pisa per celebrare i 30 anni dell’Erasmus. Primo classificato è Simone Spagnoli, 22 anni, originario di Viareggio, con la foto “Libertà”. Simone studia Informatica e ha svolto l’Erasmus a Bristol nel 2016. Secondo classificato è Wissam Ouertani, 25 anni, originario di Venezia, con la foto “Kapadokya”. Studente di Medicina e Chirurgia, Wissam è appena ritornato dall’Erasmus a Mersin, in Turchia. Terzo posto per Elisa Bertoncini, 21 anni, di Vicopisano, con la foto “Try something new”. Elisa, studentessa di Discipline dello spettacolo e della comunicazione, ha svolto l’Erasmus a Leicester lo scorso semestre.

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Il concorso fotografico era rivolto agli studenti outgoing e incoming dell’Università di Pisa che hanno partecipato al programma e l’intento era raccogliere scatti che raccontassero significativamente l’esperienza vissuta durante la mobilità. I vincitori sono stati premiati dal rettore Paolo Mancarella, che ha consegnato loro i premi in palio: una action camera, uno smartwatch e delle lenti-obiettivi supplementari per smartphone. Alla premiazione erano inoltre presenti Francesco Marcelloni, delegato del rettore per l’Internazionalizzazione, Cristina Orsini, coordinatore delle attività per la promozione dell'Ateneo all’estero e per la gestione dei Programmi comunitari e internazionali, e i membri della commissione giudicatrice Susanna Bianchi, Francesca Bianchini e Bruno Sereni.

Pubblichiamo qui di seguito foto e motivazioni del premio.

1° classificato: Simone Spagnoli, per la fotografia “Libertà”

L’immagine giudicata più rappresentativa tra tutte quelle ricevute è di Simone Spagnoli, dal titolo “Libertà”. L’opera, oltre che per la buona realizzazione tecnica, la bellezza del panorama e dei colori, è risultata particolarmente significativa per il messaggio che vi si può leggere, sintetizzato nel titolo stesso della foto. Un ragazzo che rappresenta i giovani della sua generazione, che davanti al paesaggio sconfinato e sconosciuto del mondo, il mondo attuale, difficile e pieno di sfide e di incognite, non perde la voglia di viaggiare, di conoscere, di mettersi alla prova e di confrontarsi con l’alterità. Il bagaglio delle ricchezze acquisite consentirà di tornare a casa, guardando al futuro con occhi nuovi, in attesa di ripartire. Il messaggio che quest’opera veicola dell’esperienza Erasmus è l’opportunità di scegliere liberamente di arricchire il proprio bagaglio culturale ed educativo vivendo delle esperienze lontani da casa. Un invito ai giovani a cogliere tutte le opportunità che si presentano loro, ad avere fiducia in se stessi e a credere nel contributo che possono dare al futuro in termini di soluzioni fresche e innovative.

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Simone Spagnoli premiato dal rettore Paolo Mancarella (a destra) e dal delegato per l'Internazionalizzazione, professor Francesco Marcelloni. 

2° classificato: Wissam Ouertani, per la fotografia “Kapadokya”

L’ immagine classificata al secondo posto è quella di Wissam Ouertani, dal titolo “Kapadokya”. L’opera, ben realizzata dal punto di vista tecnico, colpisce immediatamente per il paesaggio sconfinato e mozzafiato e per la vivacità dei colori. Questa immagine apre uno scorcio su una particolare regione della Turchia, con i suoi paesaggi così diversi dai nostri. L’immagine esprime uno dei concetti principali legati all’esperienza Erasmus: aprirsi a nuove realtà e a nuove persone, avere la possibilità di viaggiare in posti lontani, con lo scopo di allargare i propri orizzonti. Le mongolfiere ben simboleggiano culture e mondi diversi, che seppur lontani e variegati, sono accumunate dalle persone che contribuiscono alla loro diffusione. Persone che, grazie all’esperienza Erasmus, possono incontrarsi e conoscersi per scoprirsi tutti cittadini dello stesso mondo. 

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Wissam Ouertani premiato dal rettore Paolo Mancarella (a destra) e dal delegato per l'Internazionalizzazione, professor Francesco Marcelloni.

3° classificato: Elisa Bertoncini, per la fotografia “Try something new”

L’opera è stata scelta perché, oltre alla buona realizzazione tecnica, riassume alcuni concetti già presenti nelle altre due foto vincitrici, a cui però aggiunge un tocco di originalità. Nella sua semplicità, con il suo bianco e nero, il volto della ragazza protagonista cattura l’attenzione, esprimendo alcune delle emozioni che più caratterizzano i giovani di oggi. Un paesaggio deserto, insolito, da conoscere e scoprire in cui una ragazza affronta una nuova sfida. Insieme alla paura e all’insicurezza, convivono l’entusiasmo e la voglia di sperimentare tipici dei giovani. L’immagine, quindi, incarna un altro dei concetti dell’esperienza Erasmus: avere il coraggio di lasciare le proprie certezze e i propri punti fermi, per ricercarne di nuovi, attraverso nuove sfide che mettano alla prova i propri limiti e che possano contribuire a migliorarsi per migliorare anche il mondo in cui viviamo.

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Elisa Bertoncini premiata dal rettore Paolo Mancarella (a destra) e dal delegato per l'Internazionalizzazione, professor Francesco Marcelloni.

Dopo il successo dello scorso autunno, ripartono con l’inizio della stagione estiva i science camp organizzati al Museo degli Strumenti per il Calcolo dell’Università di Pisa. Quest'anno con la possibilità di stare fino alle 16.15 invece che solo fino alle 14.15. Partenza alle 9.00, con accoglienza fin dalle 8.15. Una immersione totale nella scienza, nella quale mettersi in gioco in prima persona attraverso esperimenti, osservazioni, attività manuali e il confronto con i coetanei. Per sperimentare in prima persona attraverso un approccio ludico le leggi che regolano il mondo che ci circonda.

Per due settimane, dal 19 al 30 giugno, bambini e bambine dai 6 ai 13 anni saranno accompagnati a riflettere su scienza, tecnologia e ambiente per prepararli a contribuire a una società realmente democratica e sostenibile dal punto di vista ambientale. Durante il percorso verrà realizzato il Portfolio o quaderno dell’esperimento, per imparare che cos’è il metodo scientifico e come si prepara un programma sperimentale: costruire un’ipotesi, analizzare i dati, trarre le conclusioni e comunicare i risultati ottenuti.

Il pomeriggio del 21 giugno dalle 16.30 in poi sarà dedicato al Coder Dojo, un'organizzazione che ha come scopo quello di introdurre le giovani generazioni alla programmazione. Un’occasione perfetta per iniziare a dar vita alle proprie idee strabilianti e imparare i linguaggi del computer. Prenotazioni per l’incontro al sito https://zen.coderdojo.com/dojo/it/pisa-province-of-pisa/pisa.

A questo link è disponibile il video promo dell’iniziativa: https://www.youtube.com/watch?v=oZHws5rr1Ws

Dal 18 al 21 giugno il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa ospita il XXVII convegno nazionale della Società Italiana di Etologia, il più importante appuntamento in Italia per parlare di animali e del loro comportamento. Circa 130 studiosi ed esperti si riuniranno nella Certosa di Calci, sede del Museo, per discutere sui temi più diversi, dalle capacità matematiche degli animali, ai comportamenti sociali di dominanza e cooperazione nei pesci e negli uccelli o ancora all’empatia dei primati.
Il convegno, organizzato dal Museo di Storia Naturale e dai Dipartimenti di Biologia e Veterinaria dell’Ateneo pisano, comprende quattro sessioni plenarie tenute da speaker nazionali e internazionali (Francesco Bonadonna, Angelo Bisazza, Frans B. M. de Waal e Adam R. Reddon). Nel corso dei lavori sono inoltre previste le commemorazioni da parte di allievi, colleghi ed amici di tre grandi etologici italiani recentemente scomparsi: Floriano Papi, padre dell’etologia pisana, Mario Zanforlin, fondatore della scuola di Padova, e Danilo Mainardi, prima professore a Parma e poi a Venezia. Mercoledì 21 giugno, a conclusione del convegno, si svolgerà infine la premiazione del concorso fotografico “Eto-click: il comportamento animale in un click”, promosso e organizzato dal Museo di Storia Naturale. Il 22 giugno a conclusione dell'intero ciclo di conferenze, si terrà una giornata dedicata alla fotografia naturalistica. Prima degli interventi, verrà ricordato grazie alla sua produzione fotografica, Luca Bracci, amico e fotografo naturalista pisano recentemente scomparso.

A Pisa nasce il corso di dottorato (Ph.D) in Data Science. Università di Pisa, Scuola Normale, Scuola Sant’Anna, Scuola IMT Alti Studi Lucca e CNR, rilasceranno il massimo titolo accademico universitario, il diploma internazionale di Ph.D (equivalente a quello italiano di Dottore di Ricerca) nella disciplina che studia i “Big Data” e l’impatto che la “Data Science” ha sulla società e sulla scienza nel suo complesso.

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È la prima volta che le cinque istituzioni formative e di ricerca rilasceranno un titolo accademico in maniera congiunta: uno sforzo collaborativo per garantire agli studenti del corso di dottorato in Data Science la possibilità di indagare tutte le possibili diramazioni teoriche e pratiche della disciplina. Otto il numero di posti messi a concorso per l’anno accademico 2017/2018, che avrà inizio il primo novembre; tre gli anni di durata del corso. Il bando è emanato dalla Scuola Normale e gli studenti che vinceranno il posto saranno a tutti gli effetti allievi “normalisti”, ma seguiranno corsi nelle varie istituzioni a Pisa e Lucca e sul diploma conseguito al termine del corso di studi campeggeranno i loghi delle 5 istituzioni universitarie e di ricerca coinvolte. Il dottorato, il cui coordinatore è il professor Dino Pedreschi, professore di Informatica all’Università di Pisa, accoglierà candidati provenienti da qualunque laurea magistrale, purché sostenuti da una solida motivazione e preparazione personale e una forte propensione verso lo studio degli aspetti quantitativi del proprio ambito di studio. Il corso è in lingua inglese.

"Esprimo grande soddisfazione per la nascita di questo dottorato altamente innovativo e multidisciplinare - ha commentato Dino Pedreschi - che consolida e rafforza l'ecosistema della ricerca di Pisa come culla della Data science. Ricordo che l'Ateneo pisano è stato il primo in Italia a promuovere, già nel 2002, la laurea magistrale in 'Data Science and Business Informatics' e che da allora i nostri laboratori hanno lanciato i primi progetti Europei di quella che oggi chiamiamo "Big data analytics". È dunque particolarmente significativo che la lunga storia di collaborazione fra le nostre cinque istituzioni sfoci oggi, e per la prima volta, in un titolo accademico congiunto. Nelle settimane scorse abbiamo collaborato alla stesura del rapporto del G7 delle Accademie sulla centralità della Data Science come fattore dirompente di sviluppo. Con questa questa nuova iniziativa del PhD in Data Science, Pisa si fa trovare pronta alla sfida".

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L’obiettivo nel nuovo Ph.D, il primo emanato in Italia (in contemporanea con l’Università di Bologna), è di formare la nuova generazione di ricercatori “data scientist”, in grado di sfruttare il patrimonio di dati per l’avanzamento delle conoscenze in tutte le discipline scientifiche. La professione del “data scientist” è in testa a tutte le classifiche dei nuovi lavori più ricercati, il recente rapporto “Il futuro del lavoro” del World Economic Forum la indica come l’unica in crescita costante, a livello globale, in tutti i settori scientifici e produttivi. Che cosa è un “data scientist”? Un mix fra informatico, statistico e narratore, in grado di acquisire e integrare i dati, estrarne senso e raccontare le storie che i dati suggeriscono, ad esempio attraverso la visualizzazione. Il tutto valutando gli aspetti etici e l’impatto sulla società e sulla scienza.

La “data science” infatti è un cambio di paradigma che investe tutte le discipline scientifiche, spingendo verso la scoperta di conoscenze che emergono dalle enormi masse di dati disponibili. Conoscenze che possono suggerire agli scienziati nuovi modelli per comprendere più a fondo la complessità dei fenomeni sociali, economici, biologici, tecnologici, culturali, naturali. La disponibilità dei “big data” ha spinto verso la convergenza di discipline e tecnologie molto diverse: basi di dati e data mining, machine learning e intelligenza artificiale, sistemi complessi e network science, statistica e fisica statistica, analisi dei testi, matematica applicata. La “data science” nasce proprio dall’incontro di questa diversità multi-disciplinare.

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A questo proposito, da tempo in Toscana si è coagulata intorno al nucleo dell’Università di Pisa, del CNR (Istituti ISTI e IIT) e delle Scuole Normale, Sant’Anna e IMT, una massa critica di ricercatori “data scientist” che hanno dato vita a numerosi progetti europei pioneristici in questo ambito. Due anni fa la Commissione Europea, nel programma Horizon 2020, ha scelto il consorzio a guida pisana “SoBigData.eu” per dar vita alla infrastruttura europea di ricerca sui Big Data, il “CERN” della Data Science. Il dottorato in “Data Science”, che vede collaborare i medesimi partner del consorzio, ribadisce l’importanza di questa collaborazione: i dottorandi potranno sperimentare i nuovi metodi in tutti gli ambiti disciplinari, facendo forza sull’esperienza sviluppata in questi anni dai partner. Tutte le istituzioni che collaborano al dottorato di Data Science contribuiranno in egual misura ad offrire agli studenti del corso i migliori standard di studio e ricerca, oltre che all’effettiva erogazione delle borse.

 

Foto in alto, da destra, Guido Caldarelli (IMT Lucca), Fabrizio Lillo (Università di Bologna), Marcella Aglietti (Università di Pisa), Vincenzo Barone (SNS), Dino Pedreschi (Università di Pisa), Pierdomenico Perata (Sant'Anna), Claudio Montani (CNR, Pisa), Fosca Giannotti (CNR, Pisa), il giornalista Massimo Marini.

Foto in basso, da destra, Marcella Aglietti (Università di Pisa), Vincenzo Barone (SNS), Dino Pedreschi (Università di Pisa), Pierdomenico Perata (Sant'Anna), Claudio Montani (CNR, Pisa), Fosca Giannotti (CNR, Pisa),

 

Una ricerca internazionale ha testato con esito positivo un nuovo farmaco per la cura dell’oftalmopatia correlata ai disturbi della tiroide, una malattia a tutt’oggi non trattata in modo soddisfacente. L’Università di Pisa, e in particolare la sezione dipartimentale di Medicina interna ad indirizzo immuno-endocrino diretta dal professor Alessandro Antonelli, è fra i partner dello studio che è stato pubblicato sul “New England Journal of Medicine”.

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“Il teprotumumab, un anticorpo monoclonale – spiega Antonelli – è risultato efficace nel ridurre l’infiammazione ed anche la protusione oculare, cioè la sporgenza anomala del bulbo oculare, tipica dell’oftalmopatia e rappresenta perciò una nuova promettente opzione terapeutica per i pazienti affetti da questa patologia”.

Il farmaco è stato testato in uno studio multicentrico, in doppio cieco, randomizzato e controllato con placebo. Nella ricerca sono stati trattati 88 pazienti con l’obiettivo di osservare la risposta della patologia oculare alla terapia.

“Nei pazienti con oftalmopatia attiva – ha concluso Antonelli - il teprotumumab è risultato efficace nella terapia dell’oftalmopatia basedowiana, riducendo l’infiammazione ed anche la protusione oculare, e rappresenta perciò una nuova promettente opzione terapeutica in questi pazienti”.

Una ricerca internazionale ha testato con esito positivo un nuovo farmaco per la cura dell’oftalmopatia correlata ai disturbi della tiroide, una malattia a tutt’oggi non trattata in modo soddisfacente. L’Università di Pisa, e in particolare la sezione dipartimentale di Medicina interna ad indirizzo immuno-endocrino diretta dal professor Alessandro Antonelli, è fra i partner dello studio che è stato pubblicato sul “New England Journal of Medicine”.
“Il teprotumumab, un anticorpo monoclonale – spiega Antonelli – è risultato efficace nel ridurre l’infiammazione ed anche la protusione oculare, cioè la sporgenza anomala del bulbo oculare, tipica dell’oftalmopatia e rappresenta perciò una nuova promettente opzione terapeutica per i pazienti affetti da questa patologia”.
Il farmaco è stato testato in uno studio multicentrico, in doppio cieco, randomizzato e controllato con placebo. Nella ricerca sono stati trattati 88 pazienti con l’obiettivo di osservare la risposta della patologia oculare alla terapia.
“Nei pazienti con oftalmopatia attiva – ha concluso Antonelli - il teprotumumab è risultato efficace nella terapia dell’oftalmopatia basedowiana, riducendo l’infiammazione ed anche la protusione oculare, e rappresenta perciò una nuova promettente opzione terapeutica in questi pazienti”.

Giovedì, 15 Giugno 2017 09:20

Soft robotics al servizio dell'uomo

"Soft robotics al servizio dell'uomo" è il titolo del nuovo video di "Raccontare la ricerca", il progetto comunicativo promosso dall'Ateneo in collaborazione con il dipartimento di Civiltà e forme del sapere, che racconta i principali progetti scientifici promossi all'Università di Pisa.

Il video racconta le ricerche del Centro "Enrico Piaggio" e in particolare le tecnologie della Soft Robotics, robotica soffice che si adatta all'ambiente e alle persone che le stanno intorno, presentate e raccontate da Arti Ahluwalia, Antonio Bicchi e Matteo Bianchi.

"Raccontare la ricerca" è una serie di video che affrontano, in modo semplice, ma scientificamente rigoroso, grandi temi di interesse generale su cui l'Università di Pisa sta sviluppando importanti ricerche, mostrando i volti e le parole di chi quotidianamente si impegna nell'attività di studio e avvicinando i cittadini e la comunità accademica ad argomenti spesso complessi o molto specialistici.

L'intera serie è visibile a questo link: http://bit.ly/2mNFIwd

L’Università di Pisa ha conferito un dottorato honoris causa in Scienze cliniche e traslazionali al professor John Paul Bilezikian, capo della Divisione di Endocrinologia e direttore del programma di Malattie metaboliche delle ossa alla Columbia University di New York, unanimemente considerato uno dei più autorevoli esperti nel campo del metabolismo fosfo-calcico, in particolare delle malattie delle paratiroidi e dell’osteoporosi.

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La cerimonia di conferimento si è aperta con il saluto del rettore Paolo Mancarella, con la lettura della Motivazione da parte del professor Stefano Del Prato, coordinatore del dottorato di ricerca in Scienze cliniche e traslazionali dell’Università di Pisa, e con la laudatio di Claudio Marcocci, professore del dipartimento di Medicina clinica e sperimentale. Dopo il conferimento del dottorato honoris causa da parte del rettore, il professor John Paul Bilezikian ha tenuto la lectio magistralis dal titolo “Disorders of the parathyroid glands: new concepts and insights over 40 years”. Al termine della cerimonia, la giovane concertista
Lucilla Rose Mariotti, già vincitrice dell’International Music Competition di Salzburg – Grand Prize Virtuoso 2016, ha offerto un omaggio musicale a tutti i presenti, riscuotendo un generale e convinto apprezzamento.

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Da più di 15 anni il professor John Paul Bilezikian collabora con l'endocrinologia pisana e in particolare con il professor Claudio Marcocci, avendo contribuito in maniera sostanziale prima alla crescita e poi alla visibilità scientifica del gruppo. Grazie alla condivisione delle esperienze cliniche, gli studi pisani dell'Ateneo e dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria sono stati accolti e pubblicati su prestigiose riviste internazionali.

Nel saluto introduttivo, il rettore Mancarella ha ricordato che "la scuola pisana di endocrinologia - la cui storia si sviluppa a partire dagli anni '60 grazie al contributo di luminari quali i professori Cataldo Cassano, Fabio Tronchetti, Lidio Baschieri e più di recente Aldo Pinchera e Enio Martino - è oggi il punto di riferimento per le malattie tiroidee e paratiroidee non solo in Italia ma in tutta Europa. Questa eccellenza si è creata nel tempo, grazie soprattutto all'impulso dato al processo di internazionalizzazione e al continuo confronto con i più autorevoli studiosi della materia, tra i quali il professor Bilezikian ha un ruolo centrale".

Il conferimento del dottorato honoris causa suggella dunque l''importante ruolo di leader di Bilezikian nell''ambito delle malattie delle paratiroidi e del metabolismo fosfo-calcico, conferendo al dottorato stesso, diretto dal professor Stefano Del Prato, un''ulteriore caratteristica di eccellenza e di internazionalizzazione. Questo riconoscimento contribuirà a rafforzare i rapporti tra l'endocrinologia pisana e la Columbia University e offrirà nuove opportunità di formazione e scambio culturale con la possibilità di stage a New York per studenti, dottorandi e specializzandi in Endocrinologia del nostro Ateneo.

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La psichiatra Liliana Dell’Osso dell’Università di Pisa ha fatto il suo ingresso fra le “Top Italian Women Scientists”. Il gruppo, promosso dell’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda), riunisce 76 eccellenze al femminile, scienziate italiane impegnate nella ricerca biomedica, nelle scienze cliniche e nelle neuroscienze.

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La loro testimonianza di donne e ricercatrici è adesso in un e-book, edito sempre da Onda, e scaricabile gratuitamente dal sito dell’osservatorio.

Nel volume emergono i profili di scienziate selezionate a partire dalla classifica dei Top Italian Scientists (TIS), un censimento degli scienziati italiani di maggior impatto in tutto il mondo. Donne di “impatto” quindi non solo perché attraverso il loro lavoro si sono conquistate una posizione di tutto rilievo in questa sorta di hit parade della scienza, ma anche perché il loro operare incide in modo fondamentale sulla società e sui progressi della conoscenza.

La psichiatra Liliana Dell’Osso dell’Università di Pisa ha fatto il suo ingresso fra le “Top Italian Women Scientists”. Il gruppo, promosso dell’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda), riunisce 76 eccellenze al femminile, scienziate italiane impegnate nella ricerca biomedica, nelle scienze cliniche e nelle neuroscienze. La loro testimonianza di donne e ricercatrici è adesso in un e-book, edito sempre da Onda, e scaricabile gratuitamente dal sito dell’osservatorio (www.ondaosservatorio.it/ondauploads/2017/06/LIBRO-RICERCATRICI.pdf). Nel volume emergono i profili di scienziate selezionate a partire dalla classifica dei Top Italian Scientists (TIS), un censimento degli scienziati italiani di maggior impatto in tutto il mondo. Donne di “impatto” quindi non solo perché attraverso il loro lavoro si sono conquistate una posizione di tutto rilievo in questa sorta di hit parade della scienza, ma anche perché il loro operare incide in modo fondamentale sulla società e sui progressi della conoscenza.

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