L’Università di Pisa nella top ten nazionale del QS World University Rankings
Prima tra le grandi università toscane e nona a livello nazionale, l’Università di Pisa conferma la propria posizione nell’edizione 2019 del QS World University Ranking, rientrando nella top ten a livello italiano e in 422ma posizione a livello mondiale.
Il ranking elaborato dall’agenzia QS è tra i più autorevoli a livello internazionale e si basa su indicatori che misurano la reputazione degli Atenei considerati, il rapporto docenti/studenti, la produttività scientifica e il livello di internazionalizzazione. Alcuni di questi indicatori, quali ad esempio il rapporto docenti/studenti, portano le grandi università pubbliche e generaliste italiane a essere svantaggiate rispetto ai competitor internazionali e alle istituzioni di minori dimensioni. Ciò nonostante, gli Atenei che, come l’Università di Pisa, sono particolarmente impegnati sulla ricerca e godono di buona reputazione internazionale, riescono comunque a posizionarsi nella parte alta della classifica.
Analizzando i dati, l’Università di Pisa ottiene il valore più alto tra le 5 istituzioni toscane per quanto riguarda la reputazione internazionale. Inoltre, l’Ateneo pisano ottiene un miglioramento significativo rispetto allo scorso anno in particolare sull’indicatore che riguarda la produttività della ricerca. Questi risultati sono in linea con l’attenzione sempre crescente dell’Ateneo verso la ricerca.
La buona performance dell’Ateneo nel QS World University Ranking conferma i risultati relativi alle singole discipline (già pubblicati a febbraio dalla stessa agenzia) in cui l’Università di Pisa aveva riportato un generale miglioramento con punte di eccellenza in Matematica, Fisica e Scienze dell’Antichità (12a al mondo), come anche in Computer Science e in Electrical Engineering.
“Tra le prime dieci istituzioni di studio italiane tre sono a Pisa e, tra le università generaliste, la nostra è la quinta in Italia - commenta il rettore Paolo Mancarella – Quelle che ci precedono hanno sede in città con popolazioni che vanno da più del doppio a trenta volte Pisa – e conclude - l’eccellenza della nostra città, che fa perno sul nostro ateneo, è comprovata. Ci auguriamo che le scelte ministeriali tengano nel dovuto conto questo straordinario concentrato di sapere, garantendoci risorse adeguate per confermare e migliorare ancora la qualità del nostro lavoro”.
Avviso di fabbisogno interno per “Valutazione della modulazione delle chemochine nelle colture cellulari primarie e nelle linee continue di tireociti sotto stimolo di farmaci modulatori della funzione tiroidea e dell’infiammazione”. Scad. 13/06
A Pisa la seconda Conferenza italiana di Public History
Si terrà a Pisa dall'11 al 15 giugno la Seconda Conferenza italiana di Public History (http://www.aiph.it), nuovo campo di studi e di attività che promuove la storia come risorsa essenziale per la società, nella convinzione che essa, come sapere critico e metodo di lavoro, sia necessaria per la risoluzione dei problemi del presente. Il motto scelto per l'appuntamento pisano, "Metti la storia a lavoro", è quanto mai adatto a descrivere una manifestazione che proporrà 380 occasioni di incontro, studio e confronto e 12 iniziative che coinvolgeranno direttamente il pubblico in diversi luoghi della città. Tra queste, un gioco di ruolo dal vivo che riguarderà le leggi razziali del 1938, a 80 anni dalla promulgazione, e uno speed networking in cui studenti, laureandi, dottorandi e giovani aspiranti public historian potranno incontrare i professionisti in grado di guidarli nelle loro imprese.
La Conferenza, nel corso della quale sarà anche discusso e pubblicato il Manifesto della Public History italiana, è stata presentata in Rettorato, giovedì 7 giugno, dalla delegata per la Comunicazione e la diffusione della cultura dell'Università di Pisa, Sandra Lischi, dalla responsabile della Conferenza pisana, Enrica Salvatori, dal professor Paolo Pezzino, in rappresentanza della Rete degli Istituti per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, dal direttore della Domus Mazziniana, Pietro Finelli, e dal ricercatore dell'Istituto di linguistica computazionale "Zampolli" del CNR, Federico Boschetti.
Visto l'interesse con cui la Public History guarda al pubblico, il pomeriggio dell'11 giugno, il giorno che precede la formale apertura dei lavori scientifici, saranno aperti alla cittadinanza diversi laboratori, legati principalmente, ma non solo, alla storia digitale. Si parlerà così di GIS e storia, di realtà virtuale, di cittadinanza responsabile, di uso della storia nei conflitti e nella lotta alla mafia, della visione del Risorgimento, del trattamento automatico dei documenti storici, dell’edizione digitale di una fonte e di molto altro ancora. Inoltre sarà possibile partecipare a una visita guidata della Pisa risorgimentale che terminerà con una “Pinta di Storia” ovvero una birra da bersi in compagnia di giovani e meno giovani storici del Risorgimento italiano. Insieme al Centro Interdipartimentale di Studi Ebraici e all’Associazione Secondi Figli, sarà inoltre proposto un gioco di ruolo dal vivo in cui i partecipanti, semplici cittadini, saranno catapultati indietro nel tempo nel 1938, all’epoca della promulgazione delle leggi razziali.
Durante i lavori veri e propri della Conferenza saranno discussi 76 panel, per un totale di 380 relazioni, e saranno presentati 32 poster. Per favorire la discussione sui temi di maggior interesse, sono state inoltre organizzate 6 tavole rotonde, con la proiezione di 3 documentari e la rappresentazione della pièce teatrale di Davide Enia dal titolo "Raccontare la memoria".
Al termine della settimana, infine, i convegnisti interessati potranno andare alla scoperta della mura medievali di Pisa.
I lavori saranno seguiti in diretta sugli account social di Instagram, Twitter e Facebook; le foto e i video saranno condivisi usando l’hashtag ufficiale #AIPH2018, oltre che #publichistory. Successivamente sul sito dell’Associazione sarà pubblicato il Book of Abstracts in formato digitale, che conterrà i riassunti degli interventi e dei poster, oltre che immagini e video della conferenza.
L’Università di Pisa nella top ten nazionale del QS World University Rankings
Prima tra le grandi università toscane e nona a livello nazionale, l’Università di Pisa conferma la propria posizione nell’edizione 2019 del QS World University Rankings, rientrando nella top ten a livello italiano e in 422ma posizione a livello mondiale.
Il ranking elaborato dall’agenzia QS è tra i più autorevoli a livello internazionale e si basa su indicatori che misurano la reputazione degli Atenei considerati, il rapporto docenti/studenti, la produttività scientifica e il livello di internazionalizzazione. Alcuni di questi indicatori, quali ad esempio il rapporto docenti/studenti, portano le grandi università pubbliche e generaliste italiane a essere svantaggiate rispetto ai competitor internazionali e alle istituzioni di minori dimensioni. Ciò nonostante, gli Atenei che, come l’Università di Pisa, sono particolarmente impegnati sulla ricerca e godono di buona reputazione internazionale, riescono comunque a posizionarsi nella parte alta della classifica.
Analizzando i dati, l’Università di Pisa ottiene il valore più alto tra le 5 istituzioni toscane per quanto riguarda la reputazione internazionale. Inoltre, l’Ateneo pisano ottiene un miglioramento significativo rispetto allo scorso anno in particolare sull’indicatore che riguarda la produttività della ricerca. Questi risultati sono in linea con l’attenzione sempre crescente dell’Ateneo verso la ricerca.
La buona performance dell’Ateneo nel QS World University Ranking conferma i risultati relativi alle singole discipline (già pubblicati a febbraio dalla stessa agenzia) in cui l’Università di Pisa aveva riportato un generale miglioramento con punte di eccellenza in Matematica, Fisica e Scienze dell’Antichità (12a al mondo), come anche in Computer Science e in Electrical Engineering.
“Tra le prime dieci istituzioni di studio italiane tre sono a Pisa e, tra le università generaliste, la nostra è la quinta in Italia - commenta il rettore Paolo Mancarella – Quelle che ci precedono hanno sede in città con popolazioni che vanno da più del doppio a trenta volte Pisa – e conclude - l’eccellenza della nostra città, che fa perno sul nostro ateneo, è comprovata. Ci auguriamo che le scelte ministeriali tengano nel dovuto conto questo straordinario concentrato di sapere, garantendoci risorse adeguate per confermare e migliorare ancora la qualità del nostro lavoro”.
A Pisa la seconda Conferenza italiana di Public History
Si terrà a Pisa dall'11 al 15 giugno la Seconda Conferenza italiana di Public History (http://www.aiph.it), nuovo campo di studi e di attività che promuove la storia come risorsa essenziale per la società, nella convinzione che essa, come sapere critico e metodo di lavoro, sia necessaria per la risoluzione dei problemi del presente. Il motto scelto per l'appuntamento pisano, "Metti la storia a lavoro", è quanto mai adatto a descrivere una manifestazione che proporrà 380 occasioni di incontro, studio e confronto e 12 iniziative che coinvolgeranno direttamente il pubblico in diversi luoghi della città. Tra queste, un gioco di ruolo dal vivo che riguarderà le leggi razziali del 1938, a 80 anni dalla promulgazione, e uno speed networking in cui studenti, laureandi, dottorandi e giovani aspiranti public historian potranno incontrare i professionisti in grado di guidarli nelle loro imprese.
La Conferenza, nel corso della quale sarà anche discusso e pubblicato il Manifesto della Public History italiana, è stata presentata in Rettorato, giovedì 7 giugno, dalla delegata per la Comunicazione e la diffusione della cultura dell'Università di Pisa, Sandra Lischi, dalla responsabile della Conferenza pisana, Enrica Salvatori, dal professor Paolo Pezzino, in rappresentanza della Rete degli Istituti per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, dal direttore della Domus Mazziniana, Pietro Finelli, e dal ricercatore dell'Istituto di linguistica computazionale "Zampolli" del CNR, Federico Boschetti.
Visto l'interesse con cui la Public History guarda al pubblico, il pomeriggio dell'11 giugno, il giorno che precede la formale apertura dei lavori scientifici, saranno aperti alla cittadinanza diversi laboratori, legati principalmente, ma non solo, alla storia digitale. Si parlerà così di GIS e storia, di realtà virtuale, di cittadinanza responsabile, di uso della storia nei conflitti e nella lotta alla mafia, della visione del Risorgimento, del trattamento automatico dei documenti storici, dell’edizione digitale di una fonte e di molto altro ancora. Inoltre sarà possibile partecipare a una visita guidata della Pisa risorgimentale che terminerà con una “Pinta di Storia” ovvero una birra da bersi in compagnia di giovani e meno giovani storici del Risorgimento italiano. Insieme al Centro Interdipartimentale di Studi Ebraici e all’Associazione Secondi Figli, sarà inoltre proposto un gioco di ruolo dal vivo in cui i partecipanti, semplici cittadini, saranno catapultati indietro nel tempo nel 1938, all’epoca della promulgazione delle leggi razziali.
Durante i lavori veri e propri della Conferenza saranno discussi 76 panel, per un totale di 380 relazioni, e saranno presentati 32 poster. Per favorire la discussione sui temi di maggior interesse, sono state inoltre organizzate 6 tavole rotonde, con la proiezione di 3 documentari e la rappresentazione della pièce teatrale di Davide Enia dal titolo "Raccontare la memoria". Al termine della settimana, infine, i convegnisti interessati potranno andare alla scoperta della mura medievali di Pisa.
I lavori saranno seguiti in diretta sugli account social di Instagram, Twitter e Facebook; le foto e i video saranno condivisi usando l’hashtag ufficiale #AIPH2018, oltre che #publichistory. Successivamente sul sito dell’Associazione sarà pubblicato il Book of Abstracts in formato digitale, che conterrà i riassunti degli interventi e dei poster, oltre che immagini e video della conferenza.
Spettacolo "Essere Amleto - studio #1"
https://www.unipi.it/index.php/attivita-e-viaggi-studenteschi/item/12600-spettacolo-essere-amleto
Spettacolo "Essere Amleto - studio #1"
Lunedì 18 giugno alle 21.00, in Via Derna, si svolgerà lo spettacolo "Essere Amleto - studio #1" del gruppo GRACT.
Lo spettacolo, liberamente tratto da Amleto di William Shakespeare, vedrà in scena Cecilia Bartalena, Beatrice Biondi, Elisabetta Biondi, Mario Cortese, Andrea Parri, Ilaria Strazzulla e Lara Vegnuti; la regia è di Silvia Rubes.
La serata, ad ingresso gratuito, è realizzata i contributi dell'ateneo per le attività studentesche autogestite all'Università di Pisa
Info e prenotazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
https://www.facebook.com/gract.teatro/
Centro “Sport and Anatomy”
Avviso di fabbisogno interno per un incarico per le esigenze del progetto di ricerca “Gestione delle sperimentazioni cliniche di Cardiologia Interventistica Strutturale”. Scad. 12/06
GDPR, il nuovo Regolamento europeo sulla privacy
Venerdì 8 e sabato 9 giugno nell’Auditorium del Complesso Le Benedettine si svolgerà il convegno dedicato al nuovo Regolamento europeo sulla privacy (GDPR, General Data Protection Regulation), organizzato dal master in "Internet ecosystem: governance e diritti" del dipartimento di Giurisprudenza, che metterà a confronto i rappresentanti dell’Autorità Garante della privacy italiana e i corrispondenti colleghi spagnoli. Il Regolamento europeo, entrato in vigore da pochi giorni, ha cambiato lo scenario della protezione dei dati personali, introducendo nuovi diritti per i cittadini europei e prevedendo la necessità per aziende, istituzioni, enti che trattano i dati personali di adottare logiche diverse rispetto al passato nella scelta delle misure adeguate per garantire soprattutto la sicurezza dei dati trattati, sempre più a rischio come hanno dimostrato recenti vicende. La nuova e complessa normativa è attesa ora alla prova della prassi.
Su questo tema, attualissimo e delicato, pubblichiamo il contribuito della professoressa Dianora Poletti, coordinatrice scientifica del convegno.
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L’entrata in vigore del Regolamento (UE) 2016/679: la riforma alla prova della prassi in Italia e in Spagna
Il regolamento europeo 2016/679, da pochi giorni entrato in vigore, segna l’apertura di una nuova fase nella disciplina della tutela dei dati delle persone, resasi necessaria per rafforzare i diritti dei cittadini europei di fronte ad una dimensione sempre più collettiva e preoccupante dell’uso delle informazioni, come recenti casi balzati agli onori della cronaca hanno ampiamente evidenziato.
Molte sono le innovazioni apportate dal regolamento, noto ormai con l’acronimo GDPR (General Data Protection Regulation), sia sul piano dei diritti dell’interessato (ossia della persona fisica alla quale i dati si riferiscono), sia in ordine alle modalità con le quali devono essere trattati i dati personali. La consapevolezza degli effetti che sui dati possono avere le nuove tecnologie (dai Big Data alla Data analysis, dal Cloud all’Intelligenza Artificiale) ha generato nuovi diritti come quello all’oblio, alla limitazione del trattamento, alla portabilità dei dati. La riscontrata insufficienza delle vecchie regole, legate ad una logica di tipo individuale, incentrata sul rispetto di condotte predeterminate dal legislatore, ha lasciato il posto a un nuovo approccio alla protezione dei dati personali, imperniato sulla fondamentale esigenza di prevenire l’insorgenza di rischi per i diritti e per le libertà degli interessati. Da qui l’adozione di concetti come la responsabilizzazione (accountability) dei soggetti coinvolti nel trattamento; la valutazione preventiva del rischio per quei diritti e quelle libertà e la conseguente necessità di scegliere le misure idonee a contenerlo al minimo; il monitoraggio continuo delle misure di sicurezza adottate e la valutazione/revisione costante del livello di adeguamento della struttura organizzativa, onde evitare di incorrere in violazioni. Espressioni nuove per il diritto - come privacy by default e privacy by design - elevano la finalità di tutela dei dati personali ad impostazione predefinita dell’organizzazione istituzionale, professionale o aziendale e impongono di valutare i possibili problemi per la protezione dei dati già in fase di progettazione (“design”) del trattamento.
Di tutto questo si parlerà nel convegno, che costituisce un’occasione importante di riflessione sulle sfide poste dal modello europeo e di suggerimento per la soluzione dei numerosi aspetti applicativi posti dalle nuove regole. Si tratta del primo incontro accademico italo-spagnolo su questa normativa, che mette a confronto due paesi accomunati da una storia giuridica non solo culturalmente affine, ma anche caratterizzata da un mutuo scambio con riferimento all’ambito sia dottrinale sia legislativo: da qui l’interesse ad analizzare l’attuazione operativa del Regolamento nei due Paesi.
L’incontro vede in apertura il coinvolgimento dei rappresentanti (e ex rappresentanti) dell’Autorità garante privacy, che ha anche concesso il patrocinio all’iniziativa, i quali si interrogheranno sulle sfide poste dal regolamento europeo, sul ruolo delle autorità di controllo e sul sistema delle “fonti” della Data Protection, sempre più orientato – proprio nella logica dell’accountability - verso l’adozione di codici di condotta e di certificazioni.
Tra gli altri relatori, sono presenti i più autorevoli esperti del settore che hanno contribuito alla costruzione del regolamento e gli autori dei primi commentari alla previgente legge sulla privacy e ora al regolamento. Posto che questo riserva agli stati membri alcuni margini di intervento, il convegno vede protagonisti anche la presidente e altri componenti della commissione legislativa incaricata di stendere il testo del decreto legislativo di adeguamento della normativa interna al diritto europeo, che dovrebbe vedere la luce tra breve.
Di particolare interesse i temi trattati da giovani studiosi di altre università o esperti a vario titolo chiamati a intervenire tramite una call for papers, dalla quale sono scaturiti tre panels per un totale di ben diciotto interventi vertenti, tra altro, sui seguenti temi: il trattamento dei dati dei minori e dei lavoratori, la tutela dei dati dei rifugiati e dei migranti, i dati per la ricerca scientifica, la manipolazione e il neuromarketing, le firme grafometriche e i dati biometrici.
Una proattiva e avveduta applicazione del GDPR, pur con i suoi innegabili limiti, potrà contribuire a costruire le basi sulle quali poggiare larga parte della difesa della dignità delle persone e delle stesse nostre società democratiche: è indubbio che proprio sulla protezione dei dati si giochi una delle grandi questioni identitarie dell’Unione europea.
Dianora Poletti
Professore Ordinario di Diritto Privato e di Diritto dell’Informatica
Direttrice del master in "Internet ecosystem: governance e diritti"