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Comunicati stampa

Realizzare un occhio bionico con materiali bioattivi micro e nanofabbricati per testare l’efficacia dei farmaci e sviluppare terapie personalizzate contro la maculopatia. E’ questo l’obiettivo di Biomembrane, un nuovo progetto europeo coordinato dal Centro di Ricerca “E. Piaggio” dell’Università di Pisa appena finanziato con circa 500mila euro sino al 2020 e di cui fanno parte la Warsaw University of Technology in Polonia, la Universidade Nova de Lisboa in Portogallo e, come aziende, la SNC Fibers in Sud Africa e la Allinky Biopharma SL in Spagna.
“Nei tre anni del progetto creeremo delle biostrutture intelligenti integrate in una piattaforma biomedica in grado di imitare le strutture dell'occhio per ottimizzare i test farmaceutici e personalizzare le terapie contro la degenerazione maculare – annuncia il professore Giovanni Vozzi dell’Ateneo pisano - il dispositivo avrà un impatto importante sui costi dell’assistenza sanitaria in quanto i nuovi materiali e i relativi modelli in vitro saranno più economici rispetto a quelli attuali”.
I ricercatori impegnati in Biomembrane svilupperanno un modello in vitro di epitelio pigmentato retinico interfacciato alla rete vascolare coroidale tramite una struttura specializzata, la membrana di Bruch. In particolare, all’Università di Pisa i bioingegneri del Centro Piaggio, affiancati da un pool multidisciplinare di Fisiologi e Chimici Farmaceutici guidato dai professori Gian Carlo Demontis e Armando Rossello, metteranno a punto la micro e nano fabbricazione delle strutture della membrana di Bruch e della rete vascolare connessa con materiali bioattivi. Per simulare la topologia di questa struttura dell'occhio saranno combinate due diverse tecniche di micro e nanofabbricazione. La membrana sarà assemblata usando un sistema ‘elettrospinning’ in grado di produrre una struttura non tessuta fatta di fibre con risoluzione nanometrica e con una porosità ben definita a livello micro e nano, mentre la rete vascolare coroidale sarà progettata come una rete microfluidica ramificata utilizzando un approccio soft-litografico. La bioattività delle strutture biologiche sarà infine migliorata grazie al metodo della soft-molecular imprinting imprimendo nelle strutture microfabbricate siti bioattivi in grado di legare biomolecole selezionate per migliorare le funzioni delle cellule.

Realizzare un occhio bionico con materiali bioattivi micro e nanofabbricati per testare l’efficacia dei farmaci e sviluppare terapie personalizzate contro la maculopatia. E’ questo l’obiettivo di Biomembrane, un nuovo progetto europeo coordinato dal Centro di Ricerca “E. Piaggio” dell’Università di Pisa appena finanziato con circa 500mila euro sino al 2020 e di cui fanno parte la Warsaw University of Technology in Polonia, la Universidade Nova de Lisboa in Portogallo e, come aziende, la SNC Fibers in Sud Africa e la Allinky Biopharma SL in Spagna.

“Nei tre anni del progetto creeremo delle biostrutture intelligenti integrate in una piattaforma biomedica in grado di imitare le strutture dell'occhio per ottimizzare i test farmaceutici e personalizzare le terapie contro la degenerazione maculare – annuncia il professore Giovanni Vozzi dell’Ateneo pisano - il dispositivo avrà un impatto importante sui costi dell’assistenza sanitaria in quanto i nuovi materiali e i relativi modelli in vitro saranno più economici rispetto a quelli attuali”.

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I ricercatori impegnati in Biomembrane svilupperanno un modello in vitro di epitelio pigmentato retinico interfacciato alla rete vascolare coroidale tramite una struttura specializzata, la membrana di Bruch. In particolare, all’Università di Pisa i bioingegneri del Centro Piaggio, affiancati da un pool multidisciplinare di Fisiologi e Chimici Farmaceutici guidato dai professori Gian Carlo Demontis e Armando Rossello, metteranno a punto la micro e nano fabbricazione delle strutture della membrana di Bruch e della rete vascolare connessa con materiali bioattivi. Per simulare la topologia di questa struttura dell'occhio saranno combinate due diverse tecniche di micro e nanofabbricazione.

La membrana sarà assemblata usando un sistema ‘elettrospinning’ in grado di produrre una struttura non tessuta fatta di fibre con risoluzione nanometrica e con una porosità ben definita a livello micro e nano, mentre la rete vascolare coroidale sarà progettata come una rete microfluidica ramificata utilizzando un approccio soft-litografico. La bioattività delle strutture biologiche sarà infine migliorata grazie al metodo della soft-molecular imprinting imprimendo nelle strutture microfabbricate siti bioattivi in grado di legare biomolecole selezionate per migliorare le funzioni delle cellule.

 

Nella foto il team del progetto al kick off meeting con al centro il rettore dell'Università di Pisa Paolo Mancaralla

Recently the University of Pisa welcomed a delegation from the Republic of Uzbekistan comprising representatives of the Ministry of Secondary Specialised and Higher Education (MSSHE) and of Bukhara State University (BSU): both partners of UNIPI in the UZHELTH project (“Higher Education Structures to Enhance Public Health Learning and Teaching in the Republic of Uzbekistan”), completed last April. The delegation included Sarvarkhon Buzrukkhonov, of the Financial Department of the Uzbek Ministry; Abdukabil Tulaganov, rector of Bukhara State University; Bakhodir Mamurov, Dean of the Sports Faculty; and Abror Juraev, Dean of the Tourism Faculty.

The guests were welcomed in the Cherubini Room of the Rectorate by Paolo Mancarella, rector of the University of Pisa; by professor Katherine Isaacs, co-coordinator of the UZHELTH project; and by Paola Cappellini, head of UNIPI’s International Cooperation Unit. The purpose of the visit, in addition to reviewing the activities already carried out, was to explore the possibility of stipulating a bilateral agreement between the two universities, specifically in order to implement joint degree programs, starting with one in Tourism. The delegation also met with Professors Dario Bini and Domenica Romagno (academic tutors of the students from BSU who are currently in Pisa thanks to the KA 107 mobility program); Professor Francesco Marcelloni, Rector’s Delegate for Internationalization; and Professor Enrica Lemmi, President of the council of the degree program in Sciences of Tourism.

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The UZHELTH project, successfully presented in the context of the Tempus Program and financed by the European Commission, was coordinated by the University of Pisa, and involved 14 higher education institutions (medical institutes; general and agricultural universities), three Uzbek ministries, and five countries (Uzbekistan, Italy, Belgium, Slovakia and Portugal). The purpose of the project was to support Uzbek higher education institutions and the Uzbek government in their effort to implement modern degree programs designed to promote a holistic approach to Public Health, coordinating the preparation of professionals trained in four key disciplines (Agriculture, Ecology, Medicine and Veterinary Sciences) and strengthening their ability to work together in order to contribute more effectively to the well-being of the Uzbek population (www.uzhelth.org).

Bukhara State University, furthermore, is one of UNIPI’s partners in the new Erasmus+ international mobility programme (KA 107 or ICM), which permits mobility with non-European partners, and thanks to which our University is carrying out a large number of mobilities, both incoming and outgoing, for students (for study) and for the academic and the technical-administrative staff (for both teaching and training) with around 25 higher education institutions in countries ranging from Morocco to Lao. In fact, since 2015 through the Erasmus + International Credit Mobility scheme European universities can present their candidature to their own National Erasmus+ Agency in order to finance mobility agreements with partner institutions all over the world. This allows them to send and receive students, doctoral candidates, academic and administrative staff members. Further information can be found at this link.

Nei giorni scorsi l’Università di Pisa ha accolto in rettorato una delegazione della Repubblica dell’Uzbekistan composta da rappresentanti del Ministero dell’Istruzione e dell’Università Statale di Bukhara, entrambi partner dell’Ateneo pisano nell’ambito del progetto UZHELTH, “Higher Education Structures to Enhance Public Health Learning and Teaching in the Republic of Uzbekistan”, conclusosi lo scorso aprile. La delegazione era composta da Sarvarkhon Buzrukkhonov, del Dipartimento Finanziario del Ministero dell’Istruzione Superiore e Specialistica Secondaria della Repubblica dell’Uzbekistan, Abdukabil Tulaganov, rettore dell’Università Statale di Bukhara, Bakhodir Mamurov, preside della Facoltà per lo Sport, e Abror Juraev, preside della Facoltà per il Turismo.

Gli ospiti sono stati accolti nella sala Cherubini dal rettore Paolo Mancarella, dalla professoressa Katherine Isaacs, co-coordinatrice del progetto UZHELTH, e da Paola Cappellini, responsabile dell’Unità cooperazione internazionale dell’Ateneo pisano. Scopo della visita infatti, oltre a fare un punto sulle attività concluse, era verificare la possibilità di stipulare un accordo bilaterale, in particolare di corsi di studio congiunti, cominciando dal settore del turismo. A seguire la delegazione ha incontrato i tutor accademici degli studenti in mobilità KA 107 (professor Dario Bini e professoressa Domenica Romagno), il professor Francesco Marcelloni, delegato per l’Internazionalizzazione, e la professoressa Enrica Lemmi, presidente del consiglio aggregato del corso di laurea in Scienze del Turismo.

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Il progetto UZHELTH, presentato nell’ambito del Programma Europeo Tempus, è stato coordinato dall’Università di Pisa e ha coinvolto 14 istituzioni (tra università e istituti medici), tre ministeri uzbechi e cinque Paesi (Uzbekistan, Italia, Belgio, Slovacchia e Portogallo). Il progetto aveva la finalità di supportare le istituzioni d’istruzione superiore e il Governo della Repubblica dell’Uzbekistan nell’elaborazione di programmi atti a favorire un approccio globale al settore della sanità pubblica, mirando a modernizzare la preparazione dei professionisti dei vari rami disciplinari (agraria, ecologia, medicina, veterinaria) coinvolti nel settore, rafforzando la loro capacità di cooperare negli interessi di un alto livello di benessere per la popolazione della repubblica dell’Uzbekistan.

L’Università Statale di Bukhara, inoltre, è partner anche dei primi due progetti di mobilità Internazionale Erasmus+ extraeuropea (KA 107), con i quali si stanno realizzando numerosi percorsi di mobilità internazionale, di tipo sia incoming sia outgoing, per gli studenti (con attività solo di studio) e per lo staff (con attività sia di teaching sia di training) dei circa 25 istituti di istruzione superiore. Infatti, a partire dal 2015, con l’ Erasmus + International Credit Mobility KA107, le università europee possono candidarsi presso le rispettive Agenzie Nazionali per istituire accordi di mobilità con le loro controparti in paesi partner in tutto il mondo, al fine di inviare e ricevere studenti, dottorandi, professori e personale tecnico amministrativo.

Maggiori informazioni sono disponibili a questo link.

Sarà presentata giovedì 5 ottobre, alle ore 12.30 nella Sala dei Mappamondi del rettorato, la Cetilar Pisa Half Marathon (http://pisahalfmarathon.com/), che si terrà domenica 8 ottobre lungo le strade della città. La manifestazione sportiva, che ha uno scopo esclusivamente benefico, nasce per sensibilizzare l'opinione pubblica sul valore sociale della donazione di organi e di tessuti.
Alla presentazione interverranno il rettore Paolo Mancarella, il sindaco Marco Filippeschi, il prefetto Angela Pagliuca, il direttore generale dell'AOUP, Carlo Tomassini, il responsabile Marketing e comunicazione di Pharmanutra, Matteo Mathieu, il professor Ugo Boggi, organizzatore della manifestazione, e i rappresentanti degli enti che collaborano all'iniziativa.

SleepActa, spin-off dell'Università di Pisa che studia il sonno in modo innovativo, semplice e non invasivo, è sbarcata sulla piattaforma di equity crowdfunding StarsUp (http://www.starsup.it/project/sleepacta), il primo portale in Italia autorizzato dalla Consob per la raccolta online di capitale di rischio da parte di aziende. Fino al 15 gennaio 2018, a meno che le richieste non esauriscano prima l’ammontare offerto al pubblico, chiunque potrà investire in SleepActa a partire da un importo minimo di 500 euro e direttamente da pc.

SleepActa, come raccontano i suoi fondatori, è di fatto "la medicina del sonno in un click". Grazie a un nuovo algoritmo, basato su reti neurali artificiali, la start up è in grado di offrire a medici e ospedali un servizio di analisi del sonno e di refertazione automatica tramite activity tracker indossabili. Di fatto, un sistema in base al quale è possibile raccogliere i dati 24 ore su 24 usando dei semplici braccialetti molto diffusi tra gli appassionati di fitness. Il medico dovrà solo abbinare il braccialetto del paziente a un computer e dopo una settimana potrà sincronizzarlo per inviare i dati al server SleepActa e ottenere così il referto via email in pochi minuti. Il medico potrà quindi scrivere la sua diagnosi inserendo il nominativo del paziente, che non viene mai inviato a SleepActa.

“La nostra idea nasce dalla necessità di sviluppare un esame poco invasivo e sostenibile, in grado di descrivere e oggettivare le caratteristiche del sonno e delle sue frammentazioni, tipiche dell’insonnia inoltre la metodologia che proponiamo è poco costosa e non invasiva”, spiega Ugo Faraguna amministratore unico di Sleep Acta e ricercatore del dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia dell'Ateneo pisano.

L'approccio di SleepActa può essere quindi di grande aiuto per risolvere i disturbi del sonno che oggi sono sempre più diffusi tra la popolazione. In Italia 8 milioni di persone soffrono di insonnia e il 73% non si è mai rivolto a un medico. Eppure gli italiani spendono ogni anno mezzo miliardo di euro per l’acquisto di sonniferi. Nel 66% dei casi l’insonnia si protrae per oltre un anno e il 70% delle persone assume sonniferi senza controllo medico da almeno 2 anni. Il 67% delle persone che soffrono di insonnia ha inoltre una bassa qualità della vita, senza dimenticare l'altissimo costo sociale di questo disturbo con i colpi di sonno alla guida che causano mille morti e 120 mila feriti l’anno.

Amministratore_unico_SleepActa_Ugo_FaragunaSleepActa, spin-off dell'Università di Pisa che studia il sonno in modo innovativo, semplice e non invasivo, è sbarcata sulla piattaforma di equity crowdfunding StarsUp, il primo portale in Italia autorizzato dalla Consob per la raccolta online di capitale di rischio da parte di aziende. Fino al 15 gennaio 2018, a meno che le richieste non esauriscano prima l’ammontare offerto al pubblico, chiunque potrà investire in SleepActa  a partire da un importo minimo di 500 euro e direttamente da pc.

SleepActa, come raccontano i suoi fondatori, è di fatto "la medicina del sonno in un click". Grazie a un nuovo algoritmo, basato su reti neurali artificiali, la start up è in grado di offrire a medici e ospedali un servizio di analisi del sonno e di refertazione automatica tramite activity tracker indossabili. Di fatto, un sistema in base al quale è possibile raccogliere i dati  24 ore su 24 usando dei semplici braccialetti molto diffusi tra gli appassionati di fitness. Il medico dovrà solo abbinare il braccialetto del paziente a un computer e dopo una settimana potrà sincronizzarlo per inviare i dati al server SleepActa e ottenere così il referto via email in pochi minuti. Il medico potrà quindi scrivere la sua diagnosi inserendo il nominativo del paziente, che non viene mai inviato a SleepActa.

“La nostra idea nasce dalla necessità di sviluppare un esame poco invasivo e sostenibile, in grado di descrivere e oggettivare le caratteristiche del sonno e delle sue frammentazioni, tipiche dell’insonnia inoltre la metodologia che proponiamo è poco costosa e non invasiva”, spiega Ugo Faraguna amministratore unico di Sleep Acta e ricercatore del dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia dell'Ateneo pisano.

L'approccio di SleepActa può essere quindi di grande aiuto per risolvere i disturbi del sonno che oggi sono sempre più diffusi tra la popolazione. In Italia 8 milioni di persone soffrono di insonnia e il 73% non si è mai rivolto a un medico. Eppure gli italiani spendono ogni anno mezzo miliardo di euro per l’acquisto di sonniferi. Nel 66% dei casi l’insonnia si protrae per oltre un anno e il 70% delle persone assume sonniferi senza controllo medico da almeno 2 anni. Il 67% delle persone che soffrono di insonnia ha inoltre una bassa qualità della vita, senza dimenticare l'altissimo costo sociale di questo disturbo con i colpi di sonno alla guida che causano mille morti e 120 mila feriti l’anno.

 

 

Le genti del passato si ammalavano di cancro? Il tumore è una patologia che affligge solo il mondo moderno? Sono domande che ormai da decenni si pone la comunità scientifica a causa del progressivo aumento di incidenza di diverse neoplasie tra la popolazione attuale.

Ha provato a dare una risposta l’equipe della Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa diretta dalla professoressa Valentina Giuffra che, in un articolo pubblicato sulla rivista internazionale ‘Lancet Oncology’, ha fornito un nuovo e sorprendente dato che confuta ciò che finora si è sempre ipotizzato, ovvero che il cancro sia una malattia del mondo attuale, causata dall’inquinamento o dallo stile di vita moderno.

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La Corte Aragonese di Napoli in un'Adorazione dei Magi con il re Ferrante inginocchiato.

Gli studiosi infatti, analizzando con moderne tecniche istologiche, immuno-istochimiche e molecolari le decine di mummie rinascimentali conservate nella sacrestia annessa alla chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli, sono riusciti a identificare ben tre casi di neoplasia maligna in individui tra i 55 ed i 70 anni: un carcinoma basocellulare (ovvero un tumore cutaneo) che ha colpito il volto del duca Ferdinando Orsini di Gravina (circa 1490-1549), un adenocarcinoma avanzato del retto nella mummia del re Ferrante I di Aragona (1424-94) ed un adenocarcinoma del colon in fase iniziale di infiltrazione nella mummia del principe Luigi Carafa di Stigliano (1511-76).

“Sono scoperte estremamente importanti perché non solo rappresentano tre dei cinque tumori maligni dei tessuti molli mai diagnosticati in paleopatologia - afferma il professore Gino Fornaciari, da decenni impegnato sullo studio delle mummie napoletane - ma sono stati tutti diagnosticati in una stessa ristretta popolazione, quella della corte aragonese della Napoli rinascimentale a cavallo tra il ‘400 ed il ‘500”.

Si scopre così che, se nel piccolo gruppo di undici mummie (dieci uomini ed una donna) tre soggetti svilupparono un tumore maligno, otteniamo una prevalenza di malattia neoplastica del 27%, un dato assai vicino al 31% riscontrato nei paesi industrializzati moderni.

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I tumori dei tessuti mummificati dei membri della corte aragonese:
A - Adenocarcinoma rettale di Ferrante I infiltrante lo stroma fibroso (ematossilina-eosina, 100X).
B - Adenocarcinoma polipoide del colon di Luigi Carafa con invasione del peduncolo, indicata dalla freccia (anti-Pan Citocheratina, Ventana®, 250X).
C - Carcinoma basocellulare di Ferdinando Orsini con pattern solido destruente l’osso lamellare e con la tipica ‘palizzata’ cellulare, indicata dalla freccia (Van Gieson, 120X).

“Possiamo ipotizzare che nel passato il cancro sia stata una malattia relativamente frequente tra gli individui oltre i 55 anni, almeno per le classi elitarie del Rinascimento che vivevano più a lungo e che potevano permettersi abitudini alimentari e stili di vita non distanti dalle nostre”, conclude il dottore Raffaele Gaeta, coautore della pubblicazione.

L’articolo di 'Lancet' dunque può essere un nuovo punto di partenza per lo studio della carcinogenesi del passato, ma solo ulteriori future indagini paleopatologiche potranno definitivamente risolvere quello che viene definito ‘il problema del cancro nell’Antichità’.

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I sarcofagi nella chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli.

Le genti del passato si ammalavano di cancro? Il tumore è una patologia che affligge solo il mondo moderno? Sono domande che ormai da decenni si pone la comunità scientifica a causa del progressivo aumento di incidenza di diverse neoplasie tra la popolazione attuale.

Ha provato a dare una risposta l’equipe della Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa diretta dalla professoressa Valentina Giuffra che, in un articolo pubblicato sulla rivista internazionale ‘Lancet Oncology’, ha fornito un nuovo e sorprendente dato che confuta ciò che finora si è sempre ipotizzato, ovvero che il cancro sia una malattia del mondo attuale, causata dall’inquinamento o dallo stile di vita moderno.
Gli studiosi infatti, analizzando con moderne tecniche istologiche, immunoistochimiche e molecolari le decine di mummie rinascimentali conservate nella sacrestia annessa alla chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli, sono riusciti ad identificare ben tre casi di neoplasia maligna in individui tra i 55 ed i 70 anni: un carcinoma basocellulare (ovvero un tumore cutaneo) che ha colpito il volto del duca Ferdinando Orsini di Gravina (circa 1490-1549), un adenocarcinoma avanzato del retto nella mummia del re Ferrante I di Aragona (1424-94) ed un adenocarcinoma del colon in fase iniziale di infiltrazione nella mummia del principe Luigi Carafa di Stigliano (1511-76).

“Sono scoperte estremamente importanti perché non solo rappresentano tre dei cinque tumori maligni dei tessuti molli mai diagnosticati in paleopatologia - afferma il professore Gino Fornaciari, da decenni impegnato sullo studio delle mummie napoletane - ma sono stati tutti diagnosticati in una stessa ristretta popolazione, quella della corte aragonese della Napoli rinascimentale a cavallo tra il ‘400 ed il ‘500”.
Si scopre così che, se nel piccolo gruppo di undici mummie (dieci uomini ed una donna) tre soggetti svilupparono un tumore maligno, otteniamo una prevalenza di malattia neoplastica del 27%, un dato assai vicino al 31% riscontrato nei paesi industrializzati moderni.
“Possiamo ipotizzare che nel passato il cancro sia stata una malattia relativamente frequente tra gli individui oltre i 55 anni, almeno per le classi elitarie del Rinascimento che vivevano più a lungo e che potevano permettersi abitudini alimentari e stili di vita non distanti dalle nostre”, conclude il dottore Raffaele Gaeta, coautore della pubblicazione.
L’articolo di Lancet dunque può essere un nuovo punto di partenza per lo studio della carcinogenesi del passato, ma solo ulteriori future indagini paleopatologiche potranno definitivamente risolvere quello che viene definito ‘il problema del cancro nell’Antichità’.

L’Università di Pisa offre alle studentesse e agli studenti che stanno affrontando un percorso di transizione di genere e che sono iscritti ad un qualsiasi livello del percorso formativo presso l’Ateneo, la possibilità di richiedere l’attivazione di una carriera “alias”, che include il rilascio di una seconda 'Carta dello studente', con validità limitata all’Ateneo.

Gli/le interessati/e possono rivolgersi per un colloquio preliminare alla delegata del Rettore alle attività "Gender Studies and Equial Opportunities" dell'Università di Pisa, la Prof.ssa Renata Pepicelli  (email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. ).

Invio documentazione

La persona richiedente deve inviare una comunicazione a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. allegando i seguenti documenti:

  1. Istanza (allegato 1 all'interno del Regolamento);
  2. Una foto digitale;
  3. Copia del documento d’identità.

La Direzione Didattica, vagliata la completezza e correttezza dei documenti inviati, inoltra la comunicazione e gli allegati all’ufficio Protocollo chiedendo di procedere a registrare nel protocollo riservato la comunicazione per competenza e, per conoscenza, al Responsabile della Protezione Dati (RPD).

Autorizzazione all’attivazione della carriera alias

L’RDP esprime il suo parere alla Delegata. Se positivo, la Delegata autorizza la stipula dell’accordo di riservatezza per l’attivazione della carriera alias.

Perfezionamento del procedimento

La Direzione Didattica informa la persona richiedente circa l’esito della sua istanza e la invita a presentare presso i suoi uffici (di persona o per posta) l’originale dell’accordo di riservatezza da lei firmato. La Direzione Didattica sottopone l’accordo alla firma del Rettore e, una volta ritornato l’accordo firmato da entrambi, provvede all’apertura della carriera alias della persona richiedente e al rilascio della nuova tessera dello studente (e del libretto di tirocinio ove necessario). In tale occasione sarà rilasciato anche un manuale operativo.

Regolamento per l'attivazione e la gestione delle carriere alias (in vigore dal 15 febbraio 2020)

Informazioni a cura di:
Antonella Mannucci
Direzione Servizi per la Didattica e gli Studenti
largo Bruno Pontecorvo n. 3 - Pisa

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