Lavorare nella Cooperazione: incontro con il vice ministro Mario Giro
All’interno dell'Internet Festival, venerdì 6 ottobre dalle 11.30 alle 13.30, è previsto un incontro con il vice ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Mario Giro, dal titolo “Le opportunità professionali per i giovani nella Cooperazione". L’incontro, co-organizzato dall’Università di Pisa, dalla Scuola IMT Alti Studi Lucca, dalla Scuola Normale Superiore e dalla Scuola Superiore Sant'Anna, in collaborazione con il Ministero, si terrà al Cinema Arsenale (Vicolo Scaramucci n. 2, Pisa).
Durante l'incontro, il vice ministro descriverà le molteplici opportunità lavorative offerte oggi nel mondo della cooperazione internazionale, fornirà suggerimenti professionali ai giovani e illustrerà gli strumenti per rispondere alle domande del mondo del lavoro. Questa e altre iniziative forniranno idee, spunti e riflessioni nel percorso verso il Primo Forum Nazionale della Cooperazione che si terrà nel 2018. La cooperazione è attualmente un elemento essenziale per la politica estera del paese. La sua conoscenza, così come la sensibilizzazione del mondo accademico sul tema e la formazione dei giovani, rappresentano le solide basi per allargare i confini della pace e dello sviluppo.
L’incontro, moderato dalla giornalista Claudia Fusani, sarà aperto dai saluti del rettore dell’Università di Pisa, del direttore della Scuola IMT Alti Studi Lucca, del direttore della Scuola Normale Superiore, del rettore della Scuola Superiore Sant'Anna e del sindaco di Pisa. A seguire, il vice ministro presenterà il nuovo sistema della Cooperazione Internazionale italiana, le esperienze in atto e le concrete possibilità di trovare lavoro nell’ambito. Nel corso della mattinata saranno presentate alcune testimonianze di giovani impegnati in progetti in atto. L’incontro si concluderà con un momento di dibattito e di confronto con gli studenti.
Programma
11:30 Saluti
Prof. Paolo Maria Mancarella, Rettore Università di Pisa
Prof. Andrea Ferrara, Prorettore alla Didattica, Internazionalizzazione e
Placement della Scuola Normale Superiore
Prof. Andrea De Guttry, Vice-Rettore, Scuola Superiore Sant’Anna, con delega
per l’Alta Formazione
Prof. Mirco Tribastone, Delegato alla Ricerca IMT
11:45 Cooperazione Internazionale il nostro futuro nel mondo
Mario Giro
Viceministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
12:15 Testimonianze di cooperazione
Dott.ssa Raffaella Battella - European Commission - European Commission DG
Migration and Home Affairs
Dott. Diego Battistessa - Docente e ricercatore presso l'Istituto di studi
internazionali ed europei "Francisco de Vitoria" all'Università Carlos III
di Madrid
Dott. Daniele Gizzi, e Dott. Khaled Sghaier Hajlaoui - Associazione DICA
ONLUS
12:30 Dibattito e confronto con gli studenti
13:00 Conclusioni de Sindaco Marco Filippeschi
Nel “Sacco di San Francesco” c’era proprio pane: lo rivelano le analisi condotte all’Università di Pisa
Risale davvero al 1200 il “Sacco di San Francesco”, una reliquia conservata presso il monastero di Folloni, vicino a Montella in Campania. E il suo contenuto, sempre secondo gli scienziati e come racconta la leggenda, sarebbe stato proprio pane. Sono questi i risultati di uno studio pubblicato “Radiocarbon”, una rivista della Cambridge University Press, e condotto dalle professoresse Ilaria Degano e Maria Perla Colombini dell’Università di Pisa insieme ai ricercatori della University of Southern Denmark, e della Leiden University nei Paesi Bassi.
Secondo la leggenda, il sacco di pane sarebbe apparso sulla soglia del monastero di Folloni nell’inverno del 1224, inviato da San Francesco grazie ad un angelo per sfamare i monaci assediati dalla neve e dai lupi. Mettendo a confronto miracolo e scienza, lo studio ha quindi previsto la datazione al radiocarbonio di un frammento del sacco e l’analisi delle tracce sopravvissute di pane da parte del gruppo di lavoro di Scienze Chimiche applicate ai Beni Culturali dell’Ateneo pisano.
“La datazione al radiocarbonio posiziona il campione con elevata probabilità tra il 1220 e il 1295, confermando quindi l’età della reliquia – spiega Ilaria Degano – le analisi che poi abbiamo effettuato tramite gascromatografia con rivelazione a spettrometria di massa hanno rivelato la presenza di ergosterolo, che è appunto un marcatore molecolare noto negli studi archeometrici come indicatore di lievitazione per la produzione di birra o pane”.
“E’ molto interessante dal punto di vista analitico che un marcatore molecolare riesca a conservarsi in campioni così antichi – conclude Degano – ma per essere sicuri dei risultati ed escludere il rischio di contaminazione abbiamo anche esaminato altri oggetti conservati insieme alla reliquia nei quali infatti non abbiamo trovato alcuna traccia di ergosterolo”.
Pisa e l'Erasmus: 30 anni di storia insieme
L’internet Festival 2017 ospiterà venerdì 6 ottobre, a partire dalle ore 9.30, un incontro sul tema “Pisa e l’Erasmus: 30 anni di storia insieme”. L’incontro, che si svolgerà al Cinema Arsenale (Vicolo Scaramucci, 2), sarà introdotto dai saluti del rettore dell’Università di Pisa, Paolo Mancarella, e moderato dalla giornalista Claudia Fusani.
All’evento parteciperà la professoressa Sofia Corradi, conosciuta in Italia e in Europa con il soprannome di “Mamma Erasmus”. Questa pedagogista di fama internazionale, professore ordinario di Educazione permanente fino al 2004, ha infatti avuto il merito di ideare, nel 1969, il programma Erasmus per l'interscambio degli studenti fra le università europee. Il suo instancabile impegno a favore di un programma “che ha completamente rivoluzionato la vita dei nostri figli contribuendo alla costruzione europea”, secondo la definizione dell’ex ministro Stefania Giannini, le è valso nel 2016 il Premio Europeo Carlo V, consegnato dal re di Spagna, Filippo IV, e dal presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, e la nomina, nello stesso anno, a commendatore da parte del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Sofia Corradi racconterà quanto impegno è stato necessario investire negli anni affinché il programma Erasmus facesse breccia nel sistema universitario italiano e descriverà il ruolo attivo svolto su questo fronte dall’Università di Pisa. Oggi, più di mille studenti “pisani” trascorrono un periodo all’estero, per seguire corsi e sostenere esami in virtù dei quasi mille accordi stipulati con le Università partner europee, oppure per effettuare un tirocinio formativo, inserito nel curriculum del corso di studio o anche successivo al conseguimento del titolo.
L’evento prevede un dibattito con gli studenti e terminerà con un sentito ringraziamento alla professoressa Ann Katherine Isaacs, docente dell’Università di Pisa fino al 2013, per il grande lavoro svolto per la promozione dell’Erasmus non solo all’interno dell’Ateneo pisano, ma anche a livello nazionale e internazionale.
Scoperta una nuova area visiva nel cervello umano
Grazie alla risonanza magnetica funzionale (fMRI), la tecnica che ha rivoluzionato le ricerche in neuroscienze dell’uomo negli ultimi 25 anni, un team italiano di neuroscienziati ha scoperto una nuova area visiva nel cervello umano. La ricerca, guidata dalla dottoressa Kyriaki Mikellidou e dalla professoressa Maria Concetta Morrone, del dipartimento di Medicina traslazionale dell’Università di Pisa, è stata pubblicata sulla rivista internazionale Current Biology e analizza le proprietà di questa area cerebrale, nota come prostriata, mostrando per la prima volta una sua specializzazione nell’analisi degli oggetti che si muovono ad alta velocità presentati della periferia del campo visivo. Del team di ricerca fanno parte anche professor David Burr del dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Firenze e il dottor Jan Kurzawski (Fondazione Stella Maris e Università di Firenze).
“L’area prostriata è localizzata in una parte primitiva della corteccia cerebrale e possiede caratteristiche peculiari che la differenziano dalle altre aree visive scoperte finora – spiega la professoressa Morrone – Tra queste una “linea diretta” di comunicazione tra aree cerebrali che controllano emozioni e reazioni motorie rapide. Comprendere il funzionamento di questa area può generare importanti ricadute in ambito clinico. Ad esempio, nel morbo di Alzheimer sono state osservate degenerazioni che anatomicamente corrispondono all’area prostriata: queste alterazioni potrebbero contribuire al disorientamento spaziale e alla mancanza di equilibrio, caratteristici di questa malattia negli stadi iniziali”.
Per questo studio, i ricercatori si sono avvalsi del supporto di Vincenzo Greco dell’Istituto di Ottica del CNR di Firenze, che ha progettato e realizzato uno speciale dispositivo dedicato a stimolare ampie regioni di campo visivo con immagini in movimento ad alta velocità. Questo speciale supporto è stato appositamente ideato con materiali amagnetici, per poter funzionare all’interno del potente campo magnetico generato dello scanner della Fondazione Monasterio di Pisa, diretto dai dottori Domenico Montanaro e Francesca Frijia.
“Utilizzando le tecniche computazionali di analisi del segnale BOLD, dette di “population receptive-field mapping” – aggiunge il professor Burr – abbiamo mostrato che quest’area, sebbene piccola, contiene una “mappa” completa e organizzata del mondo esterno. Diversamente da altre aree corticali visive che utilizzano gran parte delle proprie risorse per analizzare le informazioni provenienti dalla fovea (la zona a più alta acuità al centro del campo visivo), l’area prostriata è invece maggiormente coinvolta all’elaborazione degli stimoli presentati nella periferia del campo visivo. In particolare, quest’area risponde esclusivamente a stimoli in rapido movimento, come ad esempio stimoli transienti che richiedono un’immediata risposta di fuga”.
Lavorare nella Cooperazione: incontro con il vice ministro Mario Giro
Subito dopo, dalle 11.30 alle 13.30, è previsto un incontro con il vice ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Mario Giro, dal titolo “Le opportunità professionali per i giovani nella Cooperazione". L’incontro, co-organizzato dall’Università di Pisa, dalla Scuola IMT Alti Studi Lucca, dalla Scuola Normale Superiore e dalla Scuola Superiore Sant'Anna, in collaborazione con il Ministero, si terrà sempre al Cinema Arsenale.
Durante l'incontro, il vice ministro descriverà le molteplici opportunità lavorative offerte oggi nel mondo della cooperazione internazionale, fornirà suggerimenti professionali ai giovani e illustrerà gli strumenti per rispondere alle domande del mondo del lavoro. Questa e altre iniziative forniranno idee, spunti e riflessioni nel percorso verso il Primo Forum Nazionale della Cooperazione che si terrà nel 2018. La cooperazione è attualmente un elemento essenziale per la politica estera del paese. La sua conoscenza, così come la sensibilizzazione del mondo accademico sul tema e la formazione dei giovani, rappresentano le solide basi per allargare i confini della pace e dello sviluppo.
L’incontro, moderato dalla giornalista Claudia Fusani, sarà aperto dai saluti del rettore dell’Università di Pisa, del direttore della Scuola IMT Alti Studi Lucca, del direttore della Scuola Normale Superiore, del rettore della Scuola Superiore Sant'Anna e del sindaco di Pisa. A seguire, il vice ministro presenterà il nuovo sistema della Cooperazione Internazionale italiana, le esperienze in atto e le concrete possibilità di trovare lavoro nell’ambito. Nel corso della mattinata saranno presentate alcune testimonianze di giovani impegnati in progetti in atto. L’incontro si concluderà con un momento di dibattito e di confronto con gli studenti.
Pisa e l'Erasmus: 30 anni di storia insieme
L’internet Festival 2017 ospiterà venerdì 6 ottobre, a partire dalle ore 9.30, un incontro sul tema “Pisa e l’Erasmus: 30 anni di storia insieme”. L’incontro, che si svolgerà al Cinema Arsenale (Vicolo Scaramucci, 2), sarà introdotto dai saluti del rettore dell’Università di Pisa, Paolo Mancarella, e moderato dalla giornalista Claudia Fusani.
All’evento parteciperà la professoressa Sofia Corradi, conosciuta in Italia e in Europa con il soprannome di “Mamma Erasmus”. Questa pedagogista di fama internazionale, professore ordinario di Educazione permanente fino al 2004, ha infatti avuto il merito di ideare, nel 1969, il programma Erasmus per l'interscambio degli studenti fra le università europee. Il suo instancabile impegno a favore di un programma “che ha completamente rivoluzionato la vita dei nostri figli contribuendo alla costruzione europea”, secondo la definizione dell’ex ministro Stefania Giannini, le è valso nel 2016 il Premio Europeo Carlo V, consegnato dal re di Spagna, Filippo IV, e dal presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, e la nomina, nello stesso anno, a commendatore da parte del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Sofia Corradi racconterà quanto impegno è stato necessario investire negli anni affinché il programma Erasmus facesse breccia nel sistema universitario italiano e descriverà il ruolo attivo svolto su questo fronte dall’Università di Pisa. Oggi, più di mille studenti “pisani” trascorrono un periodo all’estero, per seguire corsi e sostenere esami in virtù dei quasi mille accordi stipulati con le Università partner europee, oppure per effettuare un tirocinio formativo, inserito nel curriculum del corso di studio o anche successivo al conseguimento del titolo.
L’evento prevede un dibattito con gli studenti e terminerà con un sentito ringraziamento alla professoressa Ann Katherine Isaacs, docente dell’Università di Pisa fino al 2013, per il grande lavoro svolto per la promozione dell’Erasmus non solo all’interno dell’Ateneo pisano, ma anche a livello nazionale e internazionale.
Nel “Sacco di San Francesco” c’era proprio pane: lo rivelano le analisi condotte in Ateneo
Risale davvero al 1200 il “Sacco di San Francesco”, una reliquia conservata presso il monastero di Folloni, vicino a Montella in Campania. E il suo contenuto, sempre secondo gli scienziati e come racconta la leggenda, sarebbe stato proprio pane. Sono questi i risultati di uno studio pubblicato “Radiocarbon”, una rivista della Cambridge University Press, e condotto dalle professoresse Ilaria Degano e Maria Perla Colombini dell’Università di Pisa insieme ai ricercatori della University of Southern Denmark, e della Leiden University nei Paesi Bassi.
Secondo la leggenda, il sacco di pane sarebbe apparso sulla soglia del monastero di Folloni (foto) nell’inverno del 1224, inviato da San Francesco grazie ad un angelo per sfamare i monaci assediati dalla neve e dai lupi. Mettendo a confronto miracolo e scienza, lo studio ha quindi previsto la datazione al radiocarbonio di un frammento del sacco e l’analisi delle tracce sopravvissute di pane da parte del gruppo di lavoro di Scienze Chimiche applicate ai Beni Culturali dell’Ateneo pisano.
“La datazione al radiocarbonio posiziona il campione con elevata probabilità tra il 1220 e il 1295, confermando quindi l’età della reliquia – spiega Ilaria Degano – le analisi che poi abbiamo effettuato tramite gascromatografia con rivelazione a spettrometria di massa hanno rivelato la presenza di ergosterolo, che è appunto un marcatore molecolare noto negli studi archeometrici come indicatore di lievitazione per la produzione di birra o pane”.
“E’ molto interessante dal punto di vista analitico che un marcatore molecolare riesca a conservarsi in campioni così antichi – conclude Degano – ma per essere sicuri dei risultati ed escludere il rischio di contaminazione abbiamo anche esaminato altri oggetti conservati insieme alla reliquia nei quali infatti non abbiamo trovato alcuna traccia di ergosterolo”.
"A Pisa si studia il cibo del futuro"
"Se un giorno mangeremo una carne più sana e un pane che cura come la migliore medicina per viveve a lungo e in salute dovremo dire grazieai ricercatori dell'Università di Pisa". E' con queste parole che la giornalista Rai Luciana Parisi racconta quanto si fa al Centro Interdipartimentale di Ricerca Nutrafood. Il servizio, che ha portato una troupe a Pisa venerdì 22, è andato in onda giovedì 28 settembre al Tg3 nazionale delle 14,30 nell'ambito della cronaca sul G7 della Scienza.
La professoressa Manuela Giovannetti, microbiologa e direttrice del Centro, e il professore Marcello Mele, zootecnico, sono stati intervistati all'interno dei loro laboratori, dove svolgono ricerche sul valore salutistico del cibo, in particolare pane, carne e formaggi.
Luciano Della Mea, un inquieto intellettuale nell’Italia del secondo Novecento
Oggi la Gipsoteca ospita il convegno di studi "Luciano Della Mea. Un inquieto intellettuale nell’Italia del secondo ’900", organizzato dalla Biblioteca Franco Serantini, in collaborazione con l'Università di Pisa, la Fondazione di studi storici “Filippo Turati” di Firenze e l'Istituto De Martino di Sesto Fiorentino.
Il convegno fa parte del programma "Pisa e il 68”, un ciclo di iniziative dedicate ad approfondire il contesto del '68, curate dall'Ateneo, il Comune di Pisa, la Biblioteca Franco Serantini, il Cinema Arsenale e la Scuola Normale Superiore.
Pubblichiamo di seguito il saluto introduttivo del rettore dell'Ateneo Paolo Mancarella.
****
Porto volentieri il mio saluto a questa giornata di studio che ancora una volta attesta l’importante impegno della Biblioteca Franco Serantini nella valorizzazione e trasmissione della nostra memoria storica e nel ripensamento di materiali e di testimonianze da far vivere anche nelle nuove generazioni. Ci tengo a dire che la collaborazione fra l’Università di Pisa e questa istituzione si è rafforzata con le recenti iniziative sui 50 anni delle “Tesi della Sapienza” in febbraio, proprio qui alla Gipsoteca, che hanno annunciato una stagione di incontri e iniziative che avranno un momento centrale nel convegno sul 1968 organizzato a Pisa dall’Università in collaborazione con la Scuola Normale e altre istituzioni cittadine nella primavera 2018.
Non ho mai avuto il bene di conoscere Luciano Della Mea ma, naturalmente, ho avuto modo di entrare in rapporto con lui attraverso il suo lavoro e le testimonianze di suoi amici e compagni che collocavano la sua figura, con un’aura quasi leggendaria, come fratello maggiore di una generazione che, con un sussulto forte, ha cambiato molte cose in questo paese e che, a Pisa, ha avuto forse la prima scintilla e l’epicentro. Mi pare di aver capito che fosse una persona da maneggiare con delicatezza: per motivi apparentemente opposti era, mi dicono, ispido e fragile.
Sentii parlare di lui quando venni a Pisa, era il 1977, e un nuovo sussulto si stava preparando con altri, diversi e forse meno nobili padri.
La sua figura, anche nella fisiognomica, rendeva l’idea di quello che fu un cardine per la politica degli anni del nostro dopoguerra: l’intellettuale. Al contrario di altri, però, non fu mai organico a qualcosa, non ne trasse mai alcuna convenienza, ma seguì, con una propensione che coniugava curiosità e rispetto, le vite e i pensieri di coloro che, come lui, avevano iniziato la vita in salita forse per consentire anche a loro, i “Senzastoria”, un riscatto che lui era riuscito ad ottenere attraverso tante tormentate vicende e un lavoro costante e puntiglioso.
Emblematico di questo fu il suo impegno per Franco Serantini, il giovane anarchico ucciso inerme sui nostri lungarni. Una responsabilità che era già iniziata ben prima di quel tragico episodio e che gli aveva fatto accogliere il giovanissimo studente sardo orfano di affetti nella sua famiglia, per le gite al mare, per i pranzi della domenica, come se vedesse in lui un’immagine speculare di se stesso ragazzo.
Anche per questo, dopo l’omicidio, il suo mobilitarsi, assieme a quello di Umberto Terracini e Lelio Basso, per impedire che l’orrore fosse nascosto, come si tentò di fare, risultò decisivo.
Non voglio dilungarmi su aspetti ed episodi che certamente c’è chi tratterà con maggiore conoscenza e competenza di me.
Voglio solo rammentare qualcosa che, senza averne coscienza, mi aveva fatto incontrare il pensiero trasmesso da questo intellettuale inquieto prima del mio arrivo a Pisa. Furono le parole di una canzone, per me ragazzino milanese, ancor oggi indelebili. Ascoltate chissà in quale cantina da un tipo con gli occhiali spessi e una voce indecifrabile e affannata. Era un testo dialettale, sporco e politicamente scorretto, come si direbbe oggi, scritto e cantato – seppi poi – dal primo dei tanti fratelli minori di Luciano Della Mea, quello vero: Ivan. Una storia disperata di periferia dove si raccontava di un gatto ammazzato, “El me gatt” e che si concludeva con due versi: “L’è la giustissia che me fa tort/ Ninetta è viva ma el gatt l’è mort” (È la giustizia che mi fa torto/ Ninetta e viva ma il gatto è morto).
Sembra una via di mezzo tra un bilancio e un presagio, i fratelli Della Mea avevano e avrebbero incontrato molte volte i torti della giustizia: senza mai rassegnarsi, però.
Alla loro memoria un saluto grato.
A tutti voi un grazie e buon lavoro.