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Provengono tutti dalla Scuola di Ingegneria i progetti di ricerca selezionati nell’ambito della sesta call del MIT-UNIPI Project, l'iniziativa che dal 2012 promuove collaborazioni tra gruppi di ricerca dell'Università di Pisa e del Massachusetts Institute of Technology (MIT). Tra le 8 proposte arrivate, ne sono state selezionate 5 per un finanziamento totale di 40.000 euro. Le ricerche sono tutte ad alto contenuto tecnologico e riguardano ambiti di forte innovazione: si va dallo sviluppo di dispositivi tattili per l’assistenza a ipovedenti nella deambulazione, alla progettazione di smart drive sicuri e sostenibili per veicoli elettrici; dallo studio di nuove interfacce aptiche che migliorino la percezione tattile umana, all’ideazione di reti elettrificate basate su energie rinnovabili per paesi in via di sviluppo, fino allo studio di nuove metodologie per migliorare le performance dei processi di servizio in ambito sanitario.

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Dall’avvio della collaborazione con Boston sono stati finanziati 43 progetti per un totale di circa 300.000 euro. Le attività dei progetti, coordinate da un Principal Investigator (PI) della nostra Università e da uno del MIT, si svolgeranno da gennaio 2018 ad agosto 2019. Il contributo dell’Ateneo finanzia le spese di viaggio, vitto e alloggio del gruppo di ricerca pisano che si recherà a Boston. Analogamente il MIT finanzia le spese di viaggio, vitto e alloggio del suo gruppo di ricerca che si recherà a Pisa.

bianchi_pallottino_bicchi.jpgProvengono dal dipartimento di Ingegneria dell’informazione due dei progetti selezionati. Il primo, presentato da Matteo Bianchi, Lucia Pallottino e Antonio Bicchi, si intitola “Haptic Assistance in Autonomous Walking for Visually Impaired People”. Scopo del progetto è mettere a punto dispositivi tattili per il supportare persone ipovedenti e metterli in grado di passeggiare senza bisogno di ulteriori aiuti. Questo andrà così ad aumentare considerevolmente la loro autonomia personale, migliorando la qualità della loro vita, ma anche riducendo considerevolmente costi sociali e sanitari. Il dispositivo che verrà sviluppato sarà poco invasivo e indossabile, e basato su stimoli tattili che verranno forniti sulla base di dati visivi acquisiti da sistemi altrettanto poco invasivi, e guideranno la persona ipovedente in modo che eviti ostacoli e possa raggiungere il luogo di destinazione in modo sicuro, grazie all’integrazione ad alto livello di mappe e GPS.

Saponara
L’altro progetto del DII è di Sergio Saponara e si intitola “Modeling and Design of Safe and Sustainable Smart Drives for E-vehicles”. La ricerca intende fare fronte alla necessità di progettare e sviluppare nuove architetture per motori elettrici da applicare su veicoli, che assicurino alte prestazioni, affidabilità anche quando si trovano a operare in ambienti ostili, per esempio a causa di vibrazioni, variazioni di temperatura, umidità, interferenze elettromagnetiche, e, infine, garantiscano di poter risparmiare energia in modo efficiente. Verranno quindi messe a punto soluzioni innovative per motori elettrici e generatori compatti, energicamente efficienti, funzionali e sicuri, provvisti di sensoristica ed elettronica di controllo. Chiave per una progettazioni così complessa sarà l’integrazione con le competenze elevate sui motori elettrici del gruppo di ricerca del MIT.

rizzoGli altri tre progetti finanziati provengono invece dal dipartimento di Ingegneria dell'energia, dei sistemi, del territorio e delle costruzioni. Il primo, dal titolo "Electromagnetic/Magnetorheological Haptic Devices”, è stato presentato da Rocco Rizzo che, col suo team di ricerca, lavora alla progettazione di nuove interfacce aptiche basate sui fluidi magneto-reologici (MRF). Il progetto MIT-UNIPI ha lo scopo di rendere sinergiche le competenze del team pisano con quello del MIT diretto da Lynette Jones, impegnato in attività di ricerca nel campo della psicofisica tattile e del riconoscimento tattile e multisensoriale di oggetti. Lo scopo è migliorare la conoscenza scientifica della percezione tattile umana e sviluppare interfacce aptiche altamente innovative.

Fioriti_Poli_Giglioli_ok.jpgIl progetto di Davide Poli, Romano Giglioli e Davide Fioriti, dal titolo "Optimal Electrification Strategies for Rural Areas of Developing Countries through Mini-Grids: From Social Needs to Technical Sizing” mira a sviluppare tecniche ottimali di elettrificazione rurale basate non solo su aspetti energetici, ma anche sociali. Considerato che oltre un miliardo di persone oggi vivono senza elettricità nelle aree rurali dei paesi in via di sviluppo, il gruppo di ricerca studierà una soluzione tecnica molto promettente per favorire l'accesso di queste popolazioni all'energia elettrica. Creando una sinergia fra le competenze del MIT e quelle dell'Università di Pisa, i ricercatori lavoreranno per ideare e realizzare piccole reti isolate (mini-grid ibride), che utilizzano fonti rinnovabili disponibili in loco e sistemi di accumulo dell’energia.

aloini stefaniniInfine c’è il progetto di Davide Aloini e Alessandro Stefanini, dal titolo "Increasing Collaboration Among Healthcare Providers by studying Social Interactions", che ha l'obiettivo di migliorare le performance dei processi di servizio in ambito sanitario, studiando le dinamiche collaborative dei team di lavoro tramite approcci di tipo data-driven. La ricerca svilupperà e testerà sul campo modelli e metodologie innovative per l'analisi dei comportamenti organizzativi e delle dinamiche di processo, sfruttando le potenzialità offerte dai "Wearable Sensors" e le tecniche di "Process Mining" per l'analisi dei dati. A tale fine il team di ricerca lavorerà a contatto con i professori Thomas Malone e Peter Gloor del MIT Sloan School of Management.

dellorso2È scomparso all’età di 60 anni il professor Mauro Dell'Orso, docente di Fisica generale (nella foto a lato, attorniato dal suo gruppo di ricerca). Nato a Montreal nel 1957, e studente della Scuola Normale Superiore, laureato in Fisica a Pisa nel 1980, ha insegnato Fisica generale nelle Università di Catania e Pisa. Il professor Dell'Orso ha da sempre svolto la sua attività di ricerca in fisica subnucleare. Il suo lavoro nell'analisi dei dati, nel calcolo e nell'elettronica avanzata ha contribuito allo sviluppo delle conoscenze in fisica fondamentale, fra le quali la scoperta del quark "top" nell'esperimento CDF a Fermilab. Fra le varie cariche ricoperte ricordiamo la presidenza del Consiglio del corso di laurea in Fisica, l'incarico di coordinatore delle ricerche agli acceleratori di particelle della sezione di Pisa dell'istituto Nazionale di Fisica Nucleare e il ruolo di rappresentante italiano in ECFA (European Committee for Future Accelerators).

I funerali del professor Dell'Orso si terranno nella chiesa del Santo Sepolcro a Pisa giovedì 1 febbraio alle ore 9:30.

Pubblichiamo di seguito il ricordo del professor Mauro Dell'Orso scritto dal professor Giovanni Batignani, ordinario di Fisica sperimentale ed ex direttore della sezione di Pisa dell”INFN.

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Il mio ricordo di Mauro Dell'Orso, prematuramente scomparso, è quello di un coetaneo che ha svolto la missione di ricerca scientifica e di insegnamento universitario con successo ed in modo esemplare.
Nato a Montreal (Canada) nel 1957, laureato in fisica con lode a Pisa nel 1980, Mauro ha dedicato la sua vita alla ricerca dei costituenti "ultimi" della materia nelle interazioni nei collisori adronici, gli acceleratori di particelle caratterizzati dalle maggiori energie. Si è inserito e ha fondato gruppi di ricerca che hanno sviluppato le tecnologie necessarie: dai primi rivelatori a semiconduttore ad altissima risoluzione spaziale, a raffinati metodi di calcolo per individuare eventi rarissimi in ambienti ostili (il classico "ago nel pagliaio"), ai dispositivi integrati VLSI full-custom ed ai sistemi per ricostruzione di eventi in tempo reale. La sua genialità e la sua passione hanno contribuito a risultati di prestigio, uno per tutti la scoperta negli anni '90 del quark "top" nell'esperimento CDF a Fermilab. Instancabile, attualmente proseguiva con coerenza e continuità le sue ricerche nell'esperimento ATLAS al CERN, ed era anche leader del progetto europeo FTK per la ricostruzione on-line delle traiettorie delle particelle cariche prodotte negli urti ad altissima energia.

Tuttavia non è solo la attività di ricerca il motivo per cui era molto apprezzato nel nostro Ateneo. Per oltre trenta anni gli studenti di Fisica e di Ingegneria di Pisa lo hanno potuto avere come docente nei corsi di Fisica di base, corsi che lasciano una impronta indelebile nella formazione, e per i quali Mauro ha sempre dedicato il meglio di sé stesso, senza risparmio e ben oltre i semplici doveri didattici fino a quando le forze glielo hanno concesso. Con la convinzione che la didattica universitaria debba essere caratterizzata a tutti i livelli da una inscindibile e profonda connessione con le attività di ricerca, è stato presidente dei corsi di studio in Fisica e coordinatore della programmazione didattica. La sua disponibilità ad assumere funzioni di responsabilità e la sua dedizione sono difficilmente immaginabili per chi non lo abbia conosciuto personalmente.

A tutti noi che condiviamo i suoi ideali ed i suoi obiettivi di progresso nella ricerca e nello sviluppo dell'istruzione lascia un magnifico ricordo ed un grande vuoto.

A Paola, sua compagna nella vita e nella ricerca scientifica, alla figlia Anna, ai familiari tutti, vanno le nostre più sentite condoglianze.

Giovanni Batignani
Professore di Fisica sperimentale

Martedì, 30 Gennaio 2018 11:05

Come la quinoa si difende dal sole

Per la prima volta un team di ricercatori ha rivelato il meccanismo che permette alla quinoa di resistere all’esposizione ai raggi ultravioletti estremi consentendo a questa pianta di sopravvivere molto più a lungo rispetto ad altre specie erbacee. Lo studio è stato finanziato dalla Schlumberger Foundation a Thais Huarancca Reyes, assegnista dell'Università di Pisa, nell’ambito del programma “Faculty for the Future”. A coordinare il gruppo è stato Lorenzo Guglielminetti del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa che ha lavorato insieme alle colleghe Antonella Castagna e Annamaria Ranieri e in collaborazione con Andrea Scartazza del CNR ed Eric Cosio Caravasi della Pontificia Università Cattolica del Perù. I risultati della ricerca sono stati appena pubblicati in un articolo su “Scientific Reports”, una delle riviste del gruppo Nature.
“Negli ultimi anni gli studi incentrati sulla percezione e sulla risposta ai raggi ultravioletti sono decisamente aumentati, un interesse legato anche alla riduzione dello strato di ozono nell’atmosfera degli ultimi decenni – ha spiegato il professore Lorenzo Guglielminetti - ma ricerche approfondite sulla risposta di una pianta adattata a esposizioni ultraviolette estreme, come la quinoa, non erano ad oggi ancora disponibili”.
In particolare, i ricercatori hanno indagato le reazioni di difesa che la quinoa, una pianta sempre più utilizzata per le preziose qualità nutrizionali e nutraceutiche dei suoi semi, mette in atto per rispondere a dosi elevate di raggi ultravioletti di tipo B. Lo studio ha quindi messo in luce gli adattamenti metabolici e fisiologici grazie ai quali la quinoa riesce a rallentare i processi degenerativi (diretti ed indiretti) tipici dello stress da raggi ultravioletti e che garantiscono a questa pianta una sopravvivenza più lunga rispetto ad altre analoghe specie erbacee.
“La comprensione di queste caratteristiche – ha concluso Lorenzo Guglielminetti - non riveste solamente un interesse scientifico, ma apre anche scenari applicativi per il miglioramento genetico di altre colture agrarie in risposta allo stress da raggi ultravioletti”.

 

Martedì, 30 Gennaio 2018 10:28

Come la quinoa si difende dal sole

Per la prima volta un team di ricercatori ha rivelato il meccanismo che permette alla quinoa di resistere all’esposizione ai raggi ultravioletti estremi consentendo a questa pianta di sopravvivere molto più a lungo rispetto ad altre specie erbacee.

Lo studio è stato finanziato dalla Schlumberger Foundation a Thais Huarancca Reyes, assegnista dell'Università di Pisa, nell’ambito del programma “Faculty for the Future”. A coordinare il gruppo è stato Lorenzo Guglielminetti del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa che ha lavorato insieme alle colleghe Antonella Castagna e Annamaria Ranieri e in collaborazione con Andrea Scartazza del CNR ed Eric Cosio Caravasi della Pontificia Università Cattolica del Perù. I risultati della ricerca sono stati appena pubblicati in un articolo su “Scientific Reports, una delle riviste del gruppo Nature.

 

quinoa

Pianta di quinoa (Chenopodium quinoa Willd)


“Negli ultimi anni gli studi incentrati sulla percezione e sulla risposta ai raggi ultravioletti sono decisamente aumentati, un interesse legato anche alla riduzione dello strato di ozono nell’atmosfera degli ultimi decenni – ha spiegato il professore Lorenzo Guglielminetti - ma ricerche approfondite sulla risposta di una pianta adattata a esposizioni ultraviolette estreme, come la quinoa, non erano ad oggi ancora disponibili”.

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Lorenzo Guglielminetti e Thais Huarancca Reyes

 

In particolare, i ricercatori hanno indagato le reazioni di difesa che la quinoa, una pianta sempre più utilizzata per le preziose qualità nutrizionali e nutraceutiche dei suoi semi, mette in atto per rispondere a dosi elevate di raggi ultravioletti di tipo B. Lo studio ha quindi messo in luce gli adattamenti metabolici e fisiologici grazie ai quali la quinoa riesce a rallentare i processi degenerativi (diretti ed indiretti) tipici dello stress da raggi ultravioletti e che garantiscono a questa pianta una sopravvivenza più lunga rispetto ad altre analoghe specie erbacee.

“La comprensione di queste caratteristiche – ha concluso Lorenzo Guglielminetti - non riveste solamente un interesse scientifico, ma apre anche scenari applicativi per il miglioramento genetico di altre colture agrarie in risposta allo stress da raggi ultravioletti”.

 

Lunedì, 29 Gennaio 2018 15:03

Scomparso il professor Vitantonio Di Bello

Vitantonio Di BelloLunedì 29 gennaio ci ha lasciati, dopo pochi mesi di malattia, il professor Vitantonio Di Bello. Aveva 66 anni ed era associato di Cardiologia all’'Università di Pisa, al dipartimento di Patologia chirurgica, medica, molecolare e dell'area critica. In Aoup dirigeva invece la sezione dipartimentale di Cardio-angiologia, succedendo al professor Alberto Balbarini.

Pur consapevole della gravità della sua patologia, si è dedicato al suo lavoro fino a pochi giorni fa, impegnando tutte le sue residue energie nell’'organizzazione di un convegno internazionale sull’”'imaging cardiovascolare”, tema a lui molto caro, che si è tenuto la scorsa settimana, purtroppo senza la sua partecipazione.

Grande studioso, specializzato oltreché in Cardiologia, anche in Medicina dello sport e Medicina nucleare, in questi anni aveva concentrato i suoi interessi scientifici e il filone delle sue ricerche, come detto, nel campo dell'’imaging cardiaca e delle innovazioni sempre più avanzate in questo specifico settore. Dalla scorsa estate ricopriva anche l’incarico di direttore del Cirhta-Centro interdipartimentale per la ricerca in health technology assessment, una delle prime strutture in Italia ad occuparsi di valutazione delle tecnologie medicali in sanità. Il professor Di Bello era anche membro di numerose società scientifiche: la Società italiana di Cardiologia, la Società italiana di Cardiologia dello sport, il Gruppo italiano di Cardiologia nucleare, la Società italiana di Ecografia cardiovascolare (per la quale ha ricoperto anche la carica di presidente), l’'American Institute of Ultrasound in Medicine, l’'American Society of Nuclear Cardiology, l’'American Society of Echocardiography.

La sua prematura scomparsa rappresenta, per tutti i suoi allievi, la perdita di un importante punto di riferimento professionale e umano. La porta del professor Di Bello infatti è sempre stata aperta per tutti i suoi collaboratori, che ha sempre sostenuto e incoraggiato anche negli ultimi giorni di vita. La sua passione per il ragionamento clinico e la ricerca è testimoniata dall’'affetto dei suoi pazienti e di tutti i suoi allievi, che hanno ammirato la tenacia, la serenità, il coraggio e la dignità con cui ha affrontato la malattia: il loro impegno è quello di portare avanti l’'attività assistenziale e di ricerca, come lui ha insegnato. (fonte: Ufficio Stampa AOUP)

L'Università di Pisa si associa al personale del dipartimento Cardio-toraco-vascolare dell’'Aoup e alla Direzione aziendale, nello stringersi intorno alla famiglia e ai colleghi della sua struttura per esprimere le più sentite condoglianze.

Un sentito messaggio di cordoglio, firmato dai professori Emanuele Neri, Simone Lazzini, Luca Anselmi e dall'ing. Massimo Mancino, arriva dal CIRHTA:  «A nome dei componenti del Centro Interdipartimentale per la Ricerca in Health Technology Assessment (CIRHTA) ci uniamo al cordoglio della Comunità Accademica per la prematura scomparsa del Direttore, il Prof. Vitantonio di Bello. Il Prof. Di Bello aveva da alcuni mesi assunto l’incarico di Direzione con grande entusiasmo e progettualità. La sua prematura scomparsa ci addolora profondamente e lascia un vuoto incolmabile nel CIRHTA:».

 

 

 

Sono 153 i ragazzi che sabato 27 gennaio, con una cerimonia istituzionale che si è tenuta a Palazzo dei Congressi, hanno ritirato il diploma di laurea di primo livello in Ingegneria conseguita nel secondo semestre del 2017 all’Università di Pisa. I neolaureati hanno presentato una breve sintesi dell’attività svolta come prova finale, ricevendo poi il loro diploma di laurea o, se laureati con lode, una medaglia della Scuola interdipartimentale di Ingegneria appositamente realizzata.

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Un momento iniziale della cerimonia.

Alla cerimonia hanno partecipato Alberto Landi, presidente della Scuola di Ingegneria, l’assessora alle politiche socio-educative e scolastiche del Comune di Pisa, Maria Luisa Chiofalo, e il presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Pisa, Chiara Fiore, che hanno rivolto messaggi di augurio e saluto ai neo-dottori e ai loro ospiti. Il 27 gennaio era anche la giornata della memoria. Il professor Landi ha letto un messaggio di saluto del rettore Paolo Mancarella che, in concomitanza del Giorno della Memoria, ha voluto ricordare la discriminazione e la persecuzione degli ebrei a cui dette avvio il primo provvedimento in "difesa della razza" firmato proprio a Pisa, nella tenuta di San rossore, invitando tutti a un minuto di raccoglimento.

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Alcuni neo-ingegneri ritirano il diploma.

La commissione, abbigliata nella tradizionale divisa comprendente toga, tocco e pettorina, era formata dal professor Massimo Ceraolo, presidente di cerimonia, e dai vari presidenti dei corsi di laurea che si sono alternati nelle varie sessioni della giornata. A Palazzo dei Congressi erano presenti per l’occasione anche alcuni stand di aziende che, grazie alla mediazione del Career Service dell’Università di Pisa, hanno potuto incontrare i neolaureati per la valutazione di future collaborazioni.

Un team internazionale ha identificato per la prima volta tutti i geni trascritti nella pianta di girasole “potenziata” grazie alla simbiosi con un fungo benefico che ne favorisce la crescita e lo sviluppo. La ricerca è stata condotta dai genetisti e microbiologi dell’Università di Pisa, coordinati rispettivamente dal professore Andrea Cavallini e dalla professoressa Manuela Giovannetti, e dai bioinformatici del Centro di ricerca inglese Rothamsted Research. Lo studio è stato appena pubblicato sulla rivista “Scientific Reports” del gruppo editoriale "Nature".
“Il girasole è una delle quattro più importanti piante produttrici di olio, il prezioso olio di girasole, ricavato dai suoi semi e ricco di acidi grassi insaturi e vitamina E, che è sempre più utilizzato nell’industria alimentare - spiega Andrea Cavallini - Noi con questo studio abbiamo dimostrato che l’espressione di alcuni geni, fondamentali per la crescita e l’assorbimento dei nutrienti nel girasole, aumenta a seguito dell’instaurarsi della simbiosi con un fungo benefico”.
La collaborazione tra i genetisti, microbiologi e bioinformatici ha dunque portato alla identificazione del “trascrittoma”, cioè di tutti i geni espressi nella radice del girasole micorrizato, ovvero quando la pianta si trova a vivere in simbiosi con il fungo Rhizoglomus irregulare.
“La disponibilità del trascrittoma del girasole così potenziato potrà portare in futuro alla selezione di piante più resistenti agli stress ambientali e all’attacco dei patogeni da impiegare in sistemi produttivi più sostenibili e resilienti - conclude Manuela Giovannetti – oltre che promuovere ulteriori studi sui meccanismi molecolari che sono alla base degli incrementi di crescita e di assorbimento dei nutrienti da parte del girasole per prodotti destinati all’alimentazione umana con elevate proprietà nutritive”.

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Didascalia foto:
Il gruppo di ricerca: da sinistra, in basso: David Hughes, Rodolfo Bernardi, Alberto Vangelisti, Alessandra Turrini, Cristiana Sbrana, Andrea Cavallini; da sinistra, in alto: Manuela Giovannetti, Lucia Natali, Tommaso Giordani.

Riferimenti della pubblicazione:

Alberto Vangelisti, Lucia Natali, Rodolfo Bernardi, Cristiana Sbrana, Alessandra Turrini, Keywan Hassani-Pak, David Hughes, Andrea Cavallini, Manuela Giovannetti & Tommaso Giordani (2018). Transcriptome changes induced by arbuscular mycorrhizal fungi in sunflower (Helianthus annuus L.) roots. SCIENTIFIC REPORTS, 8: 4. doi:10.1038/s41598-017-18445-0

Un team internazionale ha identificato per la prima volta tutti i geni trascritti nella pianta di girasole “potenziata” grazie alla simbiosi con un fungo benefico che ne favorisce la crescita e lo sviluppo. La ricerca è stata condotta dai genetisti e microbiologi dell’Università di Pisa, coordinati rispettivamente dal professore Andrea Cavallini e dalla professoressa Manuela Giovannetti, e dai bioinformatici del Centro di ricerca inglese Rothamsted Research. Lo studio è stato appena pubblicato sulla rivista Scientific Reports del gruppo editoriale "Nature".

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Il gruppo di ricerca: da sinistra, in basso: David Hughes, Rodolfo Bernardi, Alberto Vangelisti, Alessandra Turrini, Cristiana Sbrana, Andrea Cavallini; da sinistra, in alto: Manuela Giovannetti, Lucia Natali, Tommaso Giordani

“Il girasole è una delle quattro più importanti piante produttrici di olio, il prezioso olio di girasole, ricavato dai suoi semi e ricco di acidi grassi insaturi e vitamina E, che è sempre più utilizzato nell’industria alimentare - spiega Andrea Cavallini - Noi con questo studio abbiamo dimostrato che l’espressione di alcuni geni, fondamentali per la crescita e l’assorbimento dei nutrienti nel girasole, aumenta a seguito dell’instaurarsi della simbiosi con un fungo benefico”.

La collaborazione tra i genetisti, microbiologi e bioinformatici ha dunque portato alla identificazione del “trascrittoma”, cioè di tutti i geni espressi nella radice del girasole micorrizato, ovvero quando la pianta si trova a vivere in simbiosi con il fungo Rhizoglomus irregulare.


girasole

“La disponibilità del trascrittoma del girasole così potenziato potrà portare in futuro alla selezione di piante più resistenti agli stress ambientali e all’attacco dei patogeni da impiegare in sistemi produttivi più sostenibili e resilienti - conclude Manuela Giovannetti – oltre che promuovere ulteriori studi sui meccanismi molecolari che sono alla base degli incrementi di crescita e di assorbimento dei nutrienti da parte del girasole per prodotti destinati all’alimentazione umana con elevate proprietà nutritive”.

 

Venerdì, 26 Gennaio 2018 10:51

Se il risultato è contrario alle ipotesi

fermi copertina libroE’ uscito per i tipi della Pisa University Press “Se il risultato è contrario all'ipotesi. I manoscritti giovanili di Enrico Fermi, un tesoro dell'Università di Pisa”. Nel volume sono pubblicati per la prima volta le copie fotografiche e autografe dei testi di Fermi, nove articoli usciti sulla rivista “Nuovo cimento” che vanno dal 1921 al 1924, corredati da un apparato critico con saggi di Giuseppe Pierazzini, Nadia Robotti, Francesco Guerra, Marco Maria Massai e Paolo Rossi.

Pubblichiamo di seguito la premessa a firma del rettore Paolo Mancarella.

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Il titolo di questa pubblicazione è ispirato da una frase di Enrico Fermi: “Ci sono soltanto due possibili conclusioni: se il risultato conferma le ipotesi, allora hai appena fatto una misura; se il risultato è contrario alle ipotesi, allora hai fatto una scoperta”. Già, le scoperte spesso si fanno proprio guardando oltre.

Nelle pagine che precedono le riproduzioni anastatiche degli scritti di Fermi, un vero e proprio tesoro custodito dalla nostra Università grazie a una donazione dei Lions, leggerete di un giovane molto dotato che si laurea con lode in Fisica all’età di 21 anni che però, nel suo soggiorno pisano, quando non frequenta le nostre aule, è attivo protagonista di imprese insospettabili.

Mette a frutto le sue doti di scalatore, collaudate nei dì di festa sulle vicine Alpi Apuane, per inerpicarsi, in piazza dei Cavalieri, sulla statua di Cosimo e ornargli il capo con un cilindro piumato. In questa sua attività parallela è addirittura collaudatore di ordigni tanto innocui quanto maleodoranti che si presteranno successivamente a una vasta diffusione.

Si conferma che il genio è espressione di una vivacità umana che trova anche altri modi per esprimersi e fa piacere sapere che il giovanissimo Enrico abbia potuto vivere i suoi anni pisani frequentando la spensieratezza. Negli anni successivi avrà modo di sviluppare il suo straordinario talento in un contesto ben diverso, gli anni bui del fascismo.

Com’è noto, colse l’occasione della consegna del Nobel (precocissima anche quella, aveva 37 anni) per allontanarsi definitivamente dall’Italia per un esilio non certo volontario. Sua moglie, Laura Capon, era ebrea e proprio poche settimane prima era stato promulgato il primo regio decreto per la “difesa della razza” che, ironia del destino, fu firmato proprio qui, nella Pisa dei suoi anni più allegri, da Vittorio Emanuele III. Era il settembre del 1938. Anche recuperare la memoria di questi episodi, pur nel loro contrasto e forse proprio per quello, può aiutarci a comprendere meglio il senso della vita e dell’umanità di un genio.

Non mi rimane che citare coloro che hanno ideato e curato questa pubblicazione, realizzata da Pisa University Press, Casa Editrice della nostra Università, e gli autori dei testi (i professori Francesco Guerra, Marco Maria Massai, Giuseppe Pierazzini, Nadia Robotti, Paolo Rossi) a cui, oltre al piacere della lettura e della scoperta di tante informazioni per me inedite, come si vede, ho attinto molto. A loro un grazie di cuore.

Paolo Mancarella
Rettore dell’Università di Pisa

 

Sabato 27 gennaio, presso il Palazzo dei Congressi di Pisa, si terrà la cerimonia di consegna dei diplomi di laurea per i 400 laureati di 1° livello della Scuola interdipartimentale di Ingegneria di Pisa. Durante la cerimonia un'apposita commissione, abbigliata nella tradizionale divisa, con toga, tocco e pettorina, ascolterà i neolaureati, che presenteranno una breve sintesi dell'attività svolta come prova finale. La commissione consegnerà poi loro il diploma di laurea o, se laureati con lode, la Medaglia della Scuola di Ingegneria, appositamente realizzata.

Nell’atrio, in collaborazione con il Career Service dell’Università sono stati predisposti piccoli stand per aziende che hanno aderito alla cerimonia e avranno piacere di incontrare i neolaureati per la valutazione di future collaborazioni.

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