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Un team di ricercatori toscani guida uno dei più innovativi progetti in ambito culturale finanziato quest’anno dalla Comunità Europea con il programma Horizon 2020. E’ il progetto ArchAIDE, ideato e coordinato dal Laboratorio MAPPA del dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa e a cui partecipano il Visual Computing Lab di CNR-ISTI e l’impresa pisana INERA srl accanto ad una serie di partner internazionali tedeschi, britannici, israeliani e spagnoli.

Grazie alla più avanzata tecnologia di riconoscimento automatico delle immagini, il progetto ArchAIDE nei prossimi tre anni svilupperà una innovativa App e un data base globale in grado di rivoluzionare la pratica dell’archeologia.

archaide team di ricerca toscano

“Ogni giorno, gli archeologi lavorano per scoprire e raccontare le storie che gli oggetti del passato portano fino a noi, investendo molto tempo, energie e denaro per riconoscerne e caratterizzare ogni singolo reperto – spiega Francesca Anichini ricercatrice dell’Ateneo pisano – quello che vogliamo realizzare è un sistema di riconoscimento automatico delle ceramiche provenienti dagli scavi archeologici di tutto il mondo, un lavoro che oggi invece viene fatto in modo interamente manuale”.

In pratica, grazie alla App di ArchAIDE, gli archeologi ovunque si trovino potranno fotografare direttamente qualsiasi frammento di ceramica trovato, inviare le proprie coordinate a un grande archivio, attivare il sistema di riconoscimento automatico dell’oggetto, ottenere una risposta con tutte le informazioni utili collegate e, infine, archiviare i dati del singolo reperto su un database che permette di condividere on-line ogni nuova scoperta.

La App sarà testata direttamente sul campo e in diversi paesi europei, grazie alla partecipazione diretta di archeologici professionisti che daranno una serie di feedback sul prodotto fino al rilascio della versione definitiva previsto per i primi mesi del 2019.

Obiettivo collaterale del progetto sarà inoltre quello di realizzare una versione “kids” ed educational che permetterà anche ai più piccoli di approcciarsi al mondo dell’archeologia e alle storie che i reperti ceramici possono raccontare, imparando in modo facile e divertente.

Il progetto ArchAIDE (Archaeological Automatic Identification and Documentation of cEramics, 2016-2019) è stato presentato venerdì 2 dicembre 2016 alle ore 11.30 presso la sala Molajoli nel Complesso di San Michele a Ripa a Roma, in occasione della messa on-line del sito web.

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Fotografia: il team toscano che guida il progetto ArchAIDE composto dai ricercatori del Laboratorio MAPPA dell’Università di Pisa, del Visual Computing Lab di CNR-ISTI e dell’impresa INERA, da sinistra Gabriele Gattiglia, Roberto Scopigno, Francesco Banterle, Bledar Muca, Simona Bellandi, Marco Callieri, Alberto Cagetti, Elda Chiriconi, Domenico Arenga, Massimo Zallocco, Simonetta Menchelli, Maria Letizia Gualandi, Sandro Petri, Serena Tonelli, Nicola Trabucco, Francesca Anichini, Lorenzo Garzella

Martedì 29 novembre al Palazzo dei Congressi di Pisa si è svolto un incontro, organizzato dall’Università e dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria in collaborazione con la Fondazione IRIS e la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della Gestalt Viva, con un grande maestro del pensiero contemporaneo: Claudio Naranjo, un “cercatore di Verità” che, nell’arco di tutta la sua vita, ha esplorato moltissimi campi del sapere, fondendo l’amore per la conoscenza con il lavoro per la trasformazione della persona, al fine di favorire il cambiamento della società.

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Moderatore dell’incontro è stato il professor Angelo Gemignani, presidente del corso di laurea triennale in Scienze e tecniche di psicologia clinica e della salute e del corso di laurea magistrale in Psicologia clinica e della salute, e direttore della SOD di Psicologia clinica dell’AOUP. Nel suo intervento di apertura, ha sottolineando come l’evento fosse rivolto principalmente agli studenti di psicologia dell’Università di Pisa, facendo parte infatti del percorso formativo dei “Leading Themes in Psychology”.
L’intervento di Naranjo è stato preceduto dai saluti di autorevoli esponenti del mondo accademico e ospedaliero: il professor Marco Abate, prorettore per la Didattica, ha sottolineato il ruolo cruciale della cultura nella formazione professionale; il professor Pietro Pietrini, direttore della Scuola IMT Alti Studi Lucca, ha evidenziato l’importanza dell’interazione tra neuroscienze e pensiero psicologico; il dottor Fabrizio Gemmi, direttore sanitario dell’AOUP, e il professor Ubaldo Bonuccelli, direttore del DAI Specialità mediche dell’Azienda, hanno ribadito l’importanza dell’intervento psicologico in ambito clinico; il professor Riccardo Zucchi, direttore del dipartimento di Patologia, ha messo al centro la soggettività nella relazione medico-paziente; e infine il dottor Lauro Mengheri, presidente dell’Ordine degli Psicologi toscani, ha auspicato un maggior numero di psicologi di ruolo all’interno degli ospedali.

Claudio Naranjo, allievo ed erede di Fritz Perls, ha iniziato la sua lezione con testimonianze dirette e coinvolgenti del suo rapporto con il fondatore della "Terapia Gestalt", uno degli approcci più significativi tra le psicoterapie cosiddette “umanistiche”, che Naranjo, in tutta la sua vita di ricercatore, ha successivamente trasformato e profondamente arricchito. Naranjo ha affrontato poi il tema della sofferenza e della trasformazione: il male e la sofferenza non sarebbero insite nell’essere umano, ma sarebbero piuttosto il prodotto della repressione che la civiltà ha operato sugli istinti naturali e sulla spontaneità. Naranjo pone la liberazione dell’uomo al centro di ogni percorso terapeutico o spirituale. La sua opera terapeutica si è principalmente sviluppata nel programma SAT, un programma di formazione olistica per lo sviluppo personale e professionale e un percorso di crescita e di autoconoscenza che ha raggiunto oggi, dopo oltre quaranta anni di sperimentazione in America Latina e in Europa, una capacità trasformativa senza precedenti. La spiritualità, la psicoterapia e l’educazione costituiscono per Naranjo tre aspetti di un medesimo tema, quello dello sviluppo umano. Riferendosi all’educazione Naranjo ha precisato che prima di tutto deve essere un’educazione del cuore: una vera e propria rivoluzione radicale del pensiero educativo che deve partire prima di tutto da un cambiamento degli educatori.

Molto applaudito, soprattutto dai giovani studenti universitari che sono intervenuti numerosi all’incontro, Claudio Naranjo ha risposto, nella successiva tavola rotonda (cui hanno partecipato, oltre al professor Angelo Gemignani, la professoressa Liliana Dell’Osso, il professor Alfonso Maurizio Iacono e il dottor Pier Giorgio Curti) a numerosi e vivaci quesiti suscitati dal suo intervento. La giornata si è conclusa nel pomeriggio con workshop esperienziali, dedicati all’approfondimento della Gestalt Viva, nella prospettiva di colui che l’ha cambiata profondamente rispetto all’originaria eredità di Fritz Perls, restituendole, molto al di là della clinica, anche nella formazione dei giovani terapeuti il valore di una pratica di ampliamento della coscienza istintuale e amorosa al servizio della trasformazione della società.

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Ludovico GalleniL’Università di Pisa si stringe attorno alla moglie e ai figli di Ludovico Galleni in questo momento di profondo dolore.

Professore di Zoologia all’Università di Pisa, Ludovico Galleni, 69 anni, è stato uno dei fondatori del Centro Interdipartimentale Scienze per la Pace e del corso di laurea in Scienze per la Pace, nel quale ha insegnato “Evoluzione delle scienze tra guerra e pace”.

Il professor Galleni è stato docente di Scienze e Teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze religiose “N. Stenone” di Pisa e aveva insegnato presso l’Università di Louvain-la-Neuve in Belgio e le Pontificie Università Lateranense e Gregoriana di Roma. Aveva svolto il ruolo di coordinatore di biologia presso l’International Research Area on Foundations of Sciences (IRAFS) della Pontificia Università Lateranense (Città del Vaticano).

La sua attività scientifica si era concentrata sul rapporto tra evoluzione cromosomica e speciazione, come documentato dalle numerose pubblicazioni nelle principali riviste internazionali del settore. Si era occupato di teorie evolutive, approfondendo il pensiero di Teilhard de Chardin, con particolare riferimento all’opera scientifica del grande scienziato francese e dei rapporti tra Scienza e Teologia. Il professor Galleni aveva condiviso la visione di Teilhard de Chardin della biologia come la scienza dell’infinitamente complesso e della Biosfera come oggetto complesso che si evolve, rappresentando uno strumento per comprendere i meccanismi dell’evoluzione. Evoluzione intesa come “muoversi verso”: della materia verso la complessità, della vita verso la complessità e la coscienza.

I suoi studi su evoluzione, scienza e fede lo avevano fatto riconoscere come uno dei più autorevoli pensatori a livello internazionale. Ne sono testimonianza la partecipazione al comitato direttivo della Società Europea per lo studio di Scienza e Teologia (ESSAT) e al comitato consultivo europeo del Centro di Teologia e Scienze Naturali (CTNS) di Berkeley, California. E’ stato tra i membri fondatori della Società Internazionale di Scienze e Religione. Tra le numerose pubblicazioni e libri scritti dal professor Galleni ricordiamo “Scienza e teologia. Proposte per una sintesi feconda” (1992), “Biologia” (2000), “Scienza e teologia, un campo di ricerca e insegnamento per antichi problemi” (2001), “Teoria dell’evoluzione. Lo sguardo della scienza e della fede cristiana” (2004), “Darwin, Teilhard de Chardin e gli altri. Le tre teorie dell'evoluzione” (2009), l’edizione italiana di P. Teilhard de Chardin “Le singolarità della specie umana” (2013), “L'atomo sperduto. Il posto dell'uomo nell'universo” (2014). Era appena uscito il suo ultimo libro sulla storia del pensiero sull’evoluzione “Verso la Noosfera - Dall’universo ordinato alla Terra da costruire” (2016).

Il professor Galleni è stato un grande animatore del dibattito sull’origine della vita, introducendo il concetto di evoluzionismo illuminato dalla fede in contrapposizione all’ateismo scientifico, al creazionismo e all’intelligent design. Ci lascia non solo i suoi scritti, ma anche i suoi video tratti dalle numerose trasmissioni televisive a cui aveva partecipato, che sono testimonianza della sua grande capacità comunicativa e della sua passione per il dibattito, la diffusione della cultura e la divulgazione scientifica.

Giovedì, 01 Dicembre 2016 14:39

Quando la Scienza si misura con il Diritto

Mercoledì 23 novembre, nell’Aula magna "Fratelli Pontecorvo" dell’Ateneo pisano, si è svolto il convegno Il ruolo della Geochimica nella Normativa Ambientale, organizzato dall’Istituto di Geoscienze e Georisorse, insieme alla Società di Geochimica Italiana e al Dipartimento di Scienze della Terra di Pisa. Nel corso del convegno interventi a carattere prettamente scientifico (geochimico-geologico-geostatistico) si sono intercalati a interventi a carattere giuridico allo scopo di incentivare la collaborazione fra la comunità scientifica operante nel settore dell’inquinamento ambientale e il legislatore.

Dai numerosi interventi è emerso come la normativa ambientale attuale sia in molti casi lacunosa e principalmente basata su un mero confronto del dato analitico ottenuto con le eventuali Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC) definite dal D.Lgs 152/2006. La comunità scientifica ha discusso con i rappresentati dei legislatori dell’assoluta necessità di tenere conto dei processi geochimici e geologici che hanno determinato particolari concentrazioni di sostanze inquinanti nelle varie matrici ambientali analizzate.

Il convegno ha riscontrato un’ampia partecipazione da parte di ricercatori, tecnici e studenti, che hanno seguito con attenzione gli interventi dei relatori e partecipato alla discussione conclusiva. Questo evento può considerarsi un input importante per attivare nuove sinergie fra la comunità scientifica e il legislatore, al fine di definire protocolli metodologici e tecniche di prospezione capaci di rispondere al principio di “chi inquina paga”.

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La Regione Toscana, l'Università di Pisa e l'Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana collaboreranno per accrescere i livelli di eccellenza, attrazione e qualità della formazione e dell'assistenza ai cittadini. È il risultato di un incontro che si è tenuto giovedì 1 dicembre nella sede del Rettorato di Pisa tra l'assessore regionale al Diritto alla salute, Stefania Saccardi, il rettore Paolo Mancarella, l'ex rettore Massimo Augello, il direttore generale del'Aoup, Carlo Tomassini, il direttore generale dell'Ateneo, Riccardo Grasso, e il responsabile scientifico del Centro di eccellenza Endocas-Università di Pisa, Mauro Ferrari. I contenuti di questa collaborazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa.

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La collaborazione, nel solco delle esperienze precedentemente sviluppate, avverrà in particolare su tre linee progettuali:
- l'attivazione di corsi di laurea in infermieristica decentrati sulle aziende sanitarie del territorio, per la loro valenza strategica ai fini della formazione del personale sanitario;
- la strutturazione di programmi di formazione innovativi, per ottimizzare i percorsi didattici;
- proseguire nell'integrazione dei processi amministrativo-gestionali tra Aoup e Università di Pisa, per migliorare la collaborazione tra i due enti e raggiungere risultati positivi nei singoli settori, anche dal punto di vista del controllo delle risorse e della semplificazione delle procedure.

Per la realizzazione di questi progetti, l'Università di Pisa si impegna a presentare un piano dettagliato per il biennio 2017-2018; l'assessorato al diritto alla salute si impegna, dopo attento esame del piano, tenendo conto della fattibilità amministrativo-giuridica, e delle disponibilità finanziarie, a sostenerlo con un importo massimo di 5 milioni di euro per il biennio; e a promuovere uno specifico incontro, anche in raccordo con le altre Università toscane, al fine di definire entro la prima metà del 2017 le possibili modalità di sostegno dei corsi di laurea in infermieristica decentrati sulle aziende sanitarie del territorio.

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La Regione Toscana, l'Università di Pisa e l'Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana collaboreranno per accrescere i livelli di eccellenza, attrazione e qualità della formazione e dell'assistenza ai cittadini. È il risultato di un incontro che si è tenuto giovedì 1 dicembre nella sede del Rettorato di Pisa tra l'assessore regionale al Diritto alla salute, Stefania Saccardi, il rettore Paolo Mancarella, l'ex rettore Massimo Augello, il direttore generale del'Aoup, Carlo Tomassini, il direttore generale dell'Ateneo, Riccardo Grasso, e il responsabile scientifico del Centro di eccellenza Endocas-Università di Pisa, Mauro Ferrari. I contenuti di questa collaborazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa.
La collaborazione, nel solco delle esperienze precedentemente sviluppate, avverrà in particolare su tre linee progettuali:
- l'attivazione di corsi di laurea in infermieristica decentrati sulle aziende sanitarie del territorio, per la loro valenza strategica ai fini della formazione del personale sanitario;
- la strutturazione di programmi di formazione innovativi, per ottimizzare i percorsi didattici;
- proseguire nell'integrazione dei processi amministrativo-gestionali tra Aoup e Università di Pisa, per migliorare la collaborazione tra i due enti e raggiungere risultati positivi nei singoli settori, anche dal punto di vista del controllo delle risorse e della semplificazione delle procedure.
Per la realizzazione di questi progetti, l'Università di Pisa si impegna a presentare un piano dettagliato per il biennio 2017-2018; l'assessorato al diritto alla salute si impegna, dopo attento esame del piano, tenendo conto della fattibilità amministrativo-giuridica, e delle disponibilità finanziarie, a sostenerlo con un importo massimo di 5 milioni di euro per il biennio; e a promuovere uno specifico incontro, anche in raccordo con le altre Università toscane, al fine di definire entro la prima metà del 2017 le possibili modalità di sostegno dei corsi di laurea in infermieristica decentrati sulle aziende sanitarie del territorio.

Marco GesiMarco Gesi
Professor of Human Anatomy at the Department of Translational Research and of New Surgical and Medical Technologies.

Marco Gesi was born in Pisa on 23rd March 1967. He graduated from Pisa University with a degree in Pharmacy in 1993, and subsequently gained his Ph.D. in 1997, the specialization in Pharmacology in 2000 and a degree in Physiotherapy in 2007. During his university studies, he attended the Institute of Human Anatomy at the Faculty of Medicine and Surgery of the University of Pisa. He was tenured as assistant professor from 1998 to 2002 (S.S.D. BIO/16, Human Anatomy) at University of Pisa, when he collaborated with and attended the Institute of Human Anatomy at the University of Cagliari and the University of Bologna. Since 2002, he has been an associate professor of Human Anatomy at the University of Pisa.

Institutional roles

Professor Marco Gesi is a member of the Italian Society of Anatomy and Histology since 1994, of the Teaching Board of Human Anatomy since 2004 and of the National Directive Committee of the Teaching Board of Human Anatomy since 2006. At the University of Pisa, he has been the director the Joint Council for the post-graduate courses in Sports Physiotherapy, Hydrokinesis Therapy and the Theory and Techniques of Athletic Preparation for Football (an interuniversity post-graduate course with the University of Verona) since 2010. Since 2012, he has been the director of the proficiency course in Anatomy and Fascial Manipulation. Professor Gesi has been a member of the Interdepartmental Centre for Electron Microscopy (CIME) since 2012 and of the Centre for Computer Assisted Surgery since 2013. He has been president of the degree course in Physiotherapy at the University of Pisa since 2015.

Scientific and teaching activities

Professor Marco Gesi teaches in the long single cycle degree courses in Pharmacy, Pharmaceutical Chemistry and Technology and in Medicine and Surgery, as well as in the short cycle degree courses, specialization courses and in the Schools of Specialization of the departments in the Area of Health Science. As far as research activities are concerned, Professor Gesi has dealt with various themes, as well as participating in PRIN and FIRB research projects. In the first years of his activity, he looked into the protective effect of typical and new synthesis anxiolytics and the combined effect of drug abuse (ecstasy) and noise stress on the myocardium of laboratory animals. In the subsequent years of his activity, he dealt with the degenerative processes that affect the cerebral monoamine neurons and the changes induced by training methods of differing intensity and duration in the skeletal muscle and in the suprarenal gland of laboratory animals. Since 2012, he has headed research co-financed by the Tuscan Region for joint projects of higher education (POR European Social Fund 2007-2013 Axis IV), in collaboration with the Centre for Computer Assisted Surgery, for both the development of applications of virtual reality to support the topographic vision of the main, normal and pathologic anatomical regions of the skeletal muscle apparatus and for studies aimed at the optimization and application of algorithms to elaborate 3D ultrasound images and for tracking deformable structures in the context of medical and surgical simulators and navigation.

Contacts

Segreteria dei Prorettori
Palazzo Alla Giornata, Lungarno Pacinotti 43 - 56100 Pisa
tel. +39 050 2212591 - fax +39 050 2212305
e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Giovedì, 01 Dicembre 2016 10:50

L’abisso negli occhi

Cosa si celi dietro allo sguardo di una donna è un mistero che ha ispirato scrittori, artisti, filosofi e scienziati di ogni epoca. E anche psichiatri, come dimostra il libro "L’abisso negli occhi. Lo sguardo femminile nel mito e nell’arte" (Edizioni Ets, 2016) scritto a quattro mani da Liliana Dell’Osso, professore di Psichiatria dell’Università di Pisa, e da Barbara Carpita, medico chirurgo e sua allieva. Un viaggio che da Medusa, che pietrificava chiunque guardasse, allo sguardo malefico delle streghe medioevali, arriva sino alle moderne icone di femminilità dello star system, come Marilyn Monroe. Un percorso che si articola anche attraverso la lettura dei capolavori d'arte e di fotografie di cui diamo qui alcuni esempi tratti dal volume.

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 medusa.jpgMichelangelo Merisi da Caravaggio, Scudo con testa di Medusa

Michelangelo Merisi da Caravaggio, Scudo con testa di Medusa. Olio su tela, 1597 ca. Galleria degli Uffizi, Firenze. La testa di Medusa di Caravaggio suscita una particolare inquietudine in chi la osservi. La sua espressione è minacciosa oppure terrorizzata? Nel mito della Gorgone si può scorgere una rappresentazione ante litteram del PTSD: la patologia mentale delle vittime di stupro, che trasformerà la seducente fanciulla in un mostro, capace di ritorcere le armi del proprio fascino corrotto contro chi la minacci ancora. I suoi occhi sono inquietanti perché sono quelli della vittima, paralizzati nella riesperienza cronica del trauma. Uno sguardo che pietrifica perché pietrificato dall’orrore e dall’impotenza, dunque, che colpisce perché riflesso della consumazione, da inferno dantesco, di un dramma che non può non ritorcersi contro l’interlocutore.

Vittorio Matteo Corcos, Sogni. Olio su tela, 1896

Vittorio Matteo Corcos, Sogni. Olio su tela, 1896. Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma. Lo sguardo di Elena Vechi, fanciulla moderna, esprime una profonda consapevolezza. La donna sembra sfidare l’interlocutore, i libri accanto a lei testimoniano la sua istruzione, la sua saggezza. Il suo sguardo, sensuale e provocatorio, è anche disilluso: è consapevole del suo potere, ma anche della propria solitudine, conseguente al distacco, rispetto ai desideri e alle occupazioni delle ragazze dell’epoca. Sembra sapere che sarebbe ingenuo sperare di veder riconosciute le proprie capacità. Al tempo stesso, la posa assorta e lo sguardo fisso sembrano rimandare all’estraniazione, all’immersione nei propri pensieri tipica dei visionari, caratterizzati dalla capacità di pensare fuori dagli schemi, spesso “in anticipo” rispetto al loro tempo. Il prezzo da pagare è, quasi sempre, l’isolamento sociale.

Marilyn Monroe

La maschera Marilyn. Il capolavoro in cui l’attrice ha dimostrato la propria genialità è Marilyn stessa. La Marilyn che conosciamo non è reale, è un prodotto confezionato abilmente da Norma Jeane (vero nome dell’attrice), tramite uno studio faticoso e attento, complice il perfezionismo e la ruminatività ossessiva: sintomi di spettro autistico, come del resto lo è l’attitudine alla mimesi, la necessità di costruirsi una maschera – solitamente basata sull’imitazione di modelli – per interagire socialmente. Il suo volto è diventato un’icona, il simbolo stesso della sensualità femminile nella cultura pop, e mantiene la sua forza anche quando stilizzato: Andy Warhol ne fece un’opera d’arte. Proprio come per gli occhi di Medusa, ciò che colpisce è la mancanza di sintonicità e di intenzione comunicativa: si tratta di uno sguardo volto a esercitare un potere, un fascinum (pietrificare, oppure sedurre) unidirezionale, impermeabile agli stimoli esterni.

 

"The Missing Lemur Link", il volume della Cambridge University Press scritto da Elisabetta Palagi e Ivan Norscia, ricercatori del Museo di Storia Naturale dell'Università di Pisa, è nella top 20 dei libri in primatologia per il 2016 secondo la classifica stilata dal sito bioteaching.com.
“Per quanto riguarda la primatologia e l'evoluzione del comportamento umano – raccontano i due studiosi dell’Università di Pisa - il nostro libro è in classifica accanto a quelli dei più grandi primatologi ed evoluzionisti a livello internazionale, come Robin Dunbar, Frans de Waal e Karen Strier, e la copertina del nostro libro è stata scelta per rappresentare l’intera disciplina”.

 Elisabetta Palagi Ivan Norscia

La tesi centrale del volume "The Missing Lemur Link" è che i lemuri siano l’anello mancante (o semplicemente dimenticato) per capire l’evoluzione del comportamento umano. Gli autori, Elisabetta Palagi e Ivan Norscia, fanno dunque il punto su venti anni di ricerche che hanno in buona parte condotto in prima persona, sia su esemplari in natura che in cattività. Se infatti i lemuri sono stati studiati estesamente dal punto di vista biologico ed ecologico, altrettanto non si può dire per l'etologia e il comportamento sociale, che in alcuni casi si dimostra “inaspettatamente” sofisticato e complesso. Questi primati ad esempio sono capaci di riconoscimento individuale utilizzando anche il canale olfattivo, sanno gestire i conflitti attraverso meccanismi di riconciliazione e si scambiano servizi (come lo spulciamento) seguendo la regola di mercato della domanda e dell’offerta.

“Riscontrare l'esistenza di questi comportamenti nei lemuri – spiegano Elisabetta Palagi e Ivan Norscia - ci permette non solo di affermare che la loro capacità cognitiva e il loro grado di socialità siano molto più complesse di quanto si credesse finora, ma anche di unire i puntini che ci legano ad essi, mettendoli in continuità con gli altri primati”.

Il libro "The Missing Lemur Link" è composto da nove capitoli, ciascuno dei quali affronta una tematica etologica diversa, secondo un approccio comparativo, mettendo a confronto il comportamento dei lemuri con quello delle scimmie e delle grandi antropomorfe, uomo incluso. Ogni capitolo contiene inoltre dei box informativi a firma di esperti internazionali che espandono i concetti trattati. Completano il volume una presentazione dell’etologa inglese Jane Goodall, l'introduzione di Ian Tattersall, curatore emerito della sezione di antropologia del Museo di Storia Naturale di New York, e di Alison Jolly, alla cui memoria il libro è dedicato, e la postfazione di Michael Huffman dell'Università di Kyoto


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Foto, da sinistra Elisabetta Palagi e Ivan Norscia con in mano il volume "The Missing Lemur Link"

Sarà l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia a ospitare l’edizione 2016 del Premio Nazionale dell’Innovazione – PNI, la più importante competizione nazionale tra nuove imprese generate dal mondo accademico e della ricerca. La manifestazione, in programma da giovedì 1 fino a sabato 3 dicembre, vede la partecipazione di 65 startup finaliste, selezionate in 16 StartCup regionali, a cui hanno partecipato 3.440 aspiranti imprenditori, 1.171 idee d’impresa e 511 business plan. Per l’Università di Pisa saranno in gara TTSB e Tennis Commander, le start up che si sono classificate rispettivamente al primo e al terzo posto dell’ultima StartCup Toscana, guadagnandosi di diritto l’accesso alla finale nazionale del PNI. La premiazione si terrà alle 17 di venerdì 2 dicembre al Teatro Storchi di Modena.

PNI 2016 

TTSB è un'azienda innovativa del settore energetico che ha ideato e brevettato una batteria ricaricabile ad alte prestazioni, realizzata soltanto con materiali a basso costo e abbondanti in natura, come zinco e manganese. Questa invenzione potrebbe trovare larga applicazione nel settore del cosiddetto “energy storage stazionario” e per impieghi nella “smart-grid”, ovviando al difetto originario delle fonti rinnovabili come quelle solari ed eoliche. Tali fonti rinnovabili hanno il pregio di ridurre la percentuale di energia elettrica prodotta bruciando idrocarburi, ma per loro natura sono incostanti e non programmabili. Invece, accumulare energia in batterie proprio come secondo l’innovazione che ha vinto la Start Cup Toscana, quando questa è prodotta in surplus o non viene consumata in maniera diretta, permette di usufruire di energia “verde” anche in assenza di sole o di vento.

Tennis Commander, primo software di monitoraggio delle performance dedicato ai tennisti di tutte le categorie, professionisti ed amatori, compatibile con smartwatch (Android Wear e iOS) e smartphone già in commercio, senza richiedere l’acquisto di attrezzature dedicate. Basato anche su analisi di Big Data, Tennis Commander si rivolge ai tennisti di tutti i livelli, ponendosi come un allenatore virtuale sempre presente. L’applicazione è unica nella sua categoria: oltre ad identificare il tipo di colpo giocato, rileva la posizione occupata in campo dal giocatore, utile per fornire accurate indicazioni strategiche. L’innovativo sistema di posizionamento e le originali tecniche di “machine learning” sviluppate dal team sono applicabili ad altri ambiti che possono esulare da quello sportivo.

Per l’anno 2016 il Premio Nazionale dell’Innovazione è organizzato da Unimore insieme all’Associazione PNICube, l’associazione italiana degli incubatori universitari e delle business plan competition locali.

Il programma è disponibile a questo link

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