Nota dell'Università di Pisa in relazione all'articolo 'L'anzianità negata riconosciuta dal giudice del lavoro'
L'articolo "L'anzianità negata riconosciuta dal giudice del lavoro", pubblicato nell'edizione de "La Nazione" di martedì 31 gennaio, riguarda una vertenza di due dipendenti contro l'Università di Pisa per il mancato riconoscimento al personale neoassunto, ai fini della progressione di carriera, dei periodi di lavoro a tempo determinato. Al riguardo, l'Ateneo comunica di aver applicato in maniera corretta quanto previsto dalla contrattazione collettiva, che non riconosce ai fini della progressione di carriera l'attività di lavoro a tempo determinato prestata prima dell'assunzione a tempo indeterminato. La decisione del giudice del lavoro è la conseguenza della giurisprudenza della Corte Europea di Giustizia, riferita ad altro comparto e per altro applicata in modo difforme dalla Corte di Cassazione, in linea con il comportamento seguito dall'Ateneo.
Un ebook e materiali formativi per aspiranti imprenditori
Il Progetto ENDuRE - European Network of Design for Resilient Entrepreneurship – è giunto alla conclusione. ENDuRE è stato finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito dell’Erasmus+ “Knowledge Alliances”, che ha visto l’Università di Pisa capofila di un partenariato che per l’Italia ha coinvolto anche il Polo Tecnologico di Navacchio e l'agenzia formativa CEDIT, insieme a università e aziende della Danimarca e del Regno Unito.
Ideato come approccio innovativo per educare all’imprenditorialità, ENDuRE si è posto l’obiettivo di accrescere la resilienza e la competitività delle start-up europee. I partner accademici e aziendali hanno sviluppato un programma olistico per trasformare le idee imprenditoriali in attività tecnicamente ed economicamente solide.
Le metodologie e i materiali sviluppati in questi due anni di attività, sono ora disponibili sul sito ufficiale del progetto. “Start-upper, imprenditori, università, parchi tecnologici e tutti gli altri attori rilevanti dell’ecosistema imprenditoriale potranno accedere liberamente ai materiali. Queste risorse, create per studenti universitari, laureati e potenziali imprenditori, sono scalabili, trasferibili e adattabili a start-up a vari livelli di sviluppo e maturità” ha dichiarato il professore Gualtiero Fantoni, coordinatore scientifico del progetto.
Tra i vari materiali fruibili si distingue il primo volume di una collana di ebook sull’imprenditorialità. Questo ambizioso progetto editoriale raccoglie finora i contributi di 37 esperti sul tema dell’imprenditorialità provenienti da tutto il mondo. Nei mesi scorsi è stato completato e pubblicato il primo volume (Social), mentre i due successivi (Knowledge e Business, rispettivamente) sono in preparazione e saranno disponibili entro l’anno, ma sono ancora aperti ad accogliere il contributo di docenti, imprenditori o altri attori dell’ecosistema dell’imprenditorialità.
Tutti i risultati prodotti possono essere riassunti in due categorie principali:
Materiali per la creazione di un percorso formativo
• ENDuRE Program - Step-by-step Guide: abbiamo sviluppato la metodologia ENDuRE e la mettiamo a disposizione delle università europee e di tutte le organizzazioni interessate
• ENDuRE Program - Experience and Findings: abbiamo riportato le esperienze dei partner universitari nella realizzazione dei corsi di formazione e le principali lezioni che abbiamo imparato
• ENDuRE Mobility - Report and Findings: la nostra metodologia comprende un periodo di formazione all’estero di due mesi per alcune start-up selezionate che vengono ospitate da un’azienda matura. Abbiamo voluto raccontare come tale attività potrebbe essere replicata da altre organizzazioni
Materiali e contenuti per la formazione
• Materiali utilizzati durante il corso: abbiamo raccolto tutte le risorse, metodologie e strumenti adottati durante i corsi ENDuRE organizzati dai tre atenei che sono facilmente scaricabili
• Primo volume dell’e-book (Social): il primo volume è disponibile gratuitamente online. I successivi due volumi (Knowledge e Business, rispettivamente) sono in preparazione.
• Research & Reports: entra in contatto con i nostri esperti e lasciati ispirare dalle loro esperienze
Inchiostro di grafene per stampare circuiti e dispositivi elettronici
Ricercatori dell’Università di Manchester e dell’Università di Pisa hanno dimostrato la possibilità di realizzare circuiti e dispositivi elettronici con una nuova tecnologia basata sulla stampa a getto di inchiostro di grafene e altri materiali bidimensionali. Il gruppo di ricerca dell’Università di Manchester, guidato dalla professoressa Cinzia Casiraghi, ha sviluppato un metodo per la produzione di inchiostri a base d’acqua contenenti materiali bimensionali, che potrebbero trasformare le eterostrutture di cristalli bidimensionali da prodotti di laboratorio in prodotti commerciali. Con tali inchiostri, i ricercatori dell’Università di Pisa e di Manchester hanno creato memorie digitali.
Il grafene è il primo materiale bidimensionale: 200 volte più forte dell’acciaio, leggero, flessibile e più conduttivo del rame. Da quando è stato isolato, nel 2004, la famiglia dei materiali bidimensionali è diventata molto numerosa. Usando il grafene e altri materiali bidimensionali, gli scienziati possono affiancare e sovrapporre strati come fossero mattoncini Lego in una sequenza desiderata, chiamata “eterostruttura”, per realizzare dispositivi dedicati ad applicazioni specifiche.
“Con eterostrutture verticali e laterali è possibile ottenere un numero enorme di combinazioni tra cui selezionare le proprietà e le geometrie più adatte per ogni uso – dice il professor Giuseppe Iannaccone, docente di Elettronica al dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa – Stiamo esplorando con attenzione e pragmatismo le potenzialità applicative dei materiali bidimensionali, tenendo presente che storicamente l’introduzione di nuovi materiali e nuove tecnologie di produzione ha continuamente ampliato gli impieghi dell’elettronica”.
Fino ad oggi gli inchiostri per realizzare eterostrutture con metodi semplici e a basso costo erano lontani dall’ideale, perché usavano solventi tossici o richiedevano processi costosi e lenti. “I nuovi inchiostri sviluppati dall’Università di Manchester sono a base d’acqua e biocompatibili e sono adatti a una tecnologia a basso costo come la stampa a getto di inchiostro – aggiunge il professor Gianluca Fiori, anche lui docente di Elettronica al dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa – Per questo motivo stiamo ideando e realizzando con i colleghi di Manchester dispositivi e circuiti elettronici stampati su substrati flessibili per l’uso in etichette intelligenti, beni di consumo e applicazioni biomedicali”.
Genere e storia. Nuove prospettive di ricerca: al via a Pisa il VII congresso della Società Italiana delle Storiche
Tra il 2 e il 4 febbraio più di 200 studiose e studiosi di molte nazionalità si incontreranno nelle aule del Dipartimento Civiltà e forme del sapere dell’Università di Pisa, della Scuola Superiore Sant’Anna e della Scuola Normale Superiore.
Discuteranno delle ricerche più recenti sulla storia delle donne e sugli studi di genere, in un lungo arco cronologico, dall’antichità all’età contemporanea, e in un ampio spazio geografico, dall’Italia all’Europa, all’America Latina e al Medio Oriente.
L’analisi delle realtà e degli stereotipi della differenza di genere sarà la cornice in cui si inseriranno molti degli argomenti trattati: dal livello profondo della storia delle emozioni alla negoziazione di una sessualità femminile lecita nella piccola posta delle riviste femminili; dalla capacità delle donne di cambiare gli statuti interni di alcune professioni, ad esempio quelle mediche, alla loro presenza in reti e istituzioni internazionali e in movimenti politici. Si discuterà dei manuali scolastici e dei libri per l’infanzia, confrontando l’esperienza italiana con quella di altri paesi europei.
Temi di grande attualità saranno affrontati in una prospettiva storica. Ad esempio il tema dei rapporti fra donne e uomini nel mondo arabo e musulmano, che comunemente conosciamo attraverso immagini eccessivamente semplificate. Il Congresso, che ospita 7 panel dedicati ad alcuni paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, rappresenta un’occasione unica per avvicinarsi a queste realtà e conoscerne le implicazioni non solo per le regioni nordafricane e mediorientali, ma anche per l’Italia e per l’Europa.
Un altro tema centrale è la violenza maschile sulle donne nelle relazioni familiari-affettive. Il mondo cambia, ma la violenza di genere resta, seppure in forme diverse. La ritroviamo in luoghi e tempi molto lontani tra loro, in tutti gli ambienti sociali, culturali, religiosi. Uno sguardo di lungo periodo può essere utile a capire l’importanza che ha avuto il diritto romano nell’attribuire al padre di famiglia l’obbligo di correggere, anche con la violenza, moglie, figli e servi da lui dipendenti. Dalla famiglia alla società le gerarchie di potere si sono strutturate intorno alla figura del padre. Ma non tutte le donne subivano passivamente la violenza dei mariti. Alcuni interventi al congresso ci faranno scoprire che tra XII e XVIII secolo la causa di separazione più diffusa era per l’appunto la violenza maritale. Erano le mogli a denunciare mariti troppo maneschi, che oltrepassavano i limiti del loro “diritto di correzione”.
Contribuirà ad approfondire il tema della violenza una mostra fotografica sulle donne egiziane di oggi che sarà inaugurata a Palazzo Vitelli, Lungarno Pacinotti 44, mercoledì 1° febbraio alle ore 17. Le foto, che resteranno esposte fino al 10 febbraio dalle ore 9 alle 17, raccontano le storie di nove giovani donne che, nella loro quotidianità, resistono alle molestie sessuali nell'Egitto in transizione dalla Rivoluzione del 2011 alla controrivoluzione odierna.
Il Congresso della Società Italiana delle Storiche si svolge ogni tre anni. Le ultime edizioni si sono tenute a Napoli e a Padova. Quest’anno è organizzato dal Dipartimento Civiltà e forme del sapere dell’Università di Pisa, in collaborazione con la Scuola Superiore Sant’Anna e la Scuola Normale Superiore.
Con il bando BIHO l’Ateneo investe nella ricerca 1,5 milioni di euro
Per incrementare il numero di progetti finanziati e la competitività dell’Ateneo a livello nazionale e internazionale, l’Università di Pisa ha deciso di investire 1,5 milioni di euro nel settore della ricerca. Con decreto rettorale n. 77 del 25 gennaio 2017, l'Ateneo pisano ha infatti emanato BIHO - Bando Incentivi di Ateneo per le presentazione di proposte Horizon, i cui contenuti sono stati illustrati a professori e ricercatori in un incontro al Polo Carmignani mercoledì 25 gennaio. Dopo i saluti del rettore Paolo Mancarella, sono intervenuti il professor Lisandro Benedetti Cecchi, prorettore per la Ricerca in ambito europeo e internazionale, e i responsabili del Settore Ricerca Unipi, che hanno fatto il punto sulle opportunità di finanziamento in Horizon per l'anno 2017 e sui servizi dell'Università a supporto della progettazione europea.
Le azioni di incentivazione alla partecipazione a Horizon 2020 sono di tre tipi: la prima prevede il finanziamento di meeting internazionali volti alla costituzione del partenariato di progetto, per i professori e i ricercatori a tempo indeterminato e a tempo determinato “senior” che hanno intenzione di presentare, come coordinatori o partner, una proposta Horizon 2020; la seconda è un contributo alle attività di ricerca di professori e ricercatori a tempo indeterminato e a tempo determinato “senior” che hanno presentato, come coordinatori, una proposta Horizon 2020 che ha superato la soglia minima di valutazione ma non è stata finanziata; la terza è un contributo a professori e ricercatori a tempo indeterminato e a tempo determinato “senior” che hanno ottenuto, come coordinatori, il finanziamento di un progetto Horizon 2020.
Il bando BIHO rimarrà aperto per l’intero 2017. Per maggiori dettagli sul bando è possibile consultare questo link.
«Industria 4.0 senza slogan»
Industria 4.0 è al centro dell'attenzione di tutti da ormai diversi mesi. Quali vantaggi ne derivano per le PMI e più in generale per le aziende italiane? Come sfruttare al massimo le opportunità che ne scaturiscono? Quali interventi realizzare? Sono queste le domande cardine che ogni impresa si deve fare. Il manuale "Industria 4.0 senza slogan" nasce con l'idea di fare chiarezza proprio su queste tematiche grazie al contributo di molti professori esperti in materia e di molti industriali che hanno supportato il gruppo di ricerca con la condivisione di casi reali.
Il libro nasce da una provocazione che la Regione Toscana ha lanciato nel corso degli Incontri di Artimino nel novembre 2016 in merito alla grande attività di divulgazione che il tema Industria 4.0 richiede per raggiungere capillarmente tutte le imprese: "l'Università si occupa di ricerca e di alta formazione, ma è capace di fare divulgazione?" Ed ecco che l'Università di Pisa ha subito raccolto la provocazione e con il suo team di ricerca ha scritto di Industria 4.0 dopo aver intervistato moltissimi professori ed ex studenti dell'ateneo pisano e non solo. Ma questa edizione non è che una prima raccolta di contributi. L'idea, infatti, è quella di aprire un libro elettronico che possa continuare ad accogliere i contributi di molti: di università ed enti di ricerca, e poi di imprese, distretti e poli tecnologici, della consulenza. E possa essere letto dalle imprese come un primo passo di conoscenza.
Gli autori dell'opuscolo, che è stato stampato dalla Regione e contiene al suo interno una introduzione dell'Assessore alle Attività produttive Stefano Ciuoffo, sono Gloria Cervelli, borsista dell'Università di Pisa sullo studio e l'implementazione di metodologie per il design di nuovi modelli di business per l'Industria 4.0, Simona Pira, borsista presso l'Università di Pisa su metodi e strumenti per l'innovazione e la creazione di impresa nel settore ICT e Hard Science e Leonello Trivelli, dottorando presso il Dipartimento di Economia e Management dell'Università di Pisa e parte del team del progetto europeo ENDuRE. Curatore del lavoro è Gualtiero Fantoni, professore associato presso l'Università di Pisa e ricercatore di tecnologia meccanica e sistemi di lavorazione.
Scrive il professor Fantoni nella prefazione: "L'industria 4.0 potrebbe senza grossa fatica essere letta come un'azione di marketing (riuscitissima) ad opera di un gruppo di vari attori, tutti con sede in Germania. D'altronde l'idea di una fabbrica totalmente digitalizzata non ha potuto che trovare favorevoli i grandi e piccoli provider di software e di sistemi di nuova generazione (cloud, 4G, ecc.) che hanno iniziato a fare da cassa di risonanza al concetto di Industria 4.0". E continua domandandosi: "Può un concetto nato nel mondo delle grandi imprese tedesche essere preso senza adattamenti alla realtà italiana? Certamente no, occorre uno sforzo di reinterpretazione e adattamento. Ma allora cosa può significare, in concreto, Industria 4.0 in Toscana, ed in particolare nella pratica e nella vita quotidiana delle PMI?".
Il tema della conoscenza diventa, in questo contesto, imprescindibile. Come afferma, infatti, l'Assessore Stefano Ciuoffo nell'introduzione: "La conoscenza del processo, a più livelli, sia come contenuti, sia come destinatari, è essenziale e deve prevedere interventi di divulgazione tecnologica, di intelligenza strategica che integri i titolari delle politiche pubbliche, il sistema della competenze e della formazione, le infrastrutture per il trasferimento tecnologico (laboratori, dimostratori tecnologici, incubatori), le imprese e il mondo del lavoro".
Starà a tutti, imprenditori, lavoratori, ricercatori ed insegnanti, far sì che Industria 4.0 diventi una bella occasione di rilancio e di ammodernamento del nostro tessuto industriale e non rimanga solo lo slogan del 2017. L'auspicio è, con questa iniziativa, di aver dato un primissimo contributo alla possibilità di modernizzazione produttiva del nostro territorio.
Questa prima edizione del libro, stampato dalla Giunta regionale Toscana presso il Centro Stampa del Consiglio regionale della Toscana, è anche gratuitamente scaricabile in formato pdf. (Fonte Toscana Notizie).
Nella foto in basso, i curatori del volume, da sinistra Gloria Cervelli, Leonello Trivelli, Simona Pira e Gualtiero Fantoni.
Alle origini del '68: Pisa ricorda i 50 anni dalle Tesi della Sapienza
L'Università e la città di Pisa celebrano i 50 anni delle Tesi della Sapienza, un documento simbolo di un momento cruciale di elaborazione politico-culturale, oltre che di approfondimento su tematiche più strettamente universitarie, che è considerato il punto d’avvio delle elaborazioni, delle proposte e delle proteste che sfociarono da lì a pochi mesi nel movimento del 1968. Lo fanno con un incontro aperto a tutti i cittadini, che si terrà nella sede della Gipsoteca di Arte Antica alle 16.30 di venerdì 10 febbraio, proprio in concomitanza con la data di pubblicazione delle Tesi, che furono elaborate durante l'occupazione del Palazzo della Sapienza tra il 7 e l'11 febbraio 1967. L'iniziativa, che metterà a confronto studiosi e testimoni di quel periodo, sarà aperta dall'introduzione degli storici Michele Battini (Università di Pisa) e Giampaolo Borghello (Università di Udine). Seguirà una tavola rotonda allargata a voci e testimonianze, volutamente diverse, che ripercorreranno l'esperienza di quei giorni: Vittorio Campione e Gian Mario Cazzaniga, indicati tra i principali ispiratori delle Tesi, Gliuliana Biagioli, che era tra gli studenti che avevano occupato la Sapienza, e Raffaello Morelli, all'epoca esponente della cultura liberale. A moderare il dibattito ci sarà Bruno Manfellotto, editorialista del gruppo "L'Espresso". Nel corso dell'incontro, inoltre, sarà proiettato il video dal titolo "I giorni della Sapienza. Appunti per un documentario" che riunisce filmati storici, a cura di Lorenzo Garzella e Nicola Trabucco. La giornata vede anche la partecipazione del Cinema Arsenale, con la proiezione serale del film "Qualcosa nell'aria" di Olivier Assayas, che aprirà il ciclo "Intorno al '68". Per l'occasione, l'Ateneo ha deciso di ripubblicare le Tesi, in un quaderno edito dalla Pisa University Press.
La giornata dedicata alle Tesi della Sapienza è stata presentata in una conferenza tenuta in Rettorato lunedì 30 gennaio, alla quale hanno partecipato il prorettore vicario Nicoletta De Francesco, il sindaco Marco Filippeschi, la delegata per la diffusione della cultura dell'Ateneo, Sandra Lischi, l'assessore comunale alla Cultura, Andrea Ferrante, il direttore della Biblioteca Franco Serantini, Franco Bertolucci, e lo storico Alessandro Breccia. I relatori hanno ricordato che l'incontro del 10 febbraio sarà seguito da un ciclo di iniziative tese ad approfondire il contesto del '68, curate in modo coordinato da Università, Comune, Biblioteca Franco Serantini, Cinema Arsenale e da altri eventuali partner. In programma ci sono riflessioni su aspetti e protagonisti del '68 a Pisa e in Italia e vari appuntamenti cinematografici, teatrali ed espositivi, per arrivare tra fine 2017 e inizio 2018 a un convegno di studi che mirerà a inserire il '68 nella complessiva storia contemporanea italiana e mondiale, approfondendo in modo specifico il ruolo di Pisa. Il convegno, che sarà curato da un gruppo di studiosi dei dipartimenti di Civiltà e Forme del Sapere e di Scienze politiche, nasce su iniziativa dei professori Luca Baldissara, Michele Battini e Alessandro Breccia.
Le iniziative ideate e gestite dai diversi enti, con le loro specificità, saranno affiancate e contrassegnate da un logo che, con una grafica ispirata al periodo, evoca i vari anni, dal 66 al 69, per indicare l’arco di tempo abbracciato dalle attività.
"L’Ateneo di Pisa - ha detto il prorettore vicario, Nicoletta De Francesco - ritiene importante promuovere, con la necessaria distanza storica e critica, momenti di conoscenza (non celebrativi, né nostalgici) su un periodo che ha visto la nostra città e la nostra Università come protagonisti centrali e in molti casi anticipatori e pionieristici. L’augurio è quello di poter attivare una riflessione feconda, che, anche attraverso una varietà di sguardi, discipline e arti, vada oltre la specifica occasione della ricorrenza e metta a confronto generazioni diverse e diversi modi di rilettura e comprensione della nostra storia".
"Cinquant'anni dopo - ha continuato il sindaco Marco Filippeschi - c'è da riflettere su una vicenda importante della nostra storia contemporanea maturata a Pisa. Ma dalla memoria dobbiamo anche trarre qualche spunto guardando al futuro, in una stagione di straordinari cambiamenti, d'incertezze e di regressioni. In particolare sulla partecipazione politica e sociale dei giovani, che è un grande tema, molto stimolante".
“È importante ricordare un passaggio così significativo della storia recente partendo da un evento che ha contribuito ad avviarlo proprio a Pisa – ha concluso l’assessore Andrea Ferrante – il quadriennio che va dal ’66 al ’69 ha rappresentato non solo per la nostra città un momento di decisiva trasformazione. È giusto dedicare, anche con metodo critico, una approfondita riflessione a quegli anni visti dall’epoca di oggi”.
«Oltre le marce delle donne. Il femminismo alla prova dei regimi autoritari»
Mercoledì 1° febbraio, alle ore 17.00, presso Palazzo Vitelli, nell'ambito del VII congresso della Società Italiana delle Storiche, sarà inaugurata "Sidewalk Stories. Donne negli spazi pubblici del Cairo", una mostra sulla condizione femminile in Egitto. Nell’occasione saranno presenti l'artista egiziana Sarah Seliman e Maria Neubert, curatrice della mostra. Inoltre parteciperanno Laura Savelli, docente dell'Università di Pisa e presidente del Comitato Unico di Garanzia d’Ateneo, Serena Tolino, studiosa di storia di genere nell’Islam all'Università di Amburgo, e Lucia Sorbera, storica del femminismo egiziano all'Università di Sidney. Quest’ultima, in un articolo pubblicato su minima&moralia, propone una riflessione sul femminismo egiziano, presentando la mostra Sidewalk Stories come un esempio di "intreccio tra creatività artistica e attivismo femminista transazionale che abbiamo visto fiorire in Egitto negli ultimi sei anni”.
A riconoscimento dell’alto valore istituzionale, culturale e sociale dell’evento, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha destinato al VII Congresso della Società Italiana delle Storiche la sua medaglia di rappresentanza.
Qui di seguito pubblichiamo per intero l’articolo a firma di Lucia Sorbera.
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Oltre le marce delle donne. Il femminismo alla prova dei regimi autoritari
Alla Marcia delle donne che si è tenuta a Washington il giorno successivo alla cerimonia d’insediamento di Donald Trump la studiosa e attivista Angela Davis ha lanciato un appassionato invito alla resistenza contro la supremazia del patriarcato bianco. Una resistenza che, ammonisce Davis: “Dovrà avvenire quotidianamente nei prossimi 1459 giorni, sul terreno, nelle aule scolastiche, nei luoghi di lavoro, nella nostra arte e nella nostra musica” (enfasi aggiunta da chi scrive).
Il nesso tra espressione artistica e resistenza civile non è nuovo alle femministe egiziane. Se la rivoluzione del 2011 ha aperto una rinnovata stagione di attivismo femminista, già negli anni Novanta del secolo scorso la scrittrice Nawal al-Saadawi analizzava la lunga tradizione delle culture del dissenso, e dedicava un saggio proprio al tema Dissidenza e Creatività (1995), in cui sottolineava la necessità di contestualizzare nel tempo e nello spazio le tecniche di oppressione e sfruttamento, enfatizzava il bisogno di demistificare le parole chiave del Ventesimo secolo, come pace, democrazia, diritti umani, privatizzazione, globalizzazione, società civile, fondamentalismo religioso e postmodernità, e concludeva che la creatività è intrinsecamente dissidente.
La mostra Sidewalk Stories, che si inaugura presso il Rettorato dell’Università di Pisa mercoledì 1 febbraio 2017, alla presenza dell’artista egiziana Sarah Seliman e di una delle curatrici, la studiosa tedesca Maria Neubert, è solo uno dei tanti esempi di intreccio tra creatività artistica e attivismo femminista transazionale che abbiamo visto fiorire in Egitto negli ultimi sei anni. La Società Italiana delle Storiche, che ha incluso la mostra nel programma del suo Settimo Congresso, conferma la sua vocazione pionieristica, cogliendo la portata e l’importanza dei movimenti femministi internazionali e offrendo uno spazio unico, nel panorama culturale italiano, in cui la storia del femminismo, scritta tenendo conto dell’intreccio tra variabili geopolitiche e culturali, si declina al plurale. Puntando i riflettori su una delle realtà del mondo arabo che oggi si presenta carica di problemi e contraddizioni, l’Egitto contro-rivoluzionario in cui i movimenti delle donne e per i diritti umani mostrano una resilienza sorprendente, la mostra Sidewalk Stories conferma la lezione di Joan Scott, che il genere è un’utile categoria storiografica per analizzare le relazioni di potere.
Nell’avvicinarsi alla mostra Sidewalk Stories è fondamentale, a nostro avviso, distinguere i temi universali, da quelli propri all’ambiente egiziano.
L’universalismo attiene alla violenza, che non conosce confini nazionali, e alle pratiche del femminismo che sono storicamente sedimentate e che fin dai tempi della rivoluzione francese non sono mai state facili in nessuna parte del mondo. Lo sapeva bene la giornalista rivoluzionaria francese Hubertine Auclert (1848-1914), la prima che usò il termine féministe con riferimento a se stessa, spogliandolo della funzione derogatoria che esso aveva tra i suoi contemporanei. Tuttavia, nell’Egitto del generale al Sisi siamo di fronte a nuove forme di repressione del femminismo indipendente, con aspetti inediti di sfacciata violenza.
L’Egitto della cosiddetta “età liberale” (1923-1952) ci aveva abituate all’asimmetria dei diritti tra uomini e donne e all’esclusione – formale – delle donne dalle funzioni politiche istituzionali, salvo permettere ad alcune componenti dell’intellighenzia femminile di intervenire nel dibattito culturale e di agire nella politica attraverso meccanismi di lobby. I primi regimi repubblicani (1952-2011) ci avevano insegnato che si poteva essere parte delle istituzioni solo se si accettavano meccanismi di cooptazione e si mediava tra il desiderio di sviluppare un’agenda femminista indipendente e dialogare con le istituzioni. Perfino il regime di Hosni Mubarak (1981-2011), noto per le violazioni dei diritti umani, gli arresti arbitrari e la repressione di molte organizzazioni di donne, aveva un’agenda politica che le studiose egiziane hanno poi definito “pseudo-femminista” (S. Abulnagha, 2015) e che, tra mille problemi, non ultimo l’adozione di un’agenda economica neo-liberista, che ha avuto conseguenze molto negative per le donne delle classi medie e lavoratrici, qualche spazio d’indipendenza lo lasciava.
Dopo la breve parentesi rivoluzionaria, descritta da molte attiviste nel segno dell’utopia, la controrivoluzione è stata caratterizzata dalla repressione della società civile, incluse le associazioni femministe. A centinaia di ONG e centri culturali è stata imposta la chiusura, e i beni dell’organizzazione che oggi è il punto di riferimento delle femministe egiziane, Nazra for Feminist Studies, sono stati congelati. Sulla Presidente di Nazra, Mozn Hassan, e sulla Presidente di Egyptian Center for Women’s Rights, Azza Soliman, da anni impegnate in programmi contro la violenza di genere, per la partecipazione delle donne alla politica e per la riforma del diritto di famiglia, pendono accuse che potrebbero essere punite con pene gravissime e, in attesa dell’emissione del giudizio, i loro conti correnti e passaporti sono stati bloccati.
Essere femminista in Egitto oggi è assumere una posizione radicale di dissidenza contro il regime che ha rapito, torturato e ucciso il nostro collega e concittadino Giulio Regeni, un regime che ricorda l’America Latina degli anni Ottanta, che ogni giorno fa sparire giovani egiziani in odore di dissidenza nell’impotenza delle loro famiglie, e che intimidisce intellettuali egiziani e stranieri che si pongono in maniera critica.
Affrontare i temi dell’integrità del corpo e del diritto alla presenza nello spazio pubblico, che fanno parte integrante della storia femminista, significa contribuire all’opera di liberazione dell’Egitto -e del resto del mondo- da quel patriarcato cui fa riferimento Angela Davis nel suo discorso alla Marcia di Washington, ed è un lavoro necessario e urgente per tutte noi. Ma non dobbiamo ignorare che le artiste e intellettuali femministe egiziane contribuiscono a quest’ impresa da anni. Gli esempi sono molti. Basti pensare alle opere della storica dell’arte Baheya Shehab, una delle quali, nel 2012, porta il titolo eloquente di “100 Volte No”, ai lavori dell’artista Huda Lutfi, in cui la storica Margot Badran ha letto una critica femminista del “patriarcato in uniforme” (Badran, 2014), o alle esperienze di teatro di narrazione che sono fiorite tra il 2011 e oggi. Tutte portano al centro i corpi e la sessualità come esperienze di dissidenza e resistenza all’autoritarismo.
Questo è il dibattito in cui s’inserisce la mostra Sidewalk Stories, una mostra importante, che porta al centro della discussione internazionale le strategie di resistenza delle donne alla violenza sessuale nello spazio pubblico. Un tema di rilevanza transnazionale che, in Egitto, ha una sua specificità, perché, fin dall’epoca coloniale, è legato alla violenza politica.
Era il 1919 quando le donne occuparono le strade in protesta contro l’occupazione Britannica. Furono picchiate, arrestate e stuprate con la stessa violenza usata più di un secolo dopo contro le loro pronipoti. Cambiava il colore delle uniformi ma, come ha narrato la drammaturga Leila Soleiman in un dramma teatrale di grande valore artistico e storico (Whings of Freedom, 2014) e in cui il 1919 e il 2011 sono narrati dalla prospettiva delle manifestanti, la brutalità era la stessa.
La mostra è esito di un workshop ideato e realizzato al Cairo da tre studenti dell’Università di Marburgo nel Maggio 2015, al quale hanno partecipato 25 donne dall’Egitto, dal Brazile, dalla Germania, Polonia e Stati Uniti d’America, per discutere come le società costruiscono le identità di genere, e scambiarsi esperienze e strategie nella sfera pubblica. Sidewalk Stories, curata da Maria Neubert, Anne Theresa Bachmann e dalla fotografa Sarah Seliman, una delle partecipanti, già autrice di altre istallazioni su temi femministi nel 2009, un tempo che oggi si definisce pre-rivoluzionario e in cui, chi frequentava regolarmente l’Egitto, sentiva che un profondo cambiamento culturale era nell’aria. Dalla sua prima inaugurazione al Cairo nel 2015 ad oggi, Sidewalk Stories ha conseguito successo internazionale e il Comitato Scientifico del Settimo Congresso SIS l’ha scelta perché ne ha riconosciuto, oltre all’intrinseco valore artistico, il merito politico di spostare l’attenzione dal tema della violenza contro le donne alle strategie attivate dalle donne stesse per combatterla. In Sidewalk Stories le donne sono agenti della storia, non vittime passive.
In questo modo, la mostra s’iscrive perfettamente nel percorso intellettuale, artistico e politico del femminismo egiziano, sin dalle sue origini all’inizio del XX secolo impegnato su più fronti: da un lato, la lotta contro la violenza delle autorità indigene che, come si apprende dagli studi pionieristici della storica Margot Badran, è trasversale alle affiliazioni politiche e religiose; dall’altro, quella del sistema delle relazioni internazionali, in cui le donne hanno pagato un caro prezzo per la posizione occupata dal loro paese. Non ultima, la lotta contro la violenza epistemologica che, ancora oggi, è esercitata dai media e dagli intellettuali occidentali – incluse molte femministe – che, ignorando i percorsi di attivismo e resistenza delle donne egiziane, riducono la loro immagine a vittime passive di sistemi culturali definiti arretrati e intrinsecamente misogini.
Sidewalk Stories, che non solo nel titolo rende omaggio al celeberrimo film di Charles Lane (1989), ma ne eredita la forza del racconto sociale attraverso immagini che restituiscono la voce agli attori dimenticati dalle narrazioni che pongono al centro le istituzioni, illustra una storia molto più complessa, e lo fa con immagini e parole che possono essere fruite anche da un pubblico ampio, non necessariamente informato sulle vicende della storia politica egiziana.
Mercoledì 1 febbraio, l’inaugurazione della mostra sarà un’occasione per discutere le origini, il presente e le prospettive del femminismo egiziano e transnazionale, e per situare le marce delle donne in una cornice di senso che includa quello che è venuto prima, quello che avviene altrove, e una serie di azioni quotidiane per costruire il futuro. Interverranno, oltre alle ospiti del CUG Maria Neubert e Sarah Seliman, la Professoressa Laura Savelli, docente di storia contemporanea presso l’Università di Pisa e Presidente del CUG di Pisa, la storica di storia e istituzioni dell’Islam Serena Tolino (Università di Amburgo) e chi scrive.
Lucia Sorbera
Alle origini del '68: Pisa ricorda i 50 anni dalle Tesi della Sapienza
L'Università e la città di Pisa celebrano i 50 anni delle Tesi della Sapienza, un documento simbolo di un momento cruciale di elaborazione politico-culturale, oltre che di approfondimento su tematiche più strettamente universitarie, che è considerato il punto d’avvio delle elaborazioni, delle proposte e delle proteste che sfociarono da lì a pochi mesi nel movimento del 1968. Lo fanno con un incontro aperto a tutti i cittadini, che si terrà nella sede della Gipsoteca di Arte Antica alle 16.30 di venerdì 10 febbraio, proprio in concomitanza con la data di pubblicazione delle Tesi, che furono elaborate durante l'occupazione del Palazzo della Sapienza tra il 7 e l'11 febbraio 1967.
L'iniziativa, che metterà a confronto studiosi e testimoni di quel periodo, sarà aperta dall'introduzione degli storici Michele Battini (Università di Pisa) e Giampaolo Borghello (Università di Udine). Seguirà una tavola rotonda allargata a voci e testimonianze, volutamente diverse, che ripercorreranno l'esperienza di quei giorni: Vittorio Campione e Gian Mario Cazzaniga, indicati tra i principali ispiratori delle Tesi, Gliuliana Biagioli, che era tra gli studenti che avevano occupato la Sapienza, e Raffaello Morelli, all'epoca esponente della cultura liberale. A moderare il dibattito ci sarà Bruno Manfellotto, editorialista del gruppo "L'Espresso". Nel corso dell'incontro, inoltre, sarà proiettato il video dal titolo "I giorni della Sapienza. Appunti per un documentario" che riunisce filmati storici, a cura di Lorenzo Garzella e Nicola Trabucco. La giornata vede anche la partecipazione del Cinema Arsenale, con la proiezione serale del film "Qualcosa nell'aria" di Olivier Assayas, che aprirà il ciclo "Intorno al '68". Per l'occasione, l'Ateneo ha deciso di ripubblicare le Tesi, in un quaderno edito dalla Pisa University Press.
La giornata dedicata alle Tesi della Sapienza è stata presentata in una conferenza tenuta in Rettorato lunedì 30 gennaio, alla quale hanno partecipato il prorettore vicario Nicoletta De Francesco, il sindaco Marco Filippeschi, la delegata per la diffusione della cultura dell'Ateneo, Sandra Lischi, l'assessore comunale alla Cultura, Andrea Ferrante, il direttore della Biblioteca Franco Serantini, Franco Bertolucci, e lo storico Alessandro Breccia.
I relatori hanno ricordato che l'incontro del 10 febbraio sarà seguito da un ciclo di iniziative tese ad approfondire il contesto del '68, curate in modo coordinato da Università, Comune, Biblioteca Franco Serantini, Cinema Arsenale e da altri eventuali partner. In programma ci sono riflessioni su aspetti e protagonisti del '68 a Pisa e in Italia e vari appuntamenti cinematografici, teatrali ed espositivi, per arrivare tra fine 2017 e inizio 2018 a un convegno di studi che mirerà a inserire il '68 nella complessiva storia contemporanea italiana e mondiale, approfondendo in modo specifico il ruolo di Pisa. Il convegno, che sarà curato da un gruppo di studiosi dei dipartimenti di Civiltà e Forme del Sapere e di Scienze politiche, nasce su iniziativa dei professori Luca Baldissara, Michele Battini e Alessandro Breccia.
Le iniziative ideate e gestite dai diversi enti, con le loro specificità, saranno affiancate e contrassegnate da un logo che, con una grafica ispirata al periodo, evoca i vari anni, dal 66 al 69, per indicare l’arco di tempo abbracciato dalle attività.
"L’Ateneo di Pisa - ha detto il prorettore vicario, Nicoletta De Francesco - ritiene importante promuovere, con la necessaria distanza storica e critica, momenti di conoscenza (non celebrativi, né nostalgici) su un periodo che ha visto la nostra città e la nostra Università come protagonisti centrali e in molti casi anticipatori e pionieristici. L’augurio è quello di poter attivare una riflessione feconda, che, anche attraverso una varietà di sguardi, discipline e arti, vada oltre la specifica occasione della ricorrenza e metta a confronto generazioni diverse e diversi modi di rilettura e comprensione della nostra storia".
"Cinquant'anni dopo - ha continuato il sindaco Marco Filippeschi - c'è da riflettere su una vicenda importante della nostra storia contemporanea maturata a Pisa. Ma dalla memoria dobbiamo anche trarre qualche spunto guardando al futuro, in una stagione di straordinari cambiamenti, d'incertezze e di regressioni. In particolare sulla partecipazione politica e sociale dei giovani, che è un grande tema, molto stimolante".
“È importante ricordare un passaggio così significativo della storia recente partendo da un evento che ha contribuito ad avviarlo proprio a Pisa – ha concluso l’assessore Andrea Ferrante – il quadriennio che va dal ’66 al ’69 ha rappresentato non solo per la nostra città un momento di decisiva trasformazione. È giusto dedicare, anche con metodo critico, una approfondita riflessione a quegli anni visti dall’epoca di oggi”.
Ne hanno parlato:
Tirreno
QN
Nazione Pisa
PisaInformaFlash.it
GoNews.it
Pisa24.info
ToscanaNovecento.it
PisaToday.it
Inchiostro di grafene per stampare circuiti e dispositivi elettronici
Ricercatori dell’Università di Manchester e dell’Università di Pisa hanno dimostrato la possibilità di realizzare circuiti e dispositivi elettronici con una nuova tecnologia basata sulla stampa a getto di inchiostro di grafene e altri materiali bidimensionali. Il gruppo di ricerca dell’Università di Manchester, guidato dalla professoressa Cinzia Casiraghi, ha sviluppato un metodo per la produzione di inchiostri a base d’acqua contenenti materiali bimensionali, che potrebbero trasformare le eterostrutture di cristalli bidimensionali da prodotti di laboratorio in prodotti commerciali. Con tali inchiostri, i ricercatori dell’Università di Pisa e di Manchester hanno creato memorie digitali.
Il grafene è il primo materiale bidimensionale: 200 volte più forte dell’acciaio, leggero, flessibile e più conduttivo del rame. Da quando è stato isolato, nel 2004, la famiglia dei materiali bidimensionali è diventata molto numerosa. Usando il grafene e altri materiali bidimensionali, gli scienziati possono affiancare e sovrapporre strati come fossero mattoncini Lego in una sequenza desiderata, chiamata “eterostruttura”, per realizzare dispositivi dedicati ad applicazioni specifiche.
“Con eterostrutture verticali e laterali è possibile ottenere un numero enorme di combinazioni tra cui selezionare le proprietà e le geometrie più adatte per ogni uso – dice il professor Giuseppe Iannaccone, docente di Elettronica al dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa – Stiamo esplorando con attenzione e pragmatismo le potenzialità applicative dei materiali bidimensionali, tenendo presente che storicamente l’introduzione di nuovi materiali e nuove tecnologie di produzione ha continuamente ampliato gli impieghi dell’elettronica”.
Fino ad oggi gli inchiostri per realizzare eterostrutture con metodi semplici e a basso costo erano lontani dall’ideale, perché usavano solventi tossici o richiedevano processi costosi e lenti. “I nuovi inchiostri sviluppati dall’Università di Manchester sono a base d’acqua e biocompatibili e sono adatti a una tecnologia a basso costo come la stampa a getto di inchiostro – aggiunge il professor Gianluca Fiori, anche lui docente di Elettronica al dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa – Per questo motivo stiamo ideando e realizzando con i colleghi di Manchester dispositivi e circuiti elettronici stampati su substrati flessibili per l’uso in etichette intelligenti, beni di consumo e applicazioni biomedicali”.
Ne hanno parlato:
Repubblica.it
Corriere Imprese Toscana
InToscana.it
Nazione Pisa
NazionePisa.it
AskaNews
QuiNewsPisa.it
gonews.it
Phys.org
RD Magazine
The Engineer UK