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Uomini che gettano l’uniforme e cominciano a correre nudi, altri che iniziano a parlare come bambini, che piangono e si lamentano, altri ancora che sono percorsi da tremiti in un totale mutismo, o che delirano con la paura del diavolo e di essere posseduti da demoni. Le ferite della guerra, di tutte le guerre, sono anche queste. Un nuovo studio della professoressa Vinzia Fiorino, storica dell’Università di Pisa, pubblicato sulla rivista Modern Italy della Cambridge University Press ritorna sul tema dei traumi e dei disturbi psichici dei soldati italiani (ma il fenomeno è comune a tutti i Paesi coinvolti) dopo la Prima Guerra Mondiale. Si parte dai numeri, che sono enormi: solo in Italia i militari che accusano disturbi mentali sono circa 40mila, secondo alcune stime anche di più. Una emergenza che porta nel gennaio del 1918, dopo la sconfitta di Caporetto del 1917, all’istituzione di un Centro di Prima Raccolta a Reggio Emilia per cercare di gestire (e limitare) il flusso di soldati che arrivano dal fronte per essere poi smistati nei vari ospedali psichiatrici di tutto il Paese.

“Inizialmente la guerra non è considerata dai medici come la causa dei vari disturbi ma piuttosto si pensa a fattori congeniti come predisposizione ed ereditarietà, se non a vera e propria finzione – spiega Vinzia Fiorino – per questo la vita negli ospedali psichiatrici e nei centri di raccolta è resa durissima, peggio che al fronte, e ad esempio i malati vengono sottoposti ad scariche elettriche o applicazione di elettricità anche nelle parti intime, un orrore che si aggiunge all’orrore”.

A partire dalla vasta storiografia esistente, il saggio di Fiorino parte dallo studio delle cartelle cliniche dei ricoverati in vari ospedali psichiatrici fra cui Roma Volterra e Trieste e mette in evidenza alcuni disturbi e comportamenti sinora poco studiati fra cui appunto la regressione all’infanzia, lo spogliarsi e correre (a volte dopo aver defecato sulla divisa dismessa), accanto a particolari declinazioni della sindrome isterica considerata sino ad allora un problema prevalentemente femminile. Fiorino interpreta questi comportamenti alla luce di grandi mutamenti culturali in atto: la retorica dell’eroe di guerra da un lato e la massificazione dell’uomo soldato inserito in grandi corpi collettivi quali sono i primi eserciti di leva dall’altro.


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Alpini durante la Grande Guerra (fonte Wikipedia)

“La disciplina cui erano sottoposti i soldati aveva in qualche modo già ‘bambinizzato’ gli uomini togliendo loro autonomia e possibilità di decidere, da questo punto la regressione all’infanzia riproduce il modello gerarchico di totale obbedienza della vita militare – spiega Vinzia Fiorino – la spersonalizzazione dell’uomo soldato che nulla ha a che fare con l’idea dell’eroe solitario mette in crisi anche il modello di mascolinità e tuttavia da questo enorme crogiolo emerge un desiderio di crearsi una nuova identità, anche in spregio a quella vecchia, da qui lo spogliarsi e il fuggire nudi”.

I traumi e i disturbi psichici diventano in questo modo una spia per analizzare la transizione dalla figura del soldato-eroe a quella del soldato massa in un circuito in cui entrano anche in causa gli stereotipi femminili per descrivere una mascolinità in crisi e l’emergere della massa come nuovo soggetto politico.

Un team internazionale di astrofisici, utilizzando i dati del telescopio spaziale X-ray Polarimetry Explorer (IXPE), ha pubblicato nuove scoperte sul blazar denominato Markarian 421, un nucleo galattico attivo e una potente sorgente di raggi gamma che si trova nella costellazione dell'Orsa Maggiore, all'incirca a una distanza di 400 milioni di anni luce dalla Terra. Lo studio, che dettaglia le scoperte del team IXPE su Markarian 421, è uscito sull’ultimo numero di Nature Astronomy, fra gli autori anche il professore Luca Baldini dell’Università di Pisa.

“Nonostante decenni di studio, gli scienziati non hanno ancora compreso appieno i processi fisici che determinano la dinamica e l'emissione dei getti relativistici espulsi dai blazar – dice Luca Baldini - Ma la rivoluzionaria capacità di IXPE di "misurare la polarizzazione dei raggi X, ovvero la direzione di oscillazione del loro campo elettrico, offre agli astronomi una visione senza precedenti di questi oggetti, della loro geometria e dell'origine delle loro emissioni.

Frutto di una collaborazione tra la NASA e l'Agenzia Spaziale Italiana con partner e collaboratori scientifici in 12 paesi fra cui anche l’Università di Pisa in sinergia con la Sezione di Pisa dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, il satellite IXPE su cui si trovano tre telescopi spaziali è in orbita dal 2021. A bordo ci sono tre detector unit progettate, integrate e qualificate a Pisa da un gruppo di lavoro guidato dal professore Luca Baldini, che ha coinvolto studenti del Dipartimento di Fisica e della Scuola di Ingegneria dell’Università di Pisa.

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Credits: NASA/Pablo Garcia

La struttura di un getto di buco nero come dedotta dalle recenti osservazioni del blazar Markarian 421 con l'Imaging X-ray Polarimetry Explorer (IXPE).

 

 

prin murSono 259 i Progetti di ricerca di rilevante interesse nazionale (PRIN) finanziati all’Università di Pisa dal Ministero dell’Università e della Ricerca a seguito della conclusione della procedura PRIN 2022. Nello specifico, sono stati ammessi al finanziamento 98 progetti di ricerca in cui l’Ateneo è coordinatore (di cui 31 presentati da ricercatori under 40) e altri 161 che vedono Unipi come responsabile di unità locale (di cui 56 di ricercatori under 40). Dei 98 progetti coordinati da Unipi, 34 appartengono al settore Life Sciences, 21 al settore Social Sciences and Humanities, 43 a Physical Sciences and Engineering.

A livello nazionale, sono stati finanziati quasi 3.700 progetti su circa 7.800 proposte presentate, con un tasso di successo del 47,19%. L’Università di Pisa ha presentato 506 proposte, di cui 203 in qualità di coordinatore nazionale: alla luce dei risultati raggiunti, il tasso di successo di Unipi supera la media nazionale, attestandosi al 51,18%. Significativo anche il tasso di successo del 48,77% ottenuto per le proposte presentate in qualità di coordinatore nazionale.

“I risultati della procedura PRIN 2022 confermano l’alto livello di progettualità che caratterizza la ricerca del nostro Ateneo – commenta il rettore Riccardo Zucchi – Il dato sicuramente positivo è che sono stati finanziati molti ricercatori under 40, un elemento che rispecchia le politiche di grande attenzione ai giovani che stiamo perseguendo con tutta la governance: abbiamo appena lanciato l’iniziativa MSCA-SoE@UNIPI, con nuovi incentivi messi a disposizione dall’Università di Pisa per i ricercatori e le ricercatrici che abbiano presentato una proposta di progetto nell’ambito della call MSCA-PF e abbiano superato una certa soglia di valutazione; solo pochi mesi fa abbiamo promosso il bando Starting@UNIPI per dare supporto alle giovani ricercatrici e ai giovani ricercatori interessati a presentare proposte nel bando Starting Grant dell’European Research Council (ERC). Ma la nostra attenzione non si ferma ai giovani, nei prossimi giorni annunceremo infatti il bando Consolidator@UNIPI, riservato a chi ha già più anni di esperienza nel mondo della ricerca”.

I PRIN finanziati in tutta Italia accedono allo stanziamento di 741milioni di euro previsti dal MUR. Almeno un terzo degli stanziamenti totali, circa 223 milioni di euro, andrà a progetti di professori o ricercatori con meno di 40 anni. Un risultato che porterà l’Italia a raggiungere in anticipo il target di almeno 3.150 progetti al 31 dicembre 2023 fissato a livello comunitario per l’accesso alle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza. L’importo massimo previsto dal bando per ciascun progetto di ricerca è di 250 mila euro. La valutazione è stata affidata ai Comitati di Valutazione – uno ciascuno per gli specifici settori di ricerca – nominati dal Ministero e composti da un minimo di cinque a un massimo di quindici esperti scientifici scelti dal Comitato nazionale per la valutazione della ricerca (CNVR). Nelle prossime settimane si conosceranno gli importi assegnati ai singoli progetti dell’Università di Pisa.

Il programma PRIN finanzia progetti biennali che, per complessità e natura, richiedono la collaborazione di più unità di ricerca. Il PRIN vuole promuovere e sostenere il sistema nazionale della ricerca, rafforzare le interazioni tra università ed enti di ricerca e favorire la partecipazione italiana alle iniziative nell’ambito del Programma Quadro di ricerca e innovazione dell'Unione Europea.

With a budget of around 3.5 million euros and 50% co-funded under the Digital Europe programme, the project ‘Digital agriculture for sustainable development’ (AGRITECH EU) is about to start.
Coordinated by Prof. Gianluca Brunori of the Department of Agricultural, Food and Agro-Environmental Sciences with the collaboration of the Computer Engineering and Computer Science Departments, the project involves the QUINN university consortium, CNR-ISTI, the University of Macerata, the Universities of Ghent, Athens, Almería and Montpellier, and several AgriTech companies

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The aim of the project is to devise teaching modules aimed at developing high-level skills in the area of digitalization for sustainable agriculture, with an emphasis on the principles of agroecology and responsible innovation. Among others, the topics of precision agriculture, the use of drones for monitoring purposes, farm data management, the application of artificial intelligence, the automation of agricultural operations, and the digitalization of supply chain traceability will be addressed. Socio-economic (including risks and unintended consequences) and legal implications will also be dealt with for each of these themes. The courses will be based on interdisciplinary programmes that combine technological, agronomic, and socio-economic skills.

The modules will be aimed mainly at graduates with a bachelor’s degree in agricultural sciences, computer science, or computer engineering. The project aims to build a European catalogue of blended learning activities, focussing on innovative experience-based teaching and on the use of online tools. The project will also involve student and lecturer mobility as well as the award of joint degrees.

From an educational point of view, the project aims to make the most of the experience gained in various European projects and in the postgraduate course activated by DISAAA in collaboration with DI, DII, CNR, QUINN, and to create synergies with the initiatives launched within the Contamination Lab. For the University of Pisa, which will oversee the scientific and administrative coordination, the project represents a valuable opportunity to present itself as one of the universities of excellence in Europe in the field of digital agriculture.

 

E’ in partenza il progetto "Agricoltura digitale per lo sviluppo sostenibile" (Agritech UE), con un budget di circa 3,5 milioni di euro e co-finanziato al 50% nell’ambito del programma Digital Europe.

Il progetto è coordinato dal professor Gianluca Brunori dell'Università di Pisa e vi partecipano il consorzio universitario QUINN, il CNR-ISTI, l’Università di Macerata, le Università di Gent, di Atene, di Almeria, di Montpellier, ed alcune imprese Agritech.

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L’obiettivo di Agritech è sviluppare moduli didattici che costruiscano competenze di alto livello nell’ambito della digitalizzazione per l’agricoltura sostenibile, con una particolare enfasi sui principi dell'agroecologia e dell’innovazione responsabile. Verranno affrontati tra gli altri i temi dell'agricoltura di precisione, dell'uso di droni a scopo di monitoraggio, della gestione dei dati aziendali, dell'applicazione dell'intelligenza artificiale, dell'automazione delle operazioni agricole, della digitalizzazione della tracciabilità di filiera. Per ciascuno di questi temi si analizzeranno anche le implicazioni socio-economiche (compresi i rischi e le conseguenze inattese) e legali. I corsi saranno basati su programmi interdisciplinari in grado di unire le competenze tecnologiche, agronomiche, e socio-economiche.

I moduli saranno rivolti in via prioritaria a studenti con laurea triennale in scienze agrarie, informatica, ingegneria informatica. Il progetto ambisce a costruire un catalogo europeo di attività didattiche blended, puntando su una didattica innovativa basata sull’esperienza, fortemente orientata su strumenti online. E’ prevista la mobilità degli studenti e dei docenti e l’attivazione di titoli congiunti.

“Puntiamo a valorizzare l’esperienza maturata in diversi progetti europei e nel corso di perfezionamento attivato dal DISAAA in partnership con DI, DII, CNR, QUINN e creare sinergie con le iniziative avviate nell'ambito del Contamination Lab – spiega il professor Brunori – per l’Ateneo, che partecipa con il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari ed Agro-ambientali in collaborazione con i Dipartimenti di Ingegneria Informatica e di Informatica, il progetto rappresenta una preziosa opportunità per qualificarsi in ambito Europeo come uno degli atenei di eccellenza sulla tematica dell'agricoltura digitale”.

findhr-logo_1 copia.jpgA curriculum vitae donation campaign kicks off to develop fair and non-discriminatory candidate selection systems. This initiative is part of the European project FINDHR (Fairness and Intersectional Non-Discrimination in Human Recommendation) in which the University of Pisa is a partner. FINDHR aims to combat discrimination, particularly in systems that rank job applicants. Italian and English anonymised CVs can be donated via the project’s website and will be used to develop a system that generates CVs.

"In this way we disengage ourselves from the donated CVs so that we can generate as many as we like, changing only a few sensitive elements, such as gender, so as to verify the impact of that factor while keeping everything else intact," explains Professor Salvatore Ruggieri, FINDHR contact person for the University of Pisa.

The use of automatic candidate selection systems based on Artificial Intelligence is widespread, especially by recruiting companies that have to monitor and assess large numbers of applications. It is well known that these systems can reproduce discriminatory decisions in the training data of models, to the disadvantage of people and social groups, such as women, migrants and ethnic minorities. Furthermore, these systems can introduce new forms of algorithmic discrimination, e.g., favouring candidates because of the submitted CV format, such as a pdf or text files.

From a multidisciplinary point of view, including technological, legal and ethical aspects, FINDHR will therefore facilitate prevention, detection and management of discrimination in candidate selection systems.

In addition to the University of Pisa, FINDHR's partners are IT specialists (Universitat Pompeu Fabra, coordinator, Universiteit Van Amsterdam, Max Planck Institute), ethical-legal specialists (Erasmus Universiteit Rotterdam, Radboud Universiteit), Human Resources companies (Adevinta, Randstad), and labour rights organisations (AlgorithmWatch, Eticas, European Trade Union Confederation, Praksis, WIDE+).

 

 

findhr-logo_1 copia.jpgAl via una campagna di donazione dei curriculum vitae per sviluppare sistemi di selezione del personale equi e non-discriminatori. L’iniziativa rientra nell’ambito del progetto europeo FINDHR (Fairness and Intersectional Non-Discrimination in Human Recommendation) di cui l’Università di Pisa è partner. L’obiettivo di FINDHR è di contrastare le discriminazioni, in particolare nei sistemi che mettono in graduatoria i candidati ad una posizione lavorativa.
I curriculum anonimizzati in Italiano e Inglese si possono donare attraverso il sito del progetto e serviranno per addestrare un sistema che genera CV.

“In questo modo ci sganciamo dai curriculum donati così da generarne a piacere, con la possibilità di cambiare solo alcuni elementi sensibili, come ad esempio il genere, in modo da verificare l'impatto di quel fattore mantenendo fermo tutto il resto”, spiega il professore Salvatore Ruggieri, referente di FINDHR per l’Università di Pisa.

L’utilizzo di sistemi automatici di selezione dei candidati basati sull’Intelligenza Artificiale è diffusissimo, soprattutto dalle aziende che fanno recruiting e che devono vagliare e valutare moltissime candidature. E' noto però che questi sistemi possono riprodurre decisioni discriminatorie presenti nei dati di allenamento dei modelli a sfavore di persone e gruppi sociali (quali donne, migranti e minoranze etniche), o addirittura di introdurre nuove forme di discriminazione algoritmica, ad esempio favorendo i candidati in base al formato (pdf o testo) del cv presentato.

Con un'ottica multidisciplinare che coinvolge aspetti tecnologici, legali ed etici, FINDHR opera per prevenire, individuare e gestire il problema della discriminazione nei sistemi di selezione del personale.

Oltre all'Università di Pisa, i partner di FINDHR includono specialisti informatici (Universitat Pompeu Fabra, coordinatore, Universiteit Van Amsterdam, Max Planck Institute), etico-legali (Erasmus Universiteit Rotterdam, Radboud Universiteit), aziende di selezione del personale (Adevinta, Randstad), e organizzazioni di tutela dei diritti dei lavoratori (AlgorithmWatch, Eticas, European Trade Union Confederation, Praksis, WIDE+).

sharing medLa fertilità del suolo e i sistemi agricoli delle aree aride e semiaride del Mediterraneo sono al centro del progetto di ricerca europeo SHARInG-MeD “Soil Health and Agriculture Resilience through an Integrated Geographical information systems of Mediterranean Drylands”, coordinato dall’Università di Pisa e finanziato nell’ambito del Programma PRIMA con un budget totale di 4,1 milioni di euro, di cui circa 1 milione destinato all’Ateneo pisano. Con responsabile scientifico Sergio Saia (nella foro in basso), professore associato di Agronomia e Coltivazioni Erbacee presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie, SHARInG-MeD ha una durata di tre anni e ha l’obiettivo di promuovere la qualità dei suoli e la resilienza dei sistemi agricoli nelle aree aride e semiaride del Mediterraneo attraverso uno studio integrato a scala geografica di una vasta gamma di indicatori di fertilità e bontà agronomica dei sistemi e dei territori.

In SHARInG-MeD sono coinvolti partner da tutto il Mediterraneo con una grande varietà di competenze, dalla nematologia (Marocco) all’entomologia e qualità ambientale (Algeria), dalla Scienza del Suolo (Tunisia), alla microbiologia del suolo (Spagna), all’uso dei microrganismi promotori della crescita vegetale, applicazione di materiali organici al suolo e agricoltura conservativa (Italia, Croazia e Turchia), alla modellistica del suolo e agricoltura di precisione (Francia, Grecia, Croazia), alla qualità del suolo ed emissioni di gas serra (Francia).

sergio saia“Il partenariato campionerà suoli da ambienti diversificati, in usi del suolo diversi ma prossimali, e li analizzerà per una pluralità di variabili già incluse nel database LUCAS del Joint Research Center della Commissione Europea, con cui collaborerà attivamente – spiega il professor Saia. Tra le variabili misurate a scala di campione, appezzamento e territorio sono incluse le caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche del suolo, le emissioni potenziali in gas serra, gli impatti economici e ambientali dell’uso del suolo e della sua gestione e i dati telerilevati. Con tali informazioni, verranno proposti modelli di gestione per salvaguardare gli aspetti socio-economici e ambientali”.

In parallelo, tecniche di agricoltura conservativa e altre tecniche per il miglioramento del suolo verranno studiate in prove di campo sperimentali e presso aziende e di queste verrà valutato l’impatto economico e ambientale. Infine, il turnover dell’azoto dalle piante agli insetti (una fondamentale componente del suolo e del ciclo degli elementi) al suolo e quindi nuovamente alle piante verrà studiato in dispositivi controllati con traccianti isotopici.

Le strategie di campionamento saranno inoltre condotte sia in accordo alle metodologie del JRC, che campiona dal 2009 con cadenza quadriennale i suoli europei, sia con il progetto H2020 Soil4Africa, focalizzato sui suoli africani, consentendo quindi di poter strutturare procedure di armonizzazione dei database al fine di poter valutare in maniera coerente la qualità dei suoli del Mediterraneo. Nel progetto, verranno intessuti anche rapporti con studenti di istituti superiori, produttori, policy makers e consumatori, onde fornire consapevolezza dell’importanza della tutela ambientale e del suolo, con speciale riferimento all’agricoltura.

Venerdì 7 luglio è prevista una sessione aperta online per la presentazione del progetto a cui è possibile iscriversi qui: https://tinyurl.com/SharingMed7Jul.

Con l’obiettivo di sviluppare una piattaforma digitale per tracciare le attività relative al ciclo di vita degli edifici, ha preso avvio BUILDCHAIN, un progetto di ricerca fortemente interdisciplinare coordinato dall’Università di Pisa a cui partecipano 11 partner europei. Finanziato dalla Commissione europea nell’ambito del programma Horizon Europe con un totale di 5.182.600 milioni di euro – di cui circa 681.650 euro destinati all’Università di Pisa – ha come responsabile scientifico Pietro Croce, professore associato di Tecnica delle Costruzioni presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale.

“L'idea di BUILDCHAIN è quella di costruire una base di conoscenza digitale avanzata finalizzata al tracciamento di tutte le attività relative al ciclo di vita degli edifici – spiega il professor Croce – A partire dalle direttive dell'UE riguardanti la sostenibilità, la resilienza e l'efficienza energetica del patrimonio edilizio, si intende fornire una piattaforma digitale (LogBook) in cui vari attori a diverso titolo coinvolti nella costruzione e gestione di insiemi vasti di edifici possano condividere le loro conoscenze, compresi i certificati di qualità e le credenziali, in modo che si possa registrare e tracciare ogni informazione, attività e cambiamento, anche al fine di migliorare la sostenibilità”.

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Il progetto estenderà gli strumenti e le funzionalità già disponibili in un Digital Building LogBook (DBL) esistente, utilizzato dal Comune di Firenze per la gestione e l'amministrazione di un vasto insieme di edifici (circa duemilacinquecento), con funzionalità, strumenti e dati innovativi, e, con l'ausilio di un grafico della conoscenza decentralizzato (DKG), proporrà una soluzione open source basata su blockchain.

Il software DKG includerà ontologie specifiche relative agli edifici, in modo che tutte le conoscenze e le informazioni sul ciclo di vita dell’edificio possano essere registrate, archiviate e continuamente aggiornate, fornendo strumenti e interfacce per le diverse parti interessate (tecnici, costruttori, gestori, conservatori, manutentori, ecc), per pubblicare, tracciare, condividere, modificare, aggiornare e recuperare dati e persino introdurre modelli commerciali in un'economia di mercato. L'integrazione delle informazioni e la loro elaborazione potrà supportare la definizione delle più opportune politiche di gestione del patrimonio edilizio anche al fine dell’allocazione ottimale delle risorse disponibili nell'ambito delle strategie di pianificazione degli interventi per grandi popolazioni di edifici.

pietro_croce.jpegIl professor Pietro Croce.

L’innovativo DBL, caratterizzato da un’implementazione multiscala e multilivello, sarà integrato con diverse nuove funzionalità, che includono il monitoraggio strutturale, la vulnerabilità sismica, l’adattamento nei confronti dei cambiamenti climatici, anche ai fini della gestione operativa su scala urbana di eventi climatici estremi, e la valutazione del ciclo di vita degli edifici. Particolare attenzione sarà dedicata all'interoperabilità tra i sistemi legacy e gli strumenti esistenti, quali, per esempio, i modelli BIM (Building Information Modeling) generali e i modelli H-BIM (Heritage BIM), specificamente impiegati nell’ambito della conservazione dei beni culturali, anche al fine di definire un sistema di avviso e allerta automatizzato, basato sull'Intelligenza Artificiale, l’apprendimento automatico e i "gemelli digitali". Le nuove applicazioni basate sul DBL saranno testate su progetti pilota incentrati su edifici storici e strategici, e su insiemi di edifici. Scopo del progetto è di pervenire, in accordo con le politiche dell'UE, a un ambiente costruito più intelligente e sostenibile, aprendo mercati innovativi e favorendo nuova creazione di valore.

BUILDCHAIN (BUILDing knowledge book in the blockCHAIN distributed ledger. Trustworthy building life-cycle knowledge graph for sustainability and energy efficiency) ha una durata triennale e ha come altri partner SZTAKI (Institute for Computer Science and Control) – Budapest (HU); l’Università di Granada (ES); ZAG (Slovenia National Building and Civil Engineering Institute) – Lubiana (SI); Università di Lubiana (SI); Athens University of Economics and Business Research Center – Atene (GR); Origin Trail (Prospeh) – Lubiana (SI); RINA Consulting – Genova (IT); CLIO srl – Lecce (IT); Comune di Firenze (IT); BEXEL Consulting – Belgrado (RS); PRP – Lubiana (SI).

logo estemVenerdì 31 marzo, nella sala conferenze del Polo Didattico delle Piagge (Via Giacomo Matteotti 11, Pisa), il Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale dell’Università di Pisa (DICI) e il gruppo di ricerca B4DS – Business Engineering for Data Science presentano i risultati del progetto Erasmus+ eSTEM - Toolboxes for SuperFast learning digital contents in STEM. L’evento, dal titolo “Revolutionizing Education through Artificial Intelligence: Progress and Promise” è destinato a docenti e educatori dell’istruzione superiore (professori universitari, ricercatori, dottorandi, progettisti didattici, agenzie di formazione, ecc.) e ha l’obiettivo di aumentare la loro capacità di sviluppare contenuti formativi online di alta qualità, incrementando le loro competenze pedagogiche in particolare relative alle metodologie di apprendimento attivo.

“Anche prima dell’emergenza Covid - spiega Gualtiero Fantoni, docente di Tecnologie e Sistemi di Lavorazione al DICI e coordinatore di ESTEM - il passaggio da una società basata sull'industria a una società basata sulla conoscenza aveva iniziato a modificare radicalmente gli approcci formativi. L'online si stava già diffondendo, supportato da tecnologie in continua evoluzione ed era considerato una risorsa importante per gli istituti di istruzione superiore. Il Covid19 ha accelerato il processo e ha costretto tutti gli istituti di istruzione superiore ad affrontare la sfida di spostare online ciò che inizialmente veniva erogato in presenza. I docenti hanno appreso che non è sufficiente tradurre i contenuti formativi in una presentazione .ppt o in una video-lezione per renderli efficaci: esistono metodologie pedagogiche specifiche per lo sviluppo di classi e contenuti digitali che devono essere padroneggiate per fornire prodotti di qualità.“

“Presenteremo quattro toolbox sviluppate nell’ambito del progetto eSTEM, una per ogni metodologia di apprendimento attivo affrontata nel progetto (inquiry-based learning, problem-based learning, scenario-based learning e dataset-based learning) - aggiunge Elena Coli, postdoc al DICI - I toolbox forniscono agli educatori una serie di strumenti chiave, teorici, metodologici e pratici per sviluppare lezioni di action-based learning che rispondano a specifici requisiti pedagogici, oltre alla SuperFast Learning Machine, uno strumento informatico che adotta metodologie di Natural Language Processing e data mining che consente di raccogliere dati ed estrarre informazioni da diverse fonti documentali selezionate dagli educatori. Sono inoltre messi a disposizione esempi di lezioni già testate e un corso di e-learning per insegnare agli educatori a adottare nella pratica tutti gli strumenti sviluppati. Verrà poi presentato anche uno strumento utile agli educatori per scegliere il migliore approccio educativo tra i quattro proposti all’interno del progetto.”

A valle della presentazione dei risultati di progetto verranno ospitati sei keynote speech riguardo l’uso dell’Intelligenza Artificiale e dei dati nell’istruzione. Leggi il programma della giornata.

 

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