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Più un ecosistema è piccolo e giovane più è “precario” a livello di specie che si evolvono e si estinguono, più diventa grande e vecchio tanto più le specie si stabilizzano per numero e longevità. La definizione di questo modello biologico deriva da uno studio sul lago di Ocrida compiuto da un gruppo internazionale di ricercatori fra cui il professore Giovanni Zanchetta del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa.
Il lavoro è stato appena pubblicato sulla rivista scientifica “Science Advances”.


“Il lago di Ocrida è un incredibile laboratorio naturale – spiega Zanchetta -vecchio di ca. 1.4 millioni di anni e situato al confine tra Albania e Repubblica della Macedonia del Nord, non rappresenta solo il lago più antico d’Europa, ma con il suo patrimonio di 300 specie endemiche è anche quello con la maggior biodiversità”.


 

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Il lago di Ocrida

Per studiare la dinamica evolutiva del lago di Ocrida, a partire dal momento della sua formazione, i ricercatori hanno combinato i dati paleoambientali e paleoclimatici con l’analisi di oltre 150 specie di diatomee fossili. In particolare l’Università di Pisa ha contribuito alla ricerca con una dettagliata ricostruzione cronologica del lago. 


E’ emerso così un modello evolutivo ben preciso. Un lago giovane e di piccole dimensioni offre molte opportunità ecologiche, ma è anche particolarmente sensibile ai cambiamenti climatici, alle variazioni del livello dell’acqua e di nutrienti, da cui appunto la precarietà, con specie che si evolvono e si estinguono. Quando invece il lago diventa progressivamente più profondo e ampio, i processi di speciazione e di estinzione rallentano rapidamente. Secondo i ricercatori questo deriva dal fatto che progressivamente si satura il limite ecologico del lago e, contemporaneamente, un ecosistema più grande è più capace di “tamponare” i cambiamenti ambientali e climatici. 


“Questo studio mette in evidenza, se mai ce ne fosse bisogno – conclude Zanchetta - la necessità di preservare luoghi come il lago di Ocrida, “hot spot” di biodiversità unici, sia per le possibilità di studio e di comprensione che ci offrono, sia per il fondamentale ruolo nel preservare la diversità naturale”.

Più un ecosistema è piccolo e giovane più è “precario” a livello di specie che si evolvono e si estinguono, più diventa grande e vecchio tanto più le specie si stabilizzano per numero e longevità. La definizione di questo modello biologico deriva da uno studio sul lago di Ocrida compiuto da un gruppo internazionale di ricercatori fra cui il professore Giovanni Zanchetta del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa. Il lavoro è stato appena pubblicato sulla rivista scientifica “Science Advances”.
“Il lago di Ocrida è un incredibile laboratorio naturale – spiega Zanchetta -vecchio di ca. 1.4 millioni di anni e situato al confine tra Albania e Repubblica della Macedonia del Nord, non rappresenta solo il lago più antico d’Europa, ma con il suo patrimonio di 300 specie endemiche è anche quello con la maggior biodiversità”.
Per studiare la dinamica evolutiva del lago di Ocrida, a partire dal momento della sua formazione, i ricercatori hanno combinato i dati paleoambientali e paleoclimatici con l’analisi di oltre 150 specie di diatomee fossili. In particolare l’Università di Pisa ha contribuito alla ricerca con una dettagliata ricostruzione cronologica del lago. 
E’ emerso così un modello evolutivo ben preciso. Un lago giovane e di piccole dimensioni offre molte opportunità ecologiche, ma è anche particolarmente sensibile ai cambiamenti climatici, alle variazioni del livello dell’acqua e di nutrienti, da cui appunto la precarietà, con specie che si evolvono e si estinguono. Quando invece il lago diventa progressivamente più profondo e ampio, i processi di speciazione e di estinzione rallentano rapidamente. Secondo i ricercatori questo deriva dal fatto che progressivamente si satura il limite ecologico del lago e, contemporaneamente, un ecosistema più grande è più capace di “tamponare” i cambiamenti ambientali e climatici. 
“Questo studio mette in evidenza, se mai ce ne fosse bisogno – conclude Zanchetta - la necessità di preservare luoghi come il lago di Ocrida, “hot spot” di biodiversità unici, sia per le possibilità di studio e di comprensione che ci offrono, sia per il fondamentale ruolo nel preservare la diversità naturale”.

Nella Sala Congressi dell’Unione Industriale Pisana si è tenuta la cerimonia di chiusura della terza edizione di Samsung Innovation Camp per l’Università di Pisa (la seconda per l’ateneo toscano), con la premiazione dei gruppi che hanno presentato i migliori project work alle quattro aziende locali coinvolte nel progetto di Innovation Camp, Saint-Gobain Glass, Tuscany Leather, Prose e Pacini Editore.

L’iniziativa, sviluppata da Samsung Electronics Italia in collaborazione con Randstad, è nata con l’idea di accompagnare gli studenti delle università pubbliche italiane in un percorso formativo sull’innovazione, per trasformare il futuro in presente, e aprire nuovi scenari professionali in ambito digitale.

Per la fase finale di Innovation Camp a Pisa, sono stati selezionati i migliori progetti, scelti tra gli oltre 1.290 studenti e neo-laureati partecipanti nella sola Università di Pisa, e analizzati sulla base della qualità della proposta che hanno sviluppato in risposta ai business case commissionati da Saint-Gobain Glass, Tuscany Leather, Prose e Pacini Editore, le quattro eccellenze locali che hanno aderito in questi mesi all’iniziativa in collaborazione con l’Università.

I progetti vincitori:
- Gruppo vincitore per il Project Work di Saint-Gobain Glass: Saint-Gobain Glass, leader mondiale nei mercati della costruzione, con il marchio di vetrate isolanti tradizionali Climalit, ha richiesto agli studenti di identificare una strategia per rendere percettibile all’utente finale il valore dei vetri Climalit. Gli studenti hanno dovuto ipotizzare un piano strategico, rivolto al mercato italiano, della durata di un anno. Il team vincitore per Saint-Gobain Glass è stato il Gruppo Gestionali 4.0 (prima foto in alto): Gli studenti hanno individuato la soluzione in una Selfie Run con reward, tutta da immortalare, che percorre il centro della città di Pisa.
- Gruppo vincitori per il Project Work di Tuscany Leather: Tuscany Leather, azienda manufatturiera innovativa d’eccellenza che rilancia il Made in Italy a livello internazionale, ha proposto agli studenti di realizzare, dopo aver valutato i competitor e individuato i contenuti, una strategia di comunicazione integrata comprensiva di un Magazine Digitale che funga da collettore tra l’azienda e gli Stakeholder. Il team vincitore per Tuscany Leather è stato il Gruppo One and All (seconda foto in alto): Dopo un’attenta analisi di benchmarking, gli studenti hanno presentato un magazine con contenuti, news ed eventi, da lanciare con l’utilizzo di strategie di influencer marketing.
- Gruppo vincitori per il Project Work di Prose: Prose, provider di soluzioni di mobilità specializzato nella tecnologia dei veicoli ferroviari, ha proposto agli studenti di definire i servizi di intrattenimento e di utilità da offrire a bordo all’utente finale attraverso l’utilizzo di connessioni Wi-fi e dati e di tecnologie Personal Dev vs Board Display, il tutto nel rispetto della sostenibilità economica. Il team vincitore per Prose è stato il Gruppo Proteo (prima foto in basso): Avendo valutato i competitor europei e mondiali, gli studenti hanno proposto una soluzione che abbraccia ogni fase dell’experience del cliente viaggiatore. Sono stati pensati servizi di assistenza a bordo, informazioni di viaggio in tempo reale e servizi di intrattenimento, tra i più innovativi la VR Experience e 3D games con l’utilizzo dei AR Glasses. I servizi inoltre saranno diversificati a seconda della tipologia di vaiggio, a lunga o breve percorrenza, o a bordo di treni ad alta velocità.
- Gruppo vincitori per il Project Work di Pacini Editore: Pacini Editore, casa editrice toscana che opera nell’editoria di qualità e specializzata nella saggistica universitaria, ha chiesto agli studenti di aumentare la reputazione del brand attraverso la leva della sostenibilità. Integrando la sostenibilità nel business dell’azienda, gli studenti hanno dovuto individuare interventi inerenti la sostenibilità ambientale, economica e sociale. Il team vincitore per Pacini Editore è stato il Gruppo Inpharmatica (seconda foto in basso): Per accrescere la brand awareness, gli studenti hanno proposto di creare una community attraverso una strategia social integrata, inoltre per sensibilizzare poi l’utente all’ecosostenibilità è stata pensata una partnership con Treedom.

Alla cerimonia hanno partecipato Patrizia Alma Pacini, Presidente dell’Unione Industriale Pisana, il prof. Rossano Massai, prorettore agli studenti e delegato al placement dell’Università di Pisa, Anastasia Buda, Corporate Social Responsibility Manager di Samsung Electronics Italia, Giulia Montisci, HR Manager di Saint-Gobain Glass, Francesco Altavilla e Rocco Milluzzo, rispettivamente Chief Executive Officer e Chief Technology Officer di Tuscany Leather, Riccardo Loni, CEO di Prose Italia, e Lisa Lorusso, Responsabile marketing e Progetti Editoriali di Pacini Editore.

"Grazie a Samsung Innovation Camp – ha detto il professor Rossano Massai, prorettore agli Studenti e delegato al Placement dell’Università di Pisa – gli studenti e i neolaureati dell’Università di Pisa hanno potuto acquisire competenze digitali che sono oggi sempre più necessarie per il mondo del lavoro, indipendentemente dal settore di business e dal ruolo che i futuri neolaureati andranno a ricoprire nelle Aziende. Siamo molto soddisfatti della massiccia partecipazione e dell'interesse dei nostri studenti ma soprattutto che l'iniziativa sia giunta a compimento nonostante la situazione pandemica in corso".

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 I dettagli del progetto all’Università di Pisa

Anche per la terza edizione, il principale obiettivo di Samsung Innovation Camp è quello di integrare la formazione universitaria con un itinerario unico attraverso la tecnologia, l’innovazione digitale e le imprese del territorio. Grazie a questa iniziativa, gli studenti dell’Università di Pisa hanno avuto modo sia di avvicinarsi al loro futuro professionale imparando nuove competenze di business, marketing e digital strategy, particolarmente richieste dal mondo del lavoro attuale, sia entrare in contatto con le aziende locali, per portare innovazione nei principali settori economici del nostro Paese. 

Ogni studente di Innovation Camp ha avuto la possibilità di creare un mix vincente tra i concetti appresi durante il proprio percorso di studi universitari e le competenze acquisite grazie a questo progetto, nonché di metterle in pratica collaborando direttamente con le aziende, selezionate per dare l’opportunità agli studenti di conoscere le realtà del loro territorio e di confrontarsi con temi/project work reali.

I migliori 120 studenti, classificati in base al punteggio ottenuto nei test al termine dei moduli previsti per la prima fase del percorso di Innovation Camp, hanno avuto accesso alla seconda fase di formazione in aula presso l’università, dove hanno potuto seguire le lezioni tenute da un docente dell’ateneo, che ha approfondito i contenuti affrontati nei moduli online, e da professionisti Samsung e Randstad, che hanno tenuto degli interventi formativi rivolti agli studenti. Durante le lezioni, le aziende Saint-Gobain Glass, Tuscany Leather, Prose e Pacini Editore, hanno assegnato ciascuna un project work sul tema dell’innovazione nel proprio settore di operatività.

Gli studenti hanno avuto la possibilità di svolgere il project work riuniti in gruppi multidisciplinari, al fine di favorire il lavoro di squadra e la collaborazione tra profili con competenze complementari. L’evento di chiusura ha rappresentato l’ultimo step di questo percorso, durante il quale gli studenti che hanno elaborato i project work migliori hanno condiviso il proprio lavoro con i dipendenti delle aziende, i rappresentanti di Samsung, di Randstad e dell’ateneo.

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 (fonte: Ufficio stampa Samsung Innovation Camp)

Venerdì, 16 Ottobre 2020 10:42

Moduli per la Fase 3

Venerdì, 16 Ottobre 2020 10:12

Il valore del tempo. Mito fisica e ambiente

IL valore del tempook copertina.jpg"Il valore del tempo. Mito, fisica e ambiente" (Hoepli 2020) è il terzo libro di divulgazione scientifica del professor Walter Grassi dell'Università di Pisa. Il volume analizza il concetto di tempo, passando in rassegna le idee di tempo assoluto, relativo, irreversibile. Passando da Galileo Newton ed Einstein sino alla termodinamica, l'autore illustra la relazione fra i tempi del pianeta Terra e quelli degli esseri che esso ospita, un rapporto da cui dipende la sopravvivenza dell'intero sistema o, come lo chiamava Lovelock, di Gaia stessa.

Pubblichiamo di seguito la prefazione del volume a firma di Elena Rinaldi, ricercatrice e divulgatrice scientifica.

***

Sognare di vivere in un mondo senza tempo, in cui la giovinezza rimane eterna e il mito dell’immortalità diviene reale è un’idea che accompagna l’uomo fin dall’antichità. La ciclicità del divenire, tipica della filosofia greca, in cui dalla Natura tutto ha origine e tutto si dissolve, comporta una visione della storia che non necessita di un fine ultimo, scandita da un tempo che come una ruota si ripete in modo costante. L’abbandono alla ripetizione degli eventi avvicina l’uomo alla divinità aprendo a certezze e previsioni. Ma alcuni fenomeni irreversibili mostrano una realtà dinamica, l’imprevedibilità di un futuro che non viene più divorato da Chronos ma che sopravvive lasciando intravvedere un progredire ignoto e talvolta irraggiungibile per l’uomo. La concezione di Eraclito dello scorrere del tempo mette in luce la fragilità dell’esistenza umana, soggetta all’imprevedibilità del divenire.

Partendo dalle diverse visioni del pensiero greco, Walter Grassi ci accompagna in una riflessione che intreccia domande filosofiche con teorie scientifiche. Da una parte gli scienziati hanno cercato di misurare il tempo in modo sempre più preciso e dall’altra hanno notato che quando nulla cambia in un sistema pare che il tempo non scorra. Si ha dunque l’impressione, come scrive lo stesso autore, che sia destinato al “non essere” poiché come passato è stato, ma non è più, mentre come futuro sarà, ma non è ancora.

Il tempo, però, non è separabile dal movimento cioè dal divenire, non può esistere se non esiste il cambiamento. Se per l’arte il tempo è un divoratore della bellezza, per la scienza diviene una grandezza da misurare, in particolare in seguito all’introduzione del metodo scientifico.

La concezione di un tempo assoluto, quello oggettivo, ipotizzata da Galilei e teorizzata da Newton, eleva la matematica a linguaggio universale per la sua descrizione e apre la strada allo studio di strumenti di misura sempre più precisi e raffinati basati sui principi della meccanica. Il tempo assoluto, indipendente dall’osservatore, si contrappone a un tempo soggettivo, interiore alla persona e del quale può occuparsi solo la filosofia e la speculazione intellettuale. Ma gli interrogativi teorici e le evidenze sperimentali conducono lo scienziato ad analizzare le diverse situazioni che nascono dal progresso della scienza. Gli enigmi sollevati dalle ricerche sull’elettromagnetismo hanno portato a uno “sconvolgimento” delle teorie classiche, come scrive Einstein in occasione della commemorazione del fisico James Clerk Maxwell. I dilemmi sulla natura della luce, sulla sua propagazione e velocità, hanno mostrato la fragilità della concezione di un tempo e di uno spazio assoluti.

Nella seconda parte del libro l’autore ci conduce in un percorso che intreccia matematica e fisica, teoria e realtà quotidiana, mondi macroscopici e fenomeni microscopici, attraverso personaggi e idee che hanno segnato la storia della scienza antica e moderna. Mentre il passato è (o dovrebbe essere) memoria e guida del presente, il futuro è tanto imprevedibile quanto influenzabile.

Il finale del libro lascia dunque un grande interrogativo sulla funzione e sulle responsabilità dell’uomo riguardo all’ambiente. Se infatti il divenire temporale si manifesta attraverso effetti irreversibili, occorre la consapevolezza dell’essere umano che le azioni attuali avranno conseguenze sugli eventi futuri. Le tematiche ambientali mostrano come non sia possibile invertire la freccia del tempo e richiedono l’urgenza di una presa di coscienza da parte della società civile in merito a problematiche incombenti. Nonostante l’impossibilità di una previsione certa e deterministica della portata e dell’entità dei fenomeni ambientali nei prossimi decenni, la loro irreversibilità è indubbia, così come l’influenza determinante della mano dell’uomo sul “tempo ambiente”. L’autore consegna al lettore una riflessione sociale, oltre che filosofica: oltre a chiedersi quale sia l’essenza del concetto di tempo, occorre un’azione globale che scaturisca dall’idea di una intrinseca relazione con esso.

Elena Rinaldi

 

 

 

 

 

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