Contenuto principale della pagina Menu di navigazione Modulo di ricerca su uniPi

Ritorna al centro di intense attività di ricerca scientifica il sito dei Balzi Rossi (Ventimiglia), vicino al confine tra Italia e Francia, uno dei siti europei più importanti per lo studio dell’evoluzione delle popolazioni umane del passato non solo per l’area ligure-provenzale, ma per tutto il Mediterraneo Occidentale.

Nelle grotte e nei depositi dei Balzi Rossi sono state rinvenute, sin dalla fine del XIX secolo, evidenze di frequentazione da parte di specie umane precedenti alla nostra ed in particolare delle ultime popolazioni di Neanderthal europei e dei più antichi Homo sapiens giunti in Europa. Le sepolture di questi progenitori della nostra specie trovate nelle grotte sono tra le più antiche d’Europa ed estremamente ricche di corredi sepolcrali; non mancano esempi di arte parietale come l’incisione del cavallo (o alce) della grotta del Caviglione e le Veneri, statuine femminili attribuite al Paleolitico superiore.

Un gruppo di ricerca interdisciplinare delle Università di Pisa e Milano, in sinergia con gli archeologi preistorici che lavorano nella zona dei Balzi Rossi su siti o tematiche specifiche (Museo di Antropologia del Principato di Monaco, Università di Genova, Università di Trento) ha intrapreso nuove ricerche per studiare come si è modificato il comportamento umano in relazione ai cambiamenti ambientali connessi con le variazioni del livello del mare e con la conseguente disponibilità di risorse naturali. In questo sito, infatti, si rileva l’eccezionale compresenza, in uno spazio limitato, sia di significative tracce geologiche delle passate variazioni del livello del mare, sia di consistenti testimonianze di popolamento umano.

“Il nostro progetto si propone di studiare come le popolazioni umane reagiscono alle variazioni del livello del mare e alle modificazioni ambientali connesse. Per capire come affrontare le sfide che l’innalzamento del livello del mare in atto ci proporrà in un prossimo futuro, andremo a interrogare le tracce lasciate dagli antichi abitatori del litorale ligure-provenzale, anche di quelli appartenuti a specie umane diverse dalla nostra”, spiega Marta Pappalardo, professoressa ordinaria di Geografia fisica e Geomorfologia presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa e coordinatrice scientifica del progetto SPHeritage, "Lezioni per il futuro dal patrimonio culturale del passato: quattrocentomila anni di risposta delle popolazioni umane alle variazioni del livello del mare e ai cambiamenti climatici nel Mediterraneo Nord-Occidentale", finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del programma FISR2019.

“In questi primi mesi di lavoro, grazie anche ad una collaborazione con il Museo di Antropologia del Principato di Monaco del quale alcuni ricercatori sono membri del nostro team, ci siamo concentrati sulla Grotta del Principe ai Balzi Rossi, dove sono presenti tracce lasciate dall’azione del mare sul litorale risalenti a 300 o 400 mila anni fa. Le analisi di laboratorio ci consentiranno di ricostruire gli ambienti di vita dei nostri lontani antenati e il loro rapporto con le risorse marine”, conclude Marta Pappalardo.

Il gruppo di ricerca del progetto SPHeritage è composto da esperti in varie discipline nell’ambito delle Scienze della Terra e da Archeologi preistorici provenienti dalle Università di Pisa e Milano Statale ma anche da altri atenei e centri di ricerca (Università di Genova, Ca’Foscari di Venezia, CNR IGG). Le attività vengono svolte grazie alle autorizzazioni concesse dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Province di Imperia e Savona e dal Museo Preistorico Nazionale dei Balzi Rossi.

Durante i periodi interglaciali, ovvero nelle fasi climatiche calde, il paesaggio litorale dei Balzi Rossi era simile all’attuale, come testimoniato da segni di erosione associati a bioincrostazioni e depositi costieri sabbiosi contenenti faune marine evidenti, oltre che nella Grotta del Principe, anche nella Barma Grande, nel Riparo Mochi e in altre cavità del sito. Nelle fasi climatiche fredde, invece, il livello del mare era sino a 100 m più basso dell’attuale, e una pianura costiera ora sommersa, ampia fino a 10 km, separava il litorale dalla falesia dei Balzi Rossi. Nei depositi di sedimenti continentali formatisi durante le glaciazioni presenti nella Grotta del Principe e in altre cavità sono contenuti, associati a manufatti di industria litica, molluschi marini utilizzati sia per scopi alimentari che ornamentali. Grazie alle nuove analisi che saranno sviluppate nell’ambito del progetto SPHeritage i ricercatori cercheranno di capire che tipo di rapporto avessero con le risorse marine i nostri predecessori di diverse specie umane (Homo sapiens, Homo neanderthalensis e Homo heidelbergensis), e come le variazioni del livello del mare abbiano modificato i loro comportamenti. I risultati potranno aiutarci anche a capire cosa potrebbe accadere in futuro nello scenario previsto di riscaldamento climatico globale.

Ritorna al centro di intense attività di ricerca scientifica il sito dei Balzi Rossi (Ventimiglia), vicino al confine tra Italia e Francia, uno dei siti europei più importanti per lo studio dell’evoluzione delle popolazioni umane del passato non solo per l’area ligure-provenzale, ma per tutto il Mediterraneo Occidentale.

Nelle grotte e nei depositi dei Balzi Rossi sono state rinvenute, sin dalla fine del XIX secolo, evidenze di frequentazione da parte di specie umane precedenti alla nostra ed in particolare delle ultime popolazioni di Neanderthal europei e dei più antichi Homo sapiens giunti in Europa. Le sepolture di questi progenitori della nostra specie trovate nelle grotte sono tra le più antiche d’Europa ed estremamente ricche di corredi sepolcrali; non mancano esempi di arte parietale come l’incisione del cavallo (o alce) della grotta del Caviglione e le Veneri, statuine femminili attribuite al Paleolitico superiore.

Le caverne4
Le grotte dei Balzi Rossi (da Wikipedia).

Un gruppo di ricerca interdisciplinare delle Università di Pisa e Milano, in sinergia con gli archeologi preistorici che lavorano nella zona dei Balzi Rossi su siti o tematiche specifiche (Museo di Antropologia del Principato di Monaco, Università di Genova, Università di Trento) ha intrapreso nuove ricerche per studiare come si è modificato il comportamento umano in relazione ai cambiamenti ambientali connessi con le variazioni del livello del mare e con la conseguente disponibilità di risorse naturali. In questo sito, infatti, si rileva l’eccezionale compresenza, in uno spazio limitato, sia di significative tracce geologiche delle passate variazioni del livello del mare, sia di consistenti testimonianze di popolamento umano.

Pappalardo web“Il nostro progetto si propone di studiare come le popolazioni umane reagiscono alle variazioni del livello del mare e alle modificazioni ambientali connesse. Per capire come affrontare le sfide che l’innalzamento del livello del mare in atto ci proporrà in un prossimo futuro, andremo a interrogare le tracce lasciate dagli antichi abitatori del litorale ligure-provenzale, anche di quelli appartenuti a specie umane diverse dalla nostra”, spiega Marta Pappalardo, professoressa ordinaria di Geografia fisica e Geomorfologia presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa e coordinatrice scientifica del progetto SPHeritage (nella foto a destra), "Lezioni per il futuro dal patrimonio culturale del passato: quattrocentomila anni di risposta delle popolazioni umane alle variazioni del livello del mare e ai cambiamenti climatici nel Mediterraneo Nord-Occidentale"finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del programma FISR2019.

“In questi primi mesi di lavoro, grazie anche ad una collaborazione con il Museo di Antropologia del Principato di Monaco del quale alcuni ricercatori sono membri del nostro team, ci siamo concentrati sulla Grotta del Principe ai Balzi Rossi, dove sono presenti tracce lasciate dall’azione del mare sul litorale risalenti a 300 o 400 mila anni fa. Le analisi di laboratorio ci consentiranno di ricostruire gli ambienti di vita dei nostri lontani antenati e il loro rapporto con le risorse marine”, conclude Marta Pappalardo. 

Il gruppo di ricerca del progetto SPHeritage è composto da esperti in varie discipline nell’ambito delle Scienze della Terra e da archeologi preistorici provenienti dalle Università di Pisa e Milano Statale ma anche da altri atenei e centri di ricerca (Università di Genova, Ca’Foscari di Venezia, CNR IGG). Le attività vengono svolte grazie alle autorizzazioni concesse dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Province di Imperia e Savona e dal Museo Preistorico Nazionale dei Balzi Rossi.

Durante i periodi interglaciali, ovvero nelle fasi climatiche calde, il paesaggio litorale dei Balzi Rossi era simile all’attuale, come testimoniato da segni di erosione associati a bioincrostazioni e depositi costieri sabbiosi contenenti faune marine evidenti, oltre che nella Grotta del Principe, anche nella Barma Grande, nel Riparo Mochi e in altre cavità del sito. Nelle fasi climatiche fredde, invece, il livello del mare era sino a 100 m più basso dell’attualee una pianura costiera ora sommersa, ampia fino a 10 km, separava il litorale dalla falesia dei Balzi Rossi. Nei depositi di sedimenti continentali formatisi durante le glaciazioni presenti nella Grotta del Principe e in altre cavità sono contenuti, associati a manufatti di industria litica, molluschi marini utilizzati sia per scopi alimentari che ornamentali. Grazie alle nuove analisi che saranno sviluppate nell’ambito del progetto SPHeritage i ricercatori cercheranno di capire che tipo di rapporto avessero con le risorse marine i nostri predecessori di diverse specie umane (Homo sapiens, Homo neanderthalensis e Homo heidelbergensis), e come le variazioni del livello del mare abbiano modificato i loro comportamenti. I risultati potranno aiutarci anche a capire cosa potrebbe accadere in futuro nello scenario previsto di riscaldamento climatico globale. 

Università di Pisa e ARPAT, Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana, hanno sottoscritto un accordo quadro per rendere strutturali le rispettive collaborazioni e per promuovere iniziative congiunte per la protezione dell’ambiente, con particolare riferimento ai settori della ricerca, della formazione e della elaborazione e diffusione della conoscenza. La convenzione è stata presentata martedì 21 dicembre, nell'Aula Magna Storica del Palazzo della Sapienza, dal prorettore per la Ricerca applicata e il Trasferimento tecnologico, Marco Raugi, dal direttore generale di ARPAT, Pietro Rubellini, e dal direttore del Dipartimento di Scienze della Terra, Luca Pandolfi.

 DSC7793

Nella foto, da sinistra: Rubellini, Raugi e Pandolfi.

Migliorare la comunicazione e lo scambio di informazioni fra imprese e strutture di ricerca, stimolare singoli progetti di ricerca applicata e più in generale puntare alla promozione dell’innovazione e del trasferimento tecnologico sono gli obiettivi dell’accordo per quanto riguarda la ricerca. Nel campo della formazione è previsto lo svolgimento di tirocini e stage, tesi di laurea e di dottorato presso ARPAT, oltre all’istituzione di specifiche borse di studio da svolgersi in strutture aziendali. Si mira, infine, a favorire la nascita di collaborazioni nel campo dell’elaborazione e diffusione della conoscenza.

Nell’ambito della convenzione, che avrà durata quadriennale, saranno designati i rispettivi referenti, che avranno il compito di definire il programma annuale delle attività congiunte.

 DSC7788

“L’accordo quadro con ARPAT - ha detto il professor Marco Raugi – conferma l’impegno dell’Ateneo pisano in una delle funzioni fondamentali dell’Università: la terza missione, ovvero l’attività di trasferimento di conoscenze verso la società e il territorio. In particolare, le iniziative che potranno essere avviate con ARPAT si inquadrano nel contesto della difesa dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile che deve essere perseguito con azioni concrete e attraverso una sempre più continua attività di comunicazione”.

Pietro Rubellini, direttore generale di ARPAT ha precisato: “La stipula dell’accordo con l’Ateneo pisano sancisce una collaborazione già attiva da tempo e dà il segno tangibile di una nuova politica di potenziamento del ruolo tecnico-scientifico dell’Agenzia. Fare rete con gli Istituti di ricerca significa creare le condizioni future per lo studio di nuovi indicatori ambientali, la ricerca applicata nell’ambito delle attività istituzionali ed un’accresciuta attività di divulgazione scientifica sia all’interno dell’Agenzia sia verso la cittadinanza”.

Dall’intesa potranno derivare, infatti, convenzioni attuative al fine di avviare collaborazioni nell’attività di ricerca in grado di apportare miglioramenti ai processi di tutela ambientale.

“Questo accordo - ha concluso il professor Luca Pandolfi - rappresenta una grande occasione per l’Ateneo pisano che avrà l’occasione di affrontare insieme a un ente territoriale importante come ARPAT la sfida del monitoraggio e della gestione dell’ambiente in un quadro difficile come quello attuale, caratterizzato da importanti cambiamenti climatici. Grazie a esso potranno essere sviluppate iniziative congiunte su tematiche rilevanti quali l’innovazione, lo sviluppo tecnologico e la divulgazione scientifica nel campo delle tematiche ambientali, con ricadute significative anche nella ricerca e nella didattica”.

Sono due i progetti di ricerca innovativa e multidisciplinare risultati vincitori nell’ambito del bando PRIMULE@DSCM, promosso all’interno del corso di dottorato in Scienze Chimiche e dei Materiali al Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa. Il primo è “Polymer-based membrane/electrode for the electrochemical heavy metals recognition in water – Keraphene”, proposto dai dottorandi Elena Pulidori, Elena Eremeeva, Andrea Roggi; il secondo è “SYnthesis, Solution and in Silico studies of the interaction of Ag(I)/Au(I) Bis-NHeterocyclic Carbenes with DNA G-quadruplexes – SYSSi”, proposto dai dottorandi Francesca Binacchi, Ester Giorgi, Giacomo Salvadori. I progetti sono stati valutati da un comitato di tre esperti internazionali e si sono aggiudicati il finanziamento previsto di 3000 euro ciascuno, messo a disposizione dai professori Benedetta Mennucci e Fabio Di Francesco del DCCI. Scopo del bando era promuovere negli studenti di dottorato il pensiero creativo, l'indipendenza scientifica e la multidisciplinarietà.

Il progetto Keraphene si propone di sviluppare un dispositivo innovativo ed ecocompatibile per contrastare l’inquinamento da metalli pesanti nelle matrici acquose, notevolmente incrementato negli ultimi anni a causa del progressivo sviluppo di processi industriali come la produzione di batterie, le placcature metalliche e la raffinazione del petrolio. Ad oggi i metodi maggiormente impiegati per la loro depurazione richiedono elevati costi e consumi energetici, e al tempo stesso presentano una bassa efficienza di rimozione. Il dispositivo che andranno a sviluppare i dottorandi sarà costituito da una membrana proteica modificata con ossido di grafene, partendo da materiali di scarto (ad esempio piume di pollame) capace di rimuovere i metalli pesanti presenti nelle acque e allo stesso tempo di funzionare come elettrodo per misurare la loro concentrazione. In tale ottica, lo sviluppo di un simile dispositivo avrà un impatto importante in termini di riduzione dell’inquinamento ambientale causato dalle piume e dai metalli pesanti; valorizzazione di biomasse di scarto; sviluppo di un dispositivo efficace per la determinazione dei metalli pesanti.

Il progetto SYSSi riguarda invece lo studio di nuovi composti a base di argento e di oro, con potenziale attività antitumorale. Lo studio coinvolge tre aree di ricerca dell’ambito chimico: inorganica, analitica e computazionale. Si prevede di sintetizzare due nuove molecole e verificarne l’interazione con strutture complesse di DNA presenti maggiormente all’interno delle cellule tumorali sia in soluzione che a livello computazionale. C'è un urgente bisogno di farmaci più selettivi ed efficienti in grado di bypassare i meccanismi di resistenza che spesso si verificano durante i trattamenti antitumorali attualmente in utilizzo. In questo contesto, complessi di oro e di argento hanno dimostrato di essere molecole promettenti nel campo delle terapie antitumorali, tuttavia, il loro modo di agire non è ancora del tutto chiarito. La possibile interazione con bersagli differenti dalla tioredossina reduttasi, come bersagli genomici quali DNA, potrebbe rappresentare un enorme punto di svolta nel perfezionamento di nuove strategie antitumorali.

Sono due i progetti di ricerca innovativa e multidisciplinare risultati vincitori nell’ambito del bando PRIMULE@DSCM, promosso all’interno del corso di dottorato in Scienze Chimiche e dei Materiali al Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa. Il primo è “Polymer-based membrane/electrode for the electrochemical heavy metals recognition in water – Keraphene”, proposto dai dottorandi Elena Pulidori, Elena Eremeeva, Andrea Roggi; il secondo è “SYnthesis, Solution and in Silico studies of the interaction of Ag(I)/Au(I) Bis-NHeterocyclic Carbenes with DNA G-quadruplexes – SYSSi”, proposto dai dottorandi Francesca Binacchi, Ester Giorgi, Giacomo Salvadori. I progetti sono stati valutati da un comitato di tre esperti internazionali e si sono aggiudicati il finanziamento previsto di 3000 euro ciascuno, messo a disposizione dai professori Benedetta Mennucci e Fabio Di Francesco del DCCI. Scopo del bando era promuovere negli studenti di dottorato il pensiero creativo, l'indipendenza scientifica e la multidisciplinarietà.

Keraphene group.jpg
Da sinistra, Elena Pulidori, Elena Eremeeva, Andrea Roggi, i ricercatori del progetto Keraphene.

Il progetto Keraphene si propone di sviluppare un dispositivo innovativo ed ecocompatibile per contrastare l’inquinamento da metalli pesanti nelle matrici acquose, notevolmente incrementato negli ultimi anni a causa del progressivo sviluppo di processi industriali come la produzione di batterie, le placcature metalliche e la raffinazione del petrolio. Ad oggi i metodi maggiormente impiegati per la loro depurazione richiedono elevati costi e consumi energetici, e al tempo stesso presentano una bassa efficienza di rimozione. Il dispositivo che andranno a sviluppare i dottorandi sarà costituito da una membrana proteica modificata con ossido di grafene, partendo da materiali di scarto (ad esempio piume di pollame) capace di rimuovere i metalli pesanti presenti nelle acque e allo stesso tempo di funzionare come elettrodo per misurare la loro concentrazione. In tale ottica, lo sviluppo di un simile dispositivo avrà un impatto importante in termini di riduzione dell’inquinamento ambientale causato dalle piume e dai metalli pesanti; valorizzazione di biomasse di scarto; sviluppo di un dispositivo efficace per la determinazione dei metalli pesanti.

foto di gruppo_SYSSi.jpg
Da sinistra Giacomo Salvadori, Francesca Binacchi, Ester Giorgi, i ricercaotri del progetto SYSSi.

Il progetto SYSSi riguarda invece lo studio di nuovi composti a base di argento e di oro, con potenziale attività antitumorale. Lo studio coinvolge tre aree di ricerca dell’ambito chimico: inorganica, analitica e computazionale. Si prevede di sintetizzare due nuove molecole e verificarne l’interazione con strutture complesse di DNA presenti maggiormente all’interno delle cellule tumorali sia in soluzione che a livello computazionale. C'è un urgente bisogno di farmaci più selettivi ed efficienti in grado di bypassare i meccanismi di resistenza che spesso si verificano durante i trattamenti antitumorali attualmente in utilizzo. In questo contesto, complessi di oro e di argento hanno dimostrato di essere molecole promettenti nel campo delle terapie antitumorali, tuttavia, il loro modo di agire non è ancora del tutto chiarito. La possibile interazione con bersagli differenti dalla tioredossina reduttasi, come bersagli genomici quali DNA, potrebbe rappresentare un enorme punto di svolta nel perfezionamento di nuove strategie antitumorali.

 

La Festa della Befana per i bimbi dei dipendenti, organizzata dal Circolo Ricreativo Dipendenti Universitari , è stata rinviata al 23 gennaio, a causa dello stato della pandemia e delle previsioni del tempo molto avverse.

La speranza è che in quella data la festa si potrà tenere  in sicurezza con più serenità per i bambini e per gli accompagnatori.

Come previsto,  presso la sede “Carraia” di San Piero, dalle ore 10,30, oltre alla befana, ci sarà ad accogliere i bimbi un animatore che organizzerà uno spettacolo dedicato a loro.
Ci saranno le calze per tutti e per ogni bambino che interverrà verrà devoluto il valore simbolico di 5 euro (valore del vecchio giocattolo) ad una o più associazioni benefiche.

Per informazioni e dettagli: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

 

Per Natale il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa, in collaborazione con Feronia APS, organizza giornate dedicate ai bambini e alle bambine di età compresa tra i 5 anni e mezzo e i 12 per scoprire le diverse specie animali che vivono sul nostro pianeta.
Protagonista di questi campus natalizi è la nuova Sala della Biodiversità che verrà esplorata sotto molteplici punti di vista attraverso divertenti attività pratiche. Lo scopo di questa iniziativa è fornire ai partecipanti e alle partecipanti strumenti nuovi per scoprire il mondo che li circonda al fine di sensibilizzarli sul tema della salvaguardia ambientale e sul profondo legame tra uomo e ambiente.

Informazioni generali

periodi:
Dal 27 al 30 dicembre 2021
Dal 3 al 5 gennaio 2022

orario:
dalle 8,30 alle 16,30

costi:
35 euro quota giornaliera
25 euro mezza giornata (8.30- 12.30)
Pasti e merende al sacco a carico delle famiglie

Sconti e riduzioni (non cumulabili):
Sconto del 10% per i soci Coop, per i figli e le figlie dei dipendenti dell’Università di Pisa, per fratelli e sorelle.
Riduzione di 3 euro sulla quota giornaliera per i residenti e le residenti del Comune di Calci

Tutte le attività saranno svolte nel rispetto delle norme anti Covid.

Per informazioni e prenotazioni:
Feronia APS: www.feroniaguidetoscana.it, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Leonardo Gelli: 339 7381111

Venerdì, 17 Dicembre 2021 12:02

Aperte le iscrizioni per il CLab 2022

L'Università di Pisa ha aperto le iscrizioni per la nuova edizione del Contamination Lab 2022, il programma formativo finalizzato a promuovere la cultura imprenditoriale e dell’innovazione tra studenti e ricercatori. Fino al 17 gennaio è possibile candidarsi per il corso PhD+ compilando il modulo disponibile a questo link. Il PhD+ si terrà in modalità mista, in presenza e online, dal 25 gennaio all’8 marzo. La partecipazione ai corsi del CLab prevede il rilascio di Crediti Formativi Universitari (CFU). Maggiori informazioni su requisiti e destinatari sono disponibili sul bando.

I corsi del CLab (PhD+ e CYB +) permettono ai partecipanti, provenienti da diversi ambiti disciplinari, di conoscersi e lavorare insieme a progetti comuni, acquisendo strumenti e capacità progettuali, organizzative, di comunicazione e competenze trasversali (soft skills). Comprendono attività frontali, di laboratorio e individuali di accompagnamento (tutoring e mentoring). Le lezioni si tengono in lingua inglese e/o italiana e si svolgono in presenza, online e in modalità mista in collaborazione con gli enti sostenitori del progetto (Camere di Commercio, Poli tecnologici, manager, consulenti ecc).

Il programma fa parte di un progetto finanziato dal MIUR in collaborazione con la Scuola Normale Superiore, Scuola Superiore di Studi Universitari Sant’Anna e Scuola IMT – Alti Studi di Lucca.

Venerdì, 17 Dicembre 2021 11:23

Aperte le iscrizioni per il CLab 2022

L'Università di Pisa ha aperto le iscrizioni per la nuova edizione del Contamination Lab 2022, il programma formativo finalizzato a promuovere la cultura imprenditoriale e dell’innovazione tra studenti e ricercatori. Fino al 17 gennaio è possibile candidarsi per il corso PhD+ compilando il modulo disponibile a questo link. Il PhD+ si terrà in modalità mista, in presenza e online, dal 25 gennaio all’8 marzo. La partecipazione ai corsi del CLab prevede il rilascio di Crediti Formativi Universitari (CFU). Maggiori informazioni su requisiti e destinatari sono disponibili sul bando.

bozza copertina generica phd 2022 copy

I corsi del CLab (PhD+ e CYB +) permettono ai partecipanti, provenienti da diversi ambiti disciplinari, di conoscersi e lavorare insieme a progetti comuni, acquisendo strumenti e capacità progettuali, organizzative, di comunicazione e competenze trasversali (soft skills). Comprendono attività frontali, di laboratorio e individuali di accompagnamento (tutoring e mentoring). Le lezioni si tengono in lingua inglese e/o italiana e si svolgono in presenza, online e in modalità mista in collaborazione con gli enti sostenitori del progetto (Camere di Commercio, Poli tecnologici, manager, consulenti ecc).

Il programma fa parte di un progetto finanziato dal MIUR in collaborazione con la Scuola Normale Superiore, Scuola Superiore di Studi Universitari Sant’Anna e Scuola IMT – Alti Studi di Lucca.

Questo sito utilizza solo cookie tecnici, propri e di terze parti, per il corretto funzionamento delle pagine web e per il miglioramento dei servizi. Se vuoi saperne di più, consulta l'informativa