Come valutare le abilità matematiche degli studenti (e aiutarli a migliorare)
Un test per valutare le abilità matematiche degli studenti della scuola primaria e secondaria con l’obiettivo di aiutarli a colmare le lacune o a potenziare le capacità. A realizzarlo è stato un gruppo di matematici e psicologi delle Università di Pisa ed Atene grazie ad uno studio che è stato appena pubblicato sull’«Australian Journal of Learning Difficulties».
“La ricerca nasce da una collaborazione internazionale che ha avuto origine durante un convegno a San Marino organizzato dalla ‘European Dyslexia Association’, quando ho conosciuto Giannis N. Karagiannakis, dottorando al dipartimento di educazione speciale e psicologia dell’Università di Atene, e ci siamo confrontati sugli studi svolti nell’ambito delle difficoltà di apprendimento in matematica”, racconta Anna Baccaglini-Frank, matematica dell’Ateneo pisano.
Da questo confronto iniziale è scaturito un partenariato che ha portato alla creazione di un modello teorico per valutare le abilità matematiche, coinvolgendo anche il professore Petros Roussos del dipartimento di psicologia dell’Università di Atene. I ricercatori hanno quindi realizzato una batteria di prove da somministrare al computer, elaborate non solo pensando ai test usati per rilevare specifici deficit come la discalculia, ma tenendo conto una prospettiva più ampia.
“Tipicamente le prove per rilevare ‘difficoltà in matematica’ riguardano soprattutto l’artimetica – spiega Anna Baccaglini-Frank – nel nostro caso abbiamo invece scelto un approccio olistico e abbiamo declinato le abilità matematiche in quattro domini, numerico di base, della memoria, del ragionamento logico-matematico, e visuo-spaziale, sviluppando un modello che tiene conto delle principali ipotesi avanzate in psicologia e nelle neuroscienze”.
Il modello è stato quindi sperimentato attraverso la somministrazione della batteria di prove ad un campione di 165 bambini e bambine degli ultimi due anni della scuola elementare greca con un’età media di circa 11 anni.
“L’uso della batteria di prove ci ha consentito di fare ipotesi più precise, rispetto a quanto si potesse fare in precedenza, sulla natura delle difficoltà in matematica e di pianificare quindi i successivi interventi di potenziamento – ha concluso Anna Baccaglini-Frank – in un futuro, speriamo non troppo lontano, e grazie a strumenti come questi, gli insegnanti potranno conoscere i profili di apprendimento matematico dei propri alunni e quindi adattare sempre di più le attività didattiche alle esigenze della classe”.
L’Università di Pisa incontra l’Azerbaijan
Nell’ambito degli incontri interculturali organizzati dall’Ufficio Internazionale dell’Università di Pisa, si è tenuta a Palazzo Vitelli un’iniziativa con protagonisti tre studenti dell’Azerbaijan che hanno tenuto una presentazione della storia, delle tradizioni, del cibo e della musica del loro paese. A salutarli c’era anche Mahammad Ahmadzada, Ambasciatore della Repubblica dell'Azerbaijan in Italia, con il suo vice Elmar Baghirov, accolti dal rettore Paolo Mancarella, dal delegato per l’internazionalizzazione, professor Francesco Marcelloni, e dallo staff dell’Ufficio Internazionale.
Tural Ahmadou, Fidan Gazarli e Hikmet Valadli vengono dalla capitale Baku e a Pisa frequentano la laurea magistrale in “Economics”, uno dei corsi tenuti in inglese dell’Ateneo pisano.
Al pubblico hanno raccontato del loro paese, situato nella regione del Caucaso meridionale, sulle rive del Mar Caspio. L’Azerbaijan ha fatto parte dell’URSS fino al 1991, quando è stata proclamata la “Repubblica Democratica”, ed oggi è uno dei principali esportatori di petrolio e gas. I ragazzi hanno fatto ascoltare la musica tipica (Ashiqs e Mugham), mostrato i costumi tradizionali (Azərbaycan Milli geyimləri) e fatto assaggiare ai presenti alcuni piatti tipici da loro cucinati.
Al Polo Fibonacci la Matematica in movimento con il seminario di Nathalie Sinclair
Lunedì 20 marzo, dalle ore 16 alle 18, nell’Aula Magna del Polo Fibonacci dell'Università di Pisa (in Largo Bruno Pontecorvo 3), Nathalie Sinclair, della Simon Fraser University di Vancouver, terrà il seminario "Matematica in movimento: verso concetti dinamici nell'insegnamento della geometria".
Nathalie Sinclair è una delle massime personalità internazionali nel campo della ricerca in educazione matematica, e il seminario ha ricevuto più di duecento prenotazioni di insegnanti da tutta la Toscana. Si è occupata e si occupa di diversi aspetti dell'educazione matematica, dal ruolo dell'estetica, a quello delle nuove tecnologie, e in particolare dei software di geometria dinamica, nell'apprendimento della matematica.
Nei decenni passati è diventato sempre più evidente che le tecnologie digitali possono fornire potenti esperienze dinamiche matematiche agli studenti. Grazie al recente interesse in teorie sull’"embodied cognition", sta anche diventando sempre più importante promuovere, a livello didattico, vari tipi di movimenti del corpo nell'ambito di attività matematiche, siano essi gesti, manipolazioni su schermi touch o multi touch, o azioni svolte con il corpo intero. Durante questo seminario vorrei ulteriormente sottolineare: la mobilità della matematica di per sé - non solo delle tecnologie digitali e del corpo umano - e la potenzialità dell'uso della geometria dinamica per produrre nuovi concetti geometrici, nuovi modi di pensare e muoversi che favoriscono processi di generalizzazione, pensiero condizionale e riconoscimento di invarianti.
L'iscrizione al seminario è gratuita, ma è obbligatoria la registrazione online. Maggiori informazioni a questo link. Contatti: professor Pietro Di Martino, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
Il dolore e la sua terapia
"Il dolore e la sua terapia", edito dalla Pisa University Press, racconta la storia del dolore nella medicina occidentale, partendo dall’antichità fino alla metà dell’Ottocento. Gli autori sono Gianfranco Natale, professore del Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia del nostro Ateneo, e Alberto Zampieri, membro della Società Italiana di Storia della Medicina e dell’Accademia dell’Arte Sanitaria. Il volume ha una prefazione di Andrea Bocelli ed è curato da Franco Mosca, presidente Fondazione Arpa e professore Emerito di Chirurgia Generale, di cui pubblichiamo l'introduzione.
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Del dolore fisico, manifestazione eclatante di molte malattie, troviamo testimonianze fin dalle origini della civiltà. Il significato della sua presenza è stato variamente interpretato nel corso dei secoli: da un problema prettamente medico a simbolo della punizione divina per peccati commessi: tramite la sofferenza c’è l’espiazione.
Il Dolore cattura totalmente l’attenzione del malato e, come un’ombra, non lo lascia se non quando le cause che l’hanno provocato siano rimosse o la morte non sopraggiunga. Nonostante l’acquisizione di conoscenze e la messa a punto di numerosi ed efficaci presidi terapeutici il controllo del dolore fisico rimane ancora oggi un traguardo lontano per molti pazienti e per troppi del tutto precluso.
L’incapacità di assicurare a tutti un corretto accesso alle pratiche di analgesia crea disuguaglianza: una vera e propria ingiustizia sociale che per di più porta costi aggiuntivi a totale carico delle famiglie. Per non parlare delle aree svantaggiate del mondo ove manca finanche la cognizione che il dolore fisico possa essere eliminato: chi troppo e chi nulla.
Cinquanta anni di pratica come Chirurgo generale mi hanno costantemente messo di fronte al problema del trattamento del dolore per assicurare al malato quel sollievo dalla sofferenza fisica e di conseguenza psichica, che già la deontologia più antica si era posta come un obbligo primario del medico.
La Fondazione Arpa, istituita nel 1992 con lo scopo di sostenere in Italia e nei Paesi in via di sviluppo non solo la ricerca e la formazione di Area Sanitaria ma anche di promuovere la cultura della partecipazione e della solidarietà sensibilizzando il cittadino ai temi della salute, è stata sollecitata dal Suo Presidente Onorario il Maestro Andrea Bocelli ad occuparsi strutturalmente e stabilmente della lotta contro il dolore fisico. È nato così il progetto dedicato alla memoria di Amos Martellacci, tutore del giovane Andrea articolato in tre livelli: ricerca di laboratorio, sviluppo del sistema Hospice, sostegno delle attività di assistenza domiciliare. Significative risorse sono state investite anche nella formazione di terapisti provenienti da aree difficili in Africa e Medio Oriente ponendo le basi per organizzare nei loro paesi centri di riferimento antidolore.
Ad integrazione delle suddette attività è stata pianificata una Collana di testi che partendo dalla storia delle pratiche analgesiche, arrivi a fare il punto scientifico, con taglio divulgativo, sulle conoscenze fisiopatologiche e terapeutiche nelle varie patologie. La prima pubblicazione della Collana è suddivisa in due parti vista la notevole quantità di materiale trovato; ed il primo volume esamina la storia del dolore e del suo trattamento nella medicina occidentale dalle origini fino all’ottocento. Gli autori, Gianfranco Natale e Alberto Zampieri, che ringrazio sentitamente per la passione, competenza e disinteressata collaborazione, hanno effettuato un accurato esame delle fonti testuali ed iconografiche alla ricerca delle testimonianze più significative. Così, mitologia, storia, arte, medicina, chirurgia, farmacologia, filosofia, religione e superstizione s’intrecciano in un racconto appassionante, fra divinità, piante misteriose, magie, ricette, manoscritti, miniature, orti botanici, monasteri, tavoli anatomici e strumenti chirurgici.
Il dolore va conosciuto e ben interpretato, ma soprattutto rispettato per il suo grande valore. Quando, però, è esso stesso malattia e pura sofferenza ed ha ormai perduto ogni compito, la medicina ha il dovere di rimuovere il dolore non necessario. Ed è per questo nobile intento che il Maestro Bocelli ha voluto scrivere una profonda prefazione a questo libro. Lo ringrazio affettuosamente. Considerando l’interdisciplinarietà del tema trattato, non posso che augurare unalarga diffusione ed una buona lettura a tutti. Il ricavato dalla vendita del Libro sarà dedicato interamente a finanziare il “ProgettoAmos Martellacci”.
Franco Mosca
Presidente Fondazione Arpa
Professore Emerito di Chirurgia Generale
Calcoli urinari, così morì Ludovico I, il Marchese di Saluzzo
Uno studio condotto dalla Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa rivela la causa di morte del Marchese di Saluzzo Ludovico I, nato nel 1406 e morto nel 1475. Lo studio, condotto dall’anatomopatologo Raffaele Gaeta con Antonio Fornaciari e Valentina Giuffra, è stato pubblicato dall’importante rivista americana “Urology”. “Si tratta di una diagnosi patografica – spiega Raffaele Gaeta, principale autore del lavoro – ossia effettuata attraverso l’analisi di documenti scritti, lettere e racconti di secoli fa”. Basandosi infatti sui documenti è stato possibile svelare, dopo più di 500 anni, il quadro medico del Marchese di Saluzzo e le malattie che lo portarono al decesso.
L’illustre personaggio, secondo i cronisti dell’epoca, fu tormentato per molti anni dai calcoli urinari che lo spinsero ad assumere a corte l’esimio chirurgo genovese Maestro Battista da Rapallo, riconosciuto da molti come esperto nell’estrarre “calcoli grandi come un uovo”. Il Maestro Battista insegnava una nuova tecnica all’avanguardia per permettere l’asportazione dei calcoli dalla vescica. Questo metodo, rivoluzionario per l’epoca e da sempre attribuito al chirurgo Giovanni de Romanis, sarebbe stato invece inventato dal Maestro Battista e insegnato al de Romanis che avrebbe soggiornato a Saluzzo in quel periodo.
Se questo dato venisse confermato da nuovi documenti d’archivio bisognerebbe riscrivere i manuali di storia della medicina ed assegnare al Maestro Battista la paternità di una tecnica chirurgica innovativa e applicata per la prima volta nel Marchesato. Nonostante le cure del grande chirurgo di allora, Ludovico I morì nel 1475 all’età di 69 anni. Sulle cause della morte non vi furono dubbi già all’epoca. Infatti, come confermano le fonti il duca “calculis gravatus fuisset” ovvero “fu afflitto da calcoli". “Considerando che in un documento del 1473, cioè due anni prima della morte, viene riportato il salario del Maestro Battista, possiamo ipotizzare che la causa del decesso sia stata una patologia cronica e non acuta; in particolare i calcoli possono causare l’insufficienza renale cronica, una progressiva e irreversibile perdita della funzione renale” spiega Gaeta.
La Divisione di Paleopatologia di Pisa è stata impegnata nel progetto “I Marchesi di Saluzzo in San Giovanni” per la ricerca delle sepolture della famiglia marchionale, presumibilmente sepolta nell’area sepolcrale sotto il pavimento della chiesa. Il progetto ha portato al ritrovamento di un cassone di mattoni, con un cumulo di ossa e almeno 7 crani adulti. Future indagini potranno fornire dati interessanti sull’identità dei resti, se appartenenti o no ai nobili marchesi di Saluzzo.
Calcoli urinari, così morì Ludovico I, il Marchese di Saluzzo
Uno studio condotto dalla Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa rivela la causa di morte del Marchese di Saluzzo Ludovico I, nato nel 1406 e morto nel 1475. Lo studio, condotto dall’anatomopatologo Raffaele Gaeta con Antonio Fornaciari e Valentina Giuffra, è stato pubblicato dall’importante rivista americana “Urology”. “Si tratta di una diagnosi patografica – spiega Raffaele Gaeta, principale autore del lavoro – ossia effettuata attraverso l’analisi di documenti scritti, lettere e racconti di secoli fa”. Basandosi infatti sui documenti è stato possibile svelare, dopo più di 500 anni, il quadro medico del Marchese di Saluzzo e le malattie che lo portarono al decesso.
L’illustre personaggio, secondo i cronisti dell’epoca, fu tormentato per molti anni dai calcoli urinari che lo spinsero ad assumere a corte l’esimio chirurgo genovese Maestro Battista da Rapallo, riconosciuto da molti come esperto nell’estrarre “calcoli grandi come un uovo”. Il Maestro Battista insegnava una nuova tecnica all’avanguardia per permettere l’asportazione dei calcoli dalla vescica. Questo metodo, rivoluzionario per l’epoca e da sempre attribuito al chirurgo Giovanni de Romanis, sarebbe stato invece inventato dal Maestro Battista e insegnato al de Romanis che avrebbe soggiornato a Saluzzo in quel periodo.
Se questo dato venisse confermato da nuovi documenti d’archivio bisognerebbe riscrivere i manuali di storia della medicina ed assegnare al Maestro Battista la paternità di una tecnica chirurgica innovativa e applicata per la prima volta nel Marchesato. Nonostante le cure del grande chirurgo di allora, Ludovico I morì nel 1475 all’età di 69 anni. Sulle cause della morte non vi furono dubbi già all’epoca. Infatti, come confermano le fonti il duca “calculis gravatus fuisset” ovvero “fu afflitto da calcoli". “Considerando che in un documento del 1473, cioè due anni prima della morte, viene riportato il salario del Maestro Battista, possiamo ipotizzare che la causa del decesso sia stata una patologia cronica e non acuta; in particolare i calcoli possono causare l’insufficienza renale cronica, una progressiva e irreversibile perdita della funzione renale” spiega Gaeta.
La Divisione di Paleopatologia di Pisa è stata impegnata nel progetto “I Marchesi di Saluzzo in San Giovanni” per la ricerca delle sepolture della famiglia marchionale, presumibilmente sepolta nell’area sepolcrale sotto il pavimento della chiesa. Il progetto ha portato al ritrovamento di un cassone di mattoni, con un cumulo di ossa e almeno 7 crani adulti. Future indagini potranno fornire dati interessanti sull’identità dei resti, se appartenenti o no ai nobili marchesi di Saluzzo.
Cosa sono i Bitcoin?
Venerdì 17 marzo alle 15 al Museo degli Strumenti per il Calcolo dell’Università di Pisa (via dei Macelli 2) si si terrà l’incontro “I Bitcoin e le criptomonete: dall’informatica all’economia”. L’evento, organizzato dal Museo in collaborazione con l'associazione Xlinx, è a ingresso è gratuito fino a esaurimento posti; è soltanto richiesto di iscriversi inviando una email a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
Rivolto a chiunque sia interessato alle criptomonete, l’incontro cercherà di illustrare con un linguaggio divulgativo, semplice e diretto, sia gli strumenti concettuali e tecnologici che sono alla base delle criptomonete, sia le caratteristiche che esse presentano dal punto di vista dei sistemi monetari.
In particolare i Bitcoin, spiegano gli organizzatori, sono una moneta insieme affidabile nelle transazioni ma anonima, non emessa da alcuno stato né soggetta a una banca centrale o ad altra autorità monetaria. Per eccellenza la valuta del dark web, ma pure delle organizzazioni di diritti digitali come la Electronic Frontiers Foundation, i Bitcoin oggi sono ormai accettati da tutti i maggiori colossi del web, da Amazon a eBay.
Al via il corso di alta formazione 'Presidio delle funzioni di protezione civile'
Prende il via il 17 marzo, con la lezione inaugurale alle 15 al Polo Piagge (Via Giacomo Matteotti, 11) il corso di alta formazione “Presidio delle funzioni di protezione civile” organizzato dal Centro Interdisciplinare di Scienze per la Pace (Cisp) dell’Università di Pisa.
Il corso, riconosciuto dalla Regione Toscana e con il patrocinio del Comune di Pisa, fornirà norme, nozioni e strumenti per collaborare con le autorità preposte alla protezione civile in caso di calamità naturali o disastri ambientali, in particolare nel ripristino ambientale di aree colpite.
La lezione inaugurale intitolata “Protezione civile, oltre l’emergenza il progetto culturale e civico” sarà tenuta da Paolo Ghezzi, vicesindaco del Comune di Pisa con delega alla Protezione civile, e da Alessandro Pirrone, consulente delle Nazioni Unite ed esperto nel disaster management.
“La realizzazione di percorsi formativi volta a promuovere ad ogni livello una cultura della protezione civile – sottolinea la Enza Pellecchia, Direttrice del Cisp – rappresenta una delle più efficaci forme di investimento culturale e sociale per veicolare il messaggio della solidarietà, della partecipazione, della condivisione, del rispetto e della sicurezza”.
I “pionieri della ricerca” in Europa protagonisti di un incontro in Gipsoteca
È stata la “ricerca di frontiera” la protagonista dell’incontro organizzato dall’Università di Pisa alla Gipsoteca di Arte Antica in occasione del decimo anniversario dell’European Research Council, l'organismo dell’Unione Europea che finanzia i ricercatori di eccellenza.
Protagonisti dell’incontro “Oltre le frontiere. I pionieri della ricerca in Europa”, sono stati i cinque studiosi pisani vincitori del grant europeo che, per un totale di 10 milioni di euro di finanziamenti ricevuti, hanno potuto lavorare ai loro progetti pioneristici: Alessandra Avanzini, esperta di filologia semitica e della penisola arabica, Cristina D’Ancona studiosa di filosofia araba medievale, Benedetta Mennucci, chimica impegnata sul fronte delle energie rinnovabili, la neuroscienziata Maria Concetta Morrone che si occupa di plasticità del cervello degli adulti e infine il fisico Alessandro Tredicucci impegnato nel campo dei “dispositivi fotonici”.
«Con questa iniziativa anche Pisa partecipa ai festeggiamenti della “ERC Week” organizzati in tutta Europa e in molti atenei italiani – ha dichiarato il rettore Paolo Mancarella nei saluti iniziali – Insieme al nostro Ufficio Ricerca e con il coordinamento del professor Lisandro Benedetti Cecchi, prorettore per la Ricerca in ambito europeo e internazionale dell’Ateneo, abbiamo scelto la formula della tavola rotonda per raccontare le storie dei nostri ricercatori e abbiamo invitato vari attori di questo ambito per sviluppare una riflessione ad ampio raggio».
All’incontro hanno partecipato infatti Marco Mancini, capo dipartimento per la formazione superiore e la ricerca del MIUR, Cristiana Alfonsi, responsabile della Segreteria della Vicepresidenza della Regione Toscana, Paola Bovolenta del Consiglio Scientifico ERC, e Nicoletta Amodio, dirigente area politiche industriali di Confindustria, già delegata nazionale del MIUR per il 7° programma quadro presso la Commissione Europea per le piccole e medie imprese. Il dibattito è stato coordinato dal giornalista RAI del TGR Leonardo, Maurizio Menicucci. Inoltre ha portato i suoi saluti anche il sindaco di Pisa Marco Filippeschi.
«Prima di passare loro la parola, due sono le considerazioni che possiamo fare di fronte ai nostri scienziati – ha commentato il rettore Paolo Mancarella - La prima è che i progetti finanziati dall’ERC appartengono ai più diversi ambiti disciplinari, a dimostrazione di come l’Università di Pisa sappia eccellere su più fronti, o “frontiere” in questo caso. La seconda è che in un momento in cui si parla molto di parità di genere nel mondo accademico e della ricerca, il dato che salta agli occhi è che 4 dei 5 nostri progetti sono coordinati da ricercatrici donne. Se è vero che nell’accademia le donne incontrano molte più difficoltà per fare carriera, i risultati pisani dimostrano che vincono là dove si chiede di spingere l’immaginazione e ideare progetti verso le frontiere della ricerca».
La professoressa Alessandra Avanzini ha presentato il progetto DASI, Digital Archive for the Study of pre-Islamic Arabian Inscriptions, che ha avuto come scopo principale creare un archivio digitale ad accesso libero per raccogliere il vastissimo materiale epigrafico proveniente dalla penisola Araba e risalente al periodo precedente l’avvento dell’Islam. Migliaia di iscrizioni sono state raccolte (http://dasi.humnet.unipi.it). La parte tecnologica è stata progettata dal laboratorio della Scuola Normale Superiore di Pisa.
A seguire Benedetta Mennucci ha illustrato il progetto EnLight, che ha avuto lo scopo di sviluppare modelli e codici di calcolo computazionale per studiare i processi fotoindotti che iniziano la fotosintesi. Tale scopo è stato raggiunto formulando nuovi modelli e trasformandoli in efficienti codici di calcolo capaci di simulare l’intero processo dinamico. Il progetto ha avuto carattere multidisciplinare integrando conoscenze di tipo chimico, e quindi molecolare, con tecniche computazionali e con strumenti interpretativi che invece sono propri della biologia.
Alessandro Tredicucci ha illustrato il progetto SouLMan con cui ha aperto una nuova linea di ricerca di fisica più fondamentale, che mira all’inserimento di membrane e oscillatori meccanici macroscopici all’interno di cavità laser. L’obiettivo è ottenere un forte accoppiamento tra la radiazione e il moto dell’elemento oscillante, tale da consentire di investigare e manipolare lo stato di quest’ultimo, portandolo in regimi prettamente quantistici. In parallelo ci si attende di ottenere nuove proprietà e funzionalità nell’emissione laser (modulazione ottica, impulsi ultracorti, emissione collimata, etc.).
Con “Greek into Arabic. Philosophical Concepts and Linguistic Bridges”, Cristina D’Ancona ha studiato la trasmissione del patrimonio filosofico e scientifico greco al mondo arabo, scoprendo, attraverso le missioni in molte biblioteche extra-europee (Egitto, Turchia, Azerbayjan e soprattutto Iran) un centinaio di nuovi manoscritti della tradizione greca tradotti in arabo. Il progetto ha inoltre sviluppato, nella sua componente di linguistica computazionale basata al CNR un sistema per l’allineamento e la ricerca di testi greci e in traduzione araba, che permette al ricercatore di valutare frase per frase la corrispondenza fra il testo originale e la sua versione araba. Inoltre è stato completato il Glossarium graeco-arabicum, il lessico on line delle traduzioni medievali dal greco in arabo basato alla Ruhr-Universität Bochum, che è punto di riferimento obbligato per tutte le ricerche nel
settore.
Maria Concetta Morrone ha infine spiegato che lo scopo del suo progetto è studiare i meccanismi che permettono al cervello dell’uomo di adattarsi velocemente ai continui cambiamenti del nostro habitat e come questi cambiamenti poi vengono a stabilizzarsi nel tempo, e quindi plasticamente ad assumere una nuova struttura o circuiteria per assolvere la funzione visiva anche nella patologia. I risultati finora ottenuti hanno dimostrato che la corteccia visiva adulta ritiene un alto grado di plasticità, anche dopo anni di cecità, come si è osservato nei pazienti che utilizzano protesi retiniche. Utilizzando metodiche fisiologiche del potenziamento della plasticità, anche semplici quali l’esercizio fisico, si è definita una nuova strategia riabilitativa per la cura dell’ambliopia negli adulti.
Torna a Pisa la Coppa del Mondo di scherma paralimpica
Lo era stata per l’edizione 2016 e lo sarà anche per quella del 2017. Torna a Pisa la Coppa del Mondo di scherma paralimpica, la disciplina che ha proiettato la nazionale italiana ai vertici mondiali e della notorietà dopo i Giochi di Rio. L’appuntamento pure stavolta è al PalaCus del Centro Sportivo Universitario di via Federico Chiarugi, messo a disposizione dall’Ateneo pisano, da venerdi 17 a domenica 19 marzo. Anche se le nazionali, diciannove in tutto quelle che prenderanno parte alla competizione, cominceranno ad arrivare già da domani, giovedi 16, per un totale di circa 250 persone fra atleti, tecnici e altri componenti dello staff. Oltre agli azzurri ci sono Lituania, Georgia, Gran Bretagna, Israele, Brasile, Francia, Ungheria, Polonia, Germania, Svezia, Turchia, Corea del Sud, Canada, Ucraina, Grecia, Austria, Spagna e Svizzera.
Per l’Italia padrone di casa l’obiettivo è vincere. In pedana ci proveranno gli atleti allenati dai maestri pisani Simone Vanni e Francesco Martinelli e dal livornese Marco Ciari, la nazionale che nella stagione scorsa ha messo in bacheca il maggior numero di trofei. Non ci sarà Beatrice Vio, questo fine settimana impegnata a New York alle Nazioni Unite, insieme al presidente del Cip (Comitato italiano paralimpico) Luca Pancalli, in veste di testimonial dello sport paralimpico. Ma la “squadra” azzurra rimane, comunque, la compagine da battere: in pedana, infatti, fra gli altri saliranno Andreea Mogos e Loredana Trigilia, entrambe medaglie di bronzo a Rio 2016 nel fioretto femminile a squadre e oro nella prima tappa di Coppa del Mondo lo scorso febbraio a Budapest. Ma anche il “veterano” Alessio Sarri, quattro paralimpiadi in carriere (Atene, Pechino, Londra e Rio), una medaglia olimpica di bronzo in bacheca (2012) e sempre in grande forma se è vero che solo un mese fa, nella prima prova, ha conquistato la medaglia più prestigiosa nella sciabola individuale. In generale, Bebe Vio a parte, l’ossatura della nazionale Italiana sarà sostanzialmente la stessa di quella che ha gareggiato un mese fa in Ungheria conquistando, complessivamente, tre medaglie d’oro, due d’argento e un terzo posto. Oltre a quelli citati, da venerdi i protagonisti azzurri in pedana saranno Matteo Betti, Matteo Dei Rossi, Edoardo Giordan, Andrea Pellegrini, Gabriele Leopizzi, Emanuele Lambertini, e Alessio Sarri.
“Oltrechè in pedana, però, noi vogliamo 'vincere' anche fuori – ha sottolineato Sandra Capuzzi, Presidente della Società della Salute della Zona Pisana e anche del Comitato organizzatore della tappa pisana -. Gli ingredienti ci sono tutti dato che l’organizzazione è gestita dall’Us Pisascherma, società storica e che conta su istruttori e collaboratori di grandissima competenza e professionalità, e grazie all’Ateneo, ci possiamo avvalere anche di impianti sportivi moderne e assolutamente all’avanguardia per questo tipo di competizione. È anche per questo se la nostra città figura accanto a capitali e metropoli come Budapest, Varsavia, Amsterdam e Atlanta, nell’elenco delle città che quest’anno ospiteranno la manifestazione. La sfida sarà riconfermarsi all’altezza”
"Come negli anni scorsi - ha dichiarato il professor Marco Gesi, prorettore per i Rapporti con gli enti del territorio - l'Università di Pisa ha sposato in pieno questa iniziativa, sia attraverso il supporto logistico assicurato dall'Unità di Servizi per l'Integrazione degli Studenti con Disabilità (USID), che si occuperà dell'accompagnamento e dello spostamento degli atleti con propri mezzi e volontari, sia mettendo a disposizione degli organizzatori gli allievi del master in Fisioterapia sportiva. Anche grazie all'attività svolta dal CUS Pisa, il nostro Ateneo dimostra quotidianamente massima attenzione e grande sensibilità per il valore sociale dello sport e per il significato più profondo del rapporto tra sport e disabilità".
“Sport d’eccellenza e inclusione e integrazione sociale possono e devono camminare insieme – ha sottolineato anche Salvatore Sanzo, presidente regionale del Coni e assessore comunale allo sport -: a Pisa ce ne siamo già accorti in occasione delle precedenti edizioni della Coppa del Mondo di scherma paralimpica e ce ne renderemo ulteriormente conto durante questo fine settimana. Potenziare e rafforzare questo connubio, comunque, è anche uno degli obiettivi che, come Comitato Olimpico, ci siamo dati per il futuro”.
“Da questa manifestazione parte anche un messaggio di straordinaria valenza sociale -ha chiosato il direttore della SdS Zona Pisana, Alessandro Campani - i grandi campioni che saliranno in pedana, infatti, sono diventati l’emblema di come, con forza di volontà e tenacia, si possano raggiungere grandi traguardi.”
“Il fatto di tornare ad ospitare a Pisa una tappa della Coppa del Mondo di scherma paralimpica per la terza volta è già un successo e la conferma dell’ottimo lavoro svolto in precedenza – sottolinea il presidente del Comitato Regionale della Fis, Edoardo Morini -: beninteso, l’obiettivo è migliorarsi e fare ancora meglio, ma se la Federazione ha deciso di assegnarci nuovamente l’organizzazione della competizione è anche per gli ottimi risultati che abbiamo raggiunto anche dal punto di vista organizzativo nelle edizioni precedenti”.
(Ufficio stampa Società Della Salute - Zona Pisana)