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L'Ateneo commemora il professor Marcello Buiatti

Tra i più importanti genetisti italiani, aveva studiato e insegnato a Pisa

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buiatti2È scomparso negli scorsi giorni il professor Marcello Buiatti, uno dei più importanti genetisti italiani, fortemente impegnato in politica e nell'associazionismo ambientalista.
Laureato in Scienze agrarie all'Università di Pisa nel 1959 e poi specializzatosi all'Università di Pavia, il professor Buiatti è stato assistente ordinario all'Istituto di Genetica dell'Ateneo pisano e professore incaricato stabilizzato di Metodologia sperimentale e Statistica all'Università di Pisa. Dal 1981  al 2010 è stato professore ordinario di Genetica all'Università di Firenze. 
Da sempre antifascista, attualmente era membro del Comitato provinciale e presidente della Sezione Anpi di Pisa. Nel 2008 è stato tra i promotori del Manifesto degli Scienziati antirazzisti.
Pubblichiamo di seguito un ricordo scritto dal professor Mauro Stampacchia, già docente di Storia del movimento operaio e sindacale all'Università di Pisa e amico del professor Buiatti.

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Di Marcello Buiatti, di cui si trova molto oggi sui social e sulla stampa, vorrei ricordare quanto lui stesso ebbe a raccontarmi, qualche anno fa. Marcello era nato a Firenze, da madre ebrea polacca e padre italiano, nel 1938, l'anno stesso delle leggi razziali. Aveva quindi sei anni quando, sotto occupazione nazista la città di Firenze, dovette passare il suo tempo, rinchiuso dentro una casa in via Faenza, senza nemmeno potersi affacciare alle finestre. Non era facile spiegare ad un bambino il perché di tutto, spiegare l'inesplicabile. Ricordo che quando me lo raccontava, con distacco solo apparente ma senza attenuazioni, mi venne fatto di pensare che proprio d'angolo con via Faenza, in via Taddea. era la sede del sindacato all'interno della quale venne proditoriamente ucciso dai fascisti, nel febbraio 1921, Spartaco Lavagnini, alla sua scrivania di lavoro.

Il ragazzino rinchiuso era diventato uno dei maggiori genetisti della seconda metà del '900, come si legge nel ricordo dell'Anpi di Pisa. Il ragazzino sfuggito con la sua famiglia alla Shoah era diventato poi uno degli scienziati che avevano promosso il Manifesto degli scienziati contro il razzismo nel 2008.
Il legame tra vita, scienza e politica, in Marcello Buiatti, era fortissimo. Ecco perché la associazione tra la casa di Marcello a Firenze e l'assassinio di Spartaco Lavagnini non era poi così fortuita e mi è rimasta così tanto in mente.

Nelle conversazioni era avvincente, chiaro, ed anche leggero nel porgere. Ricordo quando mi capitò di usare l'espressione corrente "avere nel proprio Dna" per indicare la caratteristica profonda, imprescindibile, di persone e soggetti collettivi. Lui mi spiegò, con un sorriso inimitabile, e con parole chiarissime, come invece quello che caratterizza di più i soggetti viventi sono le esperienze che si trovano ad intraprendere, che li modificano e li costruiscono molto di più del retaggio ereditario, di quel Dna che avevo così a sproposito citato. Mi piacerebbe poter risentire parola per parola la sua spiegazione, che ho cercato di riassumere come mi è riuscito, perché difficilmente avevo sentito parole più chiare e convincenti. Da Maestro, semplice e generoso.

Marcello Buiatti era così imprescindibilmente portatore di due delle più grandi forze di trasformazione della società, la scienza e la politica. Diciamo meglio: della buona scienza e della buona politica. Cose oggi per la verità piuttosto rare, e sopratutto sotto costante, sistematico attacco. Dobbiamo salutare Marcello come un modello importante di impegno e di legame tra le due cose. Proprio nel momento in cui di questo legame, noi sotto scacco di un virus malevolo, e insidiati dalle forze della disuguaglianza e della oppressione, abbiamo grande, enorme bisogno.

Mauro Stampacchia
Già docente di Storia del movimento operaio e sindacale all'Università di Pisa e amico del professor Buiatti

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  • 30 ottobre 2020

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