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Comunicati stampa

Per la prima volta nella storia dell’osservazione dell’universo, è stata rivelata un’onda gravitazionale prodotta dalla fusione di due stelle di neutroni e captata, dalle onde radio fino ai raggi gamma, la radiazione elettromagnetica associata alla poderosa esplosione avvenuta durante il fenomeno. È la prima volta che un evento cosmico viene osservato sia attraverso onde gravitazionali che elettromagnetiche. Si avvia così l’era dell’astronomia multimessaggero, che estende in modo decisivo il nostro modo di “vedere” e “ascoltare” il cosmo. La scoperta è stata realizzata grazie alla sinergia tra i due Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory (l'Osservatorio LIGO) negli Stati Uniti insieme al rivelatore Virgo, situato vicino Pisa, abbinata alle osservazioni e alle indagini nella banda elettromagnetica ottenute da 70 telescopi a terra, tra cui l’osservatorio spaziale Fermi. A questi strumenti lavora un cospicuo gruppo di ricercatori dell’Università di Pisa e della locale Sezione dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, che hanno dato un contributo determinante a questa scoperta.
Mercoledì 18 ottobre a partire dalle 15.30, nell'Aula Fratelli Pontecorvo del Polo Fibonacci, in Largo Bruno Pontecorvo, saranno presentati i principali risultati delle misure.
L’evento è avvenuto a 130 milioni di anni luce da noi, alla periferia della galassia NGC4993, in direzione della costellazione dell’Idra. Le due stelle di neutroni, a conclusione del loro inesorabile e sempre più frenetico processo di avvicinamento, hanno spiraleggiato una intorno all’altra, emettendo onde gravitazionali che sono state osservate per circa 100 secondi. Quando si sono scontrate, hanno emesso un lampo di luce sotto forma di raggi gamma, osservato nello spazio circa due secondi dopo l’emissione delle onde gravitazionali dal satellite Fermi della Nasa e quindi confermato dal satellite Integral dell’ESA. Nei giorni e nelle settimane successive allo scontro cosmico è stata individuata l’emissione di onde elettromagnetiche in altre lunghezze d’onda, tra cui raggi X, ultravioletti, luce visibile, infrarossi e onde radio.

Gli astronomi hanno avuto un'opportunità senza precedenti per sondare con tutti i migliori strumenti per l’osservazione dell’universo oggi in funzione la collisione di due stelle di neutroni. Le osservazioni fatte dal telescopio Very Large Telescope (VLT) e guidate da ricercatori italiani rivelano evidenze della sintesi di elementi pesanti scaturiti in seguito all’immane esplosione, come l'oro e il platino e risolvendo così il mistero, che durava da decine di anni, dell’origine di quasi la metà degli elementi chimici più pesanti del ferro. Alle stesse conclusioni portano i dati raccolti dal telescopio spaziale Hubble della NASA. Gli scienziati hanno inoltre avuto la prima conferma diretta che le collisioni tra stelle di neutroni danno origine ai famosi ‘lampi di raggi gamma’ (o Gamma-Ray Burst, GRB) di breve durata.
I risultati di LIGO-Virgo sono pubblicati oggi nella rivista Physical Review Letters, mentre molti altri articoli sia delle collaborazioni LIGO e Virgo che della comunità astronomica legata ai telescopi spaziali, come Integral e Fermi, sono stati presentati o accettati per la pubblicazione in varie riviste, tra cui Nature.
La collaborazione Virgo consiste di oltre 280 fisici e ingegneri appartenenti a 20 diversi gruppi di ricerca europei: sei appartenenti al Centre National de la Recherche Scientifique (CNRS) in Francia; otto all'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) in Italia; due al Nikhef in Olanda; il MTA Wigner RCP in Ungheria; il gruppo POLGRAW in Polonia; uno all'Università di Valencia in Spagna; l'European Gravitational Observatory, EGO, il laboratorio che ospita il rivelatore Virgo vicino Pisa in Italia, finanziato da CNRS, INFN e Nikhef.
LIGO è finanziato da NSF e operato da Caltech e MIT, che hanno concepito LIGO e guidato i progetti Initial e Advanced LIGO. Il supporto finanziario per il progetto Advanced LIGO è stato fornito principalmente da NSF, con significative partecipazioni e contributi al progetto da parte di Germania (Max Planck Society), Gran Bretagna (Science and Technology Facilities Council) e Australia (Australian Research Council). Più di 1200 scienziati e circa 100 istituzioni da diverse parti del mondo partecipano nell'impresa attraverso la LIGO Scientific Collaboration, che include la Collaborazione GEO e la collaborazione australiana OzGrav. Ulteriori partecipanti sono elencati su http://ligo.org/partners.php.

È stato inaugurato negli scorsi giorni il Laboratorio di microscopia elettronica e microanalisi dell'Università di Pisa, acquisito dal Centro Interdipartimentale di Scienza e Ingegneria dei Materiali (CISIM) grazie al cofinanziamento dell'Ateneo nell'ambito del progetto "Grandi attrezzature scientifiche 2015". Il Laboratorio è equipaggiato con un microscopio elettronico a scansione con sorgente a emissione di campo, che consente di caratterizzare dal punto di vista morfologico, composizionale, tessiturale e strutturale, materiali sia organici che inorganici, conduttivi e non conduttivi, nonché umidi in modalità "ambientale". Attraverso questi sistemi di rivelazione, si possono raccogliere diversi tipi di immagini dei campioni analizzati ad altissima risoluzione, fino a risolvere particolari di dimensioni nanometrici. Il microscopio è dotato di celle riscaldanti/raffreddanti che permettono di visualizzare ad alta risoluzione e in diretta la risposta dei campioni alle variazioni di temperatura.
Questo microscopio elettronico è quindi uno strumento molto versatile, che mira a rispondere alle esigenze di diverse tipologie di utenti nei campi della ricerca e della didattica, oltre che servizi esterni a supporto di enti di ricerca, operatori industriali ed enti del territorio, nonché una "immaginifica macchina delle meraviglie" per la divulgazione scientifica.
L’inaugurazione è stata aperta dai saluti del prorettore per la Ricerca nazionale, Claudia Martini, cui sono seguiti gli interventi del direttore del CISIM, Andrea Lazzeri, e del responsabile del Laboratorio, Luigi Folco, coordinati da Simone Capaccioli, vicedirettore del CISIM. All'inaugurazione sono intervenuti anche l'ex rettore Massimo Augello, il prorettore per l'Organizzazione e le politiche del personale, Michele Marroni, il direttore del dipartimento di Scienze della terra, Sergio Rocchi, e ricercatori dell'Ateneo, del Consiglio Nazionale delle Ricerche, dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e del NEST della Scuola Normale Superiore. Subito dopo, Randa Ishak e Maurizio Gemelli hanno guidato una visita al laboratorio.
Nel suo saluto introduttivo, la professoressa Martini ha sottolineato "l’attenzione per le attrezzature scientifiche dimostrata dall’Università di Pisa che negli ultimi 2 anni si è concretizzata in un investimento di oltre 4 milioni di euro. L’obiettivo – conclude la prorettrice – è continuare il percorso di valorizzazione e condivisione delle attrezzature scientifiche al fine di facilitare le attività di ricerca e promuovere un network di servizi”.

È ai nastri di partenza il progetto COOLSUN (“coating organici riflettenti”), che mira a creare prodotti innovativi per la realizzazione di un coating per l’isolamento termico, permettendo un significativo risparmio energetico e insieme la diminuzione dell’utilizzo di cromo e di diverse sostanze pericolose per l’ambiente. Al progetto lavora un gruppo di ricerca del dipartimento di Chimica e chimica industriale dell'Università di Pisa coordinato dal professor Fabio Bellina e formato dai professori Andrea Pucci, Marco Geppi, Giacomo Ruggeri e dal dottor Marco Lessi che collabora con tre aziende toscane: la lucchese Cromology, la pistoiese IEXI Srl e la pisana Tecnochimica SpA.

La ricerca si basa sull'analisi degli effetti delle radiazioni nella regione del vicino infrarosso, Near InfraRed (NIR), non rilevabili dall’occhio umano e il cui assorbimento da parte di un oggetto ne causa un aumento di temperatura. I pigmenti capaci di interagire nel NIR, detti NIR-riflettenti, riducono il riscaldamento degli oggetti trattati: per questo la proprietà NIR-riflettente è utile nelle applicazioni in cui è necessario attenuare il riscaldamento solare, quali per esempio coperture per edifici, pelletteria, coperture e trasporto di materiali termosensibili.

 

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Fino a oggi, la riflettività NIR è ottenuta con l’uso di pigmenti di natura inorganica, che sono tuttavia costosi e tossici. La chiave per ottenere rivestimenti innovativi è invece quella di produrre pigmenti NIR-riflettenti organici per ovviare agli inconvenienti relativi a costi, impatti ambientali, efficienza e colore degli attuali pigmenti inorganici in commercio.

Il progetto COOLSUN focalizza, quindi, l’attenzione su pigmenti NIR-riflettenti di derivazione organica, in particolare quelli a struttura perilenica, che possono consentire con semplicità la modulazione delle loro proprietà ottiche e chimico-fisiche e della loro tossicità, oltre a permettere una diminuzione dei costi, mediante semplici modifiche chimiche. Inoltre, essi esibiscono tutte le caratteristiche dei pigmenti ad alta efficienza come un’elevata stabilità termica, alta forza colorante, stabilità agli agenti atmosferici e foto-stabilità. Anche se recenti studi hanno suggerito come sia possibile sviluppare questi nuovi pigmenti per ottenere prodotti coloranti altamente efficienti, il loro comportamento nella regione NIR non è ancora stato studiato in dettaglio.

"Con questo progetto - conferma il professor Fabio Bellina, ordinario di Chimica organica all'Ateneo pisano - contiamo di sviluppare nuovi pigmenti organici termo e fotostabili, capaci di riflettere la radiazione nel vicino infrarosso (NIR), e di perfezionare il loro possibile impiego per l'ottenimento e la commercializzazione di vernici NIR riflettenti utili in edilizia, nella pelletteria, nell’industria del legno ed in quella alimentare, con potenziali ricadute anche nel settore automobilistico".

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Foto del kick off meeting del progetto da destra a sinistra in senso antiorario: Ing. Simona Bargiacchi (Cromology), Prof: Fabio Bellina, Prof. Bruno Maraviglia (Iexi), Dr. Andrea Fastelli (Tecnochimica), Dr. Blerta Xhafa (Tecnochimica), Dott. Erik Pedrielli (Golden Group), Dr. Matteo Iubatti (Golden Group), Dr. Luca Contiero (Cromology), Dr. Alessandro Fanucchi(Cromology).

Per la prima volta nella storia dell’osservazione dell’universo, è stata rivelata un’onda gravitazionale prodotta dalla fusione di due stelle di neutroni e captata, dalle onde radio fino ai raggi gamma, la radiazione elettromagnetica associata alla poderosa esplosione avvenuta durante il fenomeno. È la prima volta che un evento cosmico viene osservato sia attraverso onde gravitazionali che elettromagnetiche. Si avvia così l’era dell’astronomia multimessaggero, che estende in modo decisivo il nostro modo di “vedere” e “ascoltare” il cosmo. La scoperta è stata realizzata grazie alla sinergia tra i due Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory (l'Osservatorio LIGO) negli Stati Uniti insieme al rivelatore Virgo, situato vicino Pisa, abbinata alle osservazioni e alle indagini nella banda elettromagnetica ottenute da 70 telescopi a terra, tra cui l’osservatorio spaziale Fermi. A questi strumenti lavora un cospicuo gruppo di ricercatori dell’Università di Pisa e della locale Sezione dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, che hanno dato un contributo determinante a questa scoperta.

Mercoledì 18 ottobre, a partire dalle 15.30, in Aula Fratelli Pontecorvo saranno presentati i principali risultati delle misure. L'evento sara trasmesso anche in diretta streaming a questo link.

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L’evento è avvenuto a 130 milioni di anni luce da noi, alla periferia della galassia NGC4993, in direzione della costellazione dell’Idra. Le due stelle di neutroni, a conclusione del loro inesorabile e sempre più frenetico processo di avvicinamento, hanno spiraleggiato una intorno all’altra, emettendo onde gravitazionali che sono state osservate per circa 100 secondi. Quando si sono scontrate, hanno emesso un lampo di luce sotto forma di raggi gamma, osservato nello spazio circa due secondi dopo l’emissione delle onde gravitazionali dal satellite Fermi della Nasa e quindi confermato dal satellite Integral dell’ESA. Nei giorni e nelle settimane successive allo scontro cosmico è stata individuata l’emissione di onde elettromagnetiche in altre lunghezze d’onda, tra cui raggi X, ultravioletti, luce visibile, infrarossi e onde radio.

Gli astronomi hanno avuto un'opportunità senza precedenti per sondare con tutti i migliori strumenti per l’osservazione dell’universo oggi in funzione la collisione di due stelle di neutroni. Le osservazioni fatte dal telescopio Very Large Telescope (VLT) e guidate da ricercatori italiani rivelano evidenze della sintesi di elementi pesanti scaturiti in seguito all’immane esplosione, come l'oro e il platino e risolvendo così il mistero, che durava da decine di anni, dell’origine di quasi la metà degli elementi chimici più pesanti del ferro. Alle stesse conclusioni portano i dati raccolti dal telescopio spaziale Hubble della NASA. Gli scienziati hanno inoltre avuto la prima conferma diretta che le collisioni tra stelle di neutroni danno origine ai famosi ‘lampi di raggi gamma’ (o Gamma-Ray Burst, GRB) di breve durata.

I risultati di LIGO-Virgo sono pubblicati oggi nella rivista Physical Review Letters, mentre molti altri articoli sia delle collaborazioni LIGO e Virgo che della comunità astronomica legata ai telescopi spaziali, come Integral e Fermi, sono stati presentati o accettati per la pubblicazione in varie riviste, tra cui Nature.

La collaborazione Virgo consiste di oltre 280 fisici e ingegneri appartenenti a 20 diversi gruppi di ricerca europei: sei appartenenti al Centre National de la Recherche Scientifique (CNRS) in Francia; otto all'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) in Italia; due al Nikhef in Olanda; il MTA Wigner RCP in Ungheria; il gruppo POLGRAW in Polonia; uno all'Università di Valencia in Spagna; l'European Gravitational Observatory, EGO, il laboratorio che ospita il rivelatore Virgo vicino Pisa in Italia, finanziato da CNRS, INFN e Nikhef.

LIGO è finanziato da NSF e operato da Caltech e MIT, che hanno concepito LIGO e guidato i progetti Initial e Advanced LIGO. Il supporto finanziario per il progetto Advanced LIGO è stato fornito principalmente da NSF, con significative partecipazioni e contributi al progetto da parte di Germania (Max Planck Society), Gran Bretagna (Science and Technology Facilities Council) e Australia (Australian Research Council). Più di 1200 scienziati e circa 100 istituzioni da diverse parti del mondo partecipano nell'impresa attraverso la LIGO Scientific Collaboration, che include la Collaborazione GEO e la collaborazione australiana OzGrav. Ulteriori partecipanti sono elencati su http://ligo.org/partners.php.

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Photo Ugo Boggi MDLa prima volta era stato nel 1998 con il professor Enrico Cavina, che aveva tenuto la relazione biennale sul trauma. In oltre cento anni di storia, per la seconda volta un altro chirurgo pisano, stavolta il professor Ugo Boggi, viene incaricato dalla Società italiana di Chirurgia di tenere la relazione biennale, un riconoscimento assegnato solo a chirurghi di riconosciuta fama, che hanno contribuito in modo significativo allo sviluppo di un settore.

Il professor Boggi, che a Pisa dirige l’Unità operativa di Chirurgia generale e dei trapianti, parlerà a Napoli lunedì 16 ottobre, dalle 12.30 alle 13.30, nell’ambito del congresso che si tiene dal 15 al 18 ottobre, e la sua relazione sarà sulla chirurgia mini-invasiva del pancreas. In questa occasione presenterà anche il libro di cui è stato Editor su questo stesso argomento.

Cover pancreas boggi

Al congresso della Società italiana di Chirurgia partecipano circa 2000 chirurghi, provenienti da tutt’Italia, con numerosi ospiti stranieri. La monografia pubblicata in occasione di questa relazione biennale è edita da Springer e avrà quindi una diffusione mondiale. Nella stesura del testo (in inglese), sono stati coinvolti i maggiori centri italiani ed esteri ed esso copre l’intero spettro delle procedure mini-invasive che possono essere applicate alla cura delle malattie del pancreas.

Inoltre è corredata da numerose illustrazioni professionali a colori, e da fotografie, che forniscono una guida “passo dopo passo” per la realizzazione di questi complessi interventi. Due le introduzioni: la prima, curata dal professor Marco Montorsi, rettore dell’Università Humanitas (Milano) e presidente della Società italiana di Chirurgia; la seconda, dal professor John L Cameron, che è Alfred Blalock Distinguished Professor of Surgery alla Johns Hopkins University (Baltimora, Usa), fra le più prestigiose istituzioni accademiche al mondo per le scienze mediche, avendo vinto ben 19 Premi Nobel per la medicina. Il professor Cameron è universalmente considerato il padre della chirurgia pancreatica a livello mondiale.

La monografia è stata realizzata anche con il contributo dell’associazione “Per donare la vita onlus” e, essendo la prima su questo argomento a livello mondiale, si pone come testo di riferimento per tutti coloro che sono interessati a questo tipo di chirurgia (Fonte Ufficio Stampa AOUP).


Corona d’alloro per il primo “ingegnere bionico” d’Italia che si è laureato a Pisa venerdì 13 ottobre nell’aula magna Ulisse Dini della Scuola di Ingegneria dell’Università. Nato a Barletta, Francesco Lanotte ha discusso la tesi sullo sviluppo di un nuovo algoritmo di controllo per un esoscheletro robotizzato per il supporto lombare, ottenendo la laurea magistrale in “Bionics Engineering” con il voto di 110 e lode.
Fra i primi studenti a iscriversi nel 2015 al neonato corso di laurea istituito grazie ad una convenzione fra l’Università di Pisa e la Scuola Superiore Sant’Anna, Francesco ha così portato brillantemente a compimento i suoi due anni di studio. A seguirlo nel suo lavoro di tesi sono stati il professore Nicola Vitiello e la ricercatrice Simona Crea, entrambi della Scuola Superiore Sant’Anna, e il professore Giovanni Vozzi dell’Università di Pisa.
“La Bionics Engineering è una nuova frontiera dell'ingegneria biomedica e il nostro corso di laurea è il primo nel suo genere non solo a livello italiano ed europeo ma anche mondiale – ha detto Luigi Landini dell’Ateneo pisano, presidente del corso di laurea in Bionics Engineering– quello che facciamo è integrare la robotica e le tecnologie bioingegneristiche con le scienze della vita, come la medicina e le neuroscienze, per arrivare a sviluppare una nuova generazione di dispositivi biorobotici, biomimetici e sanitari”.
“Francesco è uno studente brillante ed un promettente ingegnere – ha commentato Nicola Vitiello, relatore della tesi - nel portare avanti la sua ricerca ha saputo interpretare al meglio la visione che l’Università di Pisa e la Scuola Superiore Sant’Anna hanno voluto promuovere con questo nuovo corso di studi. Noi ci aspettiamo che i nostri ingegneri diventino ‘campioni’ nell’identificare nuovi bisogni dell’uomo ai quali rispondere con nuove tecnologie, con l’obiettivo ultimo di migliorarne la qualità della vita”.
La tesi di Lanotte ha riguardato infatti lo sviluppo di un esoscheletro per assistere i lavoratori quando sollevano dei pesi. La sua ricerca ha preso spunto dalla sesta indagine europea sulle condizioni di lavoro, che evidenzia la necessità di tecnologie che migliorino le condizioni ergonomiche sul posto di lavoro e riducano quindi il rischio di danni all’apparato muscolo-scheletrico. “Per questo motivo lo sviluppo di nuovi dispositivi robotizzati ed indossabili sta diventando un argomento di primaria importanza nell’ambito lavorativo”, ha concluso il neodottore Lanotte che nel frattempo ha vinto anche il dottorato all’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna dove continuerà a fare ricerca in questo settore.
A proclamare Francesco Lanotte dottore in Bionics Engineering è stato il Rettore dell’Università di Pisa Paolo Maria Mancarella affiancato dal Rettore della Scuola Superiore Sant’Anna Pierdomenico Perata. Mancarella ha ribadito come il corso di laurea in Bionics Engineering, la cui istituzione ed attivazione ha seguito personalmente sin da quando era prorettore alla didattica, rappresenti un nuovo fiore all’occhiello per l’Ateneo pisano. Perata ha sottolineato come la ricerca di altissimo livello condotta dalla Scuola Superiore Sant’Anna sulla biorobotica abbia trovato in questa laurea magistrale l’ideale percorso didattico per completare l’offerta formativa del Sant’Anna, che già vanta un percorso di dottorato in BioRobotica che attrae ogni anno decine di candidati.

Corona d’alloro per il primo “ingegnere bionico” d’Italia che si è laureato a Pisa venerdì 13 ottobre nell’aula magna Ulisse Dini della Scuola di Ingegneria dell’Università. Nato a Barletta, Francesco Lanotte ha discusso la tesi sullo sviluppo di un nuovo algoritmo di controllo per un esoscheletro robotizzato per il supporto lombare, ottenendo la laurea magistrale in “Bionics Engineering” con il voto di 110 e lode.

Fra i primi studenti a iscriversi nel 2015 al neonato corso di laurea istituito grazie ad una convenzione fra l’Università di Pisa e la Scuola Superiore Sant’Anna, Francesco ha così portato brillantemente a compimento i suoi due anni di studio. A seguirlo nel suo lavoro di tesi sono stati il professore Nicola Vitiello e la ricercatrice Simona Crea, entrambi della Scuola Superiore Sant’Anna e il professore Giovanni Vozzi dell’Università di Pisa.

“La Bionics Engineering è una nuova frontiera dell'ingegneria biomedica e il nostro corso di laurea è il primo nel suo genere non solo a livello italiano ed europeo ma anche mondiale – dice Luigi Landini, Presidente del corso di laurea in Bionics Engineering – quello che facciamo è integrare la robotica e le tecnologie bioingegneristiche con le scienze della vita, come la medicina e le neuroscienze, per arrivare a sviluppare una nuova generazione di dispositivi biorobotici, biomimetici e sanitari”.

 

Francesco Lanotte stringe la mano al rettore dell’Università di Pisa Paolo Mancarella

Francesco Lanotte stringe la mano al rettore dell’Università di Pisa Paolo Mancarella

 

“Il Corso di laurea magistrale in Bionics Engineering – continua Landini - è un valido esempio di come le competenze avanzate nel settore della ricerca nell’ambito della Bioingegneria, della Ingegneria Neurale e della Biorobotica presenti nel Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa e nell’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore “S. Anna” si possano integrare e portare alla nascita di un percorso didattico altamente innovativo e che è sempre in continuo contatto con il dinamico mondo della ricerca e del lavoro”.

“Francesco è uno studente brillante ed un promettente ingegnere – ha commentato Nicola Vitiello, relatore della tesi - nel portare avanti la sua ricerca ha saputo interpretare al meglio la visione che l’Università di Pisa e la Scuola Superiore Sant’Anna hanno voluto promuovere con questo nuovo corso di studi. Noi ci aspettiamo che i nostri ingegneri diventino ‘campioni’ nell’identificare nuovi bisogni dell’uomo ai quali rispondere con nuove tecnologie, con l’obiettivo ultimo di migliorarne la qualità della vita”.

 

Foto di gruppo con la commissione e i due rettori, da sinistra Giovanni Vozzi, Paolo Dario, Luigi Landini, Pierdomenico Perata, Francesco Lanotte, Paolo Mancarella, Danilo De Rossi, Nicola Vitiello e Simona Crea

Foto di gruppo con la commissione e i due rettori, da sinistra Giovanni Vozzi, Paolo Dario, Luigi Landini, Pierdomenico Perata, Francesco Lanotte, Paolo Mancarella, Danilo De Rossi, Nicola Vitiello e Simona Crea

 

La tesi di Lanotte ha infatti riguardato lo sviluppo di un esoscheletro per assistere i lavoratori quando sollevano dei pesi. La sua ricerca ha preso spunto dalla sesta indagine europea sulle condizioni di lavoro, che evidenzia la necessità di tecnologie che migliorino le condizioni ergonomiche sul posto di lavoro e riducano quindi il rischio di danni all’apparato muscolo-scheletrico.“Per questo motivo lo sviluppo di nuovi dispositivi robotizzati ed indossabili sta diventando un argomento di primaria importanza nell’ambito lavorativo”, ha concluso il neodottore Lanotte che nel frattempo ha vinto anche il dottorato all’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna dove continuerà a fare ricerca in questo settore.

A proclamare Francesco Lanotte dottore in Bionics Engineering è stato il Rettore dell’Università di Pisa Paolo Maria Mancarella affiancato dal Rettore della Scuola Superiore Sant’Anna Pierdomenico Perata. Mancarella ha ribadito come il corso di laurea in Bionics Engineering, la cui istituzione ed attivazione ha seguito personalmente sin da quando era prorettore alla didattica, rappresenti un nuovo fiore all’occhiello per l’Ateneo pisano. Perata ha sottolineato come la ricerca di altissimo livello condotta dalla Scuola Superiore Sant’Anna sulla biorobotica abbia trovato in questa laurea magistrale l’ideale percorso didattico per completare l’offerta formativa del Sant’Anna, che già vanta un percorso di dottorato in BioRobotica che attrae ogni anno decine di candidati.

 

 

“Idee in campo, dal 1840, naturalmente”: è questo il claim che accoglie il navigatore del nuovo sito web del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali (DiSAAA-a) dell’Università di Pisa. E’ un orgoglioso richiamo al fatto che si tratta della più antica istituzione universitaria del mondo dedicata allo studio delle scienze agrarie, e agli aspetti storici è dato particolare risalto, anche con la pubblicazione di foto d’epoca e delle biografie dei Maestri del passato.

 

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Diverse sono le motivazioni che hanno portato alla riqualificazione del portale, rinnovato nella grafica e nella configurazione, per favorire una esperienza di navigazione più fluida e intuitiva. Tra queste: l’esigenza di un restyling con l’obiettivo di realizzare una struttura responsive, cioè in grado di adattarsi a qualsiasi dispositivo diverso dal classico pc (es. quelli mobili), per offrire modalità di navigazione e interazione più potenti, immediate e agili, anche per gli utenti meno esperti; la volontà di adottare una nuova veste grafica che, pur mantenendo un forte legame con quella di Ateneo, risulti più moderna e funzionale, con uno spazio più ampio allo slideshow che caratterizzi fortemente la struttura (le immagini delle photo gallery sono selezionate tra quelle presentate dagli studenti ai concorsi fotografici banditi dal Dipartimento); il ricorso a una nuova logica di navigazione, con l’introduzione di percorsi per semplificare, in base al profilo del visitatore, l’accesso alle informazioni dedicate; l’inserimento di una sezione ‘Servizi’ rappresentata da immagini che permettano agli studenti e al personale di accedere velocemente a link di frequente consultazione; aumentare il livello di sicurezza anti-intrusione. La migrazione dei contenuti dal precedente sito al nuovo portale è stato un processo che ha richiesto tempo e attenzione affinché ogni singolo contenuto fosse rielaborato in modo chiaro e ricollocato correttamente secondo la nuova logica di navigazione.

Tra gli aspetti qualificanti si segnala una rassegna stampa (“Parlano di noi”), aggiornata quotidianamente, la sezione ‘Eventi’, che accoglie i programmi e le presentazioni delle manifestazioni scientifiche curate dal Dipartimento, la connessione alla “Nuova Piattaforma Moodle” che accompagna lo studente nel mondo dell’e-learning, con la possibilità di scaricare liberamente i materiali didattici curati dai docenti, l’area riservata che archivia i verbali degli organi, il collegamento “Lavora con noi” che segnala opportunità di impiego dentro e fuori dal Dipartimento. Una curiosità: non manca un momento ludico (“Gioca con noi”): un attimo di relax per lo studente che, cimentandosi con la lingua inglese, può sbizzarrirsi in simulazioni di processi produttivi agrari e altri passatempo a sfondo ambientale. Non manca, infine, la possibilità per gli utenti di far conoscere la loro opinione e inserire commenti che saranno certamente utili per migliorare la qualità del servizio.

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