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La professoressa Marilù Chiofalo, docente del dipartimento di Fisica dell’Università di Pisa ed ex assessora comunale alle Politiche socio-educative e scolastiche, parteciperà agli Stati generali della scuola digitale che si terranno venerdì 27 novembre in diretta streaming nazionale da Bergamo, scelta simbolicamente come città più colpita dal Covid.

La professoressa Chiofalo interverrà in mattinata al panel su “Il trauma e la cura - Ruolo e ruoli nella didattica e nel processo formativo dei nostri giovani. Cosa cambia nella crisi e dopo la crisi?”, moderato dalla giornalista del “Corriere della Sera”, Valentina Santarpia. In questo ambito proporrà un viaggio ispirato alle idee di pensatrici e pensatori per discutere l'importanza dell'educazione al pensiero scientifico sia come strumento funzionale alla didattica inclusiva, sia come approccio per realizzare un contesto di didattica inclusiva.

Nel pomeriggio la professoressa condurrà uno dei workshop paralleli, dal titolo "Educare al pensiero scientifico (nella, per la, come) didattica inclusiva". Ripartendo dal tema affrontato nella sessione mattutina sull'importanza dell'educazione al pensiero scientifico sia come strumento funzionale alla didattica inclusiva che come approccio per realizzare un contesto di didattica inclusiva, la docente discuterà più in dettaglio di come queste idee possano essere implementate nella pratica didattica, a partire dall'esperienza condotta all'Università di Pisa con il progetto “La fisica di tutti i giorni, per insegnare a insegnare la fisica”.

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Gli Stati generali della scuola digitale sono un evento nazionale molto partecipato e giunto alla quinta edizione, pensato dall'Associazione Imparadigitale in collaborazione con varie istituzioni, MUR incluso, per connettere scuola, università e pedagogisti/e con il mondo dell'economia, imprenditoriale e dell'innovazione tecnologica. Quest'anno l'evento, a cui prenderanno parte anche la ministra Lucia Azzolina e la viceministra Anna Ascani, è particolarmente sentito viste le difficoltà della scuola in tempo Covid, le opportunità degli investimenti programmati a livello europeo e internazionale, i limiti e le potenzialità della didattica a distanza.
Per maggiori informazioni si rimanda al sito: https://www.statigeneraliscuoladigitale.it/

Il professor Fabio Gadducci, ordinario del dipartimento di Informatica dell'Università di Pisa, è stato eletto presidente del "GRuppo di INformatica" (GRIN), l'associazione che cura l'organizzazione, il coordinamento e la promozione delle attività scientifiche e didattiche dei docenti universitari del settore.

Il professor Gadducci, oltre a insegnare “Software Validation and Verification” al corso di laurea in Informatica e a far parte della Scuola di dottorato in “Data Science”, è membro del Consiglio Universitario Nazionale, dove è anche coordinatore dell’Area di Scienze matematiche e informatiche. Direttore scientifico del Museo degli Strumenti per il Calcolo, è delegato del rettore nel comitato esecutivo dell’Internet Festival e nel board di Software Heritage, oltre ad aver fatto parte del Comitato organizzativo di “Informatica 50” ed essere stato responsabile scientifico dei progetti “La CEP prima della CEP” e “Il laboratorio delle Calcolatrici Pisane”.
Il professor Gadducci è stato responsabile o ha collaborato a numerosi progetti di ricerca di ambito nazionale e internazionale e le sue attività di ricerca si concentrano su vari aspetti fondazionali dell’informatica, in particolare legati alla specifica logica ed algebrica ed alla verifica di sistemi autonomici distribuiti e concorrenti. Autore di numerose pubblicazioni, ha contribuito all’organizzazione di convegni e seminari di rilievo internazionale.
Tra gli altri interessi scientifici, il professor Gadducci si occupa di fumetto e letteratura popolare, con particolare attenzione alla storia editoriale.

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Costituita nel 1990 con sede a Pisa, come riconoscimento per il primo corso di laurea in Scienze dell'Informazione istituito dall'Ateneo pisano nel 1969, l'associazione GRIN copre tutti gli ambiti della disciplina e rappresenta l'intera comunità accademica nazionale. Negli anni ha influenzato decisioni di carattere generale, tra cui i cambiamenti nei settori scientifico/disciplinari e la modifica che permette ai laureati in Informatica l'accesso all'Albo degli Ingegneri dell'Informazione, ponendosi come referente per varie attività di carattere accademico, quali la valutazione della ricerca dei dipartimenti e la certificazione dei corsi di laurea. Ha inoltre promosso un programma di cooperazione con analoghe associazioni europee, con associazioni sia culturali che imprenditoriali del settore e con le associazioni dei laureati.

Prima del professor Gadducci sono stati presidenti del GRIN altri due docenti dell'Università di Pisa: Franco Turini tra 1994 e 1997 e Pierpaolo Degano tra 1999 e 2003.

Venerdì 13 novembre gli uffici dell’amministrazione centrale dell'Ateneo saranno chiusi al pubblico, a seguito di uno sciopero nazionale del comparto multiservizi che coinvolge le ditte che gestiscono i servizi di pulizia e portineria.

Il personale universitario, che sarà normalmente in servizio in modalità lavoro agile, potrà essere contattato via mail o, se in dotazione, attraverso il cellulare di servizio.

È scomparso il professor Marco Santagata, docente all'Università di Pisa e illustre studioso di letteratura italiana, che all'attività di storico e di critico della letteratura affiancava quella di narratore. 
"Con Marco - ha commentato il rettore Paolo Mancarella - ci lascia un grande intellettuale e un amico generoso. Di lui, oltre al grande sapere, ci mancheranno l'infinita curiosità, il desiderio di conoscere e la sottile ironia. È stato uno dei grandi maestri del nostro Ateneo e il vuoto che lascia difficilmente sarà colmabile. Anche per questo, in segno di riconoscimento, avevo pensato a lui come professore emerito. Adesso, però, è il tempo del cordoglio e l'Università di Pisa si stringe attorno alla sua famiglia in quest'ora così difficile".

Pubblichiamo di seguito il ricordo del professor Marco Santagata scritto dal suo allievo e amico, il professor Alberto Casadei, ordinario di Letteratura italiana nell'Ateneo pisano.

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Il primo aggettivo che sorge spontaneo, nel cercare di definire Marco Santagata, è senz’altro poliedrico. Marco non si è mai voluto inserire nella schiera degli studiosi che separavano nettamente la loro attività di ricerca da quella legata alla didattica e più in generale alla ricaduta sociale dei propri lavori. Essendosi formato soprattutto nella fase dei grandi sconvolgimenti politici tra anni Sessanta e Settanta, ha sempre considerato l’accademia non una turris eburnea ma un luogo di confronto, spesso di battaglie, sempre all’insegna del rinnovamento e dell’apertura, mai della conservazione fine a sé stessa. Per questo ha aperto strade in territori inesplorati, non solo nell’ambito dell’italianistica.

Certo, il suo percorso dall’amatissima Zocca, dove era nato il 28 aprile 1947, al liceo “Muratori” di Modena e poi a Pisa, studente dell’Ateneo e della Scuola Normale Superiore, lo ha portato inizialmente a seguire linee di ricerca molto consolidate, tra Medioevo e Umanesimo. I suoi primi studi, sulla lirica aragonese e in particolare sulla poesia napoletana del secondo Quattrocento, sfociarono in un solidissimo volume nel 1979, ma furono subito affiancati da altri legati a un modo di studiare Petrarca che funse poi da modello per tanti altri studi specialistici: il suo Dal sonetto al “Canzoniere” (Padova, Liviana, 1979) coniugò i risultati della ricerca filologica e stilistica con quelli del miglior strutturalismo, riuscendo a far cogliere con precisioni gli snodi compositivi che permisero a Petrarca di trasformare progressivamente una raccolta di testi in un macrotesto narrativo coeso e perfettamente bilanciato.

Marco in effetti ha fatto tesoro di molti tipi di approccio alle opere letterarie che venivano praticati a Pisa da maestri e compagni di strada, che fossero docenti illustri quali Mario Fubini, Augusto Campana e Gianfranco Contini, o altri di generazioni successive quali Luigi Blasucci o Francesco Orlando, oppure studiosi magari poco più anziani di lui, come Alfredo Stussi e Umberto Carpi. Ma ha poi trovato rapidamente la sua via, giungendo giovanissimo alla docenza, quasi sempre a Pisa salvo brevi periodi trascorsi a Venezia o Cagliari. Dal 1984, poco tempo dopo il suo arrivo definitivo come ordinario, ha ricoperto l’incarico di Direttore dell’Istituto di letteratura italiana, allora collocato all’ultimo piano di Palazzo Ricci: lì si creò un ambiente ricchissimo di stimoli e di dibattiti, cui partecipavano attivamente le nuove leve, di cui anch’io facevo parte, e ricordo che si parlava a lungo fra noi studenti delle lezioni di Marco o degli altri docenti che seguivamo, ognuna delle quali risultava stilisticamente riconoscibile.

santagata5Tutti comunque aspettavamo il nuovo commento al Canzoniere petrarchesco che, preceduto da altri studi importanti (come I frammenti dell’anima, 1992), uscì per i “Meridiani” di Mondadori nel 1996. Si trattò della definitiva consacrazione dopo un cursus già allora costellato di risultati notevolissimi, fra insegnamenti all’estero (per esempio alla Sorbonne Nouvelle di Parigi, a Ginevra e poi ancora a Nancy, a Città del Messico ecc.), partecipazione a iniziative editoriali e nuove riviste scientifiche, vittorie di prestigiosi premi quali il “Luigi Russo” o il “Natalino Sapegno”. Ma in quella stessa fase, tra anni Ottanta e Novanta, Marco ha maturato sempre più la convinzione che era necessario uscire dai confini accademici, innanzitutto per creare nuove opportunità specifiche per gli studi letterari, e inoltre per far arrivare al pubblico dei non specialisti le più recenti acquisizioni interpretative.

Ecco allora il grande progetto di fondare, assieme a numerosi colleghi di tutta Italia, la nuova Associazione degli Italianisti, nata formalmente l’11 maggio 1996 ma in realtà ideata già negli anni precedenti. Dopo il congresso costitutivo a Pisa, rievocato proprio da Santagata durante il XXIII, che si è tenuto di nuovo presso l’Ateneo pisano nel 2019, l’Associazione ha raccolto nel tempo l’adesione di un numero di ricercatori e docenti (pure delle scuole superiori) sempre crescente, segno della sua importanza e vitalità. Per numerosi anni nel ruolo di segretario nazionale, poi come membro del direttivo, Marco non ha mai fatto mancare i suoi suggerimenti e le sue indicazioni per individuare le strategie migliori da adottare sia negli orientamenti della ricerca, sia nelle scelte politiche. A volte con brusca sincerità, ha sempre messo in evidenza i problemi sul tappeto, senza nascondere le manchevolezze dei vecchi programmi didattici o quelle delle risorse destinate specificamente al sostegno e alla diffusione della lingua e della letteratura italiana.

E proprio in questo ambito, grazie a un lungo lavoro di preparazione in sinergia con il Ministero allora della Pubblica Istruzione e con quello degli Esteri, nacquero alcuni dei progetti più innovativi sostenuti da Santagata, come quello (a partire dal 1995) per la creazione di una Biblioteca italiana telematica, per rendere consultabile online il patrimonio di tutta la nostra letteratura, o quello di Italica, campus virtuale legato a RAI-International. E si giunse poi, ufficialmente dal 1999, alla creazione del Consorzio interuniversitario Italian Culture on the Net (ICoN), cui aderirono oltre venti atenei italiani e che produsse la prima laurea triennale interamente telematica, pensata per cittadini non italiani o residenti all’estero. Ricordo ancora il clima di entusiasmo che accompagnò l’avvio del Corso in Lingua e cultura italiana per stranieri, frutto di una stagione forse irripetibile e che ancora molto può insegnare sulle potenzialità dell’e-learning, purtroppo poco sfruttate o addirittura osteggiate anche adesso. Ma intanto, attraverso ICoN, centinaia di studenti in oltre sessanta Nazioni hanno ricevuto una laurea italiana, in virtù di uno studio qualificato e sempre perfettamente certificato; ma pure tanti altri progetti didattici e di aggiornamento di docenti di italiano all’estero sono stati e sono ancora realizzati attraverso il portale italicon.

Ricordo cosa mi disse Marco, quando nel 2001 mi chiamò per collaborare, senza voli retorici e invece con una concreta valutazione delle ricadute sociali e anche economiche che potevano derivare da una scommessa come quella. Le difficoltà sono state tante, ma la scommessa si può adesso considerare vinta, così come altre per le quali abbiamo lavorato fianco a fianco. Una riguardava un manuale per le scuole superiori, intitolato nella prima versione Il filo rosso, uscito per l’editore Laterza anche a nome di Laura Carotti e Mirko Tavoni, da sempre vicinissimi a Marco. La sua proposta per la didattica era forte e forse il sistema scolastico non colse sino in fondo tutte le sue potenzialità; in ogni caso, Marco scrisse per quell’antologia alcune ottime analisi di grandi testi dalle Origini all’Ottocento, nelle quali metteva in pratica i suoi criteri riguardo alla buona divulgazione, già applicati per esempio a Leopardi. Tra anni Novanta del XX secolo e primo decennio del XXI, uscirono anche vari suoi volumi scientifici, sempre portatori di tesi innovative: riguardavano ancora Petrarca e Leopardi, ma pure Foscolo, Pascoli, d’Annunzio, e poi, soprattutto, Dante.

Infatti, mentre faceva fronte a ulteriori impegni universitari e istituzionali, che fra l’altro contribuirono a fargli conferire nel 2002 l’Ordine del Cherubino del nostro Ateneo, Marco si è appassionato allo studio della vita e dell’opera del nostro massimo poeta, facendo tesoro degli studi di Carpi usciti nel 2004. Ecco allora uno studio fondamentale come L’io e il mondo. Un’interpretazione di Dante (Bologna, il Mulino, 2011), seguito dalla fortunatissima biografia Dante. Il romanzo della sua vita (Milano, Mondadori, 2012), che ha raggiunto un pubblico davvero ampio, grazie anche all’uso molto accorto e innovativo dei social, e che è poi stata tradotta in varie lingue straniere. Il Dante di Marco è ricco di contraddizioni, impegnato quasi giornalmente in una lotta politica che lascia numerose tracce nelle sue opere, a leggerle in filigrana. È un Dante un po’ pisano, visto che per Enrico VII avrebbe scritto e poi ultimato, forse proprio a Pisa, la Monarchia. In ogni caso, un Dante fuori degli stereotipi, persino quelli derivati dalla lezione di grandi interpreti come Auerbach o Singleton.

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La passione dantesca è proseguita per vari anni, concretizzandosi fra l’altro nella direzione dei Meridiani mondadoriani dedicati alle Opere cosiddette minori (due volumi, 2011-2014), e si è connessa strettamente alla seconda attività letteraria di Marco, quella di narratore in proprio, che lo ha condotto a ottenere prestigiosi riconoscimenti, prima con Il Maestro dei santi pallidi, premio SuperCampiello nel 2003; poi, con l’inserimento nella Cinquina del Premio Strega nel 2015. In questo caso il romanzo era Come donna innamorata, in cui veniva indagata la vita di Dante prima dell’esilio e in particolare il suo rapporto con Guido Cavalcanti. È giusto segnalare le connessioni perché Marco ha più volte dichiarato di riuscire a manifestare molte delle sue idee sui grandi autori tanto con le analisi testuali e critiche, quanto con le sue ricostruzioni narrative. Forse, come capita a chi per molti anni si concentra su un’opera, anche lui sentiva che spesso l’essenziale sfugge a chi si limita a mettere in ordine rigoroso i dati disponibili, e per questo è necessario a volte fare ipotesi ‘fuori sacco’: ma l’uscire dai pregiudizi e dagli schematismi è stata sempre una prerogativa di Marco.

La narrativa gli serviva pure per ricomporre la sua personale biografia, attraversando vari periodi della storia d’Italia, per esempio in Papà non era comunista (1996) o in Voglio una vita come la mia (2008): rievocazioni spesso ironiche, a volte persino dissacranti, di luoghi comuni sulla politica italiana del secondo dopoguerra e sul ‘mitico’ Sessantotto. In questi testi si percepisce anche il lato più oscuro di Marco, quello che lo portava a scherzare sulle amarezze e sulla morte: un testo drammatico quale Il movente è sconosciuto (2018) ci dice molto sul pessimismo nascosto sotto una scorza apparentemente coriacea e ironica. Da romagnolo, capisco bene questo sentimento di un emiliano doc quale lui era.

Ma sino all’ultimo Marco ha continuato a proporre nuove interpretazioni, per esempio ancora di Petrarca, cui ha dedicato un’altra narrazione biografica, L’amoroso pensiero (2014), nonché un delicato racconto lungo, Il copista, la cui edizione rinnovata è proprio del 2020. Nel 2019 si era anche avvicinato a Boccaccio, con studi critici ma ancora una volta pure con un saggio in forma di biografia, uscita con il significativo sottotitolo di Fragilità di un genio. E forse proprio con la nota della fragilità, che a volte traspariva dietro le battute e le risate in apparenza piene e convinte di Marco, possiamo chiudere questo già lungo e però troppo breve discorso in ricordo di un maestro e di un amico, che certo non c’è più, eppure rimarrà sempre con noi.

Alberto Casadei
Docente di Letteratura italiana dell'Università di Pisa

L’Assessora all’Università e all’Innovazione del Comune di Livorno Barbara Bonciani e il Rettore dell’Università di Pisa Paolo M. Mancarella esprimono soddisfazione per i risultati raggiunti nell’estensione della rete GARR (la rete italiana a banda ultralarga dedicata alla comunità dell’istruzione, della ricerca e della cultura) sul territorio livornese.

Dal 29 ottobre scorso, il Polo universitario dei Sistemi Logistici è collegato direttamente all’Università di Pisa in fibra ottica a 10 Giga, rispetto a quella a 100 Megabit del passato. A ciò va aggiunto il collegamento del CED del Comune di Livorno all’Università di Pisa, che apre interessanti prospettive tra cui il collegamento degli Istituti scolastici e dei Centri di ricerca del territorio livornese al POP territoriale della rete GARR, gestito dall’Università. Di grande importanza in questo contesto è l’interesse manifestato dal Comune di Livorno di affidare al Green Data Center dell’Università di Pisa il ruolo di Disaster Recovery per le funzioni ICT critiche.

Ad oggi gli Istituti scolastici secondari di Livorno sono stati tutti predisposti per la connessione alla rete GARR (istituto Vespucci, Istituto Nautico Cappellini, Liceo Enriquez, Liceo Cecioni, Istituto musicale Mascagni, Istituto tecnico industriale Galilei, Istituto per Geometri Buontalenti). Molti istituti scolastici si sono già attivati e stanno eseguendo i lavori di collegamento alla rete con l’aiuto dei tecnici del Comune di Livorno e dell’Università di Pisa.

Al fine di favorire il collegamento alla rete GARR di tutti i centri di ricerca presenti in città, afferenti al Polo della Logistica e dell’Alta tecnologia sono stati inclusi nel collegamento all’infrastruttura in fibra ottica, oltre ai centri di ricerca presenti presso lo Scoglio della Regina, anche quelli afferenti al complesso di Dogana D’Acqua; complesso che come specifica l’assessora Barbara Bonciani non era stato inserito nel progetto iniziale. L’intervento per la connessione di Dogana d’Acqua è oggi invece stato affidato e dovrebbe essere ultimato entro fine anno.

Il Rettore Mancarella esprime “grande soddisfazione per la realizzazione di questa importante iniziativa, partita alcuni anni fa e che è stata portata a termine con il contributo del prorettore per l’Informatica dell’Università di Pisa prof. Paolo Ferragina e di numerosi tecnici UniPI della direzione Infrastrutture Digitali e del Comune di Livorno. Si apre così un nuovo scenario che propone interessanti prospettive di sinergia con il territorio livornese ove l’Ateneo pisano svolgerà ancora di più un ruolo centrale non soltanto a livello di ricerca e formazione, ma anche per l’innovazione territoriale.”

Per l’Assessora Bonciani “I risultati ottenuti nel completamento del GARR e sul Disaster Recovery favoriscono l’innovazione del territorio livornese, oltre ad offrire un contributo rilevante alla formazione universitaria e scolastica. Allo stesso tempo questi risultati sono stati resi possibili grazie alla collaborazione costante e proficua fra Amministrazione Comunale e Università di Pisa, e in particolare dai tecnici afferenti ad entrambe le Amministrazioni che hanno svolto un ottimo lavoro”.

lanzetta3Il volume “Italiani emigrati all’estero. Progettualità, rotte, adattamento e rientro in patria”, edito dalla Pisa University Press, raccoglie i risultati di una ricerca coordinata dal Centro Interdipartimentale per l'aggiornamento, la formazione e la ricerca educativa (CAFRE) dell'Università di Pisa.
Il volume e l'intera ricerca sono stati recentemente presentati nella sala stampa della Camera dei Deputati, nell'ambito di un incontro dedicato ad approfondire i temi dell'emigrazione italiana, della mobilità dei giovani e della fuga dei cervelli, di strategie per la valorizzazione del patrimonio umano di cui è ricco il Paese. Pubblichiamo di seguito il comunicato predisposto dal CAFRE.

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Il progetto "ItE Italiani Emigrati all’estero", durato diciotto mesi, è stato ideato e coordinato da Serena Gianfaldoni, docente di Gestione delle risorse umane, sostenuta nella conduzione della ricerca da un team multidisciplinare composto da oltre 170 persone fra esperti, docenti universitari di numerosi atenei italiani, 50 manager e 50 studenti dell’Università di Pisa, la maggior parte dei quali segue il corso di laurea in Ingegneria gestionale.

Il progetto ha previsto una fase di elaborazione statistica con la raccolta di 800 questionari e l’analisi di 34.000 dati, utili per offrire un quadro del migrante-tipo: i push factor che spingono ad emigrare; i pull factor che attraggono verso l’estero; le principali rotte; le problematiche nella fase di adeguamento; le strategie professionali; la rete di relazioni e il senso di appartenenza; i legami con la madre patria e l’eventuale rientro in Italia.
Nella fase di analisi qualitativa il fenomeno degli Italiani all’estero è stato invece analizzato nella sua complessità, con il contributo di qualificati esperti, da una prospettiva demografica, storica, filosofica, letteraria, economica, sociale, formativa.

I risultati della ricerca ItE sono stati raccolti in un cospicuo testo (oltre 800 pagine) edito dalla Pisa University Press e stampato con i contributi offerti dall'Ateneo per progetti speciali per la didattica 2019-20.
Nel testo “Italiani emigrati all’estero. Progettualità, rotte, adattamento e rientro in patria” compaiono anche alcune preziose strategie elaborate concordemente da manager, dirigenti e studenti coinvolti nel progetto per sostenere il sistema paese, favorendo da una parte la mobilità e la brain circulation, ma al tempo stesso gestendo il fenomeno e mitigando la cosiddetta “fuga dei cervelli”. Corredano il testo anche numerose storie di migrazione che testimoniano la persistenza e l’evoluzione di un fenomeno che continua a interessare numerosi Italiani talentuosi.

Secondo la coordinatrice Serena Gianfaldoni, “bisogna distinguere il fenomeno della mobilità che spinge molti Italiani a cercare nuove strade, percorsi professionali e opportunità all’estero, da quello che viene chiamato brain drain, fuga dei cervelli, legato a una dispersione dell’investimento formativo. Il nostro progetto di ricerca ha investigato per mesi, col supporto di qualificati esperti e l’analisi statistica un fenomeno chiaramente complesso. In riferimento alla migrazione giovanile, se da una parte si mostra necessario stimolare i giovani a viaggiare, provare esperienze internazionali, indispensabili per completare il percorso formativo, dall’altra parte è necessario però sostenere coloro che vorrebbero rimanere in Italia e fanno molta fatica a trovare una piena realizzazione. Da quanto è emerso, il nostro sistema paese dovrebbe migliorare l’offerta lavorativa per i giovani Italiani, laureati o diplomati, non solo nelle aree umanistiche. Dai dati raccolti, i giovani che emigrano non sembrano scappare dall’Italia, dalla cultura italiana, dalla rete di relazioni amicali o familiari intessute. Al contrario, risulta molto apprezzato lo stile di vita italiano. I nostri punti di forza però, non sembrano bastare. Dal campione che abbiamo esaminato viene troppo spesso lamentata la precarietà del lavoro, la difficoltà di fare carriera, uno scarso riconoscimento del valore e del talento, l’assenza di meritocrazia, una scarsa capacità attrattiva, una forma di immobilismo che ingessa l’Italia e il mercato del lavoro. Al contrario, all’estero, gli emigrati italiani sembrano trovare spazio per realizzare compiutamente il proprio percorso professionale, pur dovendo affrontare evidenti problematiche e una fase di adattamento che, indubbiamente, forma a una mentalità globale. Se risulta, infatti, che da una parte gli ambienti di lavoro all’estero risultano più stressanti e competitivi, risulta anche che all’estero sia più facile vedere riconosciute le proprie abilità, fare carriera, ottenere maggiori riconoscimenti economici e premi per giovani qualificati, oltre alla possibilità di lavorare nel settore disciplinare per il quale sono stati dedicati gli anni e le energie del periodo formativo. In ogni caso emerge che i nostri giovani sono ben considerati dal punto di vista della formazione, altamente qualificati per le posizioni offerte, capaci di portare valore e farsi apprezzare in ambiti professionali competitivi”.

Sul tema è intervenuto il professor Michele Lanzetta, direttore del CAFRE. “Il Progetto ItE - ha detto - mostra chiaramente l’urgenza di strategie coraggiose rivolte ai giovani e concordate fra università, aziende, istituzioni. Tra i punti di forza delle nostre iniziative è il coinvolgimento degli studenti nella progettazione, la formazione dei docenti e l'internazionalizzazione, strategie utili a migliorare il sistema paese".

Per maggiori informazioni e per guardare il video integrale della presentazione:
http://www-cafre.unipi.it/2020/10/convegno-italiani-emigrati-allestero.html

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(fonte: CAFRE)

buiatti2È scomparso negli scorsi giorni il professor Marcello Buiatti, uno dei più importanti genetisti italiani, fortemente impegnato in politica e nell'associazionismo ambientalista.
Laureato in Scienze agrarie all'Università di Pisa nel 1959 e poi specializzatosi all'Università di Pavia, il professor Buiatti è stato assistente ordinario all'Istituto di Genetica dell'Ateneo pisano e professore incaricato stabilizzato di Metodologia sperimentale e Statistica all'Università di Pisa. Dal 1981  al 2010 è stato professore ordinario di Genetica all'Università di Firenze. 
Da sempre antifascista, attualmente era membro del Comitato provinciale e presidente della Sezione Anpi di Pisa. Nel 2008 è stato tra i promotori del Manifesto degli Scienziati antirazzisti.
Pubblichiamo di seguito un ricordo scritto dal professor Mauro Stampacchia, già docente di Storia del movimento operaio e sindacale all'Università di Pisa e amico del professor Buiatti.

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Di Marcello Buiatti, di cui si trova molto oggi sui social e sulla stampa, vorrei ricordare quanto lui stesso ebbe a raccontarmi, qualche anno fa. Marcello era nato a Firenze, da madre ebrea polacca e padre italiano, nel 1938, l'anno stesso delle leggi razziali. Aveva quindi sei anni quando, sotto occupazione nazista la città di Firenze, dovette passare il suo tempo, rinchiuso dentro una casa in via Faenza, senza nemmeno potersi affacciare alle finestre. Non era facile spiegare ad un bambino il perché di tutto, spiegare l'inesplicabile. Ricordo che quando me lo raccontava, con distacco solo apparente ma senza attenuazioni, mi venne fatto di pensare che proprio d'angolo con via Faenza, in via Taddea. era la sede del sindacato all'interno della quale venne proditoriamente ucciso dai fascisti, nel febbraio 1921, Spartaco Lavagnini, alla sua scrivania di lavoro.

Il ragazzino rinchiuso era diventato uno dei maggiori genetisti della seconda metà del '900, come si legge nel ricordo dell'Anpi di Pisa. Il ragazzino sfuggito con la sua famiglia alla Shoah era diventato poi uno degli scienziati che avevano promosso il Manifesto degli scienziati contro il razzismo nel 2008.
Il legame tra vita, scienza e politica, in Marcello Buiatti, era fortissimo. Ecco perché la associazione tra la casa di Marcello a Firenze e l'assassinio di Spartaco Lavagnini non era poi così fortuita e mi è rimasta così tanto in mente.

Nelle conversazioni era avvincente, chiaro, ed anche leggero nel porgere. Ricordo quando mi capitò di usare l'espressione corrente "avere nel proprio Dna" per indicare la caratteristica profonda, imprescindibile, di persone e soggetti collettivi. Lui mi spiegò, con un sorriso inimitabile, e con parole chiarissime, come invece quello che caratterizza di più i soggetti viventi sono le esperienze che si trovano ad intraprendere, che li modificano e li costruiscono molto di più del retaggio ereditario, di quel Dna che avevo così a sproposito citato. Mi piacerebbe poter risentire parola per parola la sua spiegazione, che ho cercato di riassumere come mi è riuscito, perché difficilmente avevo sentito parole più chiare e convincenti. Da Maestro, semplice e generoso.

Marcello Buiatti era così imprescindibilmente portatore di due delle più grandi forze di trasformazione della società, la scienza e la politica. Diciamo meglio: della buona scienza e della buona politica. Cose oggi per la verità piuttosto rare, e sopratutto sotto costante, sistematico attacco. Dobbiamo salutare Marcello come un modello importante di impegno e di legame tra le due cose. Proprio nel momento in cui di questo legame, noi sotto scacco di un virus malevolo, e insidiati dalle forze della disuguaglianza e della oppressione, abbiamo grande, enorme bisogno.

Mauro Stampacchia
Già docente di Storia del movimento operaio e sindacale all'Università di Pisa e amico del professor Buiatti

L’Università di Pisa e il CNR lanciano la chiamata aperta alle università e agli enti di ricerca per la partecipazione al dottorato nazionale in Intelligenza Artificiale. Si tratta del primo dottorato nazionale su questa tematica che ha preso avvio lo scorso luglio con la firma della convenzione tra CNR, Università di Pisa, Sapienza Università di Roma, Politecnico di Torino, Università Campus Bio-Medico di Roma e Università di Napoli “Federico II”. Il PhD-AI.it inizierà con l’anno accademico 2021/2022, sono già disponibili 194 borse. Si stima che il settore porterà entro il 2030 ad una crescita del 16% del Pil mondiale e avrà un impatto sul 70% delle aziende. Il mercato in Italia è agli albori, ma siamo al decimo posto mondiale come numero di pubblicazioni e al quinto come impatto scientifico.

«È tempo di costruire il futuro dell’Italia e il lancio di questa chiamata aperta è un primo passo in questa direzione – commenta il Rettore dell’Università di Pisa, Paolo Mancarella – Il Dottorato nazionale in Intelligenza Artificiale, da noi coordinato assieme al CNR, ci consente oggi di avere un ruolo attivo nello sviluppo delle strategie nazionali e questo ci riempie di orgoglio. Specialmente in un momento in cui il nostro Paese ha particolarmente bisogno di vedere all’orizzonte la possibilità concreta di una nuova stagione di crescita e di sviluppo. Nella sua realizzazione, le opportunità offerte dall’Intelligenza Artificiale, se debitamente sfruttate, giocheranno sicuramente un ruolo fondamentale e questo Dottorato nasce anche per questo».
«Ancora una volta – prosegue il Rettore - Pisa e la sua Università sono protagoniste della trasformazione digitale della nostra società. Questo primo Dottorato nazionale in Intelligenza Artificiale, infatti, è figlio di un cammino iniziato qui mezzo secolo fa con il primo corso di laurea in Informatica del nostro Paese e proseguita, nel 1983, con l’Istituzione del primo dottorato di ricerca in Informatica. Una storia di primati che nel 2002 ha visto la nascita del primo corso di laurea magistrale e, nel 2017, del primo dottorato di ricerca interdisciplinare in Data Science. Quest’ultimo, realizzato in collaborazione con la Scuola Normale, il CNR, la Scuola Sant’Anna e la Scuola IMT di Lucca e profondamente innovativo, sia in termini organizzativi che scientifici, tanto da essere stato il modello di riferimento per questo dottorato nazionale in Intelligenza Artificiale che partirà col prossimo anno accademico».

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L’Intelligenza artificiale (AI) è il pilastro di una nuova rivoluzione industriale che, secondo la Commissione Europea, avrà lo stesso impatto di trasformazione sulla società e l’industria prodotto in passato dal motore a vapore e dall'elettricità. Cogliere le opportunità legate allo sviluppo dell’AI per il benessere e la sicurezza dei cittadini e l’innovazione sociale ed economica è una delle sfide al centro della strategia europea e nazionale. Una delle principali iniziative italiane in materia di AI è la costituzione del dottorato nazionale in AI, PhD-AI.it, al cui scopo il Ministero dell’Università e della Ricerca ha finanziato con 4 M€ il CNR e con 3,85 M€ l’Università di Pisa con l’obiettivo di creare un sistema competitivo su scala mondiale e in grado non solo di trattenere in Italia i nostri migliori laureati, ma anche di attrarre talenti dagli altri Paesi.

In base alla convenzione firmata a fine luglio, il PhD-AI.it, con il coordinamento del CNR e dell’Università di Pisa, si articolerà in cinque corsi, promossi sul territorio nazionale da raggruppamenti di università ed enti pubblici di ricerca, ciascuno coordinato da un’università capofila:
· PhD-AI.it: Area salute e scienze della vita, coordinato dall’Università Campus Bio-Medico di Roma;
· PhD-AI.it: Area agrifood e ambiente, coordinato dall’Università degli Studi di Napoli Federico II;
· PhD-AI.it: Area sicurezza e cybersecurity, coordinato da Sapienza Università di Roma;
· PhD-AI.it: Area industria 4.0, coordinato dal Politecnico di Torino
· PhD-AI.it: Area società, coordinato dall’Università di Pisa.

I dottorandi del PhD-AI.it riceveranno sia una “formazione orizzontale”, sugli aspetti fondazionali dell’AI, comune tra i cinque corsi, sia una “formazione verticale”, relativa alla propria area di specializzazione. Il Dottorato nazionale in Intelligenza Artificiale sarà coordinato dal Consiglio di Coordinamento Nazionale, che promuoverà, integrerà e coordinerà le attività formative comuni tra le diverse sedi.

Il progetto del PhD-AI.it entra ora nel vivo con la pubblicazione congiunta da parte di UniPI e CNR della chiamata aperta (con scadenza 30 Novembre 2020) a tutte le università e gli enti di ricerca nazionali per la partecipazione al PhD-AI.it, ovvero per proporre la propria candidatura a far parte di una delle articolazioni del PhD-AI.it co-finanziando una o più borse di dottorato.

Oltre alle università capofila e al CNR parteciperanno infatti ai cinque corsi del PhD-AI.it altre università ed enti di ricerca italiani, selezionati mediante la chiamata aperta lanciata oggi. L’obiettivo è chiamare a raccolta tutte le risorse nazionali per perseguire l’eccellenza scientifica e, allo stesso tempo, garantire un’ampia e qualificata copertura delle università ed enti di ricerca nazionali.

Il PhD-AI.it prenderà avvio con l’anno accademico 2021/2022 (37° ciclo). Per i primi due cicli (37° e 38°), sono già disponibili, complessivamente, 194 borse (97 cofinanziate dal CNR e 97 cofinanziate dal ministero attraverso l’Università di Pisa), per un investimento complessivo che, col co-finanziamento degli atenei, supera i 15 milioni di euro. Il bando di ammissione al PhD-AI.it verrà pubblicato agli inizi del 2021 e i corsi avranno inizio a novembre 2021.

La chiamata aperta e le informazioni sull’organizzazione del dottorato nazionale in AI sono disponibili sul sito del dottorato nazionale in AI: www.phd-ai.it

Sono stati eletti negli scorsi giorni i direttori dei 17 dipartimenti interessati al voto sui 20 complessivi dell'Università di Pisa. In pratica le elezioni hanno riguardato tutti i dipartimenti tranne Chimica e Chimica Industriale, Matematica, Patologia Chirurgica, Medica Molecolare e dell’Area Critica, sedi nelle quali stanno svolgendo il proprio mandato rispettivamente Lorenzo Di Bari, Matteo Novaga e Angelo Gemignani.

L'elenco degli eletti, che entreranno in carica il 1° novembre per il quadriennio 2020-2024, è il seguente:

- Biologia: Massimo Dal Monte
- Civiltà e Forme del Sapere: Simone Maria Collavini
- Economia e Management: Luca Spataro
- Farmacia: Maria Letizia Trincavelli
- Filologia, Letteratura e Linguistica: Roberta Ferrari
- Fisica: Dario Pisignano
- Giurisprudenza: Francesco Dal Canto
- Informatica: Vincenzo Ambriola
- Ingegneria Civile e Industriale: Maria Vittoria Salvetti
- Ingegneria dell'Energia, dei Sistemi, del Territorio e delle Costruzioni: Rocco Rizzo
- Ingegneria dell'Informazione: Andrea Caiti
- Medicina Clinica e Sperimentale: Stefano Taddei
- Medicina Veterinaria: Francesco Paolo Di Iacovo
- Ricerca Traslazionale e Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia: Aldo Paolicchi
- Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-Ambientali: Marcello Mele
- Scienze della Terra: Luca Pandolfi
- Scienze Politiche: Carmelo Calabrò

Nella stessa tornata elettorale sono stati rinnovati diversi presidenti di corsi di studio, di scuole di specializzazione e di corsi di dottorato di ricerca in scadenza.

Le procedure elettorali, che sono state tenute in alcuni casi in presenza, in altri a distanza o anche in modalità mista, sono state coordinate dall'Unità elettorale e costituzione strutture universitarie della Direzione legale.

L’Università di Pisa ha adottato un Protocollo di Sicurezza per limitare, per quanto possibile, la diffusione del contagio da Covid–19.
In questo momento di estrema difficoltà per l’intero paese, e non solo, tutte le componenti della Comunità Universitaria sono ogni giorno impegnate al massimo rispetto delle misure di sicurezza in esso previste.

Gli studenti, quali componenti fondamentali di questa Comunità, sono tenuti a comportamenti consapevoli e rispettosi, come ogni mattina dimostrano nelle aule, nei laboratori e nelle sale studio.

Abbiamo purtroppo avuto notizia che proprio questa mattina un gruppo di studenti ha occupato alcune aule studio della Biblioteca di Filosofia.

Il Rettore, il Senato Accademico e il Consiglio di Amministrazione richiamano questi studenti e si rivolgono a tutte le componenti della Comunità Universitaria affinché sia osservato un comportamento responsabile, auspicando di non dover adottare, per il comportamento di pochi, misure più restrittive a svantaggio di tutti.

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