Isolati ma non troppo
Il ricco patrimonio di biodiversità umana presente sul territorio italiano deve molto a quelle piccole comunità, ormai sempre più minacciate, in cui sopravvivono da secoli limitazioni allo scambio di idee e di geni. Ognuna di esse ha maturato un diverso modo di essere isolate, frutto di scelte matrimoniali che nel corso della storia hanno ora rafforzato ora indebolito le barriere riproduttive e le identità culturali locali.
Un progetto di ricerca finanziato dalla National Geographic Society di cui è responsabile scientifico Sergio Tofanelli, antropologo del dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, sta esplorando la diversità genomica di queste realtà per ricostruire la storia non scritta delle popolazioni italiane.
“Gli elementi di novità che scaturiscono da questo studio – ha spiegato Tofanelli – sono proprio i diversi gradi di isolamento che, nel tempo, l’interazione tra variabilità genetica, ambiente fisico e cultura ha prodotto in queste comunità. Si passa da casi come quello dei Ladini della Lessinia o degli Arbëreshë della Sicilia, in cui una radicata identità linguistica si accompagna ad un profilo genomico difficilmente distinguibile da quello delle popolazioni limitrofe, a casi di isolati negli isolati, come quello dei paesi alpini di Sauris e Sappada, che distano pochi chilometri in linea d’aria e che condividono una matrice linguistica derivata dal tedesco medievale delle loro origini, ma in cui la divergenza genomica è risultata inaspettatamente alta”.
I primi risultati della ricerca sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Nature Scientific Reports grazie allo sviluppo di una rete di collaborazione coordinata dall’Ateneo pisano che coinvolge altre quattro università italiane - “La Sapienza” di Roma, Bologna, Cagliari, Sassari – e numerose istituzioni internazionali di ricerca.
“Il punto di forza di questo progetto – ha concluso Tofanelli – è aver potuto coniugare le innovazioni tecnologiche, che permettono analisi di varianti informative estese a tutto il genoma umano, con criteri di campionamento selettivi, di cui i cittadini sono stati resi parte attiva e consapevole”.
Isolati ma non troppo
Il ricco patrimonio di biodiversità umana presente sul territorio italiano deve molto a quelle piccole comunità, ormai sempre più minacciate, in cui sopravvivono da secoli limitazioni allo scambio di idee e di geni. Ognuna di esse ha maturato un diverso modo di essere isolate, frutto di scelte matrimoniali che nel corso della storia hanno ora rafforzato ora indebolito le barriere riproduttive e le identità culturali locali.
Un progetto di ricerca finanziato dalla National Geographic Society di cui è responsabile scientifico Sergio Tofanelli, antropologo del dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, sta esplorando la diversità genomica di queste realtà per ricostruire la storia non scritta delle popolazioni italiane.
“Gli elementi di novità che scaturiscono da questo studio – ha spiegato Tofanelli – sono proprio i diversi gradi di isolamento che, nel tempo, l’interazione tra variabilità genetica, ambiente fisico e cultura ha prodotto in queste comunità. Si passa da casi come quello dei Ladini della Lessinia o degli Arbëreshë della Sicilia, in cui una radicata identità linguistica si accompagna ad un profilo genomico difficilmente distinguibile da quello delle popolazioni limitrofe, a casi di isolati negli isolati, come quello dei paesi alpini di Sauris e Sappada, che distano pochi chilometri in linea d’aria e che condividono una matrice linguistica derivata dal tedesco medievale delle loro origini, ma in cui la divergenza genomica è risultata inaspettatamente alta”.
I primi risultati della ricerca sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Nature Scientific Reports grazie allo sviluppo di una rete di collaborazione coordinata dall’Ateneo pisano che coinvolge altre quattro università italiane - “La Sapienza” di Roma, Bologna, Cagliari, Sassari – e numerose istituzioni internazionali di ricerca.
“Il punto di forza di questo progetto – ha concluso Tofanelli – è aver potuto coniugare le innovazioni tecnologiche, che permettono analisi di varianti informative estese a tutto il genoma umano, con criteri di campionamento selettivi, di cui i cittadini sono stati resi parte attiva e consapevole”.
Studi universitari sull’Unione europea: al via al dipartimento di Economia e Management i corsi Jean Monnet
Sono iniziati al dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa i corsi Jean Monnet, co-finanziati dall’Unione Europea nell’ambito del programma Erasmus+ e aperti a tutti gli studenti, docenti e soggetti interessati. I corsi Jean Monnet promuovono l’eccellenza nell’insegnamento e nella ricerca nel settore degli studi sull’Unione Europea in tutto il mondo, oltre al dialogo tra il mondo accademico e i decisori politici, in particolare allo scopo di rafforzare la governance delle politiche dell’UE. Già a partire dal 2014 il dipartimento ha raggiunto a livello di Ateneo ottimi risultati nei finanziamenti europei di didattica ottenuti nell’ambito del programma Erasmus+.
I corsi Jean Monnet appena partiti sono:
Analysis of European Data by Small Area Methods, svolto nell’ambito della cattedra Jean Monnet “Small Area Methods for Monitoring of Poverty and Living conditions in EU (SAMPL-EU)”, finanziata nell’anno 2015 a Monica Pratesi, professore ordinario di Statistica. La cattedra promuove lo studio dei metodi statistici per la misura della povertà e delle condizioni di vita locali, al fine anche di monitorare le politiche economiche dell’Unione Europea.
European Water Utility Management: promoting innovation within the water industry and spreading knowledge on relevant and cutting edge water utility issues, co-finanziato nell’anno 2014, per il quale è responsabile Giulia Romano, ricercatrice di Economia aziendale. Il corso si pone l’obiettivo di diffondere la conoscenza dei principali e innovative aspetti della gestione delle aziende idriche alla luce delle attuali sfide europee sulla efficiente gestione delle risorse.
Public Economics for European Union, co-finanziato nell’anno 2014, per il quale è responsabile Luca Spataro, professore ordinario di Scienza delle finanze, si occupa di studiare gli interventi dello stato nell’economia, sia a livello nazionale che a livello di Unione Europea.
Lo scorso semestre si è inoltre concluso per il secondo anno, il corso Jean Monnet Quantitative Economics for the European Union, nell’ambito del Modulo Jean Monnet “Quantitative Methods for the Evaluation of European Regional Policies” finanziato nel 2014 a Davide Fiaschi, professore ordinario di Politica economica. L’obiettivo del modulo è studiare la politica a livello regionale dell’Unione Europea, utilizzando tecniche metodologiche, con particolare riferimento alla sua evoluzione, istituzione, meccanismi e finanziamenti.
Per completare il quadro dei corsi Jean Monnet attivati all’Università di Pisa, ricordiamo anche il corso del dipartimento di Scienze politiche “EU Migration Law, Human Rights and Democratic Principles" - EurMigL” di cui è responsabile Marcello Di Filippo, professore ordinario di Diritto internazionale.
Nel 2016 il dipartimento di Economia e Management ha ottenuto altri due importanti finanziamenti: il primo per il Progetto Jean Monnet Development and Harmonisation of Socially Responsible Investment in the European Union, della durata di 2 anni, di cui è responsabile il professor Luca Spataro. Il grant, di circa 60 mila euro, si prefigge di promuovere la discussione sullo stato attuale, le prospettive di sviluppo, anche in ottica di armonizzazione in ambito europeo, relative alle strategie di investimenti socialmente responsabili. Il secondo è il partenariato strategico FRAMELOG - European framework for ‘Knowledge Triangle’ in the logistics sector, di circa 400 mila euro e della durata di 3 anni, coordinato da Marco Giannini, professore associato di Organizzazione aziendale. Framelog intende rafforzare la rilevanza della formazione accademica per la crescita e l’occupazione nella Logistica e la sua attrattiva internazionale attraverso una più stretta ed efficace cooperazione tra università, ricerca e impresa: i tre lati del cosiddetto “Triangolo della Conoscenza”.
Nella foto qui sotto una visita degli studenti Erasmus del dipartimento di Economia e Management alla Certosa di Calci lo scorso settembre.
Dal corrente anno accademico è partita anche una nuova offerta di corsi tenuti completamente in lingua inglese nelle le aree matematico-statistiche, economiche e aziendali, frequentati anche dagli studenti italiani, ampliando ulteriormente il numero degli studenti Erasmus e internazionali, già triplicati dal 2012: nell’anno accademico 2015/16, si contano infatti 84 studenti Erasmus in entrata e 145 in uscita.
Per qualsiasi informazione, è possibile rivolgersi all’Ufficio Relazioni Internazionali del dipartimento di Economia e Management, coordinato fino al 2016 dal professor Luca Spataro e attualmente dal professor Nicola Meccheri. L’ufficio fornisce supporto amministrativo per la presentazione e la gestione dei progetti Erasmus+, oltre a collaborare per la promozione delle attività internazionali del dipartimento in Europa e in altri paesi extra europei.
La genetica molecolare per salvare le specie a rischio estinzione: il caso della lontra dal pelo liscio
Studiare il DNA antico e moderno delle specie animali per preservarle dal rischio di estinzione. C’è anche questo fra i delicati compiti dell’Unità di Zoologia-Antropologia del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa di cui fanno parte la dottoressa Monica Guerrini e il professore Filippo Barbanera. I due ricercatori da anni svolgono studi di genetica della conservazione ed evoluzione molecolare di vertebrati e l’ultimo ‘caso’ di cui si sono occupati è quello della lontra dal pelo liscio (Lutrogale perspicillata), oggetto di una pubblicazione apparsa di recente su “Scientific Reports”, una rivista del gruppo “Nature”.
“La lontra dal pelo liscio è un predatore all’apice della catena alimentare delle paludi di acqua dolce in cui vive; si tratta, pertanto, di una sorta di sentinella ambientale, una specie molto sensibile alla presenza di inquinamento ed al disturbo di origine antropica nell’ecosistema”, ha spiegato Filippo Barbanera.
Listata come specie vulnerabile dall’International Union for Conservation of Nature and Natural Resources, la lontra dal pelo liscio è distribuita dall’Iraq al Borneo ed in declino demografico in molte parti del suo areale. In Iraq ad esempio, questo mammifero è così raro che non esistono fotografie di individui in natura dal 1956.
“Attraverso le analisi del DNA antico e moderno, abbiamo ricostruito la struttura genetica delle popolazioni di lontra dal pelo liscio ed i loro rapporti evolutivi anche con altre specie di lontra presenti in Asia traendo importanti indicazioni per la gestione di questo mammifero”, ha specificato Monica Guerrini.
Il lavoro sul campo in Iraq è stato condotto con il sostegno dell’IUCN Otter Specialist Group ed in stretta collaborazione con ricercatori dell’Università di Baghdad sia nelle paludi della Mesopotamia che delle aree montagnose del Kurdistan, dove recentemente la lontra dal pelo liscio era stata segnalata. Successivamente, lo studio si è esteso a tutto l’areale della specie in collaborazione con ricercatori dell’India, del Pakistan e di Singapore. I campioni raccolti in natura sono stati integrati con quelli ottenuti da lontre conservate nelle collezioni dei musei di storia naturale di Vienna, Parigi, Copenaghen, Washington e Chicago e da esemplari mantenuti in cattività in strutture di Regno Unito, Svizzera, Repubblica Ceca, Bangladesh, Laos, Cambogia ed Australia.
“L’analisi biogeografica ha individuato l’origine della specie nel sub-continente indiano e successive espansioni della stessa sia nel sud est asiatico sia verso occidente fino all’Iraq, che ospita una sottospecie che si è rivelata essere non solo endemica ma anche quella evolutivamente più recente - hanno concluso i ricercatori dell’Ateneo pisano - A Singapore, infine, sono stati rintracciati esemplari di lontra del pelo liscio ibridizzati con la lontra dalle piccole unghie (Aonyx cinereus), un’altra specie che vive in Asia orientale, primo caso al mondo di incrocio in natura tra due specie di lontre”.
La ricerca, in corso da poco più di tre anni, è stata finanziata dal National Geographic Society Conservation Trust (USA) (grant# C261-13), e, recentemente, anche dall’Università di Pisa nell’ambito dei PRA 2016 con il progetto “Risposte adattative all’impatto antropico in specie a rischio di estinzione” coordinato dal professore Lorenzo Peruzzi del dipartimento di Biologia.
Lo studio proseguirà con il monitoraggio delle paludi al confine tra Iraq ed Iran e la ricerca della specie in Kurdistan; tra gli obiettivi, anche il reperimento di immagini in natura con l’uso di fototrappole. In Asia orientale, l’entità dell’estensione geografica dell’ibridizzazione tra lontra del pelo liscio e lontra dalle piccole unghie sarà stimata investigando inizialmente le popolazioni della penisola malese.
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Foto in alto: Lontra dal pelo liscio, Singapore. Foto di Benjamin Naden (APJ Global Alliances & Partner Development, Dell, Singapore)
Foto a destra: Posizionamento fototrappola, Central Marshes (Mesopotamia, Iraq). Foto di Omar F. Al-Sheikhly (University of Baghdad, Iraq)
La genetica molecolare, un aiuto per salvare le specie dall’estinzione: il caso della lontra dal pelo liscio
Studiare il DNA antico e moderno delle specie animali per preservarle dal rischio di estinzione. C’è anche questo fra i delicati compiti dell’Unità di Zoologia-Antropologia del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa di cui fanno parte la dottoressa Monica Guerrini e il professore Filippo Barbanera. I due ricercatori da anni svolgono studi di genetica della conservazione ed evoluzione molecolare di vertebrati e l’ultimo ‘caso’ di cui si sono occupati è quello della lontra dal pelo liscio (Lutrogale perspicillata), oggetto di una pubblicazione apparsa di recente su “Scientific Reports”, una rivista del gruppo “Nature”
“La lontra dal pelo liscio è un predatore all’apice della catena alimentare delle paludi di acqua dolce in cui vive; si tratta, pertanto, di una sorta di sentinella ambientale, una specie molto sensibile alla presenza di inquinamento ed al disturbo di origine antropica nell’ecosistema”, ha spiegato Filippo Barbanera.
Listata come specie vulnerabile dall’International Union for Conservation of Nature and Natural Resources, la lontra dal pelo liscio è distribuita dall’Iraq al Borneo ed in declino demografico in molte parti del suo areale. In Iraq ad esempio, questo mammifero è così raro che non esistono fotografie di individui in natura dal 1956.
“Attraverso le analisi del DNA antico e moderno, abbiamo ricostruito la struttura genetica delle popolazioni di lontra dal pelo liscio ed i loro rapporti evolutivi anche con altre specie di lontra presenti in Asia traendo importanti indicazioni per la gestione di questo mammifero”, ha specificato Monica Guerrini.
Il lavoro sul campo in Iraq è stato condotto con il sostegno dell’IUCN Otter Specialist Group ed in stretta collaborazione con ricercatori dell’Università di Baghdad sia nelle paludi della Mesopotamia che delle aree montagnose del Kurdistan, dove recentemente la lontra dal pelo liscio era stata segnalata. Successivamente, lo studio si è esteso a tutto l’areale della specie in collaborazione con ricercatori dell’India, del Pakistan e di Singapore. I campioni raccolti in natura sono stati integrati con quelli ottenuti da lontre conservate nelle collezioni dei musei di storia naturale di Vienna, Parigi, Copenaghen, Washington e Chicago e da esemplari mantenuti in cattività in strutture di Regno Unito, Svizzera, Repubblica Ceca, Bangladesh, Laos, Cambogia ed Australia.
“L’analisi biogeografica ha individuato l’origine della specie nel sub-continente indiano e successive espansioni della stessa sia nel sud est asiatico sia verso occidente fino all’Iraq, che ospita una sottospecie che si è rivelata essere non solo endemica ma anche quella evolutivamente più recente - hanno concluso i ricercatori dell’Ateneo pisano - A Singapore, infine, sono stati rintracciati esemplari di lontra del pelo liscio ibridizzati con la lontra dalle piccole unghie (Aonyx cinereus), un’altra specie che vive in Asia orientale, primo caso al mondo di incrocio in natura tra due specie di lontre”.
La ricerca, in corso da poco più di tre anni, è stata finanziata dal National Geographic Society Conservation Trust (USA) (grant# C261-13), e, recentemente, anche dall’Università di Pisa nell’ambito dei PRA 2016 con il progetto “Risposte adattative all’impatto antropico in specie a rischio di estinzione” coordinato dal professore Lorenzo Peruzzi (Dipartimento di Biologia)
Lo studio proseguirà con il monitoraggio delle paludi al confine tra Iraq ed Iran e la ricerca della specie in Kurdistan; tra gli obiettivi, anche il reperimento di immagini in natura con l’uso di fototrappole. In Asia orientale, l’entità dell’estensione geografica dell’ibridizzazione tra lontra del pelo liscio e lontra dalle piccole unghie sarà stimata investigando inizialmente le popolazioni della penisola malese.
Torna 'Genesis', il ciclo di conferenze con architetti di fama internazionale
Dopo il successo riscontrato nella primavera del 2016 con un affluenza complessiva di 1200 persone, torna all'Università di Pisa il ciclo di lezioni di architettura Genesis, organizzato da studenti e professori del corso di laurea in Ingegneria Edile Architettura. Tra marzo e maggio, tre incontri con tre studi di fama internazionale indagheranno sul processo creativo che porta alla definizione del progetto in architettura.
La prima conferenza, organizzata in stretta collaborazione con la Fondazione Italia-Giappone, è in programma per venerdì 3 marzo alle ore 16 e ospiterà Sou Fujimoto, uno tra i più noti architetti giapponesi. Seguirà, venerdì 21 aprile, un incontro con lo studio italiano TAMassociati, particolarmente attivo nei campi dell’architettura sostenibile e della conduzione di processi partecipativi e didattici, a servizio di istituzioni pubbliche e di organizzazioni no-profit . Il ciclo di conferenze si chiuderà venerdì 12 maggio con una lezione dell’architetto spagnolo Elisa Valero Ramos, professore ordinario presso l’Università di Granada.
Gli incontri, aperti a tutti, si svolgeranno presso il Polo Carmignani, in Piazza dei Cavalieri e garantiranno 2 crediti formativi professionali agli architetti, previa autocertificazione. La riuscita del ciclo di conferenze è legata a una serie di solide collaborazioni che proseguono anche quest’anno; per questo si ringraziano le aziende, gli enti e le istituzioni che, interessandosi al progetto, lo hanno reso possibile.
Per maggiori informazioni si invita a visitare il sito: www.genesislectures.com
Il comitato scientifico è formato da: Prof. Arch. Luca Lanini, Prof. Ing. Marco Giorgio Bevilacqua, Ing. Arch. Fabio Candido, Brunello Favilla, Lorenzo Ciancarini. Il comitato organizzatore è formato da: Brunello Favilla, Lorenzo Ciancarini, Paola Pulella, Valentino Tagliaboschi.
Sponsor principali sono: Marmi Carrara, Franchi Umberto Marmi, Kayser Italia. Altri sponsor sono Dr Plot Pisa, Montacchiello cittadella dell’innovazione. In collaborazione con Fondazione Italia-Giappone, 120g, Ordine degli Architetti di Pisa, Associazione LP e con il patrocinio di Regione Toscana, Comune di Pisa, DESTeC dell’Università di Pisa.
Ateneo e Agenzia del Demanio al servizio della qualità e del controllo della spesa
L’Università di Pisa è fra i primi atenei italiani a sottoscrivere un protocollo d’intesa con l’Agenzia del Demanio per le attività volte alla valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico grazie all’impiego del Building Information Modeling (BIM), la metodologia innovativa per la filiera delle costruzioni, divenuta da alcuni anni una priorità strategica per il nostro Paese, che consente un notevole risparmio di costi e tempi di realizzazione rispetto a qualunque altro metodo tradizionale.
La presentazione dell'accordo è avvenuta nell'ambito del convegno "Il Building Information Modeling in Italia e la cultura delle costruzioni", che si è tenuto venerdì 24 febbraio nell'Aula Magna di Ingegneria dell'Ateneo pisano.
All'incontro sono intervenuti il rettore Paolo Mancarella, il direttore generale dell’Agenzia del Demanio, Roberto Reggi, e il direttore del dipartimento di Ingegneria dell’energia dei sistemi del territorio e delle costruzioni (DESTEC), Umberto Desideri. Erano inoltre presenti il vicepresidente nazionale della Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa (CNA), Andrea di Benedetto, il direttore di APES, Giorgio Federici, e il professor Paolo Fiamma, uno dei primi studiosi italiani del metodo del BIM e coordinatore dell'omonimo master di secondo livello dell’Università di Pisa. All'iniziativa ha preso parte anche l'onorevole Ermete Realacci, presidente della Commissione ambiente territorio e lavori pubblici della Camera dei Deputati, che era già intervenuto a Pisa lo scorso luglio per la presentazione della prima edizione del master già citato.
Il BIM è un metodo di modellazione delle informazioni per un manufatto basato su un modello 3D orientato a oggetti, che permette alle diverse figure impegnate nelle diverse fasi del processo-prodotto di interagire contemporaneamente, garantendo una maggiore qualità dell'intervento e ottimizzando il controllo e lo sviluppo delle risorse utilizzate. Adottato da molto tempo negli Stati Uniti e più recentemente anche in alcuni Paesi del Nord Europa, il BIM è divenuto negli ultimi due anni il catalizzatore degli interessi del mondo delle costruzioni, in seguito alla normativa emanata dal Parlamento Europeo sulla necessità della sua adozione per il settore dei lavori pubblici.
È dunque di importanza strategica per il nostro Paese la collaborazione fra le diverse amministrazioni, che a breve dovranno bandire procedure di appalto utilizzando le nuove metodiche, e tra queste e il mondo della ricerca nel settore, in grado di offrire una formazione adeguata e critica. “La ricerca scientifica non è solo una primogenitura ideativa ed attuativa del BIM, ma anche culturale ed etica - ha affermato il professor Paolo Fiamma - Per poter arrivare a un’adozione consapevole del BIM, anche in Italia, è fondamentale che più soggetti siano in grado di proporre sinergie a livello di sistema per indirizzare l’innovazione a vantaggio di tutti. Il BIM, applicato correttamente, ha già dimostrato ovunque i suoi oggettivi vantaggi anche come nuova efficace risorsa per aumentare la qualità e il controllo della spesa pubblica".
Il protocollo di collaborazione tra l’Agenzia del Demanio e l'Università di Pisa, che segue accordi analoghi già definiti con il Politecnico di Milano, l’Università di Roma "La Sapienza" e di Napoli "Federico II", mira alla sperimentazione del metodo e delle tecnologie per la gestione del patrimonio immobiliare pubblico, rappresentando un ambito di ricerca e di attività strategico per il rilancio complessivo del settore. A seguito di questa firma, Pisa e la Toscana - grazie anche alla sinergia tra diversi soggetti presenti del territorio - si pongono come uno dei centri di sperimentazione delle nuove tecnologie a livello nazionale, documentando l’importanza di un’innovazione per la filiera che possa essere accolta e sviluppata nel tessuto delle imprese e degli enti pubblici. Il BIM è insomma un’occasione da non perdere per ottenere maggiore razionalizzazione della spesa, trasparenza e aumento di produttività del settore delle costruzioni.
Ne hanno parlato:
toscana24.ilsole24ore.com
Nazione Pisa
Pisatoday.it
Pisainformaflash.it
quinewspisa.it
gonews.it
agenziademanio.it
pisanamente.it
Tirreno Pisa (23/02)
Università di Pisa e Agenzia del Demanio uniti per migliorare la qualità e il controllo della spesa nel settore dei lavori pubblici
L’Università di Pisa è fra i primi atenei italiani a sottoscrivere un protocollo d’intesa con l’Agenzia del Demanio per le attività volte alla valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico grazie all’impiego del Building Information Modeling (BIM), la metodologia innovativa per la filiera delle costruzioni, divenuta da alcuni anni una priorità strategica per il nostro Paese, che consente un notevole risparmio di costi e tempi di realizzazione rispetto a qualunque altro metodo tradizionale.
La presentazione dell'accordo è avvenuta nell'ambito del convegno "Il Building Information Modeling in Italia e la cultura delle costruzioni", che si è tenuto venerdì 24 febbraio nell'Aula Magna di Ingegneria dell'Ateneo pisano. All'incontro sono intervenuti il rettore Paolo Mancarella, il direttore generale dell’Agenzia del Demanio, Roberto Reggi, e il direttore del dipartimento di Ingegneria dell’energia dei sistemi del territorio e delle costruzioni (DESTEC), Umberto Desideri. Erano inoltre presenti il vicepresidente nazionale della Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa (CNA), Andrea di Benedetto, il direttore di APES, Giorgio Federici, e il professor Paolo Fiamma, uno dei primi studiosi italiani del metodo del BIM e coordinatore dell'omonimo master di secondo livello dell’Università di Pisa. All'iniziativa ha preso parte anche l'onorevole Ermete Realacci, presidente della Commissione ambiente territorio e lavori pubblici della Camera dei Deputati, che era già intervenuto a Pisa lo scorso luglio per la presentazione della prima edizione del master già citato.
Il BIM è un metodo di modellazione delle informazioni per un manufatto basato su un modello 3D orientato a oggetti, che permette alle diverse figure impegnate nelle diverse fasi del processo-prodotto di interagire contemporaneamente, garantendo una maggiore qualità dell'intervento e ottimizzando il controllo e lo sviluppo delle risorse utilizzate. Adottato da molto tempo negli Stati Uniti e più recentemente anche in alcuni Paesi del Nord Europa, il BIM è divenuto negli ultimi due anni il catalizzatore degli interessi del mondo delle costruzioni, in seguito alla normativa emanata dal Parlamento Europeo sulla necessità della sua adozione per il settore dei lavori pubblici.
È dunque di importanza strategica per il nostro Paese la collaborazione fra le diverse amministrazioni, che a breve dovranno bandire procedure di appalto utilizzando le nuove metodiche, e tra queste e il mondo della ricerca nel settore, in grado di offrire una formazione adeguata e critica. “La ricerca scientifica non è solo una primogenitura ideativa ed attuativa del BIM, ma anche culturale ed etica - ha affermato il professor Paolo Fiamma - Per poter arrivare a un’adozione consapevole del BIM, anche in Italia, è fondamentale che più soggetti siano in grado di proporre sinergie a livello di sistema per indirizzare l’innovazione a vantaggio di tutti. Il BIM, applicato correttamente, ha già dimostrato ovunque i suoi oggettivi vantaggi anche come nuova efficace risorsa per aumentare la qualità e il controllo della spesa pubblica".
Il protocollo di collaborazione tra l’Agenzia del Demanio e l'Università di Pisa, che segue accordi analoghi già definiti con il Politecnico di Milano, l’Università di Roma "La Sapienza" e di Napoli "Federico II", mira alla sperimentazione del metodo e delle tecnologie per la gestione del patrimonio immobiliare pubblico, rappresentando un ambito di ricerca e di attività strategico per il rilancio complessivo del settore. A seguito di questa firma, Pisa e la Toscana - grazie anche alla sinergia tra diversi soggetti presenti del territorio - si pongono come uno dei centri di sperimentazione delle nuove tecnologie a livello nazionale, documentando l’importanza di un’innovazione per la filiera che possa essere accolta e sviluppata nel tessuto delle imprese e degli enti pubblici. Il BIM è insomma un’occasione da non perdere per ottenere maggiore razionalizzazione della spesa, trasparenza e aumento di produttività del settore delle costruzioni.
INVITO STAMPA: Presentazione del protocollo tra Ateneo e Agenzia del Demanio per valorizzare il patrimonio immobiliare pubblico
Si terrà venerdì 24 febbraio, alle ore 11 nell'Aula Magna di Ingegneria, la conferenza stampa di presentazione del protocollo d'intesa tra l’Università di Pisa e l’Agenzia del Demanio per le attività volte alla valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico grazie all’impiego del Building Information Modeling (BIM), la metodologia innovativa per la filiera delle costruzioni, divenuta da alcuni anni una priorità strategica per il nostro Paese, che consente un notevole risparmio di costi e tempi di realizzazione rispetto a qualunque altro metodo tradizionale.
Alla conferenza interverranno il rettore Paolo Mancarella, il direttore generale dell’Agenzia del Demanio, Roberto Reggi, e il direttore del dipartimento di Ingegneria dell’energia dei sistemi del territorio e delle costruzioni (DESTEC), Umberto Desideri. Saranno inoltre presenti il vicepresidente nazionale della Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa (CNA), Andrea di Benedetto, il direttore di APES, Giorgio Federici, e il professor Paolo Fiamma, uno dei primi studiosi italiani del metodo del BIM e coordinatore dell'omonimo master di secondo livello dell’Università di Pisa.
All'iniziativa prenderà parte l'onorevole Ermete Realacci, presidente della Commissione ambiente territorio e lavori pubblici della Camera dei Deputati, che era già intervenuto a Pisa lo scorso luglio per la presentazione della prima edizione del master già citato.
Arriva il fog computing, l’evoluzione del cloud per il mondo dell’Internet of Things
Si chiama fog computing ed è un nuovo paradigma tecnologico che promette di essere un’evoluzione del cloud, utile soprattutto per il mondo dell’Internet of Things. Come funziona? Se oggi la “nuvola” è l’ambiente più usato per gestire le applicazioni a distanza, la “nebbia” offre il vantaggio di supportare meglio le nuove applicazioni informatiche nel nostro mondo connesso, come autoveicoli a guida autonoma, sistemi di monitoraggio remoto dei pazienti, droni per le consegne a domicilio, illuminazione adattiva di strade e abitazioni. Tutto ciò sfruttando un’infrastruttura di calcolo pervasiva che si comporrà di elaboratori ad hoc, router e dispositivi personali come gli smartphone.
Al dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa, con il progetto “Through the Fog” coordinato dal professor Antonio Brogi, i ricercatori hanno studiato e approfondito questo paradigma emergente arrivando a sviluppare due prototipi software che contribuiscono direttamente all’avanzamento dello stato dell’arte per quanto riguarda il fog. Il primo si chiama “FogTorchPi”, ed è uno strumento in grado di stimare con tecniche probabilistiche l’affidabilità e il consumo di risorse di un’applicazione installata su un sistema fog; l’altro è “IoX”, un sistema di scambio messaggi multi-piattaforma che consente ai dispositivi fog di interagire con sensori e attuatori connessi a Internet.
«“Through the Fog” è un progetto di ricerca di base, iniziato a novembre 2015 e interamente finanziato dall’Ateneo pisano al fine di promuovere la collaborazione tra gruppi di ricerca all’interno del dipartimento di Informatica per studiare e approfondire il paradigma emergente del fog computing – spiega il prof. Brogi – Con oltre 50 pubblicazioni scientifiche all’attivo, i due prototipi open-source e la partecipazione al consorzio di standardizzazione OpenFog, il nostro progetto ha raggiunto con successo il suo scopo».
“Through the Fog” si conclude con il workshop di venerdì 24 febbraio, a cui partecipano personalità di spicco provenienti dal mondo accademico, come Maria Gorlatova dall’Università di Princeton, Paul Grefen da TU Eindhoven, Massimo Villari dall’Università di Messina e Valeria Cardellini dall’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, e da quello dell’industria, tra cui Angelo Corsaro di Prismtech e Simone Mangiante di Vodafone. «Con progetti come questo, il dipartimento di Informatica continua a essere una realtà all’avanguardia nel nostro Ateneo, pronta a collaborare e fare ricerca su temi applicativi emergenti che miglioreranno la qualità della nostra vita già dal prossimo futuro», commenta il professor Gian-Luigi Ferrari, direttore del dipartimento.