Pazienti trapiantati di pancreas: eccellenza nel follow-up del percorso di cura pisano
Eccellenza nei risultati conseguiti nel follow-up dei pazienti trapiantati di pancreas. È quanto riconosce la EASD - European association for the study of diabetes alla Sezione dipartimentale di Endocrinologia e metabolismo dei trapianti dell’Aoup diretta dal professor Piero Marchetti, docente del dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell'Università di Pisa, e che formalizzerà nel prossimo congresso annuale (dal 12 al 15 settembre a Monaco di Baviera). In quell’occasione la dottoressa Margherita Occhipinti (nella foto), che lavora nella suddetta struttura, presenterà i dati metabolici a 10 anni dei trapianti di pancreas isolato eseguiti nel Centro trapianti pancreas e rene-pancreas dell’Aoup.
“I risultati conseguiti – dichiara il professor Marchetti - evidenziano percentuali di sopravvivenza dei pazienti e della funzione del pancreas superiori a quelle riportate dai vari registri internazionali, sia in Europa che negli Stati Uniti. Ciò è sostanzialmente dovuto all’unicità della organizzazione di questa attività nell’Aoup, in cui, oltre all’ottimo lavoro del Centro trapianti pancreas e rene-pancreas, diretto dal professor Ugo Boggi, e ai contributi di vari specialisti che con le loro competenze partecipano alla preparazione e alla esecuzione dei trapianti, è previsto un attento e scrupoloso lavoro di follow-up dei pazienti trapiantati. Grazie alla attività ambulatoriale e di ricovero che si effettua nella nostra Sezione dipartimentale - conclude Marchetti – siamo in grado di far fronte alle molteplici emergenze mediche che possono manifestarsi dopo il trapianto, e così garantire ai pazienti risposte rapide anche in situazioni complesse e di elevato rischio” (Ufficio stampa AOUP).
L'Università di Pisa ricorda lo psicologo Jerome S. Bruner
Il 5 giugno scorso, nella sua casa di New York, è morto Jerome S. Bruner, uno dei principali esponenti della rivoluzione cognitivista in psicologia e tra i padri fondatori della psicologia culturale. Studioso versatile, nella sua lunga vita (è morto a 101 anni) si è interessato a tematiche diverse con un approccio interdisciplinare, dando sempre un contributo originale e decisivo: ricordiamo i suoi studi sull'acquisizione del linguaggio, sulla percezione, sulla narrazione e il diritto, sull'apprendimento e sulle metodologie di insegnamento. Da ricordare anche il suo impegno politico-sociale contro il razzismo e la pena di morte.
Amico affezionato dell'Italia e del nostro Ateneo, è venuto a Pisa diverse volte per partecipare a convegni, seminari, corsi di formazione. Nel luglio 2011, nel Palazzo della Sapienza, si è tenuto un seminario dal titolo “Jerome S. Bruner. Law, literature and life” interamente dedicato allo psicologo americano. L’evento era organizzato dalle Scuole di dottorato in “Discipline Umanistiche” e in “Scienze Giuridiche” dell’Università di Pisa, insieme al Centro Interdisciplinare “Scienze per la Pace” ed in collaborazione con la Scuola di dottorato in “Human Sciences – Behaviour and social relations sciences” dell’Università di Macerata.
Per ricordare e omaggiare Bruner, pubblichiamo qui di seguito l'articolo del 2011 in cui avevamo raccontato il suo intervento in Sapienza.
***************
Bruner: letteratura, diritto e vita
Per tre giorni Pisa ha ospitato uno dei più grandi rappresentanti della psicologia contemporanea: Jerome Bruner. Studioso di psicologia, di diritto e di letteratura, Bruner, uno dei padri del cognitivismo e della psicologia culturale, può essere definito un grande umanista dei nostri tempi. L’ultimo dei tre incontri, che si è tenuto il 6 luglio a giurisprudenza, è stato dedicato ai rapporti tra diritto, letteratura e vita. Un incontro molto partecipato, tanto che è stato necessario trovare un’aula più grande, mentre il novantaseienne professor Bruner aspettava pazientemente su una panchina nel cortile della Sapienza.
Poi l’aula è stata scelta, si è riempita, e alla fine, sorridente e appoggiandosi sul suo bastone è entrato in aula Jerome Bruner, che risponde abbastanza ai cliché del vecchio saggio, con la faccia abbronzata e segnata da profonde rughe e gli occhi ingranditi e un po’ deformati dalle lenti degli occhiali. Dopo le presentazioni di Daria Coppola e Pierluigi Consorti, Bruner è “saltato”, come ha affermato, al cuore del tema del suo intervento: la necessità del rapporto tra letteratura e diritto, quindi la necessità di una forte interdisciplinarità nella ricerca e nella didattica accademica. Quell’ interdisciplinarità che, ha riconosciuto Consorti nella sua introduzione, suona ancora scandalosa, specialmente in ambito giuridico in Italia.
Il rapporto tra letteratura e diritto è invece secondo Bruner fondamentale: sia la letteratura che il diritto descrivono, ognuno a suo modo, la realtà sociale in cui hanno radici comuni. Mentre la letteratura però esplora le possibilità della vita, ciò che potrebbe essere, il diritto impone delle costrizioni, limita le possibilità dentro delle norme, ed è sostenuto in questa limitazione dal complesso e potente apparato repressivo (magistratura e forze dell’ordine) di cui sono dotati gli stati moderni. Nelle aule di tribunale anglosassoni, i testimoni cominciano alzando la mano destra e dicendo “Giuro di dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità”. È impossibile, chiosa Bruner ridendo, però è chiaro che il diritto vuole la verità, mentre la letteratura vuole la verosimiglianza, ha come criterio ciò che è umanamente possibile. Nonostante le loro grandissime differenze, diritto e letteratura hanno però bisogno l’uno dell’altra, condividono un approccio umano alla nostra condizione: condividono un modo di pensare “narrativo”, il modo in cui diamo senso alla condizione umana.
Per definire cosa è la narrazione Bruner ha come punto di riferimento un grande del pensiero classico, Aristotele, e il suo concetto di “peripeteia”, lo sconvolgimento delle attese per un evento imprevisto. Al centro di ogni buona storia c’è una violazione di un codice di norme, perchè ogni storia ha una sottostante assunzione di valori: la narrazione procede col tentativo di rimettere a posto le cose, di trovare una soluzione allo sconvolgimento che è successo. Un altro grande punto di riferimento è Michail Bachtin quando afferma che la funzione della letteratura è di rendere strano ciò che è familiare. Bruner mima la letteratura: la letteratura ti acchiappa per la giacca e dice “Ehi , aspetta un momento! Ti pare normale tutto questo?”. La letteratura ha quindi un carattere sovversivo e disturbante.
Nel suo corso ad Harvard Bruner ha deciso di alternare di settimana in settimana lo studio di casi giuridici allo studio di casi letterari: ad esempio è stato chiesto agli studenti di fare un’analisi giuridica dell’Orestea di Eschilo, che è particolarmente significativa per i suoi rapporti con il diritto. Allo stesso tempo anche i casi giuridici vengono studiati dal punto di vista letterario. La giustizia e il diritto devono gestire il conflitto tragico, e hanno bisogno della letteratura per comprendere la tragedia.
“Le tre giornate con Jerome Bruner” afferma Daria Coppola, del Dipartimento di Linguistica, una delle organizzatrici dell’iniziativa “sono state un’importante occasione di apertura dell’Università, di contatto tra il mondo accademico, la provincia, il comune e le scuole del territorio. Spesso all’università si raggiungono risultati nel campo della ricerca di cui le scuole sono del tutto all’oscuro. Allo stesso tempo nelle scuole molti insegnanti sperimentano sul campo metodologie innovative che sarebbero estremamente interessanti per il mondo accademico. Gli incontri con Bruner sono stati una preziosa occasione non solo per riflettere assieme su temi importanti, ma anche per prendere contatti e gettare i semi per future collaborazioni.”
“L’importanza di figure come Bruner” continua Coppola “sta anche nel suo insistere sull’interdisciplinarità della ricerca e dell’attività accademica. A volte ci si chiude a coltivare il proprio giardinetto e si guarda solo a quello, senza accorgersi, a causa dei muri di recinzione, degli altri giardini che ci circondano; se si abbattessero le recinzioni, anziché avere tanti piccoli giardini avremmo un bel parco da coltivare assieme, con maggior beneficio per tutti. Oggi, con l’affermarsi di modelli aziendali anche per l’università, si insiste troppo sulla competizione e poco sulla collaborazione. Un grande maestro come Bruner ci ricorda che nel 21° secolo la ricerca o è interdisciplinare o non è”.
(7 luglio 2011)
A Ingegneria un convegno sul progetto europeo di aeronautica "Get FuTuRe"
Giovedì 16 giugno, a partire dalle ore 9, nell’Aula Magna “Ulisse Dini” della Scuola di Ingegneria dell’Università di Pisa, si svolgerà il convegno “Future of Aeronautics and Clean Sky - GetFuTuRe Project Role”. Parteciperanno i rappresentanti del Consorzio GeTFuTuRe (Università di Pisa, AM Testing, Catarsi Srl), le istituzioni locali, i dirigenti delle principali industrie aeronautiche Europee (Clean Sky members: Avio Aero, Rolls-Royce, Airbus, Safran Aircraft Engine, MTU), i dirigenti di General Electric Nuovo Pignone e funzionari della Comunità Europea “Clean Sky”. Porteranno i saluti iniziali il prorettore vicario Nicoletta De Francesco, il presidente della Scuola di Ingegneria Massimo Ceraolo e il direttore del dipartimento di Ingegneria civile e industriale Donato Aquaro.
Il progetto GeT FuTuRe, coordinato dall’Università di Pisa, è stato premiato nell’ambito del Clean Sky Forum, il programma europeo di ricerca che si occupa dell'impatto ambientale dell'aeronautica. Cofinanziato dalla Comunità Europea con circa 2,2 milioni di euro e sviluppato da un consorzio composto dall’Università di Pisa, dalla spin off AM Testing di Pisa e dalla azienda Catarsi Costruzioni Meccaniche di Fornacette, GeT FuTuRe ha l’obiettivo di validare le prestazioni di un sofisticato sistema di ingranaggi realizzato da Avio Aero, azienda leader a livello mondiale nelle trasmissioni aeronautiche.
Ricercatrice dell’Università di Pisa premiata da Louis Ignarro, Nobel per la medicina
Alma Martelli, ricercatrice del dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa, è stata premiata dal professor Louis Ignarro, Nobel per la medicina, con il "Ciro Coletta Young Investigator Award" nell'ambito del congresso mondiale "4th International Conference on the Biology of Hydrogen Sulfide” che si è svolto a Napoli a giugno.
La ricercatrice si occupa da anni della farmacologia del solfuro d'idrogeno (H2S) e ha ricevuto il riconoscimento per la migliore “oral communication”. La sua presentazione, intitolata "Vascular Effects of p-Carboxyphenyl-Isothiocyanate, a novel H2S-donor", verteva sulle proprietà vasodilatatorie degli isotiocianati, delle molecole presenti in molte piante comunemente usate nell'alimentazione, come ad esempio il cavolo o i broccoli, che risultano particolarmente interessanti per le loro proprietà farmaceutiche e nutraceutiche.
Il gruppo di ricerca di farmacologia di cui la dottoressa Martelli fa parte, costituito dal professor Vincenzo Calderone, dalla professoressa Maria Cristina Breschi, dalla dottoressa Lara Testai e dalla dottoressa Valentina Citi, lavora da tempo sugli isotiocianati. La scoperta dei ricercatori è che queste molecole sono in grado di rilasciare lentamente il solfuro d'idrogeno, un gas che fino a pochi anni fa era conosciuto solo per le sue proprietà altamente tossiche che si verificano quando è a concentrazioni relativamente elevate. In realtà, studi recenti hanno mostrato che il solfuro d'idrogeno è presente fisiologicamente nel nostro organismo e che svolge un’azione di modulazione positiva del tono vascolare. La ricerca di molecole che siano in grado di rilasciarlo in maniera lenta e graduale, mimando quello endogeno, assume quindi un notevole rilievo come nuovo traguardo nel trattamento delle patologie cardiovascolari.
Ricercatrice dell’Università di Pisa premiata da Louis Ignarro, Nobel per la medicina
Alma Martelli, ricercatrice del dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa, è stata premiata dal professor Louis Ignarro, Nobel per la medicina, con il "Ciro Coletta Young Investigator Award" nell'ambito del congresso mondiale "4th International Conference on the Biology of Hydrogen Sulfide” che si è svolto a Napoli a giugno.
La ricercatrice si occupa da anni della farmacologia del solfuro d'idrogeno (H2S) e ha ricevuto il riconoscimento per la migliore “oral communication”. La sua presentazione, intitolata "Vascular Effects of p-Carboxyphenyl-Isothiocyanate, a novel H2S-donor", verteva sulle proprietà vasodilatatorie degli isotiocianati, delle molecole presenti in molte piante comunemente usate nell'alimentazione, come ad esempio il cavolo o i broccoli, che risultano particolarmente interessanti per le loro proprietà farmaceutiche e nutraceutiche.
Il gruppo di ricerca di farmacologia di cui la dottoressa Martelli fa parte, costituito dal professor Vincenzo Calderone, dalla professoressa Maria Cristina Breschi, dalla dottoressa Lara Testai e dalla dottoressa Valentina Citi, lavora da tempo sugli isotiocianati. La scoperta dei ricercatori è che queste molecole sono in grado di rilasciare lentamente il solfuro d'idrogeno, un gas che fino a pochi anni fa era conosciuto solo per le sue proprietà altamente tossiche che si verificano quando è a concentrazioni relativamente elevate. In realtà, studi recenti hanno mostrato che il solfuro d'idrogeno è presente fisiologicamente nel nostro organismo e che svolge un’azione di modulazione positiva del tono vascolare. La ricerca di molecole che siano in grado di rilasciarlo in maniera lenta e graduale, mimando quello endogeno, assume quindi un notevole rilievo come nuovo traguardo nel trattamento delle patologie cardiovascolari.
Ne hanno parlato:
AGI
InToscana.it
Tirreno Pisa
Nazione Pisa
gonews.it
QuiNewsPisa.it
Al Polo Piagge un convegno su ambiente e salute
Il 15 e il 16 giugno, presso il Polo Didattico delle Piagge dell’Università di Pisa, si terrà il convegno “Ambiente e Salute: molte dimensioni e molti attori per la prevenzione”, organizzato dalla Società Italiana di Igiene (SITI), insieme con la Società Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale (SIMLII), l'Associazione Italiana di Epidemiologia (AIE) e l'Associazione Italiana Igienisti Industriali (AIDII).
Il convegno, che ha il patrocinio di numerosi Enti e dei Ministeri della Salute e dell’Ambiente, affronterà nel primo giorno il tema dell’inquinamento ambientale in modo multi-disciplinare. Le relazioni riguarderanno la valutazione del rischio ambientale per la salute ai fini della prevenzione (M. Ferrante; P. Apostoli, M.L. Scapellato e D. Cavallo), l’individuazione e la misura degli impatti dei rischi ambientali per la salute (M. Triassi, M. Conversano, A. Cristaudo, G. Bartolucci, C. Aprea), la raccolta e correlazione dei dati epidemiologici ed ambientali (F. Bianchi, E. Cadum, M.G. Petronio) e il coinvolgimento dei cittadini per favorire scelte politiche consapevoli (G. Privitera, A. Carducci, e G. Borrelli).
La seconda giornata sarà dedicata al tema "Aria e salute" e sarà l’occasione per presentare i primi risultati del Progetto Europeo MAPEC-Life, che ha visto coinvolta anche l’Università di Pisa in uno studio sugli effetti dell’inquinamento sulle cellule dei bambini delle scuole elementari.
Saranno inoltre presentati altri progetti europei Life, uniti in rete col progetto MAPEC: LIFE MED HISS: Mediterranean Health Interview Surveys Studies: long term exposure to air pollution and health surveillance; LIFE-HIA 21, “Valutazione partecipata degli impatti sanitari, ambientali e socioeconomici derivanti dal trattamento di rifiuti urbani”; LIFE GIOCONDA “I giovani contano nelle decisioni su ambiente e salute”; LIFE-PERSUADED “Phthalates and bisphenol A biomonitoring in Italian mother-child pairs: link between exposure and juvenile diseases”; CROME-LIFE “Cross-Mediterranean Environment and Health Network; LIFE- AIRUSE “Testing and Development of air quality mitigation measures in Southern Europe”.
Il convegno si chiuderà con una sessione dal titolo “L’inquinamento dell’aria: gli attori della prevenzione” nella quale interverranno i rappresentanti degli Enti coinvolti nella complessa gestione di questo problema.
Google premia una ricerca dell’Università di Pisa
Ancora un premio da Google al gruppo di ricerca del dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa guidato dal professor Paolo Ferragina, che ormai da molti anni ha in attivo una collaborazione scientifica con l’azienda americana. Il progetto premiato si chiama “From Brotli to personalized data compression” ed è incentrato su Brotli, un innovativo formato di compressione sviluppato da Google per ottimizzare la navigazione web, aumentando la compressione dei dati e riducendo i tempi di trasmissione e decompressione all'interno del browser.
“Siamo molto soddisfatti di questo nuovo riconoscimento che Google ha attribuito alle nostre ricerche, questa volta nel contesto dell'Information Theory e della Data Compression – ha commentato Paolo Ferragina. Si tratta di studi portati avanti da più di 15 anni e che, dopo un'inevitabile fase speculativa che ha generato diverse pubblicazioni su importanti conferenze e riviste internazionali dell'Informatica teorica, stanno trovando interessanti applicazioni, quali appunto quelle su cui lavoreremo insieme ai ricercatori di Google. Mi aspetto anche, come spesso accade in collaborazioni industriali prestigiose, che questa ricerca possa individuare nuovi e più avvincenti problemi teorici da investigare nel futuro”.
La collaborazione del gruppo di ricerca del professor Ferragina con Google va avanti dal 2010 grazie a due Faculty Award che avevano premiato (negli anni 2010 e 2013) i risultati ottenuti in un altro campo di indagine, ossia quello dell'annotazione semantica di testi e sue applicazioni ai motori di ricerca. Questa collaborazione ha portato già ad altri risultati scientifici quali la realizzazione dell'annotatore per testi TagMe, che ha servito circa 400 milioni di query in questi sei anni di attività, e dell'annotatore semantico per interrogazioni ai motori di ricerca SMAPH, che ha vinto il primo premio dell'ERD Challenge Query Track (istituito dalla conferenza ACM SIGIR 2014), sviluppato in collaborazione con ricercatori Google e del gruppo del professor Hinrich Schutze dell’eUniversità di Monaco.
“La soddisfazione per questo riconoscimento è doppia perché esso va a consolidare ed espandere il rapporto di ricerca con Google interessando ora un altro ambito di indagine diverso dal precedente e sottolineando così l’eccellenza della ricerca algoritmica pisana sulla memorizzazione compressa, l'indicizzazione, e la ricerca su un ampio spettro di big data (testi, grafi, raw data) – aggiunge Ferragina – Tale collaborazione ha favorito in questi anni anche scambi di dottorandi, alcuni dei quali hanno ricevuto offerte di lavoro da Google, dimostrando così la qualità non soltanto delle nostre ricerche ma anche della nostra formazione dottorale in Informatica. Spero che questo nuovo ambito di indagine incrementerà le opportunità per i nostri giovani ricercatori”.
Google premia una ricerca dell’Università di Pisa
Ancora un premio da Google al gruppo di ricerca del dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa guidato dal professor Paolo Ferragina, che ormai da molti anni ha in attivo una collaborazione scientifica con l’azienda americana. Il progetto premiato si chiama “From Brotli to personalized data compression” ed è incentrato su Brotli, un innovativo formato di compressione sviluppato da Google per ottimizzare la navigazione web, aumentando la compressione dei dati e riducendo i tempi di trasmissione e decompressione all'interno del browser.
“Siamo molto soddisfatti di questo nuovo riconoscimento che Google ha attribuito alle nostre ricerche, questa volta nel contesto dell'Information Theory e della Data Compression – ha commentato Paolo Ferragina. Si tratta di studi portati avanti da più di 15 anni e che, dopo un'inevitabile fase speculativa che ha generato diverse pubblicazioni su importanti conferenze e riviste internazionali dell'Informatica teorica, stanno trovando interessanti applicazioni, quali appunto quelle su cui lavoreremo insieme ai ricercatori di Google. Mi aspetto anche, come spesso accade in collaborazioni industriali prestigiose, che questa ricerca possa individuare nuovi e più avvincenti problemi teorici da investigare nel futuro”.
La collaborazione del gruppo di ricerca del professor Ferragina con Google va avanti dal 2010 grazie a due Faculty Award che avevano premiato (negli anni 2010 e 2013) i risultati ottenuti in un altro campo di indagine, ossia quello dell'annotazione semantica di testi e sue applicazioni ai motori di ricerca. Questa collaborazione ha portato già ad altri risultati scientifici quali la realizzazione dell'annotatore per testi TagMe, che ha servito circa 400 milioni di query in questi sei anni di attività, e dell'annotatore semantico per interrogazioni ai motori di ricerca SMAPH, che ha vinto il primo premio dell'ERD Challenge Query Track (istituito dalla conferenza ACM SIGIR 2014), sviluppato in collaborazione con ricercatori Google e del gruppo del professor Hinrich Schutze dell’eUniversità di Monaco.
“La soddisfazione per questo riconoscimento è doppia perché esso va a consolidare ed espandere il rapporto di ricerca con Google interessando ora un altro ambito di indagine diverso dal precedente e sottolineando così l’eccellenza della ricerca algoritmica pisana sulla memorizzazione compressa, l'indicizzazione, e la ricerca su un ampio spettro di big data (testi, grafi, raw data) – aggiunge Ferragina – Tale collaborazione ha favorito in questi anni anche scambi di dottorandi, alcuni dei quali hanno ricevuto offerte di lavoro da Google, dimostrando così la qualità non soltanto delle nostre ricerche ma anche della nostra formazione dottorale in Informatica. Spero che questo nuovo ambito di indagine incrementerà le opportunità per i nostri giovani ricercatori”.
Ne hanno parlato:
InToscana.it
StampToscana.it
QuiNewsPisa.it
PisaInformaFlash.it
«Una Costituzione migliore?»
Da più di trent’anni il tema delle riforme della Costituzione è all’attenzione del dibattito pubblico. Commissioni bicamerali, comitati governativi, gruppi di lavoro hanno cercato di definire soluzioni diverse per il funzionamento delle nostre istituzioni repubblicane. Fino ad oggi, l’unico risultato prodotto è la riforma del Titolo V della Costituzione, approvata nel 2001. Ora, il Parlamento è giunto ad un passo da una riforma che, con ogni probabilità, sarà sottoposta a referendum popolare: con essa si intende superare il bicameralismo paritario, si ridefiniscono i rapporti tra Stato e Regioni, si aboliscono il CNEL e le Province, si interviene su altri aspetti non del tutto marginali del testo costituzionale. Una riforma piuttosto ampia (ben 45 articoli della Costituzione su 139 verrebbero modificati, un terzo), che ha suscitato reazioni contrastanti, sia nell’opinione pubblica che nel mondo scientifico di riferimento.
Il volume “Una Costituzione migliore? Contenuti e limiti della riforma costituzionale” (Pisa University Press, 2016) di Emanuele Rossi, docente di Diritto costituzionale alla Scuola Superiore Sant’Anna, cerca di spiegare, con un linguaggio semplice ma rigoroso, i contenuti della riforma, analizzandone i punti di forza e di debolezza, le scelte opportune e gli errori commessi. Il suo obiettivo è di aiutare a decidere, in un senso o nell’altro, quando si andrà a votare per il referendum nell’autunno 2016.
Pubblichiamo qui di seguito la considerazione conclusiva del libro, che il 7 giugno è stato presentato a Palazzo Montecitorio, con interventi del ministro Maria Elena Boschi, Luciano Violante, Massimo Luciani, Paolo Fontanelli. Moderava l’incontro il giornalista Bruno Manfellotto.
Guarda il video della presentazione alla Camera.
****************
Come nel caso delle precedenti riforme, anche la presente è stata ed è oggetto di valutazioni contrastanti, sia in ambito politico (ma questo è del tutto scontato, considerati i criteri che muovono tale valutazioni) come anche, però, in ambito costituzionalistico (in merito alle posizioni espresse in ambito giuridico e costituzionale v. Plutino, 2014: 135 ss.). Tralascio le prime, mentre dico due parole sulle seconde.
Le tesi più estreme indicano i rischi della riforma in atto da un lato sul versante dell’assetto complessivo della Costituzione, ritenendo che con la riforma si produrrebbe una “devastazione costituzionale” (Ferrara, 2015). D’altro canto, si sottolineano i rischi sull’assetto dei poteri: secondo l’appello redatto da Gustavo Zagrebelsky e sottoscritto da altri autorevoli costituzionalisti, e veicolato da Libertà e giustizia, “le riforme in campo sono tutte orientate all’umiliazione del Parlamento, nella sua prima funzione, la funzione rappresentativa”, in quanto “la cancellazione della elezione diretta dei senatori, la drastica riduzione dei componenti — lasciando immutato il numero dei deputati — la composizione fondata su persone selezionate per la titolarità di un diverso mandato (e tratta da un ceto politico di cui l’esperienza dimostra la prevalente bassa qualità) colpiscono irrimediabilmente il principio della rappresentanza politica e gli equilibri del sistema istituzionale. Il vero obiettivo della riforma è lo spostamento dell’asse istituzionale a favore dell’esecutivo”. Va precisato che tali posizioni sono sostenute con riguardo al “combinato disposto” riforma costituzionale - legge elettorale Italicum, che produrrebbe, secondo tali autori, gli effetti indicati.
Altri (mi riferisco in particolare al Presidente emerito della Corte costituzionale Ugo de Siervo, in una lettera-appello inviata a tutti i costituzionalisti) esprime una valutazione complessiva assai negativa sul testo di riforma, ma “fondata sul merito di alcune delle maggiori scelte che vengono operate nel testo di revisione costituzionale e non, invece, su valutazioni essenzialmente politiche”. Indicando nel dettaglio le ragioni di tale critica, egli conclude ritenendo che la riforma costituzionale “non risolverebbe molti problemi che dice di voler affrontare e addirittura produrrebbe nuovi gravi danni alle nostre istituzioni democratiche. Alcuni dei contenuti del disegno di legge costituzionale che potrebbero anche essere condivisi non possono minimamente giustificare l’introduzione nella nostra Costituzione di norme e istituzioni inadeguate, inefficaci o indegne di una piena e moderna democrazia”.
Sul versante opposto si possono registrare le posizioni di altri costituzionalisti, che hanno a più riprese sottolineato gli effetti positivi della riforma complessivamente considerata, rilevando che essa, costituendo l’approdo di molti anni di dibattiti riformatori, offre risposte soddisfacenti ai problemi di carattere istituzionale emersi nel corso dell’esperienza repubblicana (l’instabilità politica, i limiti del bicameralismo paritario, il mancato riconoscimento della presenza delle autonomie regionali in Parlamento, e così via); si pone in continuità con le riforme realizzate o tentate nella grandi democrazie a forma di Stato decentrata (Ceccanti, 2015), ed “avvicina l’Italia alle grandi democrazie europee e ci permette di affrontare con strumenti più efficaci l’Europa” (Caravita, 2016). Qualcuno ha addirittura parlato di un “miracolo” (“davvero siamo vicini al miracolo di una riforma del Parlamento”: Fusaro, 2016).
Nel corso dei lavori di discussione ed approvazione parlamentare, notevole è stato il contributo dei costituzionalisti al dibattito sulla riforma; contributo rivolto, come anche in queste pagine si è cercato di dar conto, a segnalare i limiti delle singole soluzioni individuate: e ciò sia nel corso delle molte audizioni parlamentari come anche con numerosi interventi nella varie riviste giuridiche e su organi di informazione. E tuttavia questa massa di interventi non ha contribuito ad una buona qualità dell’articolato finale: ferme restando infatti le “grandi scelte politiche” – sulle quali possono esprimersi posizioni diverse, in relazione all’ottica da cui le si guardi –, sembra infatti evidente che il testo uscito dal Parlamento è, perlomeno da un punto di vista tecnico e quindi di funzionalità del sistema, assai deficitario. Come ben ha sintetizzato un autorevole costituzionalista, se le finalità generali del progetto sono ben giustificate, bisogna anche riconoscere che nel disegno di legge vi sono “scelte viziate da veri e propri errori di sintassi costituzionale” (Cheli, 2014).
Tale considerazione porta molti a domandarsi (e a domandare ai costituzionalisti) come sia possibile che ciò avvenga, e se non vi siano meccanismi in grado di supportare (ed eventualmente controllare) l’attività di chi è chiamato a scrivere ed approvare le disposizioni costituzionali. Come ho cercato di indicare nel corso dell’esposizione, infatti, vi sono alcuni evidenti errori oggettivi nel testo: come è possibile che (almeno) questi non siano stati evitati?
La risposta a queste domande non è facile, né può essere questa la sede per darvi risposta. Certamente vi è un problema di qualità della classe politica, come anche vi è un problema di funzionalità degli uffici di supporto all’attività legislativa (funzionalità che prescinde dalla qualità, talvolta eccellente, dei singoli funzionari parlamentari). Considerando poi che l’attuale disegno di legge riformatorio è stato predisposto e seguìto da vicino dal Governo, anche durante la discussione parlamentare, si deve parlare altresì di “qualche improvvisazione concettuale ed una notevole inadeguatezza tecnica” da parte dell’esecutivo (De Siervo, 2015b). Ma forse si dovrebbe ragionare di un problema assai più complesso, e cioè della capacità di operare riforme costituzionali così ampie in un contesto politico come quello dato. E, più in generale, ci si dovrebbe interrogare se revisioni costituzionali organiche possano essere realizzate in assenza di un momento costituente vero e proprio, vale a dire in condizioni storiche e sociali a ciò adeguate: detto in altri termini, se riforme come queste possano essere prodotte dal potere costituito e non richiedano invece l’esercizio di potere costituente.
Limitando qui il discorso a piani più modesti, quello che ci si deve augurare, in vista del referendum che con ogni probabilità si andrà a celebrare, è che in relazione ad esso il dibattito si concentri sui contenuti della riforma, e non su questioni politiche legate ad un leader o ad un altro, alla necessità di far vincere uno schieramento politico o all’opportunità di farlo perdere. L’art. 138 della Costituzione richiede che gli elettori si esprimano con un sì o con un no su una legge di riforma della Costituzione: questo, e solo questo, dovrebbe essere l’oggetto della decisione. Che poi questo voto abbia riflessi anche su altro è possibile e forse anche inevitabile, e comunque è sempre avvenuto: ma una cosa è votare sì o no alla riforma se su di essa si è d’accordo o meno; altro è votare sì o no perché si vuol far cadere un governo o si vuole premiare questo o quel leader. La differenza mi pare abbastanza evidente.
La speranza è che queste pagine possano aiutare ciascuno a decidere consapevolmente se la legge di riforma faccia della nostra una Costituzione migliore oppure no. E su tale giudizio esprimere il proprio voto.
Emanuele Rossi
Al via il progetto europeo ArchAIDE
Prende ufficialmente il via il progetto ArchAIDE (Archaeological Automatic Interpretation and Documentation of cEramics) finanziato dalla Comunità Europa nel programma Horizon 2020. Il progetto, di cui il Dipartimento di Civiltà e forme del sapere dell’Università di Pisa è coordinatore, verrà presentato pubblicamente alla stampa e alla comunità scientifica al kick off meeting di martedì 14 giugno 2016, alle ore 10 presso la Gipsoteca di Arte Antica in Piazza San Paolo all’Orto 20. Sono partner del progetto istituti di ricerca e aziende private di 5 paesi: Consiglio Nazionale delle Ricerche – ISTI (Italy), Tel Aviv University (Israel), University of York (United Kingdom), Universitat de Barcelona (Spain); Universitaet zu Koeln (Germany); Baraka Arqueologos s.l. (Spain); Elements centro de gestio i difusio de patrimoni cultural (Spain); Inera srl (Italy).
Il progetto, di durata triennale, svilupperà una App altamente innovativa che mira a rivoluzionare la pratica archeologica attraverso il riconoscimento automatico dei frammenti ceramici, elementi chiavi per la datazione e la comprensione dei contesti storici. L’obiettivo è quello di aiutare gli archeologi a ridurre tempi e costi di una parte fondamentale del loro lavoro attraverso uno strumento molto pratico, utilizzabili con facilità direttamente sul campo e in qualunque parte del mondo, realizzato delle più avanzate tecnologie ICT. ArchAIDE mira inoltre a migliorare l’accesso e la valorizzazione del patrimonio archeologico europeo attraverso la creazione e l’implementazione di un database open data che permetterà il riutilizzo di tutte le informazioni che verranno prodotte sia dal team di progetto sia dagli users della App.
“ArchAIDE è un progetto ambizioso che si rivolge a tutti gli operatori del mondo archeologico, dai liberi professionisti alle ditte archeologiche, dai ricercatori ai curatori museali, ai funzionari pubblici, in un’ottica di collaborazione globale le cui parole chiave sono innovazione, sostenibilità e condivisione”, spiega la professoressa Letizia Gualandi dell’Ateneo pisano, coordinatrice del progetto.
Insieme a lei alla presentazione saranno presenti i professori dell’Università di Pisa Paolo Barale e Alessandro Polsi e per le istituzioni e le aziende partner Julian D. Richards (University of York), Lior Wolf (Tel Aviv University), Jaume Buxeda i Garrigós (Universitat de Barcelona), Matteo Delle Piane (Consiglio Nazionale delle Ricerche – ISTI), Michael Heinzelmann (Universitaet zu Koeln), Miguel Ángel Hervás (Baraka Arqueologos s.l.), Llorenç Vila Socias (Elements centro de gestio i difusio de patrimoni cultural), Massimo Zallocco (Inera srl).