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Mercoledì, 17 Gennaio 2018 11:39

Pisa tra le 'Meraviglie' di Alberto Angela

Si occuperà anche di Pisa e della sua Università la trasmissione di Alberto AngelaMeraviglie. La penisola dei tesori“, in onda questa sera alle 21.20 su Rai1. Nella terza puntata, il popolare giornalista e conduttore televisivo guiderà infatti il pubblico alla scoperta di Piazza dei Miracoli, degli altri tesori e delle prestigiose istituzioni universitarie che danno una connotazione unica a questa città. Nel corso della puntata, Alberto Angela parlerà anche dei Sassi di Matera (città che sarà capitale europea della cultura nel 2019) e delle Dolomiti.

Le prime due puntate di "Meraviglie" sono andate in onda giovedì 4 e mercoledì 10 gennaio, mentre l’ultima andrà in onda mercoledì 24. La trasmissione ha avuto un ottimo riscontro sul piano degli ascolti e un altissimo grado di apprezzamento da parte degli spettatori per la sua qualità.

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Mercoledì, 17 Gennaio 2018 09:42

Aspettando America

aspettando_america.jpgÈ uscito per i tipi della Pisa University Press "Aspettando America" di Maxim D. Shrayer, scritto memorialistico ambientato nel 1987, a cura del professore Stefano Garzonio, ordinario di Slavistica al dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica.

Pubblichiamo di seguito la Nota alla traduzione italiana.

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Quasi trent’anni fa, nell’anno 1987, arrivai (per la prima volta) in Italia da Mosca. Avevo vent’anni ed ero un rifugiato. Venni qui perché l’Italia aveva aperto i confini e dato ospitalità a decine di migliaia di ebrei che sfuggivano alle persecuzioni – proprio come quando, nel periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale e della Shoah, l’Italia aveva di fatto consentito a migliaia di sopravvissuti ebrei, per lo più provenienti dall’Europa dell’Est, di entrare, riunirsi, per poi ripartire alla volta di Israele.

Prima arrivai a Roma, nel giugno del 1987, e poi trascorsi oltre due mesi a Ladispoli, una località costiera vicina alla più famosa Cerveteri, che è nota per i suoi tumuli, ossia le tombe etrusche. Arrivai in Italia e mi innamorai del paese e della gente. Questo amore – e questa gratitudine – mi sono rimasti nel cuore per sempre.

Aspettando America, il libro che presento oggi, è la storia di come ho lasciato la Russia, ho aspettato in transito prima di entrare in America, e mi sono innamorato dell’Italia mentre cercavo di rimettere insieme gli elementi essenziali della mia stessa identità – le mie radici ebraiche e quelle russe. Questo è un libro sulla separazione e sull’ingresso in un mondo nuovo.

Sono grato alla mia brava traduttrice, la dottoressa Rita Filanti, al professor Stefano Garzonio, che ha curato il testo e lo ha arricchito di una lucida ed elegante postfazione, e a Pisa University Press per aver dato al mio libro una ospitale casa italiana.

Maxim D. Shrayer
26 August 2017
South Chatham, Massachusetts

La prima vittoria sul campo è stata lo scorso dicembre alla Maker Faire di Roma quando la App “Tennis Commander” (http://sbrinz.di.unipi.it/wp/it/) ha vinto il contest “Play it easy” indetto dal Coni. Da lì si è aperta la strada per una collaborazione con il Comitato olimpico nazionale italiano con l’obiettivo di utilizzare questa innovativa applicazione nelle strutture federali e nei circoli.
“Tennis Commander è il primo software per smartwatch che serve a monitorare e migliorare le performance dei tennisti”, spiega il professore Giuseppe Prencipe, Ceo dello spin-off dell’Università di Pisa che ha realizzato la App.
In pratica, i movimenti e il gesto tecnico dei tennisti sono monitorati dallo smartwatch indossato durante la sessione di gioco che elabora i dati raccolti in tempo reale fornendo così un vero e proprio “supporto strategico” al giocatore.
“Dopo la vittoria alla Maker Faire – conclude Prencipe - abbiamo avviato un dialogo fattivo con il Coni e da gennaio l’idea è appunto quella di stabilire una road-map sia tecnica che finanziaria che possa portare a far compiere un passo avanti all'intero progetto”.

 

Mercoledì, 17 Gennaio 2018 09:39

Biodegradabili, ma non troppo

Più di sei mesi, è questo il tempo che serve al mare per “smaltire” le cosiddette buste ecologiche di nuova generazione. Senza dimenticare poi che la plastica biodegradabile di cui sono fatte può comunque alterare lo sviluppo delle piante e modificare alcune importanti variabili del sedimento marino come ad esempio ossigeno, temperatura e pH. Sono queste alcune delle conclusioni di uno studio condotto da un team di biologi dell’Università di Pisa e pubblicato sulla rivista scientifica “Science of the Total Environment”. Il gruppo composto da Elena Balestri, Virginia Menicagli, Flavia Vallerini, Claudio Lardicci ha ricreato un ecosistema in miniatura per analizzare i potenziali effetti diretti o indiretti dell’immissione nell’ambiente marino delle nuove buste in bioplastica, la cui diffusione si prevede possa aumentare nei prossimi anni fino a raggiungere livelli simili a quelli delle buste tradizionali.
“La nostra ricerca si inserisce nel dibattito sul “marine plastic debris”, cioè sui detriti di plastica in mare, un tema globale purtroppo molto attuale – spiega il professore Lardicci dell’Ateneo pisano – quello che abbiamo potuto verificare è che anche le buste biodegradabili di nuova generazione attualmente in commercio hanno comunque tempi di degradazione lunghi, superiori ai sei mesi”.
Come specie modello i ricercatori hanno selezionato due piante acquatiche tipiche del Mediterraneo, la Cymodocea nodosa e la Zostera noltei, valutando quindi la loro risposta a livello di singola specie e di comunità rispetto alla presenza nel sedimento di della bioplatica compostabile. Lo studio ha quindi esaminato il tasso degradazione delle buste e alcune variabili chimico/fisiche del sedimento che influenzano lo sviluppo delle piante.
“Ad oggi la nostra ricerca è l’unica ad aver valutato i possibili effetti della presenza di bioplastiche sui fondali marini e sulla crescita di organismi vegetali superiori – conclude Lardicci – i rischi di una possibile massiccia immissione di plastiche cosiddette “biodegradabili” nei sedimenti marini e gli effetti diretti e indiretti del processo di degradazione sull’intero habitat sono aspetti in gran parte ignorati dall’opinione pubblica e non ancora adeguatamente indagati dalla letteratura scientifica”.

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Didascalie:
Fig a - riassunto grafico del lavoro
Fig. b- andamento della degradazione
Fig. c - il gruppo di ricerca, da destra Flavia Vallerini, Virginia Menicagli, Claudio Lardicci, Elena Balestri.

Link all’articolo scientifico:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28679119

 

Mercoledì, 17 Gennaio 2018 09:23

Biodegradabili, ma non troppo

Più di sei mesi, è questo il tempo che serve al mare per “smaltire” le cosiddette buste ecologiche di nuova generazione. Senza dimenticare poi che la plastica biodegradabile di cui sono fatte può comunque alterare lo sviluppo delle piante e modificare alcune importanti variabili del sedimento marino come ad esempio ossigeno, temperatura e pH. Sono queste alcune delle conclusioni di uno studio condotto da un team di biologi dell’Università di Pisa e pubblicato sulla rivista scientifica “Science of the Total Environment”. Il gruppo composto da Elena Balestri, Virginia Menicagli, Flavia Vallerini, Claudio Lardicci ha ricreato un ecosistema in miniatura per analizzare i potenziali effetti diretti o indiretti dell’immissione nell’ambiente marino delle nuove buste in bioplastica, la cui diffusione si prevede possa aumentare nei prossimi anni fino a raggiungere livelli simili a quelli delle buste tradizionali.


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Il gruppo di ricerca, da destra Flavia Vallerini, Virginia Menicagli, Claudio Lardicci, Elena Balestri


“La nostra ricerca si inserisce nel dibattito sul “marine plastic debris”, cioè sui detriti di plastica in mare, un tema globale purtroppo molto attuale – spiega il professore Lardicci dell’Ateneo pisano – quello che abbiamo potuto verificare è che anche le buste biodegradabili di nuova generazione attualmente in commercio hanno comunque tempi di degradazione lunghi, superiori ai sei mesi”.


processo_degradazione.jpg

Andamento della degradazione


Come specie modello i ricercatori hanno selezionato due piante acquatiche tipiche del Mediterraneo, la Cymodocea nodosa e la Zostera noltei, valutando quindi la loro risposta a livello di singola specie e di comunità rispetto alla presenza nel sedimento di della bioplatica compostabile. Lo studio ha quindi esaminato il tasso degradazione delle buste e alcune variabili chimico/fisiche del sedimento che influenzano lo sviluppo delle piante.

“Ad oggi la nostra ricerca è l’unica ad aver valutato i possibili effetti della presenza di bioplastiche sui fondali marini e sulla crescita di organismi vegetali superiori – conclude Lardicci – i rischi di una possibile massiccia immissione di plastiche cosiddette “biodegradabili” nei sedimenti marini e gli effetti diretti e indiretti del processo di degradazione sull’intero habitat sono aspetti in gran parte ignorati dall’opinione pubblica e non ancora adeguatamente indagati dalla letteratura scientifica”.

 

La prima vittoria sul campo è stata lo scorso dicembre alla Maker Faire di Roma quando la App “Tennis Commander” ha vinto il contest “Play it easy” indetto dal Coni. Da lì si è aperta la strada per una collaborazione con il Comitato olimpico nazionale italiano con l’obiettivo di utilizzare questa innovativa applicazione nelle strutture federali e nei circoli.

“Tennis Commander è il primo software per smartwatch che serve a monitorare e migliorare le performance dei tennisti”, spiega il professore Giuseppe Prencipe, Ceo dello spin-off dell’Università di Pisa che ha realizzato la App.


ConiPlayItEasy_MakerFaire2017_inside.jpg

La premiazione alla Maker Faire

In pratica, i movimenti e il gesto tecnico dei tennisti sono monitorati dallo smartwatch indossato durante la sessione di gioco che elabora i dati raccolti in tempo reale fornendo così un vero e proprio “supporto strategico” al giocatore.

“Dopo la vittoria alla Maker Faire – conclude Prencipe - abbiamo avviato un dialogo fattivo con il Coni e da gennaio l’idea è appunto quella di stabilire una road-map sia tecnica che finanziaria che possa portare a far compiere un passo avanti all'intero progetto”.

 

Al via all’Università di Pisa il corso di perfezionamento “Disturbi specifici dell’apprendimento (DSA): diagnosi e presa in carico”, un percorso formativo di 129 ore, con riconoscimento di 12 crediti CFU, riservato a laureati in Medicina e Chirurgia, Psicologia e Logopedia. Il corso inizierà l’8 febbraio 2018 e avrà una durata di 6 mesi circa. Per iscriversi c’è tempo fino al 29 gennaio, il bando è consultabile a questo link.
«Obiettivo del corso è fornire ai partecipanti elementi per una corretta anamnesi, diagnosi e gestione pratica dei DSA, con particolare riferimento alla normativa e all’intervento in ambito clinico e scolastico – spiega Ciro Conversano, direttore del corso e ricercatore di Psicologia generale presso il dipartimento di Patologia chirurgica, medica, molecolare e dell’area critica – Infatti, nonostante l’ormai nota classificazione e il riconoscimento di questo tipo di disturbi, che nella maggior parte dei casi non permettono di gestire efficacemente alcuni mezzi di apprendimento come la lettura e la scrittura e la presenza in crescita di bambini con questa diagnosi, non sempre se ne osserva un’adeguata gestione da parte del Servizio Sanitario Nazionale e spesso si nota una certa confusione in materia di diagnosi e di figure professionali incaricate della stessa».
Il corso fornirà strumenti conoscitivi e pratici a chi vuole operare in questo settore, così come disposto dalla delibera n° 1321 del 27/11/2017 della Regione Toscana, che norma lo psicologo a possedere “oltre all'iscrizione all'Albo dell'Ordine degli Psicologi anche un master universitario I livello o master universitario II livello o perfezionamento universitario o corso privato o pubblico di almeno 100 ore riconosciuto con crediti CFU o ECM residenziali”, per far parte dell’equipe di specialisti abilitati alla certificazione del DSA.

Al via all’Università di Pisa il corso di perfezionamento “Disturbi specifici dell’apprendimento (DSA): diagnosi e presa in carico”, un percorso formativo di 129 ore, con riconoscimento di 12 crediti CFU, riservato a laureati in Medicina e Chirurgia, Psicologia e Logopedia. Il corso inizierà l’8 febbraio 2018 e avrà una durata di 6 mesi circa. Per iscriversi c’è tempo fino al 29 gennaio, il bando è consultabile a questo link.

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«Obiettivo del corso è fornire ai partecipanti elementi per una corretta anamnesi, diagnosi e gestione pratica dei DSA, con particolare riferimento alla normativa e all’intervento in ambito clinico e scolastico» – spiega Ciro Conversano, direttore del corso e ricercatore di Psicologia generale presso il dipartimento di Patologia chirurgica, medica, molecolare e dell’area critica.

«Infatti, nonostante l’ormai nota classificazione e il riconoscimento di questo tipo di disturbi, che nella maggior parte dei casi non permettono di gestire efficacemente alcuni mezzi di apprendimento come la lettura e la scrittura e la presenza in crescita di bambini con questa diagnosi, non sempre se ne osserva un’adeguata gestione da parte del Servizio Sanitario Nazionale e spesso si nota una certa confusione in materia di diagnosi e di figure professionali incaricate della stessa». 

Il  corso fornirà strumenti conoscitivi e pratici a chi vuole operare nel settore, così come disposto dalla delibera n° 1321 del 27/11/2017 della Regione Toscana, che norma lo psicologo a possedere “oltre all'iscrizione all'Albo dell'Ordine degli Psicologi anche un master universitario I livello o master universitario II livello o perfezionamento universitario o corso privato o pubblico di almeno 100 ore riconosciuto con crediti CFU o ECM residenziali”, per far parte dell’equipe di specialisti abilitati alla certificazione del DSA.

Lunedì, 15 Gennaio 2018 14:31

"Heretico": Leviedelfool al Teatro Era

fotografia di scenaSabato 20 gennaio alle ore 21 al Teatro Era di Pontedera sarà in scena Heretico, la nuova creazione de Leviedelfool, scritta e diretta da Simone Perinelli, e interpretata tra gli altri da Claudia Marsicano, vincitrice Premio Ubu 2017 nella categoria Under 35.

Nello spettacolo, in modo ironico e dissacratorio, vengono presentati sette capitoli per sradicare le superstizioni e svelare le incongruenze della religione.

Studenti e personale dell'Università di Pisa possono acquistare biglietti ridotti a 8 euro.

Scrive Simone Perinelli:
Se questa pièce fosse stata una composizione musicale l’avrei chiamata 'scherzo in re maggiore'. Già: uno scherzo. Perché ci vuole grande ironia per pensare oggi di poter realmente puntare il dito contro religione, chiesa e dogmatismo. Persino Giordano Bruno quel dito lo ha abbassato e la prima bozza della statua di Ettore Ferrari, col dito puntato a mo’ di accusa verso il vaticano, si è tramutata nella raffigurazione del filosofo in atteggiamento pensante e guarda il vaticano, ma a testa bassa. E così, contro questa chiesa che ha desacralizzato il cielo e ci ha raccontato il finale con la simpatia di chi ti racconta la fine del libro che stai leggendo, non posso che dare vita a uno spettacolo superficiale diviso in sette capitoli con un linguaggio semplice per scansare l’errore di fondare nuove fedi nel tentativo di distruggere quelli esistenti.
Sette capitoli percorsi quindi da una drammaturgia semplice. Sette tracce come in un concept album, attorno a unico movimento tematico antidogmatico e antireligioso. Sette come i candelabri d’oro, i sigilli e gli squilli di tromba descritti dalle allucinazioni di Giovanni nell’allucinato libro dell’apocalisse."

leggi i dettagli sul sito del Teatro Era

 

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