INVITO CONFERENZA STAMPA:Università di Pisa e Confindustria Livorno Massa Carrara ancora insieme per il futuro delle nuove generazioni - Firma del rinnovo dell’accordo quadro venerdì 4 dicembre alle ore 12,00
Confindustria Livorno Massa Carrara e Università di Pisa ancora insieme per il futuro delle nuove generazioni: con la firma del rinnovo dell'accordo quadro in programma in videoconferenza alle 12,00 di venerdì 4 dicembre, le due istituzioni consolideranno la collaborazione, già avviata con la sottoscrizione della prima edizione della convenzione nel 2017, arricchendola e sviluppandola con una serie di interventi orientati alla crescita tecnica ed economica del territorio. Saranno così incrementate le sinergie tra la realtà produttiva e realtà accademica.
Oltre al potenziamento delle attività di orientamento, di presentazione del tessuto industriale di Livorno, Massa e Carrara e di interazione con i vari Dipartimenti su progetti specifici, focus della convenzione è l'implementazione della collaborazione nell'ambito dell'alta formazione rivolta ai manager, ai responsabili e referenti aziendali, la collaborazione nell'ambito dell'internazionalizzazione, del trasferimento tecnologico e della valorizzazione dei risultati della ricerca.
Alla conferenza stampa per la firma della convenzione interverranno il rettore dell'Università di Pisa Prof. Paolo Maria Mancarella, il presidente di Confindustria Livorno Massa Carrara Cav. Lav. Dott. Piero Neri, il Prorettore per la ricerca applicata e il trasferimento tecnologico di Unipi, prof. Marco Raugi e il direttore generale di Confindustria Livorno Massa Carrara, dott. Umberto Paoletti.
I colleghi giornalisti sono invitati a partecipare alla conferenza stampa per la firma della convenzione, cliccando al link seguente:
Confindustria Livorno Massa Carrara ha inviato l'invito a questa riunione Webex.
Neanderthal, nuove ricerche in corso sull'Uomo di Altamura
La ricerca scientifica punta nuovamente i riflettori sull’Uomo di Altamura, il più completo scheletro di Neanderthal mai scoperto e uno fra i più antichi, risalente a circa 150mila anni fa. Rinvenuto nel 1993 in Puglia, nelle profondità della grotta carsica di Lamalunga in Alta Murgia, è tuttora imprigionato nella roccia a diversi metri di profondità, coperto di incrostazioni calcaree che ne rendono difficile l’osservazione. L’eccezionale reperto, testimonianza di un uomo preistorico precipitato in un pozzo naturale dove morì di stenti, è di fondamentale importanza per i ricercatori. È stato oggetto di un progetto di ricerca finanziato dal Ministero dell'Università e della Ricerca (MUR) e autorizzato dalla competente Soprintendenza Archeologica, che ha permesso una serie di indagini scientifiche condotte negli ultimi anni (2017-2020), i cui risultati iniziano ora a essere pubblicati su riviste internazionali.
Lo studio appena pubblicato su PLOS ONE si è occupato dei denti del Neanderthal di Altamura e del suo "apparato di masticazione" (mascella e mandibola). Lo hanno realizzato insieme l’Università di Firenze, la Sapienza Università di Roma e l’Università di Pisa “In situ observations on the dentition and the oral cavity of the Neanderthal skeleton from Altamura (Italy)”. I responsabili delle unità operative – che hanno operato in condizioni molto difficili - sono stati Jacopo Moggi Cecchi, antropologo dell’Ateneo fiorentino, Damiano Marchi (Università di Pisa) e Giorgio Manzi (Sapienza Università di Roma), che è anche il coordinatore del progetto complessivo del MUR.
Il gruppo di ricerca ha condotto una serie di osservazioni e rilevamenti sul posto, calandosi all’interno della grotta. “Grazie all’ausilio di sonde videoscopiche ad alta risoluzione (che dobbiamo alla collaborazione della Olympus Europa) – spiega Jacopo Moggi Cecchi - siamo riusciti a osservare le caratteristiche della dentatura e delle ossa mascellari, ottenendo nuove informazioni sull’età e lo stato di salute e confermando la presenza di caratteri tipici dei Neanderthal”.
“La presenza del terzo molare (il "dente del giudizio") e il grado di usura masticatoria indicano un individuo adulto, piuttosto avanti negli anni, ma non anziano. L'uomo doveva aver avuto qualche problema di salute; è stata infatti osservata la perdita di due denti prima della morte: uno lo aveva perso da diversi anni, l'altro in tempi successivi – aggiunge Giorgio Manzi -. È una delle rare volte nelle quali si osservano queste circostanze in un Neanderthal, visto che nella preistoria antica l’incidenza di problemi dentari era molto bassa”.
“Abbiamo anche effettuato – spiega Damiano Marchi responsabile del gruppo di ricerca dell'Università di Pisa di cui fa parte anche il professor Giovanni Boschian – una radiografia dei denti anteriori, utilizzando per la prima volta a questo scopo un apparecchio a raggi X portatile KaVo NOMAD Pro 2. In questo modo abbiamo così individuato una lesione nell’osso, alla base di un incisivo, che potrebbe essere dovuta a una forte stress non riconducibile all’alimentazione”. Tutto suggerisce insomma che lo stile di vita di quest’uomo del Paleolitico medio fosse già molto complesso.
Nuove acquisizioni su questo straordinario reperto potranno essere raggiunte con la pubblicazione delle altre ricerche in corso. Inoltre, molto di più è atteso con lo studio approfondito del reperto in laboratorio, quando saranno superate le difficili e insolite condizioni nelle quali i ricercatori devono ora operare all’interno della grotta, ossia quando sarà possibile estrarre le ossa di questo formidabile reperto dalle profondità del sistema carsico.
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Avviso di fabbisogno interno n incarico per la seguente attività di ricerca in supporto del progetto “Dissipable” dal titolo “Modellazione e analisi del comportamento strutturale di costruzioni civili ed industriali”,
Dalla tesi all’Università di Pisa a prima autrice su Nature in quattro anni
Dalla tesi magistrale in Biologia Molecolare e Cellulare all’Università di Pisa a prima autrice di un articolo su Nature in soli quattro anni. Protagonista dell’impresa è la dottoressa Melania D’angiolo, 31 anni, originaria di Azzano di Seravezza (LU) che si è laureata nel 2016 con una ricerca che ha svolto con il gruppo di Bioinformatica del professore Roberto Marangoni dell’Ateneo pisano e quello di Genomica del Lievito del professor Gianni Liti dell’Université Cote d’Azur (Nizza).
Lo studio appena pubblicato su Nature riguarda il ritrovamento fortuito di un “fossile vivente” di lievito con un genoma ancestrale. La scoperta ha infatti consentito di svelare un meccanismo inaspettato grazie al quale possono avvenire scambi di DNA tra specie affini ma distinte, aggirando la barriera della riproduzione sessuale.
Dopo aver ideato il primo embrione della sua ricerca come studentessa a Pisa, la dottoressa D’Angiolo ha quindi continuato il lavoro durante il dottorato presso il gruppo del professor Liti, in una collaborazione che oltre all’Università di Pisa annovera diverse istituzioni europee.
“Il risultato della dottoressa D’Angiolo conferma il prestigio della scuola pisana – commenta il professor Marangoni fra gli autori del lavoro su Nature - la mia collaborazione con il gruppo del professor Liti risale al 2013 e da quel momento, diversi studenti che si sono laureati con me, hanno poi felicemente proseguito la carriera nel suo gruppo. Melania D'Angiolo è stata la prima, Simone Mozzachiodi più recentemente, e altri assegnisti e collaboratori, passati da Pisa sono stati cooptati poi nel gruppo francese”.
Il professor Liti è infatti tra i coordinatori del progetto internazionale "1000 genomi di lievito", per il quale il professor Marangoni ha allestito a Pisa uno dei nodi di calcolo, fisicamente allocato presso l'IT Center dell'Ateneo.
“Vorrei cogliere l'occasione di questa pubblicazione su Nature – conclude Marangoni- per ringraziare il prorettore all'Informatica professore Paolo Ferragina e il responsabile del Centro Informatico di Ateneo, professor Antonio Cisternino, per avermi dato accesso alle facilities dell'IT Center e i dottori Maurizio Davini e Simona Pucciarelli per essersi presi in carico la manutenzione dell'hardware”.
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Riferimento bibliografico:
D’Angiolo M, De Chiara M, Yue JX, Irizar A, Stenberg S, Persson K, Llored A, Barré B, Schacherer J, Marangoni R, Gilson E, Warringer J and Liti G. 2020. A yeast living ancestor reveals the origin of genomic introgressions. Nature. In press.
https://www.nature.com/articles/s41586-020-2889-1